ROMA – Il ‘vecchio’ Michael Woods ce l’ha fatta. Vecchio non certo per l’età anagraficamente accettabile (32 anni) per un atleta, quanto per essersi avvicinato tardi al ciclismo dopo essere stato una promessa dell’atletica canadese. La sua vittoria nella diciassettesima tappa della Vuelta, una passione basca durata 157 km, non ha nulla di banale. L’arrivo di Balcon de Bizkaia è piazzato al culmine di una salita stretta e dalle pendenze che toccano addirittura il 24%. Il canadese, che ottiene il primo successo importante in Europa dopo un paio in Nord America, è il più bravo di un drappello di attaccanti assai nobile. Basta dire che ne facevano parte, tra gli altri, Vincenzo Nibali, vincitori di tappa come Geniez e De Marchi, e ancora Majka, Zakarin, De La Cruz, Mollema, l’ex maglia rossa Herrada.
Il fatto che in corso d’opera si aggiunga Pellizotti lascia sperare che Nibali, con un punto di appoggio di qualità come il 40enne luogotenente, possa tentare un assolto nel finale. Non è così, probabilmente sarebbe stato esagerato pretenderlo. Nibali arriva decimo, non resiste al forcing che vede brillare su tutti Woods, Teuns e De La Cruz. A conti fatti però, il suo essere protagonista negli ultimi giorni, sia pure con fughe da lontano, è una fiammella di speranza in vista del mondiale di Innsbruck.
Passiamo alla lotta per la maglia rossa. Simon Yates se la tiene, ma deve ridare a Valverde i secondi presi nella crono: erano 7, ne perde 8 dal murciano. Giornata pro-Spagna insomma, e non solo perché Valverde vede la maglia rossa distante solamente 25”, ma anche per la grande prova dell’emergente Enric Mas, che giorno dopo giorno tramuta il ruolo di speranza in quello di realtà. Ora è terzo in classifica generale, anche perché Kruijswijk paga lo sforzo nella cronometro, mentre Quintana paga la sua condizione, che ormai, dopo aver abitato nei quartieri alti, lo relega a uomo al servizio di Valverde. In corso di gara la squadra più attiva è l’Astana, anche se Lopez (messo comunque bene nella generale) non riesce a graffiare più di tanto. Valverde piazza due scatti secchi. Il primo non fa male a Simon Yates, anche per la protezione del gemello Adam e di Jack Haig. Sul secondo, in prossimità dell’arrivo, la maglia rossa si smarrisce nella nebbia. Otto secondi persi non sono granché, ma la terza tremenda settimana del Giro potrebbe avere lasciato scorie nella testa del britannico.
Fabio Aru dopo la caduta