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    Caso Djokovic, nessuna novità. La politica sta ancora valutando il caso

    L’avvicinamento all’Australian Open 2022 continua ad essere a dir poco tribolato. Problemi col sorteggio, ritardato, poi l’annuncio che gli spalti del torneo saranno al 50% per l’esplosione di contagi nel Paese per colpa della variante Omicron del virus, ormai predominante anche “down under”.
    Niente si è mosso anche sul “Caso Djokovic”. Nonostante fosse attesa una decisione per oggi, ancor più dopo l’ammissione di colpa dello stesso Novak che pareva un discreto assist alla politica australiana, il ministro dell’immigrazione Hawke non ha comunicato niente, rimandando tutto a domani.
    Una fonte federale ha confermato poco fa che Hawke sta ancora valutando la questione. In precedenza, il primo ministro Scott Morrison nell’attesissima conferenza stampa – è stato rimandato il sorteggio a dopo la press conference – ha confermato che Hawke sta studiando il caso con attenzione prima di decidere l’annullamento del visto del n.1 del mondo, che al momento è regolarmente in cima al draw degli Australian Open.
    “Farò riferimento alla dichiarazione più recente del ministro Hawke in quanto la posizione non è cambiata” ha affermato il Premier, “questi sono poteri ministeriali personali che possono essere esercitati dal ministro Hawke e non faremo ulteriori commenti in questo momento”. Morrison ha poi insistito sulla necessità di far fronte comune per combattere la diffusione del virus in Australia, e che “i cittadini stranieri non vaccinati non possono entrare senza una valida esenzione medica”.
    Quest’ultima frase, visto quel che sta accadendo e le carte ormai diventate di dominio pubblico, lascia francamente perplessi.
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    Martina Navratilova critica duramente Djokovic: “Vuoi essere un leader? Dai il buon esempio per il bene comune”

    Martina Navratilova

    Martina Navratilova è da sempre paladina delle battaglie sociali, una donna che non ha paura di esporsi e dire la sua, anche con parole scomode. Per questo non si è tirata indietro nel commentare la brutta faccenda di Novak Djokovic in Australia. Parlando al programma Good Morning Britain, la super campionessa ceca ha criticato in modo netto il comportamento di Djokovic, che considera presuntuoso e l’esatto opposto rispetto a quello che dovrebbe tenere chi si considera un leader.
    “Vorrei solamente che Novak fosse vaccinato” dice Martina, “lo ammiro molto e l’ho difeso tante volte, ma non posso difendere la decisione di non essere vaccinato. Se rifiuti il ​​vaccino perché non lo conosci o non ci credi, tuttavia, devi fare un piccolo sacrificio per il benessere di tutti. Se vuoi essere un leader, devi essere un esempio, e quell’esempio si basa sul fare ciò che è bene per te, a vantaggio del bene comune. Tutto questo poteva essere evitato, ma ormai chissà come andrà a finire, tutta la faccenda è come impazzita”.
    “Si crede più forte del virus? Non credo sia quello, lui sembra indistruttibile, ha una forma atletica invidiabile, ma c’è gente che è morta pur essendo in ottima forma. Non direi che è arrogante, ma è un po’ presuntuoso di sicuro. Djokovic è sempre stato molto rigido riguardo alla sua dieta e il suo stile di vita, e lo ammiro perché so cosa serve per impegnarsi così tanto in questo senso. Ma in questo caso, non lo comprando. Io mentre stavo facendo la fila per farmi vaccinare, non vedevo l’ora che arrivasse il mio turno per farlo. Avrei più paura di ammalarmi per non essermi vaccinata che degli effetti collaterali. Il tennis resta uno sport egoistico sì, ma è molto importante essere consapevoli e avere considerazione per gli altri”.
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    Il governo australiano sta concludendo il “caso Djokovic”, per la stampa nazionale si va verso l’espulsione

    Novak in allenamento a Melbourne. Riuscirà a giocare il torneo?

    Il destino di Novak Djokovic sembra segnato, si va verso la cancellazione del visto e la conseguente espulsione dal paese. Questa la conclusione che si attende la stampa australiana, dopo aver appreso da fonti governative che il caso si sta avviando alla conclusione dopo un’attenta valutazione di tutte le carte in tavola.
    Secondo il Daily Telegraph (e anche altri autorevoli organi di stampa), il governo federale nella notte di  mercoledì sta ancora lavorando sul caso, per ultimare i dettagli che porteranno alla revoca del visto di Djokovic, che gli costerà ovviamente l’Australian Open. Non ci sono conferme invece sull’applicazione della norma che prevede anche un ban dal paese per tre anni, dopo aver cercato di entrare in modo irregolare.
    Fonti accreditate affermano che il ministro degli interni Alex Hawke ha ritardato la decisione finale sull’opportunità o meno di invocare il suo potere discrezionale e annullare il visto di Djokovic perché il caso ha gravi implicazioni per le politiche di protezione delle frontiere imposte dal governo. Si ritiene che qualsiasi mossa per allentare le regole governative sull’immigrazione Covid e consentire al tennista numero uno al mondo di rimanere in Australia creerebbe un pericoloso precedente.
    La fonte ha affermato che il governo è pronto a resistere al contraccolpo internazionale che la decisione provocherà perché è nell’interesse nazionale e coerente con gli “sforzi in corso da due anni per controllare la diffusione del Covid”. È confermato tuttavia che ancora non è stata presa la decisione definitiva, sembra che sia prevista per domani (giovedì).
    La posizione di Djokovic si è aggravata anche per via delle sue dichiarazioni – riportare direttamente sui social – in cui si è scusato, confermando che il suo entourage ha commesso un errore sui suoi moduli di dichiarazione di viaggio. Ha anche usato il post per chiarire i tempi dei suoi test Covid positivi e le successive apparizioni pubbliche, confermando di aver incontrato persone nonostante fosse a conoscenza di esser positivo al virus.
    Questo post è stato probabilmente un autogol per la vicenda legale in corso: il team di Djokovic sperava che le parole del n.1 avrebbero tolto un po’ astio dalla questione, facendo risaltare il lato umano della vicenda, ma invece ha apparentemente evidenziato nette incongruenze nel caso legale di Djokovic e nelle dichiarazioni pubbliche del suo team. Un sondaggio online di News Corp ha raccolto oltre 35.000 voti con oltre l’80% degli australiani che sono a favore di una mossa del governo per rispedire a casa il serbo. Anche le dichiarazioni di alcuni colleghi, ed i tanti like posti da altri tennisti a chi ha esternato il proprio disappunto, fornisce un quadro di come il mondo del tennis stia vivendo dal di dentro questo caso.
    Comunque vada a finire la faccenda, l’immagine di Djokovic ha certamente subito un brutto colpo.
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    Le autorità australiane esigono spiegazioni sul “caso Djokovic”

    Rod Laver Arena, Melbourne

    In Australia il “caso Djokovic” ha scatenato, come prevedibile, un vero e proprio putiferio. Non si contano le reazioni indignate di appassionati e gente comune, che ha puntato il dito contro le autorità che hanno permesso l’esenzione medica al n.1 del mondo, con i social letteralmente intasati da critiche molto pungenti. Arrivano le prime reazioni ufficiali, che vanno nella medesima direzione: serve chiarezza sul perché sia stata concessa l’esenzione medica.
    “L’aspettativa del nostro Governo è che Novak spieghi alla comunità quali sono le circostanze della sua esenzione, nonché i motivi che spiegano tutte le sue azioni volte a venire a competere in Australia“, ha affermato il primo ministro ad interim Jacinta Allan. “Le regole per le quali gli è permesso giocare sono legittime poiché hanno seguito la procedura stabilita, ma la cosa più decente che un tennista possa fare è spiegare tutto quello che è successo”.
    Il deputato liberale Trent Zimmerman è stato assai critico: “È vergognoso, un vero schiaffo in faccia a tutti gli australiani che hanno fatto la cosa giusta e hanno seguito tutte le linee guida. L’esenzione dovrebbe essere revocata se la credibilità del torneo e delle regole stabilite dal governo per entrare nel paese sono da mantenere. È un risultato molto deludente che può generare un’enorme frustrazione nelle persone”.
    Carolyn Broderick, direttore medico di Tennis Australia. “Nessuno dei collegi medici che hanno preso la decisione è stato incaricato di provare la veridicità dei documenti presentati, il loro ruolo non è stato quello di indagine. Tuttavia, hanno chiesto che tutta la documentazione avesse i relativi sigilli ufficiali, sebbene alcuni dei le cose ricevute erano semplici rapporti di laboratorio”. Una dichiarazione che lascia quantomeno perplessi, visto che l’ha pronunciata.
    Craig Tiley, il capo di Tennis Australia, stenta a prendere una posizione chiara, segnale di quanto sia in grave difficoltà. Ha dichiarato infatti: “Non c’è stato alcun trattamento favorevole per Djokovic, alcune esenzioni sono state respinte e siamo stati molto rigorosi quando si trattava di far entrare nel Paese una persona non vaccinata. Siamo empatici con le persone che potrebbero essere arrabbiate con la posizione di Novak sulla vaccinazione, ma è sua responsabilità spiegare tutto e dare i motivi per cui hai ricevuto l’esenzione“. In pratica, Tennis Australia ha dato l’esenzione a Novak, ma solo Novak che può spiegare  perché l’abbia ricevuta.
    La sensazione che siamo solo all’inizio di una vicenda che in ogni caso guasta non poco il primo Slam stagionale.
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    Roman Safiullin, il “nuovo” Karatsev?

    Roman Safiullin

    Alla mezzanotte gli azzurri scendono in campo a Sydney per continuare la corsa all’ATP Cup (in tv, diretta esclusiva su Supertennis). Un solo risultato possibile: battere la Russia, prendendosi anche la rivincita della finale 2021 persa da Medvedev e compagni. Proprio i compagni del n.2 al mondo sono diversi quest’anno. Niente Rublev e Karatsev (k.o. per il Covid), ma Roman Safiullin, un nome poco noto al grande pubblico ma estremamente interessante. Sarà l’avversario di Jannik Sinner nel primo match, la sfida tra i n.2 di ogni paese.
    Il 24enne il Podolsk ha un passato junior di altissimo livello: ha vinto gli Australian Open junior nel 2015 ed è stato n.2 al mondo di categoria. In patria si pensava che fosse lui il “cavallino” di razza, insieme al Rublev, molto precoce; più di Medvedev, che invece da giovane e nei primi anni sul tour alternava sfuriate di classe pazzesche a momenti di buio totale. Purtroppo per Roman, il passaggio al tennis Pro è stato molto difficile.
    A vederlo in campo questa settimana all’ATP Cup, Safiullin sembra un giocatore maturo, solido, forte, esperto. Sta molto bene in campo, ha un tennis non così appariscente ma molto concreto. La risposta è un colpo temibile, costruita su di un tempo d’impatto splendido, grazie a cui riesce a trovare profondità e precisione. È un giocatore “tattico”, scambia e poi cambia ritmo, trovando angoli interessanti col rovescio e pronto a fare due passi avanti per chiudere col diritto. Palla sicura, leggermente lavorata, non grandi lacune tecniche. Non è velocissimo in campo, ma legge bene il gioco, e con la prima di servizio non trova molti punti diretti. Come mai ha stentato così tanto per affermarsi? Oggi è solo al n. 167 del raking ATP, conquistato faticosamente con risultati al piano di sotto (quarti raggiunti in alcuni Challenger nel 2021 e un paio di main draw negli Slam).
    “Nel tennis junior ero tra i più forti, ma il passaggio al mondo Pro per me è stato difficile” afferma Roman al sito ATP. “È splendido giocare quest’evento con i migliori al mondo e vedere che il mio tennis è a questo livello”.
    “Lavorare con la testa è la cosa più difficile per me. Non so come sarà per gli altri, forse c’è chi lo trova facile. Lavoro molto nel fisico, mentre dal punto di vista mentale ho iniziato a lavorare da poco e, per ora, è il più complicato di tutti. Sto cercando di migliorare alcune cose. Quando perdo la concentrazione, è qualcosa che si vede molto facilmente nei giochi, e mi costa caro”.
    Daniil Medvedev su di lui dice: “Il modo in cui ha reagito dopo un set molto difficile è stato fantastico, irreale, sono felicissimo per lui. Roman è la nostra arma segreta! Da junior era un avversario terribile da superare, quando vedevo che Roman era dalla mia parte di tabellone, tremavo… In realtà abbiamo giocato molte finali, semifinali, molte partite, alcune erano partite di tre ore e tre set, era sempre una battaglia contro di lui, era molto forte. Adesso non abbiamo mai giocato da Pro contro, magari accadrà presto”.
    Safiullin è un grande appassionato di motori e della saga di Harry Potter.” Ogni volta che ho tempo, mi piace guardare i film di nuovo. Quando sono a casa, soprattutto. Li ho già visti tre o quattro volte”. Ama molto il cinema, anche Matrix ed i film fantasy e di fantascienza. Sarà forse per l’incredibile somiglianza con l’attore Jude Low…
    Che Roman possa essere la sorpresa del 2022, come è stato Karatsev nel 2021? Aslan l’anno scorso è decollato dopo un grandissimo Australian Open. Safiullin sta giocando molto bene in ATP Cup, potrebbe essere il torneo che gli regala la definitiva consapevolezza dei propri mezzi, lanciandolo finalmente verso quel tennis di vertice a cui tutti pensavano che fosse destinato. Di sicuro Jannik Sinner dovrà tirar fuori il meglio del suo tennis per portare a casa un punto fondamentale per l’Italia, e far scendere in campo Matteo Berrettini contro Medvedev con meno pressione.
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    Tsitsipas: “Australian Open? Non sono più così sicuro…”

    Stefanos Tsitsipas

    Sguardo sofferente, con il ghiaccio sul gomito destro. Un’istantanea da Sydney di Stefanos Tsitsipas che non lascia affatto tranquilli. Il greco si è operato al gomito subito dopo il ritiro dalle ATP Finals di Torino, per risolvere un problema infiammatorio che lo tormentava da tempo. Si è detto molto fiducioso sul pronto in recupero, in tempo per iniziare al 100% il 2022. Il rientro in campo è stato più duro del previsto, con il gomito che ancora lo tormenta, tanto da mettere in serio dubbio la sua partecipazione all’Australian Open. Ecco le parole di Tsitsipas a riguardo.
    “È stato bello vedermi a un tale livello. non me l’aspettavo (dopo il match in singolare contro Schwartzman, ndr). Le cose hanno funzionato meglio di quanto pensassi. Sono stato in grado di colpire le palle che avevo paura di colpire due settimane fa, quindi sto andando nella giusta direzione. È stata una partita molto combattuta e mi sono divertito, nonostante abbia perso. Mi è piaciuto combattere, ho goduto l’emozione di lottare in campo. Mi è piaciuta l’atmosfera che le persone hanno creato”.
    “Ho un po’ di dolore. È normale. Ho servito più servizi di quanti ne abbia mai serviti nell’ultimo mese. Ho servito vicino a 180 servizi oggi credo. Mi sono allenato, cercando di fare 50, 60 servizi. Ho cercato di evitare il dolore. Ma devo finire la partita in qualche modo. Il mio servizio è molto calato, non ero proprio in grado. Non mi piacciono le scuse, ma non ero al 100% per servire  come volevo. Avrei voluto davvero evitare il dolore e servire meglio, perché mi avrebbe aiutato molto”.
    “Non so quali siano i miei piani futuri per questo torneo. Non sono veramente sicuro. Mi piacerebbe giocare, ma non so davvero come mi sentirò domani. Questa era una delle maggiori preoccupazioni: se giocherò questa partita oggi, come sarà il recupero domani? Era il problema con il doppio di domenica. Ho finito il doppio. Il giorno dopo, non ho potuto servire. non ero in grado. Ho sofferto molto. Quindi spero davvero di poter entrare in campo domani e allenare il servizio senza dolore. Questo è il mio obiettivo più grande in questo momento, aver recuperato al 100% il gomito. Ho fatto molte cose nelle ultime due settimane per cercare di proteggerlo il più possibile e riportarlo al 100%. In questo momento mi concentro sulla mia salute più di ogni altra cosa”.
    Tsitsipas torna all’infortunio e alle aspettative realistiche per l’inizio della stagione: “Il gomito migliora ogni singolo giorno. Il mio servizio mi ha deluso in questo match, ma credo che abbiamo un sacco di tempo prima che inizi l’Australian Open, e penso che se prendo le giuste precauzioni e seguo quello che dice il mio dottore, allora posso essere al 100% all’Australian Open. Sottoponendomi a quell’intervento (il 25 novembre, ndr), anche il dottore non era sicuro se fosse una buona idea giocare all’Australian Open. La mia guarigione è stata molto migliore di quanto si sarebbe aspettato rispetto ad altri giocatori che ha trattato in passato, quindi è rimasto sorpreso. È venuto a Dubai ed è stato sorpreso di vedermi raggiungere quasi il 100%. Probabilmente ho dei buoni geni, DNA, non lo so. È la prima volta che sperimento un recupero del genere, quindi ora non so cosa aspettarmi. Sto meglio, ma l’Australian Open chissà. Ho ancora tempo, ma vediamo come starò nei prossimi giorni”.
    Stefanos ha pertanto chiarito che l’impatto principale del problema al gomito è al servizio, il colpo che maggiormente ha risentito dall’infortunio e ora, in fase di recupero, continua a dargli problemi.
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    Matteo Berrettini nuovo testimonial di Hugo Boss (con la storia del marchio)

    Matteo posa per il suo brand

    “Sono felice di annunciare la mia partnership con Boss per l’abbigliamento, in campo e off-court”. Così Matteo Berrettini scrive in un post su Instagram, annunciando l’accordo con il noto brand di moda tedesco, a conferma delle voci che già giravano da qualche giorno. Non era ancora sicura la data del debutto con la nuovissima linea sportiva Boss, invece il romano ha subito iniziato il suo 2022 con una t-shirt azzurra col l’iconico marchio. Non un debutto fortunato, vista la sconfitta con De Minaur in ATP Cup.
    “È un onore collaborare con un marchio così potente e poter dare una mano a creare la mia propria collezione”, scrive il top 10 azzurro, “Presto vedrete molto altro”.

    Boss, dalla guerra al successo internazionale
    Hugo Ferdinand Boss è il più giovane dei cinque figli di Luise e Heinrich Boss. I genitori lo segnarono alla volksschule e poi al ginnasio cittadino, dove Hugo si dedicò allo studio dell’economia. Il suo primo impiego fu in una fabbrica tessile a Metzingen e poi a Costanza. Nel 1908 Hugo Boss ereditò la bottega di famiglia e nello stesso anno sposò Anna Katharina Freysinger, con la quale avrà una figlia. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, Hugo Boss venne arruolato nell’esercito, prestando servizio con il rango di caporale.
    Hugo creò la sua società di abbigliamento nel 1923 nella sua Metzingen, cittadina a sud di Stoccarda. Inizialmente l’ingresso nel mercato non fu un successo, anche per colpa della grave crisi economica che imperversava in Germania dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale. Infatti nel 1930 il proprietario dichiarò bancarotta e decise di rifondare totalmente la azienda anche grazie all’aiuto del partito nazista, a cui aveva da poco aderito. Ripartì con una manciata di macchine di cucire, ma molta voglia di fare. Con l’appoggio del partito, si buttò nel mercato militare, rafforzando velocemente la propria posizione.
    Si deve alla sua penna la linea delle divise delle SA (Sturmabteilung=reparto d’assalto, note come camicie brune, primo gruppo paramilitare nazista), e in seguito fu il produttore delle divise delle SS e delle uniformi della gioventù hitleriana.
    Nel 1945, con la sconfitta della Germania nella seconda guerra mondiale, Hugo Boss fu accusato di aver sostenuto la causa nazista e condannato a pagare una multa salata e privato del diritto al voto. Morì tre anni più tardi appesantito da quel marchio indelebile, ma la sua impresa andò avanti e pochi anni dopo riconvertì completamente la sua produzione, passando dagli abiti militari a linee di abbigliamento maschili di grande pregio.
    In pochi anni, grazie all’eccellente qualità delle materie impiegate ad un look rigoroso e moderno, Hugo Boss divenne uno dei marchi più apprezzati a livello nazionale ed internazionale.
    Nel 2011 l’azienda, diventata una delle principali a livello mondiale, si scusò pubblicamente per il suo passato oscuro, esprimendo profondo rammarico “per le persone che hanno subìto un danno e un forte disagio mentre lavoravano nell’azienda di Hugo Ferdinand Boss sotto il regime nazionalsocialista”.
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    Tiley (AO): “Djokovic? Avremo un quadro molto più chiaro nei prossimi giorni, ma è già un po’ tardi”

    Craig Tiley, direttore di Tennis Australia

    Un silenzio che fa un rumore incredibile. La vicenda di Novak Djokovic, 9 volte campione agli Australian Open e detentore del titolo, ha del paradossale. Il primo Slam dell’anno scatterà tra meno di due settimane e ancora tutto tace sulla posizione del serbo. Il numero uno del mondo è volato in Spagna dalla sua città natale, Belgrado, per immergersi nella calma e clima più caldo della Soto Tennis Academy, allenandosi con le stesse palle dell’Australian Open, a caccia di sensazioni “simili” a quelle che troverebbe a Melbourne. Ma niente sembra muoversi a suo favore per un viaggio last-second in Australia. Ci sono ancora dei voli charter che potrebbero imbarcare dei tennisti con esenzioni mediche, ma non è dato a sapere sulla situazione di Djokovic, arroccato sulla propria difesa della privacy. L’ha confermato anche il diretto di Tennis Australia, Craig Tiley, in un’intervista a Today, in cui parla anche di Djokovic.
    “Arrivando in Australia, ogni atleta che entra deve essere vaccinato e mostrarne la prova, o deve aver fatto domanda per un’esenzione medica. Nel caso dei giocatori di tennis, è molto più rigoroso di chiunque altro venga in Australia chiedendo un’esenzione medica”, ha spiegato Tiley. “Ci sono due panel medici che valutano qualsiasi applicazione e la valutano alla cieca. Non sanno chi è il richiedente. Seguendo le linee guida, l’esenzione viene concessa o meno. Il motivo della concessione dell’esenzione rimane privato, tra il collegio e il richiedente. Sappiamo di atleti che hanno chiesto l’esenzione e in alcuni casi è stata concessa. Alcuni di questi [giocatori] hanno indicato di essere qui, ma spetta all’atleta rivelare e [decidere] se vogliono condividere tali informazioni”.
    “Per quanto riguarda lo stato relativo a Novak, nei prossimi giorni avremo un quadro molto più chiaro“, ha affermato Tiley. “Indubbiamente si sta facendo piuttosto tardi per presentarsi e giocare agli Australian Open. Quello di cui sono consapevole è lo stesso di tutti gli altri. Novak ha chiarito che non avrebbe rivelato le sue condizioni mediche, o se fosse vaccinato o meno. È una sua scelta farlo”.
    Il direttore del torneo si mostra molto fiducioso sulle condizioni di sicurezza del torneo: “O prova della vaccinazione, o  un’esenzione per motivi medici. Se lo hanno fatto, sono considerati vaccinati e ammessi sul posto. Tutti saranno al sicuro”.
    In Serbia sui media continua il tam tam di voci su Novak, con alcuni che si dicono certi della presenza last second del campione a Melbourne, altri che invece parlano dell’esenzione richiesta ma respinta, condizione che non gli permette di volare in Australia. Un’attesa che, visto il torneo ormai a ridosso, inizia francamente ad essere “stucchevole”.
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