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    Alexander Bublik scuote il circuito: “Se Vacherot ha vinto un Masters 1000, è colpa nostra”

    Alexander Bublik nella foto – Foto Getty Images

    Alexander Bublik non è mai stato un tipo da mezze parole, e anche questa volta il kazako ha deciso di dire la sua senza filtri. Dopo essere stato una delle vittime del sorprendente percorso di Valentin Vacherot al Masters 1000 di Shanghai 2025, il numero uno del Kazakistan ha commentato con la consueta schiettezza il trionfo del monegasco, forse una delle più grandi sorprese nella storia recente del tennis.
    Intervistato da Tennis TV, Bublik ha spostato l’attenzione non tanto sul campione inatteso, quanto sul livello del resto del circuito:“Se Vacherot è stato capace di vincere un Masters 1000 è colpa nostra. Di tutti noi. Abbiamo fallito. Non ci siamo preparati abbastanza per quel torneo. Ha battuto non so quanti top 20 e due top 10 e ha vinto il titolo. Dall’altra parte c’era Arthur (Rinderknech), che ha distrutto tutti. È una domanda che dobbiamo farci: come è possibile che noi, gente che ha vinto Masters 1000 e Slam, non siamo stati in grado di fermare questi due? Dobbiamo rifletterci. Se il livello al di fuori di Carlos e Jannik non è abbastanza alto, ecco il risultato.”
    Un’analisi tanto dura quanto lucida, che mette in evidenza una verità spesso taciuta: il gap tra i due dominatori della nuova generazione, Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, e il resto del circuito sta diventando sempre più evidente.
    Con il successo di Vacherot a Shanghai e la finale raggiunta da Rinderknech, Bublik invita il circuito a una riflessione collettiva: il talento e la genialità non bastano se mancano la costanza e la preparazione. Parole forti, ma forse necessarie, da uno dei personaggi più autentici e imprevedibili del tennis moderno.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Jacopo Vasamì parte con il piede giusto alle ITF World Tennis Tour Junior Finals di Chengdu

    Jacopo Vasami classe 2007

    Inizia bene il suo cammino Jacopo Vasamì alle ITF World Tennis Tour Junior Finals, il prestigioso evento che riunisce gli otto migliori giocatori e le otto migliori giocatrici del mondo juniores, considerato l’equivalente giovanile delle Nitto ATP Finals e delle WTA Finals.A Chengdu, dove il torneo si disputa fino al 26 ottobre, il giovane azzurro ha iniziato nel migliore dei modi il suo percorso, imponendosi per 6-3 7-6(4) sul finlandese Oskar Paldanius dopo una battaglia di oltre un’ora e mezza. Vasamì ha mostrato grande solidità nei momenti chiave del match, riuscendo a salvare un set point nel secondo parziale e rimontando da 0-3 nel tie-break per poi chiudere con determinazione per 7 punti a 4 infilando un parziale di 7 punti a 1.
    Il 18enne italiano ha costruito il successo soprattutto grazie al suo servizio potente e preciso, colpo su cui ha lavorato molto negli ultimi mesi:“Il servizio è il mio colpo migliore, sono contento che oggi mi abbia aiutato. Ci ho lavorato molto per migliorarlo,” ha dichiarato Vasamì nell’intervista post-partita.
    I numeri confermano le sue parole: 9 ace a 3, 82% di punti vinti con la prima di servizio e un solido 50% con la seconda. Dati che testimoniano l’efficacia di un fondamentale ormai maturo per competere ad alto livello.Con questa vittoria, Vasamì parte col piede giusto nel suo girone e si candida tra i protagonisti di queste Finals giovanili.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Carlos Alcaraz cambia look: addio al biondo platino, bentornato al nero corvino

    Carlos Alcaraz (foto Getty Images)

    Carlos Alcaraz ha sorpreso tutti nella giornata di martedì 21 ottobre, apparendo in una fotografia pubblicata dal suo parrucchiere di fiducia, Víctor Barber, con un look completamente diverso. Dopo settimane con il celebre tinta platino che aveva fatto impazzire i fan e i social, il campione spagnolo ha deciso di dire addio ai capelli chiari per tornare a un tono più naturale.
    Secondo quanto riportato, Alcaraz avrebbe temporaneamente abbandonato il platino per esigenze pubblicitarie: il ventiduenne murciano avrebbe infatti preso parte a un set commerciale, motivo per cui è stato immortalato con i capelli neri in uno scatto misterioso.
    A rendere il tutto ancora più enigmatico è stato proprio il post del suo barbiere, che ha scritto sui social:“Il bianco è sparito?”

    Enigmatic Victor Barber post️:
    “White is gone?”
    And you can see Alcaraz with black hair, probably filming a commercial pic.twitter.com/J8p8c9y5qQ
    — Alcaraz Updates (@alcarazzupdates) October 21, 2025

    Una frase enigmatica che ha scatenato la curiosità dei tifosi, già divisi tra chi spera in un ritorno definitivo al suo colore naturale e chi invece vorrebbe rivederlo presto con il biondo che tanto aveva fatto discutere. LEGGI TUTTO

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    Aneke Rune accusa l’ATP: “Calendario folle, mio figlio vittima di un sistema che non tutela i giocatori”

    Holger Rune nella foto – Foto Getty Images

    Le lacrime di Holger Rune, scoppiate in campo dopo aver capito di essersi rotto il tendine d’Achille durante il torneo di Stoccolma, hanno scosso il mondo del tennis e riacceso il dibattito su un calendario sempre più insostenibile. Il giovane danese resterà fermo almeno otto mesi, e secondo molti – tra cui sua madre, Aneke Rune – si tratta dell’ennesima conseguenza di una stagione senza pause reali, che costringe i tennisti a giocare anche quando non sono in condizione.
    In un’intervista concessa al quotidiano danese B.T., Aneke non ha nascosto la propria rabbia:“Ci sono troppi tornei obbligatori. I giocatori sono penalizzati economicamente se decidono di saltarne qualcuno, anche se non sono fisicamente al 100%. Non hanno il tempo di recuperare adeguatamente durante la stagione.”Secondo la madre del n.7 del mondo, il calendario attuale è diventato asfissiante, senza spazi per il recupero o la preparazione:“Una settimana che avrebbe potuto essere di riposo e allenamenti leggeri si trasforma in un’altra settimana di partite, viaggi e impegni mediatici. Non c’è pausa, né fisica né mentale.”
    Aneke Rune ha poi sottolineato la necessità di inserire settimane dedicate agli allenamenti, non solo ai tornei:“Il corpo di un atleta, anche se sano e ben allenato, non può reggere un tale carico tutto l’anno. Serve tempo per lavorare fisicamente, ottimizzare il gioco e prevenire gli infortuni.”
    Tra le critiche più forti, anche quella al sistema delle sanzioni economiche previsto dall’ATP per chi si ritira dai tornei:“Le penalità per chi cancella la partecipazione sono irragionevoli. Bisognerebbe concentrarsi sulla qualità del gioco, non sulla quantità. I giocatori dovrebbero essere freschi e motivati, non spinti al limite da un sistema punitivo. Mio figlio è solo l’ultima vittima di un calendario che porta alla fatica e, di conseguenza, agli infortuni.”
    Infine, Aneke ha toccato un punto spesso ignorato: la mancanza di tutela economica per chi si ferma a lungo.“Holger resterà senza entrate per mesi. Per fortuna ha gestito bene la sua carriera e può permetterselo, ma molti tennisti non sono nella stessa situazione. Le riduzioni di bonus in caso di stop sono drastiche e ingiuste. L’ATP deve cambiare subito, perché la salute dei giocatori deve venire prima di tutto.”
    Le parole della madre del talento danese si inseriscono in un coro sempre più ampio di proteste da parte di atleti e addetti ai lavori: il calendario del tennis professionistico, oggi, sembra non lasciare spazio né al recupero né alla prevenzione. E il caso Rune ne è la dolorosa conferma.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Berrettini risponde a un commento sul gravissimo infortunio di Rune: “Pensare che un infortunio di questa portata possa essere la cosa migliore che possa accadere vuol dire: o essere in mala fede o capire veramente poco di questo sport e dello sport in generale”

    Rune in campo infortunato a Stoccolma

    Matteo Berrettini ha risposto con un lungo, accorato e sincero messaggio ad un post Instagram che riportava un commento a dir poco “particolare” in merito al gravissimo infortunio subito da Holger Rune sabato scorso a Stoccolma. Nel corso di un podcast con protagonisti alcuni commentatori di Eurosport, uno di essi ha affermato che “Se Rune reagisce nel modo giusto, la rottura del tendine d’Achille è la cosa migliore che potesse accadergli”. Un parere singolare che ha suscitato moltissime reazioni, anche quella di Berrettini, nostro campione che conosce la materia “infortuni” come pochi altri. Forse proprio per questo, Matteo ha scritto di pugno un commento in risposta a questa frase provocatoria, che riportiamo integralmente.
    “Ragazzi io capisco tutto eh, però sta roba è veramente agghiacciante…” scrive Berrettini nella risposta al post in questione. “pensare che un infortunio di questa portata possa essere la cosa migliore che possa accadere ad un giocatore di 22 anni 11 del mondo vuol dire: o essere in mala fede o capire veramente poco di questo sport e dello sport in generale. La maturazione agonistica e non, arriva con il tempo, con le sconfitte, con le vittorie, con le partite perse con match point o magari vinte giocando male. Questo è un infortunio che può cambiare radicalmente la vita di una persona, figuriamoci una carriera a questo livello. Io ascolto sempre e commento quasi mai, ma qui si rasenta la follia, capisco il voler parlare, dire la propria, sempre, in ogni caso, ma sentir dire “il tendine ha fatto pop” senza un minimo di compassione o sensibilità, come se stessimo raccontando di un palloncino da scoppiare alle giostre mi fa venire i brividi.Dietro quell’infortunio ci sta sofferenza, mentale e fisica, dubbi e momenti così bui da poter compromettere la salute mentale di un ragazzo giovanissimo. Forse mi ci sono immedesimato, forse so che cosa significa vedere scivolare via determinate cose senza avere nemmeno la chance di provare a fermarle, forse so quanto è dura tornare da un infortunio, ma sono sicuro che pensandoci bene, anche voi vi sarete accorti che sta roba vi è uscita male.Mi sbaglierò ma credo che il cambio di marcia necessario nella cultura sportiva italiana passi anche da qui, da come vengono raccontate le cose e come vengono analizzati certi argomenti. Mettere davanti i potenziali risultati di un giocatore rispetto alla sua salute credo non sia il giusto modo di guardare e commentare lo sport.Detto questo, Holger tornerà e sarà più forte di prima, ma fidatevi, nessun atleta del mondo vorrebbe affrontare un infortunio del genere, anche se gli dicessero che grazie a quello ci sarebbe una minima chance di migliorare il suo best ranking o primato personale…”
    Rune proprio oggi si è sottoposto alla delicata operazione al tendine d’Achille, come documentato da un altro post social che riportiamo.

    Aneke Rune via his IG
    Holger after his successful Achilles tendon surgery ❤️
    You have all my support and all my strength Holger @holgerrune2003 pic.twitter.com/0xsm4Dri6X
    — PrinceHolger (@PrinceHolger_) October 21, 2025
    Queste le prime parole di Holger, come riporta il media danese Ekstra Bladet: “L’operazione è andata bene, sono contento e supererò questo momento. Ci vorrà pazienza ma lavorerò sodo in riabilitazione ogni giorno, darò il mio massimo per ho per tornare ancor più forte”.
    In bocca al lupo e forza, Holger!

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Nicolai Budkov Kjaer, il giovane norvegese che ha stregato Sinner e Cahill: debutto ATP 500 a Vienna

    Nicolai Budkov Kjaer – Foto Getty Images

    Poche ore dopo l’arrivo di Jannik Sinner a Vienna, il numero due del mondo è stato visto allenarsi con un giovane dal talento cristallino. Gli appassionati più attenti l’hanno subito riconosciuto: Nicolai Budkov Kjaer, 19 anni, norvegese, uno dei prospetti più promettenti del circuito.Budkov Kjaer non è un fenomeno di precocità alla Alcaraz, ma il suo percorso parla chiaro: quattro titoli Challenger conquistati nel 2025 e una scalata che lo ha portato fino al numero 136 del ranking ATP. Un risultato impressionante per un ragazzo che a inizio stagione si trovava fuori dai primi 500 del mondo. Ora, a Vienna, si prepara a debuttare in un torneo ATP 500, affrontando Tomás Martín Etcheverry al primo turno.
    In un’intervista concessa ad atptour.com, il giovane norvegese ha raccontato la sua esperienza con Sinner e il parere ricevuto da Darren Cahill, coach del numero uno mondiale:“Conosco bene Jannik, ho già avuto occasione di allenarmi con lui lo scorso anno. È stato divertente quando Cahill mi ha detto che vede in me un grande potenziale e che il mio diritto può diventare un vero e proprio martello se continuo a lavorare con pazienza. Sono abituato ad allenarmi con giocatori forti, ma ora voglio iniziare a sfidarli sul serio.”
    L’obiettivo è chiaro: crescere, passo dopo passo, e chiudere la stagione con una qualificazione tra le Next Gen ATP Finals, un traguardo che fino a pochi mesi fa sembrava impensabile.“A inizio anno non avrei mai immaginato di poter entrare nelle Next Gen Finals. Ora ho una reale possibilità e voglio sfruttarla. Cerco di vivere il presente e migliorare ogni giorno, senza farmi travolgere dalle aspettative.”
    Giocatore completo, aggressivo e mentalmente solido, Budkov Kjaer rappresenta una delle figure più interessanti della nuova ondata di talenti nordici. E dopo aver convinto Sinner e impressionato Cahill, ora vuole confermare sul campo che il suo futuro è appena cominciato.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Berrettini: “Un onore essere tra i convocati per la Davis. Sto meglio, il mio obiettivo è tornare a divertirmi”

    Matteo Berrettini ITA, 1996.04.12 – Foto Getty Images

    Matteo Berrettini ha parlato ai microfoni di Sky Sport Insider dell’emozione di vedere il proprio nome nella lista dei convocati diramata dal Capitano Filippo Volandri in vista della Davis Cup Final 8 2025.“Come sempre, è una grandissima emozione, un grandissimo onore rappresentare tutti gli italiani, tutti i ragazzi del tennis. È ovvio che ci siano ancora dei tornei da giocare, sono preconvocazioni ma il fatto che il mio nome sia lì e che mi renda tra i candidati a indossare la maglia azzurra, mi fa sempre molto, molto felice”.Per ora il tennista romano figura tra i convocati, ma i prossimi tornei – gli ultimi della stagione – potrebbero essere decisivi per le scelte definitive di Volandri in vista di novembre.
    Lo stop dopo Wimbledon e gli auspici per il futuroIl focus della conversazione si è poi spostato sul tennis giocato. Berrettini ha spiegato di sentirsi in netta ripresa, dopo il lungo stop seguito a Wimbledon. Il ritorno in campo in Asia è stato frutto di una decisione ponderata, basata su sensazioni finalmente positive sia dal punto di vista fisico che mentale.“Sto molto meglio: è uno dei motivi per cui sono andato in Asia e ora sono qui a Vienna. Lo stop è stato importante per tanti motivi, ma mi ha fatto ancora una volta ricentrare e ribilanciare. Mi ha permesso di riflettere, arrivare a capire che quello che voglio fare è giocare, divertirmi, spingermi oltre i miei limiti”.Abituato purtroppo a stop forzati e ripartenze, Berrettini sa bene che ritrovare ritmo e continuità richiede tempo. Ma l’atteggiamento è quello giusto.“Tutte queste cose le ho capite con un po’ di tempo e piano piano che vado avanti. Le cose succedono. Non ho mai nascosto che ci siano stati momenti difficili da gestire, ma la cosa più importante è ritrovare la serenità per fare quello che sto facendo.So bene che il tennis sia uno sport che ha bisogno di tempo e di ritmo, ma le sensazioni che ho in campo sono buone. Forse non ancora per una partita intera, ma per un set e mezzo sì. Ho tanta fiducia nel lavoro che sto facendo.”
    “Allenarmi con Sinner mi ha fatto capire che il livello è ancora lì”La lontananza dal campo non ha scalfito la qualità del suo tennis. Anzi, come racconta lo stesso Berrettini, allenarsi con Jannik Sinner a Monte-Carlo è stato un segnale incoraggiante.“Il tennis ha bisogno di tante cose per essere giocato a questo livello. Si comincia dalla parte fisica, mentale, dalla cura verso i colpi, l’attenzione, l’attivazione che serve per arrivare a uno stato di forma importante.Ho notato subito una cosa, quando mi sono allenato a Monte-Carlo con Jan (Sinner, ndr): non giocavo da tanto tempo, ma il livello è rimasto bene o male lo stesso. Mi sono sentito a mio agio, nonostante fossero passate settimane dall’ultima volta in cui avevo impugnato una racchetta.È una cosa che resta, quella. Quell’entusiasmo resta sempre. E poi ci sono degli automatismi: riconoscere certe situazioni che solo chi fa sport a questo livello può capire. Per fortuna non sono andati via e dimostrano che non ci metta molto a tornare a un livello abbastanza buono.”
    Il tatuaggio e il significato del doloreInfine, una riflessione più profonda. Berrettini ha mostrato sui social uno dei suoi tatuaggi che recita in latino “Questo dolore ti sarà utile” — un messaggio che lo accompagna anche nei momenti più difficili.“È ovvio che sia difficile parlare di dolore quando succedono cose molto più gravi nel mondo. Il mio è relativo, per fortuna, a infortuni, sconfitte o tornei saltati.Però mi sono accorto che quel tipo di sensazioni di rabbia o frustrazione è stato un motore incredibile per tornare e riprendermi quanto tolto.Se incanalato nella giusta direzione, il dolore è fonte di energia: va incanalato o ti porta a terra.Il tatuaggio ricorda proprio questo: quando le cose meno belle succedono, vanno utilizzate per reagire.”
    Matteo Berrettini non nasconde le difficoltà, ma da Vienna manda un messaggio chiaro: la voglia di competere è tornata, così come la fiducia nel suo tennis.Il sogno di rivederlo protagonista in maglia azzurra, magari a Bologna per la Davis Cup Final 8, è più vivo che mai.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Adriano Panatta: “Sulla scelta di Sinner per la Davis mi sento un dinosauro parlante, ma non posso dargli torto”

    Adriano Panatta ultimo italiano vincitore a Parigi e Roma (1976)

    Nel tennis moderno, le priorità sono cambiate, e Adriano Panatta non lo nasconde. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex leggenda azzurra ha commentato la decisione di Jannik Sinner di non partecipare alle Final Eight di Coppa Davis 2025, ammettendo il proprio disagio ma anche la consapevolezza che il tennis attuale impone logiche diverse rispetto ai suoi tempi.
    “Ci sono situazioni in cui mi sento un dinosauro parlante, e commentare la decisione di Sinner è una di queste. Ho giocato quando la vecchia Coppa Davis era una delle priorità che si contavano sulle dita di una mano: Roma, Parigi, Wimbledon, la Davis e forse, per ultimi, gli US Open. Degli Australian Open nessuno parlava. Il tennis è cambiato, e non sempre nei modi migliori. Questo non fa che aumentare il mio disagio”.
    Panatta, vincitore della Coppa Davis nel 1976, ha spiegato come in passato il torneo a squadre fosse il fulcro della carriera di un tennista, mentre oggi le scelte ruotano attorno ai grandi tornei individuali e alla gestione del fisico:“Alla Davis non avrei mai rinunciato, e se qualcuno lo avesse fatto, sarebbero stati i compagni e il capitano a chiedere spiegazioni nel modo più duro possibile. Ma non è mai successo. A noi non sarebbe nemmeno passato per la mente. Oggi non è più così. Il tennis è un’altra cosa, e anche i giocatori lo vivono in modo diverso.”
    Pur ammettendo di essere deluso, Panatta ha mostrato comprensione per la decisione di Sinner:“Posso dire che mi dispiace, che uno sforzo l’avrei fatto, ma non posso dargli torto. Sinner dice che la priorità è cominciare bene il 2026, e che una settimana di riposo o di lavoro fa la differenza. Ha ragione: il tennis di oggi richiede un’adesione totale, quasi una devozione. I giocatori sono come Ceo delle aziende che portano il loro nome, militari che devono preparare una missione.”
    L’ex campione romano ha poi sottolineato come la situazione di Jannik sia frutto di un sistema che andrebbe ripensato:“Sinner di Davis ne ha vinte due, ora ha bisogno di una pausa per rilanciare le sue ambizioni: vincere gli Slam, battersi con Alcaraz, riprendersi il numero uno. Queste sono le sue priorità. La finale di Davis è troppo vicina alle Finals, il calendario non aiuta. È un tennis da ripensare nella sua complessità, non per compartimenti stagni. Quando lo faranno, non sarà mai troppo tardi.”
    Un’analisi lucida, quella di Panatta, che unisce nostalgia e realismo: il tennis è cambiato, e anche chi lo ha reso grande deve fare i conti con una nuova era dove la Coppa Davis non è più — come un tempo — “la coppa da non mancare mai”.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO