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    ATP Finals 2025: Jannik Sinner in controllo, regola Shelton con sostanza e qualità. Tre vittorie in tre match a Torino

    Jannik Sinner a Torino (foto Brigitte Grassotti)

    Jannik Sinner è più forte di Ben Shelton, in tutto. Costanza di rendimento, solidità, pressione, scambio, difesa e attacco, risposte, ma pure… al servizio, e non solo per gli 11 Ace vs. 6 quanto per l’efficacia complessiva di un colpo che sta viaggiando alla grande e sostiene a dovere il tennis dell’azzurro, davvero prossimo alla perfezione in questa fase finale della stagione. E Se Ben va sottoa Jannik pure nello scontro alla battuta, allora è Sipario. L’ennesima conferma della superiorità di Jannik su Ben viene dalla prestazione eccellente e vittoria senza macchia dell’italiano nel terzo match del girone Borg alle ATP Finals 2025, un 6-3 7-6(3) in totale scioltezza che conferma quant bene il n.2 del mondo stia giocando in quest’edizione del torneo dei “maestri”. La sensazione dal campo è stata inequivocabile: Jannik ha controllato con maestria e sicurezza l’avversario, il tempo di gioco, gli scambi, lo spazio sul campo. Controllo totale, a tratti dispotico. Non c’è stato un solo momento di vera difficoltà, con una sola palla break concessa nel quarto game del primo set – sotto un Ben arrembante – e annullata da Sinner affidandosi alla certezza della sua qualità nettamente superiore sfidando il rovescio del rivale in scambio. Solo in alcuni passaggi nei 94 minuti di gioco Jannik ha dato l’impressione di aver spinto al 100%, momenti nei quali ha deciso di provare la sua massima velocità e staccare Ben, per non correre alcun rischio. Ha servito molto bene l’italiano, con il 75% di prime in gioco e vincendo l’81% dei punti, ma anche il 56% con la seconda, vista la totale aggressività di Shelton, è un bel metro della forza di Jannik. Un successo limpido, il settimo consecutivo contro il nativo di Atlanta, che lo porta di forza in semifinale (e ottava vittoria di finale nel torneo, anzi pure la dodicesima sulle ultime tredici partite disputate sotto il tetto dell’Inalpi Arena).
    “Sono partito con un break sopra, e da poi è andata bene. Ho cercato di stare lì mentalmente, è stata un’ottima partita” afferma Jannik a caldo in campo a Diego Nargiso. “Sono felice di essere in semifinale e di poter giocare con una buona energia”. Il servizio sta performando e lo aiuta nei momenti difficili: “Non è sempre così… (sorride Jan). Stiamo lavorando tanto. Ben è stato molto aggressivo sulla mia seconda, ho cercato di variare la velocità. Facciamo le cose giuste”.
    Già, in queste ultime parole c’è l’essenza del Sinner attuale: fare le cose giuste. Giocare un bel tennis, potente, aggressivo, ma sempre con misura e seguendo una tattica ineccepibile. Applicare punto per punto uno schema vincente, pronto a correggere il tiro se qualcosa va fuori da quanto studiato a tavolino. Vincere, ma senza esagerare, senza prendersi rischi eccessivi, aumentando progressivamente la spinta dei colpi fino a staccare l’avversario, quindi continuare a giocare affidandosi a quel che più funziona e così veleggiare sicuro verso il successo. Una condotta che potrebbe apparire persino “noiosa”, ma a vincere e convincere ci si annoia? Ma c’è molto di più. Sinner sta diventando sempre più gestore di se stesso perché in campo è terribilmente consapevole di quel che accade. Sente e conosce sempre di più il suo corpo, capisce quanto sta consumando di energie, fisiche e mentale, e avvertendo il gap col rivale agisce di conseguenza, mettendo il proprio gioco di un livello superiore, per correre rischi, ma senza strafare, senza strappi. È il modo ideale per amministrare muscoli ed energie nervose, seguendo un flusso vincente e cavalcando il momento, tenendo da parte il massimo sforzo per quando ne ha davvero bisogno.
    Il secondo set dell’incontro vs. Shelton è stato piuttosto equilibrato, Ben ha servito meglio non affidandosi solo alla potenza e variando di più l’angolo, e Sinner bravo è stato ad attendere, senza esagerare o cambiare cose che non avrebbero comunque funzionato. Al tiebreak ha allungato immediatamente prendendosi di forza un mini-break e da lì in avanti ha controllato tutto, fino al successo. Controllo è esattamente la parola che più incarna questo torneo di Jannik, e non solo. Sta aspettando la finale (vs. Alcaraz?) per spingere al massimo? Vedremo, è possibile. Intanto macina uno dopo l’altro gli avversari con servizi in ritmo, risposte sempre ficcanti (incredibile come riesca ad arrampicarsi letteralmente su traiettorie che altri nemmeno riuscirebbero a sfiorare…), prendendosi il centro del campo e quindi imbastendo una progressione micidiale, oppure facendo partire un primo colpo dopo il servizio che diventa quasi irresistibile. Oggi contro Shelton ha sfruttato meno l’accelerazione in lungo linea, si è tenuto questo jolly per pochi momenti importanti, bloccando più spesso Ben sul rovescio e portandolo ad esagerare col diritto. Non ha nemmeno condotto male la partita l’americano, ha attaccato appena possibile tanto in lunghi scambi sarebbe stato triturato. Non è bastato, perché Sinner è superiore in ogni fase di gioco, il campo ha parlato chiaro. Next De Minaur, alle 14.30 di sabato.

    Da Torino, Marco Mazzoni

    La cronaca
    Shelton scatta al servizio e nel secondo punto tira un Ace terrificante a 223 km/h, ma… è la risposta di Sinner a prendersi il palcoscenico. Impressionante come Jannik intuisca la traiettoria dell’americano, arriva sulla palla, le sue corde la arpionano e la risposta è precisa, profonda. Sinner si prende tre punti, 30-40. Il BREAK arriva subito, con un colpo in rete dell’americano. Sopo nemmeno 3 minuti Ben è già spalle al muro, indietro e costretto a rincorrere. Ci prova Shelton, si prende grandi rischi in risposta, come sul 30-15, con un bel guizzo sorprende l’italiano. Segue lo scambio più lungo di quest’avvio, la progressione massiccia, asfissiante di Jannik non lascia scampo a Ben. Col primo Ace del match, Sinner si porta 2-0. Il tennis di Ben non prevede un consistente “piano B”, è potenza in massima spinta, a partire dal servizio. Per cercare di stare al passo di Jannik non può far altro che tirare più forte che può, a partire dalla battuta. Commette un doppio fallo esagerando, scende a rete con coraggio, tanto nello scambio le sue chance sono modeste se va in difesa, ma l’equilibrio è a dir poco precario e fioccano gli errori. Per una volta Sinner concede un raro unforced di rovescio cercando un cross aggressivo, Shelton muove lo score (2-1). Nel quarto game Jannik regala una perla al pubblico, dopo un paio di bordate cambia impugnatura e via taglio sotto alla palla per una smorzata precisa, che poi capitalizza con un tocco a campo aperto. Riesce poi a rimettere uno smash prepotente di Ben e punirlo sotto rete. C’è lotta nel game, prima un diritto di Sinner tirato lungo, quindi è Shelton a reggere e muoversi bene, prendendosi un bel punto in difesa. Palla break per Shelton. Sinner si affida alle certezze, blocca lo scambio sul rovescio dell’americano che dopo tre colpi va fuori giri. 3-1 Sinner, game assai laborioso, chiuso con due Ace. Shelton è encomiabile per come attacca all’arma bianca, viene a rete con tutto, a volte poco, ma riesce a mettere un po’ di pressione a Sinner. L’azzurro regge benissimo, risale da 15-30 nel sesto game, a sua volta prontissimo a far due passi in campo e chiudere con accelerazioni potenti. C’è spettacolo perché Ben è tutt’altro che dimesso, corre, taglia col back, avanza, il contrasto di stile tra i due è totale (4-2). E pure Jannik avanza spesso sul net per non essere attaccato, è un tennis verticale, ricco di adrenalina, di scambi lunghi e tattici nemmeno l’ombra. Sul 4-3, Sinner tira due Ace uno dopo l’altro che più diversi non potrebbero essere: prima una bordata a tutta velocità al centro, quindi da destra una curva carica di effetto laterale a 170 km/h, che fulmina l’avversario. È dimostrazione di un uso perfetto della battuta e di quanto sia migliorato nel colpo. Incredibile come dopo 8 game (5-3), Jannik abbia 5 Ace, Shelton…2, è la foto di come ogni colpo non è mai fine a se stesso. Ben maltratta la palla sul 15 pari, impatto pessimo… Jannik invece orchestra una sinfonia con una progressione micidiale, chiusa con un diritto lungo linea perfetto. 15-40 e Due Set Point. Finisce al secondo, con un diritto in rete dell’americano. 6-3, il gap Pro Sinner è persino superiore visto dal campo. 70% di prime per JS, in controllo.
    Sinner riparte al servizio nel secondo parziale. Shelton si prende due punti di qualità, bello un tocco stretto non facile sulla smorzata di Jannik, ma l’italiano di prende il game “di sostanza” e con un preciso passante di rovescio sul 40-30, un po’ azzardato l’attacco del nativo di Atlanta, seppur tatticamente corretto (1-0). Shelton impatta 1 pari col terzo Ace del suo incontro, davvero pochi per i suoi standard, ma… è la risposta dell’italiano il fattore che sposta tutto. Eccezionale la volée stoppata di Sinner sul 30-15 del terzo game, taglio da Maestro, così vigoroso che palla al rimbalzo si ferma e torna indietro. Troppo facile poi “impallinare” un Ben che si butta avanti dietro al nulla (2-1). Arriva una fase interlocutoria, si avanza sui turni di battuta senza temi particolarmente rilevanti, in risposta i tentavi di offesa non hanno esito. Jannik veleggia sopra al 70% di prime palle “in”, così è un bell’andare. È salito il rendimento della prima palla dell’americano, anche per Mr. Sinner non è facile incidere con la risposta, in questa fase sono più “parate” che altro. Lo score segna 4-3 Sinner, con l’ottavo Ace nel match per il pusterese, forte anche del primo colpo di scambio, definitivo o quasi. Nell’ottavo gioco Jannik, in risposta, non sfrutta almeno due occasioni d’oro per infilare il passante vincente, errori non da lui. 4 pari. Si riscatta con un altro turno di servizio ben gestito, col nono Ace e la sua proverbiale praticità, rischio medio e tutta sostanza. 5-4. Ora la pressione è tutta sull’americano che… inizia con una seconda di servizio e si prende “in faccia” la risposta profondissima di Jannik. 0-15. Non può che aggrapparsi al suo martello, servizio al corpo a 228 km/h. Nel terzo punto Sinner aggancia la palla, è bella lunga nell’angolino e Ben arriva troppo carico, sparacchia via. 15-30. Ancora servizio al corpo la scelta di Shelton, forse la migliore per non far sbracciare l’italiano. Sul 30 pari è di nuovo seconda, si scambia e in pressione e progressione Sinner va a prendersi il Match Point sul 30-40. Ben stavolta è più cauto, mettere una prima a trequarti di velocità e chiude con un doppio diritto da metà campo. Ace, poi diritto a tutta, Shelton resta in vita (5 pari). Sinner tira addirittura il suo decimo Ace sulla seconda palla, ma sul 40-0, in grande controllo (6-5). Stavolta Ben è solido, nonostante uno splendido attacco di Jannik sul 40-15 (che controllo di volo sulla botta del rivale!), si approda al tiebreak. Sinner inizia con un servizio esterno precisissimo. Uff!?! Jannik aveva risposto in qualche modo e Ben tutt’altro che sensibile sotto rete, ma lo smash da fondo campo dell’italiano non passa la rete (si poteva far meglio qua). Si riscatta subito Sinner, bellissimo come risale il campo dopo la risposta e punisce Shelton con un lungo linea di rovescio che lo prende in totale contro piede. 2-1 col mini-break. Fa il pugno al suo angolo JS dopo un servizio vincente, 3-1, e pi l’Ace #11. 4 punti a 1, ecco lo strappo. Un nastro beffardo impenna il passante di Ben e rende impossibile la volée di Jannik, proiettato a rete, si gira 4-2. Bravo poi Shelton a chiudere la porta di volo, da vero atleta per l’allungo. 4-3. Scoppia la palla sull’ultima accelerazione di diritto di Sinner, bordata che conclude una progressione magistrale, e 5 punti a 3. Sicuro, veloce, bell’attacco col diritto e volée d’incontro scolastica ma precisa. Sinner vola a Tre Match Point dopo quello sul 5-4. Finisce subito, diritto out dell’americano. Sipario. Sinner più forte, poco da dire. Tre vittorie su tre match nel girone Borg. In semifinale c’è De Minaur. Un bel “regalo” per l’australiano…

    Jannik Sinner vs Ben Shelton ATP Turin Jannik Sinner [2]67 Ben Shelton [5]36 Vincitore: Sinner ServizioSvolgimentoSet 2Tiebreak0*-0 1-0* 1-1* 2*-1 3*-1 4-1* ace 4-2* 4*-3 5*-3 6-3*6-6 → 7-6B. Shelton 15-0 15-15 30-15 40-15 ace 40-306-5 → 6-6J. Sinner 15-0 30-0 40-0 ace5-5 → 6-5B. Shelton 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 ace5-4 → 5-5J. Sinner 0-15 15-15 30-15 ace 40-154-4 → 5-4B. Shelton 15-0 30-0 40-04-3 → 4-4J. Sinner 15-0 ace 15-15 30-15 40-15 40-30 ace3-3 → 4-3B. Shelton 15-0 30-0 40-0 ace 40-15 df 40-303-2 → 3-3J. Sinner 15-0 30-0 30-15 40-15 ace2-2 → 3-2B. Shelton 15-0 30-0 40-02-1 → 2-2J. Sinner 15-0 30-0 30-15 40-151-1 → 2-1B. Shelton 15-0 30-0 40-0 ace1-0 → 1-1J. Sinner 0-15 15-15 30-15 40-15 40-300-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1B. Shelton 15-0 15-15 15-30 15-40 30-405-3 → 6-3J. Sinner 15-0 30-0 30-15 40-15 ace ace4-3 → 5-3B. Shelton 15-0 15-15 30-15 30-30 40-304-2 → 4-3J. Sinner 0-15 15-15 15-30 30-30 40-303-2 → 4-2B. Shelton 0-15 15-15 ace 30-15 40-153-1 → 3-2J. Sinner 0-15 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 A-40 ace ace2-1 → 3-1B. Shelton 15-0 30-0 30-15 df 40-15 40-302-0 → 2-1J. Sinner 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 ace1-0 → 2-0B. Shelton 15-0 15-15 30-15 ace 30-30 30-400-0 → 1-0 LEGGI TUTTO

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    Berrettini rilancia: “La Davis per me è tutto. A Bologna vendermo cara la pelle. Jannik? Mi ha aiutato tantissimo”

    Matteo Berrettini a Torino

    Mentre all’Inalpi Arena “infuria” un’edizione di grandissima qualità delle ATP Finals, nei campi di allenamento dello Sporting (a due passi) anche Lorenzo Sonego e Matteo Berrettini stanno lavorando alacremente in questa settimana torinese. Il primo attende una probabile chiamata di capitan Volandri, ancor più dopo l’ufficialità del forfait di Lorenzo Musetti, svuotato da un fine stagione durissimo e soprattutto per motivi familiari, con la nascita del secondo genito (Leandro) attesa nei prossimi giorni, proprio mentre gli azzurri saranno a Bologna a difendere i due titoli conquistati a Malaga nel 2023 e 2024. Due vittorie storiche, trascinati da un fortissimo Jannik ma, lo scorso anno, anche da Matteo Berrettini, ormai vero leader emotivo del nostro team e nell’edizione passata decisivo al successo finale con le sue 6 vittorie conquistate tra la fase a gironi di Bologna e le Final 8 di Malaga. Proprio del suo amore per la Davis, del suo ruolo nel gruppo e delle aspettative per le finali della prossima settimana ha parlato Berrettini in un’intervista al Corriere della Sera. Secondo il romano tutto è aperto e nonostante l’assenza dei due migliori tennisti italiani, il gruppo è forte e consapevole, con ragazzi ormai esperti e la voglia di “vendere cara la palle”. Matteo ha anche raccontato di come Jannik gli sia stato molto vicino dopo l’ultimo infortunio, un legame importantissimo. Allenarsi con lui a Monte Carlo qualche settimana fa l’ha riconnesso con il suo mondo.
    “La Davis è tutto. Per me è un obiettivo, un onore, un’emozione” racconta Berrettini. “L’anno scorso la Davis è stato lo stimolo che mi ha fatto ripartire: volevo tornare in quella squadra, volevo riprendermi le belle emozioni, volevo esserne parte attiva. E l’ho vinta. Quest’anno la stessa cosa. Quando l’estate scorsa mi sono fermato, mi sono chiesto: perché dovrei ricominciare a giocare, una volta rimesse a posto le questioni fisiche? Per divertirmi, certo, per godere di questo mondo caotico e bellissimo, per ritrovare un po’ di gioia; e per giocare la Coppa Davis a fine stagione. Ora che ci siamo, vediamo di fare bene a Bologna”.
    Mancheranno Jannik e Lorenzo, ma gli altri sono “pronti”: “La cosa bella è che, venuti a sapere dell’assenza di Jannik e, forse, di Lorenzo (l’intervista è stata rilasciata prima dell’annuncio di Musetti, arrivato ieri verso le 23, ndr), nessuno di noi si è guardato dicendo: e adesso come facciamo? Non c’è paura, non tremiamo. Non c’è alcuna tensione. Siamo tutti giocatori esperti, Vavassori e Bolelli stanno giocando benissimo in doppio, Cobolli sta avendo la miglior stagione della sua carriera, Sonego e Darderi sono signor tennisti e io, da parte mia, mi sento di poter garantire il mio apporto. Il numero uno in squadra fa comodo a tutti ma a Bologna venderemo cara la pelle. Saranno finali di Davis molto equilibrate ma in azzurro ci trasformiamo tutti“.
    A Malaga 2023, Berrettini era il primo dei tifosi in panchina e dopo il successo Jannik promise a Matteo “la vinceremo insieme l’anno prossimo”. Una promessa diventata realtà, che ha rafforzato il legame tra i due campioni. “Nel 2023, dopo essermi rotto la caviglia a New York, ho chiamato il c.t. Volandri e gli ho detto: Filo io mi sento che devo venire a dare supporto, una scossa. E lui: vieni quando vuoi. Mi ricordo ancora le facce dei ragazzi quando sono entrato in spogliatoio. C’è stato il cambio di marcia di cui c’era bisogno. L’energia che ci unisce tutti è uno sei segreti della nostra Nazionale“.
    Matteo così racconta il suo momento: “Mentalmente e come lettura della partita mi sento maturo e più bravo di tanti anni fa. L’altro giorno parlavo con il mio coach, Alessandro Bega, e ragionavamo: nonostante gli infortuni, nonostante i tornei saltati quest’anno, resto comunque nei top 50. C’è di peggio. Ci sono state cose molto positive, finché non ho avuto ancora un problema agli addominali. Sono ripartito da lì, dalle vittorie sui top 10, dai quarti di Miami, dalle vittorie a Montecarlo. Io sono sicuro che ci sono ancora cose buone che posso fare in questo sport. Sinner non è certo l’obiettivo: è troppo grande e alto, per me. Ma se sto bene, rispettando il mio corpo e la mia testa, so di poter dare ancora al tennis.. L’equilibrio tra tennis e vita privata è importante. Il tennis non è tutto. Avere pause capita a tutti. Ero arrivato a un certo punto in cui mi sentivo un po’ soffocato, ho dovuto prendermi cura di questo aspetto. Continuare a giocare non è la soluzione. È importante fermarsi e respirare, dando priorità alle cose importanti”.
    È presto per parlare del dopo carriera, ma Berrettini così risponde: “Sono curioso, vedo moltissime possibilità davanti a me. Così tante che, oggi, non ho le idee chiare. Credo che il tennis sarà sempre parte integrante della mia vita: non so se da allenatore, spettatore, tifoso. So che colpire la pallina è ciò che mi fa sentire più vivo. Qualche mese fa ero in difficoltà, mi sono allenato con Jannik a Montecarlo e mi sono sentito subito meglio, più sereno. Giocare a tennis mi rende libero, non so come spiegarlo. Quando sarà il momento cercherò di capire come trasformare questa sensazione in un futuro. Capitano di Davis? Sarebbe bellissimo. Ora c’è Volandri che sta facendo un lavoro egregio. Magari a 60-65 anni, quando smetterò…”.
    Da Torino, Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Musetti: “Ho servito molto bene, ma devo lavorare ancora sulla condizione fisica per migliorare ulteriormente. Ho parlato con Volandri, non giocherò in Davis Cup”

    Lorenzo Musetti (Foto Brigitte Grassotti)

    Lorenzo Musetti ha parlato all’Inalpi Arena dopo la sconfitta contro Alcaraz nel girone Connors delle ATP Finals. Felice per il primo set, per come ha servito, ma è consapevole di dover migliorare ulteriormente sul piano fisico per fare un nuovo passo in avanti, anche nel ranking con l’ambizione di arrivare anche oltre la quinta posizione. Arriva l’ufficialità: non giocherà a Bologna in Davis Cup. Queste le parole di Lorenzo.

    “Ho servito molto bene, ma anche lui lo ha fatto. Dove correre tanto ed essere molto aggressivo. La parte fisica è stata difficile da gestire, ma applausi a lui, ha giocato un tennis incredibile. Ogni volta mi sorprende per come gioca bene, spero di aver una chance la prossima volta”.
    “L’obiettivo per il prossimo anno è di ottenere più risultati, migliorare la condizione fisica. Quest’anno ho sofferto di problemi che mi hanno tenuto fuori per due mesi e saltare l’erba, è stata dura per me. Spero di potermi preparare al meglio nella off-season”.
    “Sono super orgoglioso per il tennis italiano. Non è la normalità avere giocatori in semifinale in questo torneo, Jannik, Simone e Andrea, ma anche le ragazze. È stato un anno splendido ma penso che anche il prossimo possa essere altrettanto bello e sorprendente”.
    “Carlos è stato davvero focalizzato, voleva vincere a tutti i costi. Ha servito molto bene e mi ha messo molta pressione nello scambio. Prima, in queste condizioni, aveva più alti e bassi, ma oggi è stato forte per tutto il tempo, in risposta anche. Il suo primo diritto dopo il servizio è terrificante, per velocità e spin, difficilissimo da controllare”.
    “Cosa mi manca per raggiungere lui e Jannik? Beh, se lo sapessi avrei qualcosa per arrivarci… Sicuramente a livello di condizione, come si muovono, anche scivolano sul duro, sono di un altro livello rispetto a tutti. Hanno una intensità, forza e continuità superiori, è quello in cui voglio migliorare il prossimo anno”.
    “Nel secondo set è venuta fuori la stanchezza… non era facile smaltire le battaglie delle ultime settimane. La partita con De Minaur è stata durissima per il fisico, sapevo che oggi dovevo fare un miracolo. Nel secondo set sono crollato un po’ velocemente… Nel primo il servizio mi ha tenuto a galla, l’ho sfruttato molto”.
    “Bologna? Ho parlato con Filippo, il capitano, vista la mia condizione fisica e la mia situazione famigliare (sta per nascere il secondo figlio) ho deciso che non giocherò la Davis Cup. Sono molto dispiaciuto”.
    “Quest’esperienza a Torino, queste partite sono state una prova per me stesso, ho scavato dentro me stesso, qualcosa che non faccio molto spesso e che mi aiuterà moltissimo per il futuro. Sono riuscito a battere Alex ed è lui che passa in semifinale… è una fine beffarda, ma questa è la formula del torneo. Spero il prossimo anno di poter avere un’altra chance”.
    “Quest’anno ho avuto una grande continuità di risultati, eccetto i periodi immediatamente successivi al rientro. Ho migliorato il servizio, oggi mi ha tolto tanti problemi, e anche su questa superficie penso di esser migliorato complessivamente”.
    “Obiettivi di ranking? Il non aver potuto giocare su erba mi ha frenato anche mentalmente visto che lo scorso anno fu molto importante. Ma nonostante questo sono arrivato al n.6 del mondo, nonostante due periodi di stop. Ho l’ambizione di poter puntare a fare meglio della top 5 ”.

    Da Torino, Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    ATP Finals: Lorenzo Musetti da applausi, ma una grande prestazione non basta a fermare la corsa di Alcaraz. Carlos domina il girone e si assicura il n.1 di fine 2025

    Lorenzo Musetti e Carlos Alcaraz, stretta di mano alle Finals (foto Brigitte Grassotti)

    Solo applausi Lorenzo, bravissimo! Musetti e Alcaraz, Lorenzo & Carlos. Non si può chiedere molto di meglio di questi due grandissimi talenti, insieme in campo, per creare un grande spettacolo tennistico, la classicità del gioco interpretata con canoni moderni seppur diversissimi. A Torino vanno in scena 83 minuti di tennis di grandissima qualità complessiva, con Carlos superiore a Lorenzo per potenza, tenuta fisica e alla massima velocità di scambio, tanto da vincere il terzo match nel girone Connors alle ATP Finals 2025 per 6-4 6-1, un successo che vale allo spagnolo l’accesso alle semifinali e soprattutto la certezza matematica di chiudere una stagione da sogno al n.1 del ranking ATP (per la seconda volta in carriera). Musetti esce dal campo sconfitto ma non battuto perché si è battuto con tutto quel che aveva, anzi con una qualità addirittura sorprendente in un primo set giocato assolutamente alla pari contro un talento generazionale come quello di Carlos. Ha servito benissimo Lorenzo, ha giocato sempre aggressivo esplorando tutto il campo con accelerazioni formidabili, senza la paura di entrare a tutta anche nella palla velocissima di Alcaraz e attaccando tanto, senza timore o titubanza.
    Ha attacco forse “fin troppo” nel decimo game del primo set, quando tante discese a rete non sono state premiate dal successo, con volée non facili anche per i passanti straordinari dello spagnolo. Ma era la cosa giusta da fare, attaccare per non essere attaccato, mettere pressione, mandare un messaggio di forza, mai di titubanza perché altrimenti l’altro si prende tutto. Del resto Carlos porta in campo un universo di qualità, potenza e grazia, precisione e intensità, tutto eseguito con la facilità di chi è stato baciato dagli Dei del tennis per regalare gioia a chi lo ammira. Dopo un primo set stellare, Musetti nel secondo parziale è calato fisicamente e fin dai primi 15 del si è intuito che l’intensità dello spagnolo avrebbe preso il sopravvento. Bravo Charlie, si merita un grande applauso per come gioca e diverte il pubblico, anche quello “teoricamente avverso” del suo grande rivale Sinner. Ma un enorme applauso se lo prende anche Musetti, che chiude a testa altissima una prima volta alle Finals che non potrà dimenticare. Prima sì, perché con il salto di qualità compiuto dall’estate 2024 non c’è proprio nulla che possa impedire tante future qualificazioni alle Finals dei prossimi anni, e giocarle da assoluto protagonista.
    Alcaraz nella intervista flash in campo ha ringraziato per gli applausi, si è detto stupefatto per essere riuscito a chiudere l’anno da n.1 vista la straordinaria continuità di rendimento di Sinner (beh, i tre mesi alla fine son stati maledettamente decisivi…), ma anche ha applaudito Musetti per la splendida prestazione, davvero offensiva e di altissimo profilo. Il campo ha parlato chiaro: i primi nove game sono stati di rara intensità e allo stesso tempo equilibrio sulla qualità. Entrambi hanno giocato grande tennis, rapido, sostenuto dal servizio e con colpi definitivi dopo pochi scambi, spesso un solo colpo dopo il servizio. Può essere la normalità per Charlie, meno per “Lori”, che per restare al livello del formidabile rivale ha chiesto tutto a ogni colpo e l’ha fatto tenendo una condotta offensiva impeccabile, mai un momento di attendismo o di confusione tattica. Lorenzo ha capito che rallentare per poi accelerare oggi non era la tattica migliore perché la palla schizza via abbastanza su questo campo quando è colpita forte e Alcaraz ha subito messo in chiaro che avrebbe aggredito ogni traiettoria aggredibile e più lenta per non lasciare niente di intentato e prendersi il punto. Quindi finire in difesa e provare a contrattaccare non era contemplato, così Musetti ha giocato super offensivo, venendo pure spesso a rete e non cercando tanto il taglio col back di rovescio.
    Si è giocato un tennis verticale, rapidissimo, con Lorenzo bravo a sfruttare con precisione l’accelerazione lungo linea col primo drive e via con un’altro lungo linea dall’altro lato, per far correre al massimo Carlos e costringerlo a prodezze per restare nello scambio. Prodezze che sono arrivate, a volte, ma lo schema di Musetti ha performato e il suo tennis, sostenuto da un servizio in bel ritmo, ha tenuto testa ad Alcaraz per tutto il primo set. In quel decimo game la pressione era incredibile e qualcosa Lorenzo ha concesso (una stecca che non ci voleva, con la velocità di palla massima…), ma oggettivamente Carlos ha risposto forte ed è stato bravissimo a reggere anche mentalmente nella bolgia dell’Inalpi Arena dopo un punto spettacolare, uno di quelli che resterà negli highlinghts assoluti del torneo. Purtroppo l’emozione del momento non è basta a spostare l’equilibrio dalla parte dell’italiano, che alla fine ha concesso il break che ha spaccato l’incontro. Alcaraz ha giocato un bel match: consistente, solido, ha concesso ben poco allo spettacolo con quelle giocate da funambolo che a volte lo penalizzano. È andato dritto per dritto, consapevole che Musetti ha i colpi per metterlo alla frusta. Allo stesso tempo dimostra quanto Carlos sia diventato assai consistente anche dal punto di vista mentale, non ha sofferto minimamente la pressione del pubblico ovviamente pro-Musetti, e ha brillato in risposta e soprattutto col primo diritto dopo la battuta, come ha confermato poi anche Musetti nella press conference. In condizioni indoor lo spagnolo sarà nel contesto ideale, ma è un giocatore formidabile, fortissimo, e la sua “nuova” continuità lo rende un mal di testa micidiale per tutti. Forte del n.1 messo in cassaforte, giocherà la semifinale (ancora non sa contro chi del girone Borg) piuttosto libero da pressione. E non è affatto una buona notizia per gli altri…
    Da Torino, Marco Mazzoni

    La cronaca
    Musetti fa esplodere l’Inalpi Arena con una splendida risposta vincente nel secondo punto, ma Alcaraz parte altrettanto forte col servizio e a 15 si prende il primo game. Anche Lorenzo inizia con braccio “caldo” al servizio, cerca soprattutto il diritto dello spagnolo che non trova misura in risposta. 1 pari. Evidente come Alcaraz conduce con una velocità e “punch” superiore, mentre Musetti cerca di rallentare, tagliare la palla e poi cambiare ritmo. Se si va a tutto gas, tenere Carlos diventa quasi impossibile, come sul 15 quando lo spagnolo tira un diritto cross terrificante. Musetti si porta 30 pari con un attacco consistente, poi è rapido nel correre avanti, frenare e rimettere molto bene una smorzata dello spagnolo. Sembra aver buona gamba “Muso”. Col servizio (anche il primo Ace) Musetti impatta 2 pari e continua poi a servire davvero bene, potente e preciso, ma è difficile incidere in risposta perché fa tutto rapidissimo il murciano, e quando lo aggancia nel palleggio comandando, la difesa del rivale è eccellente… Sul 3 pari Alcaraz va fuori giri col diritto, stavolta è ottima la resistenza di Musetti, nemmeno così dietro la riga di fondo. Sul 3 pari l’italiano vede spazio e tira un rovescio lungo linea che però esce di una spanna. Tentativo onestissimo. 4-3 Alcaraz. Lorenzo serve due prime su tre, nell’ottavo game tira un Ace 217 km/h, e anche la seconda veleggia sui 175 km/h, è consapevole di dover rischiare per tenere a bada la risposta dello spagnolo. Scocca la mezz’ora sul 4 pari. Equilibrio quasi totale, con 4 punti vinti in risposta a testa. Si prende il quinto punto “Muso”, ma è una rara fiammata nella potenza del rivale, rapidissimo anche nel correre avanti in contro tempo (5-4). Come va dannatamente bene sul lungo linea Lorenzo, bellissimo il diritto e poi il rovescio nel primo punto del game #10, e dietro una seconda di battuta, segnale enorme di consapevole determinazione. Attacca anche bene l’azzurro ma non riesce a trovare il guizzo di volo e Carlos non si fa pregare. Parità. Non entra la prima di servizio a Musetti, Alcaraz entra a tutta con la risposta e… si prende il Set Point. UFF…va di lusso…. Musetti rischia una discesa a rete con “poco”, la volée è solo una rimessa di là, ma incredibilmente Alcaraz in corsa tira in rete un passante per lui non difficile. Niente, ancora avanti sul vantaggio ma di volo non chiude e Carlos non sbaglia di nuovo. MICIDIALE! Che scambio! Musetti disegna il campo, tre lungo linea, attacca ma c’è un lob perfetto, continua a spingere si prende un punto eccezionale, che fa saltare per aria il tetto dell’Inalpi. Lotta feroce, Alcaraz mica ci sta a farsi mettere sotto così… Sull’altissimo ritmo l’italiano stecca un diritto, Set Point #2. Coraggio, Musetti scende a rete, trova una buona volée alta ma il diritto successivo, con poco equilibrio, è di poco largo. SET Alcaraz, 6-4. Bellissimo spettacolo e una tenuta di Musetti ad altissima velocità e tennis offensivo sorprendente.
    Alcaraz riparte molto forte al servizio, col diritto fa quel che vuole tanto la sua palla è veloce e colpita in anticipo. 1-0. Sembra aver cambiato marcia lo spagnolo, anche in risposta, con Musetti meno dominante. Carlos entra di più e si prende il comando, con colpi davvero potenti. 15-30. Il game va ai vantaggi, con Lorenzo che parlotta col suo angolo, sente che l’inerzia si sta spostando troppo a favore dell’altro. Alcaraz è più intenso, anche in difesa regge di più alle ottime iniziative di Musetti, fa il pugno al suo angolo… tutti segnali di un “terremoto” prossimo. Lorenzo spinge col lungo linea ma l’altro arriva e rimette benissimo, ed è il toscano a sbagliare. Palla break… Il servizio salva Musetti. Incredibile, si è fermato il sistema elettronico di punteggio… fermo al 40 pari e non game Musetti. Il sistema riparte poco dopo, mentre Alcaraz non si è fermato affatto, tutto è salito nel suo tennis e la risposta di Musetti non riesce a pungere. Punge assai quella dello spagnolo, che ha messo tanto punch nei suoi colpi nel secondo set, impatti davvero poderosi e Musetti si ritrova sotto 0-30 nel quarto game. Prova una smorzata dopo il servizio ma è un scelta pessima, anche perché Carlos non era così dietro, e poi la palla nemmeno passa il nastro. 0-40, momento critico con tre palle break consecutive. Si scambia, Alcaraz colpisce solo le righe, incredibile, i suoi drive sembrano telecomandati verso il successo… Musetti sbaglia un colpo non volendo retrocedere, ecco il BREAK che manda 3-1 avanti il classe 2003 di Murcia. Lorenzo non crolla, anzi non ci sta proprio. Incredibile come lascia correre a tutta il braccio, si prende di prepotenza due vincenti, bellissimo il secondo che gli vale il 15-30. Si butta a rete Alcaraz, ma la volée corta è ben rimessa da Musetti con una frustata di polso splendida. 15-40, due chance del contro break! Servizio e diritto perfetto di CA sulla prima; non passa la risposta di Lorenzo sulla seconda. Urla “SIII” Alcaraz, anche lui sente il momento, col massimo sforzo possibile dell’italiano. Assalto respinto, 4-1 Alcaraz. Ormai la differenza a livello di intensità è ampia, Musetti va sotto nel sesto game, l’altro non sbaglia nulla e tira missili. 15-40. Musetti prova disperatamente un rovescio lungo linea vincente dei suoi, ma l’equilibrio non è perfetto e la palla svaria di poco larga. Break, 5-1. Serve per il match lo spagnolo, per vincere il girone, per chiudere un 2025 stellare da n.1. Mette tutto in cassaforte Charlie, con la forza del suo diritto, con una bellissima rincorsa e frenata sul 30 pari, che gli regala il match point. Il primo non va, troppa rotazione col diritto e tira lunghissimo. Nemmeno il secondo, una risposta in totale allungo di Lorenzo bacia la riga. Un bel servizio e volée vale il terzo MP, e stavolta il sipario cala bordata di servizio imprendibile. Applausi, 83 minuti di bel tennis.

    Carlos Alcaraz vs Lorenzo Musetti ATP Turin Carlos Alcaraz [1]66 Lorenzo Musetti [9]41 Vincitore: Alcaraz ServizioSvolgimentoSet 2C. Alcaraz 15-0 15-15 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 A-405-1 → 6-1L. Musetti 0-15 15-15 15-30 15-404-1 → 5-1C. Alcaraz 0-15 15-15 15-30 15-40 30-40 A-403-1 → 4-1L. Musetti 0-15 0-30 0-402-1 → 3-1C. Alcaraz15-0 15-15 30-15 ace 40-151-1 → 2-1L. Musetti 0-15 15-15 15-30 40-30 40-40 A-40 40-40 40-A 40-401-0 → 1-1C. Alcaraz0-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1L. Musetti 15-0 30-0 40-15 ace 40-30 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 40-A5-4 → 6-4C. Alcaraz 15-0 15-15 30-15 40-154-4 → 5-4L. Musetti 15-0 30-0 ace4-3 → 4-4C. Alcaraz 30-0 30-15 30-30 40-303-3 → 4-3L. Musetti3-2 → 3-3C. Alcaraz 15-0 30-0 40-02-2 → 3-2L. Musetti 0-15 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 A-40 ace2-1 → 2-2C. Alcaraz 15-0 15-15 30-15 40-15 ace1-1 → 2-1L. Musetti 15-0 30-15 40-151-0 → 1-1C. Alcaraz 15-0 15-15 40-150-0 → 1-0 LEGGI TUTTO

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    Gaudenzi parla a Torino: “Masters 1000 lunghi? Non esiste un formato perfetto. Abbiamo avviato un progetto e serve tempo per valutarne gli effetti. Poi faremo una revisione: se funziona, continuiamo; se no, si torna indietro”

    Andrea Gaudenzi, Presidente ATP, a Torino (foro Brigitte Grassotti)

    Il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi ha tenuto una lunga ed interessante press conference alle ATP Finals di Torino. Sono stati affrontati molti temi, in particolare quelli più “spinosi”: calendario, Masters 1000 allungati, futuro dei tornei 250, il difficile equilibrio tra impegni dei giocatori, compensi e riposo. Ha parlato davvero molto… dando risposte dettagliate che non sono novità per chi è addentro alle questioni e segue il tennis tutti i giorni, ma assai risolutive per coloro che invece sono poco avvezzi alla politica sportiva e ai suoi risvolti economici. Per questo riportiamo quasi integramente le risposte di Gaudenzi, in modo che gli appassionati possano farsi una idea dello status quo e anche delle richieste e lamentele dei giocatori. È indubbio che Andrea parli da ex giocatore ma soprattutto da manager; il suo è stato un intervento puntuale, equilibrato, con dettagli, e nel quale ha ribadito il suo concetto di fondo: per migliorare la situazione attuale sarebbe necessaria una governance più unitaria, ma riuscire ad accontentare tutti è quasi impossibile perché le esigenze sono molto diverse. Gaudenzi ha anche sottolineato come prima di cambiare qualcosa è indispensabile tastare il polso del pubblico: alla fine lo scopo del tutto è avere seguito e appassionare la gente, “fare un cambiamento perché piace a me o a qualcuno non funziona…” ha detto a fine press conference, a microfoni spenti. Per venire incontro alle richieste dei top players, che non amano i M1000 su 12 giorni, si sta anche valutando i dare due “bye” alle primissime teste di serie, in modo da consentire loro di giocare di fatto una sola settimana. È una delle tante cose di cui si parla, ma ancora si è lontani da qualsiasi decisione in merito. Queste le risposte di Gaudenzi.

    “Finals 2026? Direi che è un’edizione davvero straordinaria. Abbiamo iniziato in pieno periodo COVID, e non è stato facile, ma di anno in anno l’evento è cresciuto e migliorato costantemente. Complimenti alla FITP, che ha fatto un lavoro eccezionale. Dopo Londra c’era un po’ di apprensione, perché Londra era stata un’edizione fantastica. Credo che siamo riusciti a mantenere quel livello e persino a superare le aspettative iniziali. Quest’anno, poi, è particolarmente emozionante perché c’è in palio anche il numero 1 del mondo. Potrebbe decidersi oggi, oppure no, ma è davvero entusiasmante vedere i migliori giocatori del pianeta lottare per chiudere la stagione al vertice. È la situazione ideale: uno spettacolo eccezionale per il pubblico e per tutti gli appassionati che seguono il gran finale”.
    Si è parlato molto del calendario ATP e del contenuto della stagione, in particolare del futuro dei tornei di livello inferiore, come i Challenger o gli ATP 250. Qual è, secondo te, il futuro della categoria 250, considerando anche la cancellazione delle settimane di Metz e Atene?“Questa risposta potrebbe durare un’ora, ma cercherò di essere sintetico (sorride). Parto da una considerazione ovvia, anche se spesso la dimentichiamo: il tennis è uno sport estremamente difficile da pianificare, probabilmente il più difficile, per una ragione semplice — è a eliminazione diretta. Pensate a un torneo dello Slam o a un evento da 12 giorni: un giocatore può giocare una sola partita o arrivare a sette in meno di due settimane. In altri sport, come il golf, i primi 60 giocatori disputano sempre 72 buche in quattro giorni. Nel tennis, invece, hai un insieme di giocatori — diciamo i primi 100 — in cui si va dai top come Carlos e Jannik, che giocano circa 80 partite in 18-20 tornei, fino a quelli più indietro in classifica, che disputano 30-35 tornei ma molte meno partite. In teoria esiste un solo calendario, ma in realtà ne abbiamo quattro o cinque diversi dentro lo stesso anno. Io ero uno di quei giocatori che per lo più perdevano al primo o al secondo turno (sorride), e bisogna ricordare che metà dei giocatori escono al primo turno e il 75% entro il secondo. Per la maggior parte, un torneo dura due o quattro giorni; per altri, invece, molto di più. Questo rende bene l’idea della complessità.
    Ci sono giocatori che si lamentano perché si gioca troppo, altri che vorrebbero più tornei perché hanno bisogno di partite. Ed è proprio per questo che esistono i diversi livelli: Slam, Masters 1000, 500 e 250. Cerchiamo di trovare un equilibrio che funzioni per tutte le fasce di giocatori, inclusi i Challenger, che restano fondamentali per la crescita dei futuri campioni. Venendo alla tua domanda sui 250, negli ultimi anni la nostra strategia è stata quella di ridurne il numero: siamo passati da 38 a circa 29 (non ricordo esattamente la cifra). L’obiettivo, guardando al 2028, quando entrerà nel calendario il nuovo Masters in Arabia Saudita, è continuare a ridurre ulteriormente il numero di 250. I tornei 250 restano molto importanti, così come i Challenger e i 500 — ogni categoria ha il suo ruolo — ma ne avevamo semplicemente troppi, e il calendario diventava ingestibile. Ci sono due problemi: l’anno ha 52 settimane, e questo non lo cambiamo; inoltre i giocatori hanno bisogno di una vera off-season, di un periodo di pausa più lungo. Ora è troppo breve: serve tempo per staccare, rigenerarsi, allenarsi e poi ripartire con la stagione australiana. A complicare le cose c’è il fatto che nel tennis abbiamo sette entità coinvolte: i quattro Slam, ciascuno con la propria autonomia e date, l’ITF con la Coppa Davis (che negli ultimi anni ha cambiato spesso formato), e poi ATP e WTA.
    Dal punto di vista dei giocatori capisco bene le difficoltà: devono convivere con decisioni prese da sette “board” diversi. Ed è proprio per questo che nel mio piano One Vision propongo di unificare la governance del tennis: avere un’unica direzione, un unico tavolo decisionale, per costruire un calendario più armonico e sostenibile. La nostra strategia principale rimane quella di valorizzare il prodotto “premium”, cioè i Masters 1000. Il motivo è semplice: dobbiamo offrire ai fan il miglior spettacolo possibile, e questo avviene quando i migliori giocatori si affrontano nei migliori tornei. Quei momenti — gli Slam, i Masters e le Finals — sono il cuore della stagione. I tornei 500 e 250 restano cruciali per i giocatori che escono presto dagli eventi maggiori e hanno bisogno di giocare, di mantenere ritmo e forma. È una situazione complessa. Capisco, ad esempio, che per giocatori come Carlos o Jannik, che arrivano in fondo praticamente a ogni Slam e Masters, sia difficile completare un calendario pieno. Un’altra complicazione è che il nostro sistema è aperto: i giocatori sono professionisti indipendenti. Noi possiamo definire il calendario, ma sono loro a scegliere dove giocare. Possono preferire un 250 a un 500, o un 500 a un Masters. Abbiamo regole e incentivi legati al ranking per orientare le scelte, ma alla fine la decisione spetta a loro. E spesso — attratti da ingaggi — giocano anche tornei di categoria inferiore o esibizioni fuori dal circuito. È un problema complesso, senza una soluzione unica valida per tutti. Ma sono convinto che, se tutti — Slam, ATP, WTA, ITF — si sedessero allo stesso tavolo, con un’unica governance e un’unica visione, potremmo davvero fare un lavoro migliore di quello che stiamo facendo oggi. Mi fermo qui, perché so di aver già parlato tanto (sorride).
    Quando eri un giocatore, dicevi che ti fermavi spesso al primo, secondo, magari terzo turno. Se fossi ancora un giocatore oggi, come vedresti la riduzione del numero dei tornei 250, che renderebbe un po’ più difficile per te scalare i livelli e arrivare ai 500 o ai 1000? La seconda parte riguarda i tornei stessi: da quanto capisco, non sono entusiasti di dover disputare le finali a metà settimana, preferendo invece concludere al sabato o alla domenica. E infine, i giocatori continuano a lamentarsi dei Masters 1000 estesi a dodici giorni. Jack Draper ha contattato tutti i top 20, e non mi pare che la risposta sia stata molto positiva su questo formato.
    “Ci sono molti spunti nella tua domanda. Cercherò di rispondere punto per punto. Il primo riguarda i tornei 250, che ovviamente sono in contraddizione con l’espansione dei Masters. Se allarghi i Masters, non puoi contemporaneamente aumentare i 250. Devi fare una scelta. Durante la mia carriera mi sono sempre considerato un giocatore medio. Non ero tra quelli che arrivavano in fondo ai Masters o agli Slam. Sono stato per la maggior parte del tempo tra il numero 20 e il 50 del mondo, talvolta più in basso. Devo dire che ero piuttosto frustrato dal fatto che, anche quando ero intorno al numero 50 o 55 del ranking, potevo entrare nel tabellone principale solo di due Masters. Negli Slam sì, ma nei Masters dell’epoca solo Indian Wells e Miami avevano il formato attuale. Di fatto, da numero 50 del mondo, non potevi accedere a Monte Carlo, Roma, Madrid e agli altri tornei “premium”. Mi chiedevo: “Se posso entrare nel main draw di uno Slam, perché non posso farlo anche in un Masters?” Il campo di partecipazione era troppo ristretto. Ecco perché ritengo fondamentale l’ampliamento del tabellone a 96 giocatori. In questo modo i top 100 hanno la possibilità di giocare il main draw non solo negli Slam, ma anche in gran parte dei Masters — almeno sette su nove (le eccezioni restano Parigi, Monte Carlo e il futuro Masters in Arabia Saudita). Per quanto riguarda i 250, ammetto che ho commesso molti errori nella mia carriera. Spesso ho giocato tornei 250 sulla terra in Europa la settimana prima dello US Open — come Umago, San Marino e altri — semplicemente perché erano lì nel calendario. Ma col senno di poi, era una scelta sbagliata: se vuoi rendere sul cemento a New York, devi giocare sul cemento in America prima. Con il tempo ho capito che la programmazione è responsabilità del giocatore. Serve disciplina. Alcuni colleghi gestivano il proprio calendario in modo intelligente, senza farsi attirare troppo da “garanzie” (ossia degli ingaggi a parte per giocare, ndr). All’epoca, nei tornei minori, le “garanzie” erano frequenti. Io giocavo spesso in doppio con Thomas Muster, che le aveva sempre, e quindi finivo per seguirlo, anche senza avere un mio compenso (sorride). Ma non credo che un giocatore debba scegliere i tornei in base al denaro garantito. Bisogna giocare per i punti e per i titoli, soprattutto se sei tra i primi 50 o 100 del mondo. Il tennis, però, è un sistema aperto, con mille tentazioni. Ci vuole autocontrollo e consapevolezza delle proprie priorità.
    Tornando al numero dei 250: non sarà un problema, perché il nostro piano prevede settimane dedicate per ciascuna categoria. Avremo quattro Slam, dieci Masters, sedici 500 (quindi otto settimane con due tornei in parallelo) e dieci settimane di 250. In totale, 32 settimane di tornei di primo livello. Questo schema copre tutte le fasce della top 100. I migliori giocheranno principalmente Slam, Masters e pochi 500. Quelli di medio ranking parteciperanno a più 500 e 250. E i giocatori più indietro avranno spazio tra 250 e Challenger. È una piramide naturale. Se sei in alto, non dovresti “scendere di categoria”. Un giocatore come Sinner o Alcaraz non ha motivo di giocare i 250: il loro livello è superiore, e il focus dev’essere su Slam e Masters. In nessun altro sport un pilota di Formula 1 può partecipare a una gara di Formula 2: si protegge il valore del top level.
    Per quanto riguarda l’espansione dei Masters a 12 giorni, non ho inventato nulla. Indian Wells e Miami esistono in quel formato da 35 anni. Analizzando i dati, era evidente che questi tornei sovraperformavano tutti gli altri. E anche gli Slam, perché sono così forti? Per due motivi: infrastrutture eccezionali e una storia e un brand consolidati. Hanno stadi enormi e durano, di fatto, tre settimane (qualificazioni incluse).Il tennis è uno sport fortemente dipendente dal ticketing: gli incassi dai biglietti rappresentano oltre il 50-60% dei ricavi, mentre in altri sport il grosso arriva dai diritti media (60-70%). Per varie ragioni — tra cui la frammentazione che citavo prima — i biglietti sono la nostra principale fonte di reddito. Aumentare i giorni di torneo significa più pubblico e più ricavi. Già nel 2025, terzo anno del piano ma primo con i Masters estesi (inclusi Canada e Cincinnati), i risultati economici sono evidenti. I ricavi stanno crescendo sensibilmente. Nel 2024, grazie al nuovo modello, abbiamo distribuito quasi 20 milioni di dollari in profit sharing ai giocatori — contro i 6 milioni dell’anno precedente. È un aumento del 25% rispetto al montepremi base. In totale, i profitti dei Masters si aggirano sui 110 milioni. In pratica: il sistema funziona. È sostenibile e redistribuisce valore non solo ai top player, ma a tutto l’ecosistema, inclusi i giocatori tra il numero 100 e 150 del mondo. So bene che il formato dei 12 giorni non piace a tutti, soprattutto ai top player. Sono loro a restare più a lungo nel torneo e quindi a sentire il peso maggiore. Per gli altri, che escono prima, cambia poco. Forse serve qualche anno in più per stabilizzarsi o, in alternativa, una migliore redistribuzione economica per compensare chi genera più valore. È un tema di equilibrio economico: alcuni giocatori confrontano i guadagni di un’esibizione di un giorno con quelli di un Masters su 12 giorni. Capisco il ragionamento. Detto questo, non credo che esista un formato perfetto. Abbiamo avviato un progetto e serve tempo per valutarne gli effetti. Poi faremo una revisione: se funziona, continuiamo; se no, si torna indietro. Va ricordato che i 12 giorni sono stati possibili solo grazie a un accordo che finalmente ha reso trasparenti i conti dei tornei ai giocatori. Per 35 anni i tennisti non avevano accesso ai dati economici dei tornei. Ora sì: i libri contabili sono aperti e i giocatori sono veri partner economici.Inoltre, con la nuova aggregazione dei diritti media, tutto il sistema ne beneficerà nel medio-lungo periodo. Chiedo solo un po’ di pazienza: i risultati arriveranno. E anche una gestione più equilibrata del proprio calendario: se un giocatore toglie qualche settimana di esibizioni o tornei minori, il nuovo sistema non diventa un peso, ma un vantaggio.
    Le finali infrasettimanali? È una questione complessa. Penso tu ti riferisca soprattutto a Cincinnati e al Canada, giusto? Anche alla Cina, sì, non Shanghai, ma sì, Pechino e Tokyo. Per Cincinnati abbiamo deciso di tornare nel 2026 alla finale di domenica. In Canada, invece, lo spazio tra Wimbledon e lo US Open è così stretto che non c’era alternativa: comprimendo il calendario in tre settimane, la finale finisce inevitabilmente di mercoledì. Non è ideale, lo riconosco. Detto questo, anche in altri sport il “sacro Graal” della finale domenicale non è più una regola assoluta. Il calcio gioca spesso al lunedì sera, la NFL al giovedì, la Champions League al mercoledì. Viviamo in un mondo più flessibile, anche dal punto di vista lavorativo e delle abitudini del pubblico. Credo che in futuro ci sarà più libertà anche nel modo di programmare gli eventi sportivi. Quando pianifichiamo il calendario, dobbiamo pensare anche ai tifosi e alla concorrenza: se la nostra finale coincide con un Gran Premio di Formula 1, forse non è la scelta migliore. È una questione di strategia, di pubblico globale e di fusi orari: quello che funziona negli Stati Uniti può non funzionare in Europa. La programmazione è un puzzle complicatissimo. Ma il principio deve essere uno: mente aperta e capacità di adattarsi. Ad esempio, ora che Cincinnati passerà alla finale domenicale, vedremo la differenza in termini di pubblico, ascolti e coinvolgimento. E poi decideremo di conseguenza.
    C’è qualche indicazione sul fatto che il torneo resterà a Torino fino al 2030?“Non ancora. Non abbiamo ancora deciso nulla oltre al prossimo anno. È una conversazione che dovremo avere con la FITP, probabilmente all’inizio del prossimo anno. Sì, per ora non c’è nessuna decisione definitiva. Siamo davvero felici qui, questo è ovviamente un elemento importante da considerare. Ma non abbiamo ancora preso una decisione finale. Ci siamo accordati per sederci e discutere la questione dopo questo evento, e affrontarla seriamente a inizio del prossimo anno. Il 2026 è già stato annunciato: sarà ancora a Torino. Stiamo parlando del 2027, 2028, 2029 e 2030.
    Ha in mente un numero ideale di settimane per la off-season? Se ne parla da tanto. Qual è, secondo lei, la durata giusta perché un giocatore possa staccare la racchetta, stare con la famiglia, gli amici, prendersi una pausa? Sei settimane? Un mese?
    È una bella domanda. Mentre rispondo, cercherò anche di spiegare un po’ la complessità del calendario. Non credo ci sia un numero esatto. Alcuni giocatori dicono sei, altri sette, altri otto settimane. Sicuramente un giocatore ha bisogno di una o due settimane di completo riposo, poi una o due settimane per lavorare sul fisico — atletica, palestra — e solo dopo ricominciare a toccare la racchetta. Di certo deve essere più lunga di quanto non sia oggi. Poi la domanda è: per chi? Ai miei tempi, ad esempio, io finivo sostanzialmente a Parigi. Perdevo al primo turno indoor, era tutto molto rapido (sorride). Ho giocato la finale di Coppa Davis una sola volta in carriera: quella è stata l’unica volta in cui ho dovuto aspettare. Altrimenti, giocatori come me erano già in vacanza. Ovviamente ci sono i top player, gli otto qualificati alle Finals, che devono restare in attività più a lungo. Ora con il nuovo formato di Coppa Davis, anche chi perde a Parigi deve aspettare per le Finals e poi ancora per quell’evento. Ho introdotto un concetto di cui ho già parlato: amo profondamente la Coppa Davis. È un evento straordinario. Probabilmente lì ho giocato le migliori partite della mia carriera. È un asset incredibile per il tennis e dovremmo tutti lavorare insieme per farne la vera Coppa del Mondo del tennis. Secondo me, il formato ideale è quello con le sfide in casa e in trasferta. L’atmosfera è unica. Ho giocato una finale a Milano — probabilmente il ricordo più bello della mia carriera — e tante altre in diverse sedi. Vai in paesi dove il circuito non arriva mai. Ho giocato i quarti contro gli Stati Uniti, Agassi e Sampras, a Palermo. Abbiamo giocato a Firenze contro lo Zimbabwe. Le federazioni hanno la possibilità di portare il tennis in città che non l’hanno mai visto. Anche senza i top player, riempi comunque lo stadio e crei un’atmosfera incredibile. Quella, per me, è l’essenza del nostro sport. Il problema, allora, era che si giocava ogni anno e su superfici diverse. Ricordo una Davis contro la Repubblica Ceca a Napoli, su terra: vincemmo, e il martedì successivo ero a Dubai sul cemento. Passare da terra a cemento in due giorni, volare, e poi giocare: non so come, ma quell’anno arrivai in finale a Dubai. È molto impegnativo. Nel mondo ideale, la Davis dovrebbe mantenere il formato casa/trasferta ma disputarsi ogni due anni. Non esiste, che io sappia, una Coppa del Mondo che si giochi ogni anno. Sarebbe meglio per il prodotto, e alleggerirebbe il calendario.
    Infine, c’è il tema del gap tra Parigi e le Finals. Ed è lì che entra in gioco l’inizio di stagione. Correggetemi se sbaglio, ma credo che Novak abbia vinto sette volte l’Australian Open senza giocare tornei di preparazione. Jannik lo ha vinto senza giocare nulla prima. Per quei giocatori, a quel livello, si possono “guadagnare” un paio di settimane in più a gennaio. Torno al concetto di flessibilità: il giocatore può costruirsi il proprio equilibrio nel calendario. Non sei obbligato a giocare le prime settimane se non vuoi. Se vai troppo in fondo ai tornei, devi fermarti. Per questo stiamo pensando al 2028 tenendo tutto ciò in considerazione. Credo che i giocatori abbiano bisogno di almeno sette settimane di off-season.
    Chiedono a Gaudenzi che ne pensa delle rivendicazioni firmate dai migliori giocatori agli Slam, per condizioni migliori. Se influenza il rapporto tra ATP e il resto dell’ecosistema tennistico.In generale, torno a parlare di One Vision, il piano che ho presentato nel 2020, quando ho iniziato. Ci sono inevitabilmente delle criticità nel nostro sistema, dovute alla storia e al fatto che abbiamo quattro Slam indipendenti, oltre ad ATP, WTA e ITF. Gli Slam, e voglio sottolinearlo con forza, sono i migliori tornei del nostro sport. Sono un patrimonio straordinario. Rappresentano la vetrina perfetta per il tennis. Li ringrazio enormemente per quello che hanno fatto e continuano a fare. Da giocatore, cresci sognando di partecipare a uno Slam. I due grandi obiettivi sono diventare n.1 e vincere uno Slam — tutto il resto viene dopo. Sono fondamentali. Tuttavia, dal punto di vista dei giocatori, agli Slam manca rappresentanza diretta. Nell’ATP, il 50% della governance è composta da giocatori. Ogni decisione passa attraverso il board dei giocatori, che viene eletto dal Players Council, formato da 10 giocatori che rappresentano il gruppo più ampio. È un sistema molto democratico.Con gli Slam, invece, parliamo di entità indipendenti. Da un lato è un vantaggio, perché possono muoversi più liberamente; dall’altro, dal punto di vista dei giocatori, manca una voce diretta. Si chiedono: “E la nostra rappresentanza? E la compensazione economica?”. Noi, in ATP, abbiamo una formula trasparente: più valore generi, più valore ottieni. Gli Slam pagano premi altissimi e generano enormi ricavi, e i giocatori chiedono solo una rappresentanza equa e una remunerazione equa. Magari i livelli attuali sono già corretti, ma vogliono sentirsi ascoltati. È una richiesta legittima. L’obiettivo di One Vision è proprio questo: riunire tutti allo stesso tavolo — giocatori, uomini e donne, Slam, Masters, 500 e 250 — perché parliamo allo stesso pubblico, gli appassionati, che seguono l’intera stagione. L’ho detto più volte: oggi è come scrivere un libro in cui ogni capitolo è scritto da un autore diverso e venduto in una libreria diversa. Non è il modo ottimale per raccontare il nostro sport”.
    Una domanda anche sulla nuova legge dello sport (del Governo Meloni) potenzialmente può creare problemi per quando riguarda l’organizzazione delle Finals, visto che prevede l’intervento diretto dello Stato, mentre ATP ha firmato un contratto con FITP. Così Gaudenzi: “Abbiamo un contratto con la FITP, c’è un ottimo rapporto e vogliamo continuare con loro. Se dal governo emergono novità e non sono più in condizioni di rispettare il contratto, allora ci potrebbero essere problemi. Ritengo questo, relativamente all’ingresso del governo: bene se volete essere coinvolti nello sport per aiutare a livello di strutture. Il tennis richiede un investimento enorme a livello di impianti che vengono usati poche settimane all’anno. In Arabia Saudita ci sarà un investimento di 2 miliardi per la creazione del nuovo Masters, quindi se non c’è un intervento del governo questo non è sostenibile. In Australia è stato decisivo l’intervento del governo di Victoria per creare tre stadi coperti e oggi l’impianto di Melbourne è eccezionale. Non vogliamo portare l’evento all’estero, siamo felicissimi qua, ma se FITP non riesce a rispettare le clausole allora dovremo sederci al tavolo”.
    Da Torino, Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    ATP Finals: De Minaur entra in modalità “Demon”, batte Fritz e resta in corsa per la semifinale

    Alex De Minuar (foto Brigitte Grassotti)

    Dalla più cupa disperazione all’incredibile e concreta possibilità di volare in semifinale alle ATP Finals. Questo il frullatore impazzito in cui si ritrova Alex De Minaur, passato in poco più 24 ore dalle lacrime per la delusione mortale sofferta con la rimonta subita da Musetti alla speranza di staccare il pass per le semifinali a Torino grazie a una prestazione splendida e meritata vittoria su Taylor Fritz nel suo terzo incontro del girone Connors. L’australiano entra in modalità “Demon”, letteralmente indiavolato, fa tutto bene dal punto di vista tattico e con una rapidità clamorosa, prendendo in velocità l’americano e vincendo l’incontro per 7-6(3) 6-3. Un successo assolutamente meritato per De Minaur, assai più attivo e offensivo fin dalle prime palle, mentre Fritz è apparso meno reattivo con i piedi e falloso con quel rovescio che invece aveva incantato nella partita giocata benissimo contro Alcaraz, seppur persa. Nemmeno il servizio ha assistito a dovere il californiano, costretto a rincorrere per quasi tutta la partita sotto i colpi intensi, profondi e “cattivi” del rivale, prontissimo ad aggredire ogni palla e correre a rete o chiudere con un colpo in avanzamento quasi sempre ben calibrato. È davvero il tennista più rapido del tour l’australiano, impressionante come sia riuscito a rimettere – e con qualità – tante accelerazioni potenti del rivale, forzandolo a prendersi un altro rischio e provocandone molti errori. A questo punto i giochi sono del tutto aperti nel girone Connors: se Alcaraz stasera riuscisse a battere Musetti in due o tre set, De Minaur si qualificherebbe per secondo nel girone, estromettendo così Fritz. Due giorni fa questo scenario sembrava molto difficile per non dire impossibile.
    “Amo giocare in Italia, a Torino, qua è incredibile! Un paio di giorni fa ho perso un match che mi ha fatto molto male, ora tutto questo, sono davvero grato al pubblico” afferma a caldo Alex dopo il successo. “Stasera? Quel che succede succede, cercherò di passare una serata fantastica in città”. Parole cariche di emozione quelle di De Minaur, finalmente sereno, libero dai fantasmi accumulati con la troppa fiele in corpo per una sconfitta che gli ha fatto male, quando era a un passo dalla vittoria martedì sera. E nella vittoria odierna vs. Fritz proprio la sua veemente reazione, la voglia di riscatto è stata certamente decisiva, gli ha fornito quelle energie e carica agonistica a prendere l’incontro di petto e non far mai respirare Fritz. L’americano ha molta più potenza nei suoi colpi ma è stato come investito da un vento di tempesta e ha vacillato, probabilmente con ancora nel corpo le fatiche dei primi due match, soprattutto quello duro contro il n.1 del mondo. Nemmeno con il servizio Taylor ha fatto davvero la differenza, tutto usciva più lento e meno deciso dalle sue corde, anche perché Alex non gli ha mai lasciato il tempo di giocare con potenza e di tenere l’iniziativa.
    Un fulmine De Minaur, bellissimo vederlo correre con una frequenza di passi micidiale, scaricare forza a terra e nella palla entrando davvero con tutto quello che aveva, inclusa una rabbia agonistica furibonda che l’ha portato ad attaccare anche più dei suoi standard. Un rischio alto, ma anche tatticamente corretto per non lasciare all’avversario il tempo di sbracciare a tutta. De Minaur ha controllato il centro del campo e il ritmo di gioco, davvero bravo a colpire come un pugile agilissimo che ti punzecchia di continuo e ti gira attorno leggiadro e beffardo, facendoti girare pure la testa. Bravo Alex, un successo meritato che lo avvicina di molto alla semifinale, dove magari potrebbe trovare – da secondo del girone – un “certo” Sinner, uno che conosce discretamente bene…
    Da Torino, Marco Mazzoni

    La cronaca
    De Minaur inizia bene l’incontro, è intenso e sbaglia poco, mentre Fritz si fa prendere in velocità dal rivale nel terzo game e va sotto. Con un errore di diritto e poi un rovescio sul 30-40 concede il primo break dell’incontro, per il 2-1 De Minaur. Poche prime per Taylor, che poi in risposta indovina un gran passante in corsa di rovescio, non il suo colpo più sicuro (15-30). Alex resta molto attivo, dal centro del campo comanda e con un bel rovescio cross d’attacco si prende punto del 3-1. Enorme la differenza di velocità in campo tra i due, anche a livello di reattività De Minaur è superiore in quest’avvio, entrato in campo deciso a cancellare la dura sconfitta vs. Musetti. Fritz è costretto a prendersi non pochi rischi per sbaragliare la difesa dell’australiano. Sul 3-2, l’americano cambia marcia col diritto: tira alcune accelerazioni davvero potenti e ora la difesa dell’aussie ad andare in crisi. 15-40. Con una risposta di diritto a tutto braccio Fritz strappa il contro break, 3 pari e poi 4-3 con un turno di battuta impeccabile, chiuso con un rovescio vincente splendido. Il set avanza sui turni di servizio, anche se entrambi giocatori sono soltanto intorno al 50% di prime palle in gioco. Più nervoso Fritz, affretta un po’ i tempi dell’affondo e sbaglia qualcosa di troppo, sembrando a tratti anche un po’ stanco, come lo smash colpito malamente, molto pesante con le gambe, che porta l’undicesimo game ai vantaggi). De Minaur si fa sentire in risposta, strappa una palla break ma Taylor tira il suo terzo Ace del match per annullarla. Molti più gli errori dei vincenti, la qualità non è altissima. Col quarto Ace, Fritz si porta avanti 6-5, poi De Minaur lo raggiunge al tiebreak. Come parte De Minaur… tira fortissimo, si prende di prepotenza il mini-break in apertura e vola avanti 3-0, super offensivo. L’aussie entra in modalità “Demon”: è ovunque, spinge con grande anticipo si gira 5-1. Con un diritto vincente nell’angolino ecco il 6 punti a 1 per Alex. Con un servizio precisissimo al T, è 7 punti a 3 De Minuar. Tiebreak impeccabile, Fritz non al livello del match vs. Alcaraz.
    De Minaur riparte con lo stesso vigore e intensità nel primo game del secondo parziale, serve bene e chiude il gioco sul net, può fare corsa di testa. Fritz cerca di accelerare col diritto ma oggi i piedi non accompagnano la velocità del braccio e con poco equilibrio gli errori sono troppi. Con due unforced si ritrova sotto 0-30. Favolosa la difesa del net di Alex, pure su di lob tutt’altro che malvagio di Taylor, 0-40, tre palle break. Si prende il break subito con un bel rovescio lungo linea. 2-0. Mani sul volto per Fritz dopo l’ennesimo errore, stavolta un rovescio di scambio, ma la rapidità micidiale di Alex da mal di testa, è letteralmente da tutte le parti e sbaglia poco. Una risposta in rete di Fritz fissa lo score sul 3-0 ADM. Aggrappandosi al servizio l’americano torna a vincere un game (3-1), il problema è trovare qualità in risposta per riaprire il match, e non è affatto facile visto il piglio dell’australiano, prontissimo ad entrare a tutto braccio dopo una battuta incisiva (la sua prima palla veleggia sopra i 200 km/h di media e finora a concesso solo 4 punti con la prima in campo). 4-1 De Minaur. Fritz spreca una piccola occasione sul 4-2 15-30, con un colpo di scambio che gli esce di poco, classico errore gratuito, e sottolinea vistosamente la propria delusione. Alex “ringrazia”, serve bene e vola 5-2. Ormai De Minaur è padrone del campo, non cede neanche un millimetro, difende e contrattacca. Sul 30 pari è maestoso come rincorre, riguadagna il centro del campo e vola dentro a prendersi il match point! Altro scambio mozzafiato, stavolta la corsa folle del “canguro” non basta, Fritz lo infila col passante. Succede di tutto, proprio all’ultimo ecco gli scambi più spettacolari del match, con il pubblico finalmente partecipe. Taylor regge, si porta 5-3, ora Alex serve per la vittoria. L’adrenalina degli ultimi punti ha riacceso l’americano, più vigore nei colpi e col diritto torna a “spaccare” la palla. 0-30! Ace di De Minaur, 15-30 e poi 30 pari con più di un patema sotto rete. Altro gran servizio esterno, Match Point #2, stavolta col servizio. Finisce con una bella prima palla e il tripudio del pubblico. Assai affranto l’americano, che rischia seriamente l’eliminazione nonostante una vittoria e una prestazione super contro Alcaraz. Deciderà tutto la partita tra Musetti e lo spagnolo.

    Taylor Fritz vs Alex de Minaur ATP Turin Taylor Fritz [6]63 Alex de Minaur [7]76 Vincitore: de Minaur ServizioSvolgimentoSet 2A. de Minaur 0-15 0-30 15-30 ace 30-30 40-303-5 → 3-6T. Fritz 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 40-40 A-402-5 → 3-5A. de Minaur 0-15 15-15 15-30 30-302-4 → 2-5T. Fritz 15-0 30-0 ace 40-15 ace ace1-4 → 2-4A. de Minaur 15-0 15-15 df 30-15 40-151-3 → 1-4T. Fritz 15-15 ace 15-30 30-30 40-300-3 → 1-3A. de Minaur 30-0 30-15 40-150-2 → 0-3T. Fritz0-1 → 0-2A. de Minaur 0-15 15-15 ace 30-15 40-30 df0-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Tiebreak0*-0 0-2* 1*-3 1-5* 1*-6 3-6*6-6 → 6-7A. de Minaur 30-0 30-15 40-156-5 → 6-6T. Fritz 0-15 15-15 30-30 40-30 40-A 40-40 A-40 40-40 A-40 ace5-5 → 6-5A. de Minaur 0-15 30-15 40-15 ace5-4 → 5-5T. Fritz 0-15 0-30 15-30 30-30 40-304-4 → 5-4A. de Minaur 0-15 15-30 30-30 ace4-3 → 4-4T. Fritz3-3 → 4-3A. de Minaur2-3 → 3-3T. Fritz 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-401-3 → 2-3A. de Minaur 15-0 15-30 30-30 40-301-2 → 1-3T. Fritz 15-0 15-30 30-301-1 → 1-2A. de Minaur 15-15 30-15 40-15 40-30 df1-0 → 1-1T. Fritz 15-0 30-0 40-00-0 → 1-0 LEGGI TUTTO

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    Sinner dopo la vittoria contro Zverev: “Ho servito davvero bene. Non sottovaluto mai gli avversari”

    Jannik Sinner a Torino (foto Brigitte Grassotti)

    Jannik Sinner è soddisfatto per la solida e vincente prestazione contro Zverev nel secondo match delle ATP Finals 2025, soprattutto per il rendimento del servizio, colpo rivelatosi decisivo. E non solo per gli Ace ma per come sia riuscito a gestire la battuta in tutta la partita, tanto da affermare che non entra mai in campo pensando di poter fare un certo numero di Ace quanto a ricavare il massimo scegliendo anche tagli e angoli. Queste le parole del n.2 del mondo rilasciate nella press conference all’Inalpi Arena.
    “È stata una partita molto tirata, si è giocata sulle palle break, dove ho servito molto bene. Lui ha cambiato alcune cose tatticamente rispetto alle ultime nostre sfide, mi sono fatto trovare pronto. Ho servito bene in particolare sulle palle break, è stata una ottima prestazione da parte di entrambi”.
    Jannik dominante al coperto, non perde dalla finale delle Finals 2023 contro Djokovic. Viene dall’aver giocato molto da piccolo in queste condizioni? “In realtà no, non ci giocavo così tanto da piccolo. È il mio gioco che si adatta bene a questa condizione. Ci alleniamo molto e mettiamo attenzione a questo. Indoor le condizioni sono generalmente abbastanza veloci e questo mi aiuta, c’è meno tempo per adattarsi. Soprattutto non c’è vento, sole, le condizioni sono perfette e questo mi aiuta a trovare un buon feeling e sicurezza”.
    Jannik ormai infila vittorie una dietro l’altra contro molti avversari, ma questo non lo porta a pensare che possa esserci vita facile: “Devo farmi trovare sempre pronto. So di aver vinto molti match di fila contro diversi avversari, ma non per questo devo sottovalutarli. Loro scendono in campo provandoci sempre e cambiano la tattica. Il primo set oggi si è deciso su una manciata di punti, è stato lottato. Per questo cerco di migliorare sempre la parte tattica. Ho commesso errori, ma penso di aver preparato molto bene la partita, e lo score non sempre rappresenta fedelmente quel che è successo in campo”.
    Tanti Ace stasera per Sinner, ma i numeri non lo impressionano e non li cerca. “Il servizio è importante nel complesso, non solo relativamente al numero di Ace. Può essere ancor più efficace un servizio al corpo e variare, dipende poi anche da contro chi giochi. Il servizio deve cambiare. Non sono uno che tira Ace a 220 km/h tutto il tempo, non sono costante a velocità altissima, non sono quel tipo di giocatore e nemmeno uno che cerca l’Ace a tutti i costi. Il servizio è sempre da inserire nel complesso del gioco. Certamente servire con buona percentuale nei punti importanti è decisivo, e questo colpo è fondamentale quando siamo indoor”.
    “Non abbiamo parlato con Darren per il futuro, dopo il torneo lo faremo”, secca la risposta di Sinner su uno dei temi caldi del 2025.
    “Domani se guardo la partita (Alcaraz vs. Musetti, decisiva per il n.1 di fine anno, ndr)? Farò la mia cena tranquillamente, poi magari sì, guaderò la partita come spettatore, mi piace seguire il tennis in generale. Sono a 12 tornei quest’anno… è stata una stagione pazzesca per come l’ho giocata. Se Alcaraz finisce da n.1, sono contento per lui, il numero uno sarà un tema per l’anno prossimo. Adesso conta essere qua a Torino, poter giocare bene e poter fare ancora almeno due partite”.
    Sulla costanza di rendimento del servizio nell’arco di una stagione, nodo ancora non sciolto del tutto, questa l’idea di Jannik. “In preparazione puoi provare a cambiare qualcosa se senti che non funziona. L’anno prossimo, come in passato, rientrerò in gara direttamente agli Australian Open, quindi ci sarà la pressione del primo torneo. Magari l’anno prossimo è diverso. Indoor non c’è disturbi, il lancio è più costante quindi è normale che funzioni meglio rispetto ad altri periodi dell’anno”.
    Sui cambiamenti che i giocatori fanno quando lo affrontano resta totalmente abbottonato: “No, non lo dico”. Sinner conferma di non voler assolutamente entrare nei dettagli tecnici del gioco. Top secret.
    I punti più belli della partita: “Il pubblico percepisce i punti belli anche a seconda del momento della partita, come è giusto che sia. Sul 3-2 del secondo set, la smorzata sulla palla break, è stato un bel punto. Il tennis si gioca a momenti, e ci sono dei momenti dove uno è più bravo. Alla fine un Ace, o un doppio fallo, sono sempre punti”.
    Da Torino, Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sinner implacabile al servizio, doma un ottimo Zverev alle ATP Finals. È in semifinale

    Jannik Sinner a Torino (foto Brigitte Grassotti)

    Jannik Sinner vola in semifinale alle ATP Finals, dominante, implacabile col servizio. Sì, non c’è alcun errore di stampa… Il nostro campione nella serata del mercoledì a Torino spegne anzi deprime ogni velleità di un ottimo Alexander Zverev con una prestazione mostruosa con la battuta, per un 6-4 6-3 che gli vale il secondo successo nel girone Bjorn Borg e il sicuro accesso alle semifinali per il terzo anno consecutivo. Sinner ha servizio il 71% di prime in campo vincendo l’83% dei punti, ma in questo caso il freddo computo numerico non minimamente in grado di spiegare quanto abbia performato con la prima palla. Zverev è stato forte, a tratti fortissimo: ha servito l’83% di prime, ha messo pressione dalla risposta e spinto tanto e bene da fondo campo; ma ogni volta che Jannik è andato sotto si è messo alla piazzola della battuta, ha respirato, iniziato il lancio di palla e… arriva la magia. Ace, servizi vincenti, angoli diversi e precisione millimetrica. Ha annullato sette palle break su sette, sei senza nemmeno iniziare uno scambio grazie all’efficacia della battuta. Una forza mentale di un altro pianeta per come sia riuscito a ricavare il massimo in quei frangenti delicatissimi, ma anche in situazioni di 30 pari, vantaggio, ogni volta che lo score scottava. Formidabile la sua coordinazione, la fluidità del gesto, sempre più composto ed efficiente, senza dispersione di forze nel salire verso la palla con una sincronia meravigliosa.
    “Sono stato molto efficace con la battuta nei punti importanti” ha detto Jannik a caldo in campo. Se la scorsa estate – e a US Open – il servizio dell’italiano è stato altalenante, beh, in questo finale di stagione e ATP Finals in particolare con la battuta è entrato in modalità “Sampras”, preciso, continuo. Una sentenza. Dopo un inizio un po’ titubante da fondo campo, con Zverev invece partito fortissimo, Sinner ha preso progressivamente fiducia e ritmo con i colpi, prima col rovescio lungo linea e poi anche col diritto. Ha iniziato a costruire scambi sempre più rapidi e ficcanti; e in risposta, partendo da lontano per iniziare lo scambio e rimetterla di là vista la splendida giornata alla battuta anche del tedesco, ha preso fiducia, diventando sempre più insidioso. Da campione, nei momenti opportuni, ha piazzato due zampate micidiali andandosi a prendere di dolce prepotenza i due break che hanno deciso la partita. Chirurgico e vincente.
    Sinner ha impressionato per i dettagli. Potrebbe sembrare una prestazione non di alto livello la sua, “normale”, non ci sono stati nemmeno tantissimi scambi e anche lo spettacolo è arrivato solo a fiammate, perlopiù per l’aggressività di Zverev e per come l’azzurro l’abbia respinto con una freddezza da sicario, sempre lucido e perfetto. In realtà, è stata una partita che, sapendola leggere, ha dato l’ennesima conferma della grandezza dell’azzurro. In un match così equilibrato e con un Sasha davvero eccellente per spinta e continuità, ha saputo rompere l’equilibrio a suo favore con poche esecuzioni diverse, scelte con sapienza e applicate alla perfezione. Come quando è andato a prendersi la palla break nel secondo set: dopo aver tirato quasi sempre un diritto di scambio dopo la risposta bello potente al centro, in quella situazione così delicata ha scelto di colpire un diritto più lento e carico; Zverev è stato sorpreso, ha guardato la palla arrivargli più lenta, ha aspettato e così ha aperto tardi e colpito corto… esattamente quel che voleva Jannik, prontissimo a fare due passi avanti e prendersi il punto. O come ha preso il break sul 5-4 del primo set: due schemi identici, con due lungo linea, rovescio e poi diritto, bellissime esecuzioni per potenza misurata, una fluidità d’impatto assoluta a pizzicare le righe o quasi. Fino a quel preciso momento Jannik non aveva quasi usato il lungo linea di rovescio, si giocava prevalentemente al centro, e averlo fatto scientemente in quel passaggio dimostra come sia in grado di cambiare, sorprendere l’avversario e alzare il livello con schemi difficili che lui esegue da Maestro. Una bellezza, magari non facile da cogliere per tutti ma che racchiude l’essenza della sua forza e differenza su tutti gli altri.
    Nella serata Sinner ha risposto con meno prepotenza di altri match, ma è anche merito di Zverev per aver servito bene, e anche col diritto il tedesco ha spinto davvero forte sbagliando poco per i suoi standard quando entra con quella potenza. Doveva rischiare tanto Sasha, l’ha fatto e infatti è stato molto vicino a Sinner. Ha avuto più palle break, 7, contro le 4 di Jannik, ma… Sinner ne ha trasformate 2, Sasha nessuna. Sipario. L’italiano ha vinto una partita non facile, da campione. È già sicuro di essere in semifinale, venerdì contro Shelton un altro match per affinare condizione e colpi per il sabato. Jannik è in gran forma. È l’uomo da battere, ancor più se serve così. Al suo tennis costante, pressante, potentissimo e completo, se aggiungi un servizio così devastante nei momenti chiave, per tutti gli altri è solo un gran mal di testa…
    Da Torino, Marco Mazzoni

    La cronaca
    Sinner inizia il suo secondo match alle Finals al servizio. Una prima palla vincente, poi nello scambio Zverev è più preciso, attacca e si porta 15-30. Arriva un Ace al T, 210 km/h, ma Sasha attacca di nuovo con il rovescio e c’è una palla break sul 30-40. Altro Ace, ancora al centro. Terzo “asso”… Braccio bello caldo, ma nello scambio si fa fatica in quest’avvio, non è particolarmente profondo e Zverev entra bene. Un errore col diritto costa a JS una seconda palla break. Ace, il quarto. 1-0 Sinner, avvio non comodo. Sul 40-0 arriva il primo gran vincente di Jannik, una bordata col diritto dal centro, bellissimo impatto. 1 pari. La battuta resta il colpo più efficace per l’italiano, arriva anche un buon rovescio in avanzamento, profondo e preciso, segnali di attivazione (2-1). Molto sicuro Zverev nel suo secondo turno, asciutto e concreto. Jannik all’avvio del quinto gioco va di “smorza” e gli viene un capolavoro, salta in piedi il pubblico. Progressivamente il tennis dell’italiano diventa più intenso e meno falloso, pronto a fare due passi in campo e chiudere lo scambio di prepotenza. 4-3 Sinner, dopo 32 minuti. Zverev è sopra l’80% di prime palle in gioco, così quasi impossibile per Jannik trovare efficacia in risposta, anche perché il tedesco stasera è zero attendista, entra subito con un drive molto consistente e sbaglia poco o niente. 4 pari. Anche Jannik si prende un turno a zero, chiuso con un’altra smorzata perfetta, a punire uno Zverev un po’ dietro (5-4). Il tedesco inizia il decimo game con un errore di diritto, di poco in corridoio. Pressure On? Seconda palla… Jannik risponde da molto dietro, la caccia discretamente profonda e Sasha tira un rovescio appena out. 0-30, punteggio inedito sul servizio di Zverev. Jannik si difende con ordine sul 15-30, corre e rimette palle consistenti, tanto che Sasha stecca un diritto dopo una quindicina di colpi. Due Set Point Sinner sul 15-40! Lungo palleggio sul primo, è Jannik a tirare di pochissimo lungo un rovescio. 30-40. Serve bene Zvevev, la rimanda di là a malapena l’azzurro. Parità. Bravissimo Sinner a risalire il campo dalla risposta e con un lungo linea di rovescio e poi uno col diritto si prende di forza un terzo Set Point. BRAVO! Ancora doppio lungo linea: rovescio, poi diritto e via a rete, a chiudere con dolcezza. Un babà. SET Sinnet, 6-4. Zampata da campione del nostro Jannik, bravo a prendersi un set molto equilibrato contro un Sasha che ha servito l’87% (!) di prime in campo. Non gli è bastato…
    Sinner riparte fortissimo col servizio nel secondo parziale, dueAce e una sensazione di controllo del tempo di gioco, forte dal centro del campo, implacabile. Ha una diversa reattività e attivazione Jannik rispetto ai primi 20 minuti di match, adesso è un moto continuo fluido e potente, arriva benissimo sulla palla e scarica tutta la sua maestria in accelerazione. Zverev è costretto a giocare sulle righe o giù di lì per tenergli testa. Molto alto il livello nel terzo game, e Zverev si fa minaccioso… Regge la velocità in scambio Jannik, riesce ad andare sopra e corre benissimo sulla smorzata. 0-30. Attenzione, Sinner sbaglia un diritto banale e siamo 0-40, tre palle break per il tedesco. Perfetto Sinner, due servizi vincenti e sul 30-40 una bordata di diritto dopo un’altra gran prima al corpo. Che rischio sulla volée stoppata… la parabola esce un po’ alta ma è talmente stretta che la rincorsa di Sasha non basta. Ace, il decimo, per il 2-1. Come si è cavato dal buco… Sullo slancio, come spesso capita, JS continua a pestare durissimo in risposta, mette pressione al tedesco (15-30) ma la chance per l’allungo non arriva (2 pari). Nel quinto game Zverev trova un gran vincente col rovescio, esecuzione magistrale, quindi sul 30 pari Jannik riprova la palla corta ma stavolta Sasha intuisce e chiude bene di volo. Palla break sul 30-40… Ace. Che concentrazione, in ogni situazione critica. Segue un servizio esterno preciso e via avanti col diritto nell’angolino. Assalto respinto, 3-2. Altina la frustrazione del tedesco, che si mette in bocca il manico della racchetta per esternare un disagio totale… Sta servendo l’85% di prime in campo, non sbaglia quasi niente, ed è in svantaggio. Zverev perde il primo punto del sesto gioco e va a lagnarsi con l’arbitro per un ledwall che va ko. Polemica risibile. Il pubblico si infiamma per un passante di diritto vincente di Jannik, gli vale un interessante 30 pari con seconda di servizio… Scaltro Jannik ad alzare la parabola sul diritto di Sasha che ci casca proprio dentro e sbaglia malamente. 30-40, ora la palla break è per il pusterese. PERFETTO! Sinner risponde, spinge in lungo linea e butta Zverev nell’angolo, e lo punisce con una smorzata di diritto cross stavolta imprendibile. BREAK Sinner, Black Mamba. 4-2. Zverev non cede, anzi. Entra forte in risposta e provoca due errori di Sinner, 0-30. Che qualità dell’italiano, si difende come un gatto da fondo campo e trova la coordinazione per tirare un rovescio passante raccogliendo la palla in terra, bellissima esecuzione e vincente. 30 pari. Non entra la prima in questo game, e Sasha pressa con grande potenza col diritto. Va prendersi la settima PB del match sul 30-40. Ancora col servizio Jannik si salva. Torna l’Ace, momento ideale per allontanare l’avversario e altre battute eccellenti. 5-2 Sinner. Ormai è accademia, Sinner chiude in bellezza l’incontro per 6-3 con un altro turno di battuta eccellente, e non c’è numero che possa esprimere quanto sia stato bravo a ricavare il massimo dalla prima palla ogni volte che ne ha avuto bisogno. Un Sinner davvero fortissimo. Implacabile.

    Jannik Sinner vs Alexander Zverev ATP Turin Jannik Sinner [2]66 Alexander Zverev [3]43 Vincitore: Sinner ServizioSvolgimentoSet 2J. Sinner 15-0 15-15 30-15 40-155-3 → 6-3A. Zverev 15-0 ace 30-0 40-05-2 → 5-3J. Sinner 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 ace 40-40 A-404-2 → 5-2A. Zverev 0-15 15-15 30-15 30-30 30-403-2 → 4-2J. Sinner 15-0 30-15 30-30 30-40 40-40 ace A-402-2 → 3-2A. Zverev 15-0 15-15 15-30 40-30 ace2-1 → 2-2J. Sinner 0-15 0-30 0-40 15-40 30-40 40-40 A-40 ace1-1 → 2-1A. Zverev 15-0 15-15 30-15 40-151-0 → 1-1J. Sinner 15-0 ace 40-0 ace 40-15 40-30 ace0-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1A. Zverev 0-15 0-30 15-30 15-40 30-40 40-40 A-40 ace 40-40 40-A5-4 → 6-4J. Sinner 15-0 30-0 40-04-4 → 5-4A. Zverev 15-0 30-0 ace 40-04-3 → 4-4J. Sinner 30-0 ace 40-0 40-153-3 → 4-3A. Zverev 15-0 15-15 15-30 30-30 ace3-2 → 3-3J. Sinner 15-0 30-0 40-0 40-152-2 → 3-2A. Zverev 15-15 30-15 ace 40-152-1 → 2-2J. Sinner 0-15 15-15 40-15 ace1-1 → 2-1A. Zverev 15-0 30-0 40-0 40-151-0 → 1-1J. Sinner 15-0 15-15 15-30 30-30 ace 40-40 ace A-40 40-40 40-A A-400-0 → 1-0 LEGGI TUTTO