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    Davis Cup: ITF e Kosmos trovano un accordo per risolvere le cause legali

    La drastica rottura degli accordi tra ITF e Kosmos (la società sportiva dell’ex stella del Barcellona Gerard Piquè) sull’organizzazione della Davis Cup, avvenuta nel gennaio del 2023, aveva dato il via ad una serie di cause legali per dirimere le tante questioni aperte. Contratti non rispettati, accuse reciproche, …come si dice in gergo erano “volati gli stracci” visto il deludente riscontro della rivoluzione del 2019 della più antica competizione sportiva nazionale a squadre di tutti gli sport (1900). È arrivato un comunicato dalla ITF che annuncia la conclusione della vicenda attraverso un accordo tra le parti.
    “Kosmos e la Federazione Internazionale Tennis (ITF) hanno raggiunto una risoluzione amichevole in merito ai loro precedenti disaccordi contrattuali relativi all’organizzazione della Coppa Davis. Entrambe le organizzazioni si augurano reciprocamente successo nei loro progetti futuri”, questo lo stringato comunicato rilasciato alla stampa dalla ITF.
    Dopo anni di polemiche e ipotesi di cambiamento andati a vuoto, ITF si era affidata a Kosmos per innovare la Coppa Davis. Dal 2019 si cambiò tutto, con una fase a gironi nel cuore della stagione, l’eliminazione degli scontri casa-trasferta e una final 8 in sede unica per decidere la nazione vincitrice. Un cambiamento drastico che scatenò moltissime polemiche, tra chi festeggiava per la rottura di uno status quo non soddisfacente da anni e chi invece sottolineava le carenze e forti problematiche della nuova formula. In particolare non convinceva un programma giornaliero troppo lungo con match che finivano a notte inoltrata, molte sfide tra due nazioni in un paese terzo con spalti miseramente vuoti e la perdita di identità per la mancanza del tifo casalingo, che era un po’ il sale dell’evento. Questi i problemi principali del format targato Kosmos.
    Dopo il clamoroso passo indietro di Kosmos e un paio di stagioni con la competizione di nuovo in mano all’ITF (ma ancora col format di Kosmos in parte corretto), si è arrivati al nuovo formato di quest’anno, con il ritorno delle sfide casa-trasferta che eliminano la fase a gironi di settembre e il mantenimento della finale in sede unica, quest’anno prevista a Bologna a novembre, con l’Italia campione nelle ultime due edizioni a caccia del tris.
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    Zverev, crisi profonda. La cruda ammissione dopo la sconfitta vs. Fils: “Ultimamente ho perso molte partite nelle quali sentivo di non avere il controllo”

    Alexander Zverev a Miami

    Nel tennis si dice che la miglior medicina per invertire un momento non positivo sia ritrovare qualche vittoria convincente, ancor più se arrivata lottando e superando momenti difficili. In questo caso la sconfitta sofferta da Alexander Zverev negli ottavi di finale al Masters 1000 di Miami da Arthur Fils porta il tedesco sul sentiero opposto, acuendo dubbi e caricando nella sua testa nuove tensioni e incertezze. Fils ha meritato il successo: ha disputato una partita offensiva e consistente, con una spinta da fondo campo a tratti irresistibile, ed è stato anche bravo a superare un problema alla schiena che pareva averlo messo k.o., ma il parigino è un tipo davvero tosto a livello di agonismo. Questo non si può proprio dire per la versione di ieri di Zverev, che avanti 3-1 nel terzo set si è messo a giochicchiare un tennis quasi stucchevole, palleggiando senza impeto, “gigioneggiando” in attesa degli eventi invece di approfittare del vantaggio per spingere a tutta, servire alla grande e così staccare il rivale. Evidentemente qualcosa si è rotto nella testa di Sasha, e c’è un giorno preciso segna questa frattura nella sua fiducia: il 26 gennaio 2025, quando Jannik Sinner lo sconfisse piuttosto nettamente nella finale degli Australian Open. Da lì in avanti il tedesco ha avuto l’incredibile opportunità di superare l’azzurro nel ranking e diventare n.1 del mondo visto lo stop di tre mesi subito da Jannik. Grande opportunità, forse unica, che ha caricato sulle spalle del tedesco una pressione enorme.
    Purtroppo per lui, la secca sconfitta subita a Melbourne e il contesto che si è creato con la potenziale corsa alla vetta della classifica invece di aizzare la sua competitività l’ha completate schiacciato. Un dato numerico è clamoroso: dopo l’Australian Open Zverev è sceso in campo in altri 5 tornei, con 3250 punti potenzialmente a disposizione. Ne ha conquistati solo 310, ossia il 9,5%, attestandosi nella Race 2025 a 1665 punti. Altro che rincorsa e sorpasso a Sinner… La chance per passare Jannik prima del rientro (Roma, inizio maggio) per lui c’è ancora, ma sembra solo teorica: dovrebbe vincere tutte le partite tra Monte Carlo, Monaco di Baviera e Madrid. Lo Zverev attuale fa fatica in ogni torneo, quindi Sinner sembra proprio che possa dormire sonni molto, molto tranquilli…
    La situazione negativa di Zverev è confermata pienamente dalle sue parole pronunciate a Miami dopo la sconfitta di ieri negli ottavi. Poche dichiarazioni, ma significative. La conferma che qualcosa dentro di lui non va.
    “Non lo so” inizia Sasha. “Ultimamente ho perso molte partite in cui mi sentivo come se… non avessi il controllo. Oggi è successo qualcosa di simile, quindi devo concentrarmi su me stesso più di ogni altra cosa”.
    “Penso di aver giocato molto meglio qui rispetto alle ultime settimane, questo è certo e positivo, ma ero in vantaggio nel terzo set… non c’è motivo di perdere una partita del genere. È successo che ho perso quattro game di fila o qualcosa del genere. A Indian Wells ho servito per vincere la partita, a Rio ero avanti 4-1 nel terzo, a Buenos Aires ero avanti di un set e un break. Sto perdendo tante partite da una posizione molto favorevole, vicino a chiuderle. Questo devo riuscire a cambiarlo.”
    Chiedono a Zverev se trova un denominatore comune a questo tipo di sconfitte. Laconica la risposta: “Non lo so in questo momento. Parlerò con le persone intorno a me, con le persone con cui lavoro… ma in questo momento non lo so.”
    Una conferenza stampa ricca di delusione, sconsolante, che conferma come Zverev sia lontanissimo dalla sua miglior forma e ancor più della prospettiva di scalzare Sinner dal trono del tennis. Altro che n.1, da settimane il gioco del tedesco è lontano da quello di un top 10. Presto sarà terra battuta, che Sasha vedremo?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Paolini torna a sorridere: “Ho ritrovato la fiducia. Sinner al n.1 ci dà grande motivazione”

    Jasmine Paolini a Miami (foto Instagram)

    Sorridere per certe persone è molto più di un semplice momento di leggerezza e benessere, è una necessità. È qualcosa di indispensabile per tirare fuori il meglio di te stesso, altrimenti la pesantezza d’animo diventa un macigno insostenibile che fiacca spirito e gambe, rendendo impossibile performare al massimo. Jasmine Paolini rientra a pieno in questa categoria. L’abbiamo visto nel suo 2024 magico quando, sospinta da una condizione atletica straripante e voglia di divertirsi facendo quel che ama più di ogni altra cosa, ha condotto una stagione pazzesca, probabilmente la migliore di sempre per una tennista italiana o molto vicina a quelle di Schiavone e Pennetta coronate con un titolo Slam. Paolini è energia che si autoalimenta con la naturalezza di chi ogni giorno sorprende se stesso perché sente di riuscire a dare il proprio meglio abbinando qualità tecniche a potenza e vigore, e godendo di questo stato di “flow” positivo cavalca l’attimo, i punti, i set e vince gli incontri, andando oltre limiti solo immaginari poiché quasi sempre vengono imposti da altri. Jasmine sorride perché intuisce la bellezza di quel che sta vivendo: il privilegio di calcare i campi più belli del mondo, e riesce a divertirsi pur nella durezza di una competizione feroce. Solo così il diritto diventa carico di dinamite, il rovescio è preciso e ficcante, gli schemi passano da difesa ad attacco con due caviglie che scattano con la stessa potenza di un razzo destinato nello spazio. Solo con questa voglia matta di vivere e sorridere si può fare quello che fa Jasmine.
    Era abbastanza scontato che ripartire nel 2025 sarebbe stato più complesso, e così è stato. Meno vittorie, qualche incertezza e soprattutto quei sorrisi radiosi si erano diradati, aprendo il fianco a una tensione difficile da superare. Il peso delle aspettative, la difficoltà di confermarsi, due nemici insidiosissimi. Per questo il torneo di Miami è un passaggio fondamentale per Paolini. Non solo riporta la nostra campionessa tra le migliori quattro di un WTA 1000, a sfidare Sabalenka, ma restituisce a tutti e in primis a lei quella forza e leggerezza che esterna in sorrisi ampi, profondi. Bellissimi. Jasmine si è fatta largo nel torneo tornando a giocare con potenza e intensità, rapida nel colpire la palla quanto nella lettura delle situazioni di gioco. Non ha più subito le iniziative delle avversarie, come in recenti sconfitte, ma è andata a prendersi il campo con quel vigore e scioltezza che l’hanno issata a una manciata di game da vincere Wimbledon la scorsa estate. Il servizio è tornato a sostenere la sua spinta, ma è soprattutto l’attitudine ad essere tornata vincente, che siano le pallate da Osaka da contenere o le palle più scomode di una Linette non cambia: comando io, vario colpi e rotazioni, gestisco io il punto. E me lo prendo. Con un grande sorriso che esterna tutta la gioia per riuscire a realizzare con il gioco la miglior versione di se stessa. Una soddisfazione che lucchese non nasconde nelle parole pronunciate dopo la vittoria sulla polacca nei quarti di Miami.
    “È stato difficile, abbiamo dovuto aspettare per tanto tempo negli spogliatoi prima di scendere in campo. L’attesa è stata lunga” racconta Paolini. “Sono molto contenta per questa vittoria: l’ultima volta l’avevo affrontata a Pechino e avevo perso malamente. Lei gioca bene e spinge tanto, per questo sono molto soddisfatta della mia gestione della partita. Durante l’attesa mi sono confrontata con il mio team, ho mangiato qualcosa, ho scherzato un po’ con loro: insomma ho cercato di stemperare la tensione”.
    Si torna al punto di partenza dell’analisi: stemperare la tensione, vedere con lucidità il contesto e la bellezza del ritrovarsi a giocare con una avversaria tosta una partita molto importante, e quindi scendere in campo a giocare pensando a divertirsi, non alle paure più disparate. Così Paolini c’è, è leggera e potente, e il suo tennis diventa poderoso.
    “Per me è stata una giornata fantastica, mi sono divertita molto in campo e sono felice di aver vinto: il giorno perfetto” racconta Jasmine. “Spesso mi sono ritrovata ad affrontare delle palle break, dopo essere stata avanti 30-0. Il fatto è che su questi campi così rapidi conta servire bene, ma anche essere consistenti nel palleggio. È quello che ho cercato di fare, quando mi sono trovata in difficoltà. Quest’anno non penso di aver giocato così male, fin qui, ma di certo non ho ottenuto dei grandi risultati. In realtà però ho spesso perso contro avversarie di qualità. Mi sono sempre ripetuta che ero lì, non ero distante dalle migliori. Avevo solo bisogno di un po’ di fiducia, che forse è arrivata proprio in questo torneo di Miami”.
    Due parole sul momento del tennis italiano: “Avere un numero 1 del mondo come Jannik Sinner aiuta molto la visibilità del tennis italiano, lui è incredibile e ci dà grande motivazione. Ma in generale siamo una squadra. Ci spingiamo a vicenda quando vediamo che qualcuno può fare un grande risultato, tanto che anche gli altri ci credono e i risultati arrivano. Ormai siamo davvero tanti… scherzavamo su questo, con Lorenzo e Matteo, ma la sensazione è davvero molto piacevole. Abbiamo modo anche di parlare delle nostre vite, fuori dal campo: quando stavo aspettando di scendere in campo ho visto Lorenzo e gli ho chiesto di Ludovico, suo figlio: quel bambino è fantastico”.
    “Siamo in semifinale, quindi è bello giocare questo tipo di partite. Mi ritengo fortunata a giocare questo tipo di partite. Spero di fare una buona prestazione e di godermi la partita, perché per me è importante”. Di nuovo: godermi la partita. Mi ritengo fortunata. È bello giocare… Queste sono le parole che racchiudono l’essenza di Jasmine, la sua differenza. Fare quel che ama con l’animo di chi vive ogni giorno come un dono, e questo la porta a dare il meglio. Leggerezza, sorriso, voglia di vincere. Forse non ci rendiamo conto di che dono abbiamo ricevuto trovando una persona come Jasmine nel nostro sport.
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    Masters 1000 Miami: Musetti parte bene, poi Djokovic reagisce, mette la quinta e lo travolge

    Lorenzo Musetti (foto ATP.com)

    Il miglior Novak Djokovic del 2025 infligge a Lorenzo Musetti una secca sconfitta negli ottavi di finale del Masters 1000 di Miami. Il serbo rimonta un break subito in apertura e dopo un suo “classico” litigio con il giudice di sedia per un warning (time violation al servizio) diventa una vera “furia” in risposta, prendendo possesso del match e vincendo ben 9 giochi di fila. L’ex n.1 del mondo chiude l’incontro con un secco 6-2 6-2 e si qualifica ai quarti di finale del secondo mille in stagione. E pensare che la partita nei primi minuti lasciava intravedere una trama assai più complessa e intrigante per Musetti… L’azzurro infatti è scattato molto sicuro, con colpi potenti e precisi, un buon piglio offensivo e risposte ficcanti. Si è preso subito un break di vantaggio e l’ha consolidato sul 2-0. Bravo a tagliare l’angolo, variare col back di rovescio e reggere alla grande il ritmo del rivale, Lorenzo sembrava in grado di far partita pari e anzi quando lo scambio si allungava era il serbo a mostrare evidenti segni di fatica e poco fiato. Purtroppo l’onda azzurra si è scontrata malamente con il durissimo scoglio serbo e la partita è girata in un amen. La reazione del “Djoker” al break subito è stata violenta e pure quella discussione con il giudice di sedia ha forse ancor più acceso Novak, bravissimo come sempre a trasformare in energia e “benzina” ogni carico di adrenalina, che sia beccandosi col suo angolo, col pubblico o l’arbitro. Tuttavia la sconfitta netta di Lorenzo si spiega soprattutto per la qualità tecnico-tattica di Djokovic, abbinata al suo straordinario agonismo e pure una condizione fisica che è parsa in netto crescendo rispetto alle sue ultime uscite.
    Dopo un eccellente avvio e break iniziale, Musetti è andato nettamente sotto per due decisive contro mosse di Djokovic, che l’azzurro non è riuscito a contenere e gestire: il salto di qualità dell’ex n.1 con servizio e ancor più risposta, proprio quando la prima di servizio di Lorenzo ha perso continuità; la prontezza di Novak nel prendere possesso del ritmo gara comandando dal centro, senza che Lorenzo riuscisse a spostare abbastanza l’avversario da togliergli il controllo del tempo di gioco. Il forcing di Novak da una posizione centrale e piuttosto avanzata, via via sempre più intenso, ha permesso al serbo di comandare lo scambio, ed è stato molto bravo ad insistere sul contro piede, terribilmente efficace a far sì che Lorenzo non potesse a sua volta aprire ancor più l’angolo o rischiare con discreto equilibrio il lungo linea per ribaltare l’inerzia. Musetti è mancato anche con il primo colpo dopo il servizio, fase di gioco diventata il vero termometro del suo tennis: senza il miglior supporto della battuta o comunque per la pressione ricevuta dal rivale, il toscano ha giocato in troppi turni di battuta un primo colpo di scambio centrale e non così profondo, un traiettoria interlocutoria che non ti puoi permettere contro un Djokovic così “elettrico”, pronto ad aggredire la palla e prendersi quel ritmo che gestisce alla perfezione.
    Dopo il contro break in apertura la partita è diventata un mirabile assolo del nativo di Belgrado, mai quest’anno così pimpante e sicuro. In ogni suo match, anche quelli vinti, era sempre incappato in qualche momento di “down”, per errori tecnici, un crollo della prima di servizio o un calo energetico. Al contrario nell’umidità di Miami Djokovic sguazzava via come un alligatore nelle paludi delle Everglades… inafferrabile e letale per l’avversario. Tutto ha funzionato a dovere nel tennis del serbo, ha ottenuto il 75% di punti con la prima in campo e un ottimo 57% con la seconda, un dato questo che mostra una certa inefficacia di Musetti in risposta. Ma il dato pessimo per Lorenzo è il 51% di punti vinti con la prima palla, nonostante ne abbia messe in campo il 70%. Ergo: la risposta del serbo è stata il colpo decisivo a spaccare in due la partita e consegnargli un vantaggio enorme. Lorenzo c’ha anche provato, tagliando col rovescio per rallentare e spezzare il ritmo e cercando di aggredire col lungo linea, ma sono stati tentativi un po’ sporadici, senza uno schema forte a sostenere l’idea. Soprattutto Novak è stato talmente rapido in campo e in controllo delle operazioni da riuscire a rintuzzare ogni mossa di Musetti. Ha comandato e l’ha fatto bene, meritandosi un netto successo. Chapeau.
    Djokovic torna nei quarti di finale al Miami Open, dove mancava dal 2016, anno del suo ultimo successo in Florida. Questa versione del serbo è davvero un pericolo per tutti gli avversari, ma Musetti dovrà ripensare alla sua prestazione, per come non è riuscito a trovare una reazione, tecnica ed emotiva, quando è finito sotto. Troppo sotto per un giocatore del suo talento tecnico, con così tante possibili variazioni e pure una condizione fisica così buona.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Djokovic alza la prima palla del match, ma è Musetti a brillare: regge bene lo scambio da fondo, varia col rovescio col back e poi la sbracciata a tutta, una di diritto e poi il suo rovescio. Lorenzo ha due palle break immediate sul 15-40, e il BREAK arriva subito, col doppio fallo del serbo. Comanda Musetti, ed è un’ottima notizia. Anche il servizio c’è, poi piedi quasi in campo e pronto a spingere, con potenza e pure un tocco col taglio sotto che “taglia” le gambe al rivale. 2-0, inizio perfetto per “Muso”. Djokovic alza il livello nel terzo game, più spinta, più velocità d’esecuzione per non finire sotto. Game a zero, 2-1. È una gara a chi prendere per primo l’iniziativa, andare sotto vuol dire perdere il punto. Musetti rischia la prima smorzata del match nel quarto game, è un tocco perfetto. Poi arriva il primo doppio fallo e scivola 15-30. Entra a tutta col diritto lungo linea Lorenzo, c’era spazio, ma manca di poco la riga. 15-40, palle break ND. Durissimo scambio sulla prima, tante variazioni e spinta, cede Nole per primo dopo 28 colpi, 30-40; ottima prima palla esterna sulla seconda, e “Andiamo!” a sottolineare il momento. Con un Ace esterno (primo del match) Musetti cancella anche una terza palla break ma Djokovic non retrocede, attacca dalla risposta e strappa la quarta chance. Purtroppo il doppio fallo condanna Musetti al BREAK, 2 pari. È salita a dismisura la pressione del serbo, bel livello complessivo, con Lorenzo che sprinta come un fulmine su di una smorzata eccellente, e che controllo in frenata! L’azzurro è in grandissima condizione fisica, corre ovunque e rimette con qualità, portando al limite la resistenza del serbo, che sembra accusare il colpo dopo gli scambi più intensi. Con un attacco di diritto Djokovic vince un duro quinto game (3-2), e poi si lagna con l’arbitro per uno warning ricevuto. Del resto, se ha sforato il tempo… Come mille volte in carriera, il serbo incanala la rabbia in grinta sportiva, e spinge duro dalla risposta. Lavora benissimo la palla col rovescio sul 15 pari, poi Musetti sbaglia un tentativo di smorzata l’azzurro e si ritrova 15-40. Pessima la risposta di Novak sulla prima chance, poi punisce col rovescio passante un attacco poco profondo e “cattivo” dell’azzurro, che così perde il quarto game di fila, per il 4-2 Djokovic. Musetti è in difficoltà a contenere il forcing di Novak dal centro del campo, progressivamente più intenso e con insistiti contro piedi, efficaci a far sì che Lorenzo non possa aprire a sua volta l’angolo ancor più. Con un buon turno di servizio Novak vola 5-2 (quinto gioco di fila). La partita si è spostata nettamente dalla parte di Djokovic perché ha messo il turbo a servizio e risposta – mentre la prima palla di Musetti è calata – e quindi ha preso possesso del ritmo gara comandando dal centro, e Lorenzo non riesce a spostare il rivale a sufficienza da togliergli il controllo del tempo. Stessa dinamica nell’ottavo game, rischia troppo l’azzurro per mandare fuori posizione il rivale e sul 30 pari un altro errore gli costa il Set Point. Ancora niente prima “in”, e la risposta angolata di Novak è molto precisa, col rovescio di Musetti in rete. 6-2, sei game di fila per Novak.
    Djokovic apre il secondo set con un altro buonissimo turno di battuta, 1-0 e settimo game di fila. Musetti ha disperatamente bisogno di un servizio efficace altrimenti il rivale in risposta entra subito, entra forte e si prende tutto. Finalmente nel secondo game ne trova un paio, che capitalizza accelerando col diritto. Il game va comunque ai vantaggi e Djokovic non sfrutta una delicatissima palla break sbagliando malamente un diritto banale dal centro, dopo l’ennesima ottima risposta. Si piega sule ginocchia a sottolineare la gravità dell’errore ma si riscatta subito dopo con smorzata e chiusura sotto rete. Altra palla break per Nole. Scambio ricco di tagli, Lorenzo cerca l’accelerazione col diritto ma la palla era molto bassa e il controllo non c’è. BREAK Djokovic, 2-0, ottavo game di fila per lui… non riesce ad invertire l’inerzia Lorenzo, sotto in tutti le fasi di gioco rispetto all’efficacia, anticipo e consistenza del rivale. Fa il pugno al suo angolo Novak dopo aver vinto un altro turno di servizio senza patemi, per il 3-0, e… nono game di fila. Il “Djoker” regala spettacolo vincendo un punto pazzesco all’avvio del quarto game, trovando un rovescio vincente dopo una rincorsa a tutta, con Musetti che addirittura aveva colpito dietro la schiena. Il pubblico è tutto per lui, che dimostrazione di forza. Tutto prova e tutto gli riesce, pure l’attacco in contro tempo e chiusura con la stop volley, non proprio la specialità della casa. 0-30. Musetti si butta avanti e il serve and volley funziona. È necessario provare a fare qualcosa per spezzare il ritmo del rivale, e servirebbe una prima palla più cattiva e precisa, perché la risposta di Nole è una sentenza. 15-40, altre due palle break… Stavolta Musetti, sospinto a tutta dal suo angolo, riesce a rimontare, più di testa e cattiveria che di classe, anche con un Djokovic per una volta meno preciso. 3-1. “C’è un solo break” urla Tartarini, per scuotere il suo pupillo. Almeno ha interrotto l’emorragia ed è rientrato in partita, ma serve un acuto da Pavarotti in risposta, e farlo quasi subito. Djokovic ha altri programmi, serve nemmeno così forte ma terribilmente preciso così che la risposta dell’azzurro non ha nemmeno l’inerzia del rivale per esser efficace con un blocco. 4-1 Djokovic, sicuro ed efficace. Novak esalta lo stadio con una rincorsa disperata che diventa un lob “a candela” e Lorenzo si fa sorprendere toccando male la palla sotto rete. È solo un errore di misura, ma in realtà denota come non riesca più a giocare sciolto come nei primi game. Forse quello smacco lo accende un minimo, tanto che tira due diritti davvero pesanti, come non capitava dai primi 10 minuti di partita. Vince un altro game il carrarino, 4-2. È rientrato in partita, ma serve lo spunto in risposta. Purtroppo non arriva: il serbo vince un altro turno di servizio (5-2) e con una smorzata in risposta vola 0-40 a tre match point. Doppio fallo Musetti… chiude proprio male purtroppo l’italiano, crollato sotto la prepotenza del campionissimo e incapace di trovare un pertugio per riaprire la partita. Applausi a Novak, quasi perfetto, ma Lorenzo avrà da ripensare a questa partita perché l’incapacità di trovare una contro reazione è stata troppo evidente.

    Lorenzo Musetti vs Novak Djokovic ATP Miami Lorenzo Musetti [15]22 Novak Djokovic [4]66 Vincitore: Djokovic ServizioSvolgimentoSet 2L. Musetti 0-15 0-30 0-402-5 → 2-6N. Djokovic 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-402-4 → 2-5L. Musetti 15-0 15-15 30-15 40-151-4 → 2-4N. Djokovic 15-0 30-0 40-01-3 → 1-4L. Musetti 0-15 0-30 15-30 15-40 30-40 40-40 A-400-3 → 1-3N. Djokovic 0-15 15-15 30-15 30-30 40-30 ace0-2 → 0-3L. Musetti 0-15 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A0-1 → 0-2N. Djokovic 15-0 30-0 30-15 40-150-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1L. Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 30-402-5 → 2-6N. Djokovic 15-0 30-0 40-02-4 → 2-5L. Musetti 15-0 15-15 15-30 15-40 30-402-3 → 2-4N. Djokovic 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-402-2 → 2-3L. Musetti 0-15 15-15 15-30 df 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 ace 40-A df2-1 → 2-2N. Djokovic 15-0 30-0 40-02-0 → 2-1L. Musetti 15-0 15-15 30-15 40-151-0 → 2-0N. Djokovic 0-15 0-30 15-30 15-40 df0-0 → 1-0

    Statistica
    Musetti 🇮🇹
    Djokovic 🇷🇸

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Valutazione del servizio
    193
    289

    Ace
    1
    1

    Doppi falli
    3
    1

    Prima di servizio
    39/56 (70%)
    32/46 (70%)

    Punti vinti sulla prima
    20/39 (51%)
    24/32 (75%)

    Punti vinti sulla seconda
    6/17 (35%)
    8/14 (57%)

    Palle break salvate
    7/12 (58%)
    0/1 (0%)

    Giochi di servizio giocati
    8
    8

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Valutazione della risposta
    180
    218

    Punti vinti sulla prima di servizio
    8/32 (25%)
    19/39 (49%)

    Punti vinti sulla seconda di servizio
    6/14 (43%)
    11/17 (65%)

    Palle break convertite
    1/1 (100%)
    5/12 (42%)

    Giochi di risposta giocati
    8
    8

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    3/6 (50%)
    10/11 (91%)

    Vincenti
    10
    18

    Errori non forzati
    19
    17

    Punti vinti al servizio
    26/56 (46%)
    32/46 (70%)

    Punti vinti in risposta
    14/46 (30%)
    30/56 (54%)

    Totale punti vinti
    40/102 (39%)
    62/102 (61%)

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    215 km/h (133 mph)
    206 km/h (128 mph)

    Velocità media prima
    196 km/h (121 mph)
    195 km/h (121 mph)

    Velocità media seconda
    176 km/h (109 mph)
    172 km/h (106 mph) LEGGI TUTTO

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    Raducanu si ritrova a Miami: “La mia vittoria più grande è avere di nuovo fame mentre gioco, sentire lo spirito combattivo”

    Emma Raducanu a Miami

    Era da molto tempo che Emma Raducanu non giocava quel tennis rapido e con angoli improvvisi che la portò a stupire il mondo della racchetta e vincere US Open nel 2021, diventando la più giovane campionessa dello Slam di New York. La britannica si è ritrovata a Miami, con l’ottima vittoria su Anisimova che l’ha portata nei quarti di finale del WTA 1000 della Florida, suo miglior risultato da mesi e mesi, passati tra mille problemi e incertezze. Troppi i suoi errori di gestione con un vortice perverso fatto di cambi di coach, la difficoltà conseguente nel dare struttura al suo tennis ancora acerbo e infortuni gravi, comprese tre operazioni tra polso e caviglie. Un quadro a tinte fosche che l’ha lasciata ai margini del grande tennis, deludendo le (troppe) aspettative dei suoi tantissimi tifosi, ammalati da un gioco interessante e anche dalla sua indubbia bellezza. A Miami afferma che è scattato qualcosa dentro, ha sentito come un “clic” che ha acceso la luce sul suo tennis, tornato a tratti travolgente. Emma parlando alla stampa ha confessato di essere felice per i risultati, ma che la sua vera vittoria è tornare a sentirsi competitiva e affamata di nuovi successi.
    “Sono molto felice di aver vinto questo match contro Amanda, lei è in ottima forma e ha vinto tante partite quest’anno, è tra le prime 20. Sono molto orgogliosa di come sono stata attiva su ogni palla fin dal primo punto, lavorando molto duro in ogni scambio. racconta Raducanu. “Mi sento a mio agio. Sento che adesso nel mio ambiente, con le persone con cui sto, posso essere me stessa, mi posso esprimere apertamente ed essere fedele a quella che sento di essere. Questo è molto importante per me, sentire come stanno le cose fuori dal campo mi aiuta a rendere anche durante la partita. Ho una serenità che riesco a trasferire nel mio tennis.”
    La chiave di questa svolta in positivo parte da sensazioni interne, che hanno dato a Raducanu grande voglia di competere, e vincere. Cosa che i tanti problemi affrontati nel recente passato avevano un po’ sopito. “La cosa di cui sono più orgogliosa è aver ritrovato lo spirito competitivo, essere presente su ogni palla in ogni scambio. Questo è quello che mi è mancato negli ultimi mesi, dire anche negli ultimi anni. La mia vittoria più grande è avere fame, sentirmi competitiva in campo, aver voglia di correre su tutte le palle“.
    “Adesso entro in campo sapendo che sarò lì a lottare su singolo ogni punto, che non lascerò correre via nessuna palla. Finora ha funzionato. Sono molto felice di questa situazione. Penso anche di meno, il che probabilmente è un bene, e cerco di far emergere la mia creatività perché penso che così riesco ad esprimere il mio miglior tennis. Non penso a troppe cose… mi concentro solo sulla palla, sul lottare in ogni scambio e mi lascio trasportare dal mio istinto” conclude Emma. Effettivamente negli ultimi mesi le sue prestazioni denotavano un certo caos tattico, il non saper gestire il momento e lo stesso scambio. Forse il ritrovare un gioco più istintivo e naturale è forse quel che era mancato. Del resto, quando vinse a New York, giocava su di una nuvola, leggera e spensierata. Non può sempre stare così bene, ma forse nella sua dimensione è quello che fa rendere al massimo, di puro istinto e sensazione.
    Una bella dichiarazione quella di Raducanu, di ritrovata serenità dopo i tanti problemi (ultima la brutta vicenda con lo stalker a Dubai) e il suo tennis in partita ne ha subito beneficiato. Tornata anche in buona forma fisica – aveva affermato di aver svolto la miglior preparazione invernale della sua vita – questo WTA 1000 di Miami le ha reso il sorriso. Nei quarti Emma affronterà Pegula, tennista consistente ma non sempre stabile. Se Raducanu confermerà quanto di buono visto in questo torneo, il tennis femminile potrebbe aver ritrovato una grande protagonista e sarebbe davvero una bella notizia per tutti.
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    Sunshine Double, la “doppietta” manca dal 2017. Le difficoltà dell’impresa

    Roger Federer a Miami 2017

    “È brutale. Passi in una manciata di giorni dal caldo secco della California all’umidità della Florida, e anche i campi sono sostanzialmente diversi. Poi nei Masters 1000 anche i primi turni sono difficili: magari ti trovi a esordire contro un qualificato indietro in classifica ma che è molto più rodato di te perché ha già giocato in questo contesto e sulla partita singola, al meglio dei tre set, può essere pericoloso, mentre tu ci arrivi con la fatica nelle gambe della vittoria a Indian Wells”. Così Roger Federer in un’intervista del passato spiegava le difficoltà nell’affrontare e completare con due successi il “Sunshine Double”, i due Masters 1000 statunitensi di primavera. Roger è stato ultimo a vincere nella stessa stagione sia a Indian Wells che a Miami, nel 2017, suo anno di grazia dopo aver risolto i problemi al ginocchio e aver “sistemato” il rovescio nella seconda parte del 2016 insieme a Ivan Ljubicic. Roger quell’anno volava sul campo: dopo aver trionfato a Melbourne, si presentò a Indian Wells tirato a lucido e in fiducia, tanto da sbaragliare tutta la concorrenza, lasciando cinque game a Nadal negli ottavi e battendo poi Wawrinka in finale. Sull’onda del grande momento, lo svizzero a Miami fu ancor più impressionante, superando un eccellente Kyrgios in una semifinale diventata un “classico” del torneo e non solo, e quindi battendo di nuovo nettamente Nadal in finale in due set. Dall’impresa di Federer, nessuno è più riuscito a fare la doppietta Indian Wells – Miami.
    Nella storia sono stati solo 7 i tennisti capaci di realizzare il “Sunshine Double”. Federer è stato l’ultimo, nel 2017, e in precedenza c’era riuscito altre due volte, nel 2005 e 2006. Il più tosto resta Novak Djokovic, che ha fatto la doppietta per ben 4 volte: 2011, 2014, 2015, 2016. Riuscirci per tre anni di fila è un’altra perla della sua carriera mostruosa a livello di continuità. Il primissimo a vincere sia in California che in Florida è stato “Big” Jim Courier, nel 1991. L’anno seguente l’impresa è stata realizzata da Michael Chang, poi è toccato a Pete Sampras nel 1994. Marcelo Rios brillò tra California e Florida nel 1998, diventando anche n.1 del mondo proprio dopo aver battuto Andre Agassi in tre set nella finale di Key Biscayne. Il Kid di Las Vegas riuscì a fare doppietta nel 2001, a completare un inizio di stagione clamoroso dopo la vittoria agli Australian Open. Nessun altro al maschile c’è riuscito.
    Perché realizzare il “double” è così difficile? Molti sono i fattori in gioco e nel tempo, con il cambio generale delle condizioni, il tutto è diventato sempre più difficile. La competitività media sul tour è alzata, anche i primi turni possono essere assai insidiosi, e per vincere due tornei così impegnativi uno dopo l’altro è necessario tenere al massimo la prestazione per quattro settimane. Questo infatti sottolinea Kim Clijsters, che al femminile ha vinto Indian Wells e Miami nel 2005: “Nemmeno negli Slam devi giocare al top per quattro settimane di fila, e poi passare dal deserto al clima tropicale della Florida è difficile per tutti”. Questo è un buon metro che spiega la difficoltà dell’impresa.
    Nel tour attuale è infuocato il dibattito sulle palle, che dopo il Covid-19 scontentano quasi tutti i giocatori, e parzialmente anche sui campi. Molti spingono affinché ci sia la massima possibile uniformità, in modo che passare da un evento all’altro sia “indolore” e i tennisti possano adattarsi molto rapidamente ai vari contesti quando si resta sulla stessa superficie e, magari, nello stesso paese. Quest’anno in particolare c’è stata una polemica piuttosto accesa sui nuovi campi di Indian Wells: una resina diversa a formare la superficie ha reso il rimbalzo più alto rispetto alla media del torneo e probabilmente di qualsiasi altro campo in “duro” nella stagione. Con il caldo secco del giorno e poi improvviso freddo della sera i vari tennisti si sono ritrovati a giocare quasi “due tornei diversi” nello stesso evento… Dopo un paio di giorni via tutti in Florida, e qua le cose sono del tutto diverse: umidità, caldo più afoso e quindi uno stress del tutto diverso per il fisico, il tutto con l’enorme differenza di queste palle che si gonfiano ancor di più visto il clima caraibico.
    Stress fisico, condizioni molto diverse, tabelloni impegnativi, match due su tre che rendono più facile “l’upset” e tornei lunghi. Il Sunshine Double è diventata impresa difficilissima, che né Alcaraz né Sinner sono ancora riusciti a completare, o nemmeno il Medvedev “doc”, che ama davvero questi campi. Si discute tantissimo anche della collocazione di questi due Masters 1000, il vero nodo del calendario ATP ma allo stesso tempo eventi assai importanti (anche economicamente) e seguiti. Il fatto che vincerli uno dopo l’altro sia diventato davvero difficile in fondo è tutt’altro che un problema, anzi, rende la sfida ancor più affascinante. Del resto, come affermava ai suoi tempi Jimmy “Jimbo” Connors “nel tennis mica sempre vince il più forte, spesso vince chi è più bravo ad adattarsi ed è più rapido e furbo a capire il contesto, sfruttando il momento”. Una frase che in poche parole racchiude le difficoltà e fascino del nostro sport. E poi, se vogliamo dirla tutta, sai che barba se ogni torneo fosse identico all’altro…
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    Coleman Wong, tennista “per caso”

    Coleman Wong

    Si può diventare tennista per caso? Sembra un azzardo, eppure nel caso di Coleman Wong è andata proprio così. Il 20enne di Hong Kong ha stupito tutti al Miami Open con una gran bella vittoria contro il quotato Ben Shelton. Lo statunitense ha giocato una partita con troppi alti e bassi, ma Wong ha assolutamente meritato il successo, ripagando gli organizzatori del torneo della Florida che hanno speso due wild card per due giovani di talento, lui e Cinà, venendo ampiamente ripagati dalle prestazioni in campo di queste new entry. Coleman tra l’altro avrà un match di terzo turno non impossibile contro il lucky loser australiano Walton, con la prospettiva di giocare un gran match negli ottavi di finale contro il vincente di Fritz – Shapovalov. Un passo alla volta tuttavia, la filosofia che ha permesso al giovane asiatico di formarsi con qualità presso l’Academy di Rafa Nadal, che in persona si è complimentato con lui dopo la più importante vittoria in carriera su Shelton. “C’è tanto lavoro dietro questi successi, siamo davvero orgogliosi di te!” scrive Rafa su X.

    There is a lot of effort behind these victories. We are very proud of you, Coleman! ☺️ A historic win for Hong Kong 👏🏻 https://t.co/3XtlJkiy0P
    — Rafa Nadal (@RafaelNadal) March 22, 2025

    Il passo di Wong di volare dalla sua Hong Kong a Maiorica è stato bello lungo, anche azzardato, ma è stato ripagato dalla conferma che il talento c’è e il suo futuro può essere molto interessante con quel servizio e la facilità di accelerare la palla mostrata a Miami. Eppure… mai il giovane mai Coleman avrebbe immaginato di diventare tennista. A 5 anni era un classico bambino che cresceva con altri passatempi, e del tennis non gliene interessava granché. Il destino lo portò a prendere alcune lezioni di tennis spinto dai genitori (Bruce e Dora) che avevano pagato a caro prezzo un corso alla sorella maggiore (di due anni) ma che, malata, non poteva parteciparvi. Per non gettare al vento i soldi già spesi, Coleman così si ritrovò sui campi da tennis al Victoria Park, sede del Bank of China Hong Kong Tennis Open, e la scintilla si accese immediatamente. “Mi è piaciuto molto”, ricorda Wong. “Ero un po’ fuori forma, diciamo un po’ cicciottello, così all’inizio la cosa era partita solo per mantenermi un po’ in forma. Poi, lentamente, sono cresciuto”.
    La sua corsa a Miami è iniziata con una vittoria contro Altmaier, e già questa per Wong è stata un sogno: “Sembra tutto come… irreale. Quest’anno ho avuto qualche difficoltà, giocando tornei più difficili. Ecco perché non ho vinto molto. A volte passo un turno, poi perdo il secondo, giocando contro giocatori davvero bravi. Ma sono davvero felice di aver ottenuto una delle mie più grandi vittorie in carriera. Per me, significa molto e spero davvero che sia la prima di molte”.
    La famiglia Wong non ha un passato sportivo. Suo padre è preside di una scuola, mentre sua madre è insegnante e sua sorella lavora nel settore bancario. Coleman a 17 anni ha parlato con i suoi genitori in modo franco: ha spiegato loro il suo desiderio di provarci seriamente col tennis ma farlo restando ad Hong Kong sarebbe stato impossibile. Per questo ha deciso di trasferirsi in Spagna per allenarsi alla Rafa Nadal Academy. Wong ringrazia i suoi genitori per aver creduto in lui. “Non avevano nemmeno una foto di quel posto ma mi hanno lasciato andare. Devo davvero, davvero ringraziarli. È stato un grande sacrificio, anche perché non li vedo mai, un paio di volte all’anno”.
    Wong è ambizioso, pensa di aver risorse sufficienti a poter dire la sua anche nei grandi tornei. “Mi piace vincere. Voglio essere ogni giorno migliore e vedere qual è il mio limite. Lo sto ancora cercando”, continua Coleman. “La cosa migliore di questo viaggio è che posso sempre sfidare me stesso ogni volta che scendo in campo. Ogni giorno, voglio migliorare. Penso che questo sia l’aspetto principale che i miei allenatori apprezzano di me, mi piace molto lavorare. Ma dico sempre che non è abbastanza, non è abbastanza. Ecco perché penso che se non ti piace davvero il tennis non puoi fare di sicuro questa vita”.
    La vittoria contro Shelton ha confermato che l’impegno messo in campo ogni giorno sta dando i frutti sperati. “Ho sempre avuto grande fiducia in me stesso per arrivare a giocare su questi grandi palcoscenici. Ho avuto un periodo difficile durante il periodo del Covid, non ho giocato per un anno e mezzo e sono davvero fortunato che la mia squadra continui a supportarmi. I miei genitori, i miei allenatori, la mia squadra, tutti… mi hanno davvero aiutato molto negli alti e bassi. Sanno che sto lottando e sono arrivato qui, non è stato per niente facile. Giocare contro un ragazzo come Ben, è un sogno. Giocare grandi tornei contro giocatori di alto livello, è incredibile e sono davvero felice”.
    Coleman ha preso in mano la racchetta davvero per caso, ma al terzo turno del Masters 1000 di Miami non c’è arrivato affatto per caso. Un ragazzo da seguire con curiosità.
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    WTA 1000 Miami: Paolini avanza, Jabeur costretta al ritiro dopo solo sette game

    Jasmine Paolini (foto Getty Images)

    Dura solo sette game l’incontro tra Jasmine Paolini e Ons Jabeur. La tunisina, già entrata in campo con una vistosa fasciatura al polpaccio sinistro, è costretta a gettare la spugna sul 4-3 Paolini, dopo esser crollata a terra su di un contro piede, una palla out dell’azzurra che era costata a Jasmine il contro break. Conclusione amara di una partita che prometteva spettacolo, anche se nella parte di match disputata erano stati più gli errori dei colpi vincenti.
    Paolini era entrata bene nel match, annullando una palla break nel primo turno di servizio e quindi brava a scappare avanti 3-0. Sembrava molto attiva con le gambe e ben centrata col diritto, tornato piuttosto pesante e pressante, non lontano dal quello che nel 2024 l’aveva issata nell’Olimpo della disciplina, anche se ancora con qualche errore di troppo. Vivace con i piedi e pronta ad entrare nel campo, Jasmine aveva ben preparato la partita cercando di mettere grande pressione all’avversaria per non consentirle di scatenare la qualità della sua mano e varietà di colpi. Davvero un peccato per la tunisina, già molto penalizzata nel recente passato da vari problemi fisici. Un problema sofferto nel riscaldamento si è riacutizzato in campo, con quella scivolata (un contro piede) che deve aver tirato troppo il muscolo già sofferente.
    Paolini avanza quindi, ottenendo il miglior piazzamento in carriera a Miami. Al prossimo turno aspetta la vincitrice tra Osaka e Baptiste.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Paolini scatta alla battuta ma va sotto alla maggior aggressività di Jabeur, e sul 30 pari commette doppio fallo. Jasmine annulla la palla break con uno scatto in avanti clamoroso e tocco stretto altrettanto bello a rivolvere una smorzata ottima della tunisina. Solo una manciata di punti, ma la magia della mano di Jabeur fa scattare i primi applausi. Con servizi solidi, Paolini muove lo score (1-0). Trova sicurezza in spinta nel secondo game Jasmine, è brava ad arrivare a palla break e prendersela con una risposta profonda e affondo col diritto, BREAK e 2-0. Paolini si è sciolta: col diritto dal centro del campo comanda e avanza seguendo la sua spinta. Bella la chiusura acrobatica sul 15 pari, tanta sostanza e 3-0. Jabeur trova un bel turno di servizio e con un Ace vince il suo primo game, 3-1. Il diritto della toscana scoppia la palla, sembra tornato eficcante come nel 2024, ma ancora con qualche errore di troppo; come quello sul 30 pari che le costa palla break. Una prima solida la aiuta, Ons non risponde in campo. Servizio e diritto viaggiano, 4-1 Paolini. Ons è in difficoltà a contenere la spinta di Jasmine quando l’azzurra gioca centrale e profondo, tanto che la tunisina è costretta a prendersi il rischio per prima, pena finire nella pressione e quindi costretta a correre. Ottimo un rovescio lungo linea, Jabeur 4-2. Nel settimo game Paolini gioca male, poche prime in campo e si fa prendere dalla velocità della rivale, tanto che subisce il contro break, 4-3, ma proprio mentre Jasmine tira fuori il rovescio che le costa il game, Jabeur crolla a terra presa in contro piede. Forse si è riacutizzato un problema al polpaccio sinistro, già bello fasciato fin dall’avvio dell’incontro. Zoppica vistosamente Ons, pure Jas la aiuta a tornare sulla sedia e arriva uno scontato Medical time out. Il trainer stringe ancor più la fascia ma Ons sembra far fatica anche solo a camminare. Niente, si ritira. Finisce dopo solo 7 game, con Paolini che vince 4-3, ritiro.
    Davvero sfortunata la tunisina, si è aggravato un infortunio che proprio non ci voleva, visto il suo tentativo di recuperare posizioni dopo un periodo complicato per lei. Continua il torneo di Paolini, che al terzo turno aspetta la vincente di Osaka – Baptiste.

    Ons Jabeur vs Jasmine Paolini WTA Miami Ons Jabeur [31]03 Jasmine Paolini [6]• 04 Vincitore: Paolini ServizioSvolgimentoSet 1Jasmine PaoliniJasmine Paolini 0-15 15-15 15-30 15-402-4 → 3-4Ons Jabeur 15-0 30-0 30-15 30-30 40-301-4 → 2-4Jasmine Paolini 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-401-3 → 1-4Ons Jabeur 15-0 30-0 40-00-3 → 1-3Jasmine Paolini 0-15 15-15 30-15 40-150-2 → 0-3Ons Jabeur 15-0 15-15 30-15 30-30 30-400-1 → 0-2Jasmine Paolini 0-15 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 A-400-0 → 0-1 LEGGI TUTTO