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    Novak Djokovic conferma la partecipazione a Miami e giocherà anche a Belgrado

    Novak Djokovic classe 1987, n.1 del mondo

    Il numero uno del mondo Novak Djokovic ha confermato questo venerdì sera sul suo sito ufficiale la sua intenzione di tornare nel circuito al Masters 1000 di Miami, che inizierà dal prossimo 24 marzo all’Hard Rock Stadium.

    Il 33enne serbo, campione degli Australian Open, aveva messo in dubbio la sua partecipazione all’evento a causa dell’ormai famosa rottura addominale, ma ora ha confermato che intende competere al primo Masters 1000 della stagione.
    Djokovic ha anche in programma di giocare il nuovo ATP 250 a Belgrado, la settimana dopo il Masters 1000 di Monte Carlo. Il direttore di questo evento è suo fratello, Djordje. LEGGI TUTTO

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    Sinner: “Pensavano fossi irlandese. Tutti si aspettano titoli Slam, ma questo non mi disturba”

    Jannik Sinner

    Jannik Sinner tornerà in campo la prossima settimana nell’ATP 250 di Marsiglia. Il quotidiano transalpino “L’Equipe” lo appena ha intervistato, presentando ai propri lettori uno dei talenti più cristallini del firmamento internazionale. Jannik ha parlato del suo presente e della sua formazione, con alcuni aneddoti curiosi. Riportiamo alcuni estratti dell’intervista.
    “Tutti si aspettano che io vinca titoli Slam, ma questo pensiero non mi disturba. Ho solo 19 anni e sono consapevole che la strada per arrivare è lunga, e che la pressione più grande è quella che io metto su me stesso. Per vincere i grandi tornei è necessario prima imparare e perdere delle grandi partite, è una cosa che al momento fa male ma aiuta crescere, come successo all’Australian Open con la sconfitta contro Shapovalov. Ho parlato tanto con il mio team, vogliamo vincere, ma quando si è giovani è importante la sconfitta e imparare da queste. Non voglio mettermi fretta da solo, sono diventato professionista a 18 anni e vorrei giocare fino a 38!“.
    “Mi considero fortunato ad aver iniziato a giocare nella stessa epoca di campioni come Novak, Rafa e Roger, i più grandi di sempre, perché questo non soltanto perché mi dà la possibilità di giocare contro di loro ma soprattutto di imparare da loro. Il match contro Nadal a Roland Garros è stato importantissimo per me, e quindi aver avuto la possibilutà di allenarmi con Rafael a Melbourne lo è stato ancora più. Credo che sia la cosa migliore che mi potesse capitare a 19 anni, è stata un’esperienza di vita che non scorderò mai”.

    “La mia crescita? È diversa per ogni giocatore, per me il passaggio dalla posizione 500 del ranking alla 50 è stato veloce, così come quello dai Futures ai tornei ATP. Non ho giocato a livello juniores, ho preferito affrontare giocatori adulti nei Futures. Non ho giocato molti tornei Challenger, mi pare solo una decina, prima di affrontare l’ATP Tour. La scalata è stata rapida ma l’obiettivo è molto più avanti.Credo che i prossimi tre anni siano decisivi per la mia crescita. Dovrò allenarmi tanto, perderò delle partite e capire perché ho perso, quindi giocare più match possibili per crescere. Quando avrò fatto 200 partite a livello ATP inizierò a sapere meglio chi sono come tennista. Inoltre non è detto che continui come oggi, potrei rallentare o addirittura peggiorare se avessi un infortunio. Sono consapevole del mio percorso e di quello che ho scelto di essere come persona, il tennis è la cosa più importante per me”.
    “Da piccolo ero molto più sciatore che tennista. A 13 anni ho iniziato a perdere nelle gare di sci perché non ero abbastanza forte sul piano fisico, proprio in quel periodo ho incominciato ad apprezzare di più  il tennis perché è davvero un gioco. Amo lo sci ma come sport è diverso, fai una discesa di un minuto e mezzo e al primo errore è finita. Nel tennis invece puoi sbagliare ma la partita continua, anche altre due ore e mezza. A me piace giocare, avere la possibilità di esplorare soluzioni, accelerare la palla, rallentare, c’è tempo e tattica. Gli sci sono stati importanti per il mio gioco di piedi e per l’equilibrio, due aspetti fondamentali nel tennis. Quando sei rapido e hai equilibrio, non è indispensabile troppa potenza“.
    “Sono italiano al 100% ma sono di una piccola valle nell’estremo nord del paese, la vita è un po’ diversa nel Sud Tirolo rispetto al resto del paese. Ci sentiamo italiani perché si è cresciuti in Italia, ma la mia prima lingua è il tedesco. Tanto che quando a 13 anni sono andato a vivere a Bordighera, ad oltre sei ore di auto da casa mia, per allenarmi alla struttura di Riccardo Piatti, è stato un momento difficile. Davvero capivo ben poco di quello che mi dicevano, posso dire di averlo imparato lì l’italiano. Adesso lo parlo abbastanza bene, ma sento che ancora non è perfetto…”.
    “Non sono affatto freddo, il comportamento è una cosa di di famiglia. Sono uscito di casa molto giovane, ho dovuto crescere imparando a gestire me stesso, con la forza di tirarmi fuori da solo dalle difficoltà. Fino a quando avevo 15-16 anni dopo aver perso una partita chiamavo sempre mia mamma. Non mi mettevo a piangere o lagnarmi ero dispiaciuto e chiamavo per cercare un po’ di conforto, ma mia madre tagliava corto dicendomi che non aveva molto tempo per stare a telefono, dovendo lavorare. Lontano da casa ho dovuto prendermi le mie responsabiltà”.
    “Quando ero ragazzino portavo i capelli lunghi sulle spalle perché non mi piaceva andare dal parrucchiere, tanto che mi chiedevano se per caso fossi irlandese! Rispondevo che ero italiano e restavano stupiti”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Tsitsipas e le parole di Agassi: “Nel tennis e in qualsiasi sport, se non ti alleni, non meriti di vincere”

    Stefanos Tsitsipas GRE, 1998.08.12

    Stefanos Tsitsipas ha dovuto superare una dura battaglia con Hubert Hurkacz per raggiungere i quarti di finale dell’ATP 500 di Rotterdam. Prevedibilmente, ne seguirà un’ altra con Karen Khachanov, ma il greco ammette che questo è il tipo di partite che gli piacciono. Molto più di quando vince facilmente.
    “Queste vittorie sono migliori di quando vinci senza sforzo. Va bene gestire lo sforzo, ma c’è una sensazione diversa quando si lotta così duramente e si lascia l’anima in campo. Porta anche più fiducia nel tuo tennis. È probabilmente la migliore sensazione nel tennis”, ha confessato il numero 6 del mondo e seconda testa di serie nel torneo olandese.

    Alla domanda sul suo ottimo inizio di stagione, il semifinalista degli Australian Open ha ricordato le parole di Andre Agassi. “Nel tennis e in qualsiasi sport, come ha detto Andre Agassi, se non ti alleni, non meriti di vincere. Sono assolutamente d’accordo. L’allenamento porta alla perfezione”, ha sottolineato. LEGGI TUTTO

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    Nick Kyrgios rimane in Australia e non andrà nemmeno a Doha

    Nick Kyrgios AUS, 1995.04.27

    Nick Kyrgios, 25 anni, ha confermato giovedì il suo ritiro dall’ATP 250 Doha, in Qatar, un evento che sarà segnato dal ritorno in campo di Roger Federer dopo più di un anno di assenza.L’australiano non si è giustificato con nessun infortunio preciso, ma la sua decisione non è una sorpresa considerando che il tennista di Canberra ha detto dopo gli Australian Open che ancora non sapeva quando avrebbe viaggiato di nuovo nel circuito.

    Kyrgios non lascia l’Australia dal marzo dello scorso anno, quando il circuito è stato fermato a causa della pandemia, avendo optato per rimanere nel suo paese, uno di quelli che ha meglio controllato la pandemia nel mondo. Ash Barty, per esempio, ha scelto di fare lo stesso.
    A Doha, Kyrgios è stato sostituito nella entry list dall’ex top 10 Richard Gasquet, che si è infortunato e non ha nemmeno disputato gli Australian Open. LEGGI TUTTO

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    Un altro argentino con il covid-19: Londero costretto a saltare Santiago

    Juan Ignacio Londero nella foto

    Dopo Guido Pella, costretto a perdere l’intero Golden Swing dopo essere risultato positivo al covid-19 due settimane fa, anche Juan Ignacio Londero, 27enne e numero 90 del mondo, è risultato positivo al nuovo coronavirus, vedendosi costretto al ritiro dal torneo della prossima settimana a Santiago del Cile.

    Londero era già apparso irriconoscibile questa settimana a Buenos Aires, dove ha perso al primo turno senza appello contro lo spagnolo Pablo Andujar per 6-3, 6-0.
    Anche l’allenatore di Londero ha contratto il virus. LEGGI TUTTO

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    Bella iniziativa a favore dei cani abbandonati al Challenger di Nur Sultan

    Una delle foto dell’iniziativa

    I cani sono i migliori amici dell’uomo. Non è solo un detto: la loro presenza nelle nostre case arricchisce enormemente la vita di chi decide di adottare un amico a quattro zampe, provare per credere. Per questo è bello diffondere la splendida iniziativa in corso questa settimana durante il Challenger di Nur Sultan (nuovo nome dal 2019 di Astana, in Kazakistan).
    Tutti i partecipanti al torneo sono stati invitati a scattare delle foto con alcuni cani abbandonati per sensibilizzare l’opinione pubblica locale e non sul problema dell’abbandono degli animali e del randagismo in genere, in sostegno di una associazione che si batte per la difesa degli animali.

    Le foto hanno fatto il giro della capitale del paese e per fortuna tre dei cani fotografati sono stati adottati il giorno seguente, insieme ad altre richieste arrivate per altri “amici” abbandonati. Che dire, Bravi!
    Marco Mazzoni

    It’s a dog’s life in Nur-Sultan 🐶
    This week, players competing in Nur-Sultan took part in a photo shoot with homeless pets, to support local NGOs in the protection of homeless animals. Thanks to this campaign, three dogs were adopted from the shelter the following day. 😊❤️ pic.twitter.com/hQdw3gsE7u
    — ATP Challenger Tour (@ATPChallenger) March 3, 2021 LEGGI TUTTO

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    Zverev critica le palle in uso a Rotterdam, Krajicek risponde

    Alexander Zverev

    Una sconfitta imprevista quella di Sasha Zverev al primo turno di Rotterdam (anche se Bublik in condizioni indoor è il classico “cavallo pazzo” da evitare a tutti i costi…), tanto che il tedesco non l’ha presa per niente bene. Nell’intervista di rito post match, ha parlato dell’insoddisfazione per il livello di gioco espresso, ma anche criticato senza mezzi termini l’organizzazione del torneo per la scelta delle palle, a suo dire inadeguata. Ecco un estratto delle parole del tedesco.
    “Penso che tutto il mondo abbia visto che non ho giocato per niente bene. Sono arrivato a Rotterdam venerdì scorso, mi sono allenato due volte al giorno e la verità è che non mi sono adattato per nulla a queste condizioni. Non vanno affatto bene per il mio gioco, nemmeno in allenamento mi sentivo a mio agio. Del resto è un torneo in cui non sono andato bene nemmeno negli anni precedenti. Il problema? Non mi lamento della velocità dei campi. L’anno scorso sono riuscito a vincere due tornei a Colonia e la superficie era molto simile a quella adottata qua a Rotterdam. La differenza è soprattutto nella palla. Sono un giocatore che trova buon tennis in condizioni indoor, ma qua la palla rimbalza molto bassa. Per un tennista come me alto due metri non è per niente facile. Non sono l’unico tennista che si lamenta di questa situazione. Ce ne sono tanti… Tuttavia non voglio trovare molte scuse. Voglio congratularmi con l’organizzazione del torneo per il loro lavoro e per avere uno dei campi centrali più spettacolari del circuito, penso solo che debbano migliorare la combinazione velocità del campo e palla“.

    Non si è fatta attendere la risposta di Richard Krajicek, ex campione di Wimbledon 1996 e da qualche anno direttore del ATP 500 olandese: “Campi troppo rapidi? Su una scala da uno a cinque, la velocità del campo in questo torneo è a livello tre, quindi media, e non solo per questa edizione, è così da molti anni. Ho anche sentito parlare delle palle, la verità è che abbiamo un circuito in cui ogni torneo adotta una marca di palla diversa, e ogni evento cerca di scegliere la palla che meglio si adatta alla superficie. Siamo in contatto con il torneo di Marsiglia, che si gioca una settimana dopo il nostro, per scegliere la stessa marca e tipo di palla, in modo che i giocatori non debbano cambiare continuamente sensazioni dopo pochi giorni”.
    Altri tennisti hanno confermato che le condizioni di gioco a Rotterdam sono veloci, ma niente di impossibile, nella media del periodo attuale, quindi non così rapide. Chissà cosa avrebbe detto Zverev se fosse stato catapultato in un torneo indoor degli anni ’90, quando le palle rimbalzavano pochissimo ed i giocatori erano costretti a movimenti brevi, massimo anticipo e un tennis mille volte più veloce e verticale di quello attuale…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Lorenzo Musetti: “il primo obiettivo è proprio entrare tra i primi 100 giocatori al mondo”

    Lorenzo Musetti ITA, 2002.03.03 – Foto Marta Magni

    Ecco l’intervista che ha rilasciato Lorenzo Musetti al quotidiano “Il Tirreno”.
    Dichiara l’azzurro: “Tornare a casa per me è sempre bello sono stati due mesi molto intensi in cui ho giocato ben 16 incontri e ho fatto un’altra finale a livello challenger a Biella. L’unico dispiacere è non essermi riuscito a qualificarmi per il tabellone principale degli Australian Open perché ho un bel feeling con quel torneo. L’esperienza mi è servita e dopo ho fatto tante partite che mi hanno permesso di salire e di guadagnare tanti punti in classifica.Tra qualche giorno tornerò ad allenarmi a Montecarlo. Poi col mio coach punteremo agli Atp di Acapulco e Miami”.
    Hai deciso insieme al tuo coach Simone Tartarini di iniziare a giocare i tornei maggiori dell’Atp per salire di livello. Credi che sia una scelta giusta?
    «Sì, certo. In base ai punti che ho conquistato in questi mesi sarei con una classifica più alta. Ora da metà marzo parteciperò alle qualificazioni dei tornei Atp partiremo dal 500 di Acapulco e poi andrò a Miami. Dalla prossima settimana tornerò ad allenarmi a Montecarlo».

    Nelle ultime gare benissimo il rovescio, mentre con il dritto si è visto qualche errore di troppo.
    «È vero, in qualche occasione ho perso un po’ di timing su questo colpo e per questo voglio ritrovare sensibilità e impatto giusto. Con Simone Tartarini stiamo cercando di analizzare tutti i match per capire dove migliorare e trovare anche soluzioni differenti. Per questo credo che aver lavorato così tanto con il servizio è stato molto importante. In qualche occasione devo essere più bravo a trovare la soluzione più efficace. Salire di livello vuol dire non commettere errori sia dal lato tecnico ma soprattutto tattico. La concentrazione e l’aspetto psicologico sono fondamentali. La differenza è proprio lì basta vedere cosa ha fatto Djokovic agli Australian Open».
    Filippo Volandri è diventato capitano di Coppa Davis, un pensiero alla maglia azzurra lo fai?
    «In questo momento c’è un team azzurro davvero di altissimo livello con quasi 10 giocatori tra i primi 100 al mondo. Io sono legato a Volandri perché mi ha dato l’opportunità di allenarmi a Tirrenia e insieme a Tartarini mi ha dato consigli e ci ha permesso di crescere in una struttura vicino a casa e di qualità assoluta. Ora devo dimostrare di meritarmi una convocazione e per questo voglio farmi trovare pronto quando sarà il mio momento».
    Entrare nei primi 100 è un tuo obiettivo in tempi brevi?
    «Senz’altro, il primo obiettivo è proprio entrare tra i primi 100 giocatori al mondo. Ma in questa fase voglio dimostrare a me stesso che sono pronto per i tornei maggiori. Bisogna puntare sempre a qualcosa di importante». LEGGI TUTTO