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    Rivelate le tre strutture di Melbourne che ospiteranno giocatori e staff al prossimo Australian Open

    Dopo molte voci non confermate, il Sydney Morning Herald ha rivelato il nome delle tre strutture alberghiere che ospiteranno giocatori e staff nel periodo di quarantena obbligatoria pre-Australian Open a Melbourne. Si tratta degli hotel Grand Hyatt, Pullman Albert Park e the View su St Kilda Road. Giocatori e assistenti saranno costretti ad espletare una quarantena […] LEGGI TUTTO

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    Del Potro perde papà Daniel Horacio, deceduto a 63 anni

    Gravissimo lutto per lo sfortunato campione Juan Martin Del Potro. La Nacion, quotidiano di Buenos Aires, riporta che oggi a soli 63 anni è deceduto Daniel Horacio Del Potro, papà del tennista albiceleste. Si era sottoposto lo scorso dicembre ad una delicata operazione cardiaca, dalla quale non si era mai ripreso completamente, tanto da aver […] LEGGI TUTTO

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    Roddick: “Sinner? Mi ricorda Robin Soderling”

    Nell’interessante serie di contributi rilasciati a Tennis Channel, Andy Roddick (ex n.1 nel 2003) ha parlato anche del nostro Jannik Sinner, elogiandone talento, disciplina e gioco. Tra i diversi numeri impressionanti già segnati dal 19enne azzurro, Roddick ha ricordato come  Jannik è sia stato davvero un osso duro per Nadal a Roland Garros nel loro […] LEGGI TUTTO

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    Nei Masters 1000 sul duro Hawk-Eye Live sostituirà i giudici di linea. E su terra?

    Il sistema Hawk Eye

    L’indiscrezione arriva da Simon Cambers, collega inglese collaboratore per molte testate internazionali. Secondo Cambers, l’ATP ha deciso di introdurre il sistema Hawk-Eye Live in tutti i Masters 1000 sui campi veloci al posto dei giudici di linea, per venire incontro ai protocolli anti-covid e ridurre il numero di persone presenti ai tornei.
    Il sistema è stato già ampiamente testato lo scorso anno: Hawk-Eye Live è stato utilizzato al posto dei giudici di linea per la prima volta sul tour ATP al Western and Southern Open (tenutosi a Flushing Meadows), quindi anche nello Slam della “grande mela” su 15 dei 17 campi in uso, con i giudici di linea presenti solo su Arthur Ashe e Louis Armstrong.
    Il passaggio, a suo modo storico, è dibattuto da molto tempo. C’è chi ancora non si fida molto del sistema, che è assai accurato ma non sicuro al 100%. Resta una “simulazione” elettronica, non c’è una evidenza empirica – come invece il rivale FoxTenn che funziona su telecamere ad altissima velocità che inquadrano senza ombra di dubbio il punto reale di impatto della palla sul terreno di gioco. Rari ma si sono verificati degli errori, con proteste veementi da parte dei giocatori defraudati.
    I tennisti sembrano accettare il cambiamento. Kevin Anderson (che in primavera sarà eletto Presidente del Player Council appena rinnovato) così si è espresso sull’argomento: “Ne abbiamo parlato (al Player Council), non sapevo ancora che fosse una decisione ufficiale su tutta la linea. Certamente sembra che le cose stiano andando in quella direzione. Il sistema funziona davvero, davvero bene. Penso che elimini completamente qualsiasi congettura. Questo tipo di automazione sta prendendo piede in tutto il mondo dello sport, in così tanti settori diversi. La decisione ha un senso, soprattutto in questo periodo. Dico che probabilmente il Covid sta accelerando il processo, perché riduce decisamente l’interazione umana, ma prima o poi si sarebbe arrivati a questo”.

    Lo scorso ottobre anche il n.1 Djokovic si era espresso a favore dell’introduzione di “occhio di falco” su ogni riga del campo: “Con tutto il mio rispetto per la tradizione e la cultura che abbiamo in questo sport, quando si tratta di persone presenti in campo durante una partita inclusi i giudici di linea, non vedo davvero un motivo per cui ogni singolo torneo in questa era tecnologicamente avanzata non debba usufruire del sistema che abbiamo avuto durante i tornei di Cincinnati e US Open. La tecnologia è così precisa, non c’è assolutamente alcun motivo per cui dover mantenere i giudici di linea in campo. È la mia opinione.” Alcuni ironizzarono sul fattaccio di New York, con Novak che colpì accidentalmente una giudice di linea, finendo squalificato… ma in realtà, il serbo si era espresso a favore del sistema già dopo i primi test – molto positivi – delle NextGen ATP Finals di Milano.
    Anche Daniil Medvedev si era espresso in modo convinto a favore del cambiamento: “Le abbiamo scoperte a Milano, il sistema è veloce, non commette errori, mi è piaciuto molto. In ogni altro sport ci sono innovazioni, il tennis non deve restare indietro. Un sistema come Hawk-Eye senza giudici rende le chiamate più giuste”.
    Si parla già del possibile avvento del sistema anche negli ATP 500 (all’inizio non tutti) e forse anche a Wimbledon, torneo da sempre molto attaccato alle tradizioni, ma in altri aspetti invece innovatore.
    E la terra battuta? Qua si entra in un ginepraio, tra i “modernisti” che chiedono a gran voce uniformità e la possibilità di richiedere una verifica, nonostante sul rosso resti il segno reale dell’impatto, e chi invece difende la tradizione, aggrappandosi sulla possibilità di verificare il vero segno della palla, rendendo inutile il sistema elettronico. L’ATP sta vagliando il da farsi, annunciando di aver introdotto per il 2021 un test di controllo elettronico delle chiamate (non Hawk-Eye) in sei tornei su terra battuta, due per ogni categoria. Non è stato tuttavia specificato in quali tornei i test saranno effettuati. Essendo solo 3 i 1000 su terra rossa, è molto probabile che questi test siano effettuati anche ai nostri Internazionali BNL d’Italia.
    Tra i giocatori che spingono per il sistema elettronico anche su terra, troviamo Dominic Thiem: “Sosterrei al 100% Hawk-Eye sulla terra battuta, penso che sarebbe giusto per tutti se Hawk-Eye fosse operativo anche sul rosso”. Roland Garros resta l’unico dei quattro Slam a non utilizzare un sistema di revisione elettronica, ma nell’edizione 2020 molti giocatori di alto livello hanno affermato con decisione che è arrivata ora di usarlo. Per quanto i francesi resteranno arroccati sulla tradizione? Ultima domanda: quanto il tennis perderebbe dal punto di vista umano cancellando la figura del giudice di linea? C’è anche un piccolo aspetto pratico: molti Giudici di sedia iniziano il proprio percorso verso la direzione di un match dal giudicare una linea del campo.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Roddick: “Tsitsipas? Deve imparare a vincere quando gioca male”

    Stefanos Tsitsipas, n.6 del ranking

    Cosa manca a Stefanos Tsitsipas per diventare un vero campione? Imparare a vincere le partite quando non riesce a giocare il suo miglior tennis. Parole e musica di Andy Roddick, ex n.1 statunitense, oggi apprezzato opinionista a Tennis Channel. In un servizio sul canale tv, Andy ha parlato di alcuni dei giovani emergenti. Roddick considera Medvedev come tennista molto abile sul piano tattico, ma ancora incapace di giocare tutto un torneo al massimo livello. Adora i colpi di Shapovalov, ma è ancora lontano come continuità di prestazione, non lo vede vincere un grandissimo torneo a breve.
    Andy pensa che Tsitsipas abbia un tennis molto completo e vincente, ma il suo limite sia relativo al carattere, in particolare nell’affrontare i momenti “no”, le giornate in cui non tutto gli riesce come vorrebbe. “Vorrei vedere Stefanos Tsitsipas fare meglio nelle sue brutte giornate, capita ad ogni sportivo di non riuscire a dare il massimo ad ogni partita. Quando riesce a giocare al suo livello più alto, non è in discussione, è un grandissimo tennista. Quando sta “volando in alto” ha una capacità di tirare grandi colpi pazzesca, è bellissimo da vedere e molto forte. Penso che l’unica cosa che lo separa dalla vetta del gioco in questo momento è quando si ritrovare a navigare “nel terzo regno”, ossia quando non ha un bel feeling con la palla e non gli riescono le sue giocate. In quelle occasioni esterna una frustrazione che lo penalizza anche nei confronti dell’avversario, che lo vede in difficoltà. Qua deve migliorare, deve trovare una via d’uscita per non uscire dal match, deve reagire e trovare in ogni modo la strada per girare la partita a suo favore. Ritengo sia la cosa più importante per lui adesso, forse ha solo bisogno di altra esperienza per farcela, credo riuscirà a compiere questo passo in futuro”.

    Forse il buon Stefanos potrebbe comprare e leggere una copia del mitico “Winning Ugly” di Brad Gilbert, in cui l’ex top1o USA e poi coach (tra gli altri di Andre Agassi) spiega con molti dettagli come vincere “sporco”, non nel senso di ingannare ma cavandosi fuori da situazioni e momenti delicati con visione e astuzia, massimizzando i momenti negativi di incontro che sta girando male. Battute a parte, concordiamo sulla riflessione di Roddick: a livello di capacità di “lotta”, Tsitsipas è ancora indietro rispetto ai due supercampioni Nadal e Djokovic, ma anche rispetto a Thiem e Medvedev, o altri ottimi giocatori più dietro in classifica (Schwartzman o Carreno Busta, per citarne un paio) ma assai tosti sul piano agonistico.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Peroni diventa “birra ufficiale” degli Australian Open

    Birra Peroni Nastro Azzurro

    La comunicazione arriva direttamente dal sito ufficiale degli Australian Open: Birra Peroni è diventata partner ufficiale del torneo dall’edizione di quest’anno. Dopo Lavazza con il caffè, un altro storico marchio dell’agroalimentare italiano collabora con uno Slam.
    Ben Slack, Chief Revenue and Experiential Officer del torneo ha dichiarato:”È sempre entusiasmante accogliere nuovi marchi nella famiglia degli Australian Open e non vediamo l’ora di lavorare con Peroni per offrire una gamma di esperienze premium ai nostri fan durante il torneo. Il nostro obiettivo è creare momenti sorprendenti e memorabili per i nostri fan e ospiti all’Australian Open, una visione condivisa da Peroni, non vediamo l’ora di vedere crescere la partnership”.

    Un nuovissimo “Peroni Aperitivo Bar” progettato su misura per il torneo 2021 porterà la più genuina ospitalità italiana all’AO. Situata all’interno della zona della Rod Laver Arena e con facile accesso allo stadio, quest’area bar sarà un novità per i fan. Lo spazio è stato progettato prendendo ispirazione dalla classica architettura italiana, con una tavolozza di blu e bianco che crea una sorta di oasi mediterranea a bordo campo. L’iconico nastro blu Peroni si riflette nella forma del bar, nei mobili e in una serie di suggestive “aree salotto con nastro blu”.
    “Peroni è sinonimo di stile ed è naturalmente a suo agio in ogni occasione premium. Attraverso la nostra partnership con l’Australian Open, miriamo ad elevare l’offerta di ospitalità del tennis e portare nuove esperienze ai fan, nei loro luoghi preferiti e anche a casa”, afferma Brian Phan, Direttore generale del marketing per CUB.
    La partnership include anche i diritti per la somministrazione di birra in ristoranti, bar e punti vendita di cibo in tutto il distretto dell’Australian Open Melbourne Park.
    La Società Birra Peroni nacque nel 1846 per iniziativa di Francesco Peroni a Vigevano. Nel 1963 venne lanciata sul mercato la linea Nastro Azzurro, il cui nome deriva dalla vittoria nel 1933 del “Nastro Azzurro dell’Atlantico” da parte del transatlantico italiano Rex. Nel novembre del 2016 il marchio è di proprietà dell’azienza giapponese Asahi Breweries.

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    Dayana Yastremska positiva ad un controllo antidoping. Tracce di Mesterolone nelle sue urine

    Dayana Yastremska

    L’ucraina Dayana Yastremska è stata sospesa in via provvisoria dal WTA Tour per esser risultata positiva ad una sostanza proibita lo scorso 24 novembre. È la stessa atleta a darne notizia attraverso il proprio profilo Twitter. Da un controllo effettuato fuori dalle competizioni, il laboratorio di Monteral (Canada) della WADA ha rilevato tracce di Mesterolone, una sostanza vietata dai protocolli antidoping.
    La positività le era già stata notificata lo scorso 22 dicembre, con la possibilità data alla tennista di fare ricorso ad un tribunale indipendente per ascoltare la sua difesa e chiedere la cancellazione di questa sospensione provvisoria; ma al momento Dayana non ha mosso alcun passo in questo senso.
    Ecco la nota scritta da Yastremska in merito alla faccenda: “Pochi giorni fa ho ricevuto dall’ITF la notizia di esser risultata positiva ad un controllo antidoping, rintracciato il metabolite del Mesterolone lo scorso 24 novembre.

    Dichiaro fermamente di non aver mai fatto uso di sostanze proibite per migliorare la mia prestazione.
    Sono stupita e sotto choc, soprattutto perché due settimane prima del test positivo – il 9 novembre 2020 – sono risultata negativa ad un controllo durante il torneo di Linz. Dopo questo torneo, l’ultimo dell’anno, mi sono fermata per riposare prima di riprendere gli allenamenti per la nuova stagione.
    Nelle mie urine è stata rinvenuta una concentrazione molto bassa di Mesterolone. Vista la concentrazione molto bassa, e che ero risultata non positiva solo due settimane prima, ho avuto una consulenza scientifica dalla quale risulta che questo potrebbe esser dovuto ad una contaminazione. Allo stesso tempo sono stata informata del fatto che questa sostanza è rintracciabile in alcuni medicamenti per uomini e che le donne vengono avvertite di non usarli a causa degli effetti negativi che provoca. 
    Restando fiduciosa sullo svolgimento della questione, capirete che non mi sento in grado di fornire ulteriori spiegazioni sulla vicenda. Allo stesso tempo, vi informo che sto continuando a lavorare col mio team e posso assicurarvi che sono assolutamente determinata a fare tutto il necessario perché il mio nome resti pulito”.
    Il Mesterolone è un androgeno e steroide anabolizzante, utilizzato principalmente nel trattamento dei bassi livelli di testosterone.
    Seguiremo gi sviluppi della faccenda

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    Bob Brett, storico coach di Becker e Ivanisevic, ci lascia a 67 anni

    Bob Brett con Boris Becker

    Il mondo della racchetta oggi piange Bob Brett, scomparso a 67 anni. Da tempo lottava contro un tumore. Nel corso di una longeva e fortunata carriera lunga 46 anni, l’australiano ha lavorato con campioni come Johan Kriek, Boris Becker, Goran Ivanisevic e Marin Cilic, oltre a molte federazioni nazionali. La sua serietà e metodologia l’hanno elevato a vero mentore per centinaia di allenatori a livello internazonale. Ha lavorato per molti anni in liguria, fondando a Sanremo la Bob Brett Tennis Academy nel 2002.
    Nel novembre 2020, è stato premiato all’unanimità dai suoi colleghi del “Tim Gullikson Career Coach Award”.
    Brett spiccava tra i colleghi per la sua notevole devozione al lavoro e attenzione per i suoi assistiti, che guidava con grande maestria e pazienza. Si è dedicato alla professione entrando nel mondo del tennis di alto livello sin da giovane età, da devoto allievo del leggendario allenatore australiano Hopman, suo mentore fino alla sua morte nel 1985. Di Hompan disse: “Ho tratto enorme beneficio dalla mia collaborazione con Harry Hopman. Non l’ho copiato, ma molto mi ha ispirato. Il lavoro e la ripetizione sono la chiave di una partnership giocatore-allenatore. Un giocatore deve essere mentalmente duro, con la capacità di eseguire i suoi migliori colpi sotto pressione. È sempre una battaglia tra la testa del tuo giocatore contro la personalità dell’altro. Puoi quindi guidare, fornire loro esempi e parlare di storia, ma alla fine devi tirare fuori le qualità di un giocatore, non solo tecniche ma soprattutto morali. Inoltre, devi avere un occhio che attento ai dettagli, al massimo livello sono le piccole cose a fare la differenza”.

    Brett era una persona premurosa, se ne stava sempre composto in panchina durante i match dei propri giocatori, guidandoli con fair play e classe, tanto da mantenere relazioni positive con ciascuno dei suoi assistiti anche al termine delle loro collaborazioni.
    Moltissime sono state le partnerships di Brett: ha condotto Andrei Medvedev alla finale del Roland Garros del 1999, ha portato Nicolas Kiefer al numero 4 del mondo partendo dalle retrovie, ha formato Mario Ancic, ospitandolo nella sua accademia, quindi Marin Cilic. Ha lavorato in precedenza con Harold Solomon, John Lloyd, Peter McNamara e Paul McNamee.
    Di lui Boris Becker ha scritto nella propria autobiografia: “Quando Bosch ha lasciato il mio angolo, ho dovuto trovare un nuovo allenatore, ma Tiriac era contro la mia scelta, l’australiano Bob Brett. ‘Lui? Cosa ha di cui potresti aver bisogno? Non è mai stato in una finale di Wimbledon! Come potresti avere rispetto per lui?’ Ma invece Brett era un duro, esattamente quello di cui avevo bisogno. Mi ha fatto capire molto chiaramente cosa si aspettava da me: disponibilità, disciplina, forza di volontà, puntualità. Tre ore di allenamento al mattino, tre ore al pomeriggio. ‘Quello che fai dopo non mi interessa.’ Era un puro rapporto tra professionisti. Brett mi ha trattato come un adulto, anche se ero molto giovane, mi ha dato rispetto e responsabilizzato. Fu importantissimo per me”.
    Moltissimi i messaggi di cordoglio dal mondo del tennis. Scegliamo quello di Riccardo Piatti, che lo ricorda con affetto: “Really saddened to hear about the passing of a great tennis coach but mostly of a mentor and friend. It’s been an honor and a pleasure to meet you. You’ll be missed. Rest in peace Bob. All my condolences to Caroline and Katarina”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO