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    MotoGp: team Gresini si lega a Ducati per il 2022

    ROMA – Ora è ufficiale: il team Gresini si lega alla Ducati per il 2022. La squadra, che tornerà a gestirsi in maniera autonoma in MotoGp, utilizzerà le moto della casa di Borgo Panigale, le quali saranno guidate da Enea Bastianini e dal futuro rookie Fabio Di Giannantonio, pronto a esordire in classe regina il prossimo anno. “Nei mesi scorsi il nostro impegno si è fuso con una forte spinta emotiva, con l’obiettivo di dare forma al futuro della Gresini Racing – ha detto Nadia Padovani, team principal e vedova di Fausto Gresini -. Arrivare a poterlo annunciare ci riempie di orgoglio e soddisfazione. È un progetto nato nel segno della continuità e che si fonda sui valori con i quali Fausto ha costruito questa bellissima realtà”.
    Le parole di Dall’Igna
    Anche Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati, ha commentato con soddisfazione l’accordo: “Verso la fine dello scorso anno avevamo già delineato insieme a Fausto le basi di una possibile intesa e vogliamo ringraziare di cuore la sua famiglia per aver voluto portare avanti questo progetto insieme a noi”. Infine le parole di Carmelo Ezpeleta, Ceo di Dorna, altrettanto felice dell’annuncio: “È un piacere continuare a lavorare con la Gresini Racing come team indipendente. So quanto Fausto tenesse a questo progetto e sono sicuro che ne sarebbe molto orgoglioso ora. Ho avuto modo di parlare con Nadia in queste settimane e rivedo in lei, nei suoi figli e in tutto il team la determinazione e la grande passione per questo sport che tanto lo caratterizzava”. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Lorenzo rivela: “Mio padre era come una specie di Hitler”

    ROMA – Non è stata un’infanzia facile per Jorge Lorenzo che ha sempre sottolineato la ‘grinta’ del padre prima che approdasse in top class. Un atteggiamento, che almeno ai fini della carriera di Lorenzo, ha pagato e non poco: “Mio papà? È stato lui a mettermi in questo mondo, era la sua passione. Mi ha costruito la mia prima moto a tre anni per la mia prima gara. Mio padre era come un sergente, una specie di Hitler, un allenatore di ginnastica cinese tipo o russo. Mio figlio? Farò di tutto affinché non diventi un pilota“, le parole dello spagnolo. 
    Il 2019 con Marquez
    A causa della frattura della sesta vertebra dorsale rimediata nelle prove libere del Gp d’Olanda, Lorenzo non è stato in grado di tenere il passo dell’ex compagno di box Marc Marquez due anni fa. Ai microfoni del programma Espejo Público, Jorge è tornato a parlare anche degli ultimi anni in MotoGp: “Mi manca vincere, sono sempre stato molto competitivo, quello che mi piaceva era vincere più che andare in moto. Nel 2019 ho firmato per la Honda, è stato davvero emozionante, si parlava di Dream Team con Márquez, eravamo i due piloti che avevano vinto di più nell’ultimo decennio. La RC213V era una moto sorprendentemente complicata. Non ho resistito, anche se avevo ancora un anno di contratto“, conclude.  LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Jorge Lorenzo: “Mio padre era un sergente, una specie di Hitler”

    ROMA – “Mio padre? È stato lui a mettermi in questo mondo, era la sua passione. Mi ha costruito la mia prima moto a tre anni per la mia prima gara. Mio padre era come un sergente, una specie di Hitler, un allenatore di ginnastica cinese tipo o russo. Mio figlio? Farò di tutto affinché non diventi un pilota“. Jorge Lorenzo parla così di colui che lo ha cresciuto e indirizzato verso il motomondiale. Non è stata un’infanzia facile per lo spagnolo che ha sempre sottolineato la ‘grinta’ del padre prima che approdasse in top class. Un atteggiamento, che almeno ai fini della carriera di Lorenzo, ha pagato e non poco. 
    Prima del ritiro
    A causa della frattura della sesta vertebra dorsale rimediata nelle prove libere del Gp d’Olanda, Lorenzo non è stato in grado di tenere il passo dell’ex compagno di box Marc Marquez due anni fa: “Mi manca vincere, sono sempre stato molto competitivo, quello che mi piaceva era vincere più che andare in moto. Nel 2019 ho firmato per la Honda, è stato davvero emozionante, si parlava di Dream Team con Márquez, eravamo i due piloti che avevano vinto di più nell’ultimo decennio. La RC213V era una moto sorprendentemente complicata. Non ho resistito, anche se avevo ancora un anno di contratto“, chiosa ai microfoni del programma Espejo Público.  LEGGI TUTTO