Foto: OA Sport
Di Redazione
Al via il Mondiale 2018 per le azzurre di Davide Mazzanti. Primo match portato a casa per 3-0 contro la Bulgaria. Il Corriere di Novara, nell’edizione odierna, riporta un’intervista con chi di Mondiali se ne intende, chi ne ha giocati 5 dal 1998 al 2014 e ne ha vinto uno nel 2002, cioè Leo Lo Bianco.
«Sono stata a Montreux ad inizio mese e ho visto la squadra italiana giocare bene, vincere con Brasile e Russia e quindi posso dire di essere fiduciosa per questa avventura – prosegue – Ho visto una squadra forte, determinata – ha spiegato dall’alto della sua esperienza – con un gruppo di giocataci come De Gennaro, Lucia Bosetti, Svila, Chirichella, Danesi e Malinov che fanno un gran lavoro. In più l’Italia ha un terminale d’attacco incredibile e devastante come Paola Egonu che può fare davvero la differenza». «Spero quindi che – ha aggiunto – se si esprimeranno come ho visto in Svizzera, credo possano fare tanta strada».
Quindi dalle sue parole, Lo Bianco mette l’Italia tra le sei nazionali che possono ambire al podio anche se il “pericolo” formula può fare vittime illustri come abbiamo appena visto nel maschile.
«Si è vero – risponde. – La formula è po’ particolare, devi sapere sin da subito che devi giocare tutti i 20 giorni al massimo perché i punti valgono sempre e quindi non si può allentare la guardia con nessuno, basta un niente e sei fuori».
Ma anche con questa nuova formula c’è comunque una favorita?
«Alla fine – dice la record-woman assoluta di presenze in nazionale (548) – le squadre sono sempre le stesse. Metterei in prima fascia Usa e Serbia, poi Cina, Brasile ed Italia in seconda con anche la Turchia che potrebbe essere la sorpresa, quindi metto Olanda, Russia e Corea a far da possibili guastafeste perché comunque son sempre belle squadre che se imbroccano il filotto positivo possono diventare pericolose».
Cambiando leggermente discorso e andando sul personale, Leo che fa?
«Beh, per adesso addestro cani – dice ridendo – perché ho ricevuto in regalo un cucciolo di pastore tedesco che ha bisogno di attenzioni. Per quel che riguarda la pallavolo – ha spiegato – ho cominciato da poco a fare qualche cosa qui ad Omegna con la squadra di Azzini, una serie D ma di tutto rispetto. Sono a casa mia, loro sono stati molto carini a darmi questa possibilità senza un impegno vero e proprio, vado quando voglio e lo faccio principalmente per me stessa senza, per ora, secondi fini legati al fatto di essere senza squadra». «Sono in attesa di una opportunità – ha aggiunto – che se arriverà prenderò in considerazione. Questo per dire che non smetto, la voglia di mettersi in gioco c’è ancora ma se non si è concretizzato nulla fin’ora, vuol dire che doveva andare così».
A mercato aperto e con la liquidazione di Skorupa diverse voci in giugno ti avevano dato finalmente con addosso la maglia di Novara dopo due tentativi precedenti andati a vuoto per ragioni diverse, una durante il periodo di gestione Asystel, ma anche Igor dopo lo scudetto mancato del 2015. Ed invece anche questa volta nulla è successo, era destino? «Non so se era destino – risponde a tal proposito – Non posso negare che qualche cosa mi era stato accennato dal mio procuratore e sarebbe stata una opportunità ottima per me accettare la soluzione che si ventilava. Vicino a casa, società con diverse persone conosciute, allenatore con cui ho condiviso anni e anni di nazionale e magari la soddisfazione personale di chiudere una carriera con la maglia della squadra di vertice della mia provincia (pallavolisticamente parlando). Insomma, per me sarebbe stata una bella cosa ma evidentemente sono state poi fatte altre valutazioni, che naturalmente rispetto, e quella possibilità non ha avuto seguito».
(Fonte: Corriere di Novara)