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    Colangelo parla del lavoro con Sonego: “Deve spostare il suo gioco verso la rete. Vogliamo fare bene negl Slam”

    Sonego in campo con Colangelo (foto SuperTennis)

    Fabio Colangelo crede nel futuro del suo assistito Lorenzo Sonego, con un lavoro mirato verso un tennis sempre più aggressivo e proiettato verso la rete, senza grandi stravolgimenti tecnici ma una propensione maggiore ad entrare nel campo. In una bella intervista rilasciata a SuperTennis, il 43enne coach lombardo ha raccontato la base della sua collaborazione con il torinese e soprattutto come intende indirizzare gli allenamenti per far decollare di nuovo il tennis coraggioso di “Sonny”. La preparazione per il 2025 è iniziata in Italia e ora si svolge in Spagna presso la notissima Academy di Rafa Nadal.
    Riportiamo i passaggi più significativi del pensiero di Fabio, iniziando dal percorso di Lorenzo nelle prime settimane. “Siamo stati contattati da loro (la Academy di Nadal, ndr) e visto che ci saranno tanti giocatori presenti, ci è sembrata una buona scelta. Resteremo in Spagna 10 giorni, poi torneremo una settimana a Torino per Natale e già il 26 dicembre partiremo, insieme anche al preparatore Davide Cassinello, per Hong Kong, dove Lorenzo giocherà l’Atp 250. Poi in Nuova Zelanda, ad Auckland, e infine a Melbourne”.

    Ciao Lorenzo Sonego! 👋🏼 Welcome one more year to Rafa Nadal Academy! Good luck in the preseason! VAMOS‼️ pic.twitter.com/bnqTNuzAs5
    — Rafa Nadal Academy by Movistar (@rnadalacademy) December 10, 2024

    Ecco su cosa si concentrerà il lavoro: “Avere a disposizione queste quattro settimane – perché noi abbiamo cominciato a lavorare a fine novembre – è fondamentale. Quando abbiamo cominciato a lavorare insieme ad aprile, ‘Sonny’ mi ha chiesto espressamente di esplorare cose nuove. Avendo avuto sempre la stessa guida per tutta la sua vita da giocatore, voleva cambiare direzione, ma per introdurre queste novità c’era bisogno di tempo. Un tempo che durante l’anno, visto il calendario fitto di tornei, non è mai abbastanza. Poter lavorare con continuità senza l’assillo della partita è un’altra cosa. Su cosa ci concentriamo? Una maggiore predisposizione verso la rete. Lorenzo deve essere più aggressivo. Per il fisico che ha, per come gioca i colpi di inizio gioco, vista anche la sua mano e la sua rapidità, è fondamentale che lui riesca a sviluppare in chiave offensiva il suo tennis. Questo è il tema principale sul quale stiamo lavorando e la cosa è condivisa anche dall’opinione di Umberto Rianna – che è già stato con noi un paio di giorni a Torino – e Vincenzo Santopadre, con il quale da qualche settimana è cominciata una collaborazione”.
    Un lavoro principalmente tattico: “Capire come e quando farlo è fondamentale ed è chiaro che poi l’aspetto tecnico deve aiutare a farlo nel modo più efficace. Non sono mai favorevole, avendolo anche provato sulla mia pelle, a cambiamenti tecnici esagerati su atleti già formati. Lorenzo poi è un professionista evoluto che ha già raggiunto risultati importanti. Non ci si deve inventare nulla”.
    Il rovescio è sempre stato il lato debole di Sonego: “Non è un segreto che quando gli avversari vogliono pressarlo vanno verso il rovescio, quindi stiamo lavorando anche su questo fondamentale per dargli più sicurezza, anche qui facendo delle cose nuove e un po’ diverse rispetto al passato“.
    Ha destato curiosità l’ingresso di Vincenzo Santopadre come collaboratore di Sonego. Così Colangelo spiega la situazione: “La premessa è che Lorenzo ha sempre avuto grande stima di Vincenzo. Già l’anno scorso, quando Santopadre si era lasciato con Berrettini, aveva questa idea di lavorare con lui. Idea che, per vari motivi, non è andata a buon fine. Possibilità che invece si è concretizzata quest’anno e con termini molto chiari. Vincenzo rimane il coach di Luca Van Assche a tempo pieno, con però una disponibilità, quando avremo bisogno, di poterci ritagliare dei momenti per andare a Roma per una collaborazione. Non ci saranno settimane durante i tornei, nemmeno nei momenti condivisi, ma sicuramente ci sentiremo spesso al telefono per una consulenza. E mi piace anche sottolineare la disponibilità del francese nell’accettare questa situazione visto che, di fatto, Lorenzo è un suo rivale. E nelle poche trasferte in cui non riuscirò ad affiancare Lorenzo, con lui ci sarà Davide Galoppini”.
    Il 2024 non è stata un’annata buona per Sonego… “Per lui è stata una stagione complicatissima. Non era iniziata bene e a fine marzo ha preso questa decisione molto difficile. E il trauma di aver interrotto un rapporto di lunga data lo ha certamente un po’ condizionato. Pian piano ha visto sfuggirgli di mano un obiettivo importante come l’Olimpiade, con anche la prospettiva interessante di giocare il doppio con Sinner. Quindi la prima metà della stagione è stata molto negativa. Dall’erba in poi è andata decisamente meglio”.
    Il titolo a Winston-Salem l’unico vero sorriso dell’anno, e il primo successo da coach per Colangelo. Così lo ricorda: “Emozione bellissima, anche perché in quel torneo ho visto Sonny mettere in atto in maniera efficace alcune cose che avevamo provato in allenamento. Ha giocato una settimana molto buona, ma la mia gioia più grande è stata vedere la sua espressione quando ha vinto: lo sguardo di una persona sollevata. Invece mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa in più nella trasferta cinese”.
    Per il coach le migliori doti di Sonego sono: “Intanto la solarità: è sempre propositivo, sorridente, allegro. È un lato fantastico del suo carattere. In campo, è un giocatore molto curioso e che ha la grande qualità di fare con facilità le cose che gli vengono chieste. E non è una cosa così scontata tra giocatori così evoluti”.
    Gli obiettivi di Sonego per il 2025: “Non c’è un numero. Nel momento in cui Lorenzo riuscirà a fare meglio e con continuità le cose che stiamo provando, siamo convinti che la classifica andrà di conseguenza e sia destinata a migliorare. Ha vinto un titolo ATP su ogni superficie, ha battuto il n.1 del mondo (allora era Novak Djokovic, ndr), ha vinto la Coppa Davis e giocato una semifinale a Roma. Quello che gli manca è fare un bel risultato in un torneo del Grande Slam”.
    Colangelo così racconta il suo passaggio da giocatore a coach, grazie all’aver seguito Leonardo Caperchi, all’epoca allenatore di un giovane Fognini: “Era il 2006 ed ero in piena attività come giocatore. Ho condiviso con lui una trasferta sudamericana durata due mesi, e vedendolo lavorare con Fabio Fognini e Gianluca Naso ho capito che mi sarebbe piaciuto moltissimo allenare. Anche lui ha notato questa mia propensione e qualche tempo dopo mi ha chiesto di seguire Naso. La svolta è arrivata quando ho smesso ho fatto il maestro al Quanta Club di Milano per un anno, ed è stata un’esperienza molto formativa. Poi, dopo l’esperienza con Brizzi e Crugnola, nel 2021 ho seguito Federico Gaio. Ultimamente, oltre all’impegno con lo Sporting Club di Torino, facevo molte telecronache. Poi, già dal torneo di Stoccolma nel 2023, ho cominciato a seguire in qualche trasferta Sonego”.
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    Sinner vince l’ATP Award di Fans’ Favorite per il secondo anno di fila

    La infografica dell’ATP sul successo di Jannik

    Jannik Sinner vince il Fans’ Favorite ATP Award 2024. È il suo secondo successo consecutivo in questo prestigioso riconoscimento ottenuto attraverso i voti diretti degli appassionati a livello globale sulla piattaforma ufficiale ATP. Prima di lui un dominio sterminato di Roger Federer, e nel 2022 (dopo il ritiro dello svizzero) un successo per Rafael Nadal. Jannik piace, e non solo in Italia. Comunica serenità, passioni e valori importanti. Il suo tennis è adrenalina pura, come quella che regala al pubblico con i suoi straordinari successi.

    It’s official @janniksin repeats as Fans’ Favourite singles player in the annual #ATPAwards
    — ATP Tour (@atptour) December 10, 2024

    “Voglio solo ringraziare tutti i fan in tutto il mondo per aver votato per me”, ha detto Sinner al sito ATP, reduce dalla stagione di maggior successo della sua carriera. “Significa molto per me perché i voti provengono da tutti voi. Siete il motivo per cui amo giocare a tennis. Il supporto è stato incredibile per tutta questa stagione. Ci vediamo molto presto sul campo il prossimo anno. Vi auguro Buone Feste! State bene con i vostri amici, con chi amate, con la vostra famiglia, sono le persone più importanti”.

    From: JannikTo: You 💌#ATPAwards | @janniksin pic.twitter.com/nodd4QaYEA
    — ATP Tour (@atptour) December 10, 2024

    Jannik ha terminato con le vittorie alle ATP Finals di Torino e alla Davis Cup a Malaga (la seconda consecutiva) una stagione da sogno. Ha alzato a Melbourne il primo trofeo dello Slam in carriera rimontando due set di svantaggio a un irriducibile Medvedev, dopo aver estromesso in semifinale Djokovic (mai sconfitto agli Australian Open una volta arrivato in “semi”), quindi è diventato n.1 del mondo il 10 giugno e ha vinto anche a US Open il secondo Major. 73 vittorie e 6 sconfitte per l’italiano nel 2024, una delle migliori annate di sempre. Per lui nell’anno da poco concluso anche tre Masters 1000 (Miami, Cincinnati, Shanghai) e il primo titolo sull’erba ad Halle, per un totale di 8 vinti, oltre alla Davis Cup. È alla 27esima settimana consecutiva da n.1 ATP.
    Il premio Fans’ Favorite è stato istituito nel 2000 e il primo vincitore fu Gustavo “Guga” Kuerten, con quel sorriso travolgente e un rovescio da cineteca. Nel 2001 e 2002 il più votato dai fans fu Marat Safin, talento indiscusso della sua generazione, tennista tanto affascinante quanto “maledetto”. Quindi nel 2003 irrompe il ciclone Roger Federer: vince il primo Wimbledon e “si prende tutto”, diventando icona dello sport grazie al suo gioco classico senza tempo, correttezza ed eleganza, che lo portano a trionfare nei voti di giocatore più amato per 19 anni di fila (2003-2021). Nel 2022, con lo svizzero ritiratosi alla Laver Cup, è l’amico rivale Rafa Nadal ad essere il preferito nel voto di Fans’ Favorite. Fino all’avvento di Jannik Sinner, il più amato dal pubblico nel 2023 e 2024. 
    Primo nel ranking, miglior tennista dell’anno per distacco su tutta la concorrenza, giocatore più amato dal pubblico. Signore e signori, Mr. Jannik Sinner!
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    2024, Dodici “prime volte”

    Luciano Darderi, campione a Cordoba lo scorso febbraio

    “La prima volta non si scorda mai”. Una massima dolcissima che si può applicare in tanti ambiti delle nostre vite, anche in quello tennistico. Vincere un torneo ATP è coronare un sogno, iniziare un percorso di successi, mettere il proprio nome in un albo prestigioso, a volte addirittura si può cambiare una carriera. Nel passare in rassegna il meglio del 2024, non può mancare il rivivere le imprese dei nuovi vincitori di tornei sul tour maggiore. Ci sono riusciti in 12, da Lehecka nella seconda settimana dell’anno, a Bonzi nell’ultima, appena prima delle ATP Finals, tutti in tornei di categoria 250. In questa dozzina di nuovi vincitori c’è anche l’italiano Luciano Darderi, che dalla terra rossa di Cordoba in febbraio ha preso una gigantesca spinta per vivere un’annata da protagonista ed arrivare ad un passo dai primi trenta al mondo. Riviviamo le dodici prime volte del 2024.

    Jiri Lehecka – ATP 250 AdelaideL’anno inizia come sempre “down under”, e spesso nei primi tornei della stagione c’è qualche sorpresa, uno o più tennisti che spiccano il volo forti di un’eccellente preparazione invernale. In quel di Adelaide è accaduto più volte che ci fosse un neo campione ATP, da Lleyton Hewitt nel 1998, a Kokkinakis nel 2022. Nel 2024 è stata la volta del ceco Jiri Lehecka, primo trionfo in carriera, sul britannico Jack Draper (che a sua volta vincerà il suo proprio torneo in giugno). Un bel percorso quello del ceco, forte della pulizia dei suoi impatti e di una bella progressione. Per lui anche nel 2024 troppi problemi fisici, perché il tennis c’è eccome.

    Alejandro Tabilo – ATP 250 AucklandNella stessa settimana di Lehecka, anche il cileno Tabilo si è preso la grande soddisfazione di alzare la prima coppa sul tour maggiore in Nuova Zelanda. È stato un successo a suo modo storico in quel dell’ASB Classic, visto che l’ultimo cileno a vincere un torneo era stato “mano di pietra” Gonzalez nel lontano 2007. Inoltre Tabilo ha trionfato partendo dalle qualificazioni, cosa tutt’altro che banale. Con la sua facilità di accelerare la palla con un movimento brevissimo, sensibile e molto personale, Alejandro ha poi brillato anche sul rosso di Roma. Era partito nel 2024 da n.82, ha chiuso da n.23, toccando un best da 19. È il miglior scalatore della stagione nella fascia alta del ranking.

    Luciano Darderi – ATP 250 CordobaPotenza, addirittura prepotenza al comando. Forte di una condizione fisica ottimale e di un tennis a tratti poderoso, Luciano Darderi ha vinto sul rosso argentino di Cordoba il suo primo titolo ATP, facendosi un meraviglioso regalo di compleanno con due giorni d’anticipo. Niente ha potuto Facundo Bagnis in finale, regolato in due set. Un altro successo da qualificato, e contro un qualificato in finale, cosa ancor più rara. Luciano forte di questa vittoria ha continuato a martellare per tante settimane col suo diritto pesantissimo e la sua fisicità, arrivando al n.32 in stagione e chiudendo da 44. Il prossimo step deve essere confermare il suo tennis anche sul cemento, ha tutto quel che serve per farcela.

    Facundo Diaz Acosta –  ATP 250 Buenos AiresUna sorpresa dietro l’altra in Argentina quest’anno. Dopo Darderi, altro vincitore a sorpresa per il massimo torneo del paese sudamericano: Diaz Acosta. Non solo la vittoria sul quotato Jarry in finale, ma un intero torneo vissuto giocando il miglior tennis in carriera, ma così aggressivo e sicuro. Clamoroso pensare in questo stesso evento Facundo un anno prima aveva vinto la sua primissima partita sul tour ATP. Davvero una favola la sua.

    Jordan Thompson – ATP 250 Los CabosDall’Argentina alla bellissima località della Baja California messicana servono diverse ore di volo. Ma a volare sui campi in duro di Los Cabos è stato  Jordan Thompson che a 29 anni ha finalmente cancellato lo zero dalla casella vittorie ATP. Battere Ruud in una finale 250 è roba per pochi, ancor più farcela con oltre 12 ore di tennis nelle gambe, necessarie per vincere i 5 incontri del torneo. Una settimana che Jordan non dimenticherà mai, premio meritatissimo ad un grande e corretto agonista.

    Jan-Lennard Struff – ATP 250 MonacoAncor più maturo il prossimo neo campione ATP, Jan-Lennard Struff, con i suoi quasi 34 anni sul rosso di casa in Baviera. Servizio killer e diritto pesante, il tedesco ha trionfato in casa al BMW Open, battendo in finale un tipo tostissimo come Fritz. Dopo tre finali perse, finalmente Struff si è tolto questa enorme soddisfazione, ed è diventato pure il terzo tennista più anziano dal 1990 (da quando esiste il tour con la struttura attuale) ad alzare il primo trofeo in carriera. Non è mai troppo tardi.

    Giovanni Mpetshi Perricard – ATP 250 LioneVincere a casa è ancor più bello. Chiedere al gigante col sorriso da bambino Giovanni Mpetshi Perricard, che con una cavalcata incredibile ha sbaragliato la concorrenza nel torneo della sua Lione, appena prima di Roland Garros. Curioso che uno che ha nel servizio il suo colpo top sia riuscito a vincere per la prima volta sul “rosso”, ma in effetti con potenza e più tempo per arrivare sulla palla, anche diritto e rovescio (stilisticamente ottimo ad una mano) l’hanno assai sostenuto. Ha vinto da n.117 ATP, mai nel torneo c’era stato un campione con ranking così basso. Scontato che a livello indoor sarebbe stato uno spauracchio per tutti, tanto che a Basilea in ottobre ha vinto il secondo torneo dell’anno.

    Jack Draper – ATP 250 StoccardaAnche se il Serve and Volley è regalato a polverose VHS, quando nasci britannico il tennis su erba ce l’hai un po’ dentro. Chiedere a Jack Draper, che nel torneo di Stoccarda ha giocato un tennis maestoso, impedendo in finale un potenziale tris nel torneo al nostro Matteo Berrettini. Ha lottato tre set Draper per venire a capo dal nostro campione, ma del resto il tennis del mancino britannico era lì lì pronto per esplodere, troppo il suo talento, potenza e completezza tecnica. Con questo successo Draper è sbarcato tra i migliori 30, ma soprattutto ha iniziato una cavalcata di altissimo livello che l’ha portato in semifinale a US Open e poi vincere il secondo titolo in carriera nel quotato 500 di Vienna. Sono “solo” i primi due, sicuramente Draper ha talento e gioco per ambire a molto, molto di più…

    Marcos Giron – ATP 250 NewportPurtroppo l’affascinante torneo su erba post Wimbledon scomparirà dalla stagione, un colpo al cuore di chi ama il tennis rapido sui prati. Lo statunitense Giron ha fatto appena in tempo a vincere il suo primo titolo nel bellissimo club della costa est, e l’ha fatto a 30 anni. In finale ha superato il giovane connazionale Alex Michelsen, grazie ai suoi splendidi appoggi che gli consentono di arrivare benissimo sulla palla anche su erba e scatenare i suoi colpi in progressione. Punti pesanti e ingresso nei migliori 40 per Marcos.

    Nuno Borges – ATP 250 BastadL’affascinante un po’ triste fado è la musica lusitana per eccellenza, ma Borges avrà scelto qualcosa di ben più allegro per festeggiare il suo primo titolo in carriera a Bastad, magari una travolgente hit dei locali ABBA… Che successo per Nuno nella storica tappa svedese, non solo per il titolo in se, ma anche per aver battuto nientepopodimeno che Rafael Nadal in finale. Certo, lo spagnolo era a dir poco in riserva dopo le battaglie vissute in settimana, ma Borges ha così ottenuto un doppio riconoscimento: primo ATP e uno dei pochissimi che può vantare di aver battuto il più forte di sempre sul rosso in una finale “rossa”. Bravissimo.

    Shang Juncheng – ATP 250 ChengduShang Juncheng, detto “Jerry”, è uno dei talenti del futuro, da tempo lo si aspettava ad un acuto. È arrivato in casa, come già successo quest’anno per Struff, Diaz Acosta, Perricard e Giron, quindi ancor più speciale. Ma il successo di Shang a Chengdu è davvero storia, perché mai un tennista cinese aveva ancora vinto un torneo nel proprio paese. In finale la velocità clamorosa e anticipo di “Jerry” ha avuto la meglio su Musetti, per il secondo successo di un tennista cinese sul tour Pro dopo Wu a Dallas nel 2023. Shang sarà uno dei protagonisti delle NextGen Finals, ma sicuramente anche del 2025.

    Benjamin Bonzi – ATP 250 MetzAll’ultimo tuffo anche Bonzi si è preso la grande soddisfazione di vincere il primo torneo in carriera, nell’ultima settimana in calendario del 2024. Per il transalpino una bella soddisfazione battere in finale Norrie in due set e così riscattarsi dopo le due finali perse nel 2023 (Marsiglia e Pune). Grazie a questo successo e punti pesanti, Benjamin è rientrato tre i migliori cento in classifica, importante per iniziare un 2025 con la sicurezza del main draw in molti tornei. Anche per lui, la perseveranza alla fine premia.

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    Rune punta a raggiungere Sinner e Alcaraz: “Massimizzare il mio potenziale e vincere Slam”

    Holger Rune (foto Patrick Boren)

    Rune è sicuro di aver ancora ampio margine di crescita tennistica, senza stravolgere il suo gioco ma mettendo ordine in ogni tassello. Risolto il puzzle, ritiene di aver le qualità per arrivare al livello di Sinner e Alcaraz e vincere i tornei dello Slam. L’esplosione del classe 2003 danese nella seconda parte del 2022 fu uno temi più importanti di quell’anno, con la potenza dei suoi colpi e l’aggressività mostrata in campo tutti lo ritenevano pronto a competere per i Major già nella stagione successiva. Invece Holger, nonostante il best ranking di n.4 toccato nell’anno forte dei molti punti della stagione precedente, è entrato in brutto vortice di scelte tecniche discutibili, cambi di rotta repentini e anche infortuni che l’hanno fatto scendere progressivamente nel ranking, e soprattutto hanno depauperato il suo tennis, diventato sempre più caotico e meno consistente. Rune è pronto a ripartire nel 2025 con rinnovata voglia di far bene e riprendersi quel ruolo da “terzo incomodo” tra Sinner e Alcaraz che tutti gli prospettavano. Ne ha parlato nel corso dell’evento UTS di Londra, parole raccolte da tennis365.
    “Per tornare ai vertici non devo cambiare tutto nel mio gioco. Sono solo piccoli aggiustamenti che però messi insieme fanno la differenza. Ho lavorato su alcune cose nell’evento esibizione con Casper (Ruud) e sto continuando a lavorarci in ogni occasione, anche qua a Londra. Se guardiamo qualcuno come Zverev, vediamo quanto sia migliorato ultimamente. Prima del suo infortunio, era costantemente tra i primi cinque, ma ora è migliorato di nuovo e sarà uno dei grandi favoriti per i Grandi Slam l’anno prossimo. È lo stesso percorso che voglio fare anch’io da qua in avanti. Il mio prossimo passo non è vincere un torneo in particolare, è solo massimizzare il mio potenziale. Credo che se ci riesco, posso vincere i tornei del Grandi Slam”.
    Ecco per Rune cosa distingue Sinner e Alcaraz dagli altri: “Sinner è stato il giocatore più completo quest’anno. Poi quando Alcaraz gioca il suo miglior tennis, è altrettanto forte e completo, ma allo stesso tempo possono migliorare ancora in alcune aree. È incredibile se pensiamo che quest’anno Sinner ha vinto quasi tutto, ma nonostante questo, ed è la cosa più grandiosa del tennis, tutti hanno sempre la possibilità di migliorare. Alcaraz è stato grandioso per il tennis. È un grande giocatore, ha un sacco di abilità e sta mostrando le sue abilità in campo. Proprio la voglia di migliorare li distingue. Spero di essere lì con loro presto”.
    Due parole di Rune anche sul tema più caldo di questa off-season, la strana coppia Djokovic – Murray. “Novak non aveva un allenatore, stava cercando qualcosa di nuovo, ma non mi aspettavo qualcuno come Andy al suo fianco. Sono sicuro che vuole vincere altri Slam e non sappiamo come sarà avere Murray al suo angolo. È una collaborazione interessante, di sicuro. Non credo che molti di noi avrebbero ipotizzato qualcosa del genere, potrebbe essere molto positivo per entrambi. Quest’anno il suo obiettivo era vincere le Olimpiadi e ci è riuscito. Forse era il suo unico obiettivo e dopo quello, non so quale sia la sua motivazione” conclude il danese.
    Scivolato al n.13 del ranking con ben 23 sconfitte e nessun torneo vinto, è facile pronosticare per Rune un 2025 migliore e un nuovo ingresso in top10. Tuttavia la qualità di gioco complessiva e la costanza di rendimento dei migliori sembra ancora piuttosto lontana dal livello mostrato dal danese negli ultimi mesi. A lui rilanciarsi con una diversa attitudine in campo e l’abilità nel trasformare in energia positiva quell’aggressività che invece troppo spesso diventa conflittuale e gli fa perdere il focus nel corso degli scambi. Certamente ritrovare il miglior Holger sarebbe un gran bell’acquisto per il tennis di vertice.
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    La schiettezza di Rublev: “Sono in Top10, ma penso di essere uno dei peggiori in molte cose. Sinner? Non riesco ad immaginare lo stress che ha subito”

    Rublev e Sinner agli Australian Open 2024

    È stridente, quasi disarmante, il contrasto tra i “due” Rublev. Sì, due versioni totalmente diverse di un tennista davvero particolare e per questo a suo modo affascinante. Non sono affatto sovrapponibili l’Andrey che in campo perde totalmente di vista il controllo e la lucidità, in grande difficoltà a gestire la pressione, e quello riflessivo, pacato e anche piuttosto interessante quando fuori dal gioco riflette su se stesso, la vita sul tour e non solo, dando punti di vista originali e mai banali. Impegnato a Londra nel gran finale UTS (la serie di esibizioni organizzate da Mouratoglou), Rublev ha rilasciato diverse dichiarazioni a raccolte da AFP, Eurosport e altri media. È interessante riproporne alcune, soprattutto quelle nelle quale si mette a nudo affermando di essere il “top10 più scarso in tante cose”, la sua difficoltà nel tenere i nervi saldi e anche parole importanti a sostegno di Jannik Sinner, travolto in modo ingiusto da un’ondata di diffidenza dopo la brutta vicenda Clostebol, ancora ben lontana dalla sua conclusione. Andrey esprime enorme apprezzamento per Jannik, per come ha gestito le enormi difficoltà affrontate nel 2024, trasformate in benzina per far correre a mille all’ora il suo tennis in campo.
    “Il gap con Sinner e Alcaraz? C’è un po’ di tutto. L’aspetto principale è ovviamente mentale, ma ci sono anche molti aspetti del mio gioco nei quali sono assai lontano da loro“, racconta Rublev. “Sono tra i primi 10, ma mi ritengo uno dei peggiori giocatori a rete! Gli altri tra i primi 10 possono colpire la palla da posizioni difficili; le mie a volte finiscono fuori dal campo di metri. Sto cercando di lavorare su tanti dettagli, ci dedico più tempo di prima. In passato, ero ossessionato solo dal mio diritto; oggi, sono un po’ più aperto a lavorare su altre cose in allenamento”. In effetti è sempre stato enorme il gap di rendimento del suo diritto rispetto agli altri colpi, lacune ha aprono il fianco agli affondi dei rivali.
    Rublev è diventato famoso per i suoi sfoghi in campo, scatti d’ira talmente violenti da essersi ferito con la propria racchetta in più di un’una occasione. Scene tutt’altro che idilliache e che mostrano la sua eccessiva fragilità. Ha ammesso di aver cercato un aiuto professionale per gestire i suoi problemi di rabbia, ma per ora sta procedendo un passo alla volta. “Ci sto provando. Ma onestamente, è un lavoro a lungo termine. A volte si progredisce, poi si regredisce un po’”, afferma il russo. “Ci sono molti fattori che possono farti perdere la calma e ricadere nelle tue vecchie abitudini. Certo, voglio migliorare. Ma ci vuole tempo. Sono situazioni che ancora gestisco a fatica”.
    Patrick Mouratoglou ha affermato in passato che Rublev probabilmente “ha bisogno di quella follia” per giocare al suo massimo. “Quando succede questo penso che gli faccia male e penso che danneggi i suoi risultati” afferma il coach francese. “Ha avuto questi comportamenti all’UTS, a Dubai e altrove, penso che sia uno dei motivi per cui ha sofferto così tanto quest’anno. Ritengo che abbia bisogno di un po’ di quella follia per giocare al meglio, e se cerca di controllarla perché ha paura di andare troppo oltre, allora fa fatica a trovare il suo tennis, quindi è una linea sottile che è difficile da trovare per lui”.
    Così la pensa il diretto interessato: “Ho imparato tante cose recentemente. A livello di risultati ho avuto tanti alti e bassi, ma vorrei che tutte le mie brutte stagioni finissero così… L’anno è stato interessante, sono maturato e mi ha aiutato a crescere. Il mio primo obiettivo per il 2025 non è un risultato in particolare ma stare bene mentalmente“.
    Molto importanti sono le parole spese dal moscovita per il nostro Jannik Sinner. “Quello che è riuscito a fare quest’anno è davvero impressionante. Non si augura a nessuno di passare quel che ha passato lui. Non riesco ad immaginare lo stress e l’ansia che ha provato durante tutto questo periodo. Nonostante tutto se l’è cavata benissimo. Ha continuato a giocare al suo miglior livello ed è riuscito a dominare il circuito, vincendo grandi titoli”.
    Questo invece il parere di Rublev sulla super-coppia Djokovic Murray, con più di un dubbio su quanto lo scozzese possa realmente aiutare il serbo. “Novak è uno dei migliori giocatori della storia, quindi non so se Murray potrà dargli qualcosa, ma l’aspetto positivo è che sembrano buoni amici, quindi l’energia positiva a volte dà molto più di ogni altra cosa. Djokovic sa tutto del tennis, lo conosce meglio di chiunque altro, magari sarà l’amicizia con Andy fargli provare qualcosa di diverso e, per esempio, sembrare più fresco o più motivato. Sarà divertente perché Nole a volte è troppo emotivo in campo e parla male alla sua squadra nel corso dei match, quindi vediamo come Murray reagisce a quelle situazioni”, conclude Rublev.
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    Raducanu ingaggia l’ex preparatore di Sharapova e Osaka

    Emma Raducanu

    Emma Raducanu rilancia e lo fa preparando un 2025 da protagonista, partendo dall’ingaggio un fitness trainer dal forte pedigree. La stella del tennis britannico, clamorosamente esplosa a US Open 2021, non è più riuscita a ripetere quella straordinaria vittoria (più giovane campionessa di sempre nello Slam di New York) tra qualche scelta errata nella direzione tecnica da prendere e moltissimi infortuni. Ha perso metà del 2023 per colpa di una triplice operazione a polsi e caviglie, già da tempo in difficoltà per una tendinite cronica, e il suo rientro è stato lento, costellato da molti dubbi e critiche. Tuttavia Emma ha terminato piuttosto bene il 2024, giocando buone partite nella BJK Cup, a dimostrazione che quando è sana e ben allenata il suo tennis vale l’altissimo livello.
    Per questo ha deciso di investire sul potenziamento del suo fisico e condizione atletica generale ingaggiando come trainer Yutaka Nakamura, per molto tempo a fianco di Maria Sharapova e poi Naomi Osaka. “Penso che Yutaka mi aiuterà davvero a esplorare fino a che punto posso arrivare, atleticamente”, ha detto alla stampa nazionale la 22enne, che nei mesi scorsi ha lavorato con lo staff della Lawn Tennis Association. “Penso che sia l’ambito della mia prestazione nel quale non mi sono spinta nemmeno lontanamente vicino al mio potenziale. Sono sicura di poter diventare una delle migliori atlete sul tour e non vedo l’ora di vedere quanto posso fare. Credo che con lui lavorerò molto bene, mi aiuterà davvero. Così il mio piano di lavoro e tutto il mio team è molto più integrato”.
    Proprio le buone prestazioni di Malaga fanno pensare ad Emma di essere sulla buona strada per un 2025 da protagonista. “Mi sento davvero bene, in forma e salute. Non ho giocato così tante partite come avrei voluto e come è necessario per salire in classifica. Sul campo di allenamento mi sento benissimo, ma è diverso giocare le partite. Vengo dalla Billie Jean King Cup dove ne ho giocate alcune molto bene, mi sentivo a posto. Mi sentivo come se mi fossi ripartita meglio che mai, non ero stanca durante le partite. Sarà importante vedere cosa accadrà d’ora in poi, come reagirò con il livello che aumenta se come spero riuscirò a giocare con più continuità”.
    Raducanu ha chiuso il 2024 al n.59 del ranking, con 21 vittorie e 13 sconfitte. Pochi match rispetto alle migliori, e ancora molto lontano dal suo best ranking (n.10) toccato nel luglio del 2022.
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    Gaudenzi: “Calendario? I giocatori intanto potrebbero giocare meno esibizioni”

    Il campo dell’UTS di Londra

    Il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi puntualizza un aspetto importante sull’annoso dibattito del calendario troppo lungo: le tante, anzi crescenti esibizioni disputate da molti tennisti. L’ha fatto nel corso dell’intervista a L’Equipe, della quale abbiamo già riportato il suo pensiero in merito alle palle da gioco, che dal prossimo anno saranno gestite in modo centralizzato per molti eventi consecutivi, e via via sempre di più. Con la speranza di coinvolgere in questo progetto di razionalizzazione anche gli Slam, che sono indipendenti dalla decisioni dell’ATP. Relativamente al fatto che la stagione si troppo lunga, questo il pensiero di Gaudenzi.
    “Il tennis non è come nel calcio o nel basket, dove gli atleti vengono assunti da un club e giocano di conseguenza. I nostri giocatori sono lavoratori indipendenti che possono decidere il proprio programma”.
    “Sì, è vero che la classifica li obbliga a giocare, ma dipende soprattutto dai tornei più importanti, gli Slam, i Masters 1000 e le ATP Finals. Abbiamo deciso di rafforzare i Masters 1000, ma in questo nuovo formato se raggiungi la finale giochi solo una partita in più rispetto a quello precedente”.
    “Inoltre, alcuni giocatori scelgono di fare molte esibizioni fuori dal tour. Questo non si vede in altri sport. La domanda è: vuoi investire nel circuito o fuori dal circuito? Accorciare la stagione? Sì, ma allora bisogna ridurre il numero dei tornei ATP 250. Pertanto i giocatori possono anche decidere di giocare meno esibizioni e decidere di dedicare più tempo al riposo”.
    Un punto di vista che sottolinea aspetti importanti, e che lo stesso Jannik Sinner in una dichiarazione di quest’anno condivide (“Possiamo anche decidere di non giocare”). Sembra difficile che si possa fare un passo indietro sulla quantità di tornei top, e alla fine i tornei 250 sono importantissimi per quell’insieme di ottimi giocatori che non stazionano nei piani alti del ranking, per dar loro la opportunità di giocare, guadagnare punti e salire in classifica. Non sono invece necessarie le molte esibizioni che tanti tennisti disputano, come in questi giorni l’UTS a Londra, quelle negli Stati Uniti (con Alcaraz presente tra gli altri) e quella di Las Vegas appena prima di Indian Wells, la stessa Laver Cup o il ricchissimo Six Kings per citarne solo alcune. Un’esibizione può essere un momento di svago e usata come allenamento, ma è singolare che spesso a criticare la lunghezza dell’annata siano proprio gli stessi tennisti di vertice che affollano il proprio calendario staccando assegni pesanti con varie comparsate molto ben retribuite…
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    Questione palle, Gaudenzi: “Dal 2025 inizia una gestione centralizzata”. Ma non in tutta l’annata

    Andrea Gaudenzi, presidente ATP

    Dal 2025 l’ATP inizierà a gestire in modo centralizzato le palle utilizzate nei tornei per venire incontro alle ripetute (spesso veementi) lamentele dei giocatori, da tempo assai insoddisfatti della tenuta e qualità complessiva delle sfere da gioco. L’ha affermato il Presidente ATP Andrea Gaudenzi in una chiacchierata col quotidiano francese L’Equipe, nella quale afferma che “abbiamo preso questa decisione l’anno scorso e la applicheremo progressivamente dal 2025. Ad esempio, useremo le stesse da Monte Carlo a Roma”. 
    Tuttavia non sarà una vera e propria rivoluzione, con una sorta di “palla unica” che accompagnerà i tornei da gennaio a novembre, per due motivi. Il primo è che l’ATP non ha alcuna giurisdizione sugli Slam; il secondo è che “i tornei hanno sottoscritto dei contratti con i produttori e bisognerà aspettare che si concludano” afferma Gaudenzi 
    Sasha Zverev recentemente aveva offerto una spiegazione tecnica assai convincente del perché le palle sono così contestate da dopo la Pandemia di Covid-19. In pratica i tennisti hanno notato che le palle perdono più rapidamente la pressione interna, come se agli impatti – decisamente robusti – con le corde diventassero molto rapidamente permeabili all’aria, mentre dovrebbero essere pressurizzate con una ottima tenuta; inoltre il feltro che le ricopre è da tempo di una qualità inferiore rispetto al passato e sempre con gli impatti con le corde tende a perdere consistenza, rendendo la palla più grossa e floscia. Un riscontro empirico rilevato anche da molti osservatori, che avevano fotografato una palla del tutto nuova e poi dopo pochi minuti di gioco, con un’evidente differenza ed un usura quasi immediata.
    Sarà interessante quindi vedere se dall’anno prossimo, progressivamente all’introduzione della stessa palla in più settimane consecutive, i giocatori troveranno benefici sia per la qualità del gioco che per la questione infortuni, parimenti importante. Carreno Busta per esempio ha accusato senza mezzi termini le palle per la ricaduta del grave infortunio subito. Inoltre diventa a questo punto decisivo anche il comportamento degli Slam: Roland Garros, per esempio, sarà diposto ad adottare la stessa palla che i tennisti troveranno nella stagione su terra battuta, per dare continuità al gioco e alle sensazioni dei giocatori?
    È corretto rilevare che da sempre il tennis, nella sua lunga stagione, ha vissuto di palle diverse a seconda dei contesti. Il vero nocciolo del problema quindi, probabilmente, più che in un produttore “unico”, è che le palle abbiano una qualità complessiva superiore, che le renda più vicine a quello che erano in passato. Sempre ci sono stati tennisti che non amavano un certo tipo di palla in relazione al proprio gioco; ma da alcuni anni ormai tutti si lamentano, quindi è sicuramente un problema di fondo sulla qualità dei materiali di produzione, più che la difformità stessa.
    Nell’intervista Gaudenzi ha continuato ad insistere sul tema della governarce e necessità di maggiore integrazione tra le sette grandi realtà che regolano il tennis professionistico, ITF, ATP, WTA e i quattro Slam. “Solo una maggiore integrazione può far perdurare il tennis. Oggi ognuno di questi sette organismi prende decisioni nel proprio interesse il tennis nel suo complesso ne risente. Per questi noi spingiamo per la massima unione”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO