Quando arriva la giornata di Ferragosto, nel cuore del periodo estivo, le famiglie ed i gruppi di amici si organizzano spesso e volentieri per passare una giornata insieme: da un tuffo al mare fino alle grigliate, oppure visitando le città ed i musei.
Sono davvero molte le idee che possono nascere quando il calendario segna la data del 15 agosto, compresa quella di stare comodamente a casa a seguire un gran premio di Formula 1. Una coincidenza, quella di una gara disputata proprio nel giorno di Ferragosto, che è capitata soltanto sei volte nel corso della lunga storia della Formula 1. Sei gran premi che, per varie ragioni, sono entrati di diritto nella memoria degli appassionati, i quali presero la saggia decisione di assistere alla gara nonostante il gran caldo. Una scelta che si sarebbe poi rivelata piacevolmente azzeccata.
Per celebrare Ferragosto, CircusF1 vi porta indietro nel tempo, per rivivere quelle gare che, in vari decenni, hanno tenuto accessi i motori delle vetture anche a metà agosto.
GRAN PREMIO D’AUSTRIA 1971 – IL SIGILLO DI STEWART
La prima gara della storia disputatasi nel giorno di Ferragosto cadde nel 1971, in occasione del Gran Premio d’Austria. Sulla pista dell’Osterreichring (che, come spesso accaduto nel corso degli anni, attirò moltissimi tifosi italiani sulle tribune in virtù della vicinanza tra il nostro Paese e l’Austria) si presentò per la prima volta sulla griglia di partenza un pilota di nazionalità austriaca, che di lì a poco tempo avrebbe riempito le pagine dei giornali per le sue imprese sportive: Niki Lauda.
Ma mentre Lauda prese le misure per la prima volta con il mondo della F1, in qualifica conquistò la pole position lo svizzero Jo Siffert, per la seconda ed ultima volta in carriera.
Dietro di lui, anch’egli in prima fila, lo scozzese Jackie Stewart su Tyrrell, lanciatissimo per la vittoria del suo secondo titolo mondiale.
La BRM di Siffert mantenne la prima posizione anche dopo lo spegnimento dei semafori rossi, proseguendo indisturbato per tutto il resto della corsa. Non a caso, l’elvetico andò a vincere per la seconda ed ultima volta in carriera, siglando anche il giro più veloce della corsa.
Nelle retrovie, invece, non mancarono ritiri eccellenti. Il debutto di Lauda si concluse con un k.o. meccanico, fatto che si verificò anche sulla vettura di Stewart, che dovette gettare la spugna per problemi alla trasmissione.
Con il forfait dello scozzese, apparve subito chiaro che la lotta al mondiale si sarebbe potuta riaprire in quel momento. E invece anche il ferrarista Jacky Ickx (unico candidato al titolo mondiale) dovette arrendersi per noie al motore. Con entrambi i protagonisti del 1971 fuori dai giochi, la matematica premiò Stewart, che vinse aritmeticamente il suo secondo titolo mondiale piloti, bissando il successo ottenuto nel 1969.
Dietro a Siffert (che morirà tragicamente soltanto qualche mese dopo in una gara non ufficiale a Brands Hatch) salirono sul podio anche Emerson Fittipaldi e soprattutto il sorprendente Tim Schenken, australiano della Brabham al suo primo podio in F1.
GRAN PREMIO D’AUSTRIA 1976 – LA PRIMA VOLTA DI WATSON SENZA LE FERRARI
Il giorno di Ferragosto 1976 fu molto più caldo del previsto in Formula 1, e non solo per le temperature ambientali registrate sul termometro. Il pubblico di casa si presentò sulle tribune dell’Osterreichring nonostante l’assenza di Niki Lauda, che nel gran premio precedente aveva seriamente rischiato la vita nel rogo del Nurburgring. Proprio in occasione del Gran Premio d’Austria, la Ferrari comunicò incoraggianti segnali di ripresa del suo pilota (a tal punto da stabilire fuori pericolo lo stesso Lauda), prendendo allo stesso tempo una decisione drastica e clamorosa: il boicottaggio del gran premio.
La scelta presa da Maranello fu decisa in segno di protesta contro la FIA, che aveva da poco riammesso James Hunt (diretto rivale di Lauda per la lotta al mondiale) nella classifica del GP di Spagna, dopo che quest’ultimo era stato squalificato proprio al termine di quella corsa per irregolarità tecniche sulla sua McLaren.
Inoltre, lo scarso sostegno delle autorità sportive italiane nei confronti della Ferrari, mandò su tutte le furie i vertici del “cavallino rampante”, che minacciò addirittura l’abbandono del campionato 1976. Soltanto dopo lunghe e complesse trattative con Bernie Ecclestone, la Ferrari decise di ritirare l’eventualità di un ritiro dalla classifica mondiale, confermando ugualmente il boicottaggio del gran premio austriaco.
L’assenza delle “rosse” e di Niki Lauda si ripercosse sul pubblico, che non accorse numeroso sulle tribune dell’Osterreichring, ribaltando completamente le previsioni degli organizzatori.
Senza le Ferrari, Hunt approfittò subito della ghiotta occasione di ridurre il distacco in classifica su Lauda, conquistando la pole position.
Nonostante la partenza dal palo, l’inglese non riuscirà comunque a salire sul podio in gara, giungendo soltanto 4° al traguardo.
Dopo una spettacolare lotta con Peterson e Scheckter nei primi giri per la prima posizione, al comando della gara si piazzò John Watson, che mantenne la leadership fino al traguardo.
Watson andò così a conquistare la sua prima vittoria in carriera, diventando anche il primo nordirlandese a riuscire in una simile impresa (che verrà ripetuta anni dopo soltanto da Eddie Irvine). Grazie a questo successo, inoltre, il team americano Penske salì per la prima ed unica volta sul gradino più alto del podio, ad un anno di distanza dalla morte del suo pilota Mark Donohue, che perse la vita proprio su questo circuito.
A completare il podio ci fu il 2° posto di Jacques Laffite ed il 3° di Gunnar Nilsson.
GRAN PREMIO D’AUSTRIA 1982 – LA VITTORIA AL FOTOFINISH DI DE ANGELIS
Per la terza ed ultima volta nella storia del Gran Premio d’Austria, l’appuntamento con la gara austriaca cadde in concomitanza con la giornata di Ferragosto.
Sin dalle qualifiche la Brabham sembrò potersi trovare a suo agio, tanto che la prima fila venne interamente occupata dal team britannico grazie alla pole di Nelson Piquet, seguito dal compagno di team Riccardo Patrese.
In gara però, il motore BMW tradì Piquet, mentre Patrese rischiò di colpire una fotografa in seguito ad un’uscita di pista. Senza le Brabham a fare da padrone, la lotta per la vittoria finale si aprì improvvisamente per i diretti inseguitori, a cominciare da Alain Prost, che si ritrovò improvvisamente in testa con la sua Renault.
Anche in questo caso, il propulsore francese tradì il “Professore”, regalando la leadership al romando Elio De Angelis, autore di una grandissima performance con la sua Lotus.
Il compianto pilota italiano sembrò dunque avviato ad una facile vittoria, fino a quando il cambio della sua Lotus iniziò a manifestare problemi. Alla prese con noie meccaniche, De Angelis favorì la rabbiosa rimonta di Keke Rosberg, che negli ultimi giri si avvicinò moltissimo alla prima posizione. Il finlandese, nonostante disponesse di una Williams più competitiva, si trovò la strada sbarrata da De Angelis in più occasione, rendendo impossibile ogni tentativo di sorpasso.
All’ultimo giro, con la Williams ormai negli scarichi della Lotus, Rosberg tentò un ultimo, disperato tentativo sul rettilineo del traguardo.
A quel punto gli specchietti della Lotus si riempirono completamente della sagoma della Williams, fino addirittura a sparire parzialmente.
Fianco a fianco sul rettilineo finale, De Angelis riuscì a resistere per il rotto della cuffia, vincendo con un distacco di 0”050, stabilendo il record (successivamente battuto) del minor distacco tra il primo ed il secondo classificato.
Con questo finale thriller, il pilota romano si aggiudicò la sua prima vittoria in Formula 1, l’ultima per la Lotus con il fondatore Colin Chapman vivente.
Dal canto suo, Rosberg si consolerà poco più avanti, vincendo il titolo mondiale piloti di quel tormentato 1982.
GRAN PREMIO D’UNGHERIA 1993 – LA PRIMA VITTORIA DI HILL
Dopo tre gran premi di Ferragosto disputati in Austria, nel 1993 (anche a causa dei cambiamenti dei calendari) l’appuntamento del 15 agosto cadde in concomitanza con il Gran Premio d’Ungheria.
Nel 1993 la Williams-Renault, favorita anche dal ritorno in pompa magna di Alain Prost nel circus, si rivelò una vettura decisamente superiore alla concorrenza.
Non a caso all’Hungaroring la pole position divenne nuovamente un affare riservato a Prost, con la prima fila completata da un giovane e promettente pilota britannico, anch’egli in forza alla Williams: Damon Hill.
Con le due monoposto inglesi nelle prime due posizioni, il GP d’Ungheria sembrò presentare un copione già scritto, ma a pochi istanti dalla partenza accadde l’imprevisto: la vettura di Prost si spense, costringendo così i commissari a farlo retrocedere in ultima posizione.
A quel punto, Hill diventa improvvisamente il pilota da battere. Con Prost chiamato a compiere una difficile rimonta, Hill ebbe dunque la libertà di condurre la gara a suo piacimento, senza dover sottostare al ruolo di seconda guida.
La grande occasione venne sfruttata nel migliore dei modi dall’inglese figlio d’arte, il quale, dopo aver mantenuto la leadership al via, condusse indisturbato la gara, andando a vincere così il suo primo gran premio della carriera.
Con Schumacher e Senna fuori dalla classifica, il podio venne completato dal terzo posto di Gerhard Berger, su Ferrari, e soprattutto dal secondo di Riccardo Patrese su Benetton, con il padovano che salì così per l’ultima volta in carriera sul podio di un GP di Formula 1.
GRAN PREMIO D’UNGHERIA 1999 – L’IMPRENDIBILE HAKKINEN
Nel Ferragosto 1999 la Formula 1 scese nuovamente in pista, ancora una volta in Ungheria. Con l’assenza di Michael Schumacher, in convalescenza dopo l’incidente di Silverstone, il rivale Mika Hakkinen può dunque sperare di avvicinarsi alla conquista del suo secondo titolo mondiale, a patto di respingere gli attacchi dell’altro ferrarista Eddie Irvine.
Il finlandese riesce alla perfezione nel suo obiettivo sia in qualifica che in gara. Al sabato conquista infatti la pole position, seguito come un’ombra proprio dallo stesso Irvine, mentre la domenica di Ferragosto va a vincere il gran premio in solitaria.
Il successo del finlandese venne impreziosito da una gara non brillante del nordirlandese della Ferrari, giunto al terzo posto in seguito ad un errore in pista, tale da perdere la seconda posizione a favore dell’altro pilota della McLaren: David Coulthard.
Male, invece, il secondo finlandese impegnato in pista: Mika Salo. Chiamato dalla Ferrari per sostituire Schumacher, Salo non andrà oltre il 12° nel GP d’Ungheria.
GRAN PREMIO D’UNGHERIA 2004 – LA FERRARI SALE SUL TETTO DEL MONDO
Per la sesta ed ultima volta nella storia della Formula 1, la data del 15 agosto mise insieme Ferragosto con lo svolgimento di un GP. Teatro di quest’ultima gara di mezza estate fu ancora una volta l’Hungaroring, nel 2004.
In quella stagione, la Ferrari mise in pista una vettura ultra competitiva, assoluta “cannibale” del campionato. In dodici gare disputate fino a quel momento, il team di Maranello aveva collezionato la bellezza di undici vittorie, grazie alla coppia di piloti Schumacher-Barrichello.
L’ottimo stato di forma si ripresentò ancora in Ungheria, con Schumacher che conquistò la pole davanti al compagno di squadra brasiliano.
Il format non si modificò neppure in gara, con lo stesso identico risultato per le prime due posizioni. Il “primo dei terrestri” fu lo spagnolo Fernando Alonso, che tagliò il traguardo al terzo posto con oltre quaranta secondi di ritardo da Schumacher.
Grazie a questo risultato, la Ferrari conquistò matematicamente il mondiale costruttori per la sesta volta consecutiva, con ben cinque gare d’anticipo.
Il Ferragosto di quell’anno segnò quindi una sorta di spartiacque per la storia della Ferrari. Dopo anni di dominio incontrastato infatti, la Ferrari e Schumacher non riuscirono più a ripetere i grandi trionfi dei primi anni 2000, cedendo il ruolo di leader alla Renault e a Fernando Alonso già dal 2005.
Per poter rivedere la Ferrari ai vertici del mondiale costruttori bisognerà attendere il biennio 2007-2008, che ancora oggi rappresentato gli ultimi titoli costruttori vinti dalla Ferrari nella sua storia in F1.