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    Sonego, non chiamatelo “solo” cuore e grinta (di Marco Mazzoni)

    Lorenzo Sonego

    Tutti i nostri sogni possono diventare realtà se abbiamo il coraggio di perseguirli. (Walt Disney)
    Sogno. Coraggio. Volontà. Visione. Azione. Cinque parole che racchiudono un universo di vita, un percorso di crescita, un momento di rottura. Cinque parole che mi vengono in mente ripensando a mente fredda alla settimana incredibile vissuta da Lorenzo Sonego agli IBI21. Una cavalcata travolgente la sua, che l’ha issato in semifinale a sfidare Djokovic, portandolo al limite o molto vicino.
    Un Sogno, sì. Un torneo giocato con estremo Coraggio, mettendo il cuore oltre l’ostacolo, oltre quello che tutti (forse lui compreso) pensavano possibile. Una dimostrazione di Volontà assoluta. Un esempio di come la sua Visione sia diventata Azione in campo, facendolo letteralmente esplodere.
    In questi giorni si sono – finalmente – spese tantissime parole su di lui. È entrato nelle case di tutti gli italiani, ha accarezzato il cuore degli appassionati, li ha fatti volare con le sue funamboliche discese a rete, con quei piedi che scattano come una molla ad aggredire la palla, il campo, lo spazio. Il rivale. In molte fasi delle partite vinte, sempre da underdog, gli riusciva tutto, giocate di cui non lo credevamo capace. Vederlo reggere l’impeto di Thiem e delle sue bordate potenti e arrotate, entrando in quelle “pallacce” con ancor più vigore fino a spezzarne la resistenza, è stato incredibile. Seguirlo mentre resisteva sulla diagonale del rovescio con quel martello pneumatico chiamato Rublev, per poi spaccare lo scambio con un’accelerazione che l’ha tramortito più volte… ohhhyes, esaltante. Sostenerlo mentre se la giocava a viso aperto con Djokovic, lo rimontava e lo portava ad aver dubbi ed accorciare nello scambio fino a trafiggerlo, è stato straordinario. Momenti di tennis sublimi,  che non avremmo mai sognato di associare a Sonego. Sì, perché Lorenzo è sempre stato un bravissimo ragazzo ma “con precisi limiti”. Un grandissimo agonista ed atleta ma con una tecnica non “a livello dei top”. No. fermiamoci. Questo torneo ha riscritto tutto.
    Quando giochi uno, due, tre match di fila con questa quantità di prestazione, lucidità tattica, cuore, testa, coraggio, intensità, e riesci soprattutto a produrre un Tennis di questa qualità sul piano tecnico, vuol dire che è successo qualcosa. Vuol dire che c’è stata una evoluzione.
    Se ripensiamo alla bellissima vittoria all’ATP di Cagliari (non secoli addietro), Sonego in campo mostrava il solito coraggio, grinta,  velocità, ma giocava un tennis aggressivo sì, ma assai meno completo. Era pronto ad avanzare ed aggredire, ma stazionava metri dietro la riga di fondo, “remando” spesso a volentieri, anzi, strappando tanti punti di “garra”. Copriva assai quel rovescio ancora non così sicuro, da cui trovava qualche punto diretto ma anche errori. E tatticamente questa insicurezza e mancanza di anticipo lo costringevano a coprire una parte particolare del campo, limitando di molto le soluzioni tattiche. Rispondeva per iniziare lo scambio e mettersi in buona posizione, ma sempre con un atteggiamento conservativo, più “a non prenderle” che a cercare la differenza fin da subito. In poco, pochissimo tempo è scattato qualcosa nel tennis del piemontese, e tutto è esploso nelle ultime settimane, deflagrando totalmente al Foro Italico.
    Non rovesci così il tuo tennis senza un lavoro che viene da lontano. Questa è la evidenza di una crescita complessiva, organica, un nuovo scalino di un percorso che lo ha portato tra i grandi. Ok, Lorenzo è e resterà sempre un tennista di testa, cuore e grinta, sono il suo marchio di fabbrica. Ma ha mostrato in più match e contro avversari assai diversi tra di loro di esser ormai capace di giocare un tennis diverso, più completo ed offensivo. Quel rovescio non è più un vero punto debole, semmai un punto di “relativa debolezza”, ma inquadrato in un game plan molto “garibaldino” si è trasformato in un’arma. Oggi Lorenzo gioca più vicino alla riga di fondo, parte un metro dietro per scattare avanti ad anticipare il movimento. Ha sempre giocato da sinistra di forza, oggi si porta avanti e lo anticipa, con un tempo sulla palla molto migliorato. Questo nel suo tennis fa una differenza enorme, perché tutti gli avversari tendono a martellarlo lì e scoprire il fianco al lungo linea. Sonego in questa settimana ha mostrato una manualità, tempo di impatto e sicurezza mai viste prime, con le quali andarsi a prendere quello spazio libero. Non è stata solo una giornata buona, e nemmeno una settimana “buona”, perché ha giocato contro avversari troppo diversi che gli ponevano problemi differenti. L’ha domato con sicurezza e fluidità, segno che riesce in questa soluzione senza sforzo del “o la va o la spacca”. E riesce a governarlo perché lo trova con velocità di piedi, tempo di impatto e movimento accorciato, rapido e equilibrio. Un rovescio tutto nuovo che nasce da una posizione più avanzata, che presuppone velocità di braccio e di pensiero per far fluire tennis offensivo. Non disdegnerà mai la lotta, le rincorse, ma giocando più avanti e con più rapidità, riesce anche a risparmiare energie per scatti a tutta invece di stancanti lotte assassine. A tutto questo ha aggiunto anche una sicurezza nel tocco sotto rete fantastica, una manualità che parte dalla reattività e dalla fiducia.  

    Bisogna sempre ricordare che in uno sport complesso come il tennis, non si può estrapolare un colpo in modo asettico, perché ogni soluzione si inquadra in un contesto, in un complesso di gesto e atletismo, di testa e coordinazione, di tecnica e tattica. La lucidità di Lorenzo nell’evoluzione da difesa ad attacco è una notizia straordinaria, perché gli apre scenari infiniti su ogni superficie e contro ogni avversario. Oggi, su piazza, trovatemi altri tennisti così aggressivi verso la rete come lui, capaci di sprintare da dietro e rincorrere come un vero pedalatore ma prontissimi ad avanzare e chiuderti la porta in faccia sul net. Pochissimi. E ancor di meno così forti di testa da commettere errori e cancellarli come se niente fosse. Granitico.
    Tutta questa straordinaria evoluzione parte da una fiducia e condizione fisica straripante. Questo è l’unico aspetto che voglio verificare nel prossimo futuro, nelle prossime settimane. Credo che Sonego sia un Grandissimo giocatore, ma che per produrre un tennis così energetico e aggressivo necessiti di una velocità ed esplosività totali, quindi stare bene, benissimo sul piano della forma fisica. Non facile essere a mille tutto l’anno.

    Sonego ci ha stupito, divertito, esaltato. Da questo torneo nasce un nuovo Sonego. Più forte, più aggressivo, più ambizioso. Tutti gli avversari gli hanno dato credito, “è molto forte”. Hanno ragione. Dobbiamo iniziare a vedere Sonego non solo come un lottatore, uno di grinta e cuore. Ha grinta e cuore, ma ha dimostrato di essere un tennista assai completo, moderno, forte. Ha confermato di valere questo livello di gioco e di potersi giocare i turni decisivi dei grandi tornei. “Tutti i nostri sogni possono diventare realtà se abbiamo il coraggio di perseguirli”. 
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Mai sottovalutare il cuore di Sonego (di Marco Mazzoni)

    “Non sottovalutare mai Il cuore di un campione”. Come quello di Lorenzo Sonego, che oggi nel giorno del suo compleanno si è fatto il regalo più bello. Una bella, bellissima vittoria su Geal Monfils al Foro Italico, che gli apre scenari molto intriganti per il torneo. Infatti al secondo turno sfiderà Gianluca Mager, match in […] LEGGI TUTTO

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    Andy Murray arriva a Roma per allenarsi con Djokovic e Schwartzman

    Andy Murray

    Curiosa notizia dagli Internazionali BNL d’Italia. Andy Murray, ex campione al Foro Italico e da qualche tempo di nuovo ai box per riprendersi dall’ennesimo infortunio, ha deciso di volare a Roma solo per allenarsi con i big. L’ex n.1 si è ritirato dal torneo di Miami per un infortunio all’inguine. Dopo qualche settimana di terapia e allenamenti, ha intenzione di tornare in campo sul rosso prima di Parigi, e sarà sulla terra romana per fare da sparring al n.1 del mondo e così ritrovare ritmo nel proprio tennis.
    “Ho deciso di andare per essere vicino ai migliori giocatori e ai migliori tornei”, ha affermato lo scozzese. “Domenica ho già prenotato un campo di allenamento con Schwartzman nella mattinata e poi con Novak nel pomeriggio. Voglio giocare contro giocatori di livello più alto possibile perché penso che mi aiuterà a migliorare il mio gioco più velocemente”.
    Murray ha giocato solo tre tornei in stagione. Non è nemmeno riuscito a volare in Australia perché positivo al Covid-19.
    “Nella situazione che sto vivendo, è difficile per me guardare troppo lontano nel futuro. Devo cercare di trovare un modo per restare sul campo più a lungo. È stato estremamente frustrante. Quando ho subito l’operazione all’anca sapevo che sarebbe stato incredibilmente impegnativo ritornare. Sento che quest’anno ho sofferto un paio di problemi molto sfortunati, situazioni difficili da accettare. Ma non mi aspettavo che tutto fosse facile”.
    Andy spera di ricevere una wild card per uno dei due tornei che inizieranno il 17 maggio, Lione o Ginevra, per testare la propria condizione in partita. Sembra difficile poter ritrovare un Murray davvero competitivo nei grandi tornei contro i migliori giocatori, ma lui ci crede, continua a lavorare e spera di poter rientrare a buon livello. La scelta di venire a Roma anche solo per allenarsi e sentirsi di nuovo con i big, è l’ennesimo esempio della sua perseveranza e, possiamo dire, amore per il gioco.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Masters 1000 Madrid: Berrettini supera Delbonis, ottimo nei momenti decisivi. Vola ai quarti dove sfiderà Garin

    Matteo Berrettini

    Matteo Berrettini supera Federico Delbonis negli ottavi del Masters 1000 di Madrid, 7-6 6-4 lo score del match. Domani nei quarti sfiderà Garin per un posto in semifinale. Una buona prestazione del romano, bravo a salire di livello in risposta nel primo set dopo un inizio non facile, e soprattutto rimontare nel tiebreak da 1-4, con 6 punti di fila. Si conferma la qualità del romano nel giocare al massimo, con potenza e qualità, nei momenti decisivi, anche del secondo set.

    A breve il commento completo, ecco la cronaca del match.
    Il match scatta con Delbonis alla battuta. Serve bene l’argentino, quasi non si scambia e con Ace esterno muove lo score, 1-0. Inizia benissimo pure Berrettini, prime veloci alternate ad altre cariche di spin. A zero tiene il primo turno di servizio, 1 pari. Il set scorre veloce sui turni di servizio, con Matteo costretto ai vantaggi nel quarto game (poche prime e un paio di errori su palle molto cariche di top spin del rivale). La prima bella smorzata vale al romano il punto del 2 pari. 19 minuti, e lo score già segna 3 pari. Federico manovra bene col suo diritto mancino, un colpo profondo e difficile da anticipare con forza, ed incisivo in cross sul rovescio dell’azzurro. Fa fatica Matteo in risposta in quest’avvio, solo due punti vinti su 4 turni di servizio dell’argentino. Ottavo game, non bene Berrettini. Niente prime, si fa sorprendere da un’accelerazione violenta di diritto lungo linea. 15-30, e poi 15-40 con una risposta a tutta, improvvisa e vincente di Delbonis. Prime palle break del match. Si prende un rischio totale Matteo, con una seconda che pizzica la riga, imprendibile, per un Ace. Una botta esterna salva il romano dal momento critico. Altro Ace e quindi gran prima e palla corta, con Federico troppo lontano per rincorrerla. 4 pari. Nono game, finalmente Matteo risponde in campo, si scambia, e riesce a muovere il rivale col back in zone di campo per lui scomode. 30 pari, arriva un bello scambio, con Federico bravo a chiudere di volo su un tocco di Berrettini. Un Ace porta Delbonis avanti 5-4; risponde l’azzurro, quattro pallate e via, 5 pari. Undicesimo game, si scambia e Matteo incide col diritto, bello carico e poi potente, a far sbagliare l’argentino. Anche un doppio fallo, lo score segna 30-40, prima palla break per l’azzurro. Molto fortunato Delbonis, centra male una palla che vola alta, con strano spin e resta in campo, un colpo che spacca lo scambio a suo favore. Si va ai vantaggi. L’argentino è bravo a mascherare col suo ampio movimento il diritto lungo linea, che trova l’angolo a destra lasciato spesso un po’ scoperto da Matteo. 6-5 Delbonis. Serve sotto pressione il romano, sbaglia il primo punto ma con coraggio si butta avanti e chiude di volo, 15 pari. Con  uno scambio di back insistiti Delbonis scende a rete e il passante di rovescio di Berrettini non supera la metà campo. 15-30, a due punti dal set Federico. Risponde bene Delbonis, di puro incontro, ma Berrettini è bravo coi piedi a trovare la palla e spingere. 30 pari. Servizio e diritto, grande velocità e precisione di Matteo, che si guadagna il Tiebreak. Perfetta parità al momento: 34 punti a testa. Parte male Berrettini, un diritto in spinta vola lunghissimo, 2-0 Delbonis. Si salva Matteo all’uscita dal servizio, gestisce di pura “mano” una risposta violenta del rivale, 1-2 e 1-4, molto solido l’argentino, non sta sbagliando niente sia sul piano tattico che tecnico. Si gira 2-4. Ottimo “Berretto” nell’ottavo punto, lavora col back benissimo, costringe il rivale ad accorciare e via botta col diritto. 4 pari. Un altro bellissimo back, lungo e con rimbalzo minimo, porta all’errore l’argentino. da 1-4, 5-4 avanti e servizio Berrettini. Servizio esterno ingestibile, 6-4 e due Set Point! Altra prima al corpo, 6 punti di fila e vince 7-4 un tiebreak che si era messo molto male. Bravo Matteo a salire nel set, iniziare a rispondere e salvarsi col servizio nel momento critico. Il back di rovescio ha fatto la differenza al tiebreak, insieme alla battuta.
    Secondo set, Berrettini scatta col servizio. Sulla scia dell’ottimo Tiebreak, Matteo a zero muove lo score, continuando una serie di 10 punti di fila. Diventano 11, incontenibile col diritto in spinta dall’angolo sinistro, la palla ha una combinazione di velocità e spin favolosa. Altro errore di rovescio, 12esimo punto e 0-30. Matteo spinge, cerca l’affondo già ad inizio parziale. Vola via un diritto di Federico, in evidente tensione per il momento negativo, 0-40 e tre palle break per Berrettini. Si ferma a 13 la serie di punti di fila, ma il break arriva con un altro errore di diritto di Delbonis. 2-0 Berrettini, fa il pugno verso il suo angolo, ora la partita sembra in mano all’azzurro (parziale di 14-1). Sembra… Infatti nel terzo game si ferma l’onda dell’azzurro: Delbonis entra in risposta su due seconde, molto aggressivo, e poi Matteo gioca con poco ritmo un diritto, che muore in rete. 30-40, palla del contro break per l’argentino. Un altro diritto out costa al romano il game. Contro Break, serve Delbonis 1-2. Dopo il “crollo”, ora l’argentino spinge in sicurezza col diritto mancino, apre l’angolo e chiude. 2 pari. Serve un bel game di servizio all’azzurro, per arrestare il ritorno del rivale. La prima di servizio lo sostiene, senza problemi si porta 3-2. Sesto game, il romano torna a rispondere in modo aggressivo, e poi entra col diritto in grande spinta. Il game va ai vantaggi. Cerca un back molto lungo per uscire da uno duro scambio Matteo, ma la palla scivola appena lunga. Federico vince una schermaglia sotto rete, siamo 3 pari. Con un altro buon game, molto solido al servizio, Berrettini resta avanti 4-3, fondamentale visto che si avvicina la fase “calda” del set, con una palla break che può diventare decisiva. Sotto pressione, l’argentino lavora bene: servizi precisi, diritto, anche una discesa a rete ben eseguita. Non molla la presa, 4 pari. Nono game, ora ogni punto è pesante. Con un lungo scambio, in cui ha inchiodato Matteo nell’angolo del rovescio e poi chiuso dall’altra parte, Delbonis si porta 15-30. E niente prima… Si salva Matteo con fortuna, un facile passante è affossato a rete da Federico. Con coraggio il romano spinge col diritto, subito dopo il servizio, per non dare modo al rivale di imbastire lo scambio, e muoverlo. Con un’altra prima solida, Berrettini si porta 5-4. L’azzurro ci prova in risposta, entra di potenza, sbatte Federico lontano dalla riga e lo porta all’errore. 0-15. Doppio Fallo! 0-30, a due punti dal match l’azzurro. Gioca con classe Matteo, spinge, butta fuori il rivale e lo chiama avanti con la smorzata. Comanda, regala grande tennis e strappa il 15-40, due Match Point!!! In rete il diritto di Delbonis, Matteo sbatte la racchetta sul petto, con testa e tennis vince il match e approda per la prima volta nei quarti a Madrid. Bravo, Bravissimo Matteo a salire nella partita e giocare al massimo nei momenti chiave.

    Marco Mazzoni

    [8] Matteo Berrettini vs [Q] Federico Delbonis ATP ATP Madrid Berrettini M.76 Delbonis F.64 Vincitore: Berrettini M. ServizioSvolgimentoSet 2Delbonis F. 0-15 0-30 15-30 15-405-4 → 6-4Berrettini M. 0-15 15-15 15-30 30-30 40-304-4 → 5-4Delbonis F. 15-0 30-0 40-0 40-154-3 → 4-4Berrettini M. 15-0 30-0 30-15 40-153-3 → 4-3Delbonis F. 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 A-403-2 → 3-3Berrettini M. 15-0 30-0 40-02-2 → 3-2Delbonis F. 15-0 15-15 30-15 40-152-1 → 2-2Berrettini M. 0-15 15-15 30-15 30-30 30-402-0 → 2-1Delbonis F. 0-15 0-30 0-40 15-401-0 → 2-0Berrettini M. 15-0 30-0 40-00-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1Tiebreak0-0* 0*-1 0*-2 1-2* 1-3* 1*-4 2*-4 3-4* 4-4* 5*-4 6*-46-6 → 7-6Berrettini M. 0-15 15-15 15-30 30-30 40-305-6 → 6-6Delbonis F. 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 A-405-5 → 5-6Berrettini M. 15-0 30-0 40-04-5 → 5-5Delbonis F. 15-0 15-15 30-15 30-30 40-304-4 → 4-5Berrettini M. 15-0 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 A-403-4 → 4-4Delbonis F.3-3 → 3-4Berrettini M. 15-0 30-0 40-02-3 → 3-3Delbonis F.2-2 → 2-3Berrettini M. 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-401-2 → 2-2Delbonis F. 15-0 30-0 40-0 40-151-1 → 1-2Berrettini M.0-1 → 1-1Delbonis F. 15-0 30-0 30-15 40-150-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    Medvedev: “Dopo una sconfitta andavo sempre a McDonalds. Ora faccio una vita salutare”

    Daniil Medvedev, best ranking n.2

    Il russo Daniil Medvedev regala spunti interessanti nelle sue interviste, visto che spesso si apre al pubblico e racconta dettagli del suo privato. Ha rilasciato al sito ATP alcune parole su come sia cambiato il suo regime alimentare, passando da frequenti cene al fast food ad una dieta più equilibrata ed appropriata per un atleta di vertice.
    “Sono un goloso, soprattutto di dolci. Mangiavo tantissimi croissant, anche se quello che non mi facevo mancare mai erano gli hamburger da McDonalds. Prima di compiere 21 anni avevo una routine particolare… ogni volta che perdevo una partita o finivo un torneo, andavo a mangiare hamburger McDonalds. Ho sempre pensato che in Russia la qualità dei loro panini sia migliore rispetto ad altri paesi in Europa o Stati Uniti. Perché lo facevo? Non so, forse era un rimedio contro la delusione della sconfitta. C’è chi si butta sul gelato quando si sente triste, io invece andavo da McDonalds dopo ogni sconfitta. Ammetto che fino ai 21 anni non ho prestato molta attenzione ai piccoli dettagli o alle abitudini fuori dal campo”.
    Adesso però tutto è cambiato, e lo si vede dai suoi grandi risultati: “Mi sono divertito molto, non pensavo che quelle cose potessero influenzare il mio tennis, ma a 21 anni ho capito che non potevo continuare così, non potevo sacrificare l’aspirazione di crescere nella mia carriera per il solo divertimento. Sono cambiato: ho iniziato ad andare a dormire presto, a mangiare sano, ad approfittare dei giorni liberi per riposarmi e non fare 10 chilometri a spasso, come facevo prima. Eliminare questo genere di cose mi ha permesso di fare un salto di qualità, arrivare a risultati positivi, quindi non lo rimpiango più”.
    Ha aggiunto anche due parole su un tema classico ai tennisti, la superstizione. Ammette di esserlo… “Sì, forse sono un po’ superstizioso, ma penso che lo siano tutti i tennisti. Nascondiamo le nostre superstizioni a causa dell’importanza della routine in questo sport, ma alla fine ognuno di noi ha le sue cose e piccole manie. Io? Per dirne una, mi alleno sempre 3 ore e 30 minuti prima della partita. Molti potrebbero pensare che questo sia molto superstizioso, ma è davvero il tempo ideale per il mio corpo, perché mi permette di mangiare due ore e mezza prima della partita. Se questo è considerato essere superstizioso, allora davvero lo siamo tutti, in misura maggiore o minore”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Masters 1000 Madrid: Berrettini quasi perfetto, supera nettamente un Fognini non al meglio

    Berrettini continua la sua corsa a Madrid

    Matteo Berrettini vince il derby azzurro al Masters 1000 di Madrid, superando nettamente Fabio Fognini in due set, 6-3 6-4 lo score del match. Quasi perfetto il romano, devastante al servizio e preciso nella spinta; non bene invece il ligure, entrato male in  partita e poi troppo lento con i piedi e poco intenso per ribaltare le sorti della partita contro un Matteo così centrato. Berrettini ha condotto il match dall’inizio alla fine, con potenza, intensità e qualità. Non ha concesso nemmeno una palla break a Fabio.

    A breve il commento completo, ecco la cronaca della partita.

    Il derby azzurro inizia poco dopo le 17, con Berrettini alla battuta. Bella prima, via avanti e volée vincente (comoda). Il servizio di Matteo è subito potente e preciso, a zero muove lo score. Entra a tutta anche in risposta il romano, Fabio è sorpreso. 0-30, e 6 punti a zero per Berrettini. Finalmente Fognini entra in partita, con una bella smorzata vince il suo primo punto del match. È evidente che Fabio debba far di tutto per non consentire a Matteo di sprigionare la potenza del suo diritto. Un errore in scambio costa al ligure il 30-40 e prima palla break del match. Si salva comandando lo scambio col diritto, ma commette doppio fallo e quindi c’è un’altra chance di break. Gran punto di Berrettini: alza la parabola col rovescio in difesa, e in piena corsa verso destra chiude l’angolo cross con una bordata imprendibile. Che winner, e BREAK Berrettini, 2-0 avanti. Dopo un doppio fallo, ecco la prima “smorza” di Matteo, col diritto, perfetta. Troppo lontano Fognini in posizione di risposta, apre molto il campo e consente a Berrettini di girarsi sul diritto anche da sinistra e sparare tutta. Ottimo inizio del romano, tatticamente e tecnicamente perfetto, per il 3-0. Il braccio di Fognini è tutt’altro che sciolto, affossa un diritto banale, molto fermo coi piedi, segnale che ancora non è davvero entrato in partita. È pure sfortunato quando un diritto in avanzamento s’impenna sul nastro e finisce largo. 30-40, palla del doppio break. Se la gioca bene Fabio, finalmente rapido coi piedi e pronto ad accelerare sulla palla più corta del rivale. Un punto che ha acceso la luce nel tennis del ligure: vince il primo game del match con altri due buone accelerazioni, portandosi 1-3. Adesso Fognini deve riuscire a tenere questa intensità ed incidere in risposta, per tornare nel set. “Berretto” ha un altro programma… continua a servire molto bene, alternando palle al centro ad altre angolate. 4-1 Berrettini. Fognini è entrato nel match, anticipa e comanda col diritto, più sciolto e rapido nel cercare la palla nei suo turno di servizio; Berrettini è molto preciso in spinta, aiutato dalla posizione troppo arretrata di Fabio e dalle sue risposte non così lunghe. E poi, con la prima continua a fare la differenza, trovando punti importanti (come sul 40 pari nel settimo game). Il set scivola via sui turni di servizio. 5-3, Matteo serve per vincere il primo set. E serve bene… due prime ottime, 30-0, e poi una seconda molto carica, la risposta di rovescio vola via, difficile controllare quella traiettoria. 40-0, tre set Point. Un altra prima-bomba e 6-3 Berrettini. Un set meritato in 35 minuti di dominio col servizio: 22 punti vinti su 28 giocati, 79% di prime in campo con l’86% dei punti vinti. In pratica, sui turni del romano, quasi non si è giocato.
    Secondo set, Fognini inizia alla battuta. Con un buon ritmo col rovescio, Fabio inchioda nell’angolo Matteo a sinistra. Grazie a un paio di buone prime comanda e vince un bel game, 1-0 e per la prima volta avanti nel match. Nel quarto punto del secondo game, per la prima volta Fognini riesce a difendersi e ribaltare lo scambio, portando Matteo all’errore. Piccoli segnali di un “Fogna” in crescita. 30 pari e seconda di servizio, piccola chance per Fognini? Scambia da troppo lontano il ligure, non contiene la potenza di Berrettini. Terzo game, Fognini commette un paio di gratuiti classici, crollando 15-40. Un passaggio a vuoto, arrivato all’improvviso, proprio mentre si iniziava ad intravedere qualcosa di buono nella sua velocità in campo ed intensità. Niente, un altro brutto rovescio scaraventato in rete con troppa fretta (e piedi quasi fermi) costa al ligure il BREAK. Berrettini, quasi senza far niente in risposta, si ritrova avanti di un set e 2-1 e servizio nel secondo. Il match sembra già segnato, se il romano continua a servire così bene e sbagliare così poco. Accenna qualche frase con se stesso Fabio, finora quasi silente nel match, forse a cercare una scossa, ma Matteo è totalmente focalizzato nel suo tennis. Serve benissimo il romano, e viene pure avanti a toccare di fino con una smorzata che gli vale il punto del 3-1. Consolida il BREAK Berrettini, lanciassimo verso il successo. La sensazione è che solo un improvviso calo di tensione del romano potrebbe riaprire la partita. Prova a spingere Fognini, lascia partire il braccio, ma più di rabbia che di precisione. I piedi sono ancora un po’ troppo fermi, e non è preciso. Da 40-15 perde tre punti di fila e deve affrontare una palla break che profuma di match point. Se la gioca bene, servizio esterno e diritto cross in anticipo, preciso. Però commette un doppio fallo, e affronta di nuovo la palla break. Stesso schema, stavolta col diritto sorprende Matteo col contro piede. Lo sguardo di Berrettini mostra tutta la sua concentrazione, spinge forte e conquista la terza palla break del game. Fognini resta aggrappato alla partita con le unghia, almeno le palle break le gioca con attenzione e qualità. Game complicatissimo, si salva Fabio e resta in scia 2-3. Il romano continua a macinare tennis senza patemi al servizio, il ligure non molla, ma il suo gioco va a corrente alternata, addirittura è costretto a giocare qualche rovescio a una mano per rintuzzare la lunghezza di palla nello scambio di Matteo; ma è anche il segnale di una discreta lentezza di Fabio nel cercare la palla, nella sua reattività oggi. Settimo game, da 40-15 Fognini è di nuovo costretto ai vantaggi. Una risposta di diritto inside out di “Berretto” è impressionante per potenza e lunghezza, è in grande fiducia oggi Matteo, e si vede per come regge lo scambio ed accelera. 12 punti per vincere il game, “Fogna” resta in scia 3-4. Concede qualcosa col diritto Berrettini nell’ottavo game, ma con servizio ed un back di rovescio velenosissimo, si porta 5-3, ad un passo dalla vittoria. Non molla Fabio, con un bel game di servizio sale 4-5. Ma il problema è incidere in risposta per tornare in vita nella partita. Quasi impossibile con un servizio così in ritmo come quello di Matteo oggi. Di fatto nel decimo game non si gioca, 40-0 e tre Match Point. Servizio esterno e palla corta, perfetta. Game Set Match Berrettini. Un successo meritato, è scattato velocissimo dai blocchi ed ha condotto la partita senza sbavature. Solo un break a set, ma Matteo non ha mai rischiato nei suoi turni di servizio. 17 punti di differenza tra i due, e ZERO palle break concesse dal romano. Indice della qualità della partita giocata da Berrettini.

    Marco Mazzoni

    [8] Matteo Berrettini vs Fabio Fognini ATP ATP Madrid Berrettini M.66 Fognini F.34 Vincitore: Berrettini M. ServizioSvolgimentoSet 2Berrettini M. 15-0 30-0 40-05-4 → 6-4Fognini F. 15-0 30-0 40-0 40-155-3 → 5-4Berrettini M. 15-0 30-0 30-15 40-15 40-304-3 → 5-3Fognini F. 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-404-2 → 4-3Berrettini M. 15-0 30-0 40-03-2 → 4-2Fognini F. 15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 40-A A-403-1 → 3-2Berrettini M. 15-0 15-15 30-15 40-152-1 → 3-1Fognini F. 15-0 15-15 15-30 15-401-1 → 2-1Berrettini M. 0-15 15-15 30-15 30-30 40-300-1 → 1-1Fognini F. 0-15 15-15 30-15 40-150-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Berrettini M. 15-0 30-0 40-05-3 → 6-3Fognini F. 15-0 30-0 30-15 40-155-2 → 5-3Berrettini M. 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 A-404-2 → 5-2Fognini F. 15-0 30-0 40-04-1 → 4-2Berrettini M. 15-0 30-0 30-15 40-153-1 → 4-1Fognini F. 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-403-0 → 3-1Berrettini M. 0-15 15-15 30-15 40-152-0 → 3-0Fognini F. 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-401-0 → 2-0Berrettini M. 15-0 30-0 40-00-0 → 1-0
    5 Aces 11 Double Faults 274% (39/53) 1st Serve 71% (47/66)85% (33/39) 1st Serve Points Won 70% (33/47)64% (9/14) 2nd Serve Points Won 37% (7/19)0% (0/0) Break Points Saved 71% (5/7)10 Service Games Played 930% (14/47) 1st Serve Return Points Won 15% (6/39)63% (12/19) 2nd Serve Return Points Won 36% (5/14)29% (2/7) Break Points Converted 0% (0/0)9 Return Games Played 1079% (42/53) Service Points Won 61% (40/66)39% (26/66) Return Points Won 21% (11/53)57% (68/119) Total Points Won 43% (51/119) LEGGI TUTTO

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    Dolgopolov annuncia il ritiro, un suo ricordo (di Marco Mazzoni)

    Sasha Dolgopolov

    Alexandr Dolgopolov ha annunciato il ritiro dal tennis Pro. Lo comunica il sito ATP, con un ricordo del 32enne ucraino, che da moltissimo tempo era costretto ai box per colpa in un problema al polso destro, purtroppo mai superato. L’articolazione ha ceduto nella primavera 2018, e nonostante tanti tentativi di recupero (due operazioni) il suo ultimo match ufficiale sul tour maggiore risale agli Internazionali BNL d’Italia di quell’anno, quando perse nettamente all’esordio contro Djokovic. Tre mesi dopo il primo intervento al polso, poi un secondo, riposo e fisioterapia, tentativi di rientro agli allenamenti, mai sul tour per partite ufficiali. Lascia con 3 titoli vinti (Umag 2011, Washington 2012 e Buenos Aires 2017) e un best ranking al n.13 toccato il 16 gennaio 2012. Negli Slam vanta i quarti di finali agli Australian Open 2011. Ricordare “Dolgo” con i freddi numeri è quasi inutile. Non perché questi non contino, tutt’altro, ma l’ucraino, classe 1988, più che un giocatore è stato un “giocoliere”, un sorta di illusionista con racchetta, pronto a stupire gli avversari, il pubblico (…e forse anche se stesso) con colpi particolari, estemporanei, totalmente istintivi e creativi.
    Dotato di un fisico da normotipo e un incedere a volte buffo, “Dolgo” è esploso nel grande tennis quasi all’improvviso, dopo una veloce gavetta nei Futures e Challenger. Ancora lo ricordano bene a Roma, dove esordì nel 2007 al Challenger che si disputava appena prima degli IBI. Con quel gioco spumeggiante, senza ritmo, colpendo in salto totalmente decontratto, arrivò nei quarti, sconfitto dal solido rumeno Victor Hanuecu dopo averlo quasi “umiliato” sul piano tecnico in un primo set vinto 6-0. Nello stesso anno vinse il Challenger di Sassuolo e poi semifinale a Mantova. L’esplosione nel 2010, con ottimi risultati nei Challenger ad inizio anno, l’ingresso nella top100 e quindi l’approdo nei tornei maggiori, dove valeva sempre il prezzo del biglietto. Al 1000 di Madrid passò le quali, sconfisse Andy Seppi e poi gioco una partita splendida contro il “tiranno” Nadal, sorpreso più volte dalle accelerazioni in salto, improvvise e perentorie di Sasha. Fu il suo vero “ingresso in società”, dopo quel match il suo nome era spesso cercato nei tabelloni e schedule giornalieri, perché ammirarlo (soprattutto nelle giornate sì) era un’esperienza diversa, appagante. Il suo momento magico resterà la corsa a Melbourne 2011, quando superò prima Tsonga (allora n.13 del mondo) e poi Soderling (quello vero, era n.4 in quel momento) con due partite splendide in 5 set. Perse da Murray in 4, ma giocando un’altra bella partita, con momenti di tennis notevoli.
    Momenti è la parola esatta che descrive “Dolgo”. Oggi che annuncia il ritiro, posso dire che di Dolgopolov non ricordo tanto un match, una partita, un torneo, ma momenti del suo gioco. Perché lui alla fine giocava nel senso vero del termine, si divertiva a divertire se stesso e gli altri. Mai due colpi uguali, non uno schema rigido. Mai l’efficacia piegata alla vittoria, vincere era la conseguenza di uno stato di flusso tecnico che accompagnava la sua visione. Perché lui vedeva il campo in modo diverso. Quel rettangolo così ortogonale per lui era come una tela, da dipingere con palle una diversa dall’altra. Sentiva il momento, sentiva il rivale, lo osservava e quindi sparava palle lente, poi lunghe, quindi forti e velocissime, e infine di nuovo tagli e arrotate. Il tutto neanche per “fargli male” quanto per imporre il suo tennis. Non che non si difendesse, ma lo faceva a suo modo, senza forza bruta, senza palle a far sbagliare. Non ne aveva nemmeno il fisico per calarsi nei panni del pedalatore. Lui era diverso, in tutti sensi. E dice oggi nel momento del ritiro, “spero di aver divertito chi mi ha seguito”. Eccome se hai divertito… e proprio per questo ci mancherai, e già mancava il tuo estro, quel modo di porsi così differente in un mondo estremizzato su tutto, dall’atletismo all’agonismo.
    Lo ricordo distintamente in un’edizione del torneo di Umag, edizione 2010. Pioveva a dirotto quella settimana, e appena il sole faceva capolino, tutti in campo ad allenarsi per preparare al meglio i match. Lui no. Quella mattina se ne stava a passeggio sulla laguna di Katoro, osservando le barche e sentendo il vento nei capelli con il suo fido coach Jack Reader, e sorseggiando una bibita. Il campo poteva aspettare perché era finalmente spuntato il sole, il panorama era splendido e quello era il momento di goderselo. Per la cronaca poi in campo ci andò, dopo un breve allenamento, e vinse giocando da Dio, strapazzando Skugor tra palle corte perfette ed accelerazioni di rovescio micidiali.
    Del resto, quando hai un tennis così fondato sulle sensazioni, solo con un buon “mood” lo puoi esprimere. “Avevo bisogno di essere di buon umore per giocare il mio miglior tennis”, ammette oggi Dolgopolov, “Era così semplice. A volte ero stanco o di cattivo umore e non avevo davvero bisogno di competere. In generale avevo bisogno di essere sano, ma anche di lottare e competere, e a volte non è successo. Tutto era basato sulla sensazione”.
    Molti gli hanno rimproverano, nei suoi anni migliori, di non aver espresso il massimo del suo potenziale. Lo pensa anche Reader, che oggi dichiara: “Una volta abbiamo avuto una conversazione che “mi ha ucciso”… Era nel momento migliore, gli dissi ‘Sei arrivato al numero 13 con talento, ma se tratti meglio il tuo corpo e la tua dieta possiamo andare oltre’. Sascha mi ha risposto: ‘Quindi devo lavorare di più Jack?’ guardandomi come se gli avessi detto chissà cosa. Quello fu come un calcio nel volto… Se avesse iniziato a fare le cose come fanno i ragazzi più forti, sarebbe potuto andare più in alto, aveva i mezzi per farcela”.
    In un tennis sempre più spinto verso l’estremo per competizione, fisicità, intensità, la leggerezza di palla e di pensiero di Dolgopolov manca e mancherà terribilmente. Buona vita, genio.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO