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    Jack Draper lancia l’allarme: “Il circuito deve cambiare se vogliamo una carriera lunga”

    Jack Draper GBR, 2001.12.22 – Foto Getty Images

    Il tema degli infortuni continua a tenere banco nel mondo del tennis, e a riportarlo al centro del dibattito è stato Jack Draper, che ha voluto lanciare un messaggio diretto alle istituzioni del circuito. Il giovane britannico, da sempre attento alle dinamiche fisiche e mentali del tennis moderno, ha invitato l’ATP e la WTA a riflettere seriamente sulla struttura del calendario e sull’impatto che ha sui giocatori.
    “Gli infortuni ci saranno sempre, è inevitabile. Stiamo spingendo i nostri corpi a fare cose che non dovrebbero fare nello sport d’élite,” ha dichiarato Draper. “Abbiamo tantissimi giovani straordinari nel circuito in questo momento, e sono orgoglioso di far parte di questo gruppo. Tuttavia, il tour e il calendario devono adattarsi se vogliamo avere una certa longevità.”
    Le parole del britannico arrivano in un momento in cui il tema della sostenibilità fisica dei tennisti è tornato d’attualità. Tra tornei ravvicinati, superfici diverse e viaggi continui, molti giocatori faticano a mantenere un equilibrio che consenta loro di competere ad alto livello senza compromettere la salute.Draper, reduce da una stagione in cui ha alternato exploit e stop fisici, si fa così portavoce di una generazione che chiede un cambiamento: meno stress, più tempo per recuperare e, soprattutto, un calendario che metta davvero al centro gli atleti.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Six Kings Slam – Sinner travolge Alcaraz: dominio assoluto e secondo trionfo consecutivo a Riad

    Jannik Sinner nella foto – Foto Getty Images

    Una finale che non ha avuto praticamente storia. Jannik Sinner ha sconfitto Carlos Alcaraz nella finale della Six Kings Slam 2025 con il punteggio di 6-2, 6-4, conquistando per il secondo anno consecutivo il titolo e un montepremi faraonico di 6,5 milioni di dollari, quasi il doppio rispetto a qualsiasi Slam. Un successo netto, costruito in appena un’ora e tredici minuti, in cui l’azzurro ha mostrato una superiorità tecnica, tattica e mentale impressionante.
    Fin dai primi scambi, la partita ha preso una direzione chiara: Sinner ha deciso di ricevere e ha immediatamente strappato il servizio ad Alcaraz, partendo con un break a freddo. Da quel momento, il n.2 del mondo ha imposto un ritmo insostenibile per lo spagnolo, dominando con la risposta e controllando lo scambio con colpi profondi e precisi. Il servizio, ancora una volta, è stato un’arma micidiale: 63% di prime in campo, ma un impressionante 82% di punti vinti con la prima e 77% con la seconda. Numeri da campione vero, che raccontano meglio di ogni parola la freddezza e l’efficacia del suo tennis.Alcaraz, pur servendo il 76% di prime, ha raccolto appena il 44% dei punti con il colpo d’inizio, troppo poco per impensierire un Sinner in versione muro umano. Il primo set, volato via in 27 minuti, si è chiuso 6-2 con l’azzurro capace di trovare vincenti da ogni zona del campo, alternando accelerazioni devastanti a tocchi di fino sottorete.
    Nel secondo parziale lo spagnolo ha provato a reagire, cercando di alzare l’intensità e rischiare di più con le variazioni di ritmo, ma Sinner è rimasto glaciale. Dopo alcuni game equilibrati, l’italiano ha piazzato il colpo del ko nel settimo gioco, con un break ottenuto grazie a un rovescio lungolinea perfetto e due volée chirurgiche, segno della fiducia totale con cui ha affrontato ogni punto. Da lì in poi, gestione impeccabile e chiusura con autorità al servizio sul 6-4, dopo un ultimo diritto in rete di Alcaraz.Sinner ha giocato una finale da fuoriclasse completo, alternando potenza e intelligenza tattica, con una capacità di lettura dello scambio che ha tolto il tempo e la fiducia a uno dei giocatori più esplosivi del circuito.
    ESIBIZIONE – Six Kings Slam (Arabia Saudita) 🇸🇦, cemento (al coperto)

    3º/4º posto – ore 18:30Taylor Fritz 🇺🇸 vs Novak Djokovic 🇷🇸 Six Kings Slam Fritz7 Djokovic6 Vincitore: Fritz per ritiro ServizioSvolgimentoSet 1D. Djokovic6-6 → 7-6F. Fritz5-6 → 6-6D. Djokovic5-5 → 5-6F. Fritz4-5 → 5-5D. Djokovic4-4 → 4-5D. Djokovic

    1º/2º posto – ore 20:00Carlos Alcaraz 🇪🇸 vs Jannik Sinner 🇮🇹 Six Kings Slam Sinner66 Alcaraz24 Vincitore: Jannik Sinner ServizioSvolgimentoSet 2A. Alcaraz2-2 → 2-3S. Sinner1-2 → 2-2A. Alcaraz1-1 → 1-2A. Alcaraz0-1 → 1-1ServizioSvolgimentoSet 1A. AlcarazA. Alcaraz

    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Six Kings Slam – Djokovic si ritira dopo il primo set – Fritz conquista il terzo posto. Djokovic: “Mi dispiace per il ritiro, ora devo curare il mio corpo e riposare”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Getty Images

    Colpo di scena nella finale per il terzo posto della Six Kings Slam 2025: Novak Djokovic si è ritirato dopo aver perso il primo set contro Taylor Fritz, lasciando così la vittoria allo statunitense. Il parziale iniziale, durato oltre un’ora, è stato estremamente combattuto e si è concluso con il punteggio di 7-6(4) in favore di Fritz.Il match era iniziato con grande equilibrio, ma già nel corso del primo set Djokovic aveva mostrato qualche fastidio fisico, in particolare nei movimenti in avanti per rispondere alle smorzate del suo avversario. Dopo un tiebreak molto intenso, il serbo ha deciso di non proseguire l’incontro, sorprendendo il pubblico presente e lo stesso Fritz.
    Al termine della partita, Djokovic ha spiegato in campo le ragioni del suo ritiro con parole sincere e cariche di rispetto per gli spettatori:“Voglio chiedere scusa a tutti. Mi dispiace che non abbiate potuto vedere il secondo set, ma abbiamo giocato dei grandi punti. È stato uno dei set più lunghi che io abbia mai disputato. Voglio ringraziare tutti per il modo in cui mi avete trattato, spero di poter tornare qui se continuerò a giocare. Ora ho bisogno di riposare e di curare alcuni problemi fisici. Spero di poter disputare gli ultimi tornei della stagione.”
    Con questo risultato, Taylor Fritz chiude al terzo posto la Six Kings Slam 2025, mentre Djokovic si concentra ora sul recupero fisico in vista del finale di stagione, con l’obiettivo di tornare competitivo nei prossimi tornei ufficiali del circuito ATP.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Six Kings Slam: I risultati completi delle Finali. Oggi in campo la finalissima Sinner vs Alcaraz (LIVE)

    Jannik Sinner nella foto (foto Brigitte Grassotti)

    ESIBIZIONE – Six Kings Slam (Arabia Saudita) 🇸🇦, cemento (al coperto)

    3º/4º posto – ore 18:30Taylor Fritz 🇺🇸 vs Novak Djokovic 🇷🇸Il match deve ancora iniziare
    1º/2º posto – ore 20:00Carlos Alcaraz 🇪🇸 vs Jannik Sinner 🇮🇹Il match deve ancora iniziare LEGGI TUTTO

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    Da campione del Roland Garros a navigatore solitario

    Carlos Cuadrado, con il suo libro

    Carlos Cuadrado, giovane promessa del tennis spagnolo costretto a un prematuro ritiro, ha saputo ridare un senso alla propria vita facendo il giro del mondo in barca a vela. Ce lo racconta nel suo libro Un rival impredecible
    È risaputo che Toni Nadal, per mantenere i piedi di Rafa ben saldi a terra ed evitare che si montasse la testa per i suoi successi giovanili, gli mostrasse i ranking degli juniores del passato, per dimostrargli che pochi fra i migliori fossero poi riusciti a svettare nel circuito professionistico. Nell’Era Open solo cinque giocatori sono infatti stati i numeri uno in entrambe le categorie (Edberg, Lendl, Rios, Roddick e Federer) accompagnati da molti ottimi giocatori ma anche da altri che, dopo avere brillato fra gli under 18, sono poi solamente riusciti ad avere una carriera, spesso breve, da lavoratori della racchetta, come i nostri Trevisan o Quinzi. A questi si aggiungono nomi caduti nel dimenticatoio come, solo per citare un esempio, lo svedese Daniel Berta, numero 1 del mondo e campione del Roland Garros junior nel 2009, poi ritiratosi dopo un paio di stagioni infruttuose fra i pro. Proprio scorrendo il palmarès dello slam parigino troviamo, nel 2001, il nome dell’ultimo spagnolo che vinse il torneo, Carlos Cuadrado, barcellonese classe 1983 e parte di un’ottima nidiata di giocatori come Ferrer, Verdasco, López o Robredo, immediati precursori dell’era Nadal.
    Carlos è molto promettente e determinatissimo nel voler fare del tennis il proprio lavoro, il che pare la logica conseguenza del livello raggiunto nella sua tappa giovanile, che culmina appunto con il trionfo sui mitici campi del Bois de Boulogne. Il passaggio al professionismo pare avvenire senza particolari scossoni, tanto che a 18 anni vince un torneo ITF in Germania (l’unico nella sua bacheca), ma questa progressione apparentemente placida viene interrotta dal nemico più subdolo per uno sportivo: le lesioni. Un’indubbia predisposizione genetica viene molto probabilmente aggravata, quando il suo corpo è ancora in fase di sviluppo, da un eccessivo carico di lavoro, sulla base dell’assioma paterno per cui “se ti alleni più degli altri sarai il più forte di tutti”. Prima le ginocchia, poi soprattutto le anche, lo costringono a una montagna russa di stop, interventi chirurgici, riabilitazioni, ritorni effimeri e ricadute finché, a soli 25 anni, è costretto a smettere. Lo fa dopo essersi dovuto ritirare nelle qualificazioni di un Futures a Murcia dove chissà…. forse sugli spalti quel giorno a guardarlo c’era un piccolo grande murciano, anche lui di nome Carlos (anzi Carlitos), che allora aveva 5 anni ma forse sognava già di diventare quel grande campione che è adesso.
    Dopo una vita dedicata anima e corpo all’obiettivo di trionfare nel mondo del tennis, una rinuncia di questo tipo non è certo facile da assimilare. Carlos opta per un taglio netto e decide di andare in Australia dove trova lavoro come maestro, come coach (al fianco di Daniela Hantuchova  Svetlana Kuznetsova o Anastasia Pavlyuchenkova) e come collaboratore della federazione di tennis locale. Però si sa che la distanza fisica non esiste per i fantasmi interni e il “lutto” dovuto alla perdita del sogno che era stato il motore della sua vita, ha bisogno di essere in qualche modo elaborato, per non rimanere una ferita aperta. E qui subentra il mare, un amore preesistente e trasmesso dal papà, che diviene ora passione viscerale e soprattutto cammino di ricerca di un nuovo senso per la propria vita. Carlos impara i rudimenti della navigazione per poi divenire, con la stessa dedizione profusa nella sua tappa come tennista, un esperto navigatore, tanto che invece di fare un mutuo per un appartamento si compra una barca a vela di 12 metri e, dopo una serie di prove generali su tragitti più brevi, decide di intraprendere nientemeno che il giro del mondo in solitario.
     
    La sua parabola come tennista ed il resoconto del suo viaggio transoceanico sono narrati, a capitoli alterni, nel libro che ha da poco pubblicato, purtroppo per ora solo disponibile in spagnolo, intitolato Un rival impredecible (Plaza & Janés, 2025). Il suo viaggio, quello reale e quello interno, dura molto più del previsto, circa quattro anni, pieni di avventure incredibili (compreso un inseguimento da parte di un gruppo di pirati) e il contatto, in molti casi trasformatosi in vera amicizia, con popolazioni autoctone in isole sperdute e incontaminate. Durante il tragitto scoppia la pandemia del Coronavirus e questo naturalmente blocca, o perlomeno rallenta, anche il traffico marittimo. Il lockdown di Carlos è però assai più piacevole di quello di molti comuni mortali costretti fra le mura di un appartamento di pochi metri quadrati, con un’agognata ora d’aria alla settimana per fare la spesa al supermercato. Passa infatti il suo periodo di isolamento a Sant’Elena, nel bel mezzo dell’oceano Atlantico, a metà strada fra Africa e America. L’isola, nota come il luogo dell’esilio e poi della morte di Napoleone dopo la sconfitta di Waterloo, è uno dei pochi posti al mondo dove non si registra neanche un caso di contagio quindi gli abitanti e chi, come Carlos, ci è capitato per caso, hanno la fortuna di potere vivere un “esilio dorato”, senza alcuna restrizione.
    Un altro dei motivi che rallentò il suo giro del mondo è stato di tipo economico. Un’attraversata di questo genere costa un sacco di soldi e Carlos, quando il conto in banca comincia ad affievolirsi, è costretto a fermarsi per autofinaziarsi, trovando lavoro per esempio come capitano di navi per turisti, tecnico specializzato nella riparazione di imbarcazioni oppure, occupazione che sulla carta non sembra proprio niente male, collaboratore della federazione polinesiana di tennis.

    Come ha detto in una recente intervista sul sito Navegantes oceánicos [https://navegantesoceanicos.com/] il suo viaggio è stato prima di tutto un percorso di conoscenza e di ricerca di se stesso: “La mia carriera come tennista è finita troppo presto, lasciandomi una ferita aperta e un vuoto difficile da riempire […] Fare il giro del mondo è stato per me molto più di un’impresa nautica. È stato un modo per riconciliarmi con chi sono stato e con chi sono […[ Il vero viaggio è stato dentro di me”. E l’approdo è stato, in un movimento circolare come la sua navigazione intorno al globo, il ritorno al tennis, ora integrato nella sua vita senza dolore né rancore, come coach e come rappresentate di tennisti australiani.
    Se si hanno l’umiltà ed il coraggio di accettare quello che la vita ci dà e che non possiamo cambiare, il fallimento e la frustrazione cessano di essere tali. Lo dimostra la storia di Carlos Cuadrado, insieme a quelle di tante altre giovani promesse del tennis che non sono riuscite a coronare il loro sogno di diventare dei campioni, ma hanno saputo nel momento opportuno “cambiare rotta” e dare un nuovo senso al proprio viaggio.
    Paolo Silvestri LEGGI TUTTO

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    Nick Kyrgios torna ad attaccare Jannik Sinner: “È stato protetto, se fossi stato io al suo posto sarebbe andata diversamente”

    Nick Krygios nella foto – Foto getty images

    Nick Kyrgios non perde occasione per far parlare di sé. Ospite del podcast The Unscripted Show, l’australiano è tornato a puntare il dito contro Jannik Sinner, riaprendo il capitolo legato al caso Clostebol che aveva coinvolto il tennista di San Candido e la successiva risoluzione del caso. Ancora una volta, il giocatore di Canberra non ha risparmiato parole dure, alimentando una rivalità ormai sempre più personale.
    “Non posso sopportarlo”“Ci sono molti giocatori nel circuito che mi vogliono bene… e poi ce ne sono alcuni che non sopporto”, ha esordito Kyrgios con il suo consueto tono provocatorio. “Ovviamente, un esempio è la mia relazione con Jannik Sinner, che è piuttosto cupa. È normale dopo tutto lo scandalo del doping, con i due test positivi e tutto quello che ne è seguito. È chiaro che non posso andare d’accordo con tutti, ma con lui proprio no.”
    “È un campione, ma è stato protetto”Pur riconoscendo il talento e il valore sportivo di Sinner, Kyrgios non ha rinunciato a insinuare favoritismi a suo vantaggio. “È un giocatore che ha raggiunto il numero uno del mondo, non c’è dubbio che sia incredibile e che porterà il tennis ai massimi livelli insieme a Carlos Alcaraz nei prossimi dieci o quindici anni”, ha affermato.Poi, la stoccata: “Questo però non toglie che sia stato protetto fino a un certo punto. Il CEO e molte figure di rilievo dell’ATP sono italiani, quindi per me tutta questa storia non è altro che un mucchio di spazzatura.”
    Il sarcasmo di Kyrgios: “Forse avrei dovuto farlo anch’io”Il momento più pungente dell’intervista arriva quando Kyrgios, con tono sarcastico, si domanda cosa sarebbe successo se si fosse trovato lui nella stessa situazione di Sinner.“La verità è che mi ha ferito vedere come si è risolta la questione. Ho seguito il caso e non potevo credere che qualcuno trovato positivo due volte ne uscisse così facilmente. Lo guardavo da casa e pensavo: ‘Dannazione, forse avrei dovuto farlo anch’io!’” ha dichiarato.E poi, la domanda retorica: “Pensateci un attimo… cosa sarebbe successo se fossi stato io a fare una cosa del genere?”
    Un rapporto ormai incrinatoLe parole di Kyrgios non fanno che confermare un rapporto ormai logoro con Sinner, che da parte sua ha sempre preferito evitare polemiche pubbliche. L’australiano, invece, continua a oscillare tra ammirazione sportiva e attacchi velenosi, mantenendo viva la propria immagine di “bad boy” del tennis mondiale.
    Nel frattempo, Sinner resta concentrato sul campo, protagonista di una stagione straordinaria e ormai punto di riferimento della nuova generazione. Le parole di Kyrgios, ancora una volta, fanno rumore ma non fanno male ormai più a nessuno.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Six Kings Slam, Sinner punta alla rivincita contro Alcaraz: nella finale più attesa, l’italiano parte avanti in quota

    Jannik Sinner nella foto – Foto Getty Images

    La finale dei sogni è realtà. Dopo aver battuto rispettivamente Novak Djokovic e Taylor Fritz con lo stesso punteggio di 6-4, 6-2, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz si sfideranno nuovamente, proprio come lo scorso anno, nell’epilogo del Six Kings Slam, il ricchissimo torneo di esibizione – da 6 milioni di euro per il vincitore – in scena a Riyadh.
    Dopo un 2025 dominato da Alcaraz nei match ufficiali tra i due (se si esclude Wimbledon), Sinner punta a confermarsi campione in carica in Arabia Saudita ed è favorito sulla lavagna dei bookmaker, come riporta Agipronews: vale infatti 1,79 il suo trionfo, con Alcaraz invece offerto a 1,92. Tra il set betting, comanda il 2-0 azzurro a 2,70, seguito dal 2-0 del numero 1 al mondo a quota 2,94. La vittoria del 24enne di San Candido con il punteggio di 2-1, risultato dello scorso anno, paga 4,01, mentre la prima volta nel Six Kings Slam del 22enne di Murcia in tre set è offerta a 4,17.
    ESIBIZIONE – UOMINISix Kings Slam (cemento indoor) – FinaliSabato 18 ottobre
    1º/2º posto – 20:30Alcaraz vs Sinner
    3º/4º posto – 18:30Fritz vs Djokovic LEGGI TUTTO

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    Casper Ruud contro la riforma dei Masters 1000: “Due settimane sono troppe, la ATP pensa più al business che ai giocatori”

    Casper Ruud nella foto – Foto Getty Images

    Da tempo riconosciuto come una delle voci più lucide e rispettate del circuito, Casper Ruud non ha esitato a dire la sua su uno dei temi più discussi del momento: l’allungamento a due settimane della maggior parte dei tornei Masters 1000. Intervenuto durante il torneo ATP 250 di Stoccolma 2025, il norvegese ha espresso con franchezza il proprio disaccordo nei confronti di una riforma che, a suo avviso, non tiene sufficientemente conto delle esigenze dei giocatori.
    “Personalmente non sono un grande fan del fatto che quasi tutti i Masters 1000 durino ora due settimane”, ha spiegato Ruud in conferenza stampa. “Questo implica stare più tempo lontano da casa. Capisco che, in teoria, questo formato dovrebbe far crescere il nostro sport, aumentare i guadagni degli eventi, attirare più pubblico e incrementare il montepremi per i tennisti. Capisco la logica, ma dopo aver vissuto sia la vittoria che le sconfitte precoci, posso dire che questi tornei mi sembrano semplicemente troppo lunghi.”
    Il tre volte finalista Slam ha poi sottolineato come la vecchia formula di una sola settimana rendesse i tornei più intensi e coinvolgenti anche per gli spettatori:“Monte Carlo e Parigi sono esempi perfetti di quanto possano essere divertenti e spettacolari i Masters 1000 in formato più compatto. Da appassionato, mi piacciono di più: le partite sono subito di alto livello, il ritmo è serrato e il torneo è più dinamico. Ora, invece, mi sembra che l’ATP e i giocatori vadano in direzioni diverse.”
    Ruud ha anche messo in evidenza le difficoltà logistiche ed economiche che questa nuova struttura comporta per i tennisti, in particolare per chi non resta a lungo in tabellone:“Se perdi al primo turno di Indian Wells, devi aspettare due settimane prima di giocare a Miami. Sono giorni di spese importanti, perché vitto e alloggio non sono coperti, e nel frattempo bisogna comunque pagare il team di lavoro. È vero che a fine stagione ci sono dei bonus economici, ma per riceverli bisogna disputare un certo numero di tornei, quindi non puoi permetterti di saltare troppo.”
    Le parole del norvegese, condivise da molti altri giocatori del circuito, mettono ancora una volta in luce la spaccatura crescente tra la ATP e i tennisti. Ruud, da sempre uno degli atleti più equilibrati e rispettosi, invita a una riflessione: il tennis, per crescere davvero, deve trovare un equilibrio tra spettacolo, sostenibilità economica e benessere degli atleti.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO