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    ATP 500 Rotterdam: Sinner supera in tre un buon Monfils, nei quarti trova Raonic

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Lascia un set per strada Jannik Sinner, giocato con poco aiuto del servizio e qualche errore di troppo, ma alza terribilmente il livello nel terzo parziale e doma la resistenza di un buonissimo Gael Monfils, qualificandosi per i quarti di finale dell’ATP 500 di Rotterdam, dove trova un redivivo Milos Raonic. È partito a razzo l’azzurro nel match più atteso di giornata, imponendo fin dalle prime palle un ritmo, una velocità e intensità irresistibile per il francese. C’ha messo una quindicina di minuti Gael ad entrare fisicamente in partita, quindi è stato bravo all’avvio del secondo set a complicare la vita di Jannik, alzando la parabola col diritto e così allontanando l’azzurro dalla riga di fondo. Chiaro il piano tattico: giocare palle più morbide e così abbassare il ritmo generale dello scambio, strappando poi all’improvviso con qualche bordata e “magata” delle sue, quelle che elettrizzano il pubblico e lo rendono un tennista per molti affascinante. Sinner c’è un po’ “cascato”, non ha trovato un rapida contro mossa, anche perché il parigino ha servito molto bene. Il match è girato di nuovo all’avvio del terzo, quando Monfils è crollato in due doppi falli di fila e lì Sinner non gli ha lasciato scampo, rispondendo come un treno – di nuovo da una posizione più avanzata – e prendendosi un vantaggio che ha tenuto saldamente servendo quasi alla perfezione. Non un Sinner scintillante come al primo turno, ma venir fuori da una partita che si era complicata, contro un avversario per lui sempre scomodo e in grande serata, è un’altra dimostrazione della forza tecnica, fisica e mentale raggiunta dall’altoatesino.
    Sarebbe ingiusto, spropositato e sbagliato pretendere che Sinner possa dominare ogni scambio di ogni incontro. Ha vinto la nona partita di fila di un 2024 senza macchia, cedendo “solo” il quarto set della stagione (dopo i tre persi a Melbourne). Stiamo parlando di eccellenza, di un tennista straordinario diventato fortissimo. Un piccolo calo può arrivare, e ci sono gli avversari, che ti studiano cercando di metterti in difficoltà, e ci sono rivali che soffri più di altri. LaMonf è uno di questi, tennista con fisico, potenza ed estro, capace di disinnescare il ritmo e la progressione anche di un ottimo Sinner, almeno per una fase dell’incontro. E così è stato.
    L’avvio di Jannik è stato impressionante: non ha lasciato respirare Gael, lo ha travolto con una grandinata di pallate profonde e continue, non gli ha dato tempo nemmeno per pensare ad una reazione. Il francese ha fatto quel che di meglio poteva: prendere ritmo al servizio ed attendere che la tempesta passasse. All’avvio del secondo set, ecco lo spiraglio: Sinner ha servito poche prime (cala nel secondo parziale dal 67 al 50%), e qua è stato bravo il parigino a rispondere tanto, con violenza nell’angolo del diritto di Sinner, alternando altre palle al centro più cariche di spin, meno rapide, che hanno spezzato quel ritmo folle, insostenibile, imposto dall’azzurro nel primo set. Sono bastati un paio di errori di troppo e Jannik si è ritrovato sotto di un set. Forse lì ha tenuto una posizione in risposta troppo arretrata, con il francese bravo a lavorare con la prima palla tra botte potenti e molti slice che hanno aperto tanto il campo. Un ottimo Monfils, non poteva trovare contro mosse tattiche migliori ed eseguirle alla perfezione.
    Non è mai facile riprendere in mano l’inerzia di un match dopo averla persa, ancor più se eri partito a tutta. Può restarti un tarlo nella testa, un misto di frustrazione e il ricordo di come tutto scorreva bene e ora sei sotto. Qua, ancora una volta, esce fuori la forza di Sinner, la sua nuova e fortissima consapevolezza, il livello mentale superiore che l’ha issato tra i Campioni veri. Già dalle prime palle del terzo set si è subito notato come la spinta fosse tornata al massimo, per riprendersi il centro del campo, i tempi di gioco e governare lo scambio. Servizio a tutta e via, col diritto in verticale e forte nella diagonale di rovescio, dove ha un netto gap sul rivale. E in risposta una posizione diversa, più rischiosa ed avanzata. Monfils è… talento ma instabilità. Ha pagato due prime palle out con due doppi falli, forzati proprio dall’aggressività in risposta dell’azzurro. Uno 0-30 che è diventato una voragine, nella quale Jannik si è infilato con forza. Si è preso il break, ed il match, tenendo senza alcun problema ogni turno di servizio, e chiudendo il terzo parziale con un eccellente 81% di prime palle in campo. Pochi errori, spinta a tutta, tennis pratico ad alto ritmo e basso rischio. Efficacia, meno punti super spettacolari (sono venuti perlopiù per merito di Monfils), ma un’altra grande W, la nona dell’anno, e approdo ai quarti di finale. Raggiunti con merito, contro un Gael davvero bravo a reggere, rilanciare e provarci sino alla fine, ma questo Sinner è davvero tostissimo. Reggere la sua pressione e intensità è roba seria, in pochi oggi riescono a stargli dietro.
    Contro Raonic sarà una partita del tutto diversa, e chiaramente Sinner sarà favorito. La certezza per Jannik di diventare n.3 del mondo tra 10 giorni, anche in caso subisse la prima sconfitta dell’anno, si avvicina. Si avanza match dopo match, con grandi traguardi all’orizzonte. Traguardi, non più sogni.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Sinner alza la prima palla del match. Quattro servizi “in”, colpi veloci e via, 1-0 in totale scioltezza. Diventano 7 i punti di fila per Jannik, Monfils è travolto da una serie di pallate ad una velocità nettamente superiore alla sua. 0-40! Strappa il primo punto con un Ace Gael, ma gli scappa il diritto sul 15-40. BREAK Sinner, 8 punti a 1, e netta la sensazione che il francese non possa minimamente far gara di corsa e nello scambio con l’italiano. I due giocano a due velocità diverse. Quasi due sport diversi in quest’avvio… Nemmeno con gli effetti speciali (una rimessa da sotto le gambe in salto) LaMonf riesce ad incidere, 3-0 Sinner in 8 minuti di dominio totale. Finalmente il francese entra in partita, serve bene e tira a tutta, per non essere triturato nello scambio (1-3). Il turno di servizio vinto ha messo in moto le gambe di Gael, che ora almeno rincorre e rimette, ma è Jannik a menare il ritmo di gioco dal centro, comanda e pressa, forzando l’errore del rivale. Qualche imprecisione col diritto per l’azzurro, forse fin troppo rilassato dopo la partenza razzo, che gli costa il 15-30. Si aggrappa al rovescio cross Jan, di un angolo e velocità clamorose, e poi ritorna a lenzare le danze col diritto. Tutto troppo rapido e intenso per Monfils. 4-1 Sinner, ai vantaggi ma senza reali rischi. Il francese ora serve bene, una bordata che gli apre il campo al successivo affondo, è costretto a verticalizzare subito e tutto, nonostante qualche errore ottiene bei vincenti, come l’inside out che gli vale il punto del 2-4. Il problema di Gael è la quasi totale incapacità di incidere in risposta: anche Jannik bene, ma è col primo colpo dopo la battuta che letteralmente spacca la palla e si crea lo spazio per chiudere, inchiodando nell’angolo il rivale. 5-2 Sinner, quindi serve per il set sul 5-3. Ottima la difesa del francese, ma non basta, perché l’azzurro anticipa con mezzo passo avanti le traiettorie dell’avversario e chiude di prepotenza. 40-15, due Set Point. Servizio esterno, attacco col diritto e via a rete, ma non la volée non serve nemmeno. 6-3 Sinner. Efficacia mostruosa per l’italiano, con due prime su tre in campo e un’intensità tale da disinnescare ogni tentativo di “incasinare” il ritmo di Monfils.
    Secondo set, Monfils inizia bene al servizio; ottimo primo game anche per Sinner, sempre in controllo del ritmo di gioco. È salito di livello il francese, più intraprendente e bravo anche ad alzare un filo la parabola col diritto per recuperare campo e proporre palle meno comode da impattare per l’azzurro, e quindi abbassare un po’ il ritmo generale. Lo vede anche nel quarto game, quando LaMonf trova un grandissimo diritto vincente lungo linea, suo miglior colpo del match, che lo porta 0-30 in risposta. Sinner affronta il primo momento di difficoltà al servizio alzando il ritmo ma con poco rischio, grande intensità al centro, ma con una splendida risposta e poi apertura di campo, Gael si Port 15-40, prime palle break del match. Forza la seconda palla, ma gli esce. Un doppio fallo che gli costa un BREAK improvviso, e totalmente imprevisto. Un game senza aiuto del servizio, e con il francese bravo a rispondere e spostare Jannik. 3-1 Monfils, bravo poi a recuperare da 15-30 con un altro bel diritto e poi col servizio. Ai vantaggi, 4-1 Monfils. Sinner ritrova un buon game di servizio (2-4), e cerca in risposta di alzare nuovamente il ritmo per togliere il tempo al rivale di alzare la palla, variare e cambiare con un’accelerazione a tutta col diritto. Però serve troppo bene Gael, due Ace, e 5-2. Con un altro turno a zero, Jannik resta in scia sul 3-5. Fantastico il primo punto del nono game, palla corta e schermaglia sotto rete, vinta dal francese. Altrettanto bello il recupero e passante in spaccata sul secondo, davvero bravissimo Monfils in questa fase. Paga le due rincorse con un doppio fallo Gael (15-30), Jannik ne approfitta caricando il diritto cross. 30 pari. Non la prima palla del parigino… ha fretta e sbaglia, palla break Sinner! La cancella con una prima palla al T, perfetta. Con un altro ottimo servizio, arriva il primo Set Point Monfils. In rete col diritto Jannik, SET Monfils, 6-3. Sinner ha pagato un paio di game nei quali ha calato il ritmo, sotto i colpi più lavorati del rivale, e poco aiuto della battuta (solo il 50% di prime in campo).
    Terzo set, Sinner scatta alla battuta. Buon game, altra velocità dei colpi e rapidità nell’incidere. 1-0, può fare corsa di testa. Inizia malissimo invece Monfils, due doppi falli, un po’ forzati anche da una posizione aggressiva in risposta sulla seconda palla di Sinner. Con una risposta cross di diritto stretta e veloce, Jannik si procura tre palle break immediate sullo 0-40. Gran ritmo, alla fine è Gael a sbagliare per primo col rovescio. Game pessimo del francese con zero prime palle in campo, e BREAK a favore di Sinner, 2-0 avanti, bravo a capitalizzare immediatamente la chance. L’inerzia del match è tornata nelle mani dell’azzurro, al comando dal centro del campo e costringendo al “tergicristallo” Monfils, che pure crolla a terra in un recupero estremo (senza conseguenze). “Scoppia” la palla sul 40-30, ma il ritmo è talmente alto che alla fine è Gael a cedere. 3-0 Sinner. Si è sciolto totalmente Jannik, colpisce a tutto braccio con grandissima velocità, dritto per dritto, e il francese non riesce a contenere. 0-30. È costretto ai miracoli Monfils per risalire, si va ai vantaggi. Rischia troppo sulla seconda palla, ancora con Jannik con i piedi sulla riga di fondo in risposta. Palla del doppio break Sinner! Esagera stavolta Jan, dopo una bella risposta affonda in rete un diritto non impossibile. C’è spettacolo con un paio di schermaglie che esaltano il pubblico, 1-3. Entrambi giocano bene in questa fase, Gael dà tutto in campo, con intelligenza cerca di mettere Sinner in posizioni scomode, ma Jannik reagisce governando il ritmo e martellando a grande intensità. Quando si scambia sulla diagonale di rovescio, l’azzurro è assai più sicuro alla massima velocità. 4-1 Sinner. Si scorre sui turni di battuta, Jannik serve per chiudere sul 5-3. Scoraggiato Monfils dopo aver sparacchiato malamente una risposta non impossibile. Sinner “ringrazia” e spinge duro col diritto cross, una palla troppo veloce per esser contenuta, 30-0. Non concede niente col servizio Jan, con un’altra eccellente prima al centro vola 40-15, a due Match Point. Annulla il primo Gael con un angolo strepitoso col diritto in risposta. Muore in rete la risposta di diritto sul secondo, Game Set Match Sinner. Quinto successo per l’azzurro contro il francese. Ha portato a casa una partita che si era complicata nel secondo set, grazie ad un terzo set super solido al servizio. Nei quarti c’è Milos Raonic. Manca una vittoria a diventare matematicamente n.3 del mondo.

    [1] Jannik Sinner vs [WC] Gael Monfils ATP Rotterdam Jannik Sinner [1]636 Gael Monfils363 Vincitore: Sinner ServizioSvolgimentoSet 3J. Sinner 15-0 30-0 30-15 40-15 40-305-3 → 6-3G. Monfils 0-15 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 A-405-2 → 5-3J. Sinner 15-0 30-0 40-04-2 → 5-2G. Monfils 15-0 30-0 30-15 40-15 ace4-1 → 4-2J. Sinner 15-0 30-0 30-15 40-153-1 → 4-1G. Monfils 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 40-A df 40-40 A-40 40-40 A-403-0 → 3-1J. Sinner 15-0 40-15 40-302-0 → 3-0G. Monfils 0-15 df 0-30 df 0-401-0 → 2-0J. Sinner 15-0 30-0 ace 40-0 40-15 40-300-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 2G. Monfils 15-0 30-0 30-15 df 30-30 30-40 40-40 A-403-5 → 3-6J. Sinner 15-0 30-0 40-02-5 → 3-5G. Monfils 15-0 15-15 30-15 40-15 ace ace2-4 → 2-5J. Sinner 15-0 30-0 40-0 ace1-4 → 2-4G. Monfils 15-0 15-15 15-30 30-30 40-30 ace 40-40 A-401-3 → 1-4J. Sinner 0-15 0-30 15-30 15-40 df1-2 → 1-3G. Monfils 15-0 30-0 40-0 40-151-1 → 1-2J. Sinner 15-0 15-15 30-15 40-150-1 → 1-1G. Monfils 15-0 30-0 30-15 40-150-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1J. Sinner 15-0 15-15 30-15 40-155-3 → 6-3G. Monfils 15-0 15-15 30-15 40-155-2 → 5-3J. Sinner 15-0 30-0 40-04-2 → 5-2G. Monfils 30-0 40-0 40-15 40-304-1 → 4-2J. Sinner 0-15 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 A-40 ace3-1 → 4-1G. Monfils 15-0 30-0 ace 40-03-0 → 3-1J. Sinner 0-15 df 15-15 30-15 30-30 40-302-0 → 3-0G. Monfils 0-15 0-30 0-40 15-40 ace1-0 → 2-0J. Sinner 15-0 30-0 40-00-0 → 1-0
    Jannik Sinner 🇮🇹 vs. Gael Monfils 🇫🇷
    #### Service Stats– **Serve Rating**: Sinner 311 vs. Monfils 269– **Aces**: Sinner 3 vs. Monfils 6– **Double Faults**: Sinner 2 vs. Monfils 4– **First Serve %**: Sinner 68% (49/72) vs. Monfils 59% (47/80)– **First Serve Points Won %**: Sinner 76% (37/49) vs. Monfils 70% (33/47)– **Second Serve Points Won %**: Sinner 74% (17/23) vs. Monfils 55% (18/33)– **Break Points Saved**: Sinner 0% (0/1) vs. Monfils 60% (3/5)– **Service Games Played**: Sinner 14 vs. Monfils 13
    #### Return Stats– **Return Rating**: Sinner 131 vs. Monfils 158– **First Serve Return Points Won %**: Sinner 30% (14/47) vs. Monfils 24% (12/49)– **Second Serve Return Points Won %**: Sinner 45% (15/33) vs. Monfils 26% (6/23)– **Break Points Converted**: Sinner 40% (2/5) vs. Monfils 100% (1/1)– **Return Games Played**: Sinner 13 vs. Monfils 14
    #### Point Stats– **Net Points Won**: Sinner 58% (7/12) vs. Monfils 92% (11/12)– **Winners**: Sinner 13 vs. Monfils 21– **Unforced Errors**: Sinner 15 vs. Monfils 14– **Service Points Won %**: Sinner 75% (54/72) vs. Monfils 64% (51/80)– **Return Points Won %**: Sinner 36% (29/80) vs. Monfils 25% (18/72)– **Total Points Won**: Sinner 55% (83/152) vs. Monfils 45% (69/152)
    #### Service Speed– **Max Speed**: Sinner 209 km/h (129 mph) vs. Monfils 215 km/h (133 mph)– **1st Serve Average Speed**: Sinner 199 km/h (123 mph) vs. Monfils 193 km/h (119 mph)– **2nd Serve Average Speed**: Sinner 171 km/h (106 mph) vs. Monfils 164 km/h (101 mph) LEGGI TUTTO

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    Nadal: “Il mio ultimo anno? Lo dirò prima di Roland Garros”

    Rafael nell’intervista col media iberico

    Si parla moltissimo di Rafael Nadal in questi ultimi giorni. Lo spagnolo ha confermato con un post social e con alcune interviste la decisione di saltare il torneo di Doha, rimandando il rientro dopo l’unico evento disputato a inizio stagione a Brisbane. Il duro match di tre ore perso contro Thompson ha portato al limite il suo fisico, con un problema muscolare che richiede cautela. Lo spagnolo pensa di attendere fino a Indian Wells, dove ha intenzione di tornare in competizione, a meno di ulteriori problemi. È stato molto franco Rafa: devo andare giorno per giorno, poiché il fastidio o dolore è dietro l’angolo, e l’obiettivo resta quello di essere in buone condizioni sulla terra battuta e soprattutto a Parigi. In un’intervista rilasciata al media Cadena COPE, Nadal torna sul tema della suo legame con l’Arabia Saudita come uomo immagine (“Questo contratto non migliorerà la mia vita di un centesimo”), ma soprattutto ha parlato in modo franco della possibilità reale del suo ritiro definitivo.

    I would have loved to play in Doha, where the tournament team, as well as the amazing Qatar fans have always supported me greatly. Unfortunately I am not ready to compete and I won’t be able to come to Doha where I really wanted to be and play again after that unforgettable win… pic.twitter.com/U4GUvIITcr
    — Rafa Nadal (@RafaelNadal) February 14, 2024

    “Il mio sogno, oggi, è quello di affrontare il tour sulla terra battuta in condizioni accettabili e la decisione di non giocare a Doha mira a questo. E sto parlando di essere in salute, non di essere competitivo. Spero di passare per il torneo i Madrid, anche se giocherò quello che posso nella mia situazione e nella mia realtà attuale. Non voglio perdere di vista il Roland Garros: prenderò tutte le decisioni e rischi che mi permetteranno di essere a Parigi in modo ottimale”.
    È sempre stato ottimista, nonostante i tanti infortuni, ma oggi anche la sua positività è messa a dura prova: “No, ne ho sempre avuto abbastanza, ma l’ottimismo sta finendo. In questa vita l’ottimismo e l’essere positivo sono molto importanti e nello sport è vitale. Senza una visione positiva sei predestinato a non raggiungere i tuoi obiettivi. Ho avuto una buona attitudine ad affrontare le avversità, ma ora le avversità sono molte”.
    Nadal annuncerà prima del Roland Garros se questa sarà la sua ultima stagione sul circuito. “Questo sarà il mio ultimo anno, ma non lo confermo al 100%. Andrò giorno per giorno. Lo dirò prima del Roland Garros. Mi concedo qualche mese di cautela. Sai che le cose possono succedere, quindi non posso definire le cose con mesi di anticipo dopo un anno senza gareggiare.. Oggi è piuttosto complicato pensare di poter vincere il Roland Garros. Tuttavia, sono entusiasta di poter arrivare lì e divertirmi a giocare a Parigi. Se pensassi di non avere alcuna possibilità di vincere il Roland Garros, farei altre cose.”
    Alla fine dell’intervista, Rafa ha ammesso di aver pensato a come e dove sarebbe il suo addio ideale al tennis ma che non lo rivelerà.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    L’ascesa di Michelsen: “Agli Australian Open ho capito di essere abbastanza bravo per diventare un buon Pro”

    Alex Michelsen (foto Delray Beach Open)

    Occhio Tommy Paul, il prossimo avversario a Delray Beach fa sul serio… Alex Michelsen nel primo turno del 250 statunitense si è sbarazzato con autorità di Thanasi Kokkinakis, lasciando la miseria di tre games al potente tennista australiano, annichilito dalla solidità al servizio, rovesci offensivi e tempi di gioco molto rapidi del 19enne californiano. “Sono stato davvero solido per tutta la partita” racconta Alex dopo la straripante vittoria. “Non ho praticamente fatto errori gratuiti! Il mio servizio è migliorato sempre di più man mano che la partita andava avanti e sono molto soddisfatto della prestazione”. Il tennis di Michelsen è letteralmente esploso in pochi mesi, un balzo tecnico che l’ha fatto decollare anche in classifica. “Non riesco ancora a credere di essere passato da 190 a 75 in pochi. mesi. È pazzesco. Cerco solo di scendere in campo e dare il meglio che posso, e vedo che le cose stanno andando per il verso giusto. Questo è quello che mi dicono i miei allenatori, questo è quello che mi dicono i miei genitori”.
    Alex deve tutto alla sua famiglia. La madre Sondra, ex allenatrice, ha giocato presso la San Diego State University, dove ha vinto il prestigioso Arthur Ashe Award per la sportività nel 1989. Proprio sua madre è la persona che lo ha ispirato di più: “Mi ha insegnato a giocare e ho colpito palle con lei quasi ogni giorno fino all’età di 15 o 16 anni. Il mio primo ricordo sul tennis è stato quando avevo quattro anni: ha iniziato a piovere e stavo piangendo, perché non potevo uscire in giardino a giocare contro il muro!”
    Il muro che Alex ha abbattuto è quello della top100: agli Australian Open 2024 è arrivato al terzo turno mostrando qualità molto interessanti. Quando il suo servizio prende ritmo è un colpo davvero incisivo poiché abbina velocità a precisione, con un movimento assai difficile da leggere per chi risponde. Ha ancora enormi margini di miglioramento negli spostamenti, nella precisione col diritto e nelle scelte di gioco, ma quando anticipa col rovescio può colpire una monetina nell’angolo opposto del campo… “Il rovescio è il colpo che preferisco, l’ho sempre avevo molto fluido, naturale”. Potente ma meno stabile il diritto, ancora c’è da lavorare in risposta e nei tempi degli attacchi. Ma il potenziale complessivo è molto, molto interessante.

    Emphatic Delray Debut 💫
    Alex Michelsen dispatches Kokkinakis 6-1 6-2 to set up a R2 encounter against compatriot Tommy Paul!@delraybeachopen pic.twitter.com/CNuwk5przl
    — Tennis TV (@TennisTV) February 14, 2024

    Da giovane ha coltivato la sua passione per il tennis con discreta leggerezza, grazie ad una famiglia sportiva che l’ha accompagnato e cresciuto senza fretta, senza pressioni. Un momento nel quale ha sentito che il tennis poteva essere davvero importante è stato a Wimbledon junior 2022, quando ha vinto il torneo di doppio insieme al connazionale Sebastian Gorzny: “Tenere in mano un trofeo di Wimbledon, anche se da junior, è stato fantastico. Non avrei mai pensato che sarebbe successo”. La scorsa estate altro passo decisivo, quando ha scelto di lasciare l’Università della Georgia per passare Pro. In pochi mesi tutto è successo, e agli Australian Open la sua testa ha fatto “clic”, ha capito che il suo livello di gioco è abbastanza buono da potergli permettere una carriera professionistica di ottimo livello.
    Dopo la passerella alle NextGen Finals 2023, Michelsen ha iniziato la stagione passando le qualificazioni a Brisbane e Auckland, e sebbene sia stato sconfitto al primo turno di entrambi di tornei, l’aver ottenuto l’accesso al main draw con un tennis molto efficace gli ha dato grande fiducia. Sbarcato a Melbourne grazie ad una wildcard, non ha deluso le aspettative, arrivando al terzo turno. “Gioco tornei da molto tempo, ma in Australia ho sentito qualcosa di diverso. Mi sono detto.. wow, sono un professionista, e sono piuttosto bravo… Posso farcela anch’io“.
    Fino allo scorso anno Alex era all’università, non del tutto convinto di voler provare la difficile strada del tennis Pro. “Non ero convinto di diventare un professionista fino a circa un anno fa. Poi, quando sono diventato 270 nel mondo, ho pensato: ok, voglio provarci. Mi sono convinto di mettercela tutta, anche se non ero ancora al livello giusto. So dov’ero un anno fa, e ancor più dove mi trovavo due anni fa. È pazzesco quanta strada ho fatto e in tempi molto rapidi”.
    Rapida la sua ascesa, rapido il suo tennis. La sfida al prossimo turno di Delray Beach sarà un bel test per Alex, visto che Tommy Paul è giocatore consistente, con un tennis in progressione molto importante e una risposta di qualità che può anestetizzare i migliori servizi. Il tennis USA si conferma effervescente e con molti ragazzi di qualità. Michelsen sembra avere le qualità di diventare una delle punte di diamante del movimento a stelle e strisce.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Alcaraz a 360°: “Essere creativo in campo fa parte di me. A casa non è cambiato nulla, e non cambierà”

    Carlos Alcaraz a Buenos Aires

    Rilassato, sorridente, ma anche terribilmente voglioso di tornare ad alzare un trofeo dopo quello più bello che ci sia, la coppa Wimbledon baciata lo scorso luglio. Così Carlos Alcaraz si è presentato alla stampa di Buenos Aires, super star del torneo 250 nel quale è campione in carica. È stato il suo primo torneo vinto nel 2023, primo di sei allori. Sono ben sette i mesi di “digiuno” di vittorie, non poco per un fenomeno generazionale come lui, uno che a suon di successi ha riscritto pagine importanti del libro d’oro della disciplina. Eppure da quello straordinario trionfo sui prati londinesi, qualcosa in lui si è guastato. Alcaraz più volte in campo è parso nervoso, spaesato, incapace di trovare una via d’uscita per ribaltare situazioni negative ed avversari che hanno trovato la chiave per metterlo in seria difficoltà. Un talento incredibile, forse esploso talmente giovane ad un livello così alto da aver paradossalmente frenato l’ultimo step di crescita. Quando i rivali ti hanno studiato ben bene, devi esser tu a rilanciare e trovare qualcosa di nuovo e diverso. Mai come negli ultimi mesi Carlos ha sperimentato la frustrazione delle cose che non vanno, di colpi un po’ meno intensi, di contro mosse efficaci di Sinner, Medvedev, Zverev e via dicendo che lo hanno messo spalle al muro.
    Forse ha solo pagato una seconda parte di 2023 poco brillante sul piano atletico; probabilmente sta crescendo sul piano umano e quella spensieratezza dei primi tempi è un po’ appannata. La sensazione è che ancora non sia capace di vincere “sporco”, senza stravincere, aggrappandosi a colpi meno spettacolari ma più razionali. Di tutto questo Alcaraz ha parlato in una bella intervista rilasciata all’ottimo collega di Baires Sebastian Torok per La Nacion, della quale riportiamo alcune delle parti più interessanti. Carlos dice di non esser cambiato affatto nel privato, che la sua casa è identica a quando era solo un ragazzino di belle speranze, e che niente è meglio dell’andare nei dintorni di casa sua a comprare del cibo da asporto da mangiare con qualche amico di sempre scherzando in allegria, incurante del fatto che nel salone di casa oggi troneggia la coppa dei Championships e che il suo conto in banca non è esattamente quello di 4-5 anni fa…
    L’intervista inizia subito mettendo il dito, anzi la penna, nella piaga: i tanti alti e bassi degli ultimi mesi. Così risponde Alcaraz: “Penso che psicologicamente sono… forte, sono maturo. Ovviamente ho 20 anni, ma oggi mi considero una persona mentalmente forte che affronta molto bene le situazioni che mi si sono presentate finora. Sì, ci sono alti e bassi, ci sono momenti in cui ti senti meglio, ci sono momenti in cui ti senti peggio e devi sapere come gestirli. Fa parte della vita, non solo dello sport, ma della vita in generale, quindi cerchiamo di uscire da queste crisi il più rapidamente possibile e continuare sulla nostra strada, perché abbiamo molto chiaro quale sia l’obiettivo. L’obiettivo è continuare a dare il massimo e continuare a fare la storia”.
    “Ho realizzato moltissime cose, è incredibile quello che già sono riuscito a fare venendo da El Palmar… E non parlo solo delle vittorie, ma anche il poter viaggiare in tutto il mondo, conoscere gente straordinaria. È necessario mettere tutto questo in modo razionale in una vita il più normale possibile. Il mio porto franco? Essere a casa mia. Quando torno a casa è tutto come sempre… La mia stanza è la stessa di sempre, come tutto il resto della casa, tutto uguale. Quando vado con gli amici faccio praticamente le stesse cose di sempre, vado a prendere del cibo, stiamo insieme. Faccio semplicemente quel che fa una persona normale. Non mi dispiace farlo, è quel che amo fare e come amo essere. E poi l’asado che fa mia mamma è imbattibile!”.

    ¿Qué significa “IRSE EN BICI”? 🚲🎾
    Le consultamos a Carlos Alcaraz 🇪🇸 sobre este término tan característico del tenis y esto fue lo que nos respondió 😬
    Si te llamás Antonio López y vivís en Murcia te estamos buscando 😂 pic.twitter.com/yWjZx2m1Cx
    — IEB+ Argentina Open (@ArgentinaOpen) February 12, 2024
    (Carlos ricorda l’unica volta che è stato battuto 6-0 6-0, dall’amico di Murcia Antonio Lopez!)
    Si entra nel tecnico. Stupiscono, a volte stordiscono i colpi di Charly, quasi impossibili; ma vincere solo con quelli sta diventando complicato… Pensa di cambiare un po’ il suo modo stare in campo? “Mi viene naturale essere così. In alcuni punti cerco la giocata, altre ci penso. Quando fai uno di quei bellissimi punti è pazzesco. Un punto incredibile ti dà energia. Il tuo umore aumenta, la tua energia aumenta, è quel che ti spinge verso l’alto. E ovviamente anche il pubblico apprezza, si diverte a vedere questo tipo di vincenti. Questo è ciò che attrae anche le persone che vanno a vedere il tennis”. Quindi, al momento nessun piano di spostarsi verso un tennis più percentuale.
    Djokovic e Sinner sembrano in questo momento averlo sorpassato: “Oggi Nole e Jannik sono gli avversari da battere, per me e per tutti. Tutte le partite sono difficili, tutti i rivali possono rendere difficili le partite. Zverev, ad esempio, contro di lui sono sotto negli scontri diretti (5-3), è un rivale che ho moltissimo in mente, ma è vero che Djokovic e Sinner sono al top in questo momento. Tutti li vediamo al top”.
    Arabia Saudita nel tennis, ecco il pensiero dello spagnolo in proposito. “È positivo per il tennis che ci siano più sedi, che ci siano sempre più paesi in cui possiamo giocare. L’Arabia Saudita si sta evolvendo molto rapidamente sotto ogni aspetto, come Paese e nel mondo dello sport. Stanno scommettendo sul calcio, sulla boxe, adesso tantissimo sul tennis. Non so fino a che punto arriveranno nel mondo del tennis”.
    Per la sua giovane età ha già sofferto diversi infortuni, come evitarne di nuovi? “A livello di routine non sono cambiato molto, ne ho migliorate alcune. Fuori dal campo invece sto migliorando, è qualcosa di molto importante che poi influenza la tua vita tennistica quotidiana. Quando si tratta di infortuni, l’alimentazione, il riposo, ecc. sono aspetti molto importanti. È qualcosa che forse prima… vista la mia età, mi mancava un po’, non facevo tutto correttamente e poco a poco sto migliorando. Penso che con queste piccole cose e una maggiore organizzazione fuori dal campo, gli infortuni saranno sicuramente evitati. È una cosa che tengo a mente per quest’anno.”
    L’obiettivo è uno solo: vincere. “Sono un ragazzo che sorride, che si diverte, ma che sogna in grande. Sono molto ambizioso. Guardo e punto sempre al meglio del mondo, al meglio della storia, e questo è ciò che mi motiva ogni giorno“.
    Il primo step è quindi tornare a vincere, sette mesi dopo Wimbledon. L’ATP 250 di Buenos Aires lo vede nettamente favorito, ma se Carlos sogna di vincere, tutti i suoi avversari in tabellone sognano di sgambettarlo. Il mondo del tennis negli ultimi mesi ha vissuto sul dualismo Djokovic – Sinner. Non facciamo l’errore di considerare Alcaraz fuori dai giochi…
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    Bublik apre le porte ai sauditi: “I tennisti meritano cambiamenti, essere pagati di più e giocare di meno”

    Alexander Bublik (foto Getty Images)

    Le settimane passano, i tornei avanzano, ma il tema del possibile ingresso dei ricchissimi fondi sauditi nel tennis con un’eventuale rivoluzione della stagione resta sempre caldissimo. Allo scorso Australian Open vari colleghi sul posto hanno cercato di aprire qualche varco tra i pensieri di giocatori sul tema, ma le risposte sono state quasi sempre assai moderate, forse anche per il contesto, uno dei 4 tornei più importanti dell’anno. A fine torneo, il CEO di tennis Australia Craig Tiley ha rivelato di aver trascorso gran parte dei momenti pausa delle due settimane di Melbourne a mettere insieme idee e piani concreti per respingere la crescente minaccia rappresentata dall’Arabia Saudita per la leg australiana, il tutto in un calendario già fin troppo affollato. Una di queste proposte per raggiungere l’obiettivo è la tanto vociferata formazione di una super lega che opererebbe indipendentemente dai tour ATP e WTA e includerebbe i quattro tornei del Grande Slam e i nove tornei Masters 1000. Un piano ambizioso ma realizzabile viste le risorse pressoché sterminate dei fondi sauditi, e che fa letteralmente luccicare gli occhi ai giocatori. Se mai questa rivoluzione diventasse realtà, è sicuro che i tennisti potrebbero giocare di meno, con un calendario forse più “razionale”, e soprattutto guadagnerebbero mediamente molto, molto di più.
    Pochi tennisti di sono espressi con dettaglio sulla questione. Il sentore generale è la necessità di mantenere i pilastri della stagione e non cancellare la tradizione, ma il desiderio assoluto è giocare di meno, con un’annata meno stressante per il fisico e portare a casa assegni più pesanti e sicuri. In questo filone s’inquadrano le dichiarazioni stavolta davvero schiette di Alexander Bublik, rilasciate ad Oslo nella tappa del tour di esibizione UTS. Secondo il kazako, nessuno lo dice ma tutti stravedono per questa possibile super lega ipotizzata da Tiley, perché consentirebbe ai giocatori di avere una vita più tranquilla e guadagni maggiori.
    “Sono favorevole ai cambiamenti e voglio che i cambiamenti arrivino perché giochiamo gli stessi tornei, con lo stesso prize money negli ultimi 15 anni” afferma Bublik, come ha raccolto il media francese Tennis Major, sul tema della possibile Super Lega. “Stanno aumentando i prize money del 2% e pensano che dobbiamo accettarlo ed esserne pure felici. Penso che i cambiamenti siano cruciali. Ne abbiamo bisogno, i giocatori ne hanno bisogno”.
    Soldi ma non solo. Bublik ha parlato della necessità di modifiche significative al calendario, tutti sono esausti per la durata della stagione tennistica. Cambiamenti che porterebbero ad una vera rivoluzione della struttura dell’annata di gioco. “I giocatori meritano i cambiamenti, e i giocatori meritano di essere trattati bene, pagati bene, giocare meno e godersi di più l’atmosfera perché così è davvero troppo impegnativo, giochiamo per 11 mesi consecutivi. Alla fine dell’anno hai a malapena un mese libero e poi ricominci. Quindi penso che i giocatori meritino una vita migliore”. Un grande assist ai fondi sauditi e alla ipotesi Super Lega.
    Bublik ha avuto il coraggio di dire senza mezza termini quello che moltissimi giocatori probabilmente pensano senza uscire allo scoperto. L’ATP si è mossa da tempo il piano One Vision, aumentando la percentuale di guadagno ai giocatori, creando dei fondi di garanzia e altre mosse “pro-tennisti”. Ma forse questo non basta. Le richieste dei giocatori continuano pressanti, e forse proprio per questo i fondi sauditi hanno capito che è il momento per cavalcare l’onda e provare ad entrare con forza. La sensazione è che quello che oggi raccontiamo dell’annata tennistica possa cambiare in modo radicale, e potrebbe accadere anche abbastanza velocemente. I tennisti sono ovviamente i veri protagonisti. Il rischio imprenditoriale è dei tornei, della gestione ATP e degli Slam, ma la volontà e le crescenti richieste dai giocatori potrebbero spingere alla rivoluzione, visto che i denari sul tavolo oggi “ci sono”…
    Da un lato è vero che nessun altro sport al mondo così impegnativo come sul piano fisico – e con l’aggravante dei viaggi continui tra un continente all’altro – ha una stagione lunga quanto quella tennistica. Si è sempre giocato molto, anche in passato, ma le condizioni erano diverse e il fisico degli atleti era sottoposto a stress minori. La durezza della competizione, partite sempre più lunghe, quel che il tennis di vertice richiede al corpo dei tennisti è davvero al limite, lo si vede anche dai tantissimi infortuni pure in atleti molto giovani, una tendenza crescente e allarmante. In questo la richiesta dei tennisti è centrata, fondata e deve essere ascoltata. O si cambia qualcosa nel gioco, per renderlo meno duro per il corpo dei tennisti, o accorciare la stagione è una svolta da non rimandare. Dall’altro lato tuttavia fioccano esibizioni a destra e a manca. C’è la novità della super esibizione in Arabia Saudita (sempre lì, tanto per cambiare…), e anche questa UTS, dalla quale Bublik parla. Già, il kazako chiede di giocare di meno, però dopo aver vinto a Montpellier vola ad Oslo per un’esibizione invece di riposarsi e prepararsi al torneo di Rotterdam. Qualcosa, non quadra anche dal loro lato…
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    Rune, Becker e… la fretta, a generare caos

    Rune in allenamento a Torino con Becker (foto M.Mazzoni)

    “La fretta è una cattiva consigliera”. La saggezza popolare quasi mai mente. Affrettare i tempi, non essere in grado di pazientare per compiere i passi giusti, difficilmente ti permette di arrivare lontano, o rende il viaggio scomodo, periglioso. Il turbinio di fatti, parole e cambiamenti nella vita sportiva di Holger Rune delle ultime settimane sembrano aver una linea comune nella sua fretta di arrivare in cima, dove sono sbarcati Alcaraz e Sinner, dove anche il danese vuole assolutamente arrivare. In fretta. Avvolgiamo il nastro dei ricordi di qualche mese, cercando di capirci qualcosa.
    Torino, ATP Finals. Chi scrive ha avuto la fortuna di assistere a bordo campo ad alcuni allenamenti di Holger, con il suo team al completo e mamma al seguito. Ne avevo già scritto nel corso del (bellissimo) torneo, ma il focus del racconto era sul gioco, su quel che Boris stava cercando di comunicare al suo giovane pupillo nelle prime settimane di lavoro insieme. C’era enorme curiosità per vederli all’opera, perché il tedesco è personaggio complesso ma mente fina nel vedere e analizzare il gioco, mentre Holger ha innata quella baldanza un po’ spaccona del “ora ti faccio vedere io”, con una mamma un tantino invadente sempre presente. Un triangolo scaleno, a dir poco esplosivo… E infatti, è esploso. Perché? 
    Quel che ricordo distintamente delle ore di training è la cura di Becker nel dettaglio. Alla fine di ogni sessione di palleggio, il campione di Wimbledon era prodigo di parole per Holger, sulla chiusura del colpo con la mano sinistra sul rovescio, sull’equilibrio al momento dell’impatto della risposta, su come caricare la racchetta al servizio. E via dicendo. Parole precise, dettagli che fanno da differenza. Rune ascoltava, forse. Non un cenno d’intensa, quasi mai un’occhiata sullo sguardo di Boris. Una comunicazione importante, ma a senso unico. Senza uno scambio. Solo scambiando pareri e sensazioni si cresce, il confronto è sempre necessario. Attenzione: magari Holger era poi un fiume in piena fuori dal campo, questo lo scrivente non può saperlo… ma era abbastanza netta la sensazione di un giovane pronto a spaccare la palla ad ogni colpo, meno ad ascoltare. Ancor più stridente il quadretto quando il danese si sedeva in panchina a bere e rifiatare. Con mamma, in rigoroso danese non comprensibile ai forestieri, dialoghi continui, con gesti di colpi e movimenti. Boris restava nei pressi della rete, a testa china sulle corde della sua racchetta. Evidentemente pensieroso. A vederlo così, pure un po’ zoppicante per i postumi delle sue caviglie martoriate da troppi scatti gladiatori da giocatore, sembrava triste. Quasi un ospite non desiderato. Affermazione un po’ forte, ma c’era la sensazione che questo triangolo non avrebbe funzionato.
    Facile pensare che sia stata mamma Aneke a spingere la rottura. Trapela dalla Danimarca che invece è tutta farina di Becker e soprattutto di Holger, tanto che mamma ha pure fatto un passo indietro, affidando la cura del figlio al colosso del management IMG, da pochi giorni responsabile dei contratti, scelte e mille cose del giovane top10, comunicazione inclusa. Holger ha scelto di svoltare, che il rapporto con Boris non funzionava, come quello a dir poco effimero con Luthi, durato il tempo di un brunch domenicale.
    Holger in una dichiarazione sui social scrive: “Dopo la fine del rapporto con Christensen, che durava da circa 15 anni, ho provato diverse soluzioni. In questo periodo ho capito cose mi serve per stare bene e per crescere tennisticamente come voglio. Per coltivare le mie ambizioni ho bisogno di avere al mio fianco professionisti che condividano la mia stessa visione. Persone di cui io mi possa fidare ciecamente, che siano sempre a mia disposizione. Questo è quel di cui ho bisogno affinché mi senta sicuro. Detto, tutto questo, ringrazio di cuore Lars, Severin e Boris: vi voglio bene”.
    Una dichiarazione d’intenti forte: si fa come dico io. Voglio qualcuno al fianco che mi aiuti, ma io ho il comando delle operazioni. In questo si spiega facilmente perché Boris ha mollato: pretendeva di metterci del suo, di spiegare a questo talento acerbo come sgrezzarsi, come tagliare zavorre per decollare. Come cambiare. Sicuramente Rune non condivideva il punto di vista di Becker, e addio è stato. Poco importa che il tedesco abbia fatto il primo passo, come il tutto si è rotto non lo sapremo mai. Quel che conta è che Rune ha scelto di correre con la sua visione, con la propria testa. E ha voglia di recuperare il tempo perduto rispetto ad Alcaraz prima e Sinner poi, rivali che oggi vede da lontano e che vuol disperatamente raggiungere.
    Il suo 2023 è stato ricco di alti e bassi, guastato da problemi alla schiena arrivati sulla terra battuta e che l’hanno penalizzato fino all’autunno. Difficile raccogliere ottimi risultati con un tennis muscolare come il suo senza essere a posto fisicamente. Ma lui ha forte, fortissimo in testa il suo autunno 2022. Quello dell’esplosione, quando ha randellato a destra e a manca spiazzando ogni rivale. Compiendo un record storico a Bercy, quando ha battuto 5 top10 in un torneo, roba pazzesca. Quel torneo, quel suo tennis, è la sua pietra angolare, è dove vuole essere. Non accetta di non esser più quello, che altri hanno fatto meglio e l’hanno superato. Lo si vede da tante piccole cose, come il disgraziato post social nel quale metteva con un cerchio rosso il campo periferico a US Open, rispetto alle grandi arene assegnate a Jannik e Carlos. Beh, in quel campo “dimenticato da Dio”, poi Holger c’ha lasciato le penne, quindi gli organizzatori del torneo non c’avevano visto poi così male…
    Questo piccolo episodio è uno dei vari nel quale il danese ha mostrato insofferenza per risultati non in linea con le sue aspettative. Questo il vero nocciolo del problema: forse è necessario che qualcuno, mamma (ma si è tirata indietro?), il nuovo coach, il nuovo management, faccia capire a Holger che ha tutto il potenziale per arrivarci lassù, magari scalzare pure Jannik e Carlos, ma che serve il tempo per curare al 100% il fisico, migliorare vari aspetti del suo gioco, ancora troppo altalenante e carente in alcune fasi, e la sua mentalità, ancora troppo rabbiosa e poco stabile. Forse proprio l’esempio di Sinner dovrebbe illuminarlo. Jannik è arrivato doveva voleva arrivare, a vincere tornei top e battere uno dopo l’altro tutti i top. Ma… ha faticato, ha capito dove non andava bene, si è preso il tempo per sbagliare e migliorare. Con questa fretta di farcela, Rune può solo incancrenire frustrazioni e problemi che, per un carattere un po’ “fumino” come il suo, rischiano al contrario di rallentare ancor più la sua scalata. Del resto, un ancestrale detto nei nativi americani recita “Chi corre sempre, saprà sempre meno cose di colui che resta calmo e riflette”. Già, la saggezza popolare…
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    ATP 250 Marsiglia: Musetti esce di scena, secca sconfitta contro Machac

    Lorenzo Musetti a Marsiglia

    Lorenzo Musetti non ripete la buona prestazione dell’esordio all’ATP 250 di Marsiglia ed esce di scena al secondo turno, battuto nettamente dal ceco Tomas Machac (23enne, n.66 ATP). Lo score conclusivo, 6-3 6-2 in poco meno di un’ora e mezza di gioco, è specchio piuttosto fedele di una partita comandata dal ceco, bravo a tenere in mano i ritmi di gioco sia nei suoi game di servizio (sostenuto da una battuta discretamente efficace) che in risposta. Proprio la risposta di Machac ha creato enormi problemi all’azzurro: il ceco ha trovato con continuità palle profonde, spesso nei piedi del toscano, incapace di rigiocarle con efficacia e così costretto a perdere campo e rincorrere. Il modesto 39% di punti vinti con la seconda di servizio rivela quando Lorenzo abbia subito in questa fase di gioco, ma in generale non è riuscito a confermare quel che aveva mostrato nell’incontro di lunedì scorso nel torneo, la vittoria su Marterer.
    Anche oggi Musetti ha cercato di stazionare piuttosto vicino alla riga di fondo, per non aprire troppo il campo al rivale, ma l’atteggiamento molto aggressivo di Tomas e la sua facilità nell’impattare in anticipo gli ha consentito di governare la maggior parte degli scambi, forzando errori da parte dell’italiano. Anche in risposta Musetti c’ha provato, quasi mai ha stazionato molto dietro, ma i colpi perlopiù bloccati sono stati facile preda del rivale, davvero rapido con i piedi nel cercare la palla e attaccare. Inoltre Musetti ha subito molto gli attacchi con il diritto cross di Machac, un colpo davvero efficace gli ha aperto il campo per il successivo affondo o chiusura di volo.
    Seguendo l’incontro, è stata netta la sensazione di un Lorenzo che è sceso in campo provando a seguire un piano di gioco piuttosto aggressivo, ma non c’è riuscito per la maggior spinta e anticipo dell’avversario, e non è stato in grado di trovare una contromossa per ribaltare la situazione. Il non sfruttare le palle del contro break nel secondo set ha di fatto chiuso la partita. Lì poteva spingere di più, invece è rimasto ad attendere e il rivale non gli ha regato niente.
    Il primo set scorre sui turni di servizio. Machac salva un terzo game combattuto, ben dieci punti ma senza concedere palle break. Sul 3-2, è Musetti in difficoltà per la prima volta nel match, con il servizio che non lo aiuta affatto. Da 40-15 il gioco si complica, perde 4 punti di fila e concede una palla break. La cancella, ma niente può sulla seconda chance per il ceco, che con un bell’attacco e chiusura di volo strappa il break all’azzurro, portandosi 4-2. Cerca un’immediata reazione Musetti, rischia in risposta e provoca due errori di Tomas, per lo 0-30. Il ceco non si scompone, spinge col diritto e porta il game ai vantaggi. È preciso col diritto Machac, soprattutto col lungo linea. Musetti cerca di stazionare piuttosto vicino alla riga di fondo, ma subisce la profondità del palleggio del rivale, che vola 5-2. Nell’ottavo gioco Lorenzo ritrova la prima palla, e la musica cambia, comanda e chiude con il diritto un paio di ottimi scambi (3-5). Machac comanda il ritmo di gioco, spinge con sicurezza e chiude al primo set point sul 40-30 con un’accelerazione di rovescio lungo linea perfetta. Ha provato in risposta l’azzurro a togliere il comando delle operazioni al ceco, ma nonostante un tocco splendido non è riuscito a romperne il gran ritmo.
    Musetti scatta alla battuta nel secondo set, è subito in difficoltà. Machac risponde bene e comanda con colpi molto profondi, spostando l’azzurro a rincorrere a destra con due diritti cross molto aggressivi. Affronta due palle break Lorenzo sul 15-40. Un errore di diritto in scambio, davvero gratuito visto che la traiettoria era centrale, costa a Musetti un doloroso break in apertura. Inaspettato, arriva un aiuto dal ceco: prima un doppio fallo, poi un diritto sparacchiato malamente lungo, errori che gli costano il 15-40. Sfrutta la seconda palla break Lorenzo, punendo un tentativo di serve and volley del rivale un po’ spericolato. 1 pari. La scarsa fiducia di Musetti in questo periodo si vede nel terzo game sul 30 pari, sbaglia un tocco a un metro dalla rete per lui banale vista la sensibilità della sua mano. Gli costa un’altra palla break. Rapido Machac a guadagnare campo col diritto e chiudere con un comodo smash, di nuovo avanti 2-1 e servizio. La bagarre continua: crolla di nuovo sotto 0-40 il ceco, ma con coraggio si butta avanti e annulla le tre palle break. Completa la rimonta con un Ace, che fa volare Tomas 3-1. Un po’ passivo Musetti nelle palle break, ben giocate dal ceco, ma un po’ timide le risposte, era il momento di spingere di più. Il momento negativo continua per l’azzurro, che subisce l’aggressività in risposta del rivale e concede un secondo break sul 15-40, per il 4-1 Machac. Cerca una reazione l’azzurro, rischia l’attacco, la risposta a tutta e il rovescio vincente lungo linea, ma sono tentativi tardivi. Con un Ace Tomas annulla una palla break all’italiano e si porta 5-1 grazie all’efficacia del servizio, e chiude senza problemi l’incontro per 6-2, con l’ennesimo diritto vincente in avanzamento. Una vittoria meritata per Machac, che continua il suo buon momento di forma, al contrario di Musetti, ancora incapace di svoltare dal suo periodo negativo.
    Marco Mazzoni

    Tomas Machac vs [6] Lorenzo Musetti ATP Marseille Tomas Machac66 Lorenzo Musetti [6]32 Vincitore: Machac ServizioSvolgimentoSet 2T. Machac 15-0 ace 30-0 40-0 ace5-2 → 6-2L. Musetti 15-0 30-0 40-0 40-155-1 → 5-2T. Machac 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-40 ace A-40 ace4-1 → 5-1L. Musetti 15-0 15-15 15-30 15-403-1 → 4-1T. Machac 0-15 0-30 0-40 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 A-40 ace2-1 → 3-1L. Musetti 15-0 15-15 15-30 30-30 30-401-1 → 2-1T. Machac 0-15 15-15 15-30 df 15-40 30-40 ace1-0 → 1-1L. Musetti 15-0 ace 15-15 15-30 15-400-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1T. Machac 0-15 15-15 15-30 30-30 40-305-3 → 6-3L. Musetti 15-0 30-0 30-15 40-155-2 → 5-3T. Machac 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 A-404-2 → 5-2L. Musetti 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A3-2 → 4-2T. Machac 0-15 15-15 15-30 30-30 40-302-2 → 3-2L. Musetti 0-15 15-15 30-15 40-152-1 → 2-2T. Machac 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-401-1 → 2-1L. Musetti 15-0 30-0 30-15 40-15 ace1-0 → 1-1T. Machac 15-0 30-0 30-15 30-30 40-300-0 → 1-0
    Statistiche di Tomas Machac 🇨🇿:– **Serve Rating:** 281– **Aces:** 6– **Double Faults:** 1– **First Serve:** 45/66 (68%)– **First Serve Points Won:** 29/45 (64%)– **Second Serve Points Won:** 12/21 (57%)– **Break Points Saved:** 5/6 (83%)– **Service Games Played:** 9– **Return Rating:** 230– **First Serve Return Points Won:** 11/28 (39%)– **Second Serve Return Points Won:** 11/18 (61%)– **Break Points Converted:** 4/5 (80%)– **Return Games Played:** 8– **Service Points Won:** 41/66 (62%)– **Return Points Won:** 22/46 (48%)– **Total Points Won:** 63/112 (56%)
    Statistiche di Lorenzo Musetti 🇮🇹:– **Serve Rating:** 211– **Aces:** 2– **Double Faults:** 0– **First Serve:** 28/46 (61%)– **First Serve Points Won:** 17/28 (61%)– **Second Serve Points Won:** 7/18 (39%)– **Break Points Saved:** 1/5 (20%)– **Service Games Played:** 8– **Return Rating:** 106– **First Serve Return Points Won:** 16/45 (36%)– **Second Serve Return Points Won:** 9/21 (43%)– **Break Points Converted:** 1/6 (17%)– **Return Games Played:** 9– **Service Points Won:** 24/46 (52%)– **Return Points Won:** 25/66 (38%)– **Total Points Won:** 49/112 (44%) LEGGI TUTTO

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    Schwartzman: “In campo mi sento insicuro, ma riesco a godermi molte cose. Sul tour deve migliorare la vita dei giocatori”

    Diego Schwartzman (foto Getty Images)

    Diego Schwartzman è lentamente scomparso dai radar del grande tennis. Dopo anni di eccellenti risultati con vittorie di prestigio (ricordiamo quella su Nadal a Roma, per citarne una), il 31enne argentino è entrato in una crisi profonda che l’ha fatto scivolare addirittura fuori dalla top100 ATP. Quest’anno si è visto gli Australian Open da casa, dopo aver perso da Kudla al primo turno delle qualificazioni. Davvero uno smacco per un giocatore ancora sano dal punto di vista fisico e che solo due anni fa era a ridosso della top10, dopo esserci entrato nel 2020 (best di n.8). Tutto è iniziato nell’estate del 2022, quando da n.15 in classifica inanellò una serie di brutti risultati dopo Wimbledon, terminando quell’annata davvero male, 7 sconfitte di fila dopo US Open. In un’intervista raccontava di non aver cambiato praticamente niente nel suo tennis o routine di allenamento, ma una volta in partita il suo gioco non andava, spuntato in efficacia e intensità, esattamente i suoi marchi di fabbrica.
    Quando era al top, in campo sembrava un motorino instancabile, pronto ad aggredire ogni palla con velocità di piedi micidiale. Per sconfiggerlo dovevi sudare, tanto, non regalava mai niente a nessuno. Purtroppo la tendenza non si è invertita nel 2023, anno di risultati davvero modesti, che l’hanno portato anche a separarsi dal suo coach Chela. Con l’avvio della mini stagione su terra in America Latina, Diego è stato intervistato dal collega Jose Luis Domínguez sulle colonne del quotidiano di Buenos Aires La Nacion. Una bella intervista, a cuore aperto, nella quale Schwartzman non lesina critiche a se stesso, ma nemmeno all’ATP. Per l’argentino non c’è grande interesse nel rilanciare i tornei in Sud America, il focus ormai sono i mercati più ricchi ed emergenti. In attesa di vederlo in campo al Cordoba Open, dove debutta oggi contro Roman Burruchaga, figlio del campione del mondo di calcio con l’albiceleste a Mexico 86, riportiamo alcuni passaggi del pensiero di Diego.
    “Sto vivendo un momento particolare” racconta Schwartzman. “Da un lato sto imparando a godermi tutto ciò che sono riuscito a realizzare senza averlo immaginato. In molti momenti della mia carriera mi sono convinto che avrei potuto realizzare delle cose e che avrei potuto farle molto bene, ma non ero riuscito a godermi tutto ciò. È qualcosa di molto personale, penso che accada alla maggior parte degli atleti, che nel turbinio dello sport e della vita di tutti i giorni, diventa difficile fermarsi, godersi i traguardi raggiunti e ripensare da dove si proviene. Ora sono in un momento in cui mi sto godendo molte delle cose che ho grazie al tennis, giorno dopo giorno con le persone che mi circondano. Nello sport sta accadendo il contrario: è un momento complicato, sto vincendo poche partite, sentendomi più insicuro in campo, non mi accadeva da tanti anni. Penso che siano processi normali, in un’età in cui cominci ad avere tutte quelle analisi dentro la testa e cerchi di prendere altre strade. Sono più o meno a quel punto della mia vita”.
    Più pressione oggi o quando era top10? “Né più, né meno. Entro in campo e se perdo è una pugnalata. Non la prendo diversamente né per come sono andate le cose negli anni precedenti, né per la mia età, né per quello che posso avere al di fuori del tennis. Ti direi anche che fa più male, perché l’anno scorso ho fatto molte più cose di quelle che avevo fatto per uscire da un periodo negativo ed è stato il contrario, ogni giorno mi costava un po’ di più. Ma, al tempo stesso, ho sempre ben chiaro che lo sforzo che io e la mia squadra stiamo facendo è sempre al limite, cercando il modo migliore per uscire da un brutto momento. Oggi mi fa ancora male perdere e mi godo la vittoria come prima”.
    Molto sincere le parole dell’argentino relative alla competizione, alla classifica, al livello di gioco: “La classifica non mente mai, tanto meno nel tennis per come è fatta, il che è abbastanza crudele. Non mente. Se vinci le partite, sali; se perdi, torni indietro; se ti infortuni, vai indietro. L’unico modo per salire è vincere le partite. E possono dirmi: eri 8 al mondo, eri questo, eri quello. E adesso sono sotto al n.100 perché è la classifica che mi merito. Questo mi è sempre stato molto chiaro, motivo per cui non mi ha influenzato molto”.
    Realista, ma non pessimista, Diego ha voglia di riprendersi: “Ho sempre vissuto la mia carriera come un lavoro. Se sono in un brutto momento, cosa faccio, smetto? No, non ho intenzione di smettere. L’errore che avrei potuto fare era quello di lasciare quel che avevo sempre fatto. Faccio già molto e volevo fare di più. E questo, quando entri in un periodo negativo, non ti permette di pensare o analizzare le ragioni di ogni momento. Ed era la prima volta che mi succedeva in sei o sette anni. È stata un’esperienza di apprendimento. Ho iniziato a giocare più di quanto avessi giocato, per rompere gli schemi, per uscire dallo schema che avevo. Quando ho avuto di nuovo un calendario fisso, negli ultimi tre o quattro mesi dell’anno scorso, e mi sono organizzato senza pensare se vincevo o perdevo, dove avevo le mie settimane per allenarmi bene e prepararmi, è stato allora che le cose sono andate meglio. Sono sempre stato un giocatore che non si salva grazie a un servizio, non mi salva un colpo vincente, io ho bisogno di tre o quattro cose che funzionano assieme, e di essere ben allenato e ben preparato“.
    Nella parte finale dell’intervista, Diego parla dei tornei, dei soldi e delle difficoltà di chi non è tra i top player, di quello che a suo dire potrebbero fare i tornei e l’ATP per migliorare la vita dei professionisti. Schwartzman ripete più volte che un giocatore al 100 del mondo è un grandissimo professionista, il centesimo miglior atleta di uno sport globale, e per questo si meriterebbe di più rispetto a quello che ottiene, non solo come denaro ma anche come aiuti e attenzione. “Il tennis è uno sport, in termini di regole e condizioni, in cui tutti devono avere una prospettiva diversa. Alcuni credono che ci siano meno opportunità per chi è ai primi passi sul tour ATP, per altri è un bene per promuovere solo i tornei più grandi. Ciò con cui non sono completamente d’accordo sono gli standard del tennis. C’è molto margine di miglioramento. Dove? Parlo di quello che il torneo deve dare al di là della parte economica. I tornei si concentrano sul pagamento di buoni premi in denaro, poi vediamo come risolvere tutto il resto. Ed è qui che il servizio ai giocatori potrebbe migliorare. Cosa? Intanto le strutture, come e dove allenarsi, i pasti. È secondario per un giocatore che è tra i primi 30 o 40? Sì, nessuno di loro avrà problemi a pagare un pasto in più, una stanza in più, un giorno in più. Ora, chi è un passo più indietro, chi entra per la prima volta nella Top 100, deve pensare se può viaggiare con un preparatore atletico, se viaggia con un fisioterapista, se viaggia in buona compagnia, perché il torneo non li aiuterà in nessun tipo di struttura per la sua squadra, mi sembra una follia. Chiunque sia all’80°, 90° o 150° posto e abbia l’opportunità di giocare tornei più grandi, dovrebbe avere gli strumenti per svolgere bene il proprio lavoro. E stiamo parlando di uno sport in cui sono presenti i migliori dell’élite. È qui che c’è molto margine di miglioramento. Poi entri nell’economia di ogni torneo, qualcosa che molti di noi non conoscono e ogni torneo è particolare. Ma secondo questi standard, per i giocatori di seconda o terza linea, i tornei hanno spazio per aiutarli molto di più, è lì che dovrebbero crescere”.
    “Il mondo arabo nel tennis? Guarda, questo è un altro punto. All’ATP interessa poco, o non presta attenzione, al tour sudamericano, il tour sulla terra. L’ATP non concede molte agevolazioni quando Buenos Aires cerca di diventare un torneo 500, per migliorare. È come se ci fossimo dimenticati del mondo in questo senso, ma accade perché compaiano altre regioni con tanti soldi, senza nominare nessuno in particolare. Penso che sia un bene per tutti. Non vedrò mai nulla di negativo nel generare tornei e possibilità. Successivamente ogni giocatore sceglierà cosa fare, se andarci o preferire un altro tour, se preferire la parte economica o quella competitiva. Quando ci sono più possibilità sono situazioni positive per i giocatori, a prescindere dalla regione, ma è indubbio che si faccia poco per il tour in Sud America” conclude Diego.
    Tanti temi, e parole che trasmettono dolore e passione. Quella che ha spinto un ragazzo minuto, senza soldi, senza un team forte, senza aiuti esterni, a scalare montagne per cavalcare il suo sogno, diventare un buon professionista. Vendeva collanine di plastica con la madre per racimolare qualche soldo per allenarsi. È stato gran viaggio quello di Schwartzman, gli auguriamo di godersi ancora la propria passione per il tennis. Nonostante tutto.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO