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    Dopo l’exploit di vittorie è il momento dell’addio. Kimberly Hill dice basta

    Di Redazione Le cose più belle hanno sempre una fine, ma finirle con un oro olimpico non ha paragoni: Kimberly Hill dice addio alla pallavolo giocata, come già annunciato in precedenza. Un’atleta completa, con un palmarès chilometrico, che ha vinto tutto, come quest’anno con l’Imoco e con la Nazionale, è ha saputo trascinare la sua squadra nei momenti di difficoltà. Kimberly Hill, nata a Portland nel 1989, si affianca alla pallavolo giocando nella squadra Pepperdine dove, dal 2008 al 2011, gioca nella NCAA Division I. Il suo primo ingaggio arriva nel 2013, quando viene chiamata dalla Liga Kobiet Polacca. Ed eccola poi entrare in Italia, la stagione successiva, e indossare la maglia dell’Agil Novara. Dopo una parentesi italiana, Hill torna all’estero questa volta al Vakifbank dove vince scudetto, Champions League e il campionato Mondiale per club. Siamo nel 2017 quando Kimberly Hill approda all’Imoco Conegliano, diventandone una punta di diamante. Dopo l’exploit di queste stagione, tra club e nazionale, è arrivato il momento del ritiro per la schiacciatrice trentenne. (Fonte: Top Volley Group) LEGGI TUTTO

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    Viaggio nella Serie A1: Conegliano, Scandicci, Perugia, Bergamo e Roma

    Di Alessandro Garotta Manca ancora qualche dettaglio per avere il quadro completo della situazione, ma di fatto i roster della Serie A1 femminile 2021-2022 sono ormai al completo e le squadre si apprestano a ricominciare il lavoro in palestra. Quale migliore occasione per analizzare, sestetto per sestetto, i movimenti di mercato, gli equilibri e le prospettive di tutte le 14 partecipanti? Il nostro viaggio, diviso in tre puntate, comincia oggi con Conegliano, Scandicci, Perugia, Bergamo e Roma. TUTTI I ROSTER DELLA SERIE A1 Kathryn Plummer IMOCO VOLLEY CONEGLIANO. Una delle classiche frasi che sentiamo utilizzare in ambito sportivo è “vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più”. La strada che porta al successo è impervia, ricca di ostacoli: una volta arrivati alla meta non ci si vuol muovere da lì, sapendo che bisognerà lottare fino in fondo per tenersi stretto il tesoro conquistato. Proprio quello che l’Imoco ha dimostrato di saper fare nelle ultime stagioni e che sarà chiamata a replicare ancora una volta: una missione difficile, ma non impossibile. Anzi, tutt’altro. Soprattutto se si ha la possibilità di fare affidamento su fuoriclasse del calibro di Paola Egonu, Joanna Wolosz, Monica De Gennaro, Miriam Sylla, Robin De Kruijf, Raphaela Folie e Sarah Fahr, e su un allenatore preparato e stacanovista come Daniele Santarelli. Non mancano però le novità in vista della nuova annata, con Kimberly Hill come unica perdita nel 6+1 titolare. Al suo posto un’altra schiacciatrice statunitense: Megan Courtney, specialista del gioco veloce e particolarmente dotata in ricezione. L’asse USA-Conegliano ha visto anche l’arrivo di Kathryn Plummer (al posto di McKenzie Adams, trasferitasi in Turchia). A lei il compito di dare linfa fresca ad un gruppo collaudato, così da restare al top nonostante il rafforzamento della concorrenza.  Natalia Pereira – Foto VL Dinamo SAVINO DEL BENE SCANDICCI. Avevamo lasciato la formazione toscana, sconfitta, in semifinale scudetto contro l’Imoco Volley Conegliano, al termine di una stagione da legge di Murphy. Un’annata sull’ottovolante, così incerta e confusa da imporre una mezza rivoluzione a livello di roster: aggiungendo le tedesche Louisa Lippmann e Hanna Orthmann, e le brasiliane Natalia e Bia, l’ossatura della squadra è stata profondamente rivisitata, con le sole conferme delle italiane Ofelia Malinov, Marina Lubian, Elena Pietrini ed Enrica Merlo. Inoltre, le meno impiegate dal tecnico Massimo Barbolini sono state sostituite con innesti di livello, fra i quali troviamo le certezze Sara Alberti e Veronica Angeloni, e le giovani Benedetta Bartolini, Ekaterina Antropova e Francesca Napodano. Con questo nuovo assetto, l’auspicio della dirigenza è quello di una maggiore costanza dal punto di vista delle prestazioni e dei risultati, e allo stesso tempo di una crescita della tenuta mentale e dell’atteggiamento, aspetti fondamentale per assestarsi sui palcoscenici più alti.   Foto: Maurizio Lollini / Ufficio Stampa Bartoccini Fortinfissi Perugia BARTOCCINI FORTINFISSI PERUGIA. Nelle intenzioni di Perugia, la scorsa stagione avrebbe dovuto essere quella del definitivo salto di qualità, della trasformazione da club in lotta per sopravvivere a nuovo membro della piccola borghesia del campionato. Ma fin dall’inizio sono sembrate mancare sia l’ambizione che la perseveranza, con la prospettiva della retrocessione cancellata solo allo sprint finale. Comunque, anno nuovo, vita nuova. Con un profondo rinnovamento, la società umbra è ancora più determinata a prendersi il ruolo di mina vagante e la filosofia di costruzione del roster è stata chiara: uno starting six di giocatrici da lanciare o rilanciare ma con indubbie qualità, e una panchina composta da giovani da cui cercare un contributo che possa risultare solido. In particolare, la più attesa è Valentina Diouf, di ritorno in Italia dopo le avventure in Brasile e Corea del Sud. Non meno importanti la conferma di Helena Havelkova e gli arrivi di Christina Bauer, Laura Melandri, Imma Sirressi e Anastasia Guerra, a garantire competitività in tutti i ruoli. Per quanto riguarda i cambi, starà al nuovo allenatore Luca Cristofani – fresco vincitore del campionato di A2 con l’Acqua & Sapone Roma – tirare fuori il massimo dal talentuoso personale a disposizione (Giulia Melli, Gaia Guiducci, Linda Nwakalor e Bintu Diop su tutte).  Marie Scholzel – Foto Volleyball World VOLLEY BERGAMO 1991. Sembrava che il capoluogo orobico fosse destinato a sparire dalla mappa della Serie A femminile, ma un gruppo di imprenditori, supporters e dirigenti sportivi è riuscito nell’impresa di dare il via a una nuova era con il progetto del Volley Bergamo 1991. Trovate le risorse per la nuova stagione, si è cercato di dare a coach Pasqualino Giangrossi l’organico più competitivo possibile per centrare l’obiettivo salvezza, optando di partire da una base di giocatrici della Zanetti versione 2020-2021 (il libero Giorgia Faraone e le schiacciatrici Stephanie Enright, Francesca Marcon, Khalia Lanier e Sara Loda). A rinfoltire il parco italiane ci sono poi le registe Isabella Di Iulio e Sofia Turlà, e le giovani Emma Cagnin – fresca vincitrice del Mondiale Under 20 con la nazionale azzurra – e Fatim Kone, anche se le maggiori speranze sono riposte nelle nuove straniere; se Ana Paula Borgo, Alicia Ogoms e Marie Scholzel non dovessero dimostrarsi all’altezza, le possibilità di evitare le ultime due posizioni in classifica sarebbero ridotte veramente all’osso.  Alice Pamio – Foto Morris Paganotti ACQUA & SAPONE ROMA VOLLEY. Dopo la promozione in A1 dalla quale la capitale era assente da ben 23 anni, l’idea dell’Acqua & Sapone è stata quella di confermare alcune delle protagoniste della cavalcata vincente della scorsa stagione: sono infatti rimaste in giallorosso Clara Decortes, Valeria Papa, Alessia Arciprete, Sofia Rebora e la giovane Giulia Bucci. Questo nucleo verosimilmente subentrerà dalla panchina, per dare manforte ai nuovi ingaggi che andranno a formare il sestetto di Stefano Saja (all’esordio da capo allenatore nella massima serie). Innanzitutto è stata aggiunta una delle migliori schiacciatrici dell’ultimo campionato di A2, quella Alice Pamio avversaria proprio di Roma con la maglia della Megabox Vallefoglia. In uscita da Firenze tornerà utilissima l’energia del libero Maila Venturi, mentre al centro arriva – o meglio fa ritorno dopo una stagione a Scandicci – Agnese Cecconello per giocare con più continuità. Infine, tutto da scoprire l’impatto della diagonale Madison Bugg–Hanna Klimets, così come quello della centrale ceca Veronika Trnkova e della banda tedesca Lena Stigrot: per queste giocatrici può essere la grande chance per affermarsi anche alle nostre latitudini.  (1° parte – continua) LEGGI TUTTO

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    Baranowicz alla Top volley del riscatto: “Tutto vero, siamo una scommessa”

    Di Redazione Michele Baranowicz è uno dei tanti volti nuovi della Top Volley Cisterna pronta per quella che, nella mente della dirigenza, dovrà essere la stagione del riscatto. Il nuovo palleggiatore ha già preso da giorni possesso del territorio, godendo anche delle bellezze di un litorale che non è secondo a nessuno nel nostro amato stivale. “Sono arrivato prima con mia moglie e mia figlia proprio per ambientarmi subito e devo dire che non potevo fare scelta migliore – ha tenuto a precisare Baranowicz – Sono davvero carico, anche perché arrivo da una stagione passata presa in corsa a Piacenza. L’impatto con Cisterna è stato ottimo, ma parliamo di una società storica, radicata da anni nella massima serie di volley”. Una squadra nuova, là Top Volley Cisterna, con tecnico e giocatori pronti a scommettere su loro stessi: “Tutto vero ed è questa la cosa che mi solletica e stimola di più – continua Baranowicz- La squadra e nuova, con qualche scommessa vera e propria, con un allenatore che, al pari nostro, ha tanta voglia di far bene. Per carità, all’inizio è tutto bello, ma sono convinto della scelta che ho fatto e di quello che mi attende. Cisterna ha le carte in regola per cancellare la brutta stagione passata e ritagliarsi uno spazio importante nella prossima Superlega”. (fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Tokyo, gli individualismi non bastano. Italia? Tirare una riga e ricominciare

    Di Paolo Cozzi Con la vittoria della Francia in un tie break dalle mille emozioni si è chiusa un’edizione olimpica incredibile, con un podio fuori da ogni pronostico e tante squadre che tornano da Tokyo con un bicchiere mezzo vuoto, se non desolatamente vuoto. Il primo fallimento riguarda certamente gli Stati Uniti, per molti squadra candidata alla vittoria finale, ma che in realtà a parte lo squillo di tromba iniziale con il 3-0 magistrale alla Francia, naufragano molto in fretta. Un pur discreto Anderson paga il quasi due anni di assenza dai campi, Sanders appare l’ombra del giocatore visto in Italia e il solo De Falco non riesce a essere continuo. Male anche Micah Christenson, palleggiatore che anche a Modena ha spesso mostrato i limiti mentali, più che tecnici, finendo spesso per fare scelte sbagliate dal 20 in poi. Finisce senza attenuanti dal podio olimpico, dopo quattro finali consecutivi, il Brasile che adesso vivrà una rifondazione che non sarà semplice e immediata. La squadra è molto fisica, potete e talentuosa, quando preme sull’acceleratore e si porta avanti di qualche punto è semplicemente perfetta. Ma è nel punto a punto che questo Brasile crolla, con giocatori come Lucarelli e Wallace che concedono errori gratuiti e non riescono a essere determinanti. Un passo indietro enorme per i verdeoro che, con la sconfitta in finalina con l’Argentina, dimostrano di essere anni luce lontani dal Brasile del decennio precedente. Altra squadra che si lecca le ferite è la Polonia, che pur avendo innestato Leon in un sestetto già formidabile, rimane prigioniera delle spire francesi in un quarto di finale sfortunato per accoppiamento. Leon e Kurek sono mostruosi, attaccano entrambi oltre il 60%, eppure la difesa transalpina tiene e palla dopo palla i francesi riescono a sfiancare gli arrembanti polacchi… e adesso vediamo se ci sarà rivoluzione a partire dalla panchina. E veniamo alla nostra Nazionale, uscita mestamente in un quarto di finale apparso abbondantemente alla nostra portata, prima di scontrarsi con la lucida determinazione e la folle voglia di De Cecco e compagni. L’alibi degli infortuni, che hanno condizionato da subito la nostra squadra, è troppo facile da evocare. Resta il fatto che una squadra che ha saltato la VNL (e ho sempre difeso questa scelta) per preparare al meglio proprio la componente fisica, si è presentata a Tokyo con un Ivan rallentato da un ginocchio malconcio e ha subìto quasi subito il fastidioso problema muscolare di Giannelli che lo ha condizionato nelle gare successive. In più, giusto perchè piove sempre sul bagnato, sempre Ivan ha subìto un forte trauma ad un dito della mano sinistra, che ha azzoppato ancora di più le sue performance. Ma al netto di tutto questo, non si può essere contenti del risultato ottenuto e del cammino percorso. A partire dalla risicata vittoria con il Canada, alla brutale sconfitta con la Polonia, fino alla debacle Argentina, passando per alcune gare che ci avevano illuso come con Iran e Giappone. E sì che il primo set del quarto di finale lo abbiamo giocato proprio bene! Ottimi in battuta, precisi all’inverosimile con la correlazione muro-difesa, efficaci in attacco. Avanti anche nel secondo set, un paio di scelte non azzeccate (Pipe con Michieletto mai riuscita e primo tempo forzato con Anzani) hanno rimesso in gioco gli argentini, e da lì sono saltati molti fondamentali nel nostro campo. E il tie break è lo specchio della partita, con i sudamericani che, anche sotto di due punti, non mollano e noi che invece, messi alle corde, anzichè reagire crolliamo al tappeto. Ma è già ora di guardare al futuro, perchè con Osmany ormai fuori dagli schemi federali, bisognerà trovare in fretta la quadra di un gruppo che sarà chiamato a recuperare il tempo perduto. I Mondiali sono fra un anno e le qualificazioni olimpiche per Parigi 2024 sembrano già bussare incombenti. Riuscirà De Giorgi a dare nuova linfa al movimento, a valorizzare giovani realtà come Michieletto e a far sbocciare definitavamente quei giovani che si sono messi in luce in VNL? Il momento è complicato, quello che è certo è che il movimento intero ha bisogno del traino della Nazionale mai come adesso, ma bisognerà avere il coraggio di tirare una riga sugli ultimi anni e ripartire con entusiasmo, programmazione e voglia di sudare in palestra. LEGGI TUTTO

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    Fe Garay appende la maglia verdeoro al chiodo: “Nazionale, sei stata la mia priorità”

    Di Redazione I Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sono terminati, anche questa edizione ha chiuso i battenti. Tra sorprese, rivelazioni e delusioni, il podio è così definito: USA, Brasile e Serbia. Tra le emozioni vissute, ci sono anche quelle di chi ha disputato all’Ariake Arena gli ultimi match con la maglia della propria Nazionale. E’ il caso di Fe Garay, protagonista indiscussa del suo Brasile che è riuscita a trascinare fino alla medaglia d’argento. A comunicarlo è lei stessa con un lungo messaggio sul suo profilo Instagram: “Ancora difficile trovare le parole, è sicuramente un insieme di emozioni diverse. Nello stesso momento in cui sono sconvolta per aver perso questa finale, sono anche molto orgogliosa per questo percorso che è stato incoronato dalla medaglia d’argento. Far parte di questo gruppo di donne MERAVIGLIOSE, che è riuscita a superare ogni difficoltà, è stato qualcosa di molto bello. Nei miei sogni disputare una terza Olimpiade era di per sé un premio, tornare a casa con un’altra medaglia mi riempie di orgoglio. Saluto questa maglietta dopo quasi 20 anni di dedizione, 11 di loro nella selezione principale. Dico addio a testa alta, orgogliosa di aver sempre lasciato a questa squadra tutto il mio sforzo fisico e mentale, di aver trattato lo sport con rispetto e aver fatto del volley e della Nazionale la mia priorità in tutti questi anni. Voglio ringraziare la mia famiglia, i miei amici e la tifoseria brasiliana per le preghiere, per il tifo lungo questi Giochi Olimpici e per i messaggi di affetto che mi hanno scaldato il cuore”. (Fonte: Instagram Fe garay) LEGGI TUTTO

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    La leggenda Kim Yeon-Koung dice addio alla maglia della Nazionale dopo il bronzo sfiorato

    Di Redazione Dopo la medaglia di bronzo sfiorata alle Olimpiadi di Tokyo 2020, con la Corea del Sud che cede il passo ad un’agguerrita Serbia, la capitana Kim Yeon-Koung annuncia il ritiro dalla Nazionale. Ad annunciarlo è stata lei stessa, poco dopo il termine della finale olimpica, visibilmente commossa: “Oggi è stata la mia ultima partita da giocatore della nazionale” ha detto Kim. “E’ deludente finire le Olimpiadi in questo modo. Ma sono anche felice di essere arrivata fin qui. Nessuno si aspettava che arrivassimo a questo punto, anche alcuni di noi ne dubitavano“. (Fonte: Yonhap News Agency) LEGGI TUTTO

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    La Serbia è bronzo a Tokyo: 3-0 alla Corea. Boskovic ne sigla 33

    Di Redazione Un match unidirezionale quello andato in scena all’Ariake Arena in questa notte italiana, per decretare il bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020. La Serbia non lascia scampo alla Corea del Sud allenata dall’italiano Lavarini, imponendosi con un secco 3-0 e dei punteggi che non lasciano spazio a fraintendimenti (25-18, 25-15, 25-15). Ormai inarrestabile, è Boskovic a trascinare la sua Serbia. 33 sono i punti che mette a segno nell’arco dei tre parziali, 25 attacchi, 2 muri e 6 aces. Un po’ sottotono Kim Yeon Koung, dall’altra parte della rete, con soli 11 punti. “Sono felice e orgogliosa di portare a casa un’altra medaglia olimpica per la pallavolo serba. Avevamo una forte motivazione per vincere questo bronzo e ora possiamo tornare a casa felici perché l’abbiamo raggiunto” è il commento della mattatrice serba. Cinica il giusto, Kim Yeon non lascia trapelare alcun dispiacere: “Non abbiamo rimpianti perché non ci aspettavamo nemmeno di arrivare così lontano ai quarti di finale e alle semifinali. È stato un grande onore realizzare qualcosa che è stato superiore alle nostre aspettative. Voglio solo che i miei compagni di squadra si rallegrino perché hanno giocato bene alle Olimpiadi”. Corea del Sud-Serbia 0-3 (18-25, 15-25, 15-25) Corea del Sud: Kim H. (8), Kim Y. (11), Park (7), Yang (5, Pyo (1), Oh, Yeum, An, Kim S., Jeong. N.E. Lee, Park E.. All. Lavarini Serbia: Busa (5), Popovic (8), Ognjenovic (4), Rasic (6), Boskovic (33), Milenkovic (2), Popovic S., Mirkovic, Blagojevic. N.E. Mihajlovic, Bjelica, Aleksic. All. Terzic (Fonte: Fivb) LEGGI TUTTO

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    Oro a stelle e strisce a Tokyo 2020! Gli USA regolano il Brasile 3-0

    Di Redazione Finalmente anche gli Stati Uniti hanno il loro oro di pallavolo femminile. Mai vinto prima d’ora, la squadra americana è riuscita nell’impresa, e l’ha fatto anche agilmente imponendosi sul Brasile in soli tre set. A guidare le fila americane, un’Andrea Drews da 15 punti infiamma la Ariake Arena quando qua sono le 06.00 del mattino. Per le vedereoro è la solita Fe Garay a dare spettacolo con 11 punti. Non abbastanza per mettere il freno alla nazionale di coach Kiraly. Personale traguardo per l’allenatore americano: è la seconda persona nella storia delle olimpiadi ad aver vinto la medaglia d’oro sia come giocatore che da allenatore, dopo Lang Ping. USA-Brasile 3-0 (25-21, 25-20, 25-14) USA: Poulter (1), Larson (12), Drews (15), Bartsch-Hackley (14), Hill (1), Akinradewo (5), Washington (8), Wong-Orantes. N.E. Hancock, Thompson, Robinson, Ogbogu. All. Kiraly Brasile: de Oliveria (3), Montibeller (8), Braga Guimaraes (10), Pereira (4), da Silva (3), Rodrigues (11), brait, Correa, Ratzke, Silva Carneiro. N.E. Menezes Oliveira de Souza. All. Guimaraes (Fonte: Fivb) LEGGI TUTTO