È il caldo il protagonista della seconda giornata degli US Open. Dopo i tre ritiri arrivati nella prima giornata, anche il martedì di New York riserva ai giocatori temperature ben al di sopra dei 35 gradi, con livelli elevati di umidità a rendere l’aria ancora più irrespirabile. Non un grosso disturbo per Novak Djokovic, che perde un set di troppo contro Marton Fucsovics (6-3/3-6/6-4/6-0). L’ungherese spreca un paio di ghiotte opportunità – un break di vantaggio nel terzo – e si arrende poi 6-0 dopo la pausa prevista a causa del grande caldo. A fine partita il serbo ha poi raccontato: “Ringrazio l’US Open per averci dato quei 10 minuti di riposo dopo il terzo set, ma non potevamo parlare con il coach, così con il mio fisioterapista a due metri ci facevamo soltanto l’occhiolino”. Condizione climatica di cui è stato bravo ad approfittare tra i big del tabellone anche Marin Cilic, che chiude 7-5/6-1/1-1 la sfida con Marius Copil; costretto poi al ritiro per disidratazione. Stessa sorte capitata a Berankis, Leonardo Mayer e a Stefano Travaglia.
Travaglia si ritira a causa del caldo: “Siamo persone, non cose”
Dura poco più di tre set la partita dell’azzurro (2-6/6-2/6-7/0-3), in campo per la sfida d’apertura del campo 14 contro Hubert Hurkacz, costretto a ritirarsi a causa di un colpo di calore (38 gradi alle 12.30 newyorchesi). Temperature che hanno portato gli organizzatori dello Slam statunitense ad applicare le heat rule; il protocollo che prevede una sospensione di dieci minuti dopo il terzo set per ristorarsi e riprendere fiato, dopo la lunga esposizione al sole. L’azzurro non ha nascosto la sua delusione alla fine del match per l’occasione che non ha potuto sfruttare al meglio: “Complimenti al mio avversario, che ha retto il campo meglio di me, ma siamo persone, non cose. Non è che alle 11 di mattina faccia meno caldo che alle 5 di pomeriggio. Ho avuto paura di svenire, non riuscivo nemmeno a camminare dritto dopo il trattamento del fisico, vedevo due-tre palle. Temevo di farmi male se avessi continuato. 38 gradi, 92% di umidità, ma sul campo il calore era ben maggiore”.