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Jasmine Paolini: “Punto sulla condizione atletica, ma devo trovare continuità”

Con la 184esima posizione Jasmine Paolini è la quarta italiana nell’attuale classifica mondiale, dopo Giorgi, Errani e Chiesa, ma ha un best ranking n. 130. A 22 anni compiuti, Jasmine rappresenta già il presente del nostro tennis ma ci auguriamo che il futuro possa vederla realizzare le sue ambizioni e le speranze in lei riposte da tecnici e appassionati. Le abbiamo sottoposto alcune domande, con la collaborazione di Cristina Gatti di Get Sport Media che ringraziamo.

Allora Jasmine quando hai iniziato a giocare a tennis?

Ho iniziato a giocare a Bagni di Lucca, a 5 anni con Ivano Pieri e Jessica e Tatiana Pieri. Ormai da 8 anni vivo a Lucca ma continuo a tornare ogni tanto a Bagni di Lucca, soprattutto d’estate.

Tua madre è polacca e tuo padre ghanese. Quanto senti presenti in te queste radici culturali?

Io mi sento italiana in tutti i sensi, anche se so parlare polacco e sono fiera delle mie origini.

Che ruolo ha avuto la tua famiglia nella tua formazione tennistica e quanto è presente ora che sei professionista?

La mia famiglia penso che sempre stata al mio fianco, ma con il giusto compromesso nel lasciarmi libera nelle scelte e indipendente nei viaggi.

Quando hai acquisito la consapevolezza dei tuoi mezzi, l’idea che potevi diventare una giocatrice professionista?

Non c’è stato un momento preciso, l’ho sempre desiderato e con il tempo le consapevolezze sono aumentate.

Quali senti come punti di forza del tuo gioco?

I miei colpi migliori penso siano il dritto e il rovescio, e un mio punto di forza è sicuramente la mia condizione atletica.

Nel tennis moderno l’altezza media delle giocatrici è abbastanza elevata. Tuttavia ci sono top 100 come la Krunic che non sono molto alte. In che modo con l’allenamento compensi questa tua caratteristica fisica?

Non compenso con niente, cerco semplicemente di migliorare il servizio che è il colpo in cui faccio più fatica soprattutto in partita.

Tu hai trascorso un periodo di formazione a Tirrenia. In che cosa sei cresciuta e che che ricordo hai di quell’esperienza?

Sono cresciuta in tutto, sia a livello personale che tennistico. Tirrenia mi ha reso consapevole di come dovevo lavorare perché le cose funzionassero al meglio cosa di cui a 15 anni, quando ho deciso di andare lì, non avevo completamente idea.

Furlan, il tuo coach, ha anche impegni con la nazionale serba. In che modo supplisci alla sua assenza?

Da febbraio di quest’anno, in trasferta, mi sta dando una mano un ragazzo serbo.

Una pagina importante della tua carriera finora è stato l’esordio in Fed Cup. Che cosa ha rappresentato da un punto di vista tecnico e umano questa esperienza?

È una settimana da cui puoi apprendere tanto da tante persone e in più, se ne hai la possibilità, giochi con le migliori giocatrici del mondo e anche questo ti arricchisce

C’è qualcosa su cui Tathiana Garbin ti ha fatto lavorare particolarmente?

Con Tathiana è un continuo confronto perché non è presente solo nella settimana di Fed Cup, ma mi segue con continuità.

A Praga quest’anno hai ottenuto la tua vittoria più prestigiosa battendo Daria Kasatkina, in un match giocato alla perfezione. Ti aspettavi questa vittoria?

Non me l’aspettavo ma ci credevo; so che posso giocare bene, ma al momento non riesco a trovare la continuità che ci vuole per competere a certi livelli in ogni torneo.

Attualmente tu alterni partecipazioni a tornei ITF e a tornei WTA. Quali sono le maggiori differenze che puoi descrivere, oltre che sul livello tecnico, anche sul piano organizzativo e nell’approccio ai match?

Sul piano organizzativo c’è molta differenza, dall’hotel pagato al circolo che è organizzato in modo molto più accurato. Il resto è tutto uguale: è ovvio che le giocatrici che incontri nei tornei Wta hanno una classifica diversa, soprattutto in tabellone.

Nel tennis si è da soli in campo, talvolta per ore, in un’altalena di risultati e stati d’animo conseguenti. Quanto ti senti forte da questo punto di vista?

Il tennis è uno sport mentalmente difficile, io sento che devo migliorare la mia continuità sotto tutti gli aspetti sia tecnici che mentali.

Per molte tenniste che abbiamo intervistato il tennis ha rappresentato anche la rinuncia ad una vita “normale“ e la necessità di mettere qualche sogno nel cassetto. A che cosa senti che hai dovuto rinunciare scegliendo questa strada?

Rinunci a delle cose ma ne hai altre altrettanto belle. Quindi qualsiasi vita tu scelga, quella “normale” o quella da tennista, qualcosa perdi e qualcosa acquisisci. Io sono contenta di quello che il tennis mi sta dando.

Qual è la tua prossima programmazione?

Dopo il Wta di Bucarest, gioco un 80.000k a Praga e poi vado in America.

Su che cosa state lavorando con il tuo coach da un punto di vista tecnico e psicologico?

Lavoriamo a trovare continuità, a migliorare il servizio e ad altre piccole cose

Come prepari un match e come smaltisci vittorie e sconfitte?

Ne parlo con il mio allenatore ma sono abbastanza tranquilla in tutti e due i casi.

Qual è il tuo più grande sogno da realizzare nel tennis?

Vincere uno Slam.

Antonio De Filippo


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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