Da festa a delusione. È incredibile pensare come certe volte un chilometro di gara possa completamente cambiare l’andamento di un intero weekend, fino a capovolgerlo.
Si potrebbe riassumere così il weekend funesto della Ferrari a Monza. Un fine settimana che era iniziato sotto i migliori auspici, dalla grande accoglienza del pubblico, sino alla prima fila del sabato, in quel tripudio rosso sugli spalti pronto ad acclamare e sostenere i propri beniamini. Certo, la pioggia e le interruzioni del venerdì non avevano aiutato, ma fino a quel pomeriggio di sabato, quello della Rossa sembrava un weekend da favola. Chi si sarebbe mai aspettato che quelle 4 curve ad inizio gara avrebbero cambiato l’intera corsa? Quello di Monza non può di certo essere un Gran Premio soddisfacente per la Ferrari, non solo dal punto di vista del morale, ma anche quella della performance in sé, dato che Lewis Hamilton e la Mercedes, al netto degli episodi, hanno dimostrato di avere una marcia in più nella domenica brianzola.
Il sabato
Dopo un venerdì davvero complicato, causa pioggia e incidenti vari che avevano bloccato la sessione, la Ferrari si rifà alla grande il sabato, ottenendo la pole position con Kimi Raikkonen e completando la prima fila con Sebastian Vettel. Il tripudio rosso nella marea di tifosi. Una giornata stupenda per tutti gli appassionati e i sostenitori Ferrari, incluso Maurizio Arrivabene, visibilmente emozionato ai microfoni delle emittenti televisive, che aveva scaldato ancor di più degli animi già bollenti.
In tutto ciò, però, non so di certo mancate le polemiche, come potevano. Da una parte un team radio di Sebastian Vettel (“We speak later”) che lasciava aperto ad un tocco di delusione per la gestione della qualifica da parte della squadra di Maranello, dall’altra un Kimi Riakkonen perfetto, capace finalmente di portare anche in qualifica quanto di buon fatto vedere durante le prove libere, cosa raramente avvenuta quest’anno. Naturalmente, nel momento in cui la Ferrari si trova a lottare per il mondiale piloti, avere quello che dovrebbe essere lo scudiero davanti al cavaliere, di certo non aiuta nell’ottica campionato, nonostante non ci sia molto da dire nei confronti di Kimi, che chiaramente ha fatto solo la sua qualifica, dimostrandosi il migliore in pista in quel determinato frangente. Ed è proprio intorno a questo tema che girano anche le polemiche della domenica.
Domenica
Chiaramente la cronaca del primo giro è storia ormai nota, vista e rivista. C’è però comunque qualche dettaglio da analizzare, che ha anche creato diversi temi di discussione, come il fatto che Raikkonen nel corso del primo giro si sia effettivamente difeso in entrambe le staccate. Ovviamente ciò vuol dire che in Ferrari, quantomeno per il primo giro, i due piloti erano liberi di lottare e giustamente Raikkonen ha fatto la sua gara, difendendo la pole position che si era conquistato. Al contempo, però, è chiaro che il finlandese abbia anche fornito la scia al suo compagno di squadra in fase di partenza, permettendo al tedesco di non perdere la posizione da Hamilton. È chiaro che la storia degli ordini di scuderia in partenza regge, ma sino ad un certo punto: se il team principal ti dice che non devi ostacolare il tuo compagno di squadra, che sia il primo o l’ultimo giro, di certo non vai a forzare la staccata come ha fatto Raikkonen, negando a Vettel un sorpasso che era fattibile. Che l’ordine di squadra fosse semplicemente “tenete la prima e la seconda posizione al primo giro e poi nel corso della gara vedremo”? Possibile, ricordando anche quanto successo in Cina. Ciò che è poi accaduto in curva 4 è ben noto, con l’incidente che ha tolto Sebastian Vettel fuori dal discorso vittoria, una situazione curiosamente simile a quella accadura nel 2010, dove però fu proprio Lewis Hamilton a pagarne le conseguenze con la rottura della sospensione anteriore destra.
I team order
Passiamo ad un tema molto più ampio, che non riguarda solo la gara di domenica, ma l’intero campionato. È chiaro che in Mercedes Bottas sia visto più come agnello sacrificale che come pedina per puntare a risultati di prestigio e guadagnare punti nei costruttori. Non c’è da nascondere che nelle ultime 5 gare, per ben 3 volte Mercedes abbia deciso di sacrificare la gara del finlandese per riuscire a dare un vantaggio a Lewis Hamilton. E sicuramente sarebbe stato così anche a Spa, se proprio Valtteri non avesse ricevuto una penalità per la sostituzione dell’intera Power Unit. In Mercedes quindi si gioca in 2, ma non a modo di ordini di squadra, ma a modo di padrone e agnello sacrificale. E questo deve far riflettere in Ferrari per il resto della stagione, perché la gara di Monza ha confermato ancora una volta come, al netto degli errori di Vettel, questo mondiale rischia di essere perso per il non aver preso posizioni chiare sulla situazione dei piloti e per non aver gestito al meglio alcune situazioni, incluse quelle strategiche.
Chiaramente Raikkonen non è l’ultimo arrivato e dargli continuamente team order non renderebbe giustizia alla sua carriera, al titolo mondiale vinto nel 2007 e alla stagione che sta disputando. Però, al contempo, è chiaro che giocare 2 (Mercedes) contro 1 (Ferrari) è un gioco pericoloso, in cui molto probabilmente si rimarrà scottati. Ferrari deve decidere se volere ancora tenere un’apparenza leale verso entrambi i piloti, oppure se la classifica nel mondiale piloti abbia la priorità sul resto. Il che non vuol dire solamente scambiare i piloti in caso di necessità (vedasi, seppur con grandissimo ritardo, ciò che è accaduto in Germania), ma anche usare strategie come quelle che la casa d’argento sta adottando in questo momento, ovvero sacrificare a pieno uno dei due piloti.
Il miracolo di Raikkonen
Chiunque abbia visto la gara domenica pomeriggio, sa bene che Raikkonen è riuscito in qualcosa che potrebbe essere definita un’impresa. Dopo aver condotto la prima parte di corsa, il pilota finlandese si è trovato un una situazione piuttosto scomoda, ovvero quella di dover affrontare da solo due Mercedes, pronte a fare il gioco di squadra e a rovinare la gara del pilota Ferrari. Si è ben visto come anche a Monza sorpassare una vettura prestazionalmente simile alla tua non si esattamente così semplice, tanto che persino Bottas stesso ha avuto parecchie difficoltà a superare la Red Bull di Max Verstappen, non certo la vettura pensata per una pista come quella brianzola. Quindi non sorprende che Raikkonen abbia faticato e nel riuscire a superare il connazionale della Mercedes dopo il pit stop, rovinando oltretutto le proprie gomme. Proprio le gomme, infatti, sono state il tema che ha tenuto banco domenica pomeriggio, dato che il finlandese è arrivato al traguardo praticamente sulle tele, a causa del blistering. C’è chi dice che Raikkonen abbia osato troppo dopo il pit stop, ma ci sentiamo di escluderlo parzialmente perché è si vero che ha tenuto un buon ritmo in quella fase della gara, portando il distacco da Hamilton fino a circa fino a 18 secondi (anche se ciò è in buona parte dovuto al drop della gomma dell’inglese prima della sosta); ma se poi andiamo a confrontare gli stessi tempi del campione del mondo 2007 con quelli del pilota della Mercedes, noteremo come nonostante quest’ultimo girasse anche fino ad un secondo più veloce (con correzione carburante di circa soli 7 giri) nella fasi successive al pit stop, senza aver poi denotato grossi problemi di usura e di blistering a fine corsa. Chiaramente, quindi, la gestione gomma della Ferrari domenica non è stata al livello di quella Mercedes e riuscire non solo a resistere fino a pochi giri dalla fine agli attacchi di Hamilton, ma anche a portare la vettura al secondo posto con quelle gomme, è stata una piccola ma grande impresa.
Il mondiale
È chiaro che a questo punto la situazione si è fatta un po’ complicata, non tanto per i punti di distacco in entrambe le classifiche, assolutamente recuperabili, quanto per l’ambiente che gira in questo momento intorno alla Ferrari, piuttosto malsano. Innanzitutto è importante chiarire che se si inizia davvero a mettere in discussione le qualità di Sebastian Vettel, allora vuol dire capirne poco di Formula 1, perché non solo parliamo di un quattro volte campione del mondo, ma anche di un pilota che quest’anno ha dimostrato di saper fare la differenza in numerose occasioni. Indubbiamente il tedesco è stato protagonista di diversi errori durante la stagione (anche se ci sono anche alcune valide motivazioni dietro ognuno di esso), ma non bisogna dimenticare di tutte le volte in cui i sorpassi e le sue prestazioni abbiano fatto davvero la differenza, come in Australia, in Bahrain, in Austria o in Inghilterra. Se la Ferrari vuole però vincere questo mondiale piloti, è chiaro che da qui alla fine del campionato non sono permesse altre sbavature e che il pacchetto (pilota+vettura+team) dovrà essere perfetto, il che vuol dire anche mettersi a disposizione completa del tedesco, seppur questo non da giustizia al Raikkonen che abbiamo visto ed ammirato in questa stagione, probabilmente il migliore insieme a quello del 2012 dal suo ritorno in Formula 1. Mancano sette gare alla fine, il mondiale giunge alla fine, ma nulla è perduto, nulla è scritto e chi può cambiare le sorti di questo mondiale è proprio la Ferrari, conscia di avere gli strumenti per compiere questa rimonta.