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    Alexander Zverev è risultato negativo al coronavirus e poi sulla decisione di giocare: “Non c’era l’obbligo di indicare se ero malato o meno”

    Alexander Zverev GER, 1997.04.20

    Alexander Zverev, andato ko domenica negli ottavi del Roland Garros, ha annunciato lunedì che è risultato negativo al covid-19 nonostante abbia segnalato una serie di sintomi associati alla malattia dopo aver perso contro il nostro Jannik Sinner in quattro set.
    Il tedesco ha dichiarato nel programma di Eurosport con Boris Becker che quello che aveva era un’influenza. “Ho fatto il test ed è risultato negativo. Mi sento meglio. Quello che ho avuto è stata un’influenza, la prendi anche se sei in una pandemia. Abbiamo giocato molti giorni al freddo e con la pioggia e il mio corpo era debole. Ho bisogno di riposare. Avevo difficoltà a respirare perché avevo la gola infiammata e il naso bloccato dopo una notte con la febbre”, ha dichiarato Alexander.

    Zverev, che ha pubblicato il suo test negativo sui social network, ha anche confermato di non aver informato l’equipe medica del torneo dei suoi sintomi e ha deciso di giocare comunque la partita con Sinner: “Non c’era l’obbligo di indicare se ero malato o meno”. LEGGI TUTTO

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    Cancellato già il torneo di Auckland

    Cancellato già il torneo di Auckland

    Anche il tanto atteso 2021 non si prospetta con i migliori auspici, è stata annunciata la cancellazione del tradizionale ASB Classic di Auckland.
    Nonostante la Nuova Zelanda sia stato uno dei paesi meno colpiti dal covid-19 le restrizioni ancora previste impediscono lo svolgimento del torneo.

    “Purtroppo dobbiamo confermare che l’ASB Classic non si disputerà nel 2021 a causa delle implicazioni della pandemia Covid-19.Siamo assolutamente dispiaciuti nel non poter portare il tennis ad Auckland quest’estate, ma non vediamo l’ora di tornare più grandi e migliori che mai nel 2022.” – dichiarano gli organizzatori.
    Un Grazie a Carl LEGGI TUTTO

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    Dal Trentino al Roland Garros: azienda italiana protagonista dei lavori per la nuova copertura del centrale

    La copertura del Philippe Chatrier, campo centrale del mitico Roland Garros.

    Al Roland Garros 2020 c’è un gran bel pezzo d’Italia, e di Trentino, vincente anche fuori dal campo. Perché uno dei protagonisti assoluti, senza racchette o palline, dello storico Slam di Parigi è la Pintarelli Verniciature Srl di Lavis, borgata di 9 mila abitanti alla porta nord di Trento. Perché una delle grandissime novità dell’edizione di quest’anno dell’open francese è la nuovissima copertura del Philippe Chatrier. Un tetto retraibile di ultima generazione, perfetto per coprire il campo centrale del Roland Garros e permettere così il regolare svolgimento dei match anche in caso di pioggia battente. Un’opera alla quale ha collaborato attivamente la Pintarelli Verniciature Srl cui la Cimolai, azienda capofila di questa commessa da 150 milioni di euro complessivi, ha affidato il compito di occuparsi della verniciatura di tutti i pannelli che compongono il tetto retraibile.
    «Siamo molto orgogliosi di essere stati coinvolti direttamente in quest’opera, di grande ingegneria oltre che sportiva – commenta Alessandro Pintarelli, titolare dell’azienda lavisana insieme alla sorella Tiziana – siamo fra le poche aziende italiane che possono contare su due certificazioni internazionali di grande importanza, in grado di garantire la durata nel tempo delle vernici sull’acciaio e sull’alluminio. Per quanto riguarda la verniciatura a polvere sull’acciaio siamo stati, in assoluto, la prima azienda italiana da ottenere questa certificazione». Ottenuta dopo un lungo percorso, iniziato ancora nel 1993, con la Facoltà di ingegneria dell’Università di Trento ed incentrato su ricerca e sviluppo. Per arrivare a determinare, oggi, un processo produttivo in grado di rispondere alle esigenze di tutti i partner, come dimostra la grande espansione sul mercato internazionale avuto negli anni dall’azienda fondata nel 1987. «Il nostro standard lavorativo non cambia in base al cliente – aggiunge Paolo Ferrero, direttore di produzione – queste certificazioni ci hanno aperto la porta per lavori su scala internazionale, ma la stessa qualità in tutto il ciclo delle lavorazioni la mettiamo sia per gli interventi al Roland Garros o negli Stati Uniti, quanto nei lavori quotidiani sul territorio trentino ed italiano».

    Un lavoro determinante quello della Pintarelli Verniciature Srl, iniziato nell’estate del 2019. Sei mesi in apnea per riuscire a lavorare, trattare e verniciare qualcosa come 11 mila metri quadrati di lamiere. Un intervento di verniciatura a polvere per il quale sono state utilizzate circa 3 tonnellate di vernice. Per verniciare tutti i pannelli che compongono il tetto retrattile agganciati a quelle enormi trave, lunghe cento metri e grandi due metri, tanto che i tecnici responsabili possono addirittura camminarci e lavorarci dentro. Travi trasportate via mare dal Friuli fino a Marsiglia e poi portate a Parigi tramite un viaggio con carico eccezionale via terra. Trattasi di pannelli molto particolari, forati e dotati di uno strato fonoassorbente, i cui movimenti per aprire e chiudere il tetto del Philippe Chatrier sono interamente gestiti da un apposito software. Una commessa di verniciatura a polvere enorme ma gestita con grande professionalità, tanto da essere completata nel mese di gennaio 2020, giusto in tempo per lo svolgimento in primavera del torneo. Che poi il Covid-19 ha spostato ai giorni nostri. Dove i tennisti italiani si stanno facendo valere in campo, proprio come la Pintarelli Verniciature Srl si è fatta valere nell’essere protagonista di un intervento di grande ingegneria, sportiva ma non solo. LEGGI TUTTO

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    Jannik Sinner ha ottenuto due record con la vittoria su Zverev al Roland Garros

    Jannik Sinner ITA, 2001.08.16

    Jannik Sinner, solo 19 anni, ha ottenuto questa domenica la più grande vittoria della sua carriera, battendo il tedesco Alexander Zverev, numero 7 del mondo, approdando così ai quarti di finale del Roland Garros, alla sua prima partecipazione al torneo.

    Il tennista italiano ha messo a segno due record con questa vittoria, che negli ultimi anni son stati a portata di mano solo alle leggende.
    – È il primo tennista a raggiungere i quarti di finale del Roland Garros alla sua prima partecipazione dopo Rafael Nadal, nel 2005;
    – È il più giovane tennista ad aver raggiunto i quarti di finale nello Slam parigino dai tempi di Novak Djokovic nel 2006. LEGGI TUTTO

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    Danielle Collins e il rapporto di collaborazione con Nicolas Almagro

    Nicolas Almagro nella foto

    Nicolas Almagro, ex top 10, debutta a Parigi come allenatore circa un anno dopo il ritiro ufficiale dalle competizioni. Lo spagnolo segue Danielle Collins nella capitale francese e questa partnership ha sorpreso molti, ma è stata chiarita dall’ex semifinalista degli Australian Open.

    “Ho cambiato allenatore all’inizio del 2020, ma le cose non sono andate bene. Poi ho chiesto aiuto all’Accademia di Patrick Mouratoglou e mi hanno messo in contatto con Nico Almagro. È stato incredibile poter contare su qualcuno che ha avuto una carriera di successo come la sua. Lui sa cosa sto passando. Sa cosa significa vivere la vita quotidiana di un tennista. Avere qualcuno dalla mia parte che è stato nella top 10 è molto importante”. LEGGI TUTTO

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    Roland Garros: Gli organizzatori rispondono ad Alexander Zverev “Non ci ha informato dei suoi sintomi”

    Alexander Zverev GER, 1997.04.20

    Alexander Zverev, 23 anni, ha causato polemiche questa domenica al Roland Garros, quando ha dichiarato dopo aver perso agli ottavi di finale che ha giocato la sua partita con febbre, tosse e diversi sintomi da coronavirus. Il tedesco non ha contattato nessuna équipe medica, il che ha preoccupato l’organizzazione e tutti coloro che hanno avuto contattati con Sascha nei giorni scorsi.

    “Non risponderò alle tue domande dopo quello che hai scritto su di me in questi mesi”, ha detto al giornalista americano Ben Rothenberg del ‘New York Times’ dopo che gli è stato chiesto quando è stata l’ultima volta che è stato testato per il covid-19.
    In una dichiarazione, gli organizzatori dell’evento hanno reagito alle parole di Zverev. “Il giocatore è risultato negativo al coronavirus il 29 settembre e non ha informato nessun membro dello staff medico del torneo dei suoi sintomi. Gli è stato consigliato di fare nuove prove questa domenica”, si legge nel messaggio inviato dalla direzione del torneo ai giornalisti. LEGGI TUTTO

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    Circuito Challenger: Nuovo torneo a Parma indoor alla fine di Ottobre

    Lorenzo Musetti – Foto Marta Magni

    C’è un nuovo evento nel calendario dei tornei Challenger di scena in Italia. Da sabato 31 ottobre a domenica 8 novembre saranno disputati gli Internazionali di Tennis Città di Parma, ATP Challenger 80 organizzato da MEF Tennis Events. La manifestazione sarà ospitata dal PalaRaschi (il palazzetto dello sport della città), dal Tennis Club Parma (anche noto come Tennis Club Mariano) e dal Tennis Club President del presidente Romano Botti, già sede degli Internazionali di Tennis Emilia Romagna in corso fino a domenica 11 ottobre. I match si giocheranno su campi in Play-it indoor.
    Marchesini spiega la nascita del torneo – L’annuncio da parte di Marcello Marchesini, presidente di MEF Tennis Events: “L’ATP ci ha contattato per verificare la possibilità di organizzare un torneo indoor a inizio novembre, nella settimana in cui il calendario prevede il Challenger di Eckental in Germania ed il Masters 1000 di Parigi Bercy. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità e abbiamo immediatamente contattato l’amministrazione comunale di Parma, che si è detta entusiasta di questa occasione. Poi abbiamo presentato il progetto alla Regione Emilia Romagna e all’APT Servizi (Azienda di Promozione Turistica, ndr) del presidente Davide Cassani, che è stato informato della nascita della manifestazione prima della conferenza stampa di presentazione degli Internazionali di Tennis Emilia Romagna. Senza il supporto delle istituzioni sarebbe impossibile solo pensare di poter organizzare un evento di questa portata: siamo pronti e carichi in vista dell’ultimo torneo del nostro 2020”.

    MEF Tennis Events protagonista del 2020 – MEF Tennis Events, società che organizza tornei internazionali e nazionali dal 2007, chiuderà così una stagione tanto particolare quanto ricca di manifestazioni e momenti da ricordare. A giugno il Tennis Clud Todi 1971 ha ospitato i Campionati Italiani Assoluti, vinti da Lorenzo Sonego e Jasmine Paolini. Poi il numero 46 del mondo ha firmato la doppietta conquistando il titolo del secondo torneo del 2020 targato MEF Tennis Events, quello nazionale a partecipazione straniera ospitato dal Tennis Club Perugia (trofeo femminile alla russa Liudmila Samsonova). Ad agosto nuovamente a Todi per le Finali di Serie A1 BMW, in cui a trionfare sono stati il Park Tennis Club Genova di Lorenzo Musetti ed il Circolo Tennis Lucca delle sorelle Jessica e Tatiana Pieri. Subito dopo, nella stessa sede sono andati in scena gli Internazionali di Tennis Città di Todi, torneo ATP Challenger 100 che ha registrato il successo del tedesco Yannick Hanfmann. Infine, in attesa di scoprire il nuovo campione degli Internazionali di Tennis Emilia Romagna, lo stesso Lorenzo Musetti ha alzato al cielo il trofeo degli Internazionali di Tennis Città di Forlì, l’ATP Challenger 100 che ha acceso l’entusiasmo del circolo Tennis Villa Carpena. E come detto non finisce qui: appuntamento sabato 31 ottobre con l’inizio delle qualificazioni degli Internazionali di Tennis Città di Parma. LEGGI TUTTO

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    Martina Trevisan, storia di un talento a cui la vita era scivolata via (di Marco Mazzoni)

    Martina Trevisan, quarti di finale a Roland Garros 2020

    “C’era una volta…”, la classica frase di rito con cui iniziano le favole. Già, le favole… Sarà una definizione inflazionata, ma come altro si può definire quel che sta vivendo Martina Trevisan a Roland Garros? È una vera favola, quella di una ragazza di talento che si era persa per strada e si è ritrovata, una che è stata capace di rimettere insieme i pezzi della sua vita e tornare in gioco, riprendendosi con gli interessi le soddisfazioni di una carriera promettente appena sfiorata da junior. Quella di Martina è soprattutto una pagina umana importantissima per una ragazza ricchissima di vita a cui la vita era scivolata via, persa in un’adolescenza difficile che aveva trasformato un’atleta piena di talento in giovane una donna in lotta con se stessa.
    Sembra passato tanto tempo, visto che il prossimo 3 novembre compirà 27 anni. Ma lei, facendo uno sforzo enorme sul piano intimo, ne ha parlato diffusamente qualche tempo fa sul progetto editoriale “The Owl post”, con una lunga confessione intitolata “Metamorfosi”, dove tra crisalidi e farfalle si racconta, si mette a nudo con coraggio, mostrando i suoi incubi, la sua fragilità, ma anche la forza che le ha permesso di ritrovarsi e di tornare prima a giocare, quindi a vincere. In questo straordinario Roland Garros, Trevisan si appresta a giocare un quarto finale, impresa clamorosa per una che non aveva ancora vinto un solo match nel main draw di uno Slam.
    Eppure quando era teenager, gli Slam non solo li sognava, ma li stava preparando con una carriera giovanile estremamente promettente. Quel “dirittaccio” (per dirlo bonariamente alla toscana, lei capirà!) mancino, così veloce e imprevedibile, quegli angoli tanto stretti quanto vincenti, erano un incubo per rivali assai più potenti e sulla carta quotate.
    Chi meglio di lei può raccontare la propria storia. Ecco qua alcuni estratti delle parole di Martina, ripresi dalla sua lettera-confessione: “Con ogni probabilità sono entrata al circolo prima ancora di esserne cosciente, nel pancione di mamma, che lì faceva la maestra. La mia scalata però è stata rapida perché a 4 anni ero già la padrona indiscussa di tutto il Circolo Tennis Perignano. Gonnellina nera, canotta bianca, scarpe all’ultimo grido, giravo per i campi trascinandomi appresso una racchetta dalle corde multicolor che, pur essendo per bambini, era alta almeno quanto me. (…) Con il mio maestro, Matteo, avevamo fatto passi da gigante. Poco prima di compiere 15 anni calcavo già i campi più prestigiosi ed ero ben piazzata nel ranking ITF, che è l’anticamera del WTA, il palcoscenico dei grandi. Giocare a tennis mi divertiva. Fino a quando non mi sono divertita più”.
    Ecco che arriva il passaggio più duro, duro come un macigno. Martina cresce, e qualcosa dentro di lei si rompe, insieme alla sua famiglia. Spezza la sua ascesa sportiva, la sua voglia di vivere, la sua serenità. Tutto va in subbuglio. Anni difficilissimi…

    “Ero giovane e talentuosa. Che non sono ne meriti ne colpe. Ma ho iniziato a sentire, forte, la fretta attorno a me di coglierne tutti i frutti prima ancora che l’albero avesse il tempo di radicarsi per bene nel terreno. Prima che le mie radici e il mio tronco fossero forti abbastanza da resistere alle intemperie, che, crescendo, prima o poi, arrivano. (…) Dentro le mura di casa non si respirava un’aria serena ed io passavo molto tempo ad allenarmi. Anche quando avrei sicuramente avuto bisogno di fare altro. (…) Ero una quindicenne che voleva vivere come una quindicenne, recuperando, magari con gli interessi, tutto ciò che sentivo di aver perduto negli anni precedenti. Senza tante regole. Senza preoccuparmi di far tardi perché il giorno dopo avevo una partita. Senza il bisogno di nascondere i miei muscoli allenati dentro a maglie di taglie comode. Stavo cambiando e il mio fisico cambiava con me. Mi sentivo libera, e credevo di aver finalmente riacquistato il controllo della mia vita. Ora, con il senno di poi, che è anche un po’ quello del mai, so che quella che chiamavo libertà era una semplice fuga. Ma mentre hai il vento in faccia è difficile capire chi è che corre e chi è che scappa”.
    Tutto le scappa di mano, si ritrova da ragazzina focalizzata solo nel tennis, ad una vita lacerata sul piano personale e familiare, sino al dramma della anoressia: “I nuovi equilibri su cui poggiava la mia famiglia mi avevano destabilizzata. A papà era stata diagnosticata una malattia degenerativa e questo lo ha reso sempre meno presente nella mia crescita. Non è stato facile vedere mamma ricostruire la sua quotidianità con una nuova persona accanto, che aveva sempre fatto parte della mia vita, ma sotto un’altra luce. Ero arrabbiata con lei e non conoscevo altra arma per ferirla che non il suo amore per me. Combattevo contro tutto ciò che rappresentava il mio passato da atleta, sul quale tutti avevano riposto grandi speranze ed ambizioni, dimentichi della persona che dietro quell’atleta soffriva. Detestavo il mio corpo muscoloso e mi imponevo diete al limite della sopravvivenza pur di perdere peso. 30 grammi di cereali e un frutto la sera. Era quanto mi bastava per stare in piedi, e per far preoccupare mia madre, che correva a cogliere le pesche dagli alberi pur di vedermi mangiare qualcosa. Nella mia testa, come in un paradosso, avevo l’impressione che solo sparendo le persone sarebbero riuscite a vedermi davvero, ad interessarsi. Ad occuparsi di me. Per fortuna, giunta al punto di non ritorno, ho capito che non sarei potuta andare avanti così.
    Avevo perso ogni interesse, mi ero chiusa nel mio bozzolo; in uno stato di apatia in cui neppure mi riconoscevo più. Non ero nemmeno più la brutta copia di chi sono per davvero, e così ho chiesto aiuto. Dall’anoressia si può guarire”.
    Questa la frase più bella. Dalla anoressia si può guarire. Con fatica, sacrifici, un complesso e durissimo lavoro su se stessi. Ma si può guarire, e ritrovare quella via, quella voglia di vivere e di riprendersi tutto che ti conferisce una forza enorme, perché torni più forte di prima.
    La rinascita è la pagina più bella della giovane vita di Martina, come descrive nel suo racconto: “Sono stata rieducata a mangiare, a fare pace con le mie ferite. Ad apprezzare il mio nuovo corpo, a perdonare chi aveva sbagliato e a ritrovare il mio tempo per fare le cose. Quasi senza accorgermene mi sono ritrovata di nuovo con una racchetta mano. Prima per insegnare, così da avere una piccola indipendenza economica e condividere con altre persone la passione per il tennis. E poi, inevitabilmente, per gareggiare di nuovo. Quasi, e dico quasi, come se avessi voluto riprendere da dove avevo lasciato. (…) Quest’anno ho conquistato per la prima volta l’accesso al tabellone principale di un torneo del Grande Slam, in Australia. Ho lavorato molto e continuo a farlo per far sì che questo diventi il mio nuovo standard, il mio nuovo habitat”.
    L’accesso al main draw in Australia le sembrava un passo da gigante, una meta incredibile finalmente raggiunta. Ma se ci pensiamo bene, perché una ragazza con così tanto talento e con la forza di superare ostacoli così grandi, oggi dovrebbe porsi limiti? In campo sta dimostrando di potersela giocare con tutte, e in questa fase storica il tennis rosa di vertice è a dir poco “instabile”, grandi picchi di qualità e pause enormi, da parte di tutte le migliori. E sportivamente i suoi 27 anni sono solo una ventina… Interessanti le parole del suo coach Catarsi: ha rivelato che Martina si sente quotidianamente col bravissimo mental trainer Lorenzo Beltrame (che collabora con lo staff di Tirrenia), che la spinge ogni giorno durante il torneo a scrivere le proprie sensazioni; una sorta di diario che la libera di tensione e le conferisce consapevolezza, quella di chi si trova ancora in gara nel torneo perché se l’è meritato sul campo.
    Martina Trevisan sfida nei quarti Iga Swiatek, talentuosa polacca classe 2001. Sulla carta parte sfavorita, ma sarà una partita tutta da vedere, perché il talento ma soprattutto il carattere della toscana può permetterle di sognare, come quel “drittaccio” e quella “garra” che ci sta incantando match dopo match. Martina non deve smettere di sognare, e allo stesso tempo di sorridere, perché proprio il suo sorriso travolgente ha conquistato il mondo della racchetta. Siamo sicuri che Martina non tremerà all’ingresso sul Chatrier. Guarderà quella terra “amica” e sarà capace di sprintare e colpire, scatenando il meglio del suo talento, senza paura. Quando hai ripreso la tua vita per i capelli, non hai più paura di niente… La sua storia è la più bella del torneo, direi dell’anno 2020. In un’annata terribile in cui si parla quasi solo di Morte, il suo è un esempio di tanta tantissima Vita.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO