Federvolley
Di Redazione
A pochi giorni dall’inizio del Mondiale maschile, Davide Mazzanti fa il punto della situazione sul panorama del volley femminile sulle pagine del Corriere Adriatico.
Mazzanti, com’è la vita da ct?
«Una scoperta continua. Ci sono aspetti che non pensavo potessero affascinarmi cosi tanto; la responsabilità della direzione tecnica, ad esempio, mi entusiasma grazie al dialogo e al confronto aperto con i colleghi. Poi c’è la parte vera della gestione della squadra e della ricerca di una metodologia».
Le azzurre verso il Mondiale: quali sono gli obbiettivi?
«Ci sono alcune cose che facciamo già bene quanto altre Nazionali ed altre che possiamo migliorare. Nella Volleyball Nations League dello scorso giugno, il 70% dei set si sono risolti solo ai vantaggi: un equilibrio estremo. Anche se non siamo arrivati fino in fondo, abbiamo lottato e battuto squadre che ci hanno poi superato in classifica, quindi tutto dipende da come di volta in volta si riesce contrastare il gioco avversario. In merito alle convocazioni ho le idee chiare: tutte le ragazze si sono impegnate e stiamo valutando la situazione fisica. Aspettiamo fino all’ultimo per capire se il recupero di alcune si traduce in una disponibilità».
È vero che in ritiro sono stati banditi i sociali network?
«Su questa vicenda è stato costruito un titolo non in sintonia con le mie affermazioni. Vero è che non sono un nativo digitale e cerco di evitare i social: sarebbero una distrazione. Ma per ciò che concerne l’uso che ne fanno le azzurre, ho semplicemente detto che rappresentano un aspetto nuovo dell’essere atleta e possono essere anche un mezzo da sfruttare, ma vanno gestiti facendo attenzione al rischio di sovraesposizione».
Segnali contrastanti dalle Marche: la debacle di Pesaro, la conferma molto voluta di Filottrano in A1.
«È un grande peccato avere riperso questa realtà dopo che le Marche erano riuscite a riportare due club nella massima categoria. Filottrano dà continuità alla sua azione ed è un bene, mentre Pesaro dopo avere ricostruito un bel progetto ricomincia da capo per la seconda volta dimostrando maturità. La definisco una rinuncia coscienziosa».
Il Club Italia in A1: non incide sugli equilibri del torneo?
«Affatto. È una squadra competitiva e lo sarà con tutti scegliendo sempre le migliori. Si segue un filo logico importante, dando opportunità di gioco e crescita a ragazze di prospettiva che poi continueranno il loro percorso».
Qualche consiglio per l’amico Matteo Bertini che ha preso le impegnative redini di Bergamo?
«Ho grande stima e orgoglio per il suo percorso sia per quello che ha fatto a Pesaro sia per essere arrivato in un club così prestigioso che a suo tempo mi offrì la prima occasione importante. Mi auguro che Bergamo sia un trampolino anche per lui».
Che campionato si prefigura e dove si inseriscono gli altri marchigiani, Gaspari a Casalmaggiore, Mencarelli a Busto, Pistola a Cuneo?
«Penso che la squadra da battere sia Conegliano: ha fatto un grande lavoro ed ha mantenuto un nucleo collaudato e vincente mentre la concorrenza, compresi Novara e Scandicci, hanno cambiato varie pedine. I colleghi marchigiani hanno assunto le redini di formazioni abbastanza rivoluzionate, o come nel caso di Cuneo, neopromosse. Vedremo durante la stagione».
Non ci sono più giocatrici marchigiane in A1: come far sbocciare nuovi talenti?
«Questione di tempo. Vedo club che si stanno attrezzando per far tornare grande la pallavolo nelle Marche. Il traino più rilevante è una presenza costante e consolidata di realtà nella massima serie affinchè le nuove leve abbiano un riferimento di alto livello da vedere la domenica. Torneranno anche le giocatrici».
Un pensiero per la piazza di Fano, dove l’entusiasmo è palpabile.
«Ne sono felice. La piazza sta tornando a respirare il volley che conta, c’è un bellissimo progetto guidato da ragazzi con cui sono cresciuto e che trasmettono entusiasmo, passione, competenza. Un polo di riferimento che abbina tradizione ed esuberanza non può che essere di giovamento al movimento“.
(Fonte: Corriere Adriatico)