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    Luca Nardi: Un Anno di Sfide e la Ricerca di una Svolta nel 2024. Ora allenamenti con Sinner

    Luca Nardi ITA, 2003.08.06

    Il 2023 è stato un anno complicato per Luca Nardi, il giovane talento italiano del tennis, classe 2003. Nardi, che aveva grandi speranze di entrare nella prestigiosa top-100 del ranking ATP, ha trovato ostacoli significativi nel mantenere un rendimento costante durante la stagione. Nonostante le sue capacità tennistiche siano indiscutibilmente notevoli, è diventato evidente che Nardi necessita di lavorare sul suo fisico per adattarsi meglio agli sforzi prolungati e migliorare anche sotto l’aspetto mentale.
    Una componente che sembra mancare al giovane atleta di Pesaro è quella cattiveria agonistica, spesso indispensabile per emergere nel circuito professionistico. Questo aspetto è emerso in modo particolare dopo la sua uscita di scena dalle Next Gen ATP Finals di Gedda. Parlando ai microfoni di SuperTennis, Nardi ha condiviso i suoi prossimi passi: “Tornerò da Jeddah, ma mi prenderò soltanto 3/4 giorni di pausa… Svolgerò la preparazione in vista del 2024 ad Alicante con Jannik Sinner“.
    La scelta di allenarsi con Jannik Sinner, attuale n.4 del mondo, a Alicante in Spagna, rappresenta un passo significativo. Nardi si dedicherà a un periodo intensivo di allenamento, sperando di poter imparare dal modus operandi e dall’approccio di Sinner, riconosciuto come un modello da seguire. Con un sorriso, Luca ha aggiunto: “Spero che mi lasci giocare!… farò due o tre settimane in Spagna. Cercherò di giocare il mio miglior tennis il prossimo anno, ma senza troppe pressioni“.
    Chiudendo l’anno al n.115 del ranking, Nardi ora guarda al futuro con ottimismo, puntando alla trasferta australiana che culminerà con lo Slam di Melbourne. Nonostante le difficoltà incontrate nel 2023, Luca Nardi si presenta determinato a ripartire e a raggiungere nuovi traguardi nel 2024.Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Kyrgios a cuore aperto: “Bevevo ogni notte, mi odiavo e mi tagliavo. Murray mi è stato vicino”

    Nick Kyrgios

    Si parla molto in Australia di Nick Kyrgios in queste settimane. Il discusso talento di Canberra non ha ancora sciolto la propria riserva sulla sua partecipazione all’edizione 2024 degli Australian Open e dei tornei in preparazione, clou dell’estate tennistica australiana. Il team di Davis guidato da Lleyton Hewitt ha brillato a Malaga, sconfitto solo da Jannik Sinner e compagni, ma, croce e delizia, sulla bocca degli appassionati “down under” resta sempre lui, il “maledetto” Nick. Talento e terribile sregolatezza, dai bassifondi di una vita complicata alla finale di Wimbledon, quasi senza allenarsi come un Pro, autodistruggendosi. Proprio questo Kyrgios ha raccontato nel corso del programma Piers Morgan Uncensored su TalkTv, i suoi momenti più bui, ora per fortuna alle spalle.
    “È stato un periodo piuttosto buio” racconta Nick. “Ho vinto tornei nel circuito professionistico bevendo tutte le sere, auto lesionandomi, bruciandomi cose sul braccio, tagliandomi il corpo per divertimento. Farmi del male era diventata una dipendenza. Odiavo me stesso. Odiavo svegliarmi ed essere Nick Kyrgios“.
    Una fase della sua vita tremenda, che è riuscito a superare parlandone e spingendo altre persone colpite come lui da depressione a fare altrettanto. “Sento che, dopo essermi aperto e aver raccontato tutti questi problemi, sono stato in grado di aiutare molte persone. Mi sento come se fossi stato un faro per tanta gente che sta attraversando un momento difficile. Quando ci si sente sopraffatti, ricorrendo alla droga o all’alcol, è necessario diventare consapevoli della situazione e aprirsi. Posso identificarmi con loro. Questa è stata la cosa più potente che mi è capitata nella mia carriera: che le persone vengano da me con problemi reali. Mi mandano foto su Instagram, messaggi diretti, in cui dicono di volersi suicidare. Ho avuto conversazioni con queste persone, a volte anche telefonate. Noto che fa la differenza poter parlare con loro, raccontare e spingere fare altrettanto, e mi rende davvero orgoglioso”.
    Kyrgios racconta che nei momenti più bui della sua vita Andy Murray gli è stato molto vicino. “Andy mi è sempre stato di grande supporto, fin dagli inizi della mia carriera. Appena arrivato al circuito, ha visto che avevo tanto talento da affinare e tanto lavoro da fare, quindi mi ha subito messo sotto la sua ala protettiva. Poco dopo ha capito che ero un giocatore “da allenare” e che stavo costruendo la mia strada, ma è rimasto sempre lì per qualunque cosa avessi bisogno. Un giorno ha visto i segni delle ferite che mi auto infliggevo e mi ha chiesto ‘Che cosa hai sul braccio?’ A quel tempo stavo davvero molto male. Ovviamente Andy cercava di darmi consigli e di aiutarmi, ma ero così chiuso in me stesso che in quel momento non sentivo nulla. Ma lui c’era. Ancora oggi gli sono molto grato, lo ringrazio moltissimo per quello che ha fatto per me” conclude Nick.
    Kyrgios ha subito nei primi mesi dell’anno un intervento molto delicato al ginocchio. Ha cercato di rientrare sull’erba di Stoccarda a giugno, ma si è reso conto che la sue condizioni erano tutt’altro che ideali a tornare a competere. Quindi ha saltato il resto dell’anno, continuando la riabilitazione. Craig Tiley presentando gli Australian Open 2024 ha affermato che Nick dovrebbe giocare, ma che “il problema che sofferto al ginocchio è molto serio, tanti sportivi sono stati costretti a ritirarsi per colpa di un infortunio simile”. Parole che pesano come un macigno sul futuro di Nick. Il finalista di Wimbledon 2022 è intervenuto in vari programmi, è stato anche opinionista nel corso delle ATP Finals di Torino per Tennis Channel, ma è sempre rimasto molto vago sul proprio rientro in competizione. Non resta che attendere le sue prossime mosse, sperando di poterlo rivedere presto in campo. Solo per giocare a tennis, la cosa che gli riesce meglio.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Garbin: “L’intervento è andato bene, grazie a tutti per la vicinanza”

    Tathiana Garbin

    Tathiana Garbin ha scritto un breve aggiornamento delle proprie condizioni attraverso una storia Instagram, pubblicata stamattina. “Ciao è a tutti, l’intervento è andato bene grazie alla professionalità e competenza del Prof. Lippolis di tutto il suo team medico a cui va la mia più profonda gratitudine. Grazie a tutti per i messaggi di sostegno e vicinanza. A presto. Tathiana Garbin”.
    La ex tennista azzurra e oggi capitano del team azzurro in BJK Cup si sottoposta ad un secondo intervento per trattare una rara forma di tumore. A lei un grande abbraccio da tutto il team di Livetennis e da tutti gli appassionati. Forza Tati! LEGGI TUTTO

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    Fabio Fognini deluso dopo l’infortunio al polpaccio: “Non era di certo la fine che desideravo e meritavo!”

    Fabio Fognini nella foto

    Queste le parole di Fabio Fognini deluso dal ritiro nel torneo challenger di Maia per colpa di un problema fisico (Infortunio al polpaccio) accusato già nel match di primo turno.Questo ritiro ha precluso praticamente la possibilità di Fabio di entrare direttamente nel Main Draw degli Australian Open 2024. Ora l’azzurro si interroga se saltare la stagione aussie e ripartire a febbraio direttamente.
    “Non era di certo la fine che desideravo e meritavo!!!L’obiettivo era molto vicino e per come stavo giocando mi sentivo in grado di raggiungerlo!Ma si sa, lo sport e’ così…a volte dá, a volte toglie…E NONOSTANTE TUTTO E TUTTI io sono ORGOGLIOSO di come ho dimostrato a me stesso di aver superato momenti duri con lotta, sacrificio e amore per questo sport!Son dovuto scendere a compromessi con me stesso, e alla mia età e dopo la carriera che ho avuto, non è stato semplice…NESSUNO mi potrà togliere ciò che ho fatto con LEALTÀ, Trasparenza, Sacrificio ma soprattutto ONESTA’, che nel mio vocabolario valgono molto di più di una semplice partita di tennis, vinta o persa che sia!!!
    Ad maioraVi voglio bene ❤️Fogna”Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Mayar Sherif: “Il mondo si è mobilitato per l’Ucraina, assai poco per la Palestina, questo è razzismo”

    Mayar Sherif

    La tennista egiziana Mayar Sherif accusa la comunità internazionale di scarso interesse e impegno per sostenere il popolo palestinese, alle prese prima con la dittatura del gruppo terrorista Hamas e quindi sotto il fuoco della guerra con Israele. Mayar ha parlato di questo e altri argomenti in un’intervista a Sebastian Varela di Clay, della quale riportiamo alcuni passaggi significativi.
    “Pressione per rappresentare le donne arabe? Mi piace questo tipo di pressione. La generazione più giovane in Egitto mi guarda sempre, mi piace perché mi aiuta a spingermi oltre i miei limiti. Io cerco di essere più attiva, migliorarmi e dimostrare alle giovani che non c’è limite, che possono andare dove vogliono e che bisogna sognare. C’è già un esempio al miglior livello mondiale (Jabeur, ndr). Se vado in un circolo di tennis, sì, mi riconoscono e mi fanno molte feste. Ma il tennis in Egitto non è ancora così famoso, ed è un passo che voglio sfruttare di più, per far crescere questo sport nel mio Paese e nella mia regione”.
    Sherif parla del messaggio di Jabeur nel corso delle WTA Finals, a sostegno della Palestina in quest’epoca di guerra: “Ciò che sta accadendo nel mondo non è normale. Ciò che sta accadendo a Gaza è molto triste. Non ci sono scuse, nessuna, per ciò che Israele sta facendo al popolo palestinese. Non ci sono scuse nemmeno per l’oppressione, l’occupazione illegale, tutte le aggressioni… tutto questo non è iniziato in ottobre, ma va avanti dal 1948. Succede spesso e tutti hanno chiuso gli occhi perché politicamente Israele è molto forte. Questo non è giusto. È un peccato vedere che la politica è più importante della vita delle persone, della sofferenza di tante persone, di tante vite umane in gioco. È così triste vedere che il potere e l’avidità contano più dell’umanità, delle persone, dei cuori”.
    Mayar è molto vicina alla gente di Gaza e punta il dito contro la comunità internazionale: “No, non ho amici che vivono a Gaza. Anche in Egitto è una piccola comunità. Gaza è una prigione a cielo aperto, il che è molto triste, anche considerando che i palestinesi hanno diritto ad avere un loro Stato. La comunità internazionale? Ora forse la gente inizia a prestare maggiore attenzione a ciò che sta accadendo. Le persone che hanno sostenuto questa aggressione e questo fuoco insensato ora si nascondono. Abbiamo visto che il presidente francese (Emmanuel Macron) ha cambiato idea ed è uscito per dire il contrario, perché non è possibile non condannare le atrocità che si stanno verificando. Devi davvero essere razzista… Sì, questo è razzista. Abbiamo visto il mondo mobilitarsi per la guerra in Ucraina… e questo di Gaza è dieci volte peggio. Gli aiuti umanitari che stanno entrando a Gaza sono molto scarsi. Qual è la differenza tra il popolo ucraino e il popolo di Gaza? Vi dico: il colore degli occhi, il colore dei capelli e che alcuni sono musulmani e gli altri vengono dall’Europa“.
    L’egiziana accusa anche la WTA di scarso impegno: “Ovviamente la WTA non ha preso la stessa posizione, perché politicamente il mondo non si è comportato allo stesso modo quando è successo con gli ucraini o poi ai palestinesi. La WTA ha raccolto fondi e donato denaro agli ucraini. Vai negli spogliatoi e trovi le spille dell’Ucraina per sostenerli… vediamo come reagirà la WTA adesso, dove si posizionerà la WTA. Perché adesso ci sono paesi che non ti permettono di avere bandiere palestinesi e non ti permettono di stare accanto alla Palestina. Ci sono calciatori che sono stati sospesi dalla propria squadra solo per aver parlato in difesa della Palestina. Si parla di democrazia, di libertà di espressione nei paesi più moderni del mondo, ma adesso questo non è permesso? Ora stiamo vedendo qual è la posizione del mondo reale”.
    Nemmeno i suoi colleghi sostengono la causa palestinese, soprattutto per ignoranza sul tema: “Giocatori? No, non ne parlo con altri, perché molti non capiscono nemmeno cosa sta succedendo. Non mi piace entrare in politica, ma se qualcuno me lo chiedesse, ovviamente sì, ne parlerei. Ma la gente sa dove mi trovo. Lo dico molto chiaramente. Ons? Potremo fare qualcosa, forse dovrei contattarla per questo. Non so come poter aiutare materialmente, ma forse è una buona idea parlarne”.
    Alcuni passaggi dell’intervista sono molto duri. Sherif vede la situazione con altri occhi rispetto al mondo occidentale, ma è innegabile la differenza di trattamento mediatico tra la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente. Situazioni che dovrebbero far riflettere.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Simone Vagnozzi parla di Jannik Sinner: “Il sogno è vincere uno Slam nel 2024”

    Simone Vagnozzi nella foto

    Simone Vagnozzi, coach di Jannik Sinner, ha condiviso interessanti riflessioni durante un’intervista con Sky Sport nell’ambito dello speciale “Io e Jannik – Storia di un coach”. Il tecnico ha fornito un’analisi approfondita sulla crescita di Sinner, enfatizzando sia gli aspetti tecnici che quelli personali del giovane tennista altoatesino.
    Vagnozzi ha iniziato evidenziando un tratto distintivo della personalità di Sinner: la sua testardaggine e tendenza ad arrabbiarsi durante gli allenamenti. Tuttavia, ha sottolineato la capacità di Sinner di riconoscere e correggere gli errori post allenamento, un aspetto che si è manifestato chiaramente nei tornei di Roma e Parigi quest’anno.
    Il coach ha poi parlato della stagione 2023 di Sinner, descrivendola come il frutto del lavoro svolto nell’anno precedente. Nonostante alcune difficoltà fisiche, il duro lavoro ha portato a risultati positivi. Ha messo in evidenza tre momenti chiave: la semifinale a Wimbledon, la prima in un Grande Slam, che ha dato tranquillità a Sinner; la vittoria del Masters 1000 di Toronto, che ha fornito sicurezza; e il trionfo a Pechino, dove ha sconfitto Dimitrov, Alcaraz e Medvedev, rivelando a Sinner la sua capacità di competere al massimo livello.
    Vagnozzi ha poi discusso le variazioni nel gioco di Sinner, sottolineando come queste siano state cruciali per affrontare avversari complessi come Medvedev, Djokovic e Alcaraz. Ha evidenziato che l’obiettivo non è stato rendere Sinner un giocatore di serve&volley o di back, ma piuttosto ridurre la sua vulnerabilità ai colpi migliori degli avversari.
    Sul fronte dei miglioramenti, l’allenatore ha evidenziato la crescente capacità di Sinner di leggere gli scambi e variare i colpi, oltre a un miglioramento nel servizio, particolarmente evidente dopo il torneo di Pechino. Vagnozzi ha rivelato che attualmente stanno lavorando su piccoli dettagli per migliorare ulteriormente, notando un incremento significativo nella percentuale di prime di servizio di Sinner negli ultimi tre mesi.
    Guardando al futuro, Vagnozzi ha espresso l’ambizione di Sinner per il 2024: vincere uno Slam e stabilizzarsi tra i primi quattro giocatori al mondo, con l’obiettivo di competere fino in fondo nei tornei più importanti. Questa visione, unita al costante lavoro e miglioramento, lascia presagire grandi cose per Sinner nel prossimo anno.Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Cahill racconta Sinner: “Sorride, è divertente. Lavorare con lui è esaltante, ha ampi margini di crescita. Uno Slam? Lo vincerà”

    Darren Cahill e Simone Vagnozzi (foto welovetennis)

    “Non sono sorpreso del livello raggiunto da Sinner in queste settimane. Conosco il tennis che può esprimere e quello che potremo vedere in futuro. Ha ancora ampi margini di miglioramento e, proprio per questo motivo, lavorare con Jannik è esaltante”. Così inizia la bella e interessante intervista rilasciata da Darren Cahill, coach di Jannik Sinner, al Corriere dello Sport (per i colleghi Nizegorodcew – Ercoli). L’australiano ha maturato in passato esperienze da coach molto importanti, guidando campioni come Agassi, Murray, Hewitt, Halep, e ora sta dando un contributo fondamentale alla crescita di Sinner, trascinatore dell’Italia in Davis nelle finali di Malaga, finalista alle Finals e n.4 del mondo. Cahill nell’intervista ha raccontato molti aspetti del gioco, della crescita e del lavoro con Jannik, che condivide insieme a Simone Vagnozzi, tecnico che stima in modo particolare per la conoscenza del gioco. “Affinché due allenatori lavorino bene insieme è necessario, prima di tutto, che siano disposti a collaborare, a inserire delle regole e a sostenersi a vicenda. E così è stato. Simone è la prima voce, il ‘main coach’, ed è per me un onore lavorare al suo fianco. Credo che tra 20 o 30 anni ne parleremo come di uno dei migliori coach del circuito” racconta Cahill.
    Per Darren sono pochi i giocatori così determinati all’età di Sinner: “Pensando al passato mi vengono in mente gli svedesi Borg e Wilander o alcuni australiani tra cui Cash. La pressione dei grandi palcoscenici non li schiacciava ma, anzi, li spingeva a far meglio. Ed è quello che è accaduto in Coppa Davis a Jannik, che negli ultimi tre mesi, dopo gli US Open, è maturato moltissimo sotto ogni aspetto. Comprende sempre meglio il gioco, conosce ancor di più il proprio corpo, lo ascolta. Sono apparentemente piccoli dettagli che fanno però la differenza. Il lavoro svolto con Umberto Ferrara (il preparatore atletico, ndr) negli ultimi due anni sta dando grandi frutti: Jannik è molto più forte, resistente e anche veloce”.
    “Il trionfo in Canada è stato molto importante, perché si tratta del primo ‘big tournament’, è stato un trampolino di lancio; ma oltre a quel titolo hanno inciso molto i successi su Top10 e Top5. In questo 2023 ha capito tanti aspetti del circuito ATP. Ha imparato molte lezioni. Siamo andati a scuola. Jannik ha preso spunto dalle sconfitte, dalle delusioni. Ha capito cosa migliorare e come. Negli ultimi mesi sta unendo i puntini”.
    Il 2022 è stato un anno di alti e bassi per Jannik, infortuni, qualche delusione, ma per Cahill è stato molto importante: “Il 2022 è stato un anno di insegnamenti, seppur buono sotto il profilo dei risultati. Credo che Vagnozzi sia stata per Jannik manna dal cielo, perché tecnicamente è uno dei coach più preparati che abbia mai conosciuto. Il mio compito, avendo tanta esperienza nel circuito, è stato più quello di capire quale fosse la giusta direzione da intraprendere per il team ed esser sicuro che tutti la seguissero. Alla fine della passata stagione ho anche capito quanto Jannik tenesse alla Nazionale. L’infortunio a Parigi Bercy gli aveva precluso la possibilità di giocare le finali di Coppa Davis e ci era rimasto malissimo”.
    “Piatti? Riccardo ha costruito le basi di Jannik portando avanti un lavoro incredibile. Ho però allenato tanti giocatori e a volte è bello avere a che fare con una nuova voce, opinioni diverse, un paio di nuovi occhi. Una rinnovata ispirazione e direzione. Magari fra tre anni Jannik avrà bisogno di nuovi stimoli e sceglierà un altro allenatore. Il cambiamento spesso è importante per il tennista professionista. Credo che Jannik sia destinato a grandi traguardi a prescindere dai suoi coach, è palese agli occhi di tutti”.
    Ecco dove Jannik è migliorato maggiormente per l’australiano: “Direi lo slice di rovescio, con cui ha lavorato a lungo con Simone in questi mesi. È un aspetto tecnico che gli ha permesso di sfruttare ancor di più la sua arma principale: il dritto. Uno dei fondamentali più incredibili che abbia visto in tutta la mia carriera”.
    Per Cahill c’è ancora molto lavoro per crescere: “La disponibilità al cambiamento è una dote di Sinner: se dovrà cambiare dieta, lo farà; se modificheremo la routine degli allenamenti, non avrà problemi a farlo. E questo ovviamente si rispecchierà anche nel gioco. È disposto a farlo, a superare i propri limiti, a sacrificarsi per migliorare. Lavorare con un atleta come Jannik è un privilegio. Vedrete comunque qualche novità tecnico- tattiche nei prossimi 18 mesi. Servirà tempo per assimilarle”.
    Un bel momento per Sinner, risultati e non solo: “È felice di passare del tempo con i suoi coetanei e anche con persone della mia età. Jannik è come l’acqua che scorre: è in continuo movimento e crea onde che si dipanano ovunque ci sia bisogno. È in grado di adattare la propria personalità, l’umorismo, la sua enorme competitività e di sentirsi così a proprio agio in qualsiasi ambiente. È accaduto anche a Malaga. Come? Ha assorbito l’ambiente Davis totalmente. Sembrava un veterano alla decima finale. È un grande merito di Jannik, che arriva dal profondo del suo essere” .
    La vittoria in uno Slam ormai è un obiettivo: “Sono fermamente convinto che Jannik vincerà uno Slam, questo è l’obiettivo. Non so quando, ma ne è capace. Serve resilienza, fiducia e anche un pizzico di fortuna. Le sue potenzialità non hanno limiti. Noi dobbiamo essere bravi a non mettergli pressione”
    Cahill racconta il programma di Sinner nelle prossime settimane: “Jannik si prenderà un po’ di meritato tempo libero, una dozzina di giorni, perché sono stati mesi estenuanti. Non giocherà la prima settimana di tornei in Australia. La preparazione verrà svolta in Spagna per 2/3 settimane: prima la parte fisica con Umberto Ferrara e poi quella tecnica con Simone. Giocherà un paio di match al Kooyong Classic, un’esibizione molto competitiva e utile che si svolge a Melbourne prima degli Australian Open. I Giochi Olimpici rappresentano una priorità assoluta di Jannik, che ama giocare per l’Italia. Le Olimpiadi sono già nella nostra agenda”.
    La foto di Darren di Jannik fuori dal campo: “Sorrisi, sempre sorrisi. Molto simpatico, intelligente e ancor più competitivo: il momento peggiore della sua giornata è quando perde a carte contro qualcuno di noi! A parte gli scherzi, l’energia che trasmette è coinvolgente”.
    Un ritratto di un grande campione che sta facendo sognare gli appassionati italiani e si presenterà nel 2024 come uno degli uomini da battere.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Luca Nardi: Tra moto, calcio e tennis “Onestamente non direi che ho avuto un buon anno. Forse nell’ultimo mese sì, ma nell’intera stagione ho avuto molti alti e bassi”

    Luca Nardi ITA, 2003.08.06 – (foto ATP Web site)

    Luca Nardi, uno dei due italiani in gara ai Next Gen ATP Finals di Jeddah, si sta avvicinando sempre più alla top 100 ATP, con un “best ranking” di n.115, Nardi ha dimostrato la sua forza nel circuito Challenger, ottenendo due titoli significativi a Porto e Matsuyama. La sua vittoria nel tabellone principale del Rolex Monte-Carlo Masters dopo aver superato le qualificazioni sottolinea ulteriormente il suo talento.
    Ma chi è Luca Nardi fuori dal campo? ATPTour.com ci offre uno sguardo personale sulla vita del giovane tennista. Nardi, appassionato di moto e calcio, condivide un legame speciale con la sua città natale, Pesaro, patria anche del leggendario Valentino Rossi. Se dovesse cenare con tre personaggi famosi, sceglierebbe Valentino Rossi, Roger Federer e, magari, una top model ma non sa quale.
    Nardi descrive la sua giornata ideale lontano dai campi da tennis: un giro in moto seguito da una partita di padel o calcio con gli amici. Tifoso del Napoli (il padre è napoletano), celebra la vittoria del campionato della squadra l’anno scorso. Tra concerti musicali ed eventi sportivi, la sua preferenza va decisamente allo sport, in particolare al calcio.
    Tra i giocatori di Jeddah, Nardi ha stretto un forte legame con Flavio Cobolli, conosciuto fin dall’età di otto anni, e Francesco Maestrelli. Se non fosse diventato tennista, Nardi immagina che avrebbe potuto essere affascinato dalla fisioterapia.
    Infine, parlando delle regole sperimentali delle Next Gen ATP Finals, Nardi si mostra scettico riguardo all’assenza del riscaldamento pre-partita, una novità che potrebbe sfidare il suo stile di gioco. Riflettendo sulla sua stagione, ammette alti e bassi, ma sottolinea l’importanza di giocare sempre al massimo, in ogni match e su ogni punto.
    Ecco le sue parole sulla stagione 2023: “Onestamente non direi che ho avuto un buon anno. Forse nell’ultimo mese sì, ma nell’intera stagione ho avuto molti alti e bassi. Sono stato fermo per due mesi per un infortunio e questo non ha aiutato. Sicuramente la lezione più importante che ho imparato quest’anno è che in ogni partita devi giocare al 100%. Non c’è un match in cui puoi andare in campo ed essere rilassato. In ogni partita, Challenger Tour, ATP Tour, qualunque essa sia, devi essere concentrato al 100% su ogni punto”.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO