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    Gilbert Versier (medico del Tour de France): “Operazione al piede per Nadal? Sarebbe la fine della carriera”

    L’operazione al piede non è una opzione per risolvere i problemi di Rafa Nadal, anzi, in caso di intervento la sua carriera di fatto terminerebbe. Ad affermarlo Gilbert Versier, medico del Tour de France e chirurgo specializzato in ortopedia all’ospedale militare di Vincennes, in un’intervista al quotidiano francese L’Equipe. Il parere tranchant del luminare transalpino viene dalla sua […] LEGGI TUTTO

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    Viktor Galovic si racconta, da tennista a direttore del Challenger di Verona. “Sogno un ATP 250”

    Viktor Galovic a Verona

    Viktor Galovic è un nome assai noto agli appassionati italici della racchetta. Il croato da anni ha fatto base in Italia, navigando sul tour Pro con discreti risultati e vincendo a Recanati l’edizione 2017 del Challenger svolto nella città marchigiana. Il suo miglior risultato è del 2018, quarti a Gstaad, dove sconfisse tra gli altri Haase, allora n.38 del ranking. Risultati ottenuti in mezzo a tanti, troppi, problemi fisici.
    Lo scorso luglio Galovic è stato costretto al ritiro per il persistere di problemi alla schiena ed all’anca, ma dopo aver appeso la racchetta al chiodo si è subito immerso in una nuova avventura, diventando il direttore del nuovissimo Challenger presso l’Associazione Tennis Verona disputato la scorsa settimana. Viktor ha organizzato con successo questa prima edizione del torneo, facendo tornare il grande tennis nella città scaligera dopo oltre 30 anni (si disputò un Challenger dall’88 al 90), ed ora non ha intenzione di fermarsi. Con la “Vk Events” ha idea di organizzare altri eventi simili in Italia già dall’anno prossimo.
    Non è il solo ad aver fatto di recente questo passo. Arnaud Clement lavora al Challenger di Aix-en-Provence, Andres Gomez nella sua Guayaquil come Luis Horna a Lima, mentre Nicolas Escude dirige il torneo di Brest.
    Galovic ha rilasciato una interessante intervista al sito dell’ATP, in cui parla della sua nuova avventura, iniziando da come è passato, in poco tempo, da giocatore e direttore di torneo.
    “Negli ultimi anni stavo giocando un buon tennis sul tour, mi stavo divertendo, ma sono rimasto bloccato da un infortunio alla schiena e ho avuto ben quattro ernie, fino a dovermi operare all’anca. Ora ho quasi 31 anni, non voglio dover subire un altro intervento chirurgico, quindi ho deciso che era l’ora di fermarsi. Ho giocato il mio ultimo torneo a Todi lo scorso luglio. D’ora in avanti resterò nel mondo del tennis, ma in modo diverso, penso che finirò per divertirmi di più adesso rispetto a quando dovevo  allenarmi e sudare tutto il giorno! Il torneo a Verona? In realtà è iniziato quasi per scherzo. Pensavo che fosse pazzesco che un club come questo di Verona (dove Galovic risiede da tempo, ndr) non abbia un Challenger. Per gioco ci siamo detti con un amico ‘Dai, contattiamo l’ATP e facciamolo’. È così che tutto è iniziato. L’idea mi frullava in testa all’inizio dell’anno, abbiamo iniziato a fine aprile, quindi non abbiamo avuto molto tempo per organizzare il tutto. Alla fine credo che siamo riusciti a fare uno dei migliori Challenger in Europa, siamo molto soddisfatti”.
    L’impegno è stato importante, perché il tutto è nato letteralmente da zero. “Sono stato direttore del torneo, ma anche l’organizzatore. Con i miei tre colleghi abbiamo organizzato tutto dall’inizio, in pratica abbiamo fatto tutto questo dal niente. Abbiamo fatto un lavoro straordinario in pochi mesi. I campi sono completamente nuovi e abbiamo un ottimo hotel e ottimo cibo per i ragazzi. Avere una squadra che sa di cosa hanno bisogno i giocatori è importante per il risultato finale. Abbiamo coinvolto Elena Marchesini (co-fondatrice di MEF Tennis Events) per il player desk. Nei primi giorni abbiamo dovuto pensare a mille piccole cose, come spiegare ai ragazzi il corretto modo di pulire i campi, formare i raccattapalle e alcuni membri dello staff, ma non appena hanno saputo cosa fare, è andato tutto liscio, sono stati tutti bravissimi”.
    Galovic sottolinea come l’esser stato giocatore l’abbia aiutato moltissimo nel nuovo ruolo. “Essere un ex giocatore aiuta molto. Conosco tutto ciò di cui i giocatori hanno bisogno. Ero io a lamentarmi a volte in alcuni Challenger… quindi abbiamo fatto di tutto per i giocatori che sono arrivati a Verona. Ad esempio, avremmo potuto prendere un hotel meno costoso, ma volevamo optare per il Crowne Plaza per rendere il soggiorno più confortevole. Con il personale del ristorante abbiamo spinto affinché il cibo fosse ottimo. Abbiamo messo delle luci sul campo centrale per migliorare l’atmosfera per il pubblico. Non ci aspettavamo di avere così tanta gente, già al martedì eravamo al completo. Le persone presenti dovevano essere vaccinate o avere dietro un test covid negativo, tutto si è svolto in grande sicurezza. La settimana ci ha aiutato, molta gente era in vacanza a Verona, quindi sono stati liberi dal lavoro e hanno scelto di venire al torneo. Inoltre erano passati 31 anni dall’ultima volta che Verona aveva ospitato un Challenger, c’era curiosità, ha funzionato anche la scelta di non richiedere un biglietto per l’ingresso”.
    Proprio per attirare il pubblico, Viktor si è ispirato al 250 di Umag, un torneo che ogni sera diventa una sorta di “party”. “L’obiettivo principale era farlo sembrare simile al torneo ATP 250 di Umag. Abbiamo deciso che sarebbe stato un evento oltre al tennis, con ottimo cibo, musica e tennis. È un torneo di tennis, ma anche un grande evento per la città e la gente. Il campo centrale ha luci lampeggianti per creare l’ambiente da show, e dopo le partite abbiamo avuto feste nel club. Anche prima delle partite notturne abbiamo organizzato un’ora di aperitivo. Era interessante anche per coloro che sono venuti al torneo con la moglie e magari lei non era così interessata al tennis, ma in un contesto del genere ci si può divertire e restare per i concerti dopo che le partite sono finite”.
    Il croato parla della sua nuova società e dei programmi, ambiziosi, per il 2022: “La nuova società di gestione, VK Events, per ora è focalizzata solo tennis, l’anno prossimo abbiamo in programma di organizzare tre Challenger. La cosa principale per noi è creare un evento, un’esperienza di intrattenimento, un torneo ideale non solo per chi vuol andare a vedere delle partite. L’anno prossimo proveremo ad andare al Lido di Venezia, e l’altro che stiamo cercando di fare è a Murano. Vogliamo anche fare qualcosa che nessuno ha fatto a Verona, ovvero portare qui un ATP 250. Nell’arena? Sarebbe un sogno”.
    Galovic è molto coinvolto in questa nuova carriera, tanto che guarda avanti con fiducia, non rimpiangendo più di tanto gli anni da giocatore. “I miei ricordi sul tour? Non ho così tanti ricordi che mi vengono in mente dalle partite vinte. L’aspetto più bello della mia carriera Pro è che mi ha insegnato a gestire la pressione e a coinvolgere le persone per organizzare qualcosa. Mi ha insegnato molto perché il tennis è stressante. Viaggiare in aereo due volte a settimana è già uno stress e poi c’è lo stress in campo. Il tennis è una disciplina in cui risolvere i problemi è tutto, per questo mi ha aiutato molto a risolvere i problemi nell’organizzazione di un Challenger”.
    Un progetto chiaro, ambizioso, partito assai bene visto l’enorme successo del Challenger di Verona da poco concluso. Holger Rune, il giovanissimo vincitore, continua a fare passi da gigante verso il grande tennis. Galovic ha esordito con altrettanta qualità da dietro la scrivania. Viste le nuove date ATP nate in Italia tra 2020 e 2021, chissà che il suo sogno non possa diventare realtà molto presto…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    US Open aumenta i prize money, più 22%. Ai vincitori 2,5 mln $, al primo turno 75mila

    Dopo il durissimo anno 2020, segnato dalla pandemia, US Open torna alla normalità, anzi, si supera. Gli organizzatori hanno annunciato i Prize money per il torneo che scatterà lunedì prossimo con i tabelloni principali, con un montepremi record per lo Slam della “grande mela”. US Open infatti distribuirà ben 57,5 ​​milioni di dollari, segnando un aumento del […] LEGGI TUTTO

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    Zverev: “Sto giocando bene, ma Djokovic è il favorito a New York”

    Sasha Zverev sta attraversando il miglior momento nella propria carriera. Quest’estate ha vinto l’Oro Olimpico a Tokyo, successo meritato grazie ad un ottimo livello di gioco e la splendida vittoria sul “tiranno” Djokovic in semifinale. Ieri il tedesco ha aggiunto anche il titolo al Masters 1000 di Cincinnati, letteralmente demolito Rublev in finale. Nel dopo […] LEGGI TUTTO

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    Archeo-Tennis: 22 agosto 2004, Massu vince l’oro Olimpico in singolare dopo averlo vinto in doppio

    Nicolas Massu alle Olimpiadi di Atene 2004

    22 agosto 2004, Atene. Sono in corso i Giochi della XXVIII Olimpiade, proprio in Grecia dove tutto è nato. Partecipano 201 nazioni per un totale di 10.625 atleti in gara in 28 sport diversi, 301 le competizioni. L’Italia chiuderà all’ottavo posto, con 10 ori, 11 argenti e 11 bronzi (32 medaglie). Stefano Baldini (Maratona), Andrea Benelli (Skeet), Paolo Bettini (Ciclismo su strada), Ivano Brugnetti (Marcia), Igor Cassina (Ginnastica), Marco Galiazzo (Tiro con l’arco), Aldo Montano (Scherma), Valentina Vezzali (Scherma), il Fioretto a squadre maschile ed il setterosa di pallanuoto gli Ori azzurri.
    Moltissimi i personaggi indimenticabili. Yelena Isinbayeva vince la gara del salto con l’asta, stabilendo anche il record del mondo (4,91), sarà l’unico segnato nell’atletica in tutta la kermesse. Il diciannovenne Michael Phelps esalta il mondo con ben 6 medaglie d’oro nel nuoto, ad un passo dal record assoluto di Mark Spitz. Indimenticabile il torneo di basket, con l’Argentina che supera gli USA e vince l’Oro in finale contro uno spettacolare team italiano, un argento pazzesco per i nostri.
    Anche se il nostro amato tennis non è tra gli sport più seguiti ai Giochi, l’edizione di Atene passa alla storia grazie all’impresa di Nicolas Massu e del suo Cile. Il 21 agosto Massu insieme al connazionale Fernando Gonzalez compie la prima storica impresa: i due giocano cinque set nella finale di doppio, salvando quattro match point consecutivi prima di trionfare contro i tedeschi Nicolas Kiefer e Rainer Schuettler (6-2, 4-6, 3-6, 7-6, 6-4). È il primo Oro olimpico in assoluto per il Cile ai Giochi Olimpici. Ma non finisce qua. Massu è in forma straordinaria, gioca il miglior tennis della propria carriera e si qualifica anche per la finale in singolare, in programma il 22 agosto.
    È una grande sorpresa, anche se Nicolas sta giocando dal 2003 il miglior tennis della propria carriera. In estate si è issato al n.11 del ranking mondiale, e poche settimane prima aveva vinto il torneo di Kitzbuhel (più importante del suo palmares) sconfiggendo in finale il campione di Roland Garros Gaston Gaudio. Ad aspettarlo in finale per l’Oro olimpico di singolare, lo statunitense Mardy Fish, anch’esso alla finale più importante in carriera. Due finalisti a sorpresa, per un torneo ricco di sorprese.
    I due favoriti del seeding, Federer e Roddick, vengono sconfitti nei primi turni, il torneo diventa apertissimo. Fish, in tabellone senza essere testa di serie, supera la testa di serie n. 5 Juan Carlos Ferrero nel secondo turno e gli si apre il tabellone. In semifinale supera Fernando Gonzalez (n.16), che aveva estromesso Roddick al terzo turno.
    Massu era entrato nel torneo come decima testa di serie, ma in stagione il suo rendimento sul cemento era stato orribile: otto match giocati e otto sconfitte. Nessuno si curava di lui ad Ateea, considerato un forte specialista del “rosso” e niente più. Invece Nicolas trova una forma clamorosa. All’esordio supera Gustavo Kuerten dopo una maratona durissima, quindi sorprende nei quarti di finale la serie n. 3, Carlos Moya. Facile il successo in semifinale, due set sul “bombardiere” Taylor Dent.
    Ricorda Massu su olympic.org: “Ho giocato la finale del doppio il giorno prima della finale di singolare. Poi ho dovuto fare il test antidoping a tarda notte. Quindi, ho fatto le analisi del sangue al mattino, ho dormito solo cinque ore prima della finale di singolare. Mardy Fish, il mio avversario, aspettava questa finale da due giorni. Avrei avuto un’ottima scusa in caso di sconfitta in finale, ero indubbiamente stanco e con al collo la prima medaglia d’oro nella storia per il mio paese, vinta in doppio con Fernando. Ma non mi bastava, avevo lottato tanto per arrivare fin lì, non volevo accontentarmi del secondo posto, volevo vincere”.
    La finale contro Fish è un’altra dura battaglia, lunga 5 set. Fish scende in campo molto teso, sente l’importanza dell’evento. Massu è più sciolto, vince il primo set 6-3. L’americano finalmente entra in partita col servizio, e tutto il suo tennis inizia a diventare pericoloso e preciso. Massu sembra via via sempre più stanco, Mardy si aggiudica secondo e terzo set (6-3 6-2). “Quando ho perso quel terzo set pensavo che avrei perso la partita perché non riuscivo quasi a muovermi” racconta Massu, “Ma incredibilmente ho ritrovato energia, come una seconda vita”. Massu ha ripreso nel quarto set a lottare su ogni punto, Fish è crollato nella lotta da fondo campo ed ha iniziato a sbagliare. Il match si decide al quinto set. La tensione divora entrambi i giocatori, break e contro break all’inizio del quinto, ma Massu riesce a tenere la palla in campo mentre Fish commette troppi errori gratuiti, soprattutto col diritto.
    A meno di 24 ore dall’Oro in doppio, Nicolas Massu chiude il quinto set per 6-4. In meno di 24 ore, aveva regalato al Cile le sue due prime medaglie d’oro olimpiche di sempre, diventando anche l’unico tennista nella storia capace di vincere l’Oro sia in singolare che in doppio nella stessa Olimpiade. “Davvero non so come ho fatto, sono i due giorni più belli della mia vita”, ricorda un commosso Massu. “È semplicemente troppo, due medaglie d’oro in due giorni. È incredibile per il mio paese e per me. Indimenticabile”.
    La storia delle Olimpiadi è fatta soprattutto dalle impresa e medaglie di altre discipline, che trovano nei Giochi la loro massima espressione. Ma per una volta ,il 22 agosto 2004, anche il tennis ha scritto una pagina davvero Storica.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Le prime 4 teste di serie in semifinale a Cincinnati, non accadeva in un 1000 dal 2012. E negli Slam?

    Andrey Rublev oggi a caccia del primo successo su Medvedev

    Medvedev vs. Rublev, Tsitsipas vs. Zverev. Questo il responso dei quarti di finale al Masters 1000 di Cincinnati. Ci aspetta un altro episodio del derby moscovita, con la ghiotta occasione per Andrey di riscattarsi sull’amico Daniil, contro il quale non ha mai vinto sul ATP Tour (4-0 per Medvedev); e l’interessante sfida tra il tedesco e il greco, con Stefanos avanti 6-2 negli head to head. Il loro ultimo match è stato lottassimo, 5 set nella semifinale di Roland Garros, con vittoria per Tsitsipas.
    Vedremo in campo stasera la testa di serie n.1 (Medvedev) affrontare la n.4 (Rublev), e la n.2 (Tsitsipas) contro la 3 (Zverev), i quattro favoriti della vigilia sfidarsi tra di loro. Tutto secondo pronostico quindi? In teoria sì, ma … in realtà questa situazione che dovrebbe essere “la più probabile” non accadeva in un Masters 1000 addirittura dal 2012!
    Dobbiamo tornare al torneo di Shanghai di nove anni fa, quando si affrontarono i quattro favoriti del seeding: Federer (1) che affrontò Murray (3) e Djokovic (2) che sfidò Berdych (4). In quel torneo lo scozzese superò lo svizzero, ed il serbo il ceco, con il titolo che andò poi a Novak in un durissima finale terminata 5-7 7-6 (11) 6-3.
    Erano quindi ben nove anni che i primi quattro del seeding non arrivavano indenni alle semifinali di un Masters 1000. Nel torneo di “Cincy” questo non accadeva dal 2009 (Federer, Nadal, Murray, Djokovic). Cosa ci dice questo dato? In parte è frutto del caso, la bellezza dello sport in cui – per fortuna – i risultati non sono scontati. Dall’altra parte, indica che a livello M1000 c’è un discreto movimento e continui inserimenti verso l’alto di vari giocatori.
    E negli Slam? Quando è accaduto che le prime 4 tds sono arrivate tutte in fondo?
    A Wimbledon dobbiamo tornare al lontano 1995: Agassi (1) vs. Becker (3) e Sampras (2) vs. Ivanisevic (4). Vinse Pete su Boris.
    A Roland Garros invece accadde nel vicino 2019, quando le semifinali furono Djokovic (1) vs. Thiem (4) e Nadal (2) vs. Federer (3). La Coppa dei Moschettieri andò a Rafa, vincitore su Dominic.
    A US Open i 4 favoriti in semifinale arrivano nel 2011. Djokovic (1) vs. Federer (3) e Nadal (2) vs. Murray (4). Novak vinse il terzo Slam della sua annata top, in quattro set su Rafa.
    Agli Australian Open le prime 4 teste di serie si affrontarono nel 2013. Djokovic (1) vs. Ferrer (4) e Federer (2) vs. Murray. Alla domenica Novak superò Andy in quattro set.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Berrettini, una condizione che preoccupa a 10 giorni da US Open

    Matteo Berrettini a Cincinnati

    Matteo Berrettini stanotte ha perso in due set contro Felix Auger-Aliassime nel Masters 1000 di Cincinnati. Una sconfitta che ci può stare, sul cemento USA un ottimo Felix può essere un rivale pericoloso. È giusto dare meriti ad Auger-Aliassime, che per una volta ha convinto per costanza di rendimento e tennis concreto, pochi fronzoli e molta sostanza. Ha giocato solido, ha risposto molto, ha cercato di imporre buoni ritmi spostando il romano, che ha sbagliato troppo (17 errori col diritto sono un’enormità). La vera attenuante a favore di Matteo è il lungo stop post-Wimbledon. Per l’azzurro quella di stanotte era soltanto la seconda partita dopo la clamorosa cavalcata ai Championships, fermato dall’infortunio muscolare che l’ha estromesso anche dai Giochi di Tokyo. La mancanza di condizione è stata la chiave della sconfitta di Matteo.
    Per tutto il match Berrettini ha tenuto un ottimo atteggiamento. Da campione vero, un status raggiunto e consolidato grazie a vittorie importanti e prestazioni super nei grandi tornei. Non ha mai gettato la spugna, ha lottato, ha sofferto. Si è aggrappato con sportiva disperazione ad un servizio che non girava come nei giorni migliori. Ha provato la botta piatta esterna, senza successo, quindi quella al centro alternata a “kick” più vigorosi. Ma non è mai stato preciso e continuo, tanto che la risposta di FAA l’ha spesso messo in difficoltà, quando è riuscito a rispondere nei piedi dell’azzurro.
    Evidente come a Matteo in questo momento manchi ritmo, manchi quella velocità fine nel fare il primo passo che acquisisci solo con una forma ideale macinando chilometri in campo, match dopo match. Manca la partita per ritrovare nel flusso del gioco quelle sensazioni e quella reattività che è indispensabile per far scivolare sul campo il suo fisico imponente e permettergli di esplodere tutta la sua classe. Mancano, purtroppo, partite.
    Era prevedibile che per colpa dell’infortunio Berrettini avrebbe sofferto al rientro sul cemento nord americano. Probabilmente sarebbe stato “meglio” trovare non un Auger-Aliassime, uno che ti costringe a correre e scambiare tanto, ma un tennista più estroso e verticale, che magari avrebbe permesso a Matteo di giocare maggiormente sull’uno-due, sui colpi di inizio gioco, e quindi magari vincere e poter giocare oggi un’altra partita. Va detto che nemmeno alla risposta l’azzurro ieri notte ha brillato, anche quel colpo è stato carente di ritmo e precisione.
    Purtroppo non c’è molto da fare. Berrettini è il classico tennista che per struttura fisica ha bisogno di giocare qualche match (possibilmente di fila) per affinare movimenti e schemi e quindi ritrovare il suo miglior tennis. È soggetto ad infortuni, pertanto la condizione “stop – ripartenza” accadrà spesso nella sua carriera (già due volte quest’anno….) e sarà costretto a “ricominciare da capo”, ritessere la trama, sciogliersi, oleare tutti gli ingranaggi e quindi ripartire, fortissimo verso grandi vittorie. Ma è un processo che gli costerà fatica e qualche sconfitta, proprio come ieri notte.
    Quel che dispiace è che mancano solo 10 giorni a US Open, un torneo in cui Matteo ha già brillato con la semifinale 2019 e nel quale potrebbe fare benissimo se in buona forma. Il Berrettini visto ieri notte rischierebbe qualcosa già nei primi match contro avversari tosti, che sbagliano poco e che rispondono bene. Nei top100 ce ne sono molti… per questo la sua condizione, purtroppo, preoccupa.
    La prossima settimana non è iscritto al torneo di Winston-Salem, forse gli avrebbe fatto comodo giocare ancora qualche match prima dello Slam di NY. Ci auguriamo che il sorteggio a US Open sia “benevolo”, nel senso che possa incontrare nei primi turni un paio di rivali non così complicati, in modo da ritrovare ritmo e fluidità, sia nei movimenti che nei colpi. Non essere in grado di far esplodere il suo miglior tennis nell’ultimo Slam stagionale sarebbe davvero un peccato.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Laver Cup 2021: annunciato il Team World, entrano Isner, Opleka e Kyrgios

    Laver Cup, il team world

    Dopo il Team Europe, la Laver Cup comunica anche gli ultimi tre componenti del team World, in campo al TD Garden di Boston il prossimo 24-26 settembre. Agli ordini di capitan John McEnroe scenderanno in campo Reilly Opelka, John Isner e l’australiano Nick Kyrgios. Se per Nick ed Isner è un ritorno, Opelka è al debutto nella competizione a squadre nata nel 2017. I tre si aggiungono a Denis Shapovalov, Felix Auger-Aliassime e Diego Schwartzman, già confermati da tempo per l’edizione 2021.
    Scontato che, giocando negli USA, sarebbe stato scelto almeno un tennista di casa. Si pensava al giovane emergente Korda, invece sono stati invitati l’esperto “Long John” (ieri giustiziere di Sinner a Cincinnati) e Opelka, quest’anno cresciuto enormemente tanto da stazionare attualmente al n.23 del ranking, primo statunitense nella classifica mondiale. “È un onore poter giocare in quest’evento”, ha dichiarato Reilly.
    Isner ha commentato: “Nessuno di noi sapeva davvero cosa aspettarsi quel primo anno a Praga, ma è stata una delle settimane più incredibili ed è ora il momento clou del mio anno. Essere in una squadra con ragazzi con cui normalmente gareggiamo è così diverso e così divertente. Penso che saremo proprio un bel gruppo, la chimica è fantastica ed è un ambiente fantastico di cui far parte”.
    Kyrgios si è detto entusiasta di poter giocare nella casa dei Boston Celtics, da grandissimo fan della NBA quale non ha mai nascosto di essere. “Sarà irreale poter giocare proprio al TD Garden, la casa dei Celtics. Aspetto con ansia la Laver Cup, è così bello giocare in squadra con un ambiente divertente regalando spettacolo al pubblico, amo tutto questo”. In effetti per il “mood” di Kyrgios, la Laver Cup è il palcoscenico ideale per tirare fuori le proprie giocate al limite, spesso bizzarre, ma ad altissima adrenalina.
    Piuttosto sarà molto curioso vedere se i capitani sceglieranno un incrocio in singolare tra Ruud (rappresentante del team Europe) e Kyrgios, visto che i due stanno battibeccando da mesi sui social…
    Marco Mazzoni

    Six men on a mission: @ReillyOpelka @JohnIsner and @NickKyrgios join @dieschwartzman @denis_shapo @felixtennis for Team World’s campaign at #LaverCup Boston 2021.Full story: https://t.co/fSSeHcuMAm pic.twitter.com/RSJD0Tp9Vh
    — Laver Cup (@LaverCup) August 19, 2021 LEGGI TUTTO