E’ il tennista toscano maggiormente accreditato nella quinta edizione del Torneo Future ITF “Città di Pontedera” – Trofeo Devitalia (25.000 $ più ospitalità, www.itfpontedera.it). Davide Galoppini, testa di serie numero 6 del tabellone di singolare, ha effettuato nell’ultima stagione un importante salto di qualità, issandosi tra i primi 600 giocatori della classifica mondiale, e ha dimostrato di non temere l’etichetta di profeta in patria, essendo già giunto in semifinale a Pontedera nel 2016.
Innanzitutto Davide quali sono le tue sensazioni dopo la vittoria al primo turno contro Dagnino?
Mi sento molto bene e sono fiducioso per questo torneo che per me è praticamente giocato in casa…
Quali sono gli aspetti che più hai migliorato e ti hanno permesso di scalare tante posizioni in classifica ATP?
Fino allo scorso anno avevo raggiunto una buona solidità, ma non riuscivo mai a battere avversari di classifica superiore. Sono riuscito finalmente a sbloccarmi, la fiducia nei miei mezzi è aumentata e di conseguenza i risultati sono arrivati: è vero che non ho ancora colto un titolo internazionale, ma aver raggiunto tre finali è segno di un bel salto di qualità a livelli che prima non possedevo.
Su cosa devi lavorare per crescere ulteriormente?
Ovviamente serve lavorare su tutti gli aspetti tecnici e fisici, ma soprattutto sull’atteggiamento: per salire ulteriormente di livello devo imparare ad essere più aggressivo e non mi devo adagiare su un gioco monotono. E’ una cosa molto rischiosa quando affronti avversari di categoria superiore.
Sei seguito da sempre da tuo zio Claudio: com’è il vostro rapporto dentro e fuori dal campo?
Ormai mi alleno da talmente tanto tempo con mio zio che abbiamo un rapporto che va oltre quello classico tra giocatore e coach: in campo ho il massimo rispetto per lui come allenatore, ma fuori è come un secondo padre per me.
Claudio è il coach di Lorenzi: che cosa rappresenta per te Paolino?
Avere la possibilità di allenarmi con Paolo e a volte di girare con lui nei tornei è una fortuna incredibile. Lui è un vero e proprio mostro tennistico per come approccia gli allenamenti e le partite, e cerco di ispirarmi a quello che ha fatto in carriera. I problemi fisici quest’anno lo hanno condizionato non poco, ma sono convinto che se li risolve possa ancora tornare tra i primi cinquanta giocatori del mondo.
Che cosa pensi della riforma messa in atto da ATP e ITF che cambierà totalmente il mondo dei Challenger e dei Future il prossimo anno?
Questo è un tasto delicato per noi giocatori. Dal prossimo anno cambierà tutto con la creazione di un doppio circuito. A essere più penalizzati sono soprattutto i professionisti di medio livello, dai 300 agli 800 al mondo per intendersi, che rischiano di essere estromessi dal circuito principale e di trovarsi senza più motivazioni. Indubbiamente era giusto mettere un freno a un sistema troppo allargato, ma la riforma messa in atto dai vertici del tennis mondiale è veramente radicale: speriamo che, assestandosi, si dimostri migliore del sistema attualmente in corso.