“Non aspettare la volata, che ti fregano!”
“Amava giocare a pallone – ci raccontò una volta Paolo Pantani, in occasione dei dieci anni dalla scomparsa del figlio – all’ala destra, nei giovanissimi del paese: era leggerino, ma volava su quella fascia! Certo, non la passava mai… voleva dribblarli tutti e il mister si arrabbiava. E pure i compagni non è che facessero salti di gioia …”. Finché un bel giorno quei “famosi” amici di Cesenatico – che l’avevano visto pedalare con la bici della mamma Tonina – parlarono al babbo, in primis Roby Amaducci, il suo maestro: se andava forte con una “Rossella” figuriamoci con una bici da corsa. “Gli dissi: va bene, ma se non ci riesci col ciclismo vieni a cambiare tubi con me o vai a fare le piadine con la mamma”. E fu sempre il papà a indicargli la strada da seguire. Al debutto, a Case Castagnoli di Cesena. Di nascosto gli infilò un biglietto nella tasca della magliettina. “Gli scrissi: non aspettare la volata, che ti fregano! Con la salitella scappa, che arrivi da solo…”. Il finale, insomma, era già scritto: “Vinse, e non si fermò più. Poi tornava a casa e lavava la bici nella vasca da bagno, l’asciugava col fon e se la portava a letto…”.