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    Thiem: “Nel 2022 Djokovic tornerà più forte che mai”

    Dominic Thiem ha passato idealmente la coppa di US Open a Daniil Medvedev. Il russo è stato attore dell’impresa dell’anno, unico capace di sconfiggere Djokovic in un torneo dello Slam nel 2021, ad un passo da un leggendario Grande Slam. Secondo l’austriaco, ancora ai box impegnato nel lungo e delicato recupero da un serio problema […] LEGGI TUTTO

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    US Open: finale Djokovic vs. Medvedev – Liveblog

    Medvedev sfida Djokovic

    Novak Djokovic e Daniil Medvedev si sfidano per il titolo 2021 di US Open. Un match che potrebbe diventare uno dei più importanti della storia moderna della disciplina in caso di vittoria del n.1 serbo: completerebbe un leggendario Grande Slam. Medvedev proverà a stoppare il sogno di “Nole”, forte di un’ottima condizione mostrata nel torneo. I due si sono affrontati nella finale degli Australian Open 2021, vinse nettamente Novak.
    Seguiamo e commentiamo insieme la finale con il nostro Liveblog!

    N. Djokovic vs D. Medvedev Il match deve ancora iniziare LEGGI TUTTO

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    52 anni dal Grande Slam di Laver. La storia dell’impresa e perché è stato quasi impossibile ripeterla (di Marco Mazzoni)

    Rod Laver vince US Open 1969, completa il secondo Grande Slam

    12 settembre 2021: stasera a Flushing Meadows verrà assegnato il titolo maschile di US Open, quarto Slam stagionale. Non è una finale “qualsiasi”. Novak Djokovic è una sola vittoria da completare quel Grande Slam stagionale che manca da 52 anni. Scaldiamo l’attesa con un flashback storico. Torniamo a quel 9 settembre 1969, esattamente al West Side Tennis Club nel quartiere di Forest Hills – NYC, dove andò in scena la finale maschile dell’88esima edizione di US Open. Rod Laver sconfisse Tony Roche in quattro set, completando per la seconda volta il cosiddetto Grande Slam. Un’impresa epocale, mai più riuscita ad un tennista uomo (Steffi Graf l’ultima nel 1988). Un successo leggendario, che merita di essere raccontato, e compreso. Ma prima, perché il completamento in un anno solare del poker Australian Open – Roland Garros – Wimbledon e US Open si chiama Grande Slam?
    Forse non tutti conoscono la storia del termine “Grande Slam”, oggi in uso non solo nel tennis ma anche nel golf, baseball ed altre discipline. Deriva dal gioco di carte del Bridge: è il colpo massimo che si può realizzare, tredici prese effettuate ai danni dell’avversario. Si parlò per la prima volta di Grande Slam nel tennis nel 1933, grazie al giornalista del New York Times John Kieran. Jack Crawford quell’anno vinse Australian Open, Roland Garros e Wimbledon. Prima di US Open Kieran (giocatore di bridge) scrisse: “Se Crawford vincesse il torneo, sarebbe come segnare un Grande Slam nel bridge”. Il tennista australiano vinse due set della finale di contro Fred Perry, ma fu rimontato fino alla sconfitta. Don Budge nel 1938 fu il primo tennista a completare un Grande Slam, quindi Rod Laver (1962 e 1969). Tra le donne ci sono riuscite Maureen Connolly (1953), Margaret Smith Court (1970) e Steffi Graf (1988). Torniamo ora a quel 9 settembre 1969, 52 anni fa, a New York.

    “L’elicottero e la Leggenda”
    Il cammino di Rod Laver a US Open 1969 non fu affatto una passeggiata. Da un lato era molto vicino a ripetere una grandissima impresa sportiva, dall’altra la sua testa era concentrata sulla famiglia, visto che sua moglie stava per partorire Rick proprio in quei giorni e non c’era modo a quei salire in poche ore su di un aereo e scappare via. Dopo tre turni agevoli, Rod negli ottavi rimontò uno svantaggio di due set a uno contro Ralston, scampando un grande pericolo, quindi nei quarti sconfisse Emerson in quattro lottati set. Anche “Rocket”, il più grande e forte tennista dell’epoca, sentiva la pressione. In semifinale trovò il suo miglior tennis e superò Ashe in tre set, incluso un bellissimo terzo parziale terminato 14-12. In finale trovò Tony Roche, uscito vittorioso da una battaglia epica contro il connazionale Newcombe, terminata  8-6 al quinto, partita più bella del torneo. C’era enorme attesa per la finale, guastata anche dal meteo newyorkese, sempre uggioso e imprevedibile a settembre, ad allungare il torneo. Quel 9 settembre era martedì e non mancò la pioggia. Di tetti mobili a quell’epoca nemmeno l’ombra, tanto che sul centrale piombò addirittura un elicottero (!) a sorvolare per alcuni minuti il campo e così “asciugare l’erba” dopo un ritardo di 90 minuti. Siamo in America, le trovate ad effetto sono sempre dietro l’angolo… Finalmente la finale scattò. La tensione era altissima, anche nel braccio granitico di Laver, che iniziò male sparando un doppio fallo. Seguì una prima palla troppo centrale, seguita a rete e punita da una gran risposta di Roche, prontissimo a scattare dai blocchi e desideroso di stoppare la corsa dell’amico rivale. Una prima slice esterna consegnò a Laver il primo quindici del suo match. La partita avanzò velocemente, servizio e volée erano la religione su erba. Rod aveva strappato un game di servizio a Tony, ma quando servì per il primo set sul 5-3 subì il contro break. Dopo 27 minuti di un match a dir poco “scivoloso”, Laver decise di cambiare le sue scarpe indossando le “Spikes”, con una leggera dentatura per aiutare la presa sul manto erboso ancora molto umido. Non gli bastò per vincere il primo set, perso 7-9 dopo 42 minuti. L’atmosfera era elettrica, si pensava che il campionissimo potesse crollare da un momento all’altro sotto il tennis consistente della “roccia” Roche. Laver cancellò una delicata palla break in apertura del secondo set con un gran tocco. Quel momento fu una liberazione, la tensione iniziò ad allentarsi e salì in cattedra, iniziando a produrre quel tennis offensivo e quasi perfetto che l’aveva reso il più forte. Il braccio mancino di “Rocket” iniziò a mulinare colpi precisi, potenti, “senza alcuna lacuna tecnica” come raccontavano i cronisti dell’epoca. Prese possesso del match, servendo benissimo e rispondendo da campione. Con un crescendo wagneriano regolò Roche 6-1 6-2 6-2. Vinse il suo 11esimo e ultimo Major, ma soprattutto completò il secondo Grande Slam dopo quello del 1962 “da dilettante”. Nel 1963 infatti era passato al tour Pro, niente tornei Slam fino al 1968.L’Era Open iniziò nel 1968, ma è corretto considerare l’impresa di Laver del ’69 come la “vera” chiusura dell’epoca precedente. Dai ’70s nuovi giocatori, con un tennis diverso, più muscolare e moderno, cambieranno le carte in tavola rivoluzionando lo sport della racchetta. Da quel 9 settembre nessun tennista è riuscito a completare il Grande Slam, solo Steffi Graf tra le donne nel 1988. In questi 52 anni abbiamo attraversato varie fasi storiche, molte rivoluzioni tecniche – incluso l’avvento dei nuovi materiali – e campioni epocali. Abbiamo accompagnato le gesta di leggende come Borg, McEnroe, Connors, Lendl, Agassi, Sampras, e oggi quelle di Federer, Nadal e Djokovic; tra le donne Navratilova, Evert, Seles, Serena Williams. Alcuni di loro hanno dominato alcune annate nel senso pieno del termine, sono riusciti a vincere tutti i Majors in carriera, ma non a completare un Grande Slam. C’è riuscito solo Novak Djokovic a cavallo di 2015 e 2016, vincendo di fila tutti i 4 gli Slam. Adesso Novak ci riprova, stavolta nell’anno solare 2021. Chi c’era andato vicino prima di Novak “Djoker” Djokovic?
    Dal 1970 nessun Grande Slam, eccetto Steffi Graf (1988). Ma qualcuno c’è andato vicino. Djokovic ha vinto in fila i quattro Majors, tra 2015 e 2016, con le vittorie a Wimbledon e US Open 2015, Australian Open e Roland Garros 2016. Stessa situazione tra le ragazze per Martina Navratilova (a cavallo tra 1983-84), Steffi Graf (1993-94) e due volte Serena Williams (2002-03, 2014-15). Alcuni commentatori annoverano questi poker tra i Grande Slam, ma per la classica interpretazione dell’impresa i quattro titoli devono essere conquistati nell’anno solare. Roger e Rafa? Nadal non c’è mai andato vicino, avendo trionfato a Melbourne solo nel 2009, ma uscendo clamorosamente di scena vs. Soderling a Parigi negli ottavi. Federer invece c’è andato molto vicino nelle annate 2004 e soprattutto 2006 e 2007, quando vinse tre Slam perdendo (da Rafa) la finale di Roland Garros, quindi ad un solo match dal Grande Slam. Tornando più indietro, Sampras mai ha vinto a Roland Garros; Lendl mai vinse a Wimbledon; Wilander vinse tre Slam nel 1988, gli mancarono i Championships. Connors non ha mai trionfato sul rosso parigino, come McEnroe. Unico il caso di Borg. Nei suoi anni d’oro l’Australian Open si svolgeva a dicembre, ultimo Slam in calendario (per l’esattezza dal 1977 al 1985). Bjorn vinceva a ripetizione Roland Garros e Wimbledon, ma non riuscendo a trionfare a New York finiva per saltare la trasferta down under. Tutto lascia pensare che in caso di successo in America, Borg avrebbe avuto vita facile a Melbourne, dove il livello era indubbiamente inferiore agli altri Majors in quegli anni. Tra le donne, ci andrò molto vicino Martina Navratilova nel 1984: vinse Parigi, Wimbledon e US Open, ma perse clamorosamente a Melbourne in semifinale da Helena Sukova 7-5 al terzo. Addio sogno Grande Slam.Vincere un Grande Slam implica disputare una stagione quasi perfetta, “almeno” da gennaio a settembre. Non facile riuscire a tenere così alta la condizione fisica, tecnica e mentale in uno sport che dagli anni ’70 è diventato sempre più difficile e competitivo. La differenza nelle condizioni di gioco hanno avuto un impatto decisivo nel rendere l’impresa più complicata, ancor più da fine anni ”70 fino ai primi anni 2000, quando le superfici erano davvero diverse tra di loro. Fino al 1974 infatti tre Majors su quattro si giocavano su erba, chi possedeva un tennis ideale ai prati era molto avvantaggiato. Dal 1975, per tre anni, a New York si giocò sulla terra “verde”, più veloce e scivolosa di quella rossa europea; lì Borg perse la grande occasione… Quindi dal 1978, sempre a NY, ecco il primo Slam su hard court. Tre superfici diverse per i quattro Majors. La situazione si complicò ancor più quando gli Australian Open rivoluzionarono il loro torneo. Dopo averlo riportato a gennaio nel 1987 (vinse Edberg sull’erba di Kooyong), nell’88 ecco il nuovo impianto a Flinders Park, con un cemento molto diverso da quello americano. Fu deciso – a malincuore – di archiviare la mitica scuola tecnica “aussie” su erba per rilanciare un movimento in crisi ed un torneo “vaso di coccio” rispetto agli altri Slam. Negli anni l’operazione ha funzionato, oggi l’Australian Open è un torneo pari – se non superiore – agli altri Majors. Quattro Slam, quattro condizioni diverse. Il Grande Slam divenne ancor più difficile.
    Dagli anni 2000 il Grande Slam è tornato ad essere “possibile” anche grazie alle condizioni di gioco, straordinariamente uniformate rispetto all’epoca precedente. Dal 2002 a Wimbledon è stata imposta un’erba “lenta”, grazie ad una diversa composizione del prato, un taglio più alto ed un cambio nel suolo. Oggi ai Championships si scambia eccome, quindi chi è forte sui campi in sintetico non fa affatto fatica ad essere competitivo sui prati. La terra rossa è stata velocizzata, per cancellare maratone impossibili e rendere gli scambi più avvincenti. Alla fine per quasi tutta la stagione si gioca con condizioni abbastanza omogenee, e questo ha fatto sì che da metà anni 2000 si imponesse una nuova scuola tecnica e generazione di giocatori in grado di giocare al massimo praticamente tutto l’anno. Un fattore questo decisivo al far tornare “possibile” anche il Grande Slam. Non è un caso quindi che Novak Djokovic, tennista eccezionale e giocatore più completo e più forte dal punto di vista atletico e mentale, abbia già realizzato un “quasi” Grande Slam e oggi sia ad una sola vittoria da ripetere l’impresa di Rod Laver del ’69.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Archeo-Tennis: 11 settembre 1999, Serena Williams vince il suo primo Slam

    Serena Williams, vince US Open 1999

    11 settembre, una data diventata tristemente “infausta” 20 anni fa. Impossibile togliersi dagli occhi le drammatiche immagini dell’attacco terroristico a New York. Due anni prima, nel 1999, proprio l’11 settembre inizia la corsa Slam di Serena Williams. La più giovane delle “sisters” infatti alza la coppa di US Open, sconfiggendo la n.1 del ranking WTA Martina Hingis, 6-3 7-6 lo score della finale. È il secondo boccone amarissimo da mandar giù per la svizzera in stagione, sconfitta a sorpresa in giugno nella finale di Roland Garros da Steffi Graf.
    17 anni, Serena impressiona per la potenza del suo diritto ed un servizio già notevolissimo, nonostante la giovane età. Ha soverchiato il tennis geometrico di Martina a furia di pallate violente e precise. È una svolta epocale, che letteralmente cambia il tennis femminile per sempre, tanto che si può idealmente tracciare una riga tra il “prima” delle Williams e quel che dopo è diventato il gioco rosa.
    L’edizione 1999 di US Open inizia tra le polemiche. Papà Richard Williams, il giorno del sorteggio, dichiara sprezzante “Serena e Venus si trovano ai lati opposti del tabellone, si affronteranno in finale per il titolo, e sarà solo la prima di tante volte”. Venus aggiunge pepe affermando alla stampa USA che la sua rivale per il titolo e il n.1 del ranking non è Martina Hingis, ma la sorella Serena. Stizzita, Hingis dichiara che “la famiglia Williams parla troppo, lo fanno perché sentono molta pressione. Dicono quelle cose, ora a sta loro arrivarci…”. Sul New York Times non si fa attendere la risposta di Richard: “Più pressione su Serena e Venus? Non credo, ritengo che la pressione sia quel che sto facendo su di loro da anni, lavorare duramente dalle 9 alle 17. Sono sicuro che ci saranno due Williams in finale. Quello che ha detto Martina non è uno shock. Penso che abbia il diritto di dire quello che vuole. Si, andrò a chiederle l’autografo, la amo. Se la vedete, ditele che la amo”.
    Con queste premesse, il torneo femminile avanza spedito, e come previsto da papà Richard, Venus e Serena approdano in semifinale. Nella prima semifinale, Serena sconfigge Lindsay Davenport conquistando la prima finale Slam. Qua la pressione sulla Hingis sale, per alzare la coppa di Flushing dovrà battere prima Venus, poi Serena. Martina aveva già affrontato Venus nella finale di US Open 1997, vincendo il titolo. Hingis soffre, lotta, rimonta un break nel terzo set e sconfigge la più grande delle sorelle. Dopo la finale afferma: “Sono in tre contro di me, a parole è chiaro che vinceranno sempre loro, io devo batterle in campo. I risultati e le classifiche mostrano chi è la migliore”. Altra benzina sul fuoco di una finale che si annuncia storica.
    Nonostante la vigilia “agitata”, Serena scende in campo per la prima volta in una finale Slam tutt’altro che nervosa. Serve come un treno, costringe Martina a difendersi e colpisce forte, fortissimo. Con ben 19 vincenti Serena vince il primo set 6-3. Sembra non esserci partita. Hingis però è una lottatrice, è molto lucida tatticamente e capisce che continuando a colpire la palla pulita in anticipo, oggi non avrebbe scampo contro la potenza della rivale. Inizia a giocare più “sporco”, carica il diritto con un discreto topspin e cerca traiettorie angolate, costringendo Serena a correre. Spostata dal centro del campo, dove finora aveva dominato, Williams sbaglia di più. Inizia un’altra partita, bellissima nella lotta. Serena invece di cercare la botta vincente, cerca la via della rete, sfidando il passante preciso di Martina.
    La più giovane delle sorelle Williams si porta in vantaggio anche nel secondo set e sul 5-3 ha due Championship Point in risposta. Per la prima volta nel torneo, Serena avverte il peso del momento, la pressione, il suo tennis si inceppa. Sbaglia il primo spedendo largo di metri un rovescio lungo linea, risponde a mezza rete sul secondo, contro una prima della svizzera tutt’altro che ingestibile. Martina approfitta del momento, costringe Serena a rincorrere non dandole ritmo e le strappa il game di servizio a zero. 5 pari. Iniziano lunghi scambi, ora è la svizzera a comandare, la partita sembra clamorosamente girata a favore della n.1. Serena resta aggrappata alla partita con grandissima grinta, il secondo set si decide al tiebreak, il pubblico è impazzito, l’atmosfera incredibile. In questa vera bolgia, Serena mostra quel che sarà per gran parte della sua carriera: un killer spietato nei momenti decisivi, nei tiebreak. Ritrova la prima di servizio, con coraggio da leonessa spara diritti e rovesci clamorosi, che di nuovo devastano la rivale, impotente di fronte a prime imprendibili e risposte micidiali. Chiude il match, 7-4. Vince il suo primo titolo dello Slam, a 17 anni, l’11 settembre 1999.
    Quando si pensava che Venus sarebbe stata presto la n.1 del mondo e vincitrice Slam (lo diventerà a Wimbledon 2000), è invece Serena la prima in casa Williams ad alzare la coppa di un Major, iniziando un’epopea che la porterà a diventare la tennista più forte dell’epoca attuale, con 6 titoli a US Open, 7 a Wimbledon, 3 a Roland Garros e 7 agli Australian Open. 23 Slam, ne manca 1 per eguagliare il record assoluto a 24 di Margaret Court. La chimera che la spinge a continuare, nonostante i 40 anni che compirà il prossimo 26 settembre e mille acciacchi.
    La finale di US Open 1999 terminò con un abbraccio gelido tra Martina e Serena. Durante la premiazione la svizzera aveva un sorriso di ghiaccio. Dentro di sé aveva ben chiaro che il proprio dominio era agli sgoccioli, che quel giorno il tennis femminile era cambiato per sempre. Serena e Venus portano sul tour WTA una potenza ed aggressività mai viste. Alzarono letteralmente l’asticella della competizione, costringendo tutte le rivali ad un rilancio, finendo per chiedere fin troppo ai propri fisici e dando il là ad una serie infinita di colpitrici di potenza che cercano di imitare il tennis delle “sisters”. Una evoluzione che diventa, alla lunga, una involuzione e terribile impoverimento.
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    Djokovic: “Non chiedetemi più del Grande Slam, sono stanco di questa domanda”

    Novak Djokovic

    Novak Djokovic è caccia della storia, anzi a soli “due passi” da un leggendario Grande Slam, ma è stufo sentirsi chiedere continuamente un pensiero su quest’argomento. L’ha ripetuto forte e chiaro ieri notte, ai microfoni di Patrick McEnroe. “Mi sto concentrando solo sulla prossima partita”, così il serbo ha interrotto Patrick McEnroe durante la sua intervista in campo subito dopo la fine del match vs. Berrettini, “Non chiedetemi nulla sulla storia, non voglio pensarci. So che è lì. Mi sto solo concentrando sulla prossima partita e andiamo avanti per gradi”.
    “Perché? Ho ricevuto continuamente questa domanda, di recente, il che è comprensibile, ma ne ho abbastanza di rispondere. L’ho detto milioni di volte, ovviamente sono a conoscenza della storia, e ovviamente mi dà motivazione. Ma se inizio a pensarci troppo mi pesa mentalmente. Quindi voglio solo tornare a focalizzarmi sulle cose semplici, a ciò che funziona davvero per me. Sono in una posizione unica, sono molto grato per questo e sono ispirato a giocare il mio miglior tennis. Ma so cosa di cosa ho bisogno per vincere solo la prossima partita, vado un passo alla volta”.
    Il prossimo passo si chiama Alexander Zverev, il tennista che l’ha sconfitto alle Olimpiadi di Tokyo, stappandone il sogno “Golden Slam”. Vendetta in arrivo, o fine del sogno?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    US Open: Berrettini strappa con coraggio e qualità il primo parziale, ma Djokovic è più forte e vince in quattro set

    Matteo Berrettini

    Matteo Berrettini non ce l’ha fatta ad interrompere la corsa di Novak Djokovic verso un Leggendario Grande Slam. L’azzurro ha giocato per oltre due ore ad un livello notevolissimo, vincendo il primo set per 7-5. Forza, coraggio, intensità, qualità, concentrazione massima, lucidità. Difficile se non impossibile chiedere a Matteo di più. Il problema è che per sconfiggere il più forte di tutti è necessario tenere quel livello ed intensità per oltre 3 ore, anche più di quattro negli Slam… Era troppo oggi per lui. A metà del secondo set Djokovic ha trovato l’allungo alla prima piccola pausa dell’azzurro e, come sempre da Campione, ha preso in mano il match e non l’ha più mollato. Ha iniziato il suo pressing micidiale, con grandissima qualità ed attenzione, con prime palle precise, affondi perfetti e quel ritmo che ha sfiancato Matteo, diventato via via più rigido e meno intenso. Senza la massima rapidità di piedi, Berrettini ha avuto difficoltà a spostarsi sulla sinistra rapidamente per girarsi sul diritto e sparare le sue bordate. Inoltre Novak è salito tantissimo alla risposta, trovando vincenti e quella continuità che ha privato l’azzurro di molti punti diretti. Djokovic fortissimo, è salito di livello in modo incredibile appena l’altro è calato. La forza dei campioni. Djokovic vince 5-7 6-2 6-2 6-3, sfiderà Zverev in semifinale.

    A breve il commento completo, ecco la cronaca della partita.

    Il match inizia con Djokovic alla battuta. Subito molto aggressivo, avanza e chiude di volo. Il game si complica e si va ai vantaggi. Matteo inizia bene, tiene lo scambio anche col rovescio. Un erroraccio di Novak col diritto consegna la prima palla break del match all’azzurro. Ace! La cancella in modo perentorio Djokovic. Molto laborioso quest’inizio, ma alla Djokovic si porta avanti 1-0. Serve Berrettini. Inizia con un doppio fallo, poi un diritto sparacchiato lungo, la risposta nei piedi moooolto lunga di Novak l’ha sorpreso. Finalmente sullo 0-30 trova il primo Ace, imprendibile. Grazie al servizio ed un diritto fulminante vince il suo primo game. Il set scorre sui turni di servizio, con il quarto e quinto game piuttosto complicati. Matteo cerca anche la via della rete, ma la risposta e passanti del serbo sono fantastici, non è facile gestire di volo. Di potenza l’azzurro sfonda in avanzamento, dopo essersi aperto il campo con il servizio. Lo schema uno-due resta il migliore per lui, scambiando il meno possibile. Anche Djokovic sbaglia qualcosa nello scambio, anche col rovescio, la palla di Berrettini è lunga e pesante, e qualche variazione col back è interessante perché gli permette di riguadagnare posizione e quindi entrare col diritto nel colpo successivo. Nel sesto game, errori di Matteo, e sul 30 pari un rovescio slice dell’azzurro muore in rete. 30-40 e palla break per il n.1. Grande botta al T con la prima, la cancella di forza. Grandissima lotta in spinta, nessuno dei due molla niente. Con la risposta Djokovic trova una profondità incredibile, annullando le prime “giocabili” dell’azzurro. Arriva la seconda palla break del game, con un rovescio steccato da Matteo. La cancella ancora con la prima, potente sul diritto, a 134 miglia. Il game sfonda i 10 minuti, lo vince alla fine l’azzurro per il 3 pari. Intensità clamorosa, come se fosse un tiebreak decisivo. Anche Djokovic va in difficoltà al servizio nel settimo game. Sul 30 pari Berrettini regge nello scambio, trova una splendida smorzata e avanza, il lob di Nole è lungo. Palla break per Matteo! Ace, che classe… il quarto del match, trova in modo chirurgico. Non demorde l’azzurro, con una serie di diritti cross potentissimi, infila un contro piede splendido, altra palla break. Stavolta niente prima in campo… (cercava il S&V), No!!!! Matteo comanda lo scambio col diritto, mette alle corde il serbo ma sbaglia l’ultimo affondo, un diritto in avanzamento inside in. Peccato, non era così difficile per lui. Con una gran prima e poi un rovescio lungo linea splendido, improvviso, Djokovic si salva e sale 4-3. Il set scorre sino al 5 pari, sempre con grande intensità e livello di gioco notevole. Serve Djokovic, e inizia male con un diritto in corridoio. Poi chiude col diritto cross, perfetto. Finora è l’ottavo vincente col diritto per il serbo, contro solo 3 di Matteo, che ha forzato tantissimo procurando più errori del rivale che vincenti diretti. Altro gratuito di Djokovic, ancora col diritto, da metà campo sparacchia in rete, per una volta ha avuto fretta. 15-30. Con un gran servizio da sinistra si porta 30 pari, ma nel punto seguente sbaglia ancora col diritto, subendo una pallata davvero potente dell’azzurro. Palla break Berrettini! e il BREAK arriva! Viene a rete il serbo, ma col passante di diritto lo infila. 6-5, serve per il primo set l’azzurro. Servizio e diritto, Ace (sesto del match), altro pressing col diritto chiuso con un lungo linea imprendibile. Che testa Matteo! 40-0 e Tre Set Point! Djokovic non cede, risponde benissimo e li cancella tutti, complice anche un errore di rovescio e poi uno grave col diritto di Berrettini. Con un Ace al centro ottiene il quarto set point. Chiude il set Matteo grazie ad un diritto out del serbo. 1 ora e 17 minuti di lotta feroce e grande livello di gioco. Berrettini SPAZIALE a livello mentale, per come ha tenuto dal fondo, per come ha continuato a spingere nonostante le difese e le risposte clamorose del rivale. Djokovic solo 56% di prime in campo e 17 errori, ma molti sono stati forzati dal pressing dell’azzurro.
    Secondo set, inizia Djokovic al servizio. Il parziale scorre via rapido sui game di servizio, fino al quarto game. Matteo rischia un attacco punito da un passante incredibile, giocato da metri fuori dal campo. 15-30. Un errore col rovescio di Nole porta lo score sul 30 pari. Bravo Novak ad avanzare sulla prima palla più corta in scambio di Matteo. Berrettini arriva tardi nell’angolo e il passante è out. Palla break Djokovic. Il BREAK arriva, prima una risposta spettacolare, niente piedi di Matteo, quindi trova grande profondità col rovescio e l’azzurro spedisce lungo un diritto. È il primo break subito dall’azzurro, alla prima flessione con la prima e con la spinta col diritto. Come sempre, chirurgico Djokovic nell’approfittarne. 3-1 avanti, a zero consolida il vantaggio portandosi 4-1. La zampata vincente del “Djoker” che, una volta in vantaggio, serve alla perfezione, non sbaglia più niente e scappa via. Berrettini accusa il momento, crolla 0-40 nel sesto game, evidentemente paga lo sforzo terribile del primo set, più mentale che fisico. Le cancella tutte, con servizio e diritto, e soprattutto grande coraggio, incluso un Ace sul 30-40. Djokovic risponde in modo pazzesco, disegna il campo col rovescio, vuole il doppio break. Salva anche una quarta e poi una quinta palla break Matteo, scambiando con intensità e qualità e col servizio. Con grande grinta, l’azzurro respinge l’assalto del rivale, portandosi 2-4. Djokovic è in controllo totale nei suoi game, sale facilmente 5-2. Matteo inizia bene l’ottavo game, 30-0, ma non riesce a chiudere di volo e quindi spara in rete un diritto in corsa. 30 pari. Nello scambio seguente Djokovic trova un diritto in avanzamento lungo linea perfetto, lascia fermo l’azzurro. 30-40 e Set Point Djokovic! Niente prima in campo, cercava l’Ace al centro… Risponde profonda, col rovescio Matteo trova solo la rete. 6-2 Djokovic, grande reazione del n.1 dopo il primo set perso.
    Terzo set, inizia Djokovic al servizio. Sembra impermeabile a tutto il serbo, ha preso possesso del tempo di gioco, risponde benissimo e regge le pallate dell’azzurro, meno continue rispetto al primo set. Vince facilmente il primo game, concentrato in modo assoluto, e pressa in risposta. Un doppio fallo costa a Matteo lo 0-30, momento difficile per lui, sente il fiato sul collo del rivale. Segue uno scambio di ritmo, profondissimo Nole, sbaglia ancora Berrettini, più lento con le game. 0-40, tre immediate palle break. Lavora benissimo col back sulla prima l’azzurro e infila un gran diritto. Cede alla seconda, inchiodato sul rovescio dal pressing “arrotato” a media velocità di Djokovic. BREAK, 2-0 avanti il serbo. Il match si è spostato nella palude del n.1, scambi a media velocità, discreta rotazione, molto intensi e precisi. Matteo è costretto a rincorrere, non riesce più a spingere col diritto e spaccare la palla come nelle prime due ore, ora è meno veloce con le gambe e questa differenza lo penalizza totalmente. Vola 3-0 Djokovic, 12 punti a 2 il parziale. La sensazione è che Djokovic non sbaglia mai adesso, nonostante le contromosse dell’azzurro. Berrettini fa fatica anche nel quarto game, salva una palla break sul 30-40 con una bella prima a T, e muove lo score nel set, 1-3. Djokovic invece è una macchina nei suoi turni di servizio, facile si porta 4-1. Invece soffre, soffre moltissimo Matteo ora nei suoi turni. Il sesto game è lunghissimo, ben 18 punti, con una palla break annullata ai vantaggi (insolito errore in risposta per Djokovic). Resa in scia sul 2-4 l’azzurro e nel settimo game cerca l’affondo in risposta per rientrare in partita nel set. Djokovic concede qualcosa, con un raro errore col diritto (meno focus di Novak). 0-30. Lavora alla perfezione lo scambio Novak, piedi vicino alla riga, dal centro comanda, sposta Matteo e chiude col diritto cross. Perfetto. Segue servizio e via avanti a chiudere, appena sale l’attenzione, diventa ingestibile Nole. Sul 30 pari però un bel forcing di Berrettini gli vale il punto del 30-40, palla break per l’azzurro! Niente, Djokovic impone il suo ritmo, Matteo sbaglia un back, si poteva fare meglio in questo punto. Djokovic respinge l’assalto, vola 5-2 e pressa in risposta nel game seguente. Sullo 0-30 trova una risposta allucinante, d’incontro su di una pallata esterna a tutta dell’azzurro. 0-40, Tre Set Point Djokovic. Cancella il primo col servizio, ma cede al secondo, costretto a rincorrere sotto il pressing del serbo. 6-2, un parziale meritato, dominato dal n.1. Solo 52% di punti vinti con la prima per Matteo, indice della straordinaria qualità in risposta di Djokovic.
    Quarto set, scatta Novak alla battuta, a 30 vince il game. Matteo serve, ma sbaglia col rovescio slice, le gambe ora sono rigide. 30 pari. Niente punti col servizio… mentre Novak muove Matteo dalla risposta, lo porta a correre e addio, alla fine è l’azzurro il primo a sbagliare. 30-40 e palla break. Berrettini spinge, con coraggio si butta avanti ma il passante del n.1 è una sentenza. BREAK Djokovic, scappa subito via nel quarto set. Lo sguardo di Nole è infuocato, guarda il pubblico che lo incita. Matteo con coraggio spinge, sprinta, ma dalla metà del secondo set è Novak a tenere in mano il pallino del gioco, il tempo degli scambi, muove Berrettini e lo porta a sbagliare. È semplicemente vicino alla perfezione. Berrettini non cede, continua a crederci e spinge col diritto, ma è meno veloce nell’arrivare sulla palla e arrivano palle meno incisive e qualche errore di troppo. 3-0 Djokovic. Il set scorre sui turni di servizio sino al 6-3 finale per il serbo. Chiude con errore in risposta di Matteo col rovescio. È la 12esima semifinale a NY per Djokovic, a due passi dal Grande Slam. Berrettini c’ha provato, ha giocato una grande coraggiosa partita, nonostante una condizione fisica non ottimale, come si è visto dalla metà del secondo set. Djokovic è stato più forte, applausi a lui, ma anche a Matteo, che si conferma grandissimo giocatore da grandi tornei, e sesto nella Race 2021.
    Marco Mazzoni

    N. Djokovic vs M. Berrettini Slam Us Open N. Djokovic [1]5666 M. Berrettini [6]7223 Vincitore: N. Djokovic ServizioSvolgimentoSet 4N. Djokovic 15-0 30-0 30-15 40-155-3 → 6-3M. Berrettini 15-0 30-0 40-05-2 → 5-3N. Djokovic 15-0 30-0 40-04-2 → 5-2M. Berrettini 15-0 30-0 40-04-1 → 4-2N. Djokovic 0-15 15-15 30-15 40-153-1 → 4-1M. Berrettini 0-15 15-15 15-30 30-30 40-303-0 → 3-1N. Djokovic 15-0 30-0 30-15 30-0 30-15 30-30 40-302-0 → 3-0M. Berrettini 15-0 15-15 30-15 30-30 30-401-0 → 2-0N. Djokovic 15-0 15-15 30-15 30-30 40-300-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 3M. Berrettini 0-15 0-40 15-405-2 → 6-2N. Djokovic 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 A-404-2 → 5-2M. Berrettini 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-404-1 → 4-2N. Djokovic 15-0 30-0 40-0 40-153-1 → 4-1M. Berrettini 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 A-403-0 → 3-1N. Djokovic 15-0 30-0 40-02-0 → 3-0M. Berrettini 0-15 0-30 15-401-0 → 2-0N. Djokovic 30-15 40-150-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 2M. Berrettini 15-0 30-0 30-15 30-30 30-405-2 → 6-2N. Djokovic 0-15 15-15 30-15 40-154-2 → 5-2M. Berrettini 0-15 0-30 0-40 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-404-1 → 4-2N. Djokovic 15-0 30-0 40-03-1 → 4-1M. Berrettini 15-0 15-15 15-30 30-30 30-402-1 → 3-1N. Djokovic 15-0 30-0 40-0 40-15 40-301-1 → 2-1M. Berrettini 0-15 15-15 30-15 30-30 40-301-0 → 1-1N. Djokovic0-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1M. Berrettini 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-405-6 → 5-7N. Djokovic 0-15 15-15 15-30 30-30 30-405-5 → 5-6M. Berrettini 0-15 15-15 30-15 30-30 40-305-4 → 5-5N. Djokovic 15-0 30-0 40-0 40-15 40-304-4 → 5-4M. Berrettini 30-0 40-154-3 → 4-4N. Djokovic 0-15 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 40-A 40-40 A-403-3 → 4-3M. Berrettini 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-403-2 → 3-3N. Djokovic 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 A-402-2 → 3-2M. Berrettini 15-0 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-402-1 → 2-2N. Djokovic 15-0 30-0 40-01-1 → 2-1M. Berrettini 0-15 0-30 15-30 30-30 40-301-0 → 1-1N. Djokovic 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-400-0 → 1-0 LEGGI TUTTO