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    Passaro programma il 2026: ripartirà da Alicante con Pescosolido (probabile nuovo coach)

    Francesco Passaro – Foto Antonio Milesi

    “Al 20 novembre mi sento un po’ stanco dopo un’annata tosta, con la decisione importante della separazione da Roberto, momento a cui volevo arrivare con un’altra classifica. Ha pesato anche lo stop di tre mesi…” Così Francesco Passaro inizia un’interessante intervista concessa a Spazio Tennis, nella quale il tennista perugino tira una riga su un 2025 di alti e bassi e delinea il progetto tecnico per la prossima stagione. Belle parole sull’ex coach e mentore Roberto Tarpani, dal quale si è separato dopo una vita insieme dai campi di Perugia a quelli degli Slam, per cercare di responsabilizzarsi maggiormente. Chiari anche gli obiettivi a livello tecnico: passare ad un tennis meno fisico e più aggressivo nel campo.
    “Ho bisogno di provare a vivere con un po’ di leggerezza la routine del torneo, con lo stress del risultato”, continua Passaro, “mi allenerò bene per oltre un mese e questo mi aiuterà”.
    “Il 2025 è stato con bellissimi alti, ma anche problemi e quindi bassi. Quando ho raggiunto il mio best in Sudamerica ho avuto l’infortunio e lì avrei potuto fare buoni risultati. Però sono rientrato bene a Roma, confermando il terzo turno. Quando ero piccolo andavo sempre al Foro a prendere autografi, giocare bene lì è importante, mi fa tirare fuori quel qualcosa in più che in altri contesti fa più fatica ad uscire. Ho vinto il mio primo match in uno Slam, anche se per ritiro e ho passato le qualificazioni. Non ha raggiunto del tutto i miei obiettivi, ma ci sono state cose buone nell’anno che si sta per chiudere”.
    La decisione di interrompere il lavoro con coach Tarpani, colui che l’ha formato fin da piccolo: “Non è stata semplice, la maturavo da un po’ di tempo. Roberto mi ha dato tanto, il giocatore che sono oggi lo devo lui, ha sempre creduto in me, giorno dopo giorno siamo arrivati in top100 e giocare tre tabelloni Slam. La decisione è quella di uscire dalla mia comfort zone e rimettermi in gioco per fare un salto che finora ho faticato a fare. Gli infortuni arrivati in momenti in cui giocavo bene non hanno aiutato. Roberto per me è stato come un padre, mi ha sempre protetto e preso decisioni, ora voglio responsabilizzarmi un po’ di più. Mi sono sempre fidato di lui e e mi ha protetto tante volte in passato. È una decisione dolorosa perché tra di noi c’è un rapporto umano e affettivo che rimarrà per sempre. Lavorativamente parlando penso che sia la scelta migliore per me”.
    “Sto facendo una prova con Stefano Pescosolido, faremo la preparazione insieme e vedremo quello che sarà. Lavorerò due settimane con Stefano ad Alicante, ci sarà anche Luca Nardi. Prima farò dei test fisici a Torino. Anche Mosé (Navarra) farà parte del team nel prossimo anno, mi conosce benissimo ed è una presenza importante”.
    Dove migliorare? Francesco ha le idee chiare: “Continuità a livello di atteggiamento e prestazione piuttosto che un aspetto tecnico. Il mio ranking è figlio dell’essere altalenante. Nei grandi palcoscenici la prestazione è alta, non sempre ci sono riuscito a livello Challenger. Sto cercando di colmare questo gap. Sto cercando anche di stare più vicino alla riga di fondo, tagliare il campo per prendere la palla prima e mettere pressione all’avversario. Da terraiolo ho sempre spinto tanto, ma un po’ troppo da dietro e nel tennis moderno questo non funziona più tanto”.
    “Nel 2026 credo di giocare in Sudamerica, l’idea è riprovare la trasferta, sperando che vada meglio…”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sicurezza in Cucina: Come Usare i Sifoni per Panna senza Rischi

    Sicurezza in Cucina: Come Usare i Sifoni per Panna senza Rischi

    Dalla precisione in campo alla precisione in cucinaCosì come nel tennis ogni dettaglio conta per ottenere la vittoria, anche in cucina la precisione negli strumenti può fare la differenza tra un risultato mediocre e uno perfetto. Gli appassionati di cucina moderna, proprio come i tifosi di tennis, cercano costantemente modi per migliorare le proprie performance, sia nell’esecuzione di un colpo vincente sia nella preparazione di un dessert impeccabile.
    Perché la sicurezza contaL’uso dei sifoni per panna è ormai diffuso sia in ambito domestico che professionale. Tuttavia, è fondamentale conoscere le regole di sicurezza: una gestione inadeguata può trasformare un aiuto culinario in un pericolo. Elementi come la pressione interna, la corretta manutenzione e la conservazione delle bombole sono aspetti da non trascurare.Per chi desidera risultati professionali, l’uso di prodotti certificati è essenziale. Il charger panna 670 g HORECA rappresenta un esempio di strumento sicuro e affidabile, capace di garantire consistenza e stabilità nella panna montata, minimizzando i rischi legati a un utilizzo improprio. Grazie a questo tipo di caricatori, pasticceri e appassionati possono ottenere prestazioni costanti senza rinunciare alla sicurezza in cucina.
    Come usare correttamente un sifone per pannaPreparazione e manutenzione
    * Controllare sempre la bomboletta prima dell’uso per assicurarsi che non vi siano danni o perdite.* Pulire accuratamente il sifone dopo ogni utilizzo, smontando tutte le parti e lavandole con acqua calda e detergente neutro.* Non esporre il sifone a fonti di calore o luce diretta.
    Montatura efficace1) Raffreddare la panna e il sifone prima dell’uso: una temperatura bassa favorisce una montatura stabile.2) Inserire la bomboletta con attenzione e agitarla delicatamente secondo le istruzioni del produttore.3) Applicare la pressione in modo uniforme e dosato per ottenere una consistenza cremosa e omogenea.
    Consigli pratici* Non utilizzare bombole di qualità dubbia o scadute.* Conservare i caricatori in un luogo fresco e asciutto, lontano da fonti di calore.* Sperimentare aromi o cioccolato fuso per personalizzare la panna montata, sempre seguendo le precauzioni di sicurezza.
    Applicazioni creative in cucinaLa panna montata non è solo un elemento decorativo: può diventare protagonista di numerosi dessert e preparazioni.Dolci al cucchiaio: mousse, parfait e bicchierini decorati con panna montata aromatizzata.
    *Torte e crostate: una guarnizione perfetta per strati morbidi e cremosi.*Bevande: cappuccini, cioccolate calde e frappè possono essere arricchiti da una panna montata stabile e vellutata.*Gelati e semifreddi: la consistenza della panna montata contribuisce a creare texture leggere e cremose.
    Vantaggi per i locali e i barCosì come nel tennis una buona squadra migliora le performance complessive, i bar e le piccole pasticcerie traggono grandi benefici dall’uso di caricatori di alta qualità. Un prodotto come il charger panna 670 g HORECA:* Garantisce una montatura uniforme e costante.*Riduce gli sprechi di panna grazie a una maggiore efficienza.*Migliora la qualità finale dei dessert serviti ai clienti.
    Questi vantaggi si traducono in maggiore soddisfazione dei clienti e in un miglioramento della reputazione del locale, creando un’esperienza culinaria professionale anche in contesti quotidiani.
    La sicurezza come prioritàL’utilizzo consapevole dei sifoni per panna consente di unire creatività e sicurezza. Rispettare le regole, seguire le istruzioni del produttore e scegliere prodotti certificati sono azioni essenziali per evitare incidenti. Inoltre, l’informazione e la formazione degli operatori in cucina sono fondamentali per garantire una pratica sicura e professionale.
    ConclusioneCon il giusto approccio e strumenti adeguati, come il charger panna 670 g HORECA, è possibile ottenere risultati professionali e sicuri in cucina, proprio come un tennista ottiene il massimo dalle proprie performance grazie a preparazione e precisione. La combinazione di sicurezza, qualità degli strumenti e attenzione ai dettagli permette di valorizzare ogni dessert, creando esperienze culinarie che emozionano e soddisfano appassionati e clienti. LEGGI TUTTO

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    Polemiche in Serbia: Il primo ministro greco accoglie Djokovic per programmare investimenti sul tennis, mentre il presidente Vucic si rifiuta di pronunciare il nome del 24 volte campione Slam

    Djokovic incontra le autorità greche

    Acque agitate a Belgrado e dintorni, sul tema “Djokovic”, protagonista da settimane di una querelle interna che mischia sport e politica e che non sembra affatto sul punto di sopirsi. È notizia riportata da tempo quella del deciso allontanamento del 24 volte campione Slam dal suo paese natio per l’astio che intercorre con il presidente serbo Vucic, dopo il supporto dato pubblicamente da Novak alle proteste anti governative degli studenti, da mesi attivi contro l’establishment nazionale. Tanto che Djokovic ultimamente fa tappa fissa in Grecia, dove pare abbia scelto di trasferirsi, ora ancor più motivato dopo il gran successo del torneo ATP organizzato ad Atene (primo nella storia) e tra l’altro da lui vinto in finale contro Musetti (e che finale…).  Un’entusiasmo incredibile, che sorpreso anche il “navigato” Novak e che sembra l’abbia deciso ad investire per lo sviluppo del tennis nel paese ellenico. Dalle intenzioni ai fatti sono passati una manciata di giorni: il primo ministro greco lo ha ricevuto a braccia aperte la famiglia Djokovic nel suo ufficio.
    Come riporta il quotidiano Prototema, Kyriakos Mitsotakis (premier greco) ha incontrato il più vincente tennista dell’era moderna insieme a suo fratello Đorđe e al presidente della Federazione Tennis della Grecia, Todoris Glavas. Il motivo dell’incontro è stata l’eccellente organizzazione del torneo disputato ad Atene due settimane fa, evento diventato il titolo numero 101 della straordinaria carriera di Novak. L’ATP 250 che ha chiuso la stagione  originariamente avrebbe dovuto disputarsi a Belgrado, ma la famiglia Djokovic ha deciso di trasferire tutto ad Atene dopo aver capito che, senza il supporto delle autorità serbe, non sarebbe stato possibile organizzarlo adeguatamente in patria.
    «Oggi, nel mio ufficio, ho dato il benvenuto alla leggenda del tennis Novak Djokovic, a suo fratello Đorđe e al presidente della Federazione Tennis della Grecia Todoris Glavas. Abbiamo discusso su come continuare a promuovere il tennis greco, considerando l’enorme successo dell’ATP 250 Hellenic Championship», ha scritto Mitsotakis sui social.

    Ovviamente la notizia è stata riportata sui principali media serbi, a partire da SportKlub (che da sempre segue con grande attenzione carriera e faccende extra campo di “Nole”), che ha commentato l’incontro con una nota piuttosto polemica contro le autorità serbe. “Djokovic è da tempo inviso alle autorità serbe per aver espresso sostegno agli studenti durante le proteste. Un esempio emblematico del rapporto che il presidente Vučić ha instaurato con il più grande atleta nella storia del Paese – e probabilmente il suo miglior ambasciatore non ufficiale – è il momento in cui, leggendo una lettera di un ragazzo piena di ammirazione per Djokovic, ha “corretto” il testo trasformandola in un elogio a Nikola Jokić. Per fortuna, le telecamere hanno immortalato questa scena imbarazzante”, si legge su SportKlub.
    Ma la polemica non ferma qua. Infatti si ricorda come nel lungo lasso di tempo nel quale il tennis serbo ha brillato ovviamente grazie a Djokovic ma anche con stelle come Ana Ivanovic e Jelena Jankovic, “diversi politici di alto livello hanno promesso la costruzione di un Centro Nazionale di Tennis e investimenti strategici nello sviluppo del movimento. Ai greci è bastato un solo torneo organizzato con successo per invitare immediatamente uno straniero – e Djokovic lo è ancora, nonostante l’intenzione di stabilirsi ad Atene – a un confronto concreto. Ai serbi, invece, neppure due decenni in cui il loro connazionale è diventato il più grande fuoriclasse della storia, né anni e anni di trionfi nei tornei più prestigiosi, sono serviti per concepire l’idea di coinvolgerlo in una discussione strategica di questo tipo”.
    Al contrario, si “festeggia” in Grecia: il portale di Atene Tennis 24 ha riportato l’indiscrezione secondo cui Djokovic starebbe pianificando un investimento da 20 milioni di euro proprio nella capitale greca. Notizia che, se confermata, non sarà certamente gradita in Serbia… Al momento nella settimana 45 del 2026, quella dell’9 novembre, oltre all’ATP 250 di Stoccolma c’è un TBD, ossia uno spazio vuoto. Chissà che con spinta di Djokovic il tennis ad Atene non possa rimanere.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Jannik Sinner, un 2025 da record: come lui solo Federer e Djokovic (e altri primati alle Finals)

    Jannik Sinner a Torino (foto Brigitte Grassotti)

    Jannik Sinner è l’epigone della risolutezza. Nel suo incidere e mentalità si pensa alla giornata, al torneo, statistiche e record sono solo conseguenze delle prestazioni. Un’attitudine che l’ha portato a diventare Campione nella sua Straordinaria Normalità. Tuttavia tra il nostro campione di Sexten e i big title c’è una affinità elettiva: a suon di vittorie da molto tempo scrive pagine di storia tennistica e segna record assoluti. Uno l’ha segnato oggi, 15 novembre 2025, grazie all’accesso alla finale delle ATP Finals, ed è estremamente significativo e prestigioso. Sinner nella stagione in corso ha disputato la finale in tutti e cinque i massimi eventi dell’anno, i 4 Slam e le Finals ATP. Solo Roger Federer e Novak Djokovic sono riusciti a fare altrettanto: il svizzero per due anni di fila, 2006 e 2007, il serbo nel 2015 e 2023. E Jannik è il più giovane dei tre ad esserci riuscito. Un tris d’assi assoluto, e un record davvero impressionante per Jannik, il tutto in un anno – come ben sappiamo – difficilissimo per la nota questione che è riuscito a bypassare con una forza e tenuta mentale formidabili. Ma c’è dell’altro.
    Jannik è alla terza finale consecutiva al “Masters”, da quando è stato inaugurato nel 1970. È è settimo giocatore a riuscirci: prima di lui Ilie Nastase, John McEnroe, Ivan Lendl, Boris Becker, Roger Federer e Novak Djokovic. Si unisce a un vero parterre de rois, ma è anche solo il terzo under 25 a riuscirci, dopo Ivan e Roger. Applausi!
    Inoltre Sinner è in striscia vincente a livello di set alle Finals: 18 vinti di fila. Meglio di lui solo lo “zar” Ivan Lendl, con 24 negli anni ’80, e meglio di Federer e Djokovic, i giocatori che più hanno vinto il torneo, ma che si sono fermati a 16 set vinti.
    Sempre relativamente alle Finals, ecco un altro primato prestigioso e assoluto di Sinner: da quando il torneo è nato (1970), Jannik è l’unico giocatore capace di vincere il girone per due anni di fila senza perdere un set. Dominante.
    Ma il dominio arriva anche da un’altra statistica davvero notevole: la percentuale di vittorie alle Finals. Jannik in carriera ha un record di 14 vittorie e solo 2 sconfitte nel torneo, per una percentuale di successo del 87,5%. Nella storia del torneo, meglio di Sinner solo Nastase, con 22 partite vinte e 3 sconfitte, che vale al rumeno un record del 88%. Dietro, staccati, Lendl col 79,6, Federer con una percentuale del 77,6 e quindi Djokovic a 73,5% (considerando un minimo di 10 partite giocate). Incredibile Jannik!
    Da Torino, Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Berrettini rilancia: “La Davis per me è tutto. A Bologna vendermo cara la pelle. Jannik? Mi ha aiutato tantissimo”

    Matteo Berrettini a Torino

    Mentre all’Inalpi Arena “infuria” un’edizione di grandissima qualità delle ATP Finals, nei campi di allenamento dello Sporting (a due passi) anche Lorenzo Sonego e Matteo Berrettini stanno lavorando alacremente in questa settimana torinese. Il primo attende una probabile chiamata di capitan Volandri, ancor più dopo l’ufficialità del forfait di Lorenzo Musetti, svuotato da un fine stagione durissimo e soprattutto per motivi familiari, con la nascita del secondo genito (Leandro) attesa nei prossimi giorni, proprio mentre gli azzurri saranno a Bologna a difendere i due titoli conquistati a Malaga nel 2023 e 2024. Due vittorie storiche, trascinati da un fortissimo Jannik ma, lo scorso anno, anche da Matteo Berrettini, ormai vero leader emotivo del nostro team e nell’edizione passata decisivo al successo finale con le sue 6 vittorie conquistate tra la fase a gironi di Bologna e le Final 8 di Malaga. Proprio del suo amore per la Davis, del suo ruolo nel gruppo e delle aspettative per le finali della prossima settimana ha parlato Berrettini in un’intervista al Corriere della Sera. Secondo il romano tutto è aperto e nonostante l’assenza dei due migliori tennisti italiani, il gruppo è forte e consapevole, con ragazzi ormai esperti e la voglia di “vendere cara la palle”. Matteo ha anche raccontato di come Jannik gli sia stato molto vicino dopo l’ultimo infortunio, un legame importantissimo. Allenarsi con lui a Monte Carlo qualche settimana fa l’ha riconnesso con il suo mondo.
    “La Davis è tutto. Per me è un obiettivo, un onore, un’emozione” racconta Berrettini. “L’anno scorso la Davis è stato lo stimolo che mi ha fatto ripartire: volevo tornare in quella squadra, volevo riprendermi le belle emozioni, volevo esserne parte attiva. E l’ho vinta. Quest’anno la stessa cosa. Quando l’estate scorsa mi sono fermato, mi sono chiesto: perché dovrei ricominciare a giocare, una volta rimesse a posto le questioni fisiche? Per divertirmi, certo, per godere di questo mondo caotico e bellissimo, per ritrovare un po’ di gioia; e per giocare la Coppa Davis a fine stagione. Ora che ci siamo, vediamo di fare bene a Bologna”.
    Mancheranno Jannik e Lorenzo, ma gli altri sono “pronti”: “La cosa bella è che, venuti a sapere dell’assenza di Jannik e, forse, di Lorenzo (l’intervista è stata rilasciata prima dell’annuncio di Musetti, arrivato ieri verso le 23, ndr), nessuno di noi si è guardato dicendo: e adesso come facciamo? Non c’è paura, non tremiamo. Non c’è alcuna tensione. Siamo tutti giocatori esperti, Vavassori e Bolelli stanno giocando benissimo in doppio, Cobolli sta avendo la miglior stagione della sua carriera, Sonego e Darderi sono signor tennisti e io, da parte mia, mi sento di poter garantire il mio apporto. Il numero uno in squadra fa comodo a tutti ma a Bologna venderemo cara la pelle. Saranno finali di Davis molto equilibrate ma in azzurro ci trasformiamo tutti“.
    A Malaga 2023, Berrettini era il primo dei tifosi in panchina e dopo il successo Jannik promise a Matteo “la vinceremo insieme l’anno prossimo”. Una promessa diventata realtà, che ha rafforzato il legame tra i due campioni. “Nel 2023, dopo essermi rotto la caviglia a New York, ho chiamato il c.t. Volandri e gli ho detto: Filo io mi sento che devo venire a dare supporto, una scossa. E lui: vieni quando vuoi. Mi ricordo ancora le facce dei ragazzi quando sono entrato in spogliatoio. C’è stato il cambio di marcia di cui c’era bisogno. L’energia che ci unisce tutti è uno sei segreti della nostra Nazionale“.
    Matteo così racconta il suo momento: “Mentalmente e come lettura della partita mi sento maturo e più bravo di tanti anni fa. L’altro giorno parlavo con il mio coach, Alessandro Bega, e ragionavamo: nonostante gli infortuni, nonostante i tornei saltati quest’anno, resto comunque nei top 50. C’è di peggio. Ci sono state cose molto positive, finché non ho avuto ancora un problema agli addominali. Sono ripartito da lì, dalle vittorie sui top 10, dai quarti di Miami, dalle vittorie a Montecarlo. Io sono sicuro che ci sono ancora cose buone che posso fare in questo sport. Sinner non è certo l’obiettivo: è troppo grande e alto, per me. Ma se sto bene, rispettando il mio corpo e la mia testa, so di poter dare ancora al tennis.. L’equilibrio tra tennis e vita privata è importante. Il tennis non è tutto. Avere pause capita a tutti. Ero arrivato a un certo punto in cui mi sentivo un po’ soffocato, ho dovuto prendermi cura di questo aspetto. Continuare a giocare non è la soluzione. È importante fermarsi e respirare, dando priorità alle cose importanti”.
    È presto per parlare del dopo carriera, ma Berrettini così risponde: “Sono curioso, vedo moltissime possibilità davanti a me. Così tante che, oggi, non ho le idee chiare. Credo che il tennis sarà sempre parte integrante della mia vita: non so se da allenatore, spettatore, tifoso. So che colpire la pallina è ciò che mi fa sentire più vivo. Qualche mese fa ero in difficoltà, mi sono allenato con Jannik a Montecarlo e mi sono sentito subito meglio, più sereno. Giocare a tennis mi rende libero, non so come spiegarlo. Quando sarà il momento cercherò di capire come trasformare questa sensazione in un futuro. Capitano di Davis? Sarebbe bellissimo. Ora c’è Volandri che sta facendo un lavoro egregio. Magari a 60-65 anni, quando smetterò…”.
    Da Torino, Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Il dolore di De Minaur a Torino apre un dibattito: è giusto che i tennisti sconfitti siano obbligati ad esporsi pubblicamente subito dopo la partita?

    Alex De Minaur dopo la dura sconfitta vs. Musetti (foto Brigitte Grassotti)

    Lo sguardo e parole di Alex De Minaur dopo la dura sconfitta subita contro Lorenzo Musetti hanno toccato i presenti all’Inalpi Arena e tutto il mondo del tennis. Una disperazione sincera quella dell’australiano, dirompente, esternata a caldo con ancora in testa quella rimonta che l’ha condannato all’ennesima battuta d’arresto contro un top 10. Dalla Gran Bretagna un noto cronista lancia una proposta: è giusto che un tennista sconfitto e toccato così nel profondo debba andare obbligatoriamente in press conference poco dopo la partita?
    “Se voglio davvero fare sul serio e compiere il prossimo passo nella mia carriera, queste partite non posso perderle. Semplicemente, non posso”, ha detto De Minaur, quasi piangente, dopo la partita contro Musetti. “Ho la sensazione di averne perse tante quest’anno. Più di ogni altra cosa, sto arrivando a un punto in cui mentalmente mi sta distruggendo”. Parole dure, sembrava un pugile appena messo al tappeto.
    “I regolamenti dei tornei del Grande Slam e degli eventi maggiori obbligano i giocatori a parlare con i media qualora venga presentata una richiesta, e in un appuntamento prestigioso come le ATP Finals questo significa affrontare la stampa sia dopo le vittorie sia dopo le sconfitte” commenta Kevin Palmer, noto cronista inglese. “Il tennis è uno dei pochi sport in cui i giocatori battuti devono presentarsi ai giornalisti immediatamente dopo una sconfitta. Un aspetto che, negli ultimi anni, anche atlete come Naomi Osaka hanno messo in discussione, suggerendo che forse le regole sull’obbligo di parlare con i media andrebbero riviste. Il golf, per esempio, segue regole diverse: i giocatori non sono tenuti a parlare con la stampa, e persino un campione come Rory McIlroy, vincitore del Masters, ha talvolta scelto di saltare i suoi impegni con i media negli ultimi anni”.
    Il sincero dolore esternato da De Minaur a Torino potrebbe riaprire il dibattito su quanto sia giusto costringere un giocatore appena reduce da una sconfitta dolorosa a rivivere quella ferita parlando pubblicamente pochi minuti dopo. È assolutamente da tutelare l’importanza dei media e sulla promozione del tennis che deriva dal riportare i commenti dei tennisti, ancor più in eventi basilari nella stagione come le Finals, ma Palmer lancia una proposta: “Sarebbe forse stato più opportuno diffondere un comunicato piuttosto che sottoporre il giocatore a un confronto tanto difficile davanti alle telecamere. De Minaur appariva confuso, come se faticasse ancora a elaborare quanto accaduto. E in un momento storico in cui l’attenzione al benessere mentale degli atleti è sempre più centrale, questa conferenza stampa è sembrata qualcosa che, forse, non avrebbe dovuto avere luogo”.
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    Sonego, fine della collaborazione con Colangelo

    Fabio Colangelo con Lorenzo Sonego

    La fine della stagione è un classico momento per tirare una riga e interrompere collaborazioni guardando al nuovo anno, non così lontano. È così anche per Lorenzo Sonego che con un canonico post social annuncia la separazione dal coach Fabio Colangelo. I due avevano iniziato a lavorare assieme dall’aprile 2024, dopo l’addio a “Gipo” Arbino, allenatore che aveva preso un giovane Lorenzo e portato fino al n.21 ATP e in semifinale a Roma.
    Questo il messaggio scritto da Lorenzo, insieme ad una bella foto con il coach lombardo: “”Grazie Fabio, per la dedizione e la passione che hai messo in ogni giorno di lavoro insieme. Il risultato dei quarti di finale in Australia resterà un traguardo importante e un ricordo che porterò per sempre nel cuore, ma quello che conta di più è averti avuto al mio fianco in un momento particolarmente significativo della mia carriera. La tua presenza, la serenità e la fiducia che sei riuscito a trasmettermi mi hanno aiutato nella crescita come persona e come atleta”.

    Sonego in questi giorni è nella sua città, Torino, sugli spalti delle ATP Finals ma anche in campo, allenandosi con buona lena, forse in attesa di una chiamata da capitan Volandri per la Final 8 di Davis Cup. Infatti non è affatto sicuro che Musetti giocherà a Bologna, tra un finale di stagione per lui durissimo per centrare la qualificazione alle ATP Finals e anche la nascita del secondo genito (si chiamerà Leandro), prevista proprio per la prossima settimana. La combinazione dei due fattori potrebbe spingere il top 10 toscano a rinunciare alla Davis e in quel caso Sonego, tennista già assai rodato nella competizione e forte in condizioni indoor, diventerebbe la scelta più logica.
    Al momento Sonego non ha comunicato altro, quindi Vincenzo Santopadre dovrebbe restare nel suo box, assumendo il ruolo di allenatore principale.
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    Cahill parla da Torino: “Il mio futuro è nelle mani di Jannik. Abbiamo fatto una scomessa e sono uomo di parola. Se vuole che resti, resterò”

    Darren Cahill

    A poche ore dall’avvio dell’edizione 2025 delle Nitto ATP Finals, arriva da Torino la notizia tutti gli appassionati di Sinner speravano: Darren Cahill ha dato la sua disponibilità a restare nel team del n.1 del mondo anche l’anno prossimo. Parlando al Media Day, questo il passaggio più significativo del coach australiano. “Sinner è un ragazzo incredibile con cui lavorare. Voglio che lui faccia quello che crede sia il meglio per lui. Potrebbe anche fargli bene sentire una voce nuova, ma se lui ritiene che la cosa migliore sia continuare con me, allora continueremo” afferma Cahill. “Prima di Wimbledon abbiamo fatto una scommessa, che se avesse vinto la finale del singolare, avrebbe potuto scegliere lui cosa avrei fatto nel 2026. Io sono un uomo di parola. Alla fine dell’anno parleremo, voglio che faccia ciò che è sente come il meglio per lui. Se ritiene che sia arrivato il tempo per cambiare, lo aiuterò a trovare la persona giusta per proseguire. Sarebbe giusto ruotare di tanto in tanto, ma se lui non è ancora pronto a farlo, non c’è problema”. Jannik nella recente intervista a Sky Sport ha affermato che il suo obiettivo e far restare Darren, quindi i due dovrebbero continuare insieme anche nella prossima stagione. “Il nostro ruolo come allenatori di Jannik è cercare di arrivare al punto in cui il giocatore è in grado di poter prendere decisioni da solo. Per questo motivo, molti allenatori nel tennis hanno un periodo di quattro o massimo sei anni con un giocatore: è il periodo in cui si ottiene il massimo reciproco” afferma l’allenatore australiano.
    Poi una nota su come Sinner è arrivato a Torino: “Siamo molto contenti di come Jannik sta giocando e si sta allenando ogni giorno. Arriva a questo torneo in ottima forma.. La corsa al numero 1 è affascinante, non pensavamo che questa fosse una possibilità fino a un paio di settimane fa, non ne parlavamo affatto. Lui e Carlos hanno fatto due ottime annate, ma indipendentemente da quello che accadrà siamo molto felici di com’è andata la stagione”.
    “Abbiamo lavorato per costruire un ambiente salutare con Jannik negli ultimi tre anni” continua Cahill. “Noi del team guardiamo il tutto verso il lungo periodo, non si lavora cercando di allenarlo solo focalizzandosi sul torneo della settimana, è necessario strutturare un piano pensando a quello che Jannik potrà essere come tennista tra due o tre anni. Parliamo tutti insieme su dove si può migliorare, come strutturare l’allenamento, quello che noi ci aspettiamo da lui. Sempre si cerca di fare del nostro meglio in campo. Tutti questi aspetti sono importanti per Jannik perché così sente che tutti noi siamo pienamente coinvolti nel portarlo ad essere un tennista sempre migliore e anche una persona più matura anche fuori dal campo. Credo che questa consapevolezza lo aiuti ad essere più rilassato perché è sente come il team lo stia accompagnando verso la giusta direzione”.
    L’ultimo passaggio Cahill lo dedica alla Davis, di cui tanto si è parlato in Italia. Darren lo spingeva a non giocare già lo scorso anno. “L’anno scorso avevo consigliato Jannik di non giocare la Davis, forse sarebbe stato meglio. Ma lui mi ha risposto seccamente di voler giocare, voleva difendere il titolo vinto l’anno precedente. Non sono decisioni facili, sono questioni complicate ma allo stesso tempo c’è un calcolo dietro. Il nostro è quello di portare Jannik ad essere un tennista ancora più forte quando arriverà intorno a 28 anni”.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO