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    Jannik Sinner, alcune curiosità sul talento italiano

    Jannik Sinner ITA, 2001.08.16 – Foto Getty Images

    Il settore del tennis italiano negli ultimi anni è cresciuto a dismisura grazie al talento di numerose stelle emergenti. Tra queste troviamo Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti, Lorenzo Sonego e soprattutto Jannik Sinner, attuale numero sette nella classifica mondiale ATP. Un piazzamento che testimonia quanto di buono è stato fatto dal ragazzo di origini trentine nel periodo recente. Fin dagli esordi, infatti, le quote delle sue vittorie sono andate drasticamente calando e i bookmakers che hanno anche siti di casino online italiani ormai offrono delle puntate molto basse quando si scommette sulla vittoria del tennista nostrano.Una parabola ascendente che è appena agli inizi e promette di raggiungere l’apice a stretto giro. D’altra parte sono di numero sempre crescente i sostenitori di Sinner quale vero possibile autentico rivale del numero due attuale: Carlos Alcaraz.
    Jannik Sinner: L’Infanzia di un Atleta MultipotenzialeCrescere tra le maestose montagne della Val Fiscalina in Alto Adige, circondato dalla natura incontaminata e dalla ricca tradizione alpina, ha plasmato il giovane talento italiano del tennis. Jannik ha avuto la possibilità di crescere in un ambiente bilingue, arricchendo il suo repertorio linguistico che oggi comprende, oltre al tedesco, l’italiano e l’inglese, essenziale per la sua carriera internazionale nel tennis.La sua infanzia nella pittoresca Val Fiscalina è stata condivisa con il fratello Mark, e insieme hanno trascorso giornate indimenticabili esplorando le bellezze naturali della regione. I loro genitori gestiscono il rifugio Fondovalle, un luogo di accoglienza e rifugio per gli amanti della montagna e della natura.La posizione geografica del rifugio ha offerto a Jannik un’infinità di opportunità per esplorare varie discipline sportive. A soli quattro anni, ha calzato gli sci e ha iniziato a sfrecciare tra le piste innevate, dimostrando un talento naturale. Specializzandosi nello slalom gigante, Jannik ha raggiunto significativi risultati a livello nazionale, segnando il suo nome tra le giovani promesse dello sci italiano.Tuttavia, nonostante il successo nello sci, era il tennis che colpiva veramente il cuore di Jannik. All’età di otto anni, ha impugnato la racchetta per la prima volta, innamorandosi del gioco e decidendo di perseguire una carriera in questo sport. Il trasferimento in Liguria ha segnato un passaggio cruciale nel suo percorso di formazione tennistica, ma non ha interrotto il suo legame con la terra natale. Infatti, Jannik ha continuato a frequentare un istituto superiore di Bolzano con modalità di didattica integrata, dimostrando un impegno verso gli studi.Pur dovendo interrompere gli studi al quarto anno per concentrarsi completamente sulla carriera tennistica, Jannik non ha mai abbandonato l’idea di completare la sua formazione e di conseguire la maturità, un obiettivo che si ripropone di raggiungere nel prossimo futuro.
    Dove si allena Jannik Sinner?Come tutti i tennisti, sempre in giro per il mondo, a seconda dei Paesi dove si tengono le varie competizioni internazionali, anche Jannik Sinner per allenarsi utilizza le strutture in loco. Poi vi sono anche le sedi extra competizioni, come nel caso di Montecarlo, utilizzata da Jannik per prepararsi al meglio ad inizio stagione.
    Dove può arrivare Jannik Sinner?Stando a quelle che sono anche le opinioni di addetti ai lavori ed esperti del tennis, Jannik Sinner ha tutto per contendere a Carlos Alcaraz la posizione numero 1 ATP. Sebbene siano ancora tanti gli aspetti da migliorare rispetto al talento spagnolo, sia sul piano fisico che tecnico, il ragazzo italiano mostra di anno in anno evidenti miglioramenti. A livello di maturità di gioco, sviluppo muscolare e tenuta mentale, caratteristica, quest’ultima, che fa la differenza nel tennis. Trattandosi infatti di gare di lunga durata ed intensità, la resistenza dei nervi è messa a dura prova più di quella fisica. E su questo Jannik ha mostrato ancora qualche difetto e debolezza. Ma il tempo, essendo un 22enne, è decisamente dalla sua parte, facendo pregustare a molti un futuro duello eterno tra l’italiano e lo spagnolo Alcaraz come accaduto in passato tra Roger Federer e Rafa Nadal, con le dovute proporzioni e differenze.
    Sinner-Alcaraz, oggi chi è più forte?Come anticipato parzialmente nel paragrafo di cui sopra, il duello Sinner-Alcaraz sarà sempre più marcato negli anni a venire. Questo perché i due condividono la giovane età e lo smisurato talento tennistico. Lo spagnolo, attuale numero 1 al mondo, è un po’ più avanti rispetto a Jannik, ma quest’ultimo sta lavorando molto per avvicinarsi al livello di Carlos. Per colmare il gap con Alcaraz, Sinner ha bisogno di maturare ancora sul piano mentale e della tenuta in gara. Inoltre anche la forma fisica vede sbilanciata verso lo spagnolo la preferenza. Una volta fatti tali progressi, la distanza odierna tra i due potrebbe ridursi al punto da far rivivere la competizione goduta dai tanti appassionati di tennis tra Federer e Nadal, o ancora tra Nadal e Djokovic. Non occorre fare altro che aspettare e pazientare ancora qualche anno, sperando magari anche in una eventuale sorpresa di accorciamento dei tempi da parte della giovane promessa trentina. Di sicuro però, tra i tennisti italiani Sinner resta per distacco quello con maggiori margini di crescita e possibilità di affermazione ad altissimi livelli, superiori a quelli già occupati oggi. Ricordiamo infatti che stiamo parlando di un 22enne che staziona stabilmente nei primi 10 posti della classifica ATP. Una cosa non di poco conto per il tennis nostrano, che mancava da tempo nell’olimpo delle racchette. Riepilogando, per tanto, alla domanda chi è più forte tra Sinner ed Alcaraz, al momento la risposta vede favorito il campione di El Palmar. Non è un caso, d’altronde, che questi occupi il primo posto tra i migliori tennisti mondiali.
    Cosa ha detto Carlos Alcaraz a Jannik Sinner dopo la sconfitta a MiamiUn particolare davvero bello da raccontare e che dimostra il rispetto al di là della competizione tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner è andato in scena a Miami. Dopo la sconfitta del campione spagnolo proprio contro l’italiano, avvicinandosi i due alla rete per il tradizionale saluto prima di lasciare il campo, vi è stato uno scambio verbale. Ma non in negativo, tutt’altro: Alcaraz, infatti, ha esortato il 22enne originario altoatesino a vincere il torneo. Le parole utilizzate sono state:”Go for it, i’ll cheer for you!”. Ossia “Vinci il torneo, io faccio il tifo per te!”. Un gesto davvero inatteso che testimonia quanto il rapporto tra i due sia fondato sulla sana competizione e non su una rivalità tossica. Spesso lo sport ha visto campioni anche affermati azzannarsi per la conquista del primato. Non è il caso di Sinner ed Alcaraz: questi due ragazzi riescono, nonostante il successo conquistato così rapidamente, a tenere la testa bassa e ad avere un’umiltà incredibile. Un atteggiamento che li accomuna e ne accresce il valore ed il calibro. Un’amicizia quindi, prima del dualismo sul terreno di gioco, che rende il binomio Sinner-Alcaraz un esempio di competizione sportiva pulita e trasparente. Un modello da seguire e che ispira anche le giovani generazioni attuali e future sia di tennisti che di semplici appassionati a questo settore. LEGGI TUTTO

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    Von Armin (candidato alla Presidenza dell’ITF): “C’è bisogno di un cambiamento. Il tennis deve ancora svilupparsi in molti angoli del globo”

    David Haggerty e Dietloff Von Arnim

    Domenica prossima si svolgeranno a Cancun (Messico) le elezioni per il rinnovo della carica di Presidente dell’ITF. L’attuale Presidente David Haggerty è candidato per quello che sarebbe il suo terzo mandato, ma dopo otto anni di governo sul tennis internazionale e con la scottante questione della Davis Cup (e anche della BJK Cup, seppur con minore risonanza mediatica) una sua rielezione è a serio rischio. Dietro scalpita Dietloff von Arnim, capo del tennis tedesco e fiero oppositore fin dalla prima ora dello sciagurato progetto messo in opera da Kosmos e ITF per il rinnovo della più antica competizione nazionale a squadre. Von Armin ha concesso a Sebastian Varela per Clay una lunga e interessante intervista nella quale parla della sua candidatura, dei problemi che a suo dire affliggono il tennis attuale e su dove pensa di intervenire in caso di una sua elezione al vertice dell’ITF. Uno dei punti cardini della sua visione è la necessità di sviluppare la disciplina in tante aree del mondo nelle quali il tennis è ancora ai margini e invece potrebbe avere un grande potenziale sociale e sportivo. Riportiamo alcuni passaggi del pensiero del candidato tedesco.
    “Sfavorito? Va bene così visto che vado contro il presidente che governa già da otto anni. Abbiamo parlato con molte federazioni e quello che abbiamo sentito è che c’è bisogno di cambiamento. Un cambio di leadership. Quando ho iniziato la mia campagna, ho detto che l’ITF può fare di meglio. Questo è il desiderio di molti leader di diverse federazioni in tutto il mondo. Quindi sono abbastanza ottimista riguardo a quel che potrebbe accadere a Cancun. Le nazioni non vogliono aspettare altri quattro anni per un cambiamento. Saremo più trasparenti, più democratici. Sosterremo maggiormente i paesi e le federazioni regionali”.
    Von Arnim crede che tre mandati siano troppi: “Le persone durante la mia campagna mi hanno chiesto direttamente ‘Dietloff, un mandato forse non è sufficiente per realizzare le tue idee. Ti candideresti per un secondo?’ Ebbene, se fossi eletto, proverei a realizzarle, ma credo che basterebbero due mandati. Ciò che non sei riuscito ad ottenere in otto anni, non lo otterrai nel terzo mandato. Dovremmo chiedere alle federazioni in modo molto democratico se possiamo cambiare la costituzione per limitare al massimo una rielezione”.
    Ecco cosa pensa il tedesco sui risultati dei due mandati di Haggerty: “Penso che la situazione attuale dei tornei ITF sia buona. È stabile per i seniores e con i giocatori emergenti, quindi è una cosa positiva, ma possiamo fare meglio. Ad esempio, alcuni Challenger non fanno più parte dell’ATP, quindi man mano che l’ITF li sta conquistando, dobbiamo lavorare con le federazioni nazionali e regionali per sfruttare al massimo questa opportunità. In cosa ha fallito Haggerty? Gli eventi a squadre, Coppa Davis e Billie Jean King Cup… tutti diranno che abbiamo commesso un errore nel concludere l’accordo con Kosmos. Alla fine, si è svolta una votazione per accettare la partnership e il consiglio di amministrazione e l’amministratore delegato hanno deciso di appoggiarli. Persone esperte dicevano che non avrebbe funzionato, che sarebbe crollato tutto. Non sappiamo esattamente dove siano finiti i soldi, non riceviamo queste informazioni, il che non è un buon segno. Sappiamo che c’è una causa da parte di Kosmos e c’è una causa da parte di ITF contro di loro. Qual è la situazione esatta? Abbiamo una garanzia? Spero che tutti avremo presto queste informazioni. L’ITF ha perso il controllo sia della Coppa Davis che della Billie Jean King Cup”.
    L’ITF ha venduto gran parte della competizione femminile: “Sì, abbiamo venduto il 49% della Coppa BJK. Il flusso di cassa in arrivo aiuterà l’ITF, ma alla fine è come un prestito e deve essere rimborsato. Questo sarà abbastanza difficile. Per la Coppa Davis dobbiamo riconsiderare attentamente ciò che faremo. L’ITF ha promesso che le finali si terranno solo due anni a Málaga. Ci sono cose che dobbiamo accettare e che devono essere fatte meglio”.
    Von Arnim predica la necessità di maggiore trasparenza: “Con la situazione della Coppa Davis, per esempio, non abbiamo avuto alcuna trasparenza. E quando è arrivato il nuovo accordo con la BJK Cup abbiamo posto domande a cui si sono rifiutati di rispondere. È importante dare e spiegare tutte le informazioni ai nostri membri”.
    La Davis tornerà nella varie nazioni? È uno dei temi più scottanti: “La Coppa Davis ha ancora i confronti in casa, è per le 16 nazioni finaliste che le cose cambiano. Non dimentichiamolo: ci sono molti paesi che non hanno eventi ATP o WTA. La Repubblica Ceca, ad esempio, non ha un evento ATP. L’unica volta in cui il pubblico guarda i propri giocatori a casa è in occasione della Coppa Davis. E questo va cambiato. Alla fine, il successo per una federazione non è avere un giocatore che vince uno Slam. È avere più giocatori, più bambini in campo. Più il tennis si allarga, maggiore sarà il nostro successo in tutto il mondo. Come arrivarci? Dobbiamo sostenere le federazioni con consigli e competenze. Dobbiamo andare in ogni angolo del globo. Non è che dobbiamo preoccuparci solo delle nazioni leader che hanno un torneo dello Slam, lì la disciplina è forte e radicata. Molto più importante è andare in Africa, Asia, America Centrale, Sud America… dove il tennis può davvero svilupparsi e avere molto più successo. Un esempio? Il Pakistan ha una popolazione di 230 milioni di abitanti, ma non dispone di un solo campo da tennis coperto. E c’è una stagione piovosa! Nessuno finora ha visitato il Pakistan per dare un’occhiata, parlare con loro e discutere cosa possiamo fare. Dobbiamo vederlo con i nostri occhi, acquisire quell’esperienza, quindi possiamo applicare lì modelli di lavoro. A volte può essere utile dare loro soldi, a volte competenze. Perché non sempre devi portare il pesce alla gente. Puoi avere più successo se insegni loro a pescare”.
    Vedremo se Haggerty rilascerà a sua volta qualche intervista o meno entro i prossimi giorni. L’appuntamento di Cancun è importante, e in ballo non c’è solo il futuro della Coppa Davis. Tante sono le questioni sul tavolo, con l’ATP in grande fermento da molti punti di vista, tanto che i rapporti tra ITF e ATP sono decisivi alla stabilità e crescita dello sport. Il prossimo Presidente dell’ATP avrà un mandato di una certa importanza.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Ad un anno dal ritiro: I rivali che hanno battuto Roger e quelli che hanno un bilancio positivo contro Federer

    Roger Federer nella foto – Foto Getty Images

    È passato un anno da quando Roger Federer ha detto addio al tennis professionistico. Colgiamo l’occasione di questo anniversario per ricordare i giocatori che sono riusciti a dominare il confronto diretto con il maestro svizzero durante le sue 24 stagioni nell’élite del tennis mondiale.Anche se Federer non è più al centro dell’attualità, non c’è mai un momento sbagliato per parlare delle leggende, specialmente ora, quando si celebra un anno dal suo ritiro avvenuto alla Laver Cup di Londra. In questa occasione, esploreremo i giocatori che sono riusciti a vincere il confronto diretto con lui, un viaggio che iniziò nel 1998 e si concluse nel 2022.
    In totale, il “maestro” svizzero ha affrontato 346 avversari distinti in 1.526 partite ufficiali, ottenendo un saldo positivo con oltre l’82% di vittorie (1251-275). Tuttavia, 28 giocatori sono riusciti a mantenere un bilancio positivo nei confronti di Federer. Tra questi, spiccano otto avversari con i quali Federer ha giocato molte più volte rispetto agli altri, in particolare Novak Djokovic (50 volte), Rafael Nadal (40), Lleyton Hewitt (27), Tomas Berdych e Stan Wawrinka (26), Andy Murray e Juan Martín Del Potro (25) e Andy Roddick (24).
    Tra tutti questi rivali, alcuni hanno subito sconfitte ben più frequenti. Stan Wawrinka è in testa a questa lista, sconfitto 23 volte su 26 da Federer. Allo stesso livello, troviamo Novak Djokovic, anche lui con 23 sconfitte, seguiti da Roddick con 21, Berdych con 20, Richard Gasquet e Nikolay Davydenko con 19, e Del Potro e Hewitt con 18.
    Dal lato opposto, Djokovic è il giocatore che ha vinto più partite contro Federer, 27 in totale, seguito dalle 24 di Nadal e le 11 di Murray. Altri giocatori notevoli in questo senso sono Lleyton Hewitt con 9 vittorie, David Nalbandian con 8 e Del Potro con 7.Nelle rivalità complete, alcuni risultati sono particolarmente sbilanciati a favore del maestro svizzero, come il 23-3 con Wawrinka e il 21-3 con Roddick. Altri confronti diretti notevoli sono il 19-2 con Gasquet e Davydenko e il 17-0 con David Ferrer e Mikhail Youzhny. Al contrario, i bilanci con Nadal (16-24) e Djokovic (23-27) sono a favore degli avversari.
    Infine, ecco la lista completa dei 28 giocatori che hanno mantenuto un bilancio positivo contro Federer:🇷🇸 23-27 Novak Djokovic🇪🇸 16-24 Rafael Nadal🇦🇹 2-5 Dominic Thiem🇷🇺 2-4 Yevgeny Kafelnikov🇩🇪 3-4 Alexander Zverev🇦🇺 0-3 Patrick Rafter🇪🇸 2-3 Àlex Corretja🇸🇪 1-3 Thomas Enqvist🇦🇷 0-2 Franco Squillari🇸🇰 1-2 Dominik Hrbaty🇿🇦 1-2 Wayne Ferreira🇧🇷 1-2 Gustavo Kuerten🇦🇷 0-1 Lucas Arnold Ker🇳🇱 0-1 Jan Siemerink🇧🇪 0-1 Christophe Van Garsse🇿🇼 0-1 Byron Black🇩🇰 0-1 Kenneth Carlsen🇩🇪 0-1 Markus Hantschk🇺🇦 0-1 Andrei Medvedev🇪🇸 0-1 Francisco Clavet🇦🇺 0-1 James Sekulov🇮🇹 0-1 Andrea Gaudenzi🇪🇸 0-1 Sergi Bruguera🇷🇺 0-1 Evgeny Donskoy🇦🇺 0-1 Thanasi Kokkinakis🇷🇺 0-1 Andrey Rublev🇪🇸 0-1 Pablo Andújar🇨🇦 0-1 Félix Auger-Aliassime
    Alcuni nomi sorprendono, ma solo cinque giocatori sono riusciti a batterlo più di tre volte. Tra questi, Zverev e Thiem hanno avuto successo, ma nessuno come Nadal e Djokovic. Patrick Rafter, con un 0-3, merita una menzione speciale.Molti giocatori non hanno avuto l’opportunità di affrontare Federer, tra cui talenti emergenti come Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Altri, come Casper Ruud, Daniil Medvedev e Cameron Norrie, non sono mai riusciti a trovare la formula per battere il maestro svizzero.Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Laver Cup, “anno zero”

    Rod Laver insieme ad alcuni dei protagonisti a Vancouver

    Discussa, seguita, amata, osteggiata. Da alcuni esaltata. Si è detto e scritto di tutto e di più sulla Laver Cup, esibizione creata dal team manageriale di Roger Federer nel 2017 e giunta quest’anno alla sua sesta edizione, in scena da questa sera a Vancouver, ma di sicuro l’evento che segna l’inizio dell’autunno non lascia indifferente il mondo della racchetta. Nonostante lo scetticismo di molti – giustificatissimo – la Laver Cup ha riscosso anno dopo anno un successo enorme, crescente. Lo dicono gli ascolti in tv, tra i più alti registrati dai broadcaster di tutto il mondo; lo conferma il botteghino, con biglietti pagati a peso d’oro praticamente sold out settimane (a volte mesi) prima dell’evento, nonostante prezzi esagerati per una “esibizione”. La portata della manifestazione ha finito per dargli pure un posto ufficiale nel calendario ATP, pur non assegnando punti. Fu a suo tempo una corta di certificazione, tutt’altro che scontata.
    Laver Cup è sinonimo di Roger, colui che ha pensato che sarebbe stato bello ricreare anche nel tennis una sorta du Ryder Cup, uno dei massimi eventi della stagione del golf, con un team europeo che sfida in una tre giorni di gare quello del resto del mondo. Affare questo ancor più centrato in un’epoca moderna dominata dai giocatori europei (l’ultimo vincitore Slam non nato nel vecchio continente è Del Potro, anno 2009…). La potenza del “marchio” Federer è stata sicuramente decisiva ad imporre un’esibizione che ha un senso logico, copiando un altro evento di enorme tradizione e successo, ma non è stato solo questo ad essere la sua fortuna. Vari sono infatti i suoi punti di forza: 1) un formato eccellente, innovativo, che punta sull’aspetto squadra per creare show. La Davis è (anzi, era…) la massima manifestazione a squadre, ma… “che figata” vedere Roger e Rafa che esultano insieme, giocano il doppio insieme, danno consigli a Tsitsipas, Berrettini o Zverev. Non c’è un altro momento dell’anno in cui puoi vedere questo. 2) bellissimo il campo, le luci, le grafiche, l’atmosfera. Ha fatto scuola, copiato da lì a poco da molti. Con quel già iconico campo di colore quasi nero, da late-show. Chi ha studiato visivamente l’evento, è da Oscar. 3) le vagante di dollari investiti, anche da sponsor che hanno fiutato il business sicuro, è aiutato non poco a tenere in piedi la baracca e coinvolgere i migliori. 4) la presenza dei migliori ha finora tenuto in vita la Laver Cup, non c’è un altro weekend in cui potevi vedere moltissimi dei giocatori più amati tutti insieme, giocando insieme, con uno spirito leggero, di squadra, a fare spettacolo in campo.
    Già, i migliori. Quest’anno, dopo il commovente addio di Federer arrivato proprio nella Laver Cup 2022 di Londra, i migliori non ci sono. C’è Roger sì, ma a far da anfitrione, uomo immagine, non ci sarà in campo (almeno questo sappiamo… che colpaccio di scena sarebbe invece ritrovarlo all’improvviso almeno in doppio… ma non credo accadrà). Che ne sarà della Laver Cup senza Roger, Rafa, Novak, Andy e via dicendo? Reggerà l’urto di un anno con ottimi giocatori, ma non esattamente le icone della disciplina? Manca pure Kyrgios, che è amato e parimenti odiato, ma lui da solo è capace di muovere lo show in un evento che sembra cucino su misura per la sua taglia.
    Ci sono tutte le idee e programmi affinché la LC vada avanti negli anni, contratti firmati, ecc. Ma… se quest’edizione che vede come star Rublev, Shelton, Auger-Aliassime, Tiafoe, Hurkacz, Ruud e Fritz fosse un flop clamoroso di presenze e soprattutto ascolti tv, sicuramente ci saranno dei ripensamenti.(Federer in campo a Vancouver alla Laver Cup in un evento per ragazzi)

    🎾 A Roger Federer comeback on the cards? Who says no? (Ok, maybe his knee says no) 😝😭
    📸 scottrintoulpro IG pic.twitter.com/USwP4FyKbd
    — Olly 🎾🇬🇧 (@Olly_Tennis_) September 21, 2023

    Ritengo che l’aspetto che più ha distinto l’evento dal resto dell’annata tennistica è il tennis stesso prodotto dai giocatori. È un’esibizione, quindi non ci sono in palio punti in classifica, quindi zero stress. Ma quando si affrontano i migliori, beh, nessuno ci sta a perdere in nome dello show… Quindi i campioni delle passate edizioni giocavano match discretamente tirati ma senza il coltello tra i denti, concedendo colpi allo spettacolo. Potevi vedere Rafa tirare dei vincenti clamorosi e fare serve and volley quasi perfetti, un Campeon meno “duro” rispetto al resto dell’anno produrre un tennis più leggero e divertente, lasciando l’ascia di guerra nel borsone ed esaltando la sua mano fatata. Idem per Nole e tutti gli altri. Si vedeva in ogni match competizione vera ma senza lacrime e sangue, e questo tennis un po’ meno estremo e muscolare è piaciuto tantissimo al pubblico, che poi tra un punto e l’altro aveva pure l’happening delle reazioni degli altri nelle panchine. Uno spettacolo, ovviamente, puro entertainment, ma la gente si è divertita e va benissimo così.
    A poche ore dall’avvio della Laver Cup c’è curiosità per scoprire se i protagonisti di quest’anno, forti ma non icone del gioco, riusciranno a ricreare le stesse emozioni e pathos delle annate scorse. Sarà un aspetto decisivo per il futuro dell’evento, perché senza divertimento e seguito, nessuna manifestazione può avere un futuro. Di sicuro gli organizzatori cercheranno per il 2025 di recuperare qualche big, e presentare i giovani che più sono seguiti e interessano, Alcaraz, Sinner, Rune, oltre Shelton che sarà a Vancouver. La loro presenza avrebbe dato alla Laver Cup 2023 tutt’altra vetrina.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Nitto ATP Finals: E’ già record di vendite

    Nitto ATP Finals: E’ già record di vendite

    Dal 12 al 19 novembre, le Nitto ATP Finals torneranno per il terzo anno consecutivo sul palcoscenico del ‘Pala Alpitour’. E la caccia ai biglietti per la prestigiosa competizione si fa sempre più serrata. Al 18 settembre, la prevendita 2023 (ancora in corso) registra un incasso pari a 14.336.688,20 euro (+56% rispetto allo stesso giorno del 2022) a fronte di 118.651 tagliandi venduti. Un incasso che, con quasi due mesi di anticipo, ha già superato il totale finale della prevendita dello scorso anno, chiusa il 12 novembre 2022 a 14.306.122,00 euro.
    In evidente crescita anche l’appeal internazionale del torneo torinese: i tagliandi acquistati all’estero raggiungono complessivamente il 41,21% dei venduti, con un aumento di 10 punti percentuali al confronto della stessa data dello scorso anno (31,02%).
    SINNER A UN PASSO DALLE Nitto ATP FINALS – La ‘Pepperstone ATP Live Race To Turin’ – la corsa all’ultimo e più importante torneo del calendario professionistico che coinvolge i migliori otto giocatori e le migliori otto coppie di doppio della classifica mondiale – entra nel vivo. I tornei asiatici alle porte metteranno in palio punti pesanti e il nostro Jannik Sinner, attualmente quarto nella ‘Race’, è vicinissimo a staccare un pass e raggiungere il campione in carica Novak Djokovic, Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev, già matematicamente qualificati.
    ROAD TO TORINO: UNA GRANDE MOLE DI INIZIATIVE – Torino si sta preparando a ospitare nuovamente la competizione: la città cambia volto grazie a una profonda brandizzazione dei suoi luoghi simbolo e una serie di iniziative di ‘avvicinamento’ che scandiscono il countdown che ci separa dall’atteso evento. Tra queste, è impossibile non citare il ‘Trophy Tour’, l’esposizione itinerante del trofeo partita ufficialmente lo scorso 11 settembre, che tanto è stata apprezzata nelle edizioni precedenti (il calendario delle tappe del ‘Trophy Tour’ è in costante aggiornamento e visibile sul sito dell’evento NittoATPFinals.com).Non meno affascinante è la mostra allestita in Via Po dedicata ai giocatori qualificati (fino al 14 ottobre interesserà il tratto tra Piazza Castello e Via Rossini; dal 6 al 19 novembre, invece, la mostra si sposterà tra Piazza Castello e Via Accademia Albertina), così come la proiezione sulla ‘Mole Antonelliana’ delle immagini degli ‘otto aspiranti maestri’.Con l’intento di promuovere il torneo, avvicinare sempre più persone alla pratica sportiva e l’ambizione di portare l’entusiasmo generato dalle Nitto ATP Finals in giro per Torino, dal 22 settembre al 6 novembre, ‘Tennis in Città’ vedrà l’installazione di campi da mini-tennis in alcune importanti piazze del capoluogo sabaudo.Nella giornata di ieri, intanto, hanno preso il via i lavori per l’allestimento del ‘Fan Village’ delle Nitto ATP Finals 2023. Su Piazzale Grande Torino, proprio di fronte al ‘Pala Alpitour’, sorgerà questa imponente struttura con ben 8000 metri quadrati di superficie coperta che andrà ad arricchire la venue, offrendo agli spettatori un’experience enogastronomica, sportiva e di divertimento senza eguali. Novità di quest’anno, la presenza di un giardino d’inverno (in uno dei tre padiglioni principali) dedicato alla pratica degli sport con racchetta.Le Nitto ATP Finals si confermano quindi come la massima rappresentazione del tennis professionistico, tanto per gli atleti quanto per i fan. La splendida cornice di Torino ha dato nuova linfa e splendore al torneo, che è stato accolto come uno dei momenti culturali chiave della città. L’edizione 2023 si preannuncia ancora più spettacolare ed esaltante delle precedenti. Un appuntamento a cui – in primis gli appassionati della racchetta – non possono davvero mancare. LEGGI TUTTO

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    Dal 22 al 24 Settembre ritorna la Laver Cup. Il torneo in Esclusiva su Eurosport

    Taylor Fritz nella foto – Foto Getty Images

    Il grande tennis torna sui canali di Warner Bros. Discovery, che da venerdì 22 settembre trasmettono in esclusiva italiana la 6ª edizione della Rod Laver Cup in diretta televisiva su Eurosport 1 e live-streaming su Discovery+.
    Alla Rogers Arena di Vancouver, che nel 2010 è stata sede olimpica dell’hockey su ghiaccio olimpico, il Team World è pronto a difendere il suo primo titolo – conquistato un anno fa contro l’ultima Europa dei Fab Four – con Felix Auger-Aliassime (Canada), Taylor Fritz (Stati Uniti), Frances Tiafoe (Stati Uniti), Tommy Paul (Stati Uniti), Francisco Cerundolo (Argentina) e Ben Shelton (Stati Uniti) allenati dai fratelli McEnroe.
    Li sfiderà il Team Europe di Björn Borg e Thomas Enqvist schierando Casper Ruud (Norvegia), Andrey Rublev (Russia), Hubert Hurkacz (Polonia), Alejandro Davidovich-Fokina (Spagna), Arthur Fils e Gael Monfils (Francia).
    LA PROGRAMMAZIONE DELLA LAVER CUP 2023Venerdì 22 settembre dalle 22:00 su Eurosport 1 e Discovery+Sabato 23 settembre dalle 22:00 su Eurosport 1 e Discovery+Domenica 24 settembre dalle 21:00 su Eurosport 1 e Discovery+
    La Laver Cup è nata nel 2017 su un’idea di Roger Federer e del suo agente Tony Godsick. Molto affezionato a Rod Laver, unico tennista nella storia a completare il Grande Slam vincendo Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open nella stessa stagione (1962 e 1969), Federer ha voluto celebrarlo con questo torneo a squadre che riunisce i migliori tennisti del circuito.
    Giunta alla sua sesta edizione, la Laver Cup era sempre stata vinta dal Team Europe a Praga 2017, Chicago 2018, Ginevra 2019 e Boston 2021, prima del titolo conquistato a Londra 2022 dal Team World. LEGGI TUTTO

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    Demonizzare i nostri campioni fa male solo a noi stessi

    “L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo”. Così Treccani definisce la parola Cultura. Ancora: “l’idealizzazione, e nello stesso tempo la scelta consapevole, l’adozione pratica di un sistema di vita, di un costume, di un comportamento, o, anche, l’attribuzione di un particolare valore a determinate concezioni o realtà, l’acquisizione di una sensibilità e coscienza collettiva di fronte a problemi umani e sociali che non possono essere ignorati o trascurati”.
    Cultura equivale a pensiero, a riflessione. A quello che ci eleva sulle cose e ci pone come esseri sociali, consapevoli, con conseguenti comportamenti e azioni. Cultura nella vita, e Cultura Sportiva.
    Già, la Cultura Sportiva. Quanto ne avremo bisogno… a tutti i livelli, dal mondo Pro a quello di base. Lo sport può essere scuola di vita, palestra per fisico e mente. Deve esserlo, ha un valore ancor più importante in questa società così mutevole, volubile e disgregata, dove la gente si isola nelle false certezze dell’hi-tech e perde umanità. Lo sport invece aggrega, ti insegna a stare al mondo e nel mondo. Insegna comportamenti e modelli, insegna ad esser un individuo sano nel corpo e nella mente, pronto a relazionarsi e vivere le proprie azioni sociali in modo consapevole. Insegna il valore del rispetto e dei ruoli, a spingerci a dare del nostro meglio per vincere e, soprattutto, il rispetto. Insegna a vincere e deve insegnare a perdere, cosa quest’ultima ancor più importante in un contesto sociale che premia solo il migliore, dimenticando o peggio deridendo tutti gli altri.
    Perché questa introduzione sociologica su di un sito di tennis? Perché ultimamente nel nostro mondo sportivo è in corso una campagna di demonizzazione dei nostri migliori atleti, tennisti inclusi. Uno sport al contrario quello del criticare a tutti i costi, del creare casi che non esistono pur di far parlare, cliccare, discutere all’infinito sugli s-t-r-a-m-a-l-e-d-e-t-t-i social.
    Il diritto di critica è parte inviolabile della libertà personale e di stampa, sempre deve essere tutelato. È fondamentale che ci sia, altrimenti saremo in un regime. Ma… c’è un abisso tra la critica costruttiva, quella che si basa su fatti oggettivi e che porta i lettori a pensare, a farsi un’opinione, e quella che invece ha come unico scopo il demonizzare una persona senza che questa abbia realmente compiuto azioni riprovevoli, buttando in un calderone infuocato di tutto e di più pur di trovare il modo per screditare il soggetto (o i soggetti) in questione. Atleti che tra l’altro hanno “fatto il proprio dovere” (per dirla nei termini degli inquisitori) più e più volte negli anni scorsi, che hanno regalato grandi emozioni nelle rassegne più importanti delle proprie discipline, fatto sognare tifosi, raggiunto grandi risultati con lavoro, rispetto e impegno. Esempi totalmente positivi di sport e di vita. Critiche quindi pretestuose, totalmente fuori fuoco, che nuocciono non tanto al soggetto quanto all’ambiente e/o alla squadra stessa. Allo sport in toto.
    Chi opera questo tipo di campagne sbaglia doppiamente. In primis perché demonizzare qualcuno ha quasi sempre l’effetto opposto: finisci per creare nella maggior parte di chi ti legge una reazione contraria, visto che una larga fetta di chi riceve tali informazioni ha – per fortuna – una discreta capacità di pensiero e capisce immediatamente che tutto quest’ambaradan è un architettura che si regge sul nulla. Per secondo, sbaglia perché può innescare il dubbio in chi è meno attrezzato per valutare, portandolo a seguire la corrente dei colpevolisti, incancrenendo una visione già distorta di partenza e magari stimolando alcuni di loro ad armare guerre social inutili e dannose, che finiscono per amplificare una faccenda sbagliata in partenza e inquinare ancor più acque agitate. Ma c’è un errore e un problema di fondo. Quello della Cultura Sportiva.
    Perché creare delle campagne così dure contro un campione dello sport che non ha fatto praticamente niente di nuovo e soprattutto niente di male? Basta conoscere le basi dello sport per capirlo. Siamo in un mondo libero, per fortuna. Si può scegliere di cambiare rotta, allenatore, fidanzarsi con chi si ama, non sentirsi più parte di un progetto per visione diversa di principi, o disertare una competizione per mille motivi. Oltretutto in una competizione a squadre mai si perde per colpa dell’assenza di un singolo, chi ha fatto sport può confermarlo assolutamente. E perché allora montare casi, campagne di stampa e social così dure e ripetute? Non c’è cultura sportiva che possa spingere a questo, ma esattamente l’opposto. Eppure succede da tempo, sempre più spesso.
    Tornando per un secondo al nostro amato tennis e restando alla stretta attualità, i nostri amici spagnoli non hanno potuto disporre in Davis di Carlos Alcaraz la scorsa settimana, e hanno perso malamente, in casa, di fronte al proprio pubblico. Una brutta batosta. Non c’è stato un solo media nazionale che si è azzardato a criticare con durezza la scelta del n.2 del mondo. Oltre i Pirenei la faccenda è stata trattata come meritava, analizzando i perché di una sconfitta patita in campo e non per le assenze, e quelle assenze sono state ben spiegate. Questo modo di trattare le cose dimostra conoscenza dello sport e delle sue dinamiche storiche ed attuali. È rispetto della persona, è esempio di divulgazione sportiva basata su Cultura Sportiva. Tutti noi, nessuno escluso, abbiamo tanto da imparare…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Djokovic apre agli sponsor di scommesse per i giocatori: “Serve più equilibrio nella divisione dei guadagni”

    Novak Djokovic classe 1987, n.1 del mondo – Foto Getty Images

    “Credo sia illogico che noi giocatori non possiamo avere loghi delle aziende di scommesse sulle nostre maglie, oltre al fatto che non possiamo ricevere una giusta parte, e intendo almeno il 50%, dei proventi che i tornei raccolgono direttamente dal mondo delle scommesse”. A parlare, riporta Agipronews, è Novak Djokovic in un’intervista sui canali social della Professional Tennis Players Association, sindacato per tennisti creato, tra gli altri, proprio dal serbo nel 2019. “So che il 95% dei miei colleghi si farebbe sponsorizzare da un’aziende, e io approverei la cosa”. Il campione dell’ultimo US Open si è detto consapevole del fatto che una buona parte dei soldi che i tornei acquisiscono dai contratti di sponsorizzazione confluisca nella cosiddetta “pensione dei giocatori”, fondo a cui tuttavia si può accedere solo dai 50 anni, lasciando oltre 15 anni di incertezza per un tennista medio, che si ritira intorno ai 35 anni.
    “I giocatori non conoscono bene la situazione economica legata al mondo dei dati e delle scommesse – ha continuato Nole. – E se lo sanno non si stanno spendendo a sufficienza per ottenere ciò che spetta loro: danno troppo e ricevono troppo poco.” La battaglia, secondo il serbo, deve essere combattuta perché sono i giocatori l’elemento più importante del tennis, eppure sono gli unici a non beneficiare dei contratti con le aziende di scommesse. La controversia si fa ancora maggiore considerando che in ogni altro sport gli atleti traggono vantaggio da questo tipo di sponsorizzazioni; ad esempio, nel calcio i singoli calciatori non possono stringere accordi con le aziende, ma ricevono compensi dalle proprie società, che spesso hanno contratti con operatori di betting. “Le scommesse sono legali e le aziende guadagnano centinaia di milioni di dollari solo dal tennis, ma i giocatori raccolgono solamente le briciole. – Conclude Djokovic. – Si fa molta attenzione alla prevenzione del match fixing, ma si perde di vista il problema principale”. LEGGI TUTTO