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    Bernardes: “Fonseca può diventare un idolo. Sinner? Accusato da chi non ha letto le carte ha tenuto un equilibrio formidabile, è un fuoriclasse”

    Bernardes dopo aver arbitrato Sinner a Torino 2024

    Impossibile dimenticare il sorriso e tranquillità di Carlos Bernardes, uno dei giudici di sedia più longevi e benvoluti sul tour Pro. Bernardes ha chiuso la propria lunga attività di arbitro lo scorso anno con la Finale di Davis a Malaga, dirigendo la partita tra Berrettini e Van de Zandschulp, e ora si gode una meritata pensione vivendo in Lombardia a Gorle, tra qualche partita a Padel e altre esperienze. Nonostante i 6 milioni di miglia in volo in giro per il mondo, Carlos non ha perso la voglia di scoprire nuove mete e si tiene attivo con varie attività. Intervistato dal Corriere nel corso di un evento di Panathlon, ha raccontato alcuni episodi nella sua vita sul tour e ha espresso grande ammirazione per il connazionale Fonseca e anche per Jannik Sinner. Riportiamo alcuni passaggi dell’intervista.
    “Mi sto godendo la pensione tra… scarpe, magliette, borse e asciugamani. Il vestiario che ho accumulato in 40 anni di attività è notevole e sto regalando a parenti, amici e anche a qualche bisognoso” racconta Bernardes. “Per dare un ordine di grandezza, ho 100 paia di scarpe che ho utilizzato soltanto per la settimana del torneo. Oltre a questo, gioco a Padel nel mio club qui a Gorle e mi piace fare qualche gita fuori porta, vorrei andare a Venezia”.
    “Ci sono molti ex colleghi che hanno trascorso tutto il tempo tra i campi e gli hotel, io ho cercato di conoscere le culture autoctone e visitato le città. In base alle partite, prenotavo le visite ai monumenti e posso dire di aver trascorso più tempo a New York, Parigi e Roma rispetto a São Caetano il luogo in cui sono nato”.
    “La sedia dell’arbitro è il posto più bello dove vedere una partita. A volte è capitato di avere dei dialoghi con i giocatori al cambio di campo. Nelle sfide Andy Roddick contro Roger Federer, l’americano giocava sempre bene ma alla fine perdeva. Una volta a Bangkok, Roddick si rivolge verso di me e mi dice: “Ci siamo un’altra volta”. È finita 6-4 6-0. Inoltre, dalla sedia ti accorgi perfettamente delle cause di una sconfitta. Bisogna conoscere l’indole del giocatore. Il comportamento di un arbitro si deve adattare, ci sono tennisti che non vogliono parlare molto, chi vuole avere l’ultima parola, chi ha il carattere più acceso. Bisogna creare le migliori condizioni perché tutti si esprimano al meglio“.
    La tecnologia ha cambiato la professione dei giudici di sedia, ma a suo dire l’ha svuotata: “Ha tolto un grosso alibi ai giocatori, le chiamate vengono accettate meglio se è la macchina a farle. Detto questo, se un arbitro entra in campo senza concentrazione, commette molti errori persino più gravi rispetto al periodo precedente a Hawk-Eye“.
    “Ho fatto più di 6 milioni di miglia in voli aerei con diverse compagnie, ho qualche punto sulla carta fedeltà e tanta esperienza. Lo scorso anno nel viaggio da Rio ad Acapulco volai in business class, quindi Alcaraz si è avvicinato e in modo simpatico mi ha detto: “Come mai un arbitro vola in business e io in economica?” Ma non era così all’inizio. Al mio primo torneo di Miami nel 1992 prendevo 100 dollari al giorno. Condividevamo la stanza in cinque funzionari per risparmiare. Ma era l’inizio”.
    Un pensiero sul ritiro, momento non facile: “Per chi lavora e per chi gioca terminare l’attività è un momento complicato perché significa iniziare una nuova vita. Djokovic? L’ultima sua grande affermazione è stata l’oro alle Olimpiadi: era la sua ultima possibilità e ha vinto. Nella sua carriera ha ricevuto molte critiche ma continua a vincere. Dopo il tennis può fare qualsiasi cosa, anche il primo ministro in Serbia ma io spero che non entri in politica perché è un ambito divisivo“.
    “Fonseca se manterrà questa mentalità, potrà diventare un idolo. In questo Sinner è l’esempio positivo: si aveva bisogno di un’icona e lui ha risposto. Tra l’altro, Fonseca ha fatto da sparring a Sinner in un master nel 2023. Allora Fonseca aveva dei dubbi se diventare professionista o iniziare l’università negli Stati Uniti, Sinner gli ha chiarito la situazione dicendo che lui alla sua età non giocava così bene e gli ha suggerito di diventare professionista”.
    Chiedono a Bernardes una sua impressione dopo aver arbitrato Sinner a Torino e in Davis, se fosse condizionato alla vicenda Clostebol. Questa la sua risposta: “Per Sinner parlano i risultati. Non so quanti di noi se ricevessero i commenti che gli sono stati rivolti in modo immotivato senza conoscere le carte avrebbero mantenuto quell’equilibrio. E nel frattempo lui ha vinto, lasciando tutti i problemi fuori dal campo. È un fuoriclasse“.
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    Draper mette Alcaraz nel mirino: “Sono orgoglioso di me stesso, ma la mia mentalità non mi permette di essere mai del tutto contento. Lo spirito competitivo è la chiave, posso batterli tutti”

    Jack Draper esulta (foto ATPsite)

    Jack Draper continua a vincere e convincere al Masters 1000 di Indian Wells. Il britannico si avvicina alla top 10 (è a soli 135 punti da De Minuar del ranking Live) grazie al bel successo su Ben Shelton e l’accesso alla prima semifinale M1000 in carriera, dove lo attende una super sfida contro Alcaraz, il “dominatore” del torneo e campione in carica nelle ultime due edizioni. Draper ha vinto il set di apertura grazie ad un unico unico break strappato a Shelton, quindi è andato sotto 0-3 nel secondo ma è stato veramente tosto nel reggere l’impatto dei servizi devastanti del rivale, non perdersi d’amino e rimontare al termine di una grande battaglia giocata a velocità notevoli. Uno scontro frontale a tratti brutale, che ha messo in mostra la tenuta fisica e mentale del nativo di Sutton. Shelton ha confermato di aver raggiunto un grande livello di gioco e ha spinto con grande costanza, ma ha rischiato fin troppo col servizio, commettendo cinque doppi falli totali e due cruciali sul 5 pari del secondo set, incluso quello sulla palla break che ha deciso l’incontro. I due non si erano mai affrontati e promettono in futuro di regalare al pubblico altre sfide di grande livello e intensità.
    “Non sapevo cosa aspettarmi oggi, onestamente”, ha detto Draper a caldo dopo il match nell’intervista flash in campo. “Abbiamo palleggiato con Ben, direi solo una o due volte, ma allenamenti molto brevi. Lui è un tipo fantastico, uno showman incredibile e possiede delle armi micidiali, può colpire un vincente da qualsiasi posizione e ha un servizio strepitoso. È un grande combattente ed è stato molto costante.”
    “Sapevo che scendere in campo qui di fronte al suo pubblico sarebbe stato molto difficile oggi e lo è stato. Ho grande rispetto per lui. Continuerà a vincere, continuerà ad avere una carriera incredibile, quindi gli auguro tutto il meglio”.
    Poi a freddo nella press conference post partita Draper si è concentrato su un’analisi più approfondita. Continua a sottolineare quanto l’aver messo in sicurezza il fisico sia stato importante e continuerà ad esserlo per poter giocare il suo miglior tennis, ma crede che il suo vero punto di forza sia la mentalità che lo anima, orgoglio per quello che sta raggiungendo ma anche una costante voglia di non accontentarsi mai e puntare ancora più in alto. Sicuro di poter battute chiunque.
    “Sono sempre orgoglioso di me stesso, guardo sempre quello che faccio e penso di fare un buon lavoro” afferma Draper. “Nel tennis tuttavia non c’è tempo per essere contenti del tutto perché c’è sempre la prossima partita e devi dimostrare il tuo valore ogni volta. La mia mentalità è di non sentirmi mai contento di niente fino in fondo, voglio più vittorie e più opportunità di giocare contro i migliori giocatori. Il mio desiderio è continuare a migliorare e andare avanti per avere più successo”.
    Giocherà la sua prima semifinale in Masters 1000, ma Jack resta focalizzato sulla preparazione e nient’altro. “Non ci penso affatto. Ci sono così tante cose a cui potrei pensare, ma ovviamente il tennis è uno sport nel quale devi semplicemente continuare, un giorno dopo l’altro, un torneo dopo l’altro. Finisco solo per allenarmi, mangiare, giocare a Monopoly Deal, prepararmi per la mia partita, competere il più duramente possibile. Il risultato è il risultato, e poi se vinco, allora benissimo. Se non vinco, allora torno al lavoro il giorno dopo con ancor più voglia. È davvero emozionante, quando ero un bambino volevo essere tra i primi 10 al mondo e volevo giocare le grandi partite di grandi tornei come questo. Non mi pongo degli obiettivi specifici perché sento di vivere il mio sogno giocando su questi campi”.
    La crescita del giovane Draper è stata travagliata. Tanti problemi, ha ma tratto forza dal riuscire a superarli. “Ho attraversato molti alti e bassi, non solo fisicamente ma anche mentalmente, ci sono state un paio di volte in cui non ero sicuro di andare avanti. È davvero difficile arrivare ai Futures e ai Challenger. È brutale. Non è Wimbledon, non è Indian Wells… Andare in un posto per tre, quattro settimane di fila, sentendomi molto solo… Quando ero più giovane pensavo che lo sport fosse molto diverso da quello che era in realtà. Molto del lavoro per me era in un certo senso capire che avrei dovuto impegnarmi moltissimo per arrivare a questo punto, che non sarebbe stato “farò scintille a Wimbledon e vincerò”. Un paio di anni fa ho avuto molti infortuni e mi trovavo intorno al 40 in classifica. ma non mi sentivo completamente coinvolto, quindi ho guardato dentro me stesso e ho pensato che se dovevo farcela, allora avrei dovuto impegnarmi molto di più. Avrei dovuto prendere gli alti e bassi come venivano, guardare avanti ed essere positivo. Quella per me è stata una svolta, ho avuto circa 16 mesi di cose davvero buone e ora mi sento in salute. Mi sento bene nella mia mente, mi sento bene nel mio corpo. Non vedo l’ora di vedere cosa mi aspetta”.
    Chiedono a Jack se questa sensazione di continua insoddisfazione non lo porti ad un eccesso di pressione su se stesso. Questa la risposta: “No, non proprio. Ho pensato spesso su me stesso ma anche agli altri giocatori, i migliori. Il tennis è implacabile, ogni giorno dobbiamo continuare a scendere in campo e dimostrare il nostro valore. Ci sono molte, molte partite in un anno, molti tornei, e penso che avere questa mentalità sia davvero positivo. È adatta a questo sport perché non puoi avere giorni no. Devi continuare ad andare avanti. Ritengo che una mia grande qualità sia il fatto che do tutto me stesso. Mi impegno al massimo ogni volta che gioco in campo, ogni punto, e sì, il mio gioco è davvero migliorato. Penso che anche la competitività che porto in campo sia una vera chiave del mio successo”.
    La mentalità del perfezionista, quindi ecco dove pensa di poter ancora migliorare il suo gioco, pensando di poter vincere ogni partita contro ogni avversario. “Io e il mio allenatore analizziamo bene gli scout del match e crediamo fermamente che se metto il mio miglior tennis in campo e faccio le cose giuste, allora posso battere chiunque. I margini sono davvero piccoli. Forse ci sono un paio di cose tatticamente che devo migliorare, come capire dove l’avversario tende a servire, quale sia il posizionamento in risposta… Ho la sensazione di poterli battere tutti, ma che anche loro possono battere me. Quindi la mentalità è: usciamo e diamo tutto, facciamo del nostro meglio per eseguire un piano di gioco e partiremo da lì. Molti giocatori amano analizzare le cose molto attentamente. Io non sono così. So che se do il 100%, allora è tutto ciò che posso fare”.
    Draper ha rilasciato l’intervista non sapendo chi avrebbe vinto tra Alcaraz e Cerundolo. Così ha parlato dello spagnolo. “È un grande campione, sta facendo cose incredibili, è un bene per lo sport, non solo per i giocatori ma anche per gli spettatori che lo guardano. Sta fissando un livello molto alto e questo è positivo per un giocatore come me perché penso a cosa devo fare per essere al suo livello e sperare di competere per vincere i grandi eventi. Se giocherò contro Carlos sarà un grande incontro. Porta così tanto in campo, specialmente in queste condizioni. Ama assolutamente questi campi. Per me sarebbe un’altra opportunità di dimostrare quello che valgo”.
    Alcaraz ha vinto contro Cerundolo e quindi la semifinale si farà. Draper è sempre più convinto, sempre più tosto e sempre più affamato di vittorie. La top10 è lì a un passo ma lui vuol molto di più, iniziando dal vincere contro rivali come Alcaraz. Non resta che preparare i pop corn, ci sarà grande tennis.
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    Trotman e la filosofia nell’allenare Draper: “Salute prima di tutto, ma ai giocatori va lasciato il tempo per riflettere e maturare”

    Draper con coach Trotman

    James Trotman non è tra i coach tennistici più noti, ma il suo ottimo lavoro insieme a Jack Draper l’ha portato in prima pagina e ascoltarlo è operazione tutt’altro che banale. Parole precise, chiare, scandite con la calma di chi è sicuro delle proprie idee e con fermezza le propone al suo assistito, lasciandogli il tempo per assimilarle e riflettere. Proprio la gestione del tempo per Trotman è un requisito decisivo a diventare un campione: tempo per impattare la palla con colpi incisivi e mai causali; tempo per comprendere cosa si è fatto bene e cosa non ha funzionato, in modo da analizzare a freddo ogni aspetto e trarre il meglio per crescere sia come tennista che come persona. Una filosofia non lontana da quella “sinneriana” se ci pensiamo bene e che sta sostenendo l’ascesa di Jack verso il vertice della disciplina. Intervistato dai colleghi del sito ATPtour.com, Trotman si è raccontato al pubblico, fornendo alcuni spunti di vero interesse sul proprio lavoro e su quello che è davvero importante per un tennista ambizioso.
    “Di solito non facciamo un’analisi della partita fino al giorno successivo, sia che vinciamo o perdiamo”, afferma Trotman all’indomani del successo di Draper contro Brooksby. “Mi piace dare a Jack dello spazio dopo il match per riflettere, per focalizzarsi un po’ i suoi pensieri piuttosto che dover reagire immediatamente. Penso che sia salutare per i giocatori riflettere sugli aspetti positivi e negativi del gioco con una prospettiva rilassata, e quindi esaminarli insieme.”
    “La mia filosofia è che Jack ha un modo di giocare che lo porta a concentrarsi innanzitutto sull’esecuzione dei suoi colpi. Fare il proprio gioco. All’interno di ciò, quali sono i due o tre aspetti tattici che potremmo implementare per aiutare la sua prestazione in rapporto all’avversario? Credo fermamente che il focus sia nell’eseguire bene gli impatti, la tecnica, questa è la base. Inoltre possiamo sviluppare alcune cose che potrebbero influenzare la partita e l’avversario”. Tecnica, imporre i propri punti di forza e quindi strategia per mettere in difficoltà l’avversario.
    Quest’approccio per così dire graduale, riflessivo e che necessita di tempo, deriva da difficile 2023 affrontato da Draper, vittima di continui stop per infortuni che hanno reso molto complicato lavorare. “Entrando nell’anno scorso, l’unico obiettivo era rimanere in forma e in salute”, continua Trotman. “Siamo arrivati ​​a un punto in cui non importava quanto sarebbe migliorato o cosa sarebbe diventato, il nostro obiettivo era semplicemente mantenerlo in salute. È difficile ritrovare la fiducia nel proprio corpo dopo aver sofferto così tanti problemi uno dietro l’altro. Non è qualcosa che accade da un giorno all’altro. È stata una lunga strada.” Il coach entra nel dettaglio: “Non si è trattato di un solo infortunio, ce ne sono stati tre o quattro di fila. Pensavo fosse importante tirare una riga: ‘Cosa facciamo ora, Jack? Chi sono le persone che ti metteremo intorno?’ Questo era il primo obiettivo. Si può anche fallire, ma se il fallimento arriva non deve esser perché non ci abbiamo provato con tutti i mezzi”.
    Trotman ha lavorato a lungo con la LTA (la Federtennis britannica), allenando alcuni dei giocatori di più alto livello emersi nel paese, tra cui l’ex numero 14 del mondo Kyle Edmund. I suoi anni passati in quella organizzazione hanno formato le sue competenze, insieme ai continui aggiornamenti che James ha messo a punto viaggiando e capendo nuovi metodi. Un lavoro che gli hanno permesso di costruire una base di supporto solida per Draper, assicurandogli non solo la ripresa del fisico e la messa “in sicurezza” contro i peggiori infortuni, ma di tornare in campo più forte che mai. Trotman ha aggiunto al team del n.1 britannico Shane Annun come fisioterapista e Matt Little come preparatore, entrambi con un passato a fianco di Andy Murray.
    Per quanto riguarda la filosofia dell’allenamento, Trotman crede che i giocatori debbano assumersi la responsabilità del proprio sviluppo e in questo è davvero vicino alla filosofia del “team Sinner”, col giocatore al centro di tutto. Sottolinea la flessibilità e l’adattabilità, adattando il suo approccio alle esigenze uniche di ciascun giocatore pur rimanendo fedele ai suoi principi fondamentali. “Penso che ogni persona sia diversa. La sfida più grande risiede nella persona stessa: ognuno ha punti di forza e di debolezza diversi. Ma penso che i migliori giocatori che ho incontrato siano i più resilienti nell’affrontare le avversità, nell’intraprendere un percorso e nel capire quale sia la loro visione e chi vogliono diventare. È ciò di cui ogni giocatore ha bisogno. Penso che dovrebbe esserci una certa flessibilità in entrambe le direzioni, senza compromettere le tue convinzioni fondamentali come allenatore o come giocatore. Esistono diversi modi per cercare di acquisire abilità e insegnarle al giocatore. Può essere fatto in modi diversi a seconda del giocatore e della sua volontà di imparare. Abbiamo un approccio di squadra, ma alla fine ciò che conta è ciò che è meglio per i giocatori. Il nostro compito è fare molti sacrifici per ciò che è meglio per loro”.
    Trotman racconta un fatto poco noto della giovinezza di Draper: è cresciuto piuttosto tardi e questo lo ha costretto a riadattare totalmente il suo modo di giocare. “Aveva un grande potenziale ma fino ai 15-16 anni era piccolo. Per questo è cresciuto dovendo competere costantemente contro giocatori più grandi, diventando un grande difensore e trovando modi per essere competitivo contro giocatori più potenti. Poi, all’improvviso, arriva la crescita e diventa 193 cm! Per questo tutto è cambiato, a partire dal servizio e dal modo di stare in campo. Ha iniziato un viaggio che l’ha trasformato in giocatore che cerca di imporre le proprie armi in campo e tirare così forte da… togliere la racchetta all’avversario“.
    I due lavorano insieme in modo esclusivo dal 2021 e il coach è molto soddisfatto del loro rapporto. “Sono molto fortunato ad avere l’opportunità di lavorare con Jack, di accompagnarlo in questo percorso. Andiamo meravigliosamente d’accordo, è fondamentale. Trascorrere così tanto tempo insieme in una situazione ad alta pressione, non necessariamente una situazione normale, potrebbe essere un problema ma il nostro rapporto è davvero buono. Possiamo ridere, avere i nostri spazi e conversazioni dure quando necessario, rispettando l’opinione dell’altro. Ci vuole tempo, bisogna costruire il rapporto e la fiducia. In definitiva, penso che Jack sappia che le decisioni che prendo o le mie opinioni si basano su ciò che è meglio per lui, non su ciò che è meglio per me. A volte potrebbe non piacere sentirsi dire certe cose, ma è chiaro che tutto è fatto con la giusta intenzione. Non dobbiamo sempre essere d’accordo, ma tutto si basa sulla fiducia e ci vuole tempo. Bisogna superare gli alti e bassi, restare uniti e trovare le migliori opportunità per Jack” conclude Trotman.
    Una bella scoperta il pensiero di Trotman. Equilibrio, focus su idee chiare e sul giocatore, mettendo Draper al centro a prendersi le sue responsabilità, insieme a scelte condivise. Jack è a un passo dalla top10, ma visto il suo potenziale sembra solo un primo passo verso una carriera di altissimo livello.
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    Rune, quando la parola “ordine” diventa necessaria

    Holger Rune (foto Getty Images)

    In una disciplina complessa come il tennis l’ordine è più di una necessità. Puoi avere un braccio fatato che ti permette di dare del tu alla palla e creare meraviglie di tocco, oppure spingere come un forsennato grazie a grande potenza e/o geometrie in progressione, ma senza condurre il proprio gioco con ordine e un briciolo di visione tattica relativa al contesto e all’avversario, la vittoria resta merce rara. Chissà che Holger Rune, dopo aver ingoiato una discreta quantità di fiele e assorbito pesanti carichi di frustrazione, in quel di Indian Wells non abbia finalmente rimboccato una strada una meno spericolata, trovando in campo quella disciplina e ordine che nel suo tennis sono mancati clamorosamente per mesi e mesi, facendolo scivolare in un limbo scomodissimo. La prestazione del danese contro un rinato Tsitsipas in California ha convinto assai. Vero che Holger aveva vinto tutti i precedenti (adesso è 4-0), a conferma che il gioco del greco va a sbattere contro il muro del nordico, ma la partita di ieri a Indian Wells ha fornito indicazioni piuttosto interessanti.
    “Penso che sia stata una partita estremamente buona da parte mia dall’inizio alla fine”, ha detto un raggiante Rune dopo la vittoria. “Sono rimasto molto focalizzato sul mio piano di gioco e mentalmente ho tenuto davvero bene. Sono rimasto concentrato tutto il tempo pensando solo a cosa era giusto fare con i miei colpi. Sicuramente ho servito meglio rispetto ai miei match precedenti e anche di diritto ho colpito in maniera migliore. Penso che il mio avvio concreto e offensivo abbia fatto la differenza. Stef è tornato in gran forma, è giusto dirlo. È stata una bella battaglia. Alla vigilia della partita mi sono allenato con attenzione su alcuni dettagli e direi che è stato molto importante per l’incontro odierno”. Anche il tenore di queste poche parole confermano un Holger bello centrato, misurato e preciso. Troppe volte nel recente passato le sue dichiarazioni, sia dopo pesanti sconfitte o anche discrete vittorie, hanno lasciato perplessità perché si aggrappavano a scuse, a frasi fatte senza alcuna profondità di analisi o relative alle dinamiche di gioco, rasentando la strafottenza. Ha carattere, è un tipo tosto Holger, e questo può essere un grande punto di forza a patto di imbrigliare tutta quest’energia in una spinta positiva, poiché quando non ci riesci le detonazioni diventano autodistruttive. Lui ne sa qualcosa… e forse ha iniziato a farne tesoro.
    I 22 colpi vincenti della vittoria vs. Tsitsipas sono un dato molto positivo, come il discreto rendimento al servizio, ma l’aspetto più interessante della prestazione di Rune è stata l’attitudine aggressiva e allo stesso tempo misurata del suo tennis. Un gioco offensivo, in grande spinta come è nel suo DNA, ma senza esagerare, senza perdersi nel furore, cercando una costruzione pro-attiva, dinamica e ordinata. Con la terrificante potenza che ha nelle gambe e nel braccio, Holger può davvero spaccare la palla ma troppe volte ha esagerato alla ricerca di soluzioni a bassissima percentuale; allo stesso tempo queste sfuriate gli hanno fatto perdere un filo logico, diventando un continuo up and down di pallate e poi momenti di attesa in cui diventava passivo e si perdeva in atteggiamenti negativi, con quel sorriso beffardo a peggiorare un quadro sportivamente nefasto. Ieri vs. Tsitsipas niente di tutto ciò, solo un tennista concreto, fortissimo di gamba e pronto a spingere la palla con lucida tensione, creandosi lo spazio sul campo per l’affondo vincente e portando il rivale in territori scomodi. Una gran bella prestazione, figlia di una buona forma fisica e mentale. Poi ha regalato al pubblico anche uno straordinario colpo sotto le gambe che già si candida come uno dei punti dell’anno…

    ARE YOU NOT ENTERTAINED?! @holgerrune2003 | @BNPPARIBASOPEN | #TennisParadise pic.twitter.com/vRGlOp8bNa
    — ATP Tour (@atptour) March 11, 2025

    Ovviamente una rondine non fa primvera e la partita di quarti di finale contro Griekspoor sarà un bel test per confermare le ottime sensazioni e la sua predisposizione a giocare un tennis più continuo e razionale. Tallon sarà l’avversario perfetto: a sua volta l’olandese è uno che ama spingere e comandare, quindi sarà molto interessante vedere come Holger affronterà il match e se resterà altrettanto focalizzato e ordinato nei momenti in cui l’olandese spingerà a tutta. Il rischio di andare fuori giri per Rune è sempre concreto e questo è sempre stato un suo limite: cercare di dominare a tutti i costi il ritmo, sparacchiando, perdendo focus, innervosendosi e smarrendo lucidità. Serve ordine per gestire la complessità, di gioco ed emotiva. 
    “La mia classifica rispetto al 2023? È peggiorata, ma ho imparato la lezione. Nulla accade per caso, penso che ogni tennista abbia il ranking che merita, e questo vale anche per me. Per salire in classifica servono i risultati ma anche migliorare continuamente il proprio gioco, trovare continuità. In questo torneo, per esempio, a livello di attitudine ho già fatto passi in avanti e questo si riflette sui risultati e sul gioco, un tennis più continuo. Non credo di essere un giocatore peggiore rispetto a due anni fa, anzi credo proprio sia il contrario. Mi sento migliorato”. Parole importanti, di un classe 2003 che ha tutto quel che serve – fisico, colpi, carattere – per duellare ad armi pari contro Sinner e Alcaraz. A patto di giocare in modo lucido e ordinato.
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    Indian Wells: il nuovo “Shapo” può impensierire Alcaraz?

    Denis Shapovalov, campione a Dallas (foto ATP site)

    Il braccio più veloce e creativo del West contro l’uomo delle giocate più spericolate ed ardite. Il menù del match in Prime Time serale in quel di Indian Wells, Alcaraz vs. Shapovalov, ha un discreto fascino e sembra presentare tutti gli ingredienti per soddisfare i palati più esigenti, quelli di coloro che amano il tennis vario e fantasioso. Ma la vera domanda è quella del titolo: questo “nuovo” Shapovalov, meno sciupone e un po’ più focalizzato sull’importanza dei punti, sarà abbastanza per impensierire e magari provare a battere il n.3 del mondo, due volte campione in California? La risposta non è facile, e tendenzialmente si potrebbe così articolare: sì, a patto che Carlos ci metta del suo in negativo, a meno di un Denis in totale trance agonistica da sorprendere tutti. 
    C’è un precedente tra i due, Roland Garros 2023 e non ci fu letteralmente partita tra i due; ma il contesto era totalmente a favore dello spagnolo e il canadese era già in crisi al ginocchio, oltre che di risultati e fiducia, quindi quell’incontro non conta quasi niente. Le partite andate finora in scena a Indian Wells hanno confermato quanto la palla salti alto e sull’importanza della combinazione potenza – topspin. In questo caso, guardando ai due duellanti di stanotte, siamo in parità: entrambi non disdegnano affatto colpire la palla dall’alto, hanno un uso accentuato del topspin (ancor più Denis in scambio) per poi scagliare accelerazioni devastanti, e di potenza ne hanno da vendere. Alcaraz rispetto a Shapovalov gioca di più sull’anticipo, ama entrare duro nella palla quasi in contro balzo, sfruttando la straordinaria velocità di esecuzione e sensibilità che non gli preclude ogni soluzione tecnica. Shapovalov anticipa di meno, tende a saltare sulla palla con slanci importanti e caricare a tutta il suo braccione, trovando tanta di quella esuberanza da spaccare tutto. Spesso fin troppo… Gli errori infatti fioccano e tantissime volte l’hanno portato a disastrose sconfitte.
    Tuttavia da diverse settimane Denis è un tennista assai migliorato. Tornato in eccellente condizione fisica, “Shapo” sta finalmente imparando a capire di più il gioco, in senso dell’attesa per trovare il momento ideale a scatenare il turbo e prendersi il rischio. Coach Tipsarevic è forse – finalmente – riuscito a toccare le corde più profonde e adesso “Shapo” vive di vibrazioni più Jazz che Heavy Metal… Resta un super creativo, uno che tira forte e si prende il punto, ma sbaglia molto di meno e ha ridotto quella fretta che è sempre stata una scomoda compagna di viaggio. Vive meglio la pressione e serve molto, molto bene. In queste settimane di 2025 ha ottenuto la miglior striscia di vittorie in carriera, venendo dal titolo a Belgrado sul finire dell’anno scorso. Un buon momento insomma, e scenderà in campo assolutamente senza niente da perdere. Anzi, lo stadio pieno e l’avversario forte potrebbe portarlo ad esaltarsi e giocare il suo miglior tennis.
    Dove Shapovalov può incidere contro Alcaraz? Intanto dovrà servire come un treno, prendersi diversi punti diretti sarà decisivo. Al contrario, se la prima palla non farà male e sarà la risposta di Carlos a brillare, difficile ipotizzare un match equilibrato. “Shapo” potrà sfruttare bene il suo gancio mancino bloccando Carlos sul rovescio e quindi appena lo spagnolo proverà ad uscire col lungo linea Denis avrà la chance di azionare quella bordata di rovescio cross che diventa imprendibile per tutti. Ultimamente il canadese è assai proiettato a rete: può essere un’arma a doppio taglio se gli approcci non saranno abbastanza ficcanti perché il lob e passante dello spagnolo sono tra i migliori del tour. La partita potrebbe svolgersi su di un attacco frontale, a massima velocità, come su continui cambi di ritmo e variazioni, ed è per questo che potrebbe diventare molto intrigante.
    La sensazione è che Shapovalov possa mettere in difficoltà Alcaraz solo se, servendo bene e sbagliando poco, riuscirà a mettere pressione al rivale. Da tempo il più giovane n.1 dell’era moderna ha mostrato qualche difficoltà a gestire la tensione dei momenti in cui viene messo sotto o quando suoi colpi non riescono portarlo avanti. Nello scenario più positivo per Denis, Carlos potrebbe regalare qualcosa, andare in confusione tattica provando giocate a bassa percentuale e commettere troppi errori. Ma pare difficile che collassi da solo, servirà la “spintarella” di Shapovalov e tutto o quasi dovrà funzionare nel suo tennis per riuscirci, o almeno provarci. Chiaramente se i colpi di inizio gioco di Carlos funzioneranno a dovere e sarà lui il primo entrare in campo con i piedi e condurre, beh, potrebbe arrivare una vittoria netta per lo spagnolo.
    La partita potrebbe riservare sorprese tecniche, ed uno svolgimento irregolare dipendente dal “mood” e tenuta mentale dei due. Probabile che molti saranno i punti vincenti e spettacolari. Probabile che Alcaraz esca vincitore ma, in caso di partita divertente, sarà soloil tennis a vincere.
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    Masters 1000 Indian Wells: Tsitsipas domina un Berrettini troppo falloso

    Matteo Berrettini (foto Getty Images)

    “È difficile spiegare, certe giornate amare, lascia stare…” I versi di una bellissima canzone di Fiorella Mannoia risuonano nella testa di chi vi scrive mentre, attonito, assiste all’ultimo game dell’incontro perso nettamente da Matteo Berrettini contro Stefanos Tsitsipas nel terzo turno del Masters 1000 di Indian Wells (6-3 6-3 lo score dopo solo 67 minuti di gioco). Un break subito a zero dall’azzurro, con pochissima sensibilità e zero incisività, a chiudere una prestazione davvero negativa, e… immagine forse impietosa ma fedele a descrivere una partita brutta, persa nettamente e persa male. Berrettini ha iniziato l’incontro come bloccato: evidentemente non sentiva la palla, non usciva affatto bene dalle sua corde e pure la distanza all’impatto non era quasi mai perfetta. Nemmeno la battuta l’ha sostenuto, un avvio shock, poco da dire. È andato sotto 3-0 e non è mai riuscito a strappare una chance per riprendere l’avversario, che al contrario ha disputato una partita eccellente sotto ogni punto di vista, tecnico, fisico e mentale. Probabilmente il vento, o una giornata con riflessi poco reattivi, non gli ha permesso di sbloccarsi e tutto è diventato terribilmente difficile per Matteo, anche il solo colpire il suo potentissimo diritto con la pulizia necessaria a generare traiettorie con un rimbalzo della palla oltre il rettangolo del servizio. Inefficace col diritto e in risposta, non è mai riuscito ad impensierire un ottimo Tsitsipas, veloce, potente, aggressivo.
    Quando un match è discretamente squilibrato come quello da poco concluso a Indian Wells, i meriti di uno lussureggiano nei demeriti dell’altro. Stefanos ha confermato quanto di buono visto a Dubai, la sua rinnovata aggressività e focus, con ben poche incertezze e la solidità del suo schema preferito: servizio e diritto. Il greco ha governato lo scambio forte di una prima palla di battuta in ritmo e un diritto assai solido, grazie al quale ha condotto ogni suo turno di battuta senza patemi; e a differenza del recente incontro vs. Berrettini a Dubai non ha sofferto per niente nemmeno sulla diagonale di rovescio visto che quasi mai l’azzurro è riuscito a girarsi col diritto da sinistra e scatenare il suo colpo più incisivo, oggi davvero con le polveri bagnate. Il cambio di racchetta sembra aver davvero rinvigorito Stefanos, la sua palla è tornata incisiva, potente, “cattiva”. Per mesi e mesi non faceva più male, mentre adesso tenerlo fermo non è affatto facile. Comanda lui, spinge bene dal centro e non è facile metterlo in difesa.
    Bravo Stef, ma… in troppe situazioni di gioco Matteo l’ha davvero mandato a nozze con tantissimi errori (24 alla fine contro solo 12 vincenti – servizi inclusi) e soprattutto non trovando che a piccole dosi quella potenza in scambio e profondità di colpi necessari a non finire in difesa. È stato doloroso vedere in quante occasioni Berrettini abbia perso il controllo del diritto… e non solo cercando una botta a chiudere, ma proprio nella costruzione. Spesso la palla gli finiva troppo vicina al corpo per esser impattata con la necessaria ampiezza, oppure lontana; anche col rovescio, notevolmente migliorato nelle ultime settimane, è stato conservativo, mai davvero ficcante. Usare di più il back poteva essere una via per provare a spezzare il ritmo dell’avversario, provare a spostarlo da quella “mattonella” al centro dalla quale ha fatto più o meno quel che voleva. Pure col servizio Matteo non ha convinto: da metà del primo set ha iniziato a trovare qualche Ace, dei “kick” più vigorosi, e infatti è entrato in partita; ma mai si è avuta la sensazione che fosse ingiocabile. Il suo sguardo tradiva tensione, forse il brutto avvio l’ha innervosito a tal punto da fargli perdere la sua classica lucidità e forza di reazione. Impalpabile in risposta, corto nello scambio, incapace di scuotersi veramente e mettere in difficoltà il rivale, un Matteo davvero sotto tono.
    Non c’è davvero niente da salvare nella partita di Berrettini, di gran lunga la peggiore del 2025 sotto ogni punto di vista, anzi speriamo che non sia figlia di un qualche problema fisico (non sembra ne abbia accusati). Un vero peccato perché le ultime prestazioni di Matteo erano state di altro spessore, anche nel loro recentissimo scontro a Dubai, perso ma con un vigore, potenza e intensità che oggi sono del tutte mancate. Speriamo sia stata solo una giornata amara, da dimenticare in fretta.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Tsitsipas alza la prima palla del match, sotto un bel sole. Buon turno per il greco, 1-0. Berrettini vince il primo lungo (e spettacolare) scambio del match, avanzando e chiudendo di volo con un ottimo riflesso. La palla salta alta nello scambio, nemmeno la bordata a tutta di Matteo è così definitiva e proprio il diritto lo tradisce, per il 15-30. Tsitsipas è bravo a girarsi sul diritto da sinistra e trovare un vincente che gli vale due palle break. Il BREAK arriva alla seconda chance, con il greco più vicino alla riga di fondo e bravo a governare il ritmo, portando all’errore l’italiano. 2-0. Molto bene Stefanos, dopo un buon servizio aggredisce la palla col diritto anche con discreto anticipo e trova profondità e precisione, mentre la risposta di Matteo è al momento non pervenuta. 3-0 Tsitsipas e un eloquente 12 punti a 3. Finalmente Berrettini trova un Ace in apertura del quarto gioco e il servizio lo aiuta a muovere lo score, ma nello scambio i drive del romano non sembrano fare male al rivale, con il greco più veloce nell’arrivare sulla palla e scaricare potenza con precisione. Invece in più occasioni Matteo non trova la migliore distanza dalla palla e i suoi impatti col diritto sono “poveri”, poco incisivi. 4-1 Tsitsipas in netto controllo del match. Corto il diritto di Berrettini, impressionante come un drive nel sesto game, tirato con buona forza, rimbalzi addirittura all’interno del rettangolo del servizio, evidenziando difficoltà importanti nella scioltezza del colpo e sicurezza dell’impatto. Almeno il servizio prende ritmo, due Ace e 4-2. Niente, nei game di Stefanos praticamente non si gioca, solo colpi incisivi e sicuri per lui, mentre quelli di Matteo svariano corti o finiscono un metro fuori, senza vera lotta. 5-2. Lo sguardo di Berrettini si fa più intenso, un doppio fallo ma la battuta gli porta un altro game, 5-3. Finalmente Matteo trova il primo gran diritto del match, una bordata cross delle sue che manda in crisi il rivale. Purtroppo è solo una fiammata, con un gran servizio esterno Tsitsipas trova due set point sul 40-15. Manca addirittura la palla col diritto sul primo, forse un rimbalzo fasullo… 40-30; un errore di rovescio costa all’azzurro il SET. 6-3 Tsitsipas, 30 minuti dominati dal greco, con Matteo davvero bloccato all’avvio e discretamente incerto nella gestione dei colpi da fondo. E solo un punto vinto da Berrettini con la seconda di battuta, dato pessimo.
    Secondo set, Berrettini ha il vantaggio di servire per primo. Trova una smorzata meravigliosa tanto è corta e imprendibile, Staf manco ci prova, e poi la battuta viaggia, 1-0. Il problema dell’azzurro resta la risposta, dove è totalmente inefficace: non riesce a spostare lateralmente il rivale, o nemmeno tirare una bordata centrale e profonda per allontanarlo dalla riga di fondo. È tutto fin troppo facile per Tsitsipas, davvero efficace col diritto (rarissimi i suoi errori, sempre in controllo). Berrettini inizia il terzo game sparando lungo un diritto aggressivo, poi finalmente costruisce bene uno scambio usando rotazione, aprendo l’angolo e infilando il rivale nell’angolo aperto. Sul 30 pari attacca l’azzurro ma non trova un buon tocco sotto rete e Tsitsipas arriva e tira un passante addosso che non è controllabile. Palla break. Se la gioca bene Berrettini: sceglie una prima palla esterna a tre quarti di velocità ma terribilmente carica di spin che provoca l’errore in risposta del greco. Stefanos non demorde, trova un’altra gran risposta di diritto e provoca l’errore di Matteo, altra palla break. Il romano sceglie lo stesso schema da sinistra e si salva di nuovo. A fatica, Berrettini porta a casa un game difficile, soffrendo. Sull’ennesimo diritto sbagliato da Matteo la grafica segnala che il greco ha vinto finora 23 scambi da fondo, l’italiano 8… è una foto fedele del match, e Stef con un altro diritto dal centro ottimo vince un altro game a zero, 2 pari. Il set ora avanza sui game di servizio, e Berrettini continua a far terribilmente fatica in risposta: un gran rovescio vincente è solo quinto punto vinto in risposta nel match. 3 pari. Arriva il fatidico settimo game: Berrettini fa sorprendere da una risposta molto profonda di Tsitsipas, 15-30. Suona l’allarme, e il servizio aiuta l’azzurro. Purtroppo sul 30 pari Matteo gioca a metà campo una volée di rovescio, e il passante di Stef è maledettamente deviato dal nastro. Palla break. Berrettini rischia il serve and volley sulla seconda, gioca pure una demi volée tutt’altro che cattiva, ma Tsitsipas arriva come un fulmine sulla palla e con un tocco superbo con la punta della racchetta trova un diagonale imprendibile. Bravissimo, poco da dire, e BREAK Tsitsipas, avanti 4-3 e servizio. Proprio il servizio non ha sostenuto l’azzurro, e… il break è subito arrivato. Improvvisamente si imballa il servizio del greco, due doppi falli, 15-30. Purtroppo non sfrutta la piccola chance Matteo, è corto nel palleggio e Tsitsipas prende possesso dello scambio. Con tanta energia il greco avanza e chiude di volo. 5-3, a un passo dal meritato successo. Berrettini chiude male l’incontro cedendo un turno di servizio a zero che, purtroppo, rende ancor più brutta una prestazione modesta, troppo povera per il buon Matteo visto nelle ultime settimane a livello di prestazione. Molto bene Tsitsipas, ma la tensione, poca sensibilità nei colpi di scambio e troppi errori sono costati a Berrettini la peggior sconfitta nell’anno.

    Matteo Berrettini vs Stefanos Tsitsipas ATP Indian Wells Matteo Berrettini [28]33 Stefanos Tsitsipas [8]66 Vincitore: Tsitsipas ServizioSvolgimentoSet 2M. Berrettini 0-15 0-30 0-403-5 → 3-6S. Tsitsipas 15-0 15-15 df 15-30 df 30-30 40-303-4 → 3-5M. Berrettini 0-15 15-15 15-30 30-30 30-403-3 → 3-4S. Tsitsipas 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-153-2 → 3-3M. Berrettini 15-0 30-0 40-02-2 → 3-2S. Tsitsipas 15-0 30-0 40-02-1 → 2-2M. Berrettini 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 40-A 40-40 A-401-1 → 2-1S. Tsitsipas 15-0 30-0 40-01-0 → 1-1M. Berrettini 15-0 30-0 ace 40-0 40-150-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1S. Tsitsipas 15-0 15-15 30-15 40-15 40-303-5 → 3-6M. Berrettini 15-0 15-15 30-15 40-15 ace 40-30 df2-5 → 3-5S. Tsitsipas 15-0 30-0 40-02-4 → 2-5M. Berrettini 15-0 30-0 ace 30-15 40-15 ace1-4 → 2-4S. Tsitsipas 15-0 30-0 40-0 40-151-3 → 1-4M. Berrettini 15-0 ace 15-15 15-30 30-30 ace 40-300-3 → 1-3S. Tsitsipas 15-0 30-0 40-00-2 → 0-3M. Berrettini 0-15 15-15 15-30 15-40 30-400-1 → 0-2S. Tsitsipas 15-0 30-0 40-0 40-150-0 → 0-1

    Statistica
    Berrettini 🇮🇹
    Tsitsipas 🇬🇷

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Valutazione del servizio
    237
    317

    Ace
    6
    0

    Doppi falli
    1
    2

    Prima di servizio
    37/52 (71%)
    26/44 (59%)

    Punti vinti sulla prima
    26/37 (70%)
    24/26 (92%)

    Punti vinti sulla seconda
    4/15 (27%)
    12/18 (67%)

    Palle break salvate
    3/6 (50%)
    0/0 (0%)

    Giochi di servizio giocati
    9
    9

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Valutazione della risposta
    41
    186

    Punti vinti sulla prima di servizio
    2/26 (8%)
    11/37 (30%)

    Punti vinti sulla seconda di servizio
    6/18 (33%)
    11/15 (73%)

    Palle break convertite
    0/0 (0%)
    3/6 (50%)

    Giochi di risposta giocati
    9
    9

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    2/4 (50%)
    7/7 (100%)

    Vincenti
    12
    12

    Errori non forzati
    24
    11

    Punti vinti al servizio
    30/52 (58%)
    36/44 (82%)

    Punti vinti in risposta
    8/44 (18%)
    22/52 (42%)

    Totale punti vinti
    38/96 (40%)
    58/96 (60%)

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    226 km/h (140 mph)
    218 km/h (135 mph)

    Velocità media prima
    204 km/h (126 mph)
    203 km/h (126 mph)

    Velocità media seconda
    197 km/h (122 mph)
    185 km/h (114 mph) LEGGI TUTTO

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    Masters 1000 Indian Wells: Arnaldi più concreto, batte Rublev giocando meglio i punti importanti

    Matteo Arnaldi

    In un vortice di alti e bassi, scatti e riprese, grandi vincenti e troppi errori, è la testa e la capacità di giocare con maggior concretezza i punti decisivi a fare la differenza. Così Matteo Arnaldi nel secondo turno del Masters 1000 di Indian Wells viene a capo di una partita non facile (e nemmeno bella, ad essere onesti) contro Andrey Rublev, tutt’altro che “curato” nei suoi scatti d’ira autodistruttivi dalla recente vittoria a Dubai. L’azzurro si impone per 6-4 7-5 al termine di un’ora e trequarti di tennis irregolare, con continui up and down e qualità a volte ottima, altra assai inferiore. Tanti gli errori per entrambi i giocatori (19 vincenti e 30 errori per l’azzurro, 14-33 per il moscovita), ma Matteo nel complesso del match è stato più lucido nel gestire le emozioni e giocare con attenzione e meno impeto nelle fasi calde dei due set, i due rush finali, che l’hanno portato al successo. Bravo Matteo a non scomporsi nel primo set quando non ha sfruttato un game di servizio sul 5-3, ottenendo di nuovo il break (e il set) sul 5-4; ancor più a restare calmo e focalizzato all’avvio del secondo, rimontando uno svantaggio di 3-0 con due break. Lì Matteo ha costruito il suo successo: 4 game vinti di fila, invertendo l’inerzia tutta a favore del russo e mettendogli pressione, tanto da farlo crollare nel dodicesimo game grazie a risposte aggressive, difese accurate e una spinta più intensa e precisa sulla diagonale di rovescio. È la quarta vittoria in carriera per Matteo contro uno top10, e seconda contro Rublev. Al terzo turno Arnaldi attende il vincente di Nakashina – Hijikata.
    È stata una partita strana, come spesso accade quando in campo c’è Rublev… Alla fine il russo trova dei momenti di focus importanti nei quali scarica una potenza e profondità col diritto che lo rende incontenibile, ma in mezzo a questi “up” crolla in fragorosi “down” nei quali smarrisce focus, precisione, si lagna contro il mondo intero e diventa assai vulnerabile. Eppure Arnaldi nel match odierno non ha nemmeno servito bene, chiudendo con un modestissimo 43% di prime palle in campo, dato terribile a questo livello e contro un avversario che in risposta può spaccare la palla e portarti via. Per fortuna di “Arna” il russo c’è riuscito poco, solo a sprazzi, in particolare all’avvio del secondo set quando la sua reazione al primo parziale ceduto – male – è stata violenta. Bravo è stato il ligure a resistere a quel quarto d’ora di puro furore agonistico che poteva spaccare la partita a favore del russo. Ma già nel primo set la sensazione che Matteo ce la potesse fare è stata palpabile, perché i suoi schemi erano più efficaci e anche le sue accelerazioni spesso imprendibili e pure difficili da leggere. Alla fine Rublev si è come “incancrenito” in un gioco troppo monocorde e assai instabile, solo bordate col diritto e pure assai irregolari. Al contrario Arnaldi è stato più versatile, ha anche sparacchiato via con meno fretta rispetto a diverse prestazioni recenti, e giocare con più attenzione e focus è stato per lui decisivo.
    Arnaldi ha vinto la partita perché è riuscito a giocare con maggior lucidità e colpi pratici nelle fasi decisive, i due finali di set, ma ha costruito la sua prestazione con una discreta forza mentale, e anche fisica. Anche l’azzurro è stato vittima di troppi alti e bassi, tanto che il primo set l’avrebbe potuto – e dovuto – chiudere servendo avanti sul 5-3 dopo il break strappato nell’ottavo game. Ma lì il servizio l’ha completamente tradito e senza una buona prima palla è difficile vincere a questo livello. Per fortuna Matteo ha ritrovato efficacia con la battuta nella rimonta del secondo set, ma in quel frangente è piaciuto assai per come ha retto il momento negativo senza farsi prendere né dallo scoramento né dalla frenesia. Più volte gli abbiamo rimproverato una tendenza ad esagerare nella spinta e nella ricerca del vincente quasi immediato, una fretta che non porta quasi mai buone cose, ancor più se hai nelle tue corde la costruzione più dell’assalto frontale. Ha governato meglio del rivale gli scambi sulla diagonale di rovescio Matteo, e anche ha trovato risposte incisive, in particolare col rovescio. Infatti finché Rublev è rimasto discretamente calmo e lucido, ha ben scelto di servire quasi sempre sul diritto da destra, solleticando il diritto del nostro che in risposta è meno preciso e stabile. Ma poi alla lunga Arnaldi ha sovrastato Rublev proprio con la risposta e con la continuità della spinta. Matteo è stato pronto a salire di livello, sbagliare poco e portarsi avanti da 0-3, una rimonta operata sfruttando il momento “no” del rivale. È anche così che si vincono le partite.
    Si può fare ancora meglio, Arnaldi può esser meno falloso, più incisivo e continuo col servizio e anche più pronto a contrattaccare rispetto allo sparare subito una bordata a bassa percentuale. Intanto porta a casa una vittoria molto importante contro un avversario non stabile ma complessivamente forte su questi campi. Al prossimo turno dovrà ancora salire di livello e giocare con meno cali, con meno errori. Il percorso è molto positivo e questa vittoria porta punti e fiducia. Avanti tutta “Arna”.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Arnaldi alza la prima palla del match, ma è Rublev molto aggressivo sulla seconda palla dell’azzurro. Matteo commette una grave ingenuità sul 30 pari: sotto rete sbaglia la direzione di un comodo diritto a chiudere e subisce il passante di Andrey. Il ligure spinge a tutta col diritto sulla palla break ma un’accelerazione inside out gli muore in corridoio, per il BREAK a favore di Rublev. Non è una buona notizia perché Andrey è il classico front runner, che si esalta martellando col diritto se è sereno e che invece soffre terribilmente quando gioca un match punto su punto. Sparacchia col diritto Matteo, troppa fretta in risposta, ma un buon attacco sul 30 pari gli vale la chance del contro break. Bravo Matteo! Grande accelerazione di rovescio lungo linea e fulmina il rivale, Contro BREAK e 1 pari, troppo prevedibile lo schema di Rublev. Buon momento per l’azzurro, ha alzato il livello, spinge con più sicurezza e con un ottimo schema smorzata e passante chiude il terzo game, 2-1. Dopo la schermaglia iniziale, il set si incanala sui binari dei turni di servizio. Andrey servendo da destra cerca con insistenza la risposta di diritto di Matteo, la meno sicura. È sconsigliato servire sul rovescio dell’azzurro perché trova impatti potenti e profondità, come la bordata impressionante che vale ad Arnaldi un gran punto sul sesto game. Poche prime di servizio per l’italiano nel settimo game, ma il russo sbaglia malamente un paio di risposte e …la racchetta rischia di esser spaventata a terra per la rabbia. 4-3 Arnaldi. Nell’ottavo game il ritmo di “Arna” è alto, “Rublo” sbaglia per primo due volte in scambio e si ritrova sotto 15-40, due palle break da salvare. Dal centro Andrey sbaglia malamente un diritto aggressivo che lo condanna al BREAK, 5-3 Matteo serve per il set. Ma il servizio non lo aiuta… Rublev entra in risposta e Matteo sbaglia due colpi in scambio, 0-30. Il russo lo grazia sparando una sassata che s’impenna sul nastro e va lunga (15-30). Purtroppo Arnaldi litiga con la prima palla e poi sbaglia un rovescio banale, nella diagonale a lui più favorevole. 15-40. Altro cadeaux di Rublev, out una risposta sull’ennesima seconda di servizio del nostro… 30-40; poi torna la prima di servizio e la musica cambia, campo aperto e via diritto vincente. Rublev trova due splendide accelerazioni col diritto, la palla è irresistibile e la terza palla break è fatale ad Arnaldi, Contro Break e 5-4. Rublev inizia a sua volta malissimo il decimo game, doppio fallo e poi un erroraccio, scivola 0-30. Arnaldi qua è lucido a spingere bene col rovescio, si prende Tre Set Point sullo 0-40. Bene Matteo! Risposta solida e poi due rovesci aggressivi, con il russo che spara in rete. SET Arnaldi, 41 minuti di tennis bruttino, con alti e bassi importanti per entrambi, più profondi quelli del russo.
    Secondo set, Arnaldi to serve. Non un buon avvio… Rublev trova uno splendido passante di rovescio (un filo corto l’attacco del nostro) e poi sfonda col suo diritto bomba. 0-40, tre chance per l’allungo per il russo. Basta il primo, solido diritto cross di Rublo e Matteo non contiene. BREAK Rublev, 1-0. Improvvisamente si è accesa la luce sul rovescio di Andrey, ne trova un altro bellissimo ancora lungo linea e questo destabilizza l’azzurro. Bell’intensità, spacca la palla Rublev e con tre spallate vola 2-0 e poi in risposta continua a martellare, solidissimo anche sul rovescio. Arnaldi non sa come fare il punto in questa fase, accelera troppo dritto per dritto e sbaglia, 15-40. Nemmeno la prima di servizio lo aiuta, ma cerca con coraggio la via della rete, annullando con ottima mano di volo la prima palla del doppio break; gran scambio sulla seconda chance! La smorzata di Matteo è buona ma che difesa sotto rete del russo, che chiude il “pittino” con un tocco vincente. BREAK Rublev, 3-0 pesante. Davvero un’impennata di qualità. Arnaldi cerca di invertire la rotta mettendosi in modalità difensiva, tanta corsa e resistenza, facendo colpire molte palle al rivale. Rublev ci casca, forza malamente e scivola sotto 0-40. Il Contro Break arriva sul 30-40, out un rovescio di scambio del russo, 3-1. Arnaldi annulla con un buon servizio esterno una palla break sul 30-40, alti e bassi nel game per l’azzurro e pure per il russo, ma alla fine Matteo lo porta a casa (3-2). La fiammata del russo sembra esaurita, mentre l’azzurro trova potenza e quindi angoli clamorosi in difesa sullo 0-30, un tocco da biliardo e poi passante. 0-40! Inferocito, Rublev annulla la prima palla break con un gran rovescio, ma niente può sul 30-40 quando una risposta di Matteo un po’ fortuita resta in gioco per un niente e quindi l’azzurro è un fulmine nel correre avanti e chiudere di volo. BREAK! 3 pari, inerzia totalmente invertita. Il set è a dir poco convulso… Rublev cerca la massima spinta, ma con poca lucidità; Arnaldi è bravo contenere e poi a sua volta esagera, ma vince un game importantissimo, il quarto di fila, che gli vale il sorpasso sul 4-3 (e con Andrey furente). Furia autodistruttiva perché il russo ha perso di vista ogni logica tecnica, spinge sul rovescio del rivale e sbaglia tutto perché Arnaldi si fa trovare pronto e rintuzza bene. 0-30. L’esplosività col diritto salva Rublev nel momento più critico del match, con 4 punti di fila impatta 4 pari. Qualche rimpianto per Matteo sul 30 pari, un po’ attendista invece di mettere pressione ad un avversario inferocito e poco lucido. Purtroppo l’inerzia continua a cambiare come il vento… Ora è Arnaldi a smarrire di nuovo il servizio e quindi sbagliare in spinta, crollando 0-40. Alza al massimo l’attenzione Matteo, gioca in sicurezza con i piedi quasi in campo e cancella le tre chance, l’ultima con un bel servizio (finalmente!). 5 punti di fila, giocati con lucidità e in modo pratico, senza sparacchiare. 5-4 Arnaldi. Rublo serve spalle al muro e inizia sparando malamente un diritto… Arnaldi sprinta come Speedy Gonzalez in difesa ma quattro rincorse assassine non bastano a vincere il punto. 5 pari. Arnaldi si porta 6-5 con Rublev sempre più nervoso, tanto che il russo commette un brutto fallo, 15-30, a due punti dalla vittoria il sanremese… Il servizio aiuta il moscovita, ma una risposta fulminante di Matteo lo porta ai vantaggi. Ottimo Matteo a bloccare sul rovescio il rivale e chiude con un diritto dopo aver guadagnato l’angolo. Match Point! SI! Sbaglia il diritto il russo, quasi rasoterra. Vince Matteo! Quarto successo contro un top10, bravo a resistere a tanti alti e bassi e avanzare nel torneo. Più solido e concreto.

    ATP Indian Wells Andrey Rublev [7]45 Matteo Arnaldi67 Vincitore: Arnaldi ServizioSvolgimentoSet 2A. Rublev 0-15 15-15 15-30 df 30-30 40-30 40-40 40-A5-6 → 5-7M. Arnaldi 15-0 15-15 30-15 30-30 40-305-5 → 5-6A. Rublev 0-15 15-15 30-15 40-15 40-304-5 → 5-5M. Arnaldi 0-15 0-30 0-40 15-40 30-404-4 → 4-5A. Rublev 0-15 0-30 15-30 30-30 40-303-4 → 4-4M. Arnaldi 15-0 30-0 30-15 40-153-3 → 3-4A. Rublev 0-15 0-30 0-40 15-40 30-403-2 → 3-3M. Arnaldi 15-0 30-0 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-403-1 → 3-2A. Rublev 0-15 df 0-30 0-40 15-40 30-403-0 → 3-1M. Arnaldi 15-0 15-15 15-30 15-40 30-402-0 → 3-0A. Rublev 15-0 30-0 40-0 40-15 df ace1-0 → 2-0M. Arnaldi 0-15 0-30 0-400-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1A. Rublev 0-15 df 0-30 0-404-5 → 4-6M. Arnaldi 0-15 0-30 15-30 15-40 30-40 40-40 40-A3-5 → 4-5A. Rublev 15-0 15-15 15-30 15-403-4 → 3-5M. Arnaldi 15-0 15-15 30-15 40-153-3 → 3-4A. Rublev 15-0 15-15 30-15 40-152-3 → 3-3M. Arnaldi 15-0 30-0 30-15 40-152-2 → 2-3A. Rublev 15-0 30-0 40-0 ace1-2 → 2-2M. Arnaldi 15-0 30-0 40-0 40-151-1 → 1-2A. Rublev 15-0 30-0 30-15 df 30-30 30-401-0 → 1-1M. Arnaldi 15-0 15-15 15-30 30-30 30-400-0 → 1-0

    Statistica
    Rublev 🇷🇺
    Arnaldi 🇮🇹

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Valutazione del servizio
    194
    218

    Ace
    2
    0

    Doppi falli
    5
    0

    Prima di servizio
    33/61 (54%)
    30/70 (43%)

    Punti vinti sulla prima
    20/33 (61%)
    17/30 (57%)

    Punti vinti sulla seconda
    10/28 (36%)
    22/40 (55%)

    Palle break salvate
    4/10 (40%)
    7/11 (64%)

    Giochi di servizio giocati
    11
    11

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Valutazione della risposta
    161
    218

    Punti vinti sulla prima di servizio
    13/30 (43%)
    13/33 (39%)

    Punti vinti sulla seconda di servizio
    18/40 (45%)
    18/28 (64%)

    Palle break convertite
    4/11 (36%)
    6/10 (60%)

    Giochi di risposta giocati
    11
    11

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    8/10 (80%)
    6/8 (75%)

    Vincenti
    14
    19

    Errori non forzati
    30
    33

    Punti vinti al servizio
    30/61 (49%)
    39/70 (56%)

    Punti vinti in risposta
    31/70 (44%)
    31/61 (51%)

    Totale punti vinti
    61/131 (47%)
    70/131 (53%)

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    212 km/h (131 mph)
    211 km/h (131 mph)

    Velocità media prima
    181 km/h (112 mph)
    186 km/h (115 mph)

    Velocità media seconda
    189 km/h (117 mph)
    191 km/h (118 mph) LEGGI TUTTO

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    Shelton: “Con il solo servizio non si vincono gli Slam. Voglio completare il mio tennis e ho studiato il rovescio dei migliori”

    Ben Shelton (foto Getty Images)

    Ben Shelton è a caccia della top 10 ma guarda ancor più lontano e sogna gli Slam, riflettendo sull’importanza di completare il più possibile il suo tennis con la consapevolezza che di solo servizio i grandi tornei resteranno una Chimera. Il 22enne di Atlanta è uno degli osservati speciali a Indian Wells insieme agli altri tennisti di casa, ancor più dopo l’uscita di scena prematura di Zverev e l’assenza di Sinner, che lo scorso anno eliminò proprio Ben nei sedicesimi in due set. Parlando al sito ATP, Shelton ha confermato quanto stia lavorando con papà Brian a molti aspetti del suo gioco, in particolare il rovescio che resta il fondamentale meno sicuro del suo repertorio.
    “Se guardiamo al top della disciplina, non c’è nessuno dei big che sappia ‘solo’ servire”, afferma Shelton. “Devi essere completo per vincere gli Slam, per competere per i grandi titoli. Devi essere un giocatore completo, ed è quello per cui sto lavorando”.
    Servizio stratosferico per potenza e angoli, inclusa la seconda di servizio, e colpi davvero potenti sono i marchi di fabbrica del tennis di Ben ma in diverse situazioni il suo gioco non è così sicuro e tende ad improvvisare, una condotta tutt’altro che efficiente per battere i migliori e fare strada nei tornei più importanti. Shelton è consapevole di esser ben lontano dall’aver completato la sua tecnica e gli schemi di gioco. “Sicuramente nella off season abbiamo esaminato i migliori rovesci del tour e della storia, per capire come manovrare lo swing, come i migliori lo colpivano, la velocità con cui lo colpivano, come riuscivano a cambiare angolo e andare in entrambe le direzioni con sicurezza, e completarlo con lo slice. Non ho mai pensato che il mio rovescio fosse perfetto, idem per ogni volta che colpisco lo slice. Ho trascorso molte ore in campo lavorando a questo colpo e ho iniziato a vedere qualche risultato positivo quando ho giocato la mia prima partita ad Auckland, e poi quando sono arrivato in Australia ha iniziato a funzionare meglio”.
    Ben racconta di aver visionato in particolare i rovesci di Sinner, Alcaraz e Djokovic, capendo il motivo principale della loro forza e di quel che non andava nel suo: la posizione di partenza dello swing verso la palla, nel suo caso troppo bassa. “Quei ragazzi hanno un punto di partenza molto più alto, lasciano che la gravità faccia il lavoro per far scendere i polsi e quindi arrivano ​​con un’angolazione un po’ più alta della mia“, racconta Shelton. “Se confronto il mio rovescio a quello dell’anno scorso, adesso in quella situazione ho apportato cambiamenti“.
    Interessante in questo il punto di vista di papà (e coach) Bryan: “Stiamo cercando di cambiare la situazione e la sua apertura del rovescio, metterlo con la testa della racchetta sopra il polso, così che quando va per la palla con la rotazione del busto crea un po’ di topspin, un po’ di arco in più, e questo gli dà un po’ più di margine sul colpo. È davvero importante che lui sappia di avere il controllo della palla, e con questo diverso movimento può controllare maggiormente la traiettoria”. Effettivamente il “classico” rovescio di Ben era un’entrata secca nella palla, con un movimento cortissimo che non gli consentiva mai un bel margine in scambio, diventando la classica pallata a chiudere, ma poco efficace in costruzione e ancor meno in difesa.
    Il servizio resterà sempre il punto forte del suo gioco, e l’idea di Shelton è migliorarlo ancora, sente di aver margine. “Penso che il mio servizio debba essere ancor più preciso. La mia percentuale di prime palle sembra buona rispetto a tutti i migliori giocatori del tour, ma credo che potrebbe essere anche più alta. Voglio avere padronanza e controllo completi del mio servizio, di tutti gli effetti e di tutti gli angoli. Sento che il mio servizio è andato un po’ su e giù, in certe soluzioni lo vedo meglio ora rispetto al passato, ma in altre sento che lo eseguivo meglio prima. Sto lavorando per mettere insieme tutto questo, quindi ho arrivare a possedere un colpo completo”.
    “La gente parla molto di potenziale, ma penso alla fine tutto stia solo nel lavoro che ci metti. E so sto lavorando molto, sto lavorando sodo per migliorare e diventare più completo. Certo, anche tutti gli altri lo stanno facendo, ma io sono consapevole di star spingendo al massimo, di fare tutto ciò che è in mio potere per crescere. Questo mi dà la sicurezza di continuare ad imparare. Non mi vedo come un tennista già fatto, tutt’altro. Sono curioso io stesso nel vedere quanto posso diventare bravo” conclude Shelton.
    Potenza, ambizione, focus totale al miglioramento. Ben è un tennista molto istintivo ma dopo mesi di vita sul tour al massimo livello ha capito che per vincere è necessario un lavoro continuo e certosino sul gioco e sulla mentalità. La top 10 è relativamente vicina, a lui arrivarci ed entrare nel gruppo ristretto dei potenziali campioni 1000 e Slam. Gli Stati Uniti aspettano un vincitore Major al maschile da US Open 2003, che possa essere Shelton a spezzare questo tabù?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO