E’ forse arrivata a conclusione dopo ben 17 anni l’annosa vicenda di un palazzetto mai realizzato a Cantù, grazie a una sentenza di Tribunale. Era il 16 gennaio 1991, infatti, quando in corso Europa venne posata la prima pietra della piramide rossa finanziata con soldi pubblici e poi demolita. Definito il Palababele e progettato dall’archistar Vittori Gregotti, ebbe poi l’onore di una seconda prima pietra, posata dalla società Turra il 20 aprile 2012. Con un altro stop. La Città di Cantù aveva quindi citato in giudizio, con l’allora sindaco Claudio Bizzozero, l’azienda edile costruttrice.
La sentenza di primo grado è arrivata ieri ed è stata resa nota dallo stesso ex sindaco Bizzozzero e vede come vincitore il Comune di Cantù. E dispone che Turra, l’azienda che aveva iniziato a costruire l’erede del Palababele in corso Europa – senza riuscire, anche in questo caso, a terminarlo – dovrà corrispondere circa 1 milione di euro tra risarcimento danni e altre voci. Dovrà anche restituire, da qui a 30 giorni, i benefit che aveva contrattato a suo tempo: oltre l’area di corso Europa, dove si trova il cantiere interrotto, anche i terreni edificabili ricevuti in cambio del project financing, in via Spluga e all’ex Stecav di via Como.
Quello che non viene considerato in questa vicenda è però il danno immateriale subito dalla Pallacanestro Cantù: avere avuto a disposizione un palazzetto funzionante e funzionale alle esigenze degli anni ’10 del nostro secolo avrebbe dato una chance importante al club per non riposizionarsi come ambizioni sportive e finanziarie al ribasso come poi accaduto dopo la finale scudetto del 2011.