More stories

  • in

    Larry Ellison, il “guru” di Indian Wells

    Larry Ellison con Novak Djokovic

    Come è possibile passare in una manciata di anni dall’orlo della bancarotta e cancellazione dal calendario ATP (o almeno deciso declassamento) a torneo più ricco, meglio organizzato e pluripremiato della stagione tennistica? Beh, un colpo di genio, o di fortuna. O meglio ancora, la combinazione delle due cose. Ogni sogno è diventato realtà in quel di Indian Wells grazie alla visione e “billions” del proprietario del Masters 1000 californiano, Larry Ellison, uno degli uomini più ricchi del mondo e grandissimo appassionato di tennis. Il “guru” dell’informatica, da sempre amante del nostro sport, decise nel 2009 di rilevare il torneo californiano dopo averlo inizialmente sostenuto da lontano in una complessa operazione di salvataggio. Da lì in avanti qualche anno di consolidamento e quindi via a progetti faraonici di ampliamento e miglioramenti continui, fino all’attuale definizione di “Tennis Paradise” che è tanto marketing ma ha anche del vero, vista la straordinaria accoglienza e qualità dei servizi riservati a giocatori e pubblico, migliaia di appassionati che ogni fine inverno arrivano in quest’oasi nel deserto e si lasciano cullare da mille opportunità di svago e tennis di primissima qualità.

    Un po’ di storia
    Il torneo di Indian Wells nacque grazie agli sforzi di due ex Pro, Charlie Pasarell e Raymond Moore. Tra il 1974 e il 1976 non figurava nella stagione tennistica ufficiale, entrando nel Grand Prix Tennis Tour nel 1977. Il primo campione fu Brian Gottfried e il suo albo d’oro vanta quasi tutti i più grandi nella storia del gioco (eccetto Borg e McEnroe, fatto questo assai curioso). Ci furono anche degli spostamenti di sede, fino a stabilirsi nell’area attuale, la Coachella Valley nei pressi di Palm Springs (a 201 km da Los Angeles). Negli anni il torneo crebbe moltissimo come notorietà e valore, restando sempre appena dietro a Key Biscayne (all’epoca considerato il “quinto Slam”) e vivendo alti e bassi e livello economico. Nel 2000 si decise di costruire da zero l’Indian Wells Tennis Garden per rinnovare le strutture, con la visione di diventare un punto di riferimento del tennis nel nuovo millennio, forte anche dei finanziamenti di Mark McCormack. La creazione del primo stadio fu stupefacente, ma negli anni il peso degli investimenti e qualche problema con alcuni sponsor statunitensi dopo il boicottaggio delle sorelle Williams misero il torneo in grande difficoltà. Quella faccenda esplose su tutti i media nazionali e la immagine dell’evento non ne uscì all’epoca benissimo. Le due Williams avrebbero dovuto giocare una contro l’altra la semifinale nel 2001, ma Venus si ritirò a causa di un infortunio non meglio precisato. Uscirono pesanti speculazioni di una scelta di comodo, di papà Richard che avrebbe deciso per mandare avanti Serena; la folla nel corso della finale fischiò ripetutamente Serena, sia durate il gioco che nel corso della premiazione, dopo aver trionfato. Nove giorni dopo, mentre partecipava al torneo di Miami, Richard Williams dichiarò senza mezzi termini di esser stato assalito verbalmente mentre era sugli spalti con Venus ad assistere la finale, “qualcuno mi urlò che mi avrebbero scuoiato vivo”. Il direttore del torneo di Indian Wells Charlie Pasarell affermò molto amareggiato “Mi sono sentito in imbarazzo quando è successo tutto quello che è successo. È stato ingiusto che la folla facesse una cosa del genere”. Serena e Venus disertarono il torneo fino al 2015, quando il nuovo capo Ellison chiamò di persona le due, convincendole a tornare.
    Oltre a questo episodio il torneo visse un momento di gravissima crisi economica tra 2006 e 2007: alcuni importanti sponsor non rinnovarono il proprio contratto tanto che Indian Wells arrivò ad un passo dal perdere la data poiché non era assicurata la copertura finanziaria triennale necessaria al rinnovo con l’ATP. E c’era dell’altro a minacciare fortemente Indian Wells. Dall’altro lato del deserto c’era l’uomo più ricco del mondo all’epoca, il magnate della telefonia messicana Carlos Slim, che spingeva per portare l’allora Master Series nella incantevole baia di Acapulco, all’interno di un faraonico progetto di rilancio dello sport e dell’entertainment messicano insieme ad investimenti notevoli in un nuovo complesso sportivo – alberghiero di lusso. Numeri da capogiro, un progetto molto ben realizzato e la curiosità da parte dell’ATP di esplorare un mercato potenzialmente enorme, mentre il tennis a stelle e strisce iniziava la discesa con la chiusura dell’epopea di Sampras e Agassi. Nell’ambiente finanziario si parlava di accordo già fatto, la firma del passaggio di data come cosa fatta e Indian Wells declassato ad ATP 250 dal 2008. Quando le bottiglie di Champagne negli uffici della Telmex di Slim erano già pronte sul tavolo, Passarell con un colpo di coda ottenne una nuova copertura finanziaria che fece saltare in extremis l’accordo e il torneo restò ad Indian Wells, con grave smacco per i messicani che minacciarono anche le vie legali per vederci chiaro. Chi c’era dietro a questo rilancio?
    Non è mai stato chiarito, ma visto che nel 2009 Larry Ellison divenne ufficialmente il proprietario del torneo, è facile pensare che già all’epoca il suo intervento possa esser stato decisivo. Ma chi è questo signore sorridente che ogni anno non si perde un match di cartello sul centrale del suo torneo, dialogando spesso e volentieri nel suo box in primissima fila con gente come Federer, Agassi, Djokovic e via dicendo? Ellison non è noto al grande pubblico come i magnati della finanza o gli inventori delle nuove aziende hi-tech che oggi dominano il mercato, come Bill Gates e via dicendo, ma è da anni uno dei personaggi più influenti al mondo, grazie alla sua visione e prodotti rivoluzionari. La sua è la classica storia americana, di uno che si è fatto da solo partendo dai bassifondi.

    Ellison, la rivoluzione nella gestione di dati a database
    Nato nel 1944 nel Bronx, per Forbes nel 2024 è il quinto uomo più ricco del mondo con un patrimonio stimato di 141 miliardi di dollari. La sua creatura è Oracle, impresa con oltre 140mila dipendenti in tutto il mondo, meno visibile di Apple, Microsoft, Google, Amazon e tutte le varie big-tech che dominano il mercato, ma se pagate con una carta di credito, prenotate un volo o un hotel, o cercate qualche servizio di vario genere, al 99% anche se non lo sapete state usando un database o sistema creato, affinato e venduto proprio da Ellison. Ne ha fatta davvero tanta di strada questo genio della matematica, figlio di una ragazza madre e adottato da piccolo. E pensare che la sua famiglia lo considerava un sorta di perditempo, tanto da spingerlo a non insistere per lo studio; ma il giovane Larry non abbandonò mai la sua passione e clamorosa intuizione per la matematica ed i sistemi, diventando la sua fortuna.
    Lasciati gli studi universitari dopo un solo semestre, scommette su se stesso recandosi in California, ambiente più stimolante e non basato sull’industria ed economia tradizionale. Ellison non era interessato ad un lavoro tradizionale, una scrivania e una famiglia; lui vedeva avanti e voleva studiare il mondo, capire come poter applicare la sua intuizione e convinzione che con i numeri si potesse costruire un sistema per fare cose strabilianti. Per diversi anni passa da un’azienda all’altra lavorando come tecnico e facendo esperienza, i semi per la nascita di una impresa tutta sua. Rivoluzionaria. “I manager erano burocrati conformisti, riluttanti a prendere decisioni, paralizzati dalla paura di sbagliare. Con mia sorpresa mi resi conto che ero migliore di loro nello scegliere la strada giusta e risolvere problemi” racconta Ellison a Matthew Symonds, autore del libro Softwar. An Intimate Portrait of Larry Ellison and Oracle. La svolta arriva ne, 1977: Larry lavora per una azienda che raccoglie milioni di dati, ma non riesce a trovare un modo per organizzarli in modo efficace. Siamo all’alba dei computer, e qua Ellison prende la palla al balzo, convincendo due colleghi a seguirlo nella sua visione, quella di creare una nuova azienda per fare consulenza sull’archiviazione e gestione dei dati attraverso un software nuovo e mai visto prima.
    Ellison inizialmente aveva pensato ad una gestione dei dati, ma la mole di lavoro era impossibile da sopportare con mezzi tradizionali, quindi da una esigenza nasce la risposta, e la rivoluzione: creare una software che faccia lavorare di meno, e guadagnare di più. “Avevamo un sacco di richieste, ma per soddisfarle stavamo in ufficio 11 ore al giorno, 7 giorni su 7. Così ho deciso di lasciar perdere la consulenza per dedicarmi ai software, molto più vantaggioso perché un programma si crea e poi si continua a vendere” affermò Ellison. Spinse tutte le sue idee e risorse per creare un nuovo sistema per archiviare i dati dei database, più rapido e soprattutto con chiavi di ricerca e gestione più efficaci. A quell’epoca non esisteva un sistema soddisfacente e per questo l’avvento del suo nuovo software cambiò le regole del gioco, un sistema che memorizza i dati sia logicamente, sotto forma di tablespace, sia fisicamente, sotto forma di file (datafile). Era appena nato Oracle. “Il prodotto doveva avere velocità e affidabilità, questi i punti di forza. Puntammo a un mercato non appetibile per IBM (il gigante dell’epoca, ndr) e che fosse rischioso: così avremmo avuto meno competitor” continua Ellison. Rischio alto, ma altissimo il rendimento perché nessuno ha un prodotto così, tanto che tutti si interessano a questo sistema di archiviazione e gestione dati, addirittura la CIA. Quella collaborazione nacque per un colpo di genio e fortuna, visto che uno dei soci di Ellison era conosciuto dal responsabile acquisti dell’Agenzia dell’Intelligence degli USA.

    Dalla CIA al… mondo
    Aver suscitato l’interesse della CIA fu una mossa commerciale straordinaria, in brevissimo tempo il passaparola portò Oracle sulla bocca di tutti, grandi aziende comprese, ma c’era un enorme punto di domanda: lo sviluppo e vendita richiedevano cash, un flusso costante di denaro che… mancava, poiché per vendere il prodotto stesso i pagamenti all’inizio erano stati dilazionati nel tempo, in modo che i clienti potessero provare il sistema e assicurarsi della sua bontà. Casse vuote. La scommessa di Ellison fu lavorare senza guadagnare un dollaro, per diverso tempo, e con lui i migliori collaboratori, con l’impegno di premiarli in modo più che soddisfacente nel breve periodo. Altro scoglio per Oracle era garantire la massima compatibilità con i vari sistemi informatici: nel 1980 non eravamo come oggi adagiati su un paio di sistemi operativi, c’era un mercato in continua evoluzione. Ellison gira come un matto per tutte le case software in modo da studiare i vari prodotti e far sì che il suo gioiello possa funzionare senza intoppi. Alti e bassi, ma alla lunga possiamo affermare che ha vinto lui.
    Dopo l’enorme interesse iniziale, la crescita fu importante ma non così immediata come lo stesso Ellison si aspettava. Importanti aziende informatiche consideravano Lary e i suoi prodotti come “inutili”, forse temendolo… Infatti Oracle rispetto agli USA ebbe un impatto superiore in Europa, dove c’era un approccio al cliente meno basato sul guadagno a breve termine, e si cercava soprattutto un partner tecnologico affidabile nel lungo periodo, per non aver problemi. Quindi oltre alla forza di vendita, necessaria alla crescita, Larry investe molto nell’assistenza e formazione, andando a rastrellare sul mercato i migliori tecnici che, forti della loro competenza, erano in grado di spiegare ai clienti i vantaggi del sistema Oracle rispetto a tutti gli altri. Questo divenne altra sua mossa vincente. Dai 50 dipendenti del 1983, moltissimi puri venditori, nei primi anni ’90 la sua impresa diventa una realtà forte e consolidata in tutto il mondo. Con 131 milioni di dollari di fatturato, Oracle sbarca in borsa nel 1986. Il treno di Ellison, nonostante scontati alti e bassi quando si parla di hi-tech vista la volubilità del mercato, e qualche errore strategico prontamente rimediato con una fede incrollabile nella sua azienda, era partito e non si è più fermato.
    Con i guadagni mostruosi maturati, Ellison si è tolto molti sfizi. Dall’acquisto di una isola alle Hawaii ad alcuni giocattoli “discutibili” (addirittura degli aerei da combattimento ex sovietici, con più di qualche difficoltà per farseli consegnare negli States…), fino all’approdo nel mondo dello sport, prima la vela in American’s Cup dove arrivò secondo nel 2004 poi il tennis, una delle sue grandi passioni. 100 milioni per rilevare il torneo di Indian Wells nel 2009, altrettanti per un primo rilancio e poi moltissimi investimenti per costruire pezzo dopo pezzo il “Tennis Paradise”. Oggi il suo torneo è considerato il migliore al mondo dopo gli Slam. Sogna di arrivare al rango dei Major, ma intanto si gode la sua creatura con un motto che rilancia nelle poche interviste che concede: “Non mi interessa diventare l’uomo ricco del mondo, sarò felice quando con le mie azioni renderò il mondo un posto migliore. Ma non chiamatelo altruismo, il mio è egoismo. Anzi, chiamartelo egoismo illuminato”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Nadal apre un’accademia a Marbella

    I campi della nuova struttura a Marbella

    Rafael Nadal continua a investire nel mondo del tennis annunciando un nuovo Rafa Nadal Tennis Center. La nuova Academy sorge a Marbella all’interno del prestigioso Hotel Don Carlos, con sette campi in terra battuta, due campi da padel e programmi di allenamento altamente professionali pensati per giocatori di tutte le età e livelli. Questa espansione conferma la dedizione di Nadal nel promuovere il talento oltre la sua carriera agonistica, portando i suoi metodi di allenamento in una delle destinazioni tennistiche più ambite della Spagna, la costa del sol.
    Il Marbella Center seguirà totalmente la filosofia di allenamento della Rafa Nadal Academy di Maiorca, diventata un punto di riferimento a livello globale per i Pro attuali e tanti giovani che ambiscono a seguire le orme del gigante della terra battuta.
    La novità di Marbella diventa la sesta espansione dei Rafa Nadal Tennis Center in tutto il mondo, unendosi alle sedi già attive in Messico a Cancun, in Grecia a Sani, Hong Kong, Kuwait ed Egitto (al Cairo). Oltre alle accademie, ricordiamo che Nadal è diventato ambasciatore della federazione tennistica saudita, per promuovere lo sviluppo dello sport nel ricchissimo paese arabo, molto attratto dalle potenzialità del tennis.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

  • in

    Fuori tutti i big ad Acapulco, colpa di un’intossicazione alimentare?

    Holger Rune ad Acapulco (foto ATPsite)

    Una partita di cibo avariato potrebbe esser stata la causa della vera e propria ecatombe di favoriti al torneo 500 di Acapulco. La giornata degli ottavi di finale all’affascinante torneo messicano ha registrato un andamento a dir poco anomalo e sorprendente. Praticamente tutti i big in gara sono usciti di scena: Zverev, battuto dal giovane talento Tien; Rune getta la spugna dopo solo tre game; Paul e Ruud ritirati senza nemmeno scendere in campo. Le prime quattro teste di serie tutte uscite di scena, insieme anche a Shelton (quinto nel seeding) e Tiafoe (n.7 del draw). Se le battute d’arresto di Ben e Frances sono venute al termine di partite per così dire “normali”, giocate con agonismo da entrambi i giocatori, questo non si può dire per le sconfitte di Zverev, apparso assai svuotato in campo, e pure il giovane Michelsen, superato da Shapovalov in due set (Denis è in un ottimo momento, ma Alex è parso assai in deficit di energia nel corso del match).
    Holger Rune ha lasciato un commento furibondo sui social, parlando chiaramente di essersi sentito male dopo aver mangiato del cibo avariato. “Sono furibondo e triste allo stesso tempo. Ho mangiato del cibo avariato e quindi non ero in grado di giocare oggi. Uno dei posti che preferisco al mondo è il Messico e amo questo torneo. Non era assolutamente il modo in cui volevo terminare la settimana” scrive il danese.

    Furious and so sad at the same time. Had a food poisoning and was unable to play today. One of my favorite places is Mexico and I love this tournament @AbiertoTelcel . Absolutely not the way I wanted it to end
    — Holger Rune (@holgerrune2003) February 27, 2025

    Rune non è nuovo a dichiarazioni “particolari”, a volte accampando scuse per le sue sconfitte, ma questo non sembra essere assolutamente il caso. Infatti il cronista canadese Stephen Boughton, presente al torneo, ha pubblicato un messaggio nel quale parla chiaramente di un serio problema di cibo avariato che avrebbe compromesso le prestazioni di Zverev e Michelsen, e portato al ritiro Ruud, Paul e Rune.

    A well connected person in Acapulco just told me that
    Tommy Paul (withdrew)Casper Ruud (withdrew)Alex Michelson (lost)Alexander Zverev (lost)Holger Rune (retired)
    and all had food poisoning today.
    — Stephen Boughton (@theslicestephen) February 27, 2025

    Una situazione che, se confermata, sarebbe davvero grave e inedita, tanto da gettare un’ombra assai scomoda sull’organizzazione di un torneo molto amato dai giocatori proprio l’eccezionale accoglienza a loro riservata. Ricordiamo che l’Abierto Mexicano di Tenis si gioca all’interno di una struttura di altissimo livello inserita in un parco naturale rigoglioso adiacente alla splendida playa Diamante, molto amata dai turisti di tutto il mondo. Un evento organizzato in modo che il pubblico possa godersi il mare di giorno e il tennis dal tardo pomeriggio, cullati dalle onde del Pacifico e dai servizi di classe offerti dal resort. Qualcosa, a quanto sembra, stavolta è andato storto… ed è un vero peccato.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Sinner nel periodo di sospensione può allenarsi al Country Club di Monte Carlo (escluso il periodo del Masters 1000)

    Jannik Sinner

    Jannik Sinner non dovrà cercare un luogo “speciale e nascosto” per continuare la preparazione nel periodo di sospensione che, relativamente agli allenamenti, terminerà il prossimo 13 aprile. Infatti, come riporta la Gazzetta dello Sport, il circolo dove generalmente effettua i suoi allenamenti vicino a casa, il Monte Carlo Country Club, è a tutti gli effetti una struttura privata e non affiliata ad alcuna federazione, nemmeno quella francese (per pochi metri la struttura è sita appena al di fuori dello stato monegasco, a Roquebrune sul territorio francese). C’è tuttavia una sola eccezione: nel periodo in cui il fascinoso club della Costa Azzurra ospiterà il Masters 1000 ATP, allora le porte per Sinner saranno chiuse come da regolamento WADA.
    Quindi l’azzurro dovrà traslocare dal 5 al 13 aprile, quando andrà in scena il primo torneo 1000 su terra battuta in calendario, proprio sui campi del Monte Carlo Country Club. Sinner in quel periodo potrebbe tornare in Spagna, probabilmente in quel Marbella o Alicante, sempre in una struttura privata, già in passato scelta per qualche sessione di preparazione invernale.
    Sembrano così essere del tutto decadute le ipotesi di un Sinner pronto a stazionare nelle prossime settimane a Dubai (dove è solito trascorrere qualche settimana per allenarsi in inverno) o magari negli Stati Uniti (dove vive Darren Cahill), visto che è assai più comodo restare vicino alla sua residenza in una struttura di massimo livello, che conosce alla perfezione e discretamente riservata. Ovviamente non potrà condividere il campo con altri professionisti o tesserati nelle prossime settimane, ma potrà avvalersi dei membri del suo team, Simone Vagnozzi, Darren Cahill, Marco Panichi e Ulises Badio.

    Skiing, golf, PR and home training for 3 months.
    Life is good e il tempo vola ⌛️ pic.twitter.com/kuz7ykIH6J
    — Janniksin_Updates (@JannikSinner_Up) February 26, 2025

    Dopo qualche giorno passato in famiglia in Alto Adige ed aver sciato con familiari ed amici sulle montagne vicino a casa, Sinner è stato fotografato ieri a Milano alla fashion week, presenziando agli eventi di uno dei sponsor principali. Molto probabilmente farà rientro a casa per riprendere la preparazione con l’obiettivo di farsi trovare in grande forma atletica agli Internazionali d’Italia, dove tornerà finalmente in competizione all’inizio di maggio.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

  • in

    Ruud sprona Sinner: “Spero vada avanti a testa alta”. Il silenzio di Shelton, i dubbi di Paul

    Casper Ruud e Jannik Sinner a Torino

    Casper Ruud è stato tra i primi colleghi a sostenere Jannik Sinner nella “bufera mediatica” scatenata dalla positività dell’azzurro al Clostebol, vicenda poi conclusa a sorpresa con un accordo proposto da WADA e accettato, con discreta riluttanza, da nostro campione di Sesto Pusteria. Interpellato in quel di Acapulco dal collega statunitense Ben Rothenberg, Ruud ha spiegato più nel dettaglio la sua posizione in merito alla vicenda di Jannik. Nei giorni scorsi una sua breve dichiarazione era stata, a suo dire, mal tradotta e quindi non ben riportata. Casper approfitta così della breve intervista per dettagliare il suo pensiero, approvando la scelta di Sinner di acconsentire ad un accordo con WADA per il timore che le vie tutt’altro che rette di un procedimento giudiziario potessero riservargli sorprese ancor più amare di una sospensione comunque non meritata.
    “Mi dispiace per Jannik. Secondo me, non ha fatto nulla in modo intenzionale” afferma Ruud al cronista statunitense. “E purtroppo non è la prima volta che succede, intendo un accordo per risolvere un questione e sospensione per doping, il che è stato probabilmente sorprendente per alcune persone. Guardando al sistema legale, non è insolito che una cosa del genere accada quando qualcuno sta per andare a processo. Voglio dire, ci sono molti altri casi in cui gli accordi sono avvenuti appena prima di un processo”.
    “Se io fossi nei panni di Jannik ovviamente mi piacerebbe avere la possibilità di difendermi in un processo pubblico, cosa che sono sicuro lui stesse cercando. Ma se provo a mettermi al suo posto, penso che quando vai a processo c’è sempre il rischio che tu possa essere dichiarato colpevole, se le giurie o i giudici vedono le cose in modo diverso. Guarda in quanti casi al mondo qualcuno è andato in prigione pur non essendo colpevole. Quindi, c’è sempre il rischio che tu possa essere dichiarato colpevole anche se non lo sei. Per questo un accordo di tre mesi, o una sospensione di tre mesi, è stato qualcosa che entrambe le parti sono state felici di fare. Tuttavia, mi dispiace per Jannik. Starà fuori, perderà 4 Masters 1000 su 9 per qualcosa che non ha fatto intenzionalmente“.
    “Spero che Sinner vada avanti a testa alta. Personalmente, faccio sempre il tifo per lui. Penso che sia una gioia vederlo giocare e spero che i tre mesi passino velocemente. Sì, è solo triste per lui, e per il tennis come sport quando il numero 1 al mondo attraversa qualcosa del genere. Questo è il mio pensiero al momento” conclude Ruud.
    Il giornalista americano ha chiesto un parere anche a Shelton e Paul, ma le posizioni dei due sono state assai diverse. Beh ha tagliato corto: “L’accordo è stato raggiunto. Il caso è chiuso. Sono solo contento che ora possiamo giocare, andare avanti. I miei pensieri sono i miei pensieri. Molte persone vogliono parlare mentre io sono qui solo per giocare”.
    Così invece ha parlato Tommy Paul, senza alcuna voglia di esporsi sul caso: “Non lo so davvero… Cioè, cerco di starne fuori il più possibile. Lui gioca un tennis incredibile. Mi ha battuto prima che uscisse fuori tutta questa roba, e mi ha battuto anche dopo. Ha gestito la situazione in modo incredibilmente buono. Ovviamente ha vinto per tutto il tempo in cui ha dovuto affrontare tutta questa faccenda. Non ne so abbastanza sulla situazione. Si sentono dire così tante cose che non so davvero cosa sia vero e cosa non lo sia. Quindi è difficile per me commentare”.
    Le parole di Paul piuttosto sollevano una riflessione più ampia. Certamente Tommy, se avesse la voglia di farlo, potrebbe facilmente informarsi nei particolari della faccenda leggendo le carte, come per esempio ben fatto da Chris Eubanks (non a caso uno dei primi e più convinti sostenitori di Sinner tra i colleghi), o i media che hanno affrontato la vicenda con rigore (BBC di recente) o anche podcast che hanno affrontato la questione con dovizia di particolari (quello di Andy Roddick su tutti, davvero un contributo onesto e dettagliato). Tuttavia spiace rilevare che la informazione sul caso riportata da molti media internazionali – di settore e non, alcuni anche importanti – è stata lacunosa e con zone d’ombra, tanto da alimentare confusione e sospetti. E non parlo delle “sparate” social di uno sparuto manipolo di giocatori o ex che, proprio con le loro parole, hanno dimostrato la totale ignoranza della vicenda e pregiudizi, ma di player importanti della informazione sportiva e non che così facendo non hanno reso affatto un buon servizio alla comunità.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Vallverdu (coach Dimitrov) dalla parte di Sinner: “È triste vedere la mancanza di cameratismo nei giocatori, non focalizzati sui fatti del caso”

    Daniel Vallverdu

    Daniel Vallverdu si schiera dalla parte di Jannik Sinner nella discussa conclusione del “caso Clostebol” ed è davvero deluso dal comportamento ambiguo e sbagliato di molti tennisti che hanno espresso pareri decisi, a volte sprezzanti, senza essersi informati sui fatti che hanno accompagnato l’intera vicenda. Il coach spagnolo, attualmente insieme a Grigor Dimitrov e con un passato di grande prestigio insieme a Andy Murray, Del Potro, Berdych e Wawrinka, ha scritto una serie di post sul social X nei quali esprime tutta la propria amarezza per come viene trattata la vicenda relativa al n.1 del mondo, affermando che i veri sconfitti sono proprio Sinner e l’intero sistema tennistico.
    “Dopo essermi preso qualche giorno per digerire la reazione del mondo del tennis in merito al ban di @janniksin – vorrei dire che sono rattristato dalla mancanza di cameratismo. La maggior parte non si concentra sui fatti del caso. I veri perdenti qui sono JS e il tennis” scrive Vallverdu.
    “Dovremmo concentrarci sui processi e sulle regole delle agenzie antidoping piuttosto che sul giocatore che ne è vittima, che chiaramente non ha avuto alcun beneficio in termini di miglioramento delle prestazioni. ZERO. Conosco JS da quando ha 14 anni e mi sento totalmente sicuro nel dire che non è assolutamente colpevole”.
    “Le agenzie antidoping sono responsabili della mancanza di coerenza e accuratezza nella maggior parte dei casi di tennis ultimamente. Non avrebbe mai dovuto esserci una squalifica in questo caso. Non è un momento facile per JS e il Team. Siate forti e Roma sarà la cornice perfetta per il caloroso benvenuto che merita”.

    After giving it some days to digest the reaction from the tennis world regarding @janniksin ban – i would like to say that im saddened by the lack of camaraderie – most not focusing on the facts of the case. The real losers here are JS and Tennis.
    — Daniel Vallverdu (@danielvallverdu) February 23, 2025

    Moltissime le reazioni a questo pensiero, diretto e preciso, scritto senza ambiguità da Vallverdu. Tra questi riportiamo quello di Feliciano Lopez, che sposa su tutta la linea il pensiero del suo ex collega.
    “Non potrei essere più d’accordo” scrive Feliciano, “la mancanza di empatia data dalle circostanze a qualcuno che si è dimostrato innocente è oltremodo DELUDENTE. Le persone confrontano diversi casi-processi per giustificare le loro argomentazioni quando non esiste un caso uguale all’altro. D’altro canto non mi sorprende affatto.. semplicemente non aspettatevi niente dagli altri!” conclude lo spagnolo.

    I couldn’t agree more, the lack of empathy given the circumstances to someone who proved himself innocent is beyond DISAPPOINTING .People comparing different cases-processes to justify their arguments when there is no one case same as another..⬇️
    — Feliciano López (@feliciano_lopez) February 24, 2025

    Sulla mancanza di empatia tra giocatori, spicca tra i commenti a Vallverdu il triste il ricordo di Pablo Arraya (ex pro argentino) della vicenda relativa a Monica Seles: “Non dimenticherò mai come tutte le giocatrici della top 100 WTA hanno votato per non mantenere la classifica di Seles al numero 1 dopo che fu accoltellata (penso che solo una giocatrice abbia accettato di mantenere la sua classifica congelata)”. Ricorda bene Pablo, ci fu un’unica tennista che votò pro-Seles, fu Gabriela Sabatini.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Rio Open: gravi falle nella sicurezza dei dati sensibili dei giocatori (tra cui Alcaraz e Musetti)

    Sicurezza dei datti sensibili, un problema a livello globale

    Arriva dal Brasile un caso a dir poco singolare, oltre che piuttosto grave: una severa falla nei sistemi informatici del Rio Open e della città di Rio di Janeiro che ha compromesso la segretezza di dati sensibili di molti giocatori, tra cui Alcaraz, Fonseca, Musetti e tanti altri. Lo riporta il portale Tennis Infinity, seguendo le rivelazioni del cronista brasiliano Demetrio Vecchioli che, accortosi del problema, correttamente non ha divulgato alcun dato e informato il torneo e le autorità di Rio, solo mostrando due foto sul social X, quelle riportate sui passaporti di Alcaraz e Fonseca, per dimostrare come fosse stato in grado – a suo dire senza alcuna fatica – di entrare in possesso di elementi privati.
    Questa grave falla informatica, di fatto una fuga di notizie da parte della Rio Open Organization, è dovuta ad uno scambio di informazioni con il governo della città di Rio de Janeiro, con un errore nei sistemi che ha portato alla divulgazione di dati privati di molti giocatori (anche tennisti che quest’anno non hanno partecipato al torneo, come Alcaraz appunto) sulle piattaforme istituzionali della città dove è libero l’accesso ai cittadini per altre operazioni come la richiesta di documenti, ecc.
    Così scrive il giornalista brasiliano su X: “Questa è la foto di Joao Fonseca sul suo passaporto, rilasciato nell’ottobre 2020. Come faccio a sapere qualcosa di così personale? Questo è uno dei tanti dati personali trapelati dall’organizzazione del Rio Open e dal governo RJ”.
    “Ci sono il WhatsApp di Joao, il WhatsApp di Alcaraz (che mi ha risposto), immagini di documenti con tutte le informazioni che potrebbero essere necessarie per una frode, indirizzo di residenza. E non solo loro, ma anche Thiem, Musetti, Melo, Monteiro, ecc., ecc., ecc.”
    “E non erano nascoste. Le ho trovate semplicemente cercando il nome di uno di loro sulla piattaforma del governo di Rio. Chiunque avrebbe potuto trovarle. Prima di pubblicare l’articolo nel primo commento, ho avvisato RJ e Rio Open di rimuoverlo, cosa che è già stata fatta.”

    Essa daqui é a foto do João Fonseca no passaporte dele, emitido em out/2020.
    Como eu sei algo tão pessoal?
    Este é um dos muitos dados pessoais vazados pela organização do Rio Open e pelo governo do RJ
    Tem Whatsapp do João, Whatsapp do Alcaraz (que me respondeu), imagens dos… pic.twitter.com/OyzkrTMJjA
    — Demétrio Vecchioli (@Olhar_Olimpico) February 20, 2025

    Fortunatamente Vecchioli è intervenuto prontamente e dopo la sua sollecitazione urgente agli organizzatori del torneo e alle autorità di Rio le informazioni sono state rimosse. Tuttavia come il giornalista è riuscito ad ottenere questi dati non è dato a sapere se altri soggetti, potenzialmente anche malintenzionati, siano stati in grado di vedere e salvare questi dati sensibili dei tennisti. Augurandoci che nessun tennista subisca problema per questa diffusione di informazione, è certo che la privacy di molti tennisti è stata messa a repentaglio.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

  • in

    Sinner, gli sponsor restano al suo fianco

    Jannik Sinner, tre volte campione Slam

    Sulla stampa internazionale diversi colleghi si sono chiesti che ricaduta avrebbe avuto il “Caso Clostebol” su Jannik Sinner, in particolare per i rapporti con i molti sponsor che da tempo hanno scelto l’italiano come testimonial. Guardando questa prima settimana dopo l’annuncio dell’accordo con WADA, la risposta sembra: nessuna ricaduta, anzi un rinnovato sostegno.
    I suoi main sponsor visibili in Italia hanno proseguito le proprie campagne promozionali senza alcuna censura, e addirittura un notissimo istituto bancario ha acquistato una pagina intera sul Corriere della Sera con una splendida foto del n.1 del mondo e un inequivocabile “Jannik. Avanti sempre insieme”.
    Arriva via social anche un’altra importante testimonianza di fedeltà e stima: la storica casa di orologi di prestigio Rolex inserisce Sinner in quella che chiama “Rolex Family”, insieme ad altre leggende dello sport come Tiger Woods e Roger Federer, per iniziare il count down di un prossimo annuncio (previsto per il 25 febbraio). Sinner quindi forte e saldo con le tante aziende che hanno scelto di affidarsi a lui promuovere i propri prodotti e servizi.

    25 February 2025.#RolexFamily pic.twitter.com/1O0V9l94dq
    — ROLEX (@ROLEX) February 21, 2025

    Una scelta comprensibile e corretta. Del resto la scorsa estate un tribunale indipendente su richiesta di ITIA ha completamente assolto Sinner da ogni accusa dopo la positività al Clostebol, e la stessa WADA (che aveva chiesto appello al TAS di Losanna impugnando la sentenza) è arrivata a proporre e quindi sottoscrivere un accordo per una breve sospensione aggrappandosi alla responsabilità oggettiva, scrivendo chiaramente nel comunicato che Jannik non è colpevole di doping o dolo.
    Essendo Sinner uscito pulito dalla positività, avvenuta in modo accidentale e a sua insaputa, l’immagine del n.1 è macchiata solo per coloro che non hanno voluto approfondire la materia e capire i fatti e le motivazioni dell’intera faccenda.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO