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    Grinta Musetti! Domina il primo set, poi va sotto ma vince annullando un match point a Korda. Ora una super finale ad Atene contro Djokovic, e il “match point” per un posto a Torino

    Lorenzo Musetti ad Atene

    Chi ancora mette in dubbio tenuta mentale e “attributi” di Lorenzo Musetti, ha una discreta risposta dalla tremenda e bellissima vittoria del toscano nella seconda semifinale dell’ATP 250 di Atene contro Sebastian Korda. Ha visto sportivamente la morte in faccia “Muso” in un otto volante impazzito di emozioni e qualità piuttosto alta, con un set vinto 6-0 e poi l’avversario che si accende ma poi va sotto. Con un break di vantaggio nel secondo parziale, Lorenzo serve sul 4-3, a due passi dalla vittoria ma proprio la battuta lo abbandona, rallenta troppo tagliando la palla e Sebastian si fa minaccioso, entra di brutto e serve come un treno, prendendosi il set e sbattendo fuori dal campo il toscano. Nel terzo set traballa Lorenzo, è sotto alla maggior spinta dell’avversario ora centratissimo e davvero offensivo, e rincorre, arrivando pure ad annullargli un match point sul 5-4, in un game rocambolesco e ricco di qualità dove serve ben 4 Ace. Fino alla zampata sul 5 pari, un game con troppi errori di Korda e strappato da Musetti con una risposta vincente di rovescio da cineteca, bellissima. Che fatica, ma una vittoria spettacolare di classe e forza mentale, per 6-0 5-7 7-5 che gli apre le porte della finale, dove c’è Mr Djokovic. In palio non solo il titolo in Grecia, ma i punti per staccare il pass per le Finals sorpassando Auger-Aliassime. Se non è un match importante questo…
    Un Musetti coraggioso, partito come un treno e poi bravo a reggere il rientro dell’americano, ma improvvisamente inceppatosi una volta avanti di un break nel secondo, smarrendo le due qualità che l’avevano portato a comandare: una prima palla efficace e continua e un colpo pesante di scambio per mandare in difesa Korda. Nel secondo parziale Lorenzo ha rallentato fin troppo con i tagli: corretto idealmente non affrontare uno come l’americano sulle geometrie in progressione, ma contro un tennista così bravo a colpire la palla, rallentare troppo è un rischio enorme perché concedi all’altro il tempo di sbracciare e Sebastian ha tanta di quella mano da poter cogliere la classica monetina nell’angolo. Infatti, salendo al servizio e nell’energia generale dopo un primo set inaccettabile, Korda si è preso il centro del campo, il tempo di gioco e una posizione ottima per spingere, sbattendo molto dietro Musetti. La partita è cambiata, la lotta è diventata intensa, ma Musetti ha retto, con gamba e determinazione, trovando punti importantissimi col servizio quando era indispensabile trovarli. Una vittoria difficile, ma rotonda e importantissima per come è arrivata.
    Sarebbe stato un doppio boccone al veleno perdere così, e nemmeno potersi giocare contro sua Maestà Djokovic un posto alle Finals. Stavolta Lorenzo ha fatto la faccia cattiva, è rimasto lì con le gambe e tantissima testa, pronto a rincorrere, a sporcarsi le mani, ma anche bravissimo ad alzare la qualità e trovare giocate davvero notevoli, anche in condizioni di punteggio tutt’altro che comode. Quando domini un set perdendo solo 5 punti, è difficile accettare mentalmente la rimonta dell’altro, andare sotto sul piano del gioco e dello score senza smarrirsi. È una situazione scomodissima che il toscano ha vissuto più volte, ma non stavolta. Ed è molto importante che il successo per Lorenzo sia arrivato non per gli errori dell’altro ma per la sua tenuta, ritrovando nei passaggi chiave del terzo set punti con la battuta. Come ha salvato il game sul 5-4 è un segnale di forza evidentissimo, ma anche il servizio preciso per annullare una chance del contro break che avrebbe forzato l’incontro al tiebreak decisivo. Huevos.
    Musetti ha portato in campo energia e per una volta anche lucida pazienza, per non farsi scoraggiare da molte accelerazioni notevoli del rivale, pronto a ripartire con convinzione nel punto successivo. Semmai la considerazione da fare è il rischio troppo alto preso per come sia andato sotto quando Korda ha alzato il livello. Solo a tratti Lorenzo è riuscito a tornare sopra all’avversario, mentre il costruire rallentando e poi cambiando ritmo non sempre è stato efficace. All’avvio del terzo set il rischio di crollare è stato concreto, ma ha retto e questo, pur nella difficoltà tecnica, è un grande merito. Il primo diritto di scambio dopo il servizio resta decisivo per Musetti, insieme ad un’alta percentuale di prime. La fase di sofferenza è arrivata esattamente per un calo della prima palla e per un primo colpo di scambio meno ficcante e offensivo. Ha retto, ha lottato e ce l’ha fatta, ma contro Djokovic in finale non si potrà minimamente permettere di scendere nel rendimento di quest’architrave, sennò tutto crollerà.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    La seconda semifinale in quel di Atene scatta con Korda al servizio, ma è Musetti a salire subito in cattedra. La risposta di Lorenzo è profonda, attacca sul secondo punto e se lo prende, e poi sullo 0-30 tira un passante di rovescio lungo linea dei suoi che fulmina lo statunitense. Bassi i giri nelle gambe e braccio di Korda, con un erroraccio banale col diritto cede il game a zero, BREAK immediato per Musetti, bravo a vincere il suo primo turno di servizio con ben due Ace e un altro bel servizio al centro, 2-0. Bel piglio del toscano, mentre l’americano è impalpabile… Inizia il terzo game con un altro diritto out, poi di volo non è preciso a campo aperto. Poca l’energia nel suo tennis, fa tutto al rallentatore e lo paga con un doppio fallo che gli costa il 15-40. Niente, altro errore grave di volo per Sebastian, crolla sotto 3-0 con un altro BREAK. Musetti consistente, ma oggettivamente ha fatto tutto Korda, in negativo. Senza alcuna pressione del rivale, Musetti veleggia col vento in poppa, smistando bene palle col diritto, carico e discretamente profondo ma con buon margine, tanto ci pensa l’altro a sbagliare e portargli il punto. La prima palla funziona, Lorenzo vola 4-0 con un parziale di 16 punti 3 dopo solo 11 minuti. In campo c’è una differenza di energia allucinante tra l’italiano e lo statunitense… Korda non serve nemmeno bene e gioca con flemma, pure corto, così che è Musetti ha tutto il tempo per entrare forte con i suoi colpi e prendersi il punto. E “Lori” non si fa pregare ovviamente, vista l’altissima posta in palio per lui. Con un bel passante cross, pur tirato da molto lontano, Musetti scappa sullo 0-40 nel quinto game. Finalmente Sebastian si scuote, tira un paio di diritti più veloci e aggressivi, ma è un lampo nel buio di un set terribile. Sul 15-40 Musetti è pronto ad aggredire col diritto e sotto rete taglia la palla con delicatezza. BREAK, il terzo di fila, per il 5-0. Lorenzo inizia il game con un doppio fallo, lancio palla un po’ basso. Poco male, rimedia subito con un paio di prime palle potenti e angolate, poi pure la smorzata a punire il macchinoso avanzare di Korda, zero reattivo finora. Lorenzo chiude al primo set point con un rovescio dei suoi. 6-0 in 20 minuti. Assolo del nostro top 10, ma oggettivamente Korda non pervenuto.
    Secondo set. Korda riparte con un servizio più performante e anche un po’ più di energia. Musetti sul 40-15 trova una risposta inside out spettacolare, gesto bellissimo, ma la palla dell’americano non era affatto ficcante. Poi Lorenzo trova un passante di diritto in corsa clamoroso, pizzica un lembo di riga, quanto basta a portare il game ai vantaggi. Arriva il punto più bello del match, per una volta Korda si difende, corre e trova traiettorie di qualità, tanto da passare al contrattacco e prendersi un punto importante anche mentalmente. Infatti ora il diritto di Sebastian è più interessante, entra con più forza nella palla e Lorenzo non ha tutto il tempo di fare quel che vuole. Game Korda, lancia anche un C’mon. 1-0. Si è svegliato il figlio d’arte: vince anche uno scambio di tocco e tagli, dove di solito è Lorenzo a prevalere. Korda trova un buon impatto col rovescio con i piedi sulla riga, Musetti va sotto 15-30, primo momento di difficoltà nella partita. Si affida ad una seconda palla molto veloce, scelta coraggiosa e che funziona. Ma sul 30 pari una risposta col turbo di Korda lo porta a palla break. Bravo Musetti a tirare un servizio esterno potente e salvare la chance. 1 pari. Korda è finalmente entrato in partita ma ancora non è continuo, infatti concede una nuova palla break nel terzo game con un errore di rovescio in rete. Se la gioca con la seconda di servizio ma Musetti non trova la risposta, cercando un forte anticipo (2-1). Il set si sposta sui binari dei turni di servizio, con l’americano totalmente in partita, attivo negli scambi e più ficcante negli affondi. Su 3 pari Korda sbaglia due rovesci di fila, di poco, ma out. 0-30. Lorenzo prova a rallentare per proporre palle basse e con poco peso, che il rivale non ama, ma l’attendismo non paga. Meglio il diritto pesante sul 30 pari che vale a Musetti una palla break importantissima. Malissimo Korda! Musetti risponde arrampicandosi su di un servizio con molto effetto, e poi ci pensa Sebastian a sbagliare l’ennesimo diritto lungo linea in corridoio. BREAK e 4-3 Musetti, a due passi dalla finale. Lorenzo mette poche prime e l’americano ha una buona reazione, impone un bel ritmo dalla riga di fondo, anche pronto a correre avanti per chiudere. Sebastian vola 15-40, due chance per rientrare. Non entra più il servizio all’italiano e gioca più corto, così c’è lo spazio per Korda per entrare, e lo fa bene. Con un diritto preciso in accelerazione, con Lorenzo troppo dietro in difesa, Korda strappa il Contro BREAK, 4 pari e poi 5-4 avanti l’americano. Palpabile la tensione in Musetti, forse con in testa il vantaggio sprecato. La battuta non lo aiuta più, pure un doppio fallo che gli costa lo 0-30. Sotto massima difficoltà, Musetti si affida alla sua mano, un diritto quasi al salto e poi la smorzata. Ai vantaggi, soffrendo, impatta 5 pari. L’americano ora vola, controlla bene i suoi game mentre l’italiano è sotto scacco anche servendo sotto 6-5, ha rallentato troppo e lo slice non funziona per mettere fuori ritmo l’avversario. 0-30. Con una mazzata col diritto cross eccellente Sebastian si prende tre Set Point sullo 0-40. Basta il primo: il servizio di Lorenzo non fa più differenza e con un diritto pesante dal centro Korda si prende il BREAK a zero, e il set. 7-5, si va al terzo.
    L’americano ha il vantaggio di ripartire col servizio, braccio “caldo” e forte dell’inerzia positiva. Si prende rapido i primi tre punti (sono 11 di fila…) poi la serie si interrompe con due errori. Col servizio, 1-0 Korda. Invece rispetto alla prima fase del match è proprio il servizio a non sostenere più il gioco di Musetti, spesso in difficoltà sulle risposte veloci del rivale. Dopo un errore col back affiora il nervosismo di Lorenzo, 30 pari. È aiutato da Korda che affossa a mezza rete una risposta non difficile. La prima palla torna a far capolino, Musetti impatta 1 pari. L’inerzia ormai è tutta dalla parte di Sebastian, piedi vicino alla riga di fondo, piedi più rapidi e affondi in progressione molto precisi, con Lorenzo dietro a rimettere. Anche quando è al servizio, tanto che il quarto game va ai vantaggi dopo uno splendido attacco di Korda. Dal 3 pari del secondo parziale ogni turno dell’italiano è tosto, c’è lotta. Musetti soffre ma si porta 2 pari. Purtroppo è assai meno incisivo in risposta, con le battute di Korda che aprono lo spazio per l’affondo successivo, e anche la seconda palla è veloce e sicura. “Spingi!?!” urla a se stesso Lorenzo, alludendo a risposte troppo centrali, bloccati, fanno il solletico a un colpitore ora in ritmo come Korda, che infatti con un bel diritto cross si porta 3-2. L’italiano ritrova un po’ di aiuto dal servizio, non tanto come punti diretti ma almeno per aprirsi il campo per un affondo successivo, il set avanza sui turni di servizio con scambi piuttosto rapidi e buona qualità. Appena Lorenzo rallenta troppo, Sebastian entra forte. Evidente la tensione, ma l’equilibrio regge. Musetti serve sotto 5-4 sotto massima pressione. Korda è un fulmine nell’avanzare e prendersi di volo il 30 pari. Lorenzo spara un gran servizio quando ne aveva disperatamente bisogno. Poi Sebastian risale bene su di un taglio troppo lento di Musetti, vantaggi. È a due punti l’americano… Con coraggio Musetti entra forte su di una risposta cross di Korda, e trova un vincente di diritto per niente banale. Classe. Ma poi sbaglia la volée. Vantaggi e il pubblico si fa sentire. Con un gran diritto in risposta l’americano arriva a Match Point. Ace! Bravo Lorenzo, ma anche “Sebi” che lob per punire l’attacco niente male dell’italiano. Lotta durissima, e c’è qualità. Con 4 Ace nel game, Musetti impatta 5 pari. Improvvisamente Korda sbaglia due diritti e poi scende a rete con troppa irruenza e sbaglia una volée non facile. C’è una palla break per Musetti sul 30-40. Come se la gioca! Entra con timing perfetto in risposta, rovescio lungo linea imperiale e vincente. BREAK Musetti, 6-5, serve per un posto in finale. Inizia male, doppio fallo, poi ci pensa Sebastian a regalare col diritto. Korda si prende un gran punto comandando e poi smorzata, 30 pari. Grande spettacolo, da parte di entrambi. No!?! Musetti cerca l’uscita in lungo linea per scappare da uno scambio pesante, ma il diritto termina in corridoio. Palla break. Gran servizio esterno, la battuta àncora di salvezza. Con una seconda palla molto vivace, ecco il Match Point Musetti!!! Vola via la risposta di Korda, VINCE LORENZO! Che fatica, ma meritatissima! C’è Djokovic domani, ultimo passo, difficilissimo, per un posto a Torino. Quanto piace un Musetti così tosto. BRAVO!

    Korda – Musetti ATP Athens Sebastian Korda075 Lorenzo Musetti [2]657 Vincitore: Musetti ServizioSvolgimentoSet 3L. Musetti 0-15 df 15-15 30-15 ace 30-30 30-40 40-40 A-405-6 → 5-7S. Korda 15-0 15-15 15-30 30-30 30-405-5 → 5-6L. Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 ace 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-40 ace 40-40 A-405-4 → 5-5S. Korda 0-15 df 15-15 30-15 40-154-4 → 5-4L. Musetti 15-0 30-0 30-15 40-154-3 → 4-4S. Korda 15-0 30-0 40-0 ace 40-15 ace3-3 → 4-3L. Musetti 0-15 15-15 30-15 40-153-2 → 3-3S. Korda 15-0 30-0 30-15 30-30 40-302-2 → 3-2L. Musetti 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-402-1 → 2-2S. Korda 15-0 30-0 40-01-1 → 2-1L. Musetti 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 40-40 A-401-0 → 1-1S. Korda 15-0 ace 30-0 40-0 40-15 df 40-30 40-40 A-40 ace0-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 2L. Musetti 0-15 0-30 0-406-5 → 7-5S. Korda 15-0 30-0 ace 40-05-5 → 6-5L. Musetti 0-15 0-30 df 15-30 30-30 40-30 40-40 A-405-4 → 5-5S. Korda 15-0 30-0 40-0 ace4-4 → 5-4L. Musetti 0-15 15-15 15-30 15-403-4 → 4-4S. Korda 0-15 0-30 15-30 30-30 30-403-3 → 3-4L. Musetti 15-0 30-0 40-03-2 → 3-3S. Korda 15-0 ace 30-0 40-02-2 → 3-2L. Musetti 0-15 15-15 30-15 40-15 ace2-1 → 2-2S. Korda 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-401-1 → 2-1L. Musetti 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 A-40 ace1-0 → 1-1S. Korda 15-0 ace 30-0 30-15 df 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-400-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1L. Musetti 0-15 df 15-15 30-15 40-150-5 → 0-6S. Korda 0-15 0-30 0-40 15-400-4 → 0-5L. Musetti 15-0 15-15 30-15 40-150-3 → 0-4S. Korda 0-15 15-15 15-30 15-40 df0-2 → 0-3L. Musetti 15-0 30-0 ace 30-15 40-15 ace0-1 → 0-2S. Korda 0-15 0-30 0-400-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    Kyrgios rilancia: “È successo un miracolo al ginocchio, mi sento ringiovanito di due anni e pronto a giocare”

    Nick Kyrgios

    A volte i miracoli succedono. Parola di Nick Kyrgios, che per una volta non ha aperto bocca scagliandosi contro Sinner, il sistema o qualcun altro ma per aggiornare sulle proprie condizioni di salute e confermare il suo ritorno in attività, non solo nella esibizione “battaglia dei sessi” con Aryna Sabalenka ma anche sul tour ATP dal prossimo gennaio. Parlando ad Australian Asocciated Press, il discusso talento di Canberra ha confermato come le sue condizioni fisiche siano migliorate esponenzialmente e questo lo spinge a provarci di nuovo, non solo con comparsate in esibizioni o tour alternativi come UTS o nel doppio, ma anche nei tornei ufficiali in singolare, dove manca dallo scorso marzo, con la sconfitta subita da Khachanov nel secondo turno del Masters 1000 di Miami.
    “Non l’ho ancora detto a nessuno della stampa, ma l’ultimo mese per me è stato… Non so descriverlo” afferma Kyrgios. “Non so cosa sia successo al mio ginocchio, qualcosa è cambiato nell’ultimo mese. Ieri sera ero con il mio massaggiatore e il mio fisioterapista e ne abbiamo parlato. Il ginocchio… non è più gonfio. Non mi fa più male dopo la seduta. Non so se dovrei chiamarlo un miracolo o cosa, ma questa condizione del ginocchio sembra avermi ringiovanito per un paio d’anni. Sentendomi così, mi sento pronto a giocare“.
    A questo punto gli obiettivi del “bad boy” del tennis attuale potrebbero cambiare repentinamente: da una sorta di tour d’addio in casa, giocando il doppio agli Australian Open con l’amico – e compagno di sventure per infortuni – Thanasi Kokkinakis, a un clamoroso rientro nei tornei ATP. Magari a Brisbane, ad inizio 2026. “È successo tutto così… all’improvviso, ma ieri ho detto ai miei agenti che, vista la nuova possibilità, mi piacerebbe giocare di nuovo da singolo a Brisbane”.
    “A fine luglio non avevo alcuna speranza di poter giocare gli Australian Open o di tornare a quel punto in cui mi sentivo a mio agio nel competere” continua Nick, “Non c’era più niente dentro di me che mi portava a pensare cose del tipo “Oh, vincerò questo torneo”. Perché dopo gli ultimi mesi, avevo perso ogni speranza. Pensavo che la mia carriera tennistica si fosse letteralmente ridotta al doppio, o qualcosa del genere, ma credevo che quel capitolo fosse chiuso, e ora sto tornando ad essere ottimista”.
    Sarebbe un rientro a dir poco clamoroso, vista la portata del personaggio e la sua capacità di regalare spettacolo in campo. Dopo mesi e mesi passati a sproloquiare inquinando l’ambiente, chissà che Kyrgios non riesca a tornare “giocatore” e far parlare solo la sua racchetta…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    ATP 250 Atene: Musetti troppo forte Muller, in semifinale c’è Korda

    Lorenzo Musetti (foto Patrick Boren)

    In quel di Torino c’è una casella con una grande X: è il giocatore mancante nel girone Bjorn Borg delle ATP Finals, gruppo guidato dal n.1 al mondo Jannik Sinner. Lorenzo Musetti resta in corsa per sostituire quella X con il proprio nome e conquistare l’ottavo posto al “Masters” grazie a una vittoria e prestazione convincente nei quarti di finale dell’ATP 250 di Atene, dove ha regolato con un netto 6-2 6-4 Alexandre Muller. C’è un solo modo per sbarcare a Torino: vincere il torneo greco per racimolare abbastanza punti da operare il contro sorpasso ai danni di Auger-Aliassime, attualmente ottavo nella Race (e questa settimana fermo). Mancano due passi, tutt’altro che facili, a Lorenzo: il primo è la semifinale dove venerdì sfida Sebastian Korda. Servirà una prestazione almeno di pari livello a quella prodotta contro Muller, o superiore, perché il francese è andato nettamente sotto nello scambio e ha condotto la sua partita con poca costanza, affidandosi a giocate estemporanee, non sempre lucide ed efficaci come dimostra l’alto numeri di errori non forzati. Tuttavia la condotta del transalpino è stata forzata anche dalla qualità e sostanza di Lorenzo, protagonista di un match con buoni numeri al servizio e molto efficace in risposta, in particolare col diritto da destra, situazione nella quale ha messo in grande difficoltà l’avversario con impatti eccellenti sia bloccando in lungo linea che sbracciando per l’incrociato.
    L’italiano è entrato in campo fin dai primi punti assai più rilassato e “centrato” rispetto alla tensione mostrata nell’esordio di mercoledì vs. Wawrinka, dove in più passaggi non è riuscito a liberare il braccio e imporre la sua qualità. Contro Muller ha spinto di più, ha tenuto un’attitudine più aggressiva e nello scambio ha imposto la sua maggior potenza e soluzioni, spostando l’avversario lateralmente e quindi infilandolo col lungo linea. La palla carica di spin e profonda di Lorenzo dopo la battuta è stata difficile da gestire per Muller, giocatore di qualità ma più leggero e non esattamente tosto quando deve difendersi correndo. Solo con il rovescio lungo linea (il colpo migliore) Alexandre è riuscito a prendersi qualche soddisfazione, insieme a qualche attacco alla rete con buon timing, ma sono state fiammate sporadiche all’interno di una partita in cui la sua sofferenza è stata costante.
    “Ho giocato una partita migliore rispetto a ieri, sono partito molto meglio. La chiave è stata servire bene e questo mi ha dato fiducia per spingere forte col diritto” afferma Lorenzo nell’intervista flash in campo. “Sto cercando di pensare solo un. match alla volta. Korda può essere un giocatore molto forte in queste condizioni ma mi concentrerò solo sul mio gioco”. Poche parole ma analisi lucida quella del toscano. Da diverso tempo il rendimento della prima di servizio è diventato uno dei termometri più importanti del suo tennis: infatti quando la percentuale di prime palle è alta, il colpo di inizio gioco gli permette di guadagnare il tempo per spostarsi col diritto e colpire un primo drive di scambio consistente, spesso con tanto topspin e discretamente offensivo, e da lì riesce a governare i ritmi, muovere l’avversario e cambiare passo. È il Musetti “nato” sull’erba 2024, quando si è finalmente sincronizzato su anticipo superiore nell’andare contro la palla e scaricare maggior potenza, con pochi momenti di quell’attendismo che per tanto tempo l’ha zavorrato.
    La partita vinta contro Muller è una delle tante comandate da Lorenzo con un gioco più netto, asciugato in parte di quella creatività che lo rende unico, ma così assai più efficace e razionale. Muller ha visto ben presto che nello scambio finiva inesorabilmente sotto e nemmeno riusciva a risalire dalla difesa in modo consistente, quindi ha provato a improvvisare, attaccare il prima possibile ma non sempre è riuscito a farlo con approcci ficcanti e il passante di Musetti ha brillato. Una buona vittoria, un passo in avanti per tenere acceso il sogno Finals.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Musetti inizia il match in risposta ed è molto più sciolto rispetto alla versione tesa dell’esordio vs. Wawrinka. Con un paio di riposte di qualità Lorenzo porta il primo game ai vantaggi e arriva a palla break con un rovescio cross dei suoi, bellissimo impatto, ma la spreca con un’accelerazione di diritto in corridoio. Poco male, l’azzurro si ottiene una seconda con una risposta di rovescio stretta e quindi strappa il BREAK con un errore di rovescio in scambio di Muller. Può fare corsa di testa il toscano e fila via velocissimo. Dopo un turno di servizio vinto a 30 continua a mettere pressione sul servizio del francese con risposte davvero notevoli, come quella vincente col diritto che apre il terzo game. Alexandre è in grossa difficoltà senza l’aiuto della prima palla, è in crisi nel difendersi sui cambi di ritmo e angoli di Musetti, che a zero si prende un secondo BREAL, per il 3-0. Eccellente avvio, ma le cose improvvisamente si complicano. Lorenzo trova il primo Ace del match ma Muller diventa più aggressivo, il game va ai vantaggi per un rovescio lungo linea favoloso di Alexandre. Musetti diventa meno preciso, concede e annulla due palle break (pessimo un attacco alla rete lentissimo e poi un diritto lungo tirato a campo aperto), ma la terza gli è fatale, errore in difesa col diritto. Contro Break e 3-1. La bagarre continua anche nel game successivo, Muller attacca ma non sempre con la scelta giusta e anche lui affronta una palla break ai vantaggi. Prova un passante stretto col diritto l’italiano, ma non passa la rete. 3-2. Lorenzo vince agilmente il seguente turno di servizio e quindi muove molto bene la palla col diritto dalla risposta. Quando Musetti cambia ritmo ed apre l’angolo sulla destra Muller è in netta difficoltà. Con un rovescio molto profondo c’è una nuova palla break per l’azzurro sul 30-40, ma un Ace toglie le castagne dal fuoco al transalpino. Alexandre poi valuta male un rovescio difensivo, la palla è buona e c’è ancora palla break. Stavolta Muller avanza con irruenza e tocca con troppa forza una volée (non facilissima) che esce abbondante dal rettangolo di gioco. BREAK Musetti, di nuovo doppio allungo sul 5-2. Stavolta non ci sono brutte sorprese, con un turno di battuta ottimo (anche un Ace) Lorenzo chiude il primo parziale 6-2. L’italiano superiore e non poco, nei colpi d’inizio gioco e pure in scambio, nonostante il brutto turno di servizio nel quarto gioco.
    Muller traballa all’avvio del secondo set, con i suoi colpi da fondo campo non riesce a far male a Musetti e con tre errori scivola sotto 15-40. Il BREAK Musetti se lo prende alla seconda chance, con un perfetto rovescio lungo linea che sorprende Muller. 1-0 e servizio, può fare corsa di testa con il francese che attende a testa bassa, molto deluso dalla sua prestazione. Comunque Muller non crolla, anzi, trova un punto notevole vincendo una schermaglia di tocco sotto rete. Applausi, ma ai vantaggi il game se lo prende Musetti, bravo a spingere col diritto dopo il servizio (più del 60% di prime in gioco per il carrarino). Muller avanza a strappi, non riesce a trovare schemi solidi per mettere in difficoltà Musetti, e non tutte le giocate – molte assai azzardate – gli riescono. Con un tocco pessimo concede un’altra palla break, ma stavolta l’attacco dopo un buon servizio è efficace. 2-1 Musetti. Serve molto bene l’azzurro nel quarto gioco, due Ace; arriva anche una risposta super di Muller, rarità nel suo incontro, ma… con un altro “Asso” Musetti si porta 3-1. Lo spettacolo di accende davvero sul 40-30: addirittura un doppio tweener, prima di Musetti con un lob in avanzamento, che tocco… ma altrettanto bravo Muller, con un colpo sotto le gambe all’indietro che diventa un passante vincente. Tutti in piedi, e 3-2. Il set avanza sui game di servizio, molto sicuro Musetti, smista bene i colpi con i piedi non lontani dalla riga di fondo, anche per la relativa pressione ricevuta dal francese. In risposta sul 5-3 Musetti fa la voce grossa. Eccellente la risposta e cambio di ritmo col diritto che fulmina Muller sul 15-30 e gli vale due match point. Con coraggio Alexandre su butta a rete e salva il primo; stesso schema sul secondo, e il passante al corpo provato da Lorenzo è lungo. Con una rara accelerazione col diritto Muller di prende un bel vincente dalla riga di fondo, quindi si aggiudica il game attaccando la rete. 5-4. Musetti chiude il match per 6-4 con un turno di servizio perfetto, chiuso con S&V sicuro. Buona vittoria, quasi senza macchia, e la corsa in Grecia continua. Next Korda, uno che non gioca bene tutti i giorni ma che se imbrocca la giornata…

    Alexandre Muller vs Lorenzo Musetti ATP Athens Alexandre Muller [5]24 Lorenzo Musetti [2]66 Vincitore: Musetti ServizioSvolgimentoSet 2L. Musetti 15-0 30-0 ace 40-04-5 → 4-6A. Muller 15-0 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 A-403-5 → 4-5L. Musetti 15-0 30-0 40-03-4 → 3-5A. Muller 15-0 15-15 30-15 30-30 df 40-30 ace2-4 → 3-4L. Musetti 15-0 15-15 30-15 40-152-3 → 2-4A. Muller 0-15 0-30 15-30 30-30 40-301-3 → 2-3L. Musetti 15-0 ace 15-15 30-15 ace 40-15 ace 40-30 ace1-2 → 1-3A. Muller 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 A-400-2 → 1-2L. Musetti 0-15 15-15 30-15 ace 40-15 40-30 40-40 A-400-1 → 0-2A. Muller 0-15 0-30 15-30 15-40 30-400-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1L. Musetti 15-0 30-0 ace 40-0 ace2-5 → 2-6A. Muller 0-15 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 ace A-40 40-40 A-40 40-40 40-A2-4 → 2-5L. Musetti 15-0 30-0 40-02-3 → 2-4A. Muller 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-40 A-401-3 → 2-3L. Musetti 15-0 15-15 30-15 ace 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 40-A0-3 → 1-3A. Muller 0-15 0-30 0-400-2 → 0-3L. Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 40-300-1 → 0-2A. Muller 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A0-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    Musetti sceglie Perlas come “super coach”. Funzionerà?

    Lorenzo Musetti (foto Patrick Boren)

    Musetti & Tartarini, più Perlas: funzionerà? Nella off-season il team del top 10 di Carrara si arricchirà dell’esperienza, qualità e carisma del coach spagnolo. Uno che da anni frequenta il tour e dovunque si è fermato ha lasciato il segno. Guidare due talenti così diversi come Moya e Costa a vincere uno Slam, portando il bel Carlos anche al n.1 del ranking (seppur per pochissimo) non da tutti, anzi è roba da pochi eletti. Solo quando conosci alla perfezione le complesse geometrie e “meccaniche divine” che regolano il nostro amato tennis puoi riuscirci, e allo stesso tempo devi riuscire ad entrare nella testa e nel cuore di chi segui, toccando le corde giuste per farti ascoltare. Perlas ha lavorato anche con Fognini per un periodo, e viene spontaneo pensare che la vicinanza tra Lorenzo e Fabio possa aver contato qualcosa nella scelta di Musetti. La voce che ci fosse un nuovo innesto nel team del toscano c’era da tempo, e anche il nome di Perlas era trapelato, in “ballottaggio” con quello di un altro illustre connazionale, ma in questi casi è sempre bene andare coi piedi di piombo e attendere conferme prima di lanciarsi. Ieri la conferma è arrivata e sarà curioso vedere come José si inserirà nel team, quante settimane lavorerà con Musetti e anche come sarà la gestione di questo nuovo “triangolo tennistico”.
    Solo il campo darà il suo responso, vedremo se Lorenzo cambierà passo dal punto di vista mentale dove ancora c’è ampio margine di crescita, soprattutto nella gestione dello stress pre e durante la partita, in modo consentirgli di giocare sempre più libero da tensione e sciolto nelle esecuzioni e scelte, cancellando del tutto quelle fasi di attendismo che ogni tanto tornano a farsi vive e lo zavorrano. Tartarini ha lavorato benissimo nell’ultimo periodo, riuscendo a razionalizzare non poco il gioco di Lorenzo spogliandolo di orpelli tanto belli quanto un po’ barocchi e non efficienti a farlo performare, senza tuttavia impoverire affatto la sua qualità e magia di tocco. Il servizio poi ha cambiato passo e quando funziona a dovere tutto il suo gioco si impenna perché oggi “Muso” entra forte col primo diritto di scambio e comanda, e da lì un bell’andare. Ma c’è ancora enorme spazio per migliorare, nella selezione dei colpi, nell’autostima, nel tenere mentalmente e riuscire farsi scivolare la negatività di quando la giornata non è delle migliori e sente meno la palla. In questo l’esperienza e “durezza” di Perlas potrebbe essere molto importante. Tuttavia c’è un punto di domanda che, appreso il nome di José qualche giorno addietro, mi fa riflettere.
    Perlas è un coach di valore, indiscutibile la sua conoscenza e impatto su ogni giocatore allenato. Ma… è sempre stato qualcosa di diverso dalla canonica figura del super-coach, come è per esempio Cahill per Sinner. Darren, il più grande ammiraglio della storia moderna della disciplina, lo ripete a ogni intervista: l’allenatore è il “Vagno”, è lui che guida gli allenamenti, cura nel dettaglio la parte tecnica, accompagna quotidianamente il lavoro di Jannik; io sono più un gestore, osservo, parlo con Sinner di tennis ma anche di vita, controllo che tutto sia eseguito per il meglio e fornisco un punto di vista diverso. Un lavoro più sull’aspetto umano che tecnico, per elevare al massimo il lavoro di tutti gli altri con la sua enorme esperienza. Un gestore, un direttore d’orchestra sapiente che lascia ad ogni violino la libertà di esprimersi e controlla che sia in sintonia con tutti gli altri per arrivare alle armonie migliori possibili. Perlas finora in carriera è stato tutt’altro: è stato “il” coach. Quello che, di fatto, è sempre stato Tartarini per Musetti. José è un grandissimo allenatore, è uomo di campo, è persona che sa parlare forte e chiaro ed ha idee molto precise del tennis e del gioco. Ha carisma ed esperienza, ma è un coach pieno, fatto e finito, più che una persona che osserva e aggiunge qualcosa al lavoro di tutti gli altri, come è appunto Cahill o è stato Becker per Djokovic, altro esempio lampante e che funzionò benissimo; o anche Ivanisevic sempre per il serbo quando c’era ancora Vajda.
    Il dubbio è che possano crearsi sovrapposizioni di ruoli. La eventuale presenza di voci diverse a guastare la comunicazione al giocatore non sempre è un fattore positivo, perché il tennis è disciplina complessa e gestire un top 10 lo è ancora di più. Eccellente aver un dialogo, un confronto e sottoporre idee, ma il rischio è che possano crearsi malintesi e tensioni, come per esempio accadde nel team Medvedev con l’ingresso di Gilles Simon. Ovviamente questi sono scenari, la speranza per Musetti è che i rapporti tra i membri del team siano limpidi, definiti, e che ognuno riesca a collaborare alla perfezione con gli altri, in modo che Perlas sia uno straordinario valore aggiunto e pietra angolare su cui costruire novità, rafforzare i punti di forza e cancellare debolezze. Al momento lo non sappiamo, ma magari Tartarini dopo una vita spesa a fianco di Lorenzo sente l’esigenza di passare qualche settimana in più a casa e quindi un Perlas, coach “totale”, diventa perfetto; oppure José, con la sua esperienza, sarà bravissimo a ritagliarsi un ruolo ideale per aggiungere novità e positività a tutti, abbassando il livello di tensione che spesso nel corso degli incontri di Musetti è assai alta.
    Perlas rappresenta una scelta importante per un tennista forte e in evoluzione come Musetti. I due inizieranno a lavorare a dicembre, il tempo non è molto prima degli Australian Open. Non resta che attendere le prime parole del giocatore su questa scelta – che ovviamente non tarderanno ad arrivare visto che la notizia è uscita – e soprattutto il responso del campo. Nel 2026 c’è da confermare la top 10, migliorare ulteriormente tennis e atteggiamento, e soprattutto tornare a vincere un torneo, magari uno di quelli “pesanti”.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    Fontang (coach di Auger-Aliassime): “Con Sinner è stata partita vera. Jannik è migliorato tantissimo col diritto”

    Frederic Fontang, coach di Auger-Aliassime

    Perdere contro il n.1 del mondo e in striscia positiva in tornei al coperto da 26 match ci sta, la prestazione è stata comunque di alto livello. Questa in estrema sintesi il commento che Frederic Fontang, coach di Felix Auger-Aliassime, ha tracciato dopo la finale persa del suo pupillo al Masters 1000 di Parigi, torneo comunque eccellente per il canadese e che molto probabilmente gli ha consegnato un biglietto per le Finals di Torino. Parlando a L’Equipe, Fontang ha riflettuto su vari temi della finale di Parigi, del momento e carriera di Felix ma anche su Sinner, che vede sempre più forte e completo.
    “Il break subito all’avvio è stato decisivo, da li in avanti… complimenti a Sinner” commenta Fontang. “Jannik ha servito meglio rispetto alla partita degli US Open. Durante l’estate il suo servizio era stato meno incisivo, ma oggi ha ottenuto tanti punti diretti sia con la prima che con la seconda. Félix non è riuscito a spostarlo sul diritto, né a mettergli pressione. Al contrario, è stato spesso sotto pressione nei propri turni di battuta. Sinner ha una qualità in risposta straordinaria, è qualcosa che lo distingue chiaramente dagli altri. Riesce a rispondere profondo anche sulla prima, e questo toglie tempo per essere aggressivi nel colpo successivo. Dal fondo, poi, è solidissimo da entrambi i lati“.
    Sinner ha impressionato lo storico coach di Felix: “Jannik è migliorato molto con il diritto. Prima tendeva un po’ a “lasciar scappare” la palla, ora molto meno (sorride). Si vede anche che cerca più varietà, come in alcune smorzate. L’ha detto lui stesso: vuole inserire più variabili nel suo gioco. Anche se qui, indoor, non se n’è visto molto. Ma il suo progresso più grande in questi ultimi anni è sul piano fisico: riesce a mantenere ritmi altissimi stancandosi molto meno”.
    Fontang comunque traccia un bilancio molto positivo, anche della finale persa da Auger-Aliassime: “C’è stata partita. Ovviamente c’è ancora da migliorare nel rendimento al servizio, fare più serve & volley, cambiare più spesso ritmo, migliorare la transizione in avanti per dare più peso e continuità al gioco”.
    Il coach torna sugli anni difficili affrontati dal suo allievo, in particolare 2023 e 2024, un momento di stasi dopo una importante progressione che l’aveva portato nella top 10. “Fino al 2022 Félix aveva sempre e solo progredito, fino al n.6 del mondo. È un percorso abbastanza classico per i giovani di grande talento: la crescita è continua, senza troppi intoppi. Poi, però, può arrivare un momento di difficoltà. Per noi è coinciso con un infortunio (una microfrattura al ginocchio) che ha interrotto il processo, anche se non possiamo attribuire tutto a quello. Abbiamo sperimentato alcune soluzioni tattiche che non hanno dato i risultati sperati. Félix prendeva la palla un po’ più tardi, per esempio. Ci sono stati aggiustamenti, up and down su quella visione di gioco. Félix è un ragazzo intelligente, guarda tanto tennis, capisce le dinamiche e vuole migliorare soprattutto nella transizione verso la rete. E negli ultimi tempi ha ritrovato fiducia e continuità”.
    “Tornare in top 10 ha dimostrato la sua maturità” continua il coach, “significa fidarsi del lavoro fatto e delle proprie qualità. La mia filosofia da coach è portare il giocatore a essere il “padrone” del proprio tennis e del proprio progetto. Un tennista raggiunge il suo pieno potenziale solo quando è realmente allineato con ciò che ha deciso di essere in campo“.
    I due hanno attraversato insieme il lungo periodo di stasi, senza mai arrivare ad una rottura. “Nel circuito si vede spesso che cambiare non è sempre la soluzione. Nell’educazione di Félix c’è l’idea di far crescere la propria squadra, non di smontarla. Allo stesso tempo ci siamo aperti: è arrivato Toni Nadal, ci avvaliamo di esperti in biomeccanica. Non siamo chiusi. Abbiamo esplorato molte strade”.
    Così Fontang spiega la superiorità di Sinner e Alcaraz, ma non è rassegnato al loro dominio: “Sono davanti, ma per motivi diversi. Alcaraz ha una varietà di gioco incredibile, è molto offensivo, può fare di tutto. Sinner invece è la solidità pura: gioca a un’intensità altissima senza consumare troppa energia. È un “Djoko potenziato”: serve meglio, e il dritto viaggia più veloce… Demoralizzati dalla loro forza? Tutt’altro! È uno stimolo per migliorare. Nel 2023 Félix era rimasto colpito dalla sconfitta con Alcaraz a Indian Wells, perché fino a quel momento lo aveva sempre battuto. Ma quando scendi in classifica, finisci anche per affrontare meno spesso questi giocatori… Restare al loro livello, affrontarli regolarmente, è fondamentale per continuare a crescere” conclude l’allenatore.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Becker si racconta: “Ho rischiato di morire in carcere. Potevo diventare coach di Sinner nel 2022, gli consigliai Cahill, per me il migliore. Darren non smetterà a fine anno”

    Boris con la moglie Lilian

    Nel mondo del tennis non ci sono molti personaggi così complessi e intriganti quanto Boris Becker. Dirompente in campo e nella vita, spesso scomodo per le sue parole e scelte, successi e cadute rovinose, Boris è da sempre un personaggio grande, ingombrante e divisivo. Il suo nuovo libro “Inside” è un bellissimo spaccato di vita e sport di un uomo ormai maturo che ha affrontato tante cose, anche terribili, ma sempre a testa alta. A Milano, dove risiede da due anni, ha rilasciato una lunga e bella intervista al Corriere, nella quale ripercorre passaggi importanti della sua vita e racconta alcuni aneddoti interessanti. Si parla anche di Agassi, di Sinner e Cahill. Per il tedesco, l’australiano continuerà ad allenare Jannik. Questi alcuni dei passaggi più significativi dell’intervista di Becker.
    “Io, il più giovane campione di Wimbledon di sempre, 40 anni dopo finisco in prigione? Sono sempre stato un bubble breaker (uno che rompe gli schemi, ndr) È la mia storia” racconta Boris quando fanno notare che la prigione dove è stato rinchiuso a Londra per i problemi col fisco inglese è davvero vicina a quel Centre Court dove ha scritto la storia. “Faccio cose che nessuno ha mai fatto prima. All’inizio mi criticano, poi le fanno anche gli altri. Forse, per via del mio carattere, non sono troppo amato tra i colleghi. Però dicono: Becker vede le cose in modo diverso”.
    Così Boris racconta il dramma del fallimento, il processo… “È complicato…. Il diritto fallimentare nel Regno Unito è molto diverso da quello tedesco o italiano: qui da voi avrei preso una multa. Dunque, c’è un prestito di una banca inglese nei miei confronti, e in cambio avevo dato in garanzia i miei diritti d’immagine. Quel prestito era inoltre garantito da una finca a Maiorca. Non c’era alcun bisogno che la banca si rivolgesse al tribunale, o mi spingesse verso la bancarotta. Due anni dopo la bancarotta, infatti, ho rimborsato la banca fino all’ultimo centesimo. Quel prestito prevedeva un tasso d’interesse del 25%. Il mio avvocato l’avrebbe dovuto notare — era scritto in grande —, io l’avrei dovuto notare, ma ci si affida agli avvocati per questo, no? Però non cerco scuse. Ho fatto errori. Il fallimento è arrivato come uno shock, mentre ero in macchina: eppure, avevo ancora dei redditi, altre proprietà in Germania, a Londra. Ma il danno ormai era fatto, il brand compromesso, le aziende in ritirata. C’è un altro mito da sfatare: i miei reali guadagni in carriera. Leggo 100 milioni: sbagliato. Leggo 50 milioni: sbagliato. La metà di quella cifra, forse. Erano altri tempi. Negli anni Ottanta a Wimbledon vincevi 300 mila sterline, ora tre milioni. E comunque, la metà del premio se ne va in tasse, poi si devono dedurre i costi. La gente sente queste cifre e si fa idee irrealistiche. Quanto a me, ho avuto due divorzi costosi, il mantenimento di quattro figli. Ho sempre vissuto con un certo tenore ma non ho mai sperperato il denaro in yacht o Ferrari“.
    In carcere Boris vedeva i compagni di sventura come avversari: “Esatto. La mia forza nel tennis — certo, ero potente — era che giocavo in modo strategico. Non ero il più veloce, non avevo un rovescio eccezionale ma più durava la partita, più entravo nella testa del mio avversario. E un’altra cosa: so leggere l’ambiente. So capire chi sono i duri, in cosa sono forti: metto a fuoco la persona in pochi secondi. E poi mi piacciono gli scacchi e il poker. Ci ho giocato da professionista, a fine carriera. Con queste doti sono nato”.
    Ha avuto per due volte paura di morire durante la detenzione: “La mia cella era in fondo a un corridoio. Torno dal refettorio, e c’è una persona nuova nella cella del mio vicino e amico, Ike, un gigante muscoloso che godeva di enorme influenza. Non si fa mai: la tua cella è una zona sicura. Così gli dico: hei cosa fai lì? Si gira, io ho il vassoio del cibo in mano e comincia a urlarmi, a venirmi addosso. Io rispondo a tono. Per fortuna, in 7 o 8 arrivano alle mie spalle, mi proteggono, non vi dico cosa gli fanno. E mi riportano in cella. Arriva anche Ike, lo conosceva da prima, si scusa per lui. Io sono scosso, me la sono vista brutta. Questo tizio a 18 anni aveva ucciso due persone. Tre giorni dopo, viene in lavanderia dove lavora Ike: cade in ginocchio davanti a me, mi chiede scusa, mi bacia la mano. Gli dico: non serve, qui è dura per tutti. Ho capito solo dopo che l’ha fatto per Ike. Io ero parte di un gruppo rispettato. E occorreva ripristinare il rispetto, o il ragazzo lì dentro non avrebbe avuto scampo. Il carcere è un posto duro, pericoloso, che ha regole proprie. Le prigioni sono gestite dai prigionieri, non dalle guardie. Nessuno ha idea di cosa succeda lì dentro…”.
    Questo il passaggio dell’intervista dedicato a Sinner e Cahill: “Non ne ho mai parlato, ma è vero, sono stato vicino ad allenare Sinner nel 2022. Perché non è successo? Da lì a due mesi, aspettavo la sentenza di Londra. Ho detto a Jannik: non so come finirà, non posso prendermi l’impegno. Ma non volevo lasciarlo a piedi, gli ho fatto un paio di nomi: uno era Darren Cahill. Per me, il migliore. Se torno in lizza qualora Cahill smettesse? Darren non smetterà. Quanto a me, ero convinto che Jannik potesse diventare il più forte. All’epoca doveva migliorare il servizio e il gioco di piedi ma era unico, di testa era già un portento. Oggi sono in un’altra fase della vita, la famiglia si allarga, ho un nuovo business. Non voglio stare così tanto on the road e forse il ruolo di coach comincia a starmi stretto”.
    “Quattro Slam a 24 anni: non credo che avrei potuto fare meglio di Cahill e Vagnozzi. Quando è stato scelto non era famoso, ma pochi capiscono il gioco come Simone. Il successo del team Sinner parla da solo. Ed è incredibile, se si pensa che Jannik gioca seriamente solo da quando aveva 13-14 anni”.
    Tennis e doping: così la pensa Boris: “Contano testa e personalità, e non conosco droghe che le migliorino. Ce ne sono che aumentano la resistenza e affrettano il recupero. Ma quando sei sulla palla break, sotto 5-4 nel quinto set, voi conoscete un farmaco che permetta di rimanere freddi come il ghiaccio e tirare un ace? Io no. Per tre persone metto la mano sul fuoco: Federer, Nadal, Djokovic. La contaminazione di Sinner? Sì, ci credo. Il doping è lontanissimo dal suo carattere. Mi fido meno di giocatori che magari hanno avuto una sola, straordinaria stagione sul rosso o sembrano fenomenali per due-tre tornei. Cose così puzzano un po’. Ma Jannik è tra i migliori da anni, i pesci grossi vengono testati. Una vita d’inferno: per 365 giorni all’anno devono dire dove dormono, dove mangiano. Metti che sto con una ragazza da Cipriani e arrivano per il test… Folle. L’antidoping oggi è un’enorme restrizione della libertà”.
    Il no alla Davis di Sinner: Becker condivide la scelta. “Ho letto che si è alzato un polverone in Italia. Capisco che Nicola Pietrangeli disapprovi. Io la Davis l’ho vinta due volte, nell’88 e nell’89: l’anno seguente non la giocai. Avevo bisogno di una settimana extra di riposo e ritenevo di essermi speso a sufficienza per il mio Paese. Esattamente come Jannik. Tendiamo a dimenticarci che il tennis è uno sport individuale. È maledettamente difficile restare al vertice. Se uno si fa male, la carriera è a rischio. Avete visto Rune: si è rotto il tendine d’Achille. In Italia tutti vogliono un pezzettino di Sinner. Lo invitano a Shanghai, a Riad, a Vienna. Da domenica prossima gli chiederanno di rivincere le Finals a Torino”.
    Agassi racconta di esser riuscito a rispondere al servizio di Becker perché guardava la lingua del tedesco al momento di servire… Così Boris liquida il racconto: “Sì, la conosco questa storia. Ma devo dirvi che non è vera. Io adoro Andre, davvero. Ma è nato e cresciuto a Las Vegas, e lì l’immagine è tutto. Ho letto Open, un libro magnifico, ma quel passaggio è, diciamo, in puro stile Vegas. Pensateci, logicamente: quanto è grande un campo da tennis? Come avrebbe potuto vedere la mia lingua a 30 metri di distanza? Ho la bocca grande, ma non vado certo in giro con la lingua di fuori! E poi, fino a un istante prima di colpire la palla, neppure io sapevo dove sarebbe andata. Quindi, spiacente: è una bella favola, simpatica, ma una favola»
    Così Becker spiega la decisione di vivere a Milano: “Ho giocato bene in questa città, ho vinto il torneo quattro volte; ho vestito sempre brand italiani. Mia moglie è nata a Roma. E avere un altro figlio a questa età mi dà l’opportunità di occuparmene più di quanto io abbia fatto in passato, se Lilian me lo permetterà”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sinner domina uno Zverev svuotato. Jannik è in finale al Masters 1000 Parigi, a un passo dal tornare n.1

    Jannik Sinner – Foto Patrick Boren

    “No match”, o “K.O. tecnico”, fa lo stesso. Impossibile per un Sasha Zverev del tutto svuotato di energie dalla durissima battaglia di ieri contro Medvedev fare partita contro Jannik Sinner, tanto che la seconda semifinale del Masters 1000 di Parigi è un assolo nemmeno così virtuoso e spettacolare dell’italiano, vincitore con un eloquente 6-0 6-1 in 62 minuti su “quel che restava” del tedesco, del tutto incapace di reggere la pressione e ritmo dell’italiano viste le gambe bloccate e pure una giornata totalmente negativa al servizio. Spettacolo oggettivamente deprimente per il pubblico, ma l’unica ottima notizia è la finale raggiunta a La Defense Arena da Sinner, dove trova un Auger-Aliassime solido, lanciatissimo, il più vincente in stagione al coperto. Non sarà una finale qualsiasi: in caso di vittoria Jannik potrà brindare al ritorno sul trono del ranking ATP. E farlo appena prima di sbarcare a Torino, in Italia, alle Finals, sarebbe un eccellente viatico all’ultimo evento del 2025 e anche piccola consolazione di un anno nel quale ha dovuto ingoiare tantissima fiele… Ma vincere non sarà affatto una passeggiata visto quanto il canadese sta giocando bene, davvero centrato, tosto agonisticamente e continuo. “Sono molto contento per Felix” afferma a caldo in campo Jannik, “È una delle migliori persone del tour, la più gentile”. I due si sono affrontati in semifinale a US Open e fu una discreta lotta…
    Non c’è molto da commentare sulla semifinale, non si è praticamente giocato. Ogni volta che Sinner ha spinto con intensità e precisione si è preso il punto, in particolare sul diritto di Zverev, colpo quasi impresentabile vista la grave difficoltà del tedesco nel cercare la palla coi piedi, fare spazio e spingere. Solo col rovescio Sasha è riuscito a reggere parzialmente e si è preso qualche punto discreto, ma la velocità, intensità e spinta di Jannik sono state un incubo per il tedesco. E poche sono state le volte nel quale Jannik ha davvero premuto l’acceleratore a manetta, non ce n’era minimamente bisogno per prendersi il punto diretto o provocare l’errore dell’avversario, totalmente in balia, smarrito e depresso.
    Visto l’andamento così insolito del match, è difficile commentare la prestazione di Sinner. È stato un allenamento agonistico perché fin dai primi punti è apparso evidente come Zverev fosse rigido e lento, non c’era un singolo colpo a funzionare, nemmeno il servizio che si gioca da fermo. Jannik non ha fatto alcuna fatica e queste energie risparmiate torneranno utilissime in finale (e pure a Torino). Volendo provare a cogliere qualcosa dalla sua prestazione, è piaciuto come l’azzurro abbia trovato precisione e qualità col lungo linea, sia di diritto che di rovescio, una soluzione tecnica che nelle ultime settimane ha provato in modo assiduo con risultati ottimi; ha risposto con sicurezza sulle battute poco incisive del rivale, sbagliando quasi niente; in generale ha gestito la situazione a dir poco particolare con tranquillità e freddezza, provando qualche colpo ma senza esagerare, anche per non infierire sull’avversario. Ha allungato sicuro e quindi ha gestito, senza strafare. Giusto così. Applausi a Zverev per essere rimasto in campo fino al match point, ma l’ha fatto solo per il grande rispetto che nutre per Sinner non essendo in alcun modo competitivo. Sarà la nona finale del 2025 per Sinner (su undici tornei disputati!), terza a livello 1000, entrambe perse contro Alcaraz (Roma e quella di fatto non giocata a Cincinnati). È anche la vittoria n.25 di fila a livello indoor per Sinner. 
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Il match inizia con Zverev al servizio ma è Sinner a prendersi il primo punto con un bel diritto vincente al termine di una progressione ben condotta. Due seconde palle, due punti foto copia con Jannik a comandare. 15-30. Bravo Sinner, comanda e si prende il punto con una smorzata ottima, dopo la differenza fatta con un eccellente rovescio lungo linea. 15-40, due palle break. Con una prima palla esterna più precisa che potete Zverev salva la prima; sulla seconda invece si scambia, Jannik piedi ben ancorati a terra e un diritto “pesante” provoca l’errore di Zverev. BREAK Sinner, può fare corsa di testa. Molto sicuro il primo turno di servizio dell’italiano, anche un Ace sul 30-15 ma soprattutto la netta sensazione di tranquillità nel gestire lo scambio. 2-0. Sasha è costretto a servire sopra alle sue medie recenti, altrimenti Jannik entra di brutto, come nel terzo game quando fulmina il tedesco con una risposta lungo linea micidiale. Ancora col lungo linea, un diritto improvviso, Sinner porta il terzo game ai vantaggi. La faccia di Zverev mentre vede sfilare la palla è tutto un programma… anche perché quando lo scambio diventa intenso va sotto, sembra in netta difficoltà con le gambe quando deve cercare la palla e spingere. Terribile l’errore del tedesco col diritto, la palla gli esce di due metri e c’è una nuova chance di break per l’italiano. Stavolta si scambia sul rovescio e dal lato sinistro è più sicuro, si salva. Troppo corto il servizio di Zverev, Sinner entra forte in risposta e si prende un nuovo BREAK, con un diritto cross dal centro stretto e velocissimo. 3-0, Dominio del n.2, Zverev sembra in grave difficoltà a reggere. Sasha sembra trascinarsi per il campo, tira alcuni buoni colpi ma appena Jannik alza un minimo il ritmo, ma nemmeno a tutta, il tedesco non regge e sbaglia anche di tanto. Sinner non perdona, con un Ace perfetto al T vola sul 4-0. Il diritto di Sasha proprio non va, altro bruttissimo errore sul 15-0 quando costretto a fare due passi in avanti affossa la traiettoria in rete. Jannik invece è famelico, aggredisce con la risposta la palla di Zverev e gioca al doppio della velocità…. forse anche qualcosa in più. 15-30. Solo con il rovescio il tedesco riesce ad appoggiarsi alla palla dell’italiano e trovare un po’ di angolo e profondità. Pesantissimo Zverev nel correre a destra sul 30 pari, dopo alcuni scambi discreti. 30-40, chance del triplo allungo per JS. L’italiano risponde, colpisce in sicurezza e con profondità, e ancora il diritto tradisce Zverev. 5-0, col terzo break di fila. Zverev si alza dalla sua panchina all’ultimo secondo disponibile, spossato e sportivamente depresso. Ogni lungo linea di Sinner è una punizione, l’altro non ci prova nemmeno o ci arriva malissimo. Sinner concede un paio di sbavature, 15-30, e qua arriva il primo punto che scatena l’applauso dell’Arena, una smorzata, poi lob e tweener, pro Sinner, che poi con l’ennesimo diritto potente si prende il primo Set Point. Ace. 6-0 in 30 minuti. Zverev passa davanti ad un Sinner già seduto muovendosi come un pachiderma e a testa bassa. Out of Energy.
    Zverev riparte nel secondo set cercando di prendersi un po’ di vantaggio col servizio e un rovescio incisivo, ma il suo problema è che questo pressing, seppur discreto, fa il solletico alla difesa di Sinner… Mentre Jannik trova il lungo linea ad occhi bendati, Sasha non ci riesce. 30 pari. Troppo corto il tedesco nello scambio, Jannik va sopra e quindi “punisce” il rivale con una smorzata ottima, Sasha nemmeno ci prova. 30-40, ancora palla break. Con una seconda di servizio finalmente di qualità Zverev si apre il campo e l’attacco col rovescio stavolta lo premia. Un Ace esterno, il primo del match, vale la palla game. Eccolo! Esplode la Defense sul buon diritto cross che sorprende Sinner e vale a Zverev un game. Il tedesco chiede l’intervento del medico al prossimo cambio di campo. Sinner intanto amministra senza alcun patema un altro turno di battuta, 1 pari. Nel terzo game anche il rovescio tradisce il tedesco e Sinner vola ancora a palla break sul 30-40. Niente, un banale scambio sulla diagonale di rovescio, nemmeno a grande velocità, termina con l’ennesimo errore di Zverev che subisce il quarto BREAK del match, 2-1 e servizio Sinner. Il medico misura i valori di Sasha (ricordiamo il suo diabete) e gli somministra un farmaco. Ma la musica non cambia: Jannik gestisce con totale agio il suo turno di battuta e poi va a prendersi con un paio di spallate di diritto bestiali (un po’ fortunata l’ultima) un nuovo break, per il 4-1. Sorride amaro il tedesco, oggi va così. Anzi, non va per nulla…

    Alexander Zverev vs Jannik Sinner ATP Paris Alexander Zverev [3]01 Jannik Sinner [2]66 Vincitore: Sinner ServizioSvolgimentoSet 2A. Zverev 0-15 15-15 30-15 30-30 30-401-5 → 1-6J. Sinner 15-0 ace 15-15 30-15 40-15 ace1-4 → 1-5A. Zverev 15-0 ace 15-15 15-30 15-401-3 → 1-4J. Sinner 15-0 ace 15-15 30-15 ace 40-15 ace1-2 → 1-3A. Zverev 15-0 15-15 15-30 30-30 30-401-1 → 1-2J. Sinner 15-0 15-15 30-15 40-151-0 → 1-1A. Zverev 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 40-40 A-40 ace0-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1J. Sinner 0-15 15-15 15-30 30-30 40-30 ace0-5 → 0-6A. Zverev 15-0 15-15 15-30 30-30 30-400-4 → 0-5J. Sinner 15-0 15-15 30-15 40-15 ace0-3 → 0-4A. Zverev 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 40-A0-2 → 0-3J. Sinner 0-15 15-15 30-15 40-15 ace0-1 → 0-2A. Zverev 0-15 15-15 15-30 15-40 30-400-0 → 0-1 LEGGI TUTTO

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    Tsitsipas getta la spugna: niente torneo ad Atene, chiude mestamente il suo 2025

    Stefanos Tsitsipas

    La notizia era nell’aria, anche se in Grecia si sperava in un’ultimo sforzo, ma niente, non ce l’ha fatta. Stefanos Tsitsipas si è cancellato dal neonato torneo ATP 250 di Atene, spostato da Belgrado in terra ellenica, mettendo così la parola fine a un 2025 a dir poco tribolato sul piano sportivo e personale. I noti problemi alla schiena non sono affatto risolti e Stefanos si è visto costretto a rinunciare al vernissage del torneo nella sua città, dove tennis di altissimo livello mancava da tanto tempo, Davis esclusa. Proprio la sfida contro il Brasile ad Atene resta l’ultimo impegno ufficiale di Tsitsipas nel 2025, con la vittoria su Seyboth Wild e quindi la sconfitta contro la potenza di Joao Fonseca. Dopo aver rinunciato alla tournée asiatica in via precauzionale, Stefanos si è presentato per la Six Kings Slam, dove ha è stato in campo giusto un’oretta contro Sinner, e tornato in Europa non è riuscito a tornare in competizione e nemmeno lo farà ad Atene, dove invece è già sbarcato Djokovic, impegnato nel lancio del torneo organizzato dalla sua famiglia.
    Tsitisipas termina così amaramente una stagione da 22 vittorie e 18 sconfitte, con l’unico acuto a Dubai, dove ha vinto il torneo battendo gente niente male come Berrettini, Khachanov, Griekspoor e Auger-Aliassime in finale. In quel torneo Stefanos si presentò testando una nuova racchetta e i risultati, anche sul suo rovescio storicamente “ballerino”, furono interessanti. Per questo ci si aspettava di ritrovarlo pimpante e competitivo su terra battuta, dove complessivamente ha ottenuto i suoi migliori risultati (tre titoli a Monte Carlo e la finale a Roland Garros, dove arrivò ad un set dal vincere il titolo contro Djokovic). Invece sul “rosso” non ha mai superato i quarti di finale (Monte Carlo e Barcellona), con la cocente delusione a Parigi dove fu sconfitto al secondo turno da Gigante mostrando terribili lacune a livello di concentrazione oltre che difficoltà nello spingere la palla. Sull’erba Stefanos non ha mai brillato ma quest’anno è andata persino peggio: a Wimbledon si è ritirato al secondo turno, iniziando a mostrare importanti problemi fisici che hanno condizionato pesantemente il suo rendimento in estate, dove ha vinto solo due partite (una a Cincinnati, una a US Open).
    A settembre, subito dopo la Davis, un accreditato media greco sparò la notizia di un intervento chirurgico sostenuto da Tsisipas per risolvere il problema alla schiena, ma il diretto interessato smentì seccamente la notizia con una storia Instagram. Da lì in avanti scarne le sue comunicazioni, eccetto qualche post social nel quale si parla di tutto fuorché di tennis. Un’annata difficilissima, condita anche dall’abbandono del padre come coach e il tentativo andato a vuoto con Ivanisevic, con i classici “stracci” che volarono dopo la loro breve collaborazione. Quello che sperava essere l’anno del rilancio si è trasformato in un nuovo calvario, e la classifica langue con l’attuale n.26 (aveva iniziato da n.11).
    Vedremo se la breve off-season sarà risolutiva per i suoi problemi fisici, questa deve esser la base minima sulla quale ripartire per cercare di ritrovare il suo miglior tennis. A 27 anni si è nel cuore della carriera sportiva ma la china delle ultime due stagioni, tra infortuni e la difficoltà di rilanciare un gioco a dir poco stagnante e non più efficace, è molto preoccupante.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO