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    La straordinaria determinazione di Ugo Humbert: in campo a Monte Carlo con un osso metacarpale fratturato

    Ugo Humbert nella foto – Foto Getty Images

    Un’immagine insolita ha catturato l’attenzione degli spettatori presenti all’ATP Masters 1000 di Monte-Carlo: Ugo Humbert è sceso in campo con una prominente fasciatura alla mano destra, suscitando immediata curiosità e preoccupazione. La vera entità dell’infortunio, tuttavia, è emersa solo durante la conferenza stampa post-partita, rivelando una storia di incredibile determinazione sportiva.
    Il tennista francese, nonostante un dolore considerevole, è riuscito a spingere Alexei Popyrin fino al terzo set in una battaglia avvincente, prima di arrendersi all’avversario e al proprio fisico.
    “Mi sono fratturato il quinto osso metacarpale,” ha rivelato Humbert con disarmante franchezza dopo l’incontro. “È successo in modo banale: sono caduto nella mia camera d’albergo e ho sbattuto la mano contro il comodino. Ho sentito distintamente un crack – l’osso si è rotto in quel momento.” L’incidente, ha precisato il francese, è avvenuto in un momento particolarmente sfortunato: “È accaduto proprio prima della partita di Gael. Ero in hotel, avevo fretta e sono scivolato.”
    La decisione di non rivelare immediatamente l’infortunio evidenzia la mentalità da guerriero del giocatore: “Domenica non ho detto nulla a nessuno. Sono andato ad allenarmi alle sei del pomeriggio e ho sperimentato diverse soluzioni di bendaggio per trovare quella che mi permettesse di giocare al meglio delle mie possibilità. Da ieri ho iniziato a utilizzare una stecca protettiva, che ha fatto una grande differenza. Con la sola fasciatura il dolore era insopportabile a causa delle vibrazioni, mentre la stecca mi ha fornito un supporto cruciale. Ovviamente non posso coprire completamente il rovescio, ma sono comunque in grado di eseguirlo.”
    Quando gli è stato chiesto se avesse avvertito dolore durante la partita, Humbert ha risposto con sincerità: “Sì, faceva tremendamente male. Sono estremamente orgoglioso di essere riuscito a scendere in campo e dare tutto. L’aspetto positivo è che l’ecografia effettuata subito dopo il match ha confermato che la situazione non è peggiorata, il che è incoraggiante. Il medico mi aveva autorizzato a giocare con la stecca a condizione che il dolore fosse gestibile. Nonostante il fastidio persistente, abbiamo seguito un protocollo rigoroso con una radiografia domenica mattina e un’ecografia post-partita.”
    Per quanto riguarda il prosieguo della stagione sulla terra battuta, Humbert dovrà probabilmente affrontare un periodo di riposo forzato di almeno tre settimane per consentire una corretta guarigione, compromettendo significativamente la sua programmazione imminente. Tuttavia, il suo spirito combattivo emerge chiaramente: “Sarebbe stato più difficile per me non scendere in campo oggi. Sono immensamente orgoglioso di aver potuto testare i miei limiti in queste condizioni. Ho lottato con tutto me stesso e non ho mai usato l’infortunio come scusa durante la partita.”“Fortunatamente stiamo giocando sulla terra battuta,” ha aggiunto Humbert, “su qualsiasi altra superficie sarebbe stato impossibile competere. La terra mi concede quel tempo extra per preparare il rovescio, anche se ho dovuto rispondere da posizioni molto arretrate, modificando sostanzialmente il mio gioco abituale. Questa esperienza sarà preziosa per i prossimi incontri, e finché avrò l’autorizzazione medica, continuerò a giocare, valutando la situazione giorno per giorno.”
    La determinazione del francese è palpabile nelle sue parole conclusive: “I medici mi hanno presentato l’opzione di fermarmi completamente per tre settimane e poi tornare gradualmente all’attività, ma il tempo di recupero potrebbe essere anche maggiore. Non posso semplicemente stare seduto a bere yogurt senza fare nulla – l’inattività mi fa impazzire. Voglio continuare a provare, anche se questo dovesse significare affrontare delle sconfitte.”Guardando al futuro immediato, Humbert ha rivelato una decisione tattica: “Ho scelto di partecipare al torneo di Monaco di Baviera, una destinazione insolita per me, ma potenzialmente vantaggiosa in queste circostanze, poiché lì la terra battuta è particolarmente lenta, caratteristica che potrebbe attenuare l’impatto del mio infortunio sul gioco.”
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    La crisi senza fine di Alexander Zverev: “Il mio livello è inaccettabile”

    Alexander Zverev nella foto – (foto Brigitte Grassotti)

    Alexander Zverev abbandona l’ATP Masters 1000 di Montecarlo con l’ennesima delusione. I problemi del campione tedesco, tuttavia, sembrano ormai trascendere la semplice sconfitta occasionale: è lui stesso il miglior interprete dell’oscuro periodo che sta attraversando, immerso in una spirale di sfiducia nei propri colpi e con sintomi di deterioramento tecnico e mentale che appaiono sempre più evidenti, alcuni dei quali sfuggono persino alla sua stessa comprensione.La sorprendente sconfitta all’esordio contro Matteo Berrettini non fa che confermare il preoccupante trend negativo iniziato dopo la finale persa agli Australian Open: sei battute d’arresto nelle ultime dodici partite, alcune delle quali inspiegabili per un tennista del suo calibro e con le sue ambizioni.
    In questo clima di crescente frustrazione, la figura di Zverev nelle conferenze stampa si è trasformata in un’immagine di cupa riflessione: sopracciglia aggrottate, risposte misurate e una spietata autocritica che riflette la gravità della situazione. L’incontro con i media dopo il match con Berrettini ha probabilmente segnato il punto più basso della sua crisi, considerando che mai prima d’ora aveva subito un’eliminazione all’esordio in un torneo di questa importanza.
    “Non sono minimamente soddisfatto, a malapena riesco a vincere incontri. Fino ad ora, questo è il mio periodo peggiore dal grave infortunio,” ha confessato Zverev, tracciando un inquietante parallelo con il difficile periodo di recupero dopo la lesione alla caviglia che aveva interrotto la sua ascesa nel 2022. Questo confronto rivela quanto sia profonda la ferita nel suo tennis attuale, ulteriormente aggravata da una prestazione che lui stesso analizza con lucidità disarmante.“Il fattore decisivo è stato che ho giocato molto bene il primo set, ma dopo aver perso il servizio nel secondo, il mio livello è crollato drasticamente. La mia palla è diventata lentissima, senza profondità. Ho smesso di colpire con convinzione, e questa è la stessa storia che si ripete da mesi. Nulla cambia, sempre lo stesso copione. Ancora una volta, sono stato io a perdere la partita. Ritengo che il mio livello attuale sia semplicemente inaccettabile,” ha dichiarato il tedesco con una franchezza che non lascia spazio a interpretazioni.
    “Non ho assolutamente idea di cosa mi stia accadendo in questo periodo. Sono mesi che cerco di capirlo, ma ormai ho esaurito anche le parole per descriverlo. Semplicemente non lo so. L’unica certezza è che continuo a perdere partite, punto e basta. Se riuscissi a vincere due o tre incontri consecutivi, anche lottando duramente come oggi, probabilmente ci sarebbero meno domande, ma la realtà è che ho perso in tre set a Buenos Aires, in tre set a Rio, in tre set a Indian Wells, in tre set a Miami e ora in tre set qui a Montecarlo. Non sono riuscito a conquistarne nemmeno uno, ed è questo che conta veramente.”
    La prossima tappa del “paziente Zverev”, nella speranza di trovare una cura per questa preoccupante sindrome tennistica, sarà il torneo di casa a Monaco di Baviera. L’ambiente familiare e il supporto del pubblico tedesco potrebbero rappresentare l’antidoto necessario per risollevare il numero due del mondo da questo momento di straordinaria difficoltà?
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Ruud difende Sinner, Djokovic allontana il ritiro: le voci da Montecarlo

    Casper Ruud nella foto – Foto Getty Images

    Ruud schierato con Sinner: “Lo considero innocente”Casper Ruud non ha avuto alcuna esitazione a schierarsi apertamente a favore di Jannik Sinner riguardo l’inabilitazione di tre mesi che l’italiano ha ricevuto per il caso di positività al doping. Il norvegese, che debutterà nel torneo monegasco contro il vincente della sfida tra Roberto Bautista Agut e Brandon Nakashima, ha espresso piena fiducia nell’innocenza del numero uno del mondo.“È difficile essere sospeso quando sei innocente. Io l’ho sempre considerato innocente”, ha affermato Ruud nelle dichiarazioni riportate da Sky Sports. Parole che testimoniano la solidarietà nel circuito verso Sinner, che ha sempre sostenuto di essere stato vittima di una contaminazione accidentale, versione accettata anche dalle autorità antidoping che hanno concordato sulla sospensione minima.
    Djokovic respinge l’idea del ritiro: “Ho ancora benzina nel serbatoio”Dall’altra parte, Novak Djokovic ha voluto mettere a tacere le speculazioni sul suo possibile ritiro. Il campione serbo, alla vigilia del suo esordio nel Masters 1000 di Montecarlo, ha ribadito di sentirsi ancora competitivo ai massimi livelli e di avere le motivazioni per continuare.“Sento ancora di avere benzina nel serbatoio. Credo che, come ho dimostrato in Australia e a Miami, posso ancora giocare ad un livello molto alto. E questo continua a darmi la soddisfazione di stare in campo e competere”, ha dichiarato Djokovic.Il serbo ha anche risposto a chi suggerisce che dovrebbe ritirarsi al culmine della sua carriera: “So che c’è un gruppo di persone che pensa che dovrei lasciare il tennis quando sono al top, e lo capisco. Molti pensavano che avrei dovuto smettere dopo la medaglia d’oro dell’anno scorso. Ma vediamo cosa ci riserva il futuro.”
    Riguardo ai suoi obiettivi, Djokovic non nasconde l’ambizione di raggiungere il traguardo dei 100 titoli: “Ovviamente mi piacerebbe vincere. Se mi dicessero che quest’anno vincerò il mio titolo numero 100 in uno qualsiasi degli Slam, firmerei subito. Ma è una grande montagna da scalare, quindi bisogna essere un po’ più umili e sperare per il meglio.”
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    “La pressione mi ha distrutto”: Alcaraz si apre sull’assenza di Sinner e il peso delle aspettative. Il documentario Netflix – l’atleta oltre le telecamere

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Getty Images

    Nel suggestivo scenario del Principato di Monaco, il Media Day del Masters 1000 di Montecarlo 2025 ha offerto molto più di una semplice conferenza stampa. Carlos Alcaraz, uno dei protagonisti più attesi del torneo, ha aperto uno squarcio sulla sua dimensione più intima, condividendo riflessioni sorprendentemente sincere sul periodo vissuto durante l’assenza di Jannik Sinner dal circuito. Una confessione che ridisegna la narrazione delle ultime settimane e illumina le complessità psicologiche che si celano dietro il sorriso del campione spagnolo.
    La confessione: quando le aspettative diventano un fardello“Molti hanno parlato di questo tema, la gente ha pensato che per il semplice fatto che Sinner fosse fuori, sia Sascha [Zverev] che io avremmo dovuto vincere tutto, o giocare meglio di prima”, ha esordito Alcaraz con voce ferma ma venata di una consapevolezza nuova. “Questo non è corretto, a partire dal fatto che ora c’è molto più equilibrio nello spogliatoio, ci sono molti più giocatori che possono spingersi avanti nei tornei.”Nonostante la narrativa pubblica che lo voleva impermeabile alle pressioni esterne, il murciano ha finalmente ammesso quanto il peso delle aspettative abbia influito sul suo rendimento: “Probabilmente, questa pressione mi ha distrutto in qualche modo”. Una frase che risuona particolarmente significativa, pronunciata da un atleta che ha sempre fatto della leggerezza mentale una delle sue armi principali.Il bilancio sportivo di questo periodo – quarti a Doha, titolo a Rotterdam, semifinali a Indian Wells e secondo turno a Miami – sarebbe straordinario per molti, ma non per chi viene costantemente misurato con parametri eccezionali. “Non mi sorprende non essere tornato numero 1 del mondo, anche se molte persone continuano ad aspettarsi che io vinca tutto”, ha aggiunto con una maturità che trascende i suoi 21 anni. “Molti me lo chiedono, mi chiedevano di sfruttare al massimo questo periodo di assenza di Jannik per tornare in cima… Anche se Jannik non sta giocando, la realtà è che sono troppo lontano da lui… e ora sulla terra non avrò la possibilità di risalire. Semplicemente mi concentrerò sul dare il meglio di me.”
    Montecarlo: la rivincita in un torneo stregatoIl torneo monegasco rappresenta paradossalmente un’opportunità quasi simbolica per Alcaraz: qui gli basta vincere una sola partita per migliorare il suo bilancio storico. Nella sua unica partecipazione, nel 2022, fu sconfitto al primo turno da Sebastian Korda in un match combattuto (7-6, 6-7, 6-3), mentre gli infortuni gli hanno impedito di tornare negli anni successivi.“Qui la sensazione è strana per il fatto di non aver mai ottenuto neanche una vittoria”, ha riflettuto. “Sembra che ci sia qualcosa nel torneo che non gioca a mio favore, anche se in realtà i numeri dicono semplicemente che ho partecipato solo una volta, quando ho perso.” Il suo approccio a questa edizione sembra però più maturo e consapevole: “Sono felice di essere qui, questa volta senza infortuni, per cercare di giocare il meglio possibile, con la speranza di ottenere un grande risultato. Le sensazioni negli allenamenti sono state positive.”
    Il documentario Netflix: l’atleta oltre le telecamereLa conferenza ha offerto anche l’occasione per approfondire i temi del prossimo documentario Netflix dedicato ad Alcaraz, un progetto che promette di mostrare il lato umano del campione “quando le telecamere si spengono”. Non una semplice celebrazione, ma un viaggio nei “momenti buoni, ma anche nei momenti cattivi” che caratterizzano la vita di un giovane proiettato così presto nell’olimpo del tennis mondiale.Il documentario affronta una domanda esistenziale che trascende lo sport: è possibile conciliare la felicità personale con l’ambizione di diventare il migliore della storia? La risposta di Alcaraz è tanto sincera quanto rivelatrice: “Probabilmente no. Non lo so. Come si mostra bene nel documentario, siamo sulla strada per scoprirlo.”Questa riflessione racchiude il grande dilemma che definisce il presente e il futuro del tennista spagnolo: preservare la sua autenticità, la spontaneità e la gioia che trasmette in campo, mentre insegue un livello di eccellenza che storicamente ha richiesto sacrifici totali e una dedizione quasi monastica.
    Eredità dei Big Three e orizzonti futuriI paragoni con Federer, Nadal e Djokovic sono inevitabili per chiunque mostri un talento straordinario in giovane età, ma Alcaraz sembra aver trovato un equilibrio nel suo rapporto con queste leggende: “È un complimento essere messo al livello dei tre migliori giocatori della storia, ma io sono Carlos Alcaraz. Cerco di fare la mia strada, non mi piacciono i paragoni.”Con una consapevolezza che sorprende per la sua età, ha anche ridimensionato dichiarazioni precedenti sul suo obiettivo di diventare il migliore della storia: “Mi piacerebbe esserlo e sedermi al tavolo con loro tre, ma non è qualcosa che mi ossessiona.” Questa evoluzione del pensiero riflette una crescita personale che va di pari passo con quella atletica.Per il futuro, gli obiettivi sono chiari: Australian Open, ATP Finals e Coppa Davis rappresentano i trofei ancora mancanti nella sua bacheca, quelli che lui stesso definisce “Pokémon” ancora da catturare. Ma forse la frase che meglio sintetizza l’Alcaraz di oggi è quella con cui ha chiuso la conferenza: “Sono molto consapevole di essere un privilegiato, lo ripeto spesso”. Una consapevolezza che, paradossalmente, potrebbe alleggerire il peso delle aspettative che tanto lo hanno “distrutto” nei mesi passati.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Valentin Vacherot: primo monegasco a vincere una partita a Montecarlo dal 2009

    Valentin Vacherot MON, 16.11.1998 – Foto getty images

    Una giornata indimenticabile per il tennis monegasco si è materializzata domenica sul Court des Princes, quando Valentin Vacherot ha conquistato non solo la sua prima vittoria a livello ATP, ma ha anche riscritto la storia del Principato. Con un netto 6-2, 6-1 inflitto in appena 58 minuti al ben più quotato Jan-Lennard Struff, Vacherot è diventato il primo giocatore di Monaco a vincere un match in un main draw nel Masters 1000 di casa dal lontano 2009.“È qualcosa di davvero speciale,” ha confessato un emozionato Vacherot in conferenza stampa. “C’è un dettaglio che rende questa storia ancora più bella: l’ultimo monegasco a vincere una partita qui è stato mio fratello, Benjamin Balleret, che oggi è anche il mio coach. È un momento straordinario per me, per la mia famiglia e per tutto il Principato. Spero sinceramente che questo sia solo l’inizio di qualcosa di più grande.”
    La partita si è rivelata sorprendentemente a senso unico, con Vacherot capace di neutralizzare completamente un avversario come Struff, giocatore di ben altra esperienza e che in passato aveva ottenuto risultati significativi proprio sul rosso monegasco.“Prima di scendere in campo è sempre difficile avere aspettative concrete,” ha spiegato il tennista locale. “Non sappiamo mai cosa potrà accadere, ma nelle ultime settimane ho avvertito sensazioni estremamente positive. Sentivo qualcosa dentro che mi suggeriva che sarebbe stato il mio giorno, la mia settimana, e oggi ho espresso un tennis di altissimo livello.”Con la modestia di chi sa di aver compiuto qualcosa di straordinario, Vacherot ha aggiunto: “Ovviamente non potevo immaginare di vincere in meno di un’ora contro un giocatore del suo calibro. È stato inaspettato, ma è sicuramente positivo aver risparmiato energie in vista dei prossimi impegni.”
    Il fattore emotivo ha giocato un ruolo fondamentale, soprattutto nei primi scambi dell’incontro. “La parte più intensa a livello emotivo è stata indubbiamente l’ingresso in campo,” ha rivelato Vacherot. “Non immaginavo ci sarebbe stato così tanto pubblico. È domenica, il primo giorno del tabellone principale, e francamente non avrei mai pensato che così tante persone sarebbero venute a sostenermi.”“I primi game sono stati i più difficili da gestire a livello mentale, ma dopo il mio primo o secondo turno di servizio, ho iniziato a razionalizzare: alla fine è solo una partita di tennis. Da quel momento, per circa tre quarti dell’incontro, sono riuscito a imporre il mio gioco e a dettare il ritmo.”
    Sebbene i recenti risultati nei tornei Challenger in Spagna e Romania non brillassero particolarmente sulla carta, Vacherot ha voluto sottolineare come il suo tennis fosse comunque in ascesa.“Da tempo avverto sensazioni molto positive. I risultati di marzo in Spagna e Bucarest possono sembrare deludenti, ma sono solo numeri. Io e il mio team sappiamo che il mio livello sta crescendo costantemente. In particolare, la Davis Cup di febbraio è stata fondamentale per costruire la mia fiducia.”“A volte una sconfitta può essere ingannevole: ho perso 7-5 nel terzo contro de Jong, che è nella top 90, e anche a Bucarest è stata una battaglia difficile. Ma nonostante questi risultati, sapevo di stare giocando bene. La sconfitta di martedì scorso non ha minimamente intaccato la mia fiducia, e oggi ne avete avuto la dimostrazione.”
    Con lo sguardo già rivolto al futuro, Vacherot si prepara a quello che potrebbe essere un remake della sfida dell’anno scorso contro Grigor Dimitrov: “Potrebbe essere la rivincita con Grigor. Lui gioca martedì, quindi sapremo presto. Ovviamente non vincerò sempre con punteggi così netti contro i top player, ma oggi tutto ha funzionato alla perfezione.”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Cobolli dopo il trionfo a Bucarest: “Un sogno che si avvera, ma non ho tempo per festeggiare”

    “Ho più rispetto per me stesso. Quindi per me è più facile affrontare i momenti importanti, anche le partite importanti” — Flavio Cobolli – foto getty images

    Flavio Cobolli è arrivato al Tiriac Open con una striscia negativa di otto sconfitte consecutive nel circuito maggiore, determinato a ritrovare la sua forma. Il tennista italiano ci è riuscito in grande stile questa settimana a Bucarest, dove ha conquistato il suo primo titolo ATP.
    “È qualcosa di enorme, un grande sogno che si avvera per me”, ha dichiarato Cobolli in conferenza stampa. “Ovviamente ho lavorato molto nelle ultime settimane e abbiamo cambiato qualcosa. Ho lavorato più di quanto faccio di solito. Ho fatto qualcosa di diverso per il mio tennis e i risultati sono arrivati presto. Pensavo fosse troppo presto, ma meglio così”.
    Per il 22enne romano questo titolo rappresenta un traguardo fondamentale nella sua carriera: “È un grande sogno che si avvera oggi. Ho sempre sognato di vincere un trofeo nel circuito ATP, e ci sono riuscito, quindi sono molto orgoglioso di me stesso e delle persone con cui lavoro”.
    Nonostante l’emozione per il successo, Cobolli non ha molto tempo per festeggiare: “Non ho tempo per celebrare questo trofeo, perché devo giocare a Monte-Carlo tra due giorni. Devo pensare a recuperare e ad essere nella migliore forma possibile per giocare una buona partita lì. Ma sono davvero felice. Stasera prenderò il volo e, naturalmente, faremo una grande cena con tutto il team, e forse mangerò un hamburger per il primo giorno della settimana”.La finale contro Sebastian Baez è stata particolarmente emozionante, con Cobolli che ha dovuto fronteggiare ben sette match point prima di chiudere l’incontro: “Penso sia normale avere un po’ più di pressione rispetto a un punto normale. Sui punti decisivi, quando giochi la tua seconda finale, il tuo primo championship point di sempre, è un po’ diverso. Venivo da un momento difficile e ovviamente è più complicato del normale. Ma credo di essere sceso in campo sul 5-4 con una mentalità diversa. Ho perso il primo punto, ma poi ne ho vinti quattro di fila con un buon atteggiamento e coraggio in campo”.
    La svolta nella stagione di Cobolli è stata notevole, considerando che non vinceva un match da tre mesi: “Ho avuto un infortunio all’inizio della stagione, quindi per me è stato difficile giocare, trovare poi la motivazione per giocare ogni settimana. È stato duro, ma ho cambiato qualcosa, e ora ho più fiducia nel mio gioco. Ho più rispetto per me stesso. Quindi per me è più facile affrontare i momenti importanti, anche le partite importanti. Sono sulla strada giusta ora. Non lo ero nei primi tre mesi, ma ora è diverso”.Cobolli ha anche voluto ringraziare le persone che gli sono state vicine nel suo percorso: “Ci sono molte persone che lavorano con me, ma anche la mia famiglia. Mia madre è sempre a casa a sostenermi. Non guarda mai una partita perché sente la pressione. Mio fratello, penso sia la persona migliore al mondo, per me. È un ragazzo che è sempre con me, anche nei momenti difficili. Mi abbraccia anche se la giornata non è facile, quindi penso sia la persona più importante della mia vita”.
    Non ha dimenticato di menzionare la sua fidanzata: “Sto con lei da quando avevo 17 o 18 anni. Quindi sono cresciuto con lei nel tennis. Mi aiuta ogni giorno”. E poi i nonni, gli amici che “accettano la mia vita e sono con me ovunque” e naturalmente il suo team.Con questo successo, Cobolli compie un significativo balzo in classifica e si presenta a Monte-Carlo con rinnovata fiducia. E quando gli è stato chiesto se celebrerà la vittoria con un nuovo tatuaggio, ha risposto sorridendo: “Non lo so. Non ci ho pensato, ma ovviamente sono un po’ pazzo. Quindi forse mi sveglierò nei prossimi giorni e farò qualcosa, ma ora voglio pensare al prossimo torneo”.
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    Venus Williams fuori dalla classifica WTA dopo 30 anni: un’era si chiude?

    Venus Williams nella foto

    Per la prima volta in tre decenni, Venus Williams è ufficialmente scomparsa dalla classifica mondiale WTA. La leggendaria tennista americana, quasi 45enne, ha perso gli ultimi punti rimasti nel suo ranking questa settimana, esattamente dodici mesi dopo aver disputato il suo ultimo match professionistico.Un evento storico che segna potenzialmente la fine di un’era per il tennis femminile. Chi visitasse oggi il profilo WTA di Venus potrebbe facilmente confonderla con un’ex giocatrice, nonostante non abbia mai annunciato ufficialmente il suo ritiro.
    La sette volte campionessa Slam, nativa di Lynwood, California, è stata una presenza costante nella classifica mondiale sin dagli anni ’90, rappresentando insieme alla sorella Serena una delle figure più iconiche della storia di questo sport. Vincitrice di cinque titoli a Wimbledon e due US Open, Venus ha ridefinito il tennis femminile con la sua potenza e atletismo, ispirando generazioni di giovani giocatrici.
    L’uscita dalla classifica solleva inevitabilmente domande sul suo futuro nel tennis professionistico. Gli indizi suggeriscono che i suoi interessi si stiano sempre più spostando fuori dal campo: la Williams è un’imprenditrice di successo con la sua linea di abbigliamento EleVen, oltre ad essere coinvolta in numerose alTre attività commerciali e filantropiche.Nonostante l’età avanzata per gli standard tennistici e la lunga assenza dai campi, Venus non ha mai dichiarato pubblicamente l’intenzione di appendere la racchetta al chiodo. Questo lascia aperta la porta a un possibile ritorno, anche se appare sempre più improbabile con il passare del tempo.Quando e se arriverà l’annuncio ufficiale del ritiro rimane un mistero. Conoscendo la riservatezza di Venus su questi temi, è probabile che la decisione non verrà comunicata nell’immediato futuro, lasciando i fan a chiedersi se potranno ancora vederla competere nel circuito WTA.
    Nel frattempo, la sua uscita dalla classifica mondiale rappresenta comunque un momento simbolico nella storia del tennis, segnando la fine di un’epoca per una delle più grandi campionesse che questo sport abbia mai conosciuto.
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    Tennis in lotta contro il match-fixing: cinque tennisti francesi sanzionati dall’ITIA

    Tennis in lotta contro il match-fixing: cinque tennisti francesi sanzionati dall’ITIA

    La piaga delle scommesse sportive e del match-fixing colpisce anche il mondo del tennis, rappresentando, insieme al doping, una delle principali preoccupazioni per i vertici di questo sport. A conferma della tolleranza zero verso questi comportamenti, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) ha recentemente sanzionato cinque tennisti francesi accusati di aver manipolato partite.
    Yannick Thivant, Thomas Brechemier, Gabriel Petit, Thomas Setodji e Hugo Daubias sono stati colpiti da pene esemplari che vanno dall’inibizione per 10 anni fino alla radiazione a vita, impedendo loro di giocare nuovamente a tennis a livello professionale.Queste sanzioni, particolarmente severe, dimostrano la ferma volontà dell’ITIA di contrastare un fenomeno purtroppo ancora presente nel circuito tennistico, soprattutto nei tornei minori dove i controlli sono talvolta meno rigorosi e i giocatori, spesso in difficoltà economiche, possono essere più vulnerabili alle proposte illecite.
    Il match-fixing rappresenta una minaccia significativa per l’integrità dello sport, in quanto compromette l’essenza stessa della competizione sportiva basata sulla lealtà e sull’imprevedibilità del risultato. Quando un incontro viene manipolato, non solo vengono traditi i tifosi e gli appassionati, ma viene minato anche il sistema delle scommesse legali e l’intera credibilità dello sport.La decisione dell’ITIA di comminare sanzioni così drastiche a questi cinque tennisti francesi, nonostante nessuno di loro fosse un nome di primo piano nel panorama tennistico mondiale, dimostra la determinazione dell’agenzia nel combattere questo fenomeno a tutti i livelli soprattutto nei tornei minori dove girano pochi soldi e tante possibili tentazioni.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO