Più obbligato che convinto, ecco lo stato d’animo di Vincenzo Nibali. Anche un fuoriclasse come lui, un animale da gara, uno che ha l’agonismo nel sangue, non può fare miracoli ma soprattutto non può fare classifica in un grande giro come la Vuelta. Gli chiederanno, da convalescente, di tenere duro, di provare a restare coi primi, rischiando di mandarlo fuori giri, di cuocerlo… invece di dargli carta bianca, lasciandolo libero di staccarsi, di rientrare piano piano nel ritmo gara, di puntare eventualmente a una tappa dopo una decina di giorni, se tutto andrà bene, o addirittura di ritirarsi come e quando vuole. Perché, non dimentichiamocelo, c’è un mondiale durissimo a Innsbruck il prossimo 30 settembre, una di quelle occasioni che capitano una volta nella carriera e non a tutti, visto che dal 1980, Sallanches, primo Hinault su Baronchelli, non si vede un percorso simile. Un mondiale a misura di Vincenzo Nibali, patrimonio azzurro oltre che della Bahrain Merida, la sua squadra.
Nibali, dopo la caduta con frattura a una vertebra al Tour, è stato operato, scelta forse non troppo condivisa, è rimasto fermo per quindici giorni buoni, si è rimesso in sella e seppure sia un fenomeno è difficile credere che sia già quasi pronto. Probabilmente sarebbe stato il caso di affidarsi alle sue sensazioni, di lasciarlo libero anche di rinunciare alla Vuelta per avvicinare Innsbruck a suo modo. Adesso però bisogna lasciarlo sicuramente libero di interpretare la Vuelta come vuole, sgombrandogli la testa oltre che la…vertebra. Libero anche da postille e obblighi contrattuali, che gli impongono di esser al via e di esser protagonista.
Ci si dimentica cha nel 2018 ha già vinto la Sanremo, e da sola vale una stagione, che è stato protagonista nelle classiche e che se dovesse mettersi addosso una maglia iridata il primo valore aggiunto sarebbe proprio per la Bahrain Merida, anche se a Innsbruck avrà la maglia azzurra, altro che conflitto di interessi. Viva Nibali… libero!