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    Oggi la partenza per Parigi delle coppie azzurre del beach volley

    Le coppie e la delegazione italiana del beach volley sono partiti questa mattina da Roma Fiumicino per Parigi. Il torneo olimpico di beach volley, che si disputerà nella suggestiva arena allestita nei pressi della Torre Eiffel, vedrà la presenza di tre formazioni tricolori: Paolo Nicolai – Samuele Cottafava, Alex Ranghieri – Adrian Carambula e Marta Menegatti – Valentina Gottardi.

    foto Fipav

    Questo lo staff italiano al seguito degli atleti: Simone Di Tommaso, Caterina De Marinis, Daniele Di Stefano (1° allenatore), Ettore Marcovecchio, Mariano Costa (2° allenatore), Ennio Varvaro (preparatore atletico), Diego Di Castro (fisioterapista), Luigi Dell’Anna (coordinatore squadre nazionali di beach volley).

    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Cozzi: “Vi racconto cosa faranno e come si alleneranno gli azzurri durante i Giochi”

    Mancano ormai pochi giorni all’esordio Olimpico per i nostri azzurri che dopo la doppia vittoria contro la nazionale Argentina si godono gli ultimi giorni di riposo prima di entrare nel tourbillon frenetico del villaggio Olimpico. Dopo due mesi di fatica e sudore, viaggi ed allenamenti ecco che arriva il momento di mettere in campo tutte le energie possibili per far diventare un sogno una bellissima realtà!

    Ma come si svolgeranno le giornate degli azzurri in terra francese? Scopriamolo insieme!

    I nostri ragazzi arriveranno al villaggio con qualche giorno di anticipo per ambientarsi, entrare in contatto con la propria sistemazione e continuare il lavoro di rifinitura in vista dell’esordio con il Brasile.

    Eh si, perché anche durante il torneo Olimpico, ci si continua ad allenare e soprattutto a lavorare fisicamente per non lasciare niente di intentato. Ovviamente il più del lavoro è già stato fatto nelle settimane precedenti, perciò parliamo di dettagli, ma sono proprio i piccoli dettagli che possono fare la differenza ad altissimo livello.

    L’aspetto fisico è certamente il più importante, mi aspetto che i ragazzi facciano una prima seduta parigina ancora “in spinta”, per poi andare gradualmente a diminuire il lavoro in sala pesi, accompagnato come sempre dagli importantissimi esercizi di prevenzione.

    Ad Atene 2004, dove si giocava un giorno si e uno no, la mattina dopo la gara era libera, mentre il pomeriggio ci recavamo in un centro sportivo prenotato dalla Fipav dove alla parte fisica veniva accompagnato un po di lavoro con la palla. Chiaramente per i titolari pochi esercizi e lavoro con i fisioterapisti, per le riserve attacco a rete, battuta e ricezione per mantenere in condizione il tono muscolare.

    A Parigi, con un giorno in più fra una partita e l’altra, ci sarà più tempo per lavorare sia fisicamente che tecnicamente e questo è un bene per tutte le squadre, perché così si può recuperare al meglio la condizione dopo un eventuale match di 5 set.

    Importante sarà anche gestire le partite alle 9 di mattina, sia per la poca abitudine a giocare ad un orario così insolito, sia perché la sveglia presto fa alterare un po’ la routine giornaliera del gruppo squadra, ma sono tutte situazioni ben conosciute dal nostro staff che avrà già pensato a come gestire questi momenti.

    Ultimo aspetto da valutare, non meno importante degli altri, sarà la preparazione delle partite. Scoutman e allenatori hanno già studiato nel dettaglio gli avversari del girone e le altre squadre, ma fino all’ultimo vengono studiate nel dettaglio le partite delle avversarie per poi fare riunione la sera antecedente al match.

    Normalmente, con la squadra in hotel ci sarebbe una intera sala con megaschermo a disposizione di De Giorgi e staff per preparare la partita con gli atleti, studiando nel dettaglio sia la fase punto che quella di cambio palla degli avversari. Al villaggio Olimpico probabilmente la soluzione sarà un po’ più fai da te, magari nella stanza degli scoutman che durante le Olimpiadi lavorano a ciclo continuo. Il tutto condito da una atmosfera più intima, nella quale sentir salire l’adrenalina per l’imminente match, guardarsi negli occhi e prepararsi a vincere insieme come squadra.

    Finita la riunione si torna nelle proprie camere, De Giorgi ha giusto il tempo di un ultimo confronto con Giannelli e Sbertoli su quali strategie usare in partita e poi tutti a dormire. È ora di andare ad inseguire un sogno…. ma non solo ad occhi chiusi!

    Di Paolo Cozzi LEGGI TUTTO

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    Tadej Pogacar, il Tour de France dopo il Giro: un mondo dipinto di rosa e giallo

    E’ difficile trovare altri aggettivi e definizioni per raccontare Tadej Pogacar. Lo sloveno ha trionfato al Tour, il suo terzo in carriera, realizzando la doppietta con il Giro che mancava dal 1998 con Marco Pantani. Un modo di correre e di vincere unico nella storia del ciclismo. Difficili (e forse inutili) i paragoni con il passato: ammiramo “Pogi”, in attesa che compia altre imprese memorabili
    L’ALBO D’ORO DEL TOUR – LE PAGELLE DEL TOUR DE FRANCE

    La sua maglia è stata rosa ed ora è tutta gialla, il suo nome è Tadej Pogacar. Inchini in rosa al Giro, inchini in giallo al Tour. Sale dove in molti non osano, aumenta il ritmo dove in tanti mollano, scatta dove nessuno ci prova. Concede poco o nulla, detta legge in ogni frangente con una formazione (la UAE Emirates) modello corazzata. Un tempo esisteva il “treno rosso” della Saeco che lanciava il siluro Mario Cipollini in volate mozzafiato o il nero treno del team Sky per Wiggins e Froome, ora sono maglie bianche e caschetto giallo che controllano e comandano in ogni condizione. Strepitoso quello che riesce a fare “ciuffettino”, ha una facilità di pedalata impressionante su qualunque terreno o dislivello. Viaggia più veloce di qualche chilometro in più rispetto a tutti, il tachimetro per le altrui gambe è bloccato mentre il suo è libero di crescere. La fatica la fa il pubblico sulle strade che prova a corrergli vicino o quello a casa che suda in poltrona per il caldo cittadino, lui no. Pogi nella sua eleganza è quasi annoiato da tanta attenzione. Difficile fare paragoni con il passato, molto difficile e complicato, sono tempi diversi e tutto è cambiato, inutile fare l’elenco sarebbe troppo lungo e fastidioso. Le statistiche e i record ovviamente servono e sono quel paragone che fa tornare alla memoria i grandi del passato. Certamente servono a poco visto che il Signor Pogi vince quando e come vuole. 

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    Un magnifico interprete che ci piace ammirare
    Cannibalesco ed irreverente con gli altri? Forse, ma la gara è gara e ogni traguardo vuol dire alzare l’asticella dei guadagnai per sé stesso e la squadra. Fuoriclasse assoluto, campione indiscusso con un’età per entrare nella vera leggenda di questo sport. Vincere come ha vinto lui è riuscito realmente a pochi ma trionfare con questa semplicità in qualunque condizione è solo sua. Scatto mostruoso, ritmo pedalata minuto micidiale, tattica precisa, gestione da vero comandante, testa concentrata sull’obiettivo che quando raggiunto lascia scappare l’accenno di un sorriso accattivante. Poi è scena: gli inchini, i gesti con le dita ma è anche gentilezza nel dare una pacca all’avversario battuto e annichilito, omaggiare i compagni di squadra…un leader o giovane Signore della pedivella. È di sicuro un magnifico interprete che piace vedere e, per noi, è suggestivo scoprire se esistono limiti al suo incedere. Vive con forti avversari su ogni terreno o percorso, non dimentichiamolo mai come pure questi rivali hanno formazioni assai potenti. 

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    Principesco affresco da completare con altri colori…
    Quello che stupisce è la facilità di interpretare il giusto momento della gara e immediatamente realizzare il colpo, una specie di Lupin/ Houdini: scaltrezza e maestria nella fuga. Bravo Pogi, se esistono detrattori del tuo modo di correre, non ti curar di loro ma guarda e passa, se esiste chi mette in dubbio la tua leggerezza in salita, ricorda loro che team e persona vengono controllate ogni giorno. Il tuo mondo è stato dipinto di rosa e di giallo, sono pennellate di un principesco affresco che deve essere ancora completato da altri mille colori che facilmente troverai nella tavolozza delle continue e irrinunciabili sfide. Con tutto il rispetto possibile. 

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    il profilo
    Fenomeno Tadej: il bis Giro-Tour e le curiosità

    Dopo aver vinto e dominato il Giro, Tadej Pogacar ha stravinto anche il Tour de France 2024, realizzando una doppietta che mancava dal 1998, quando a realizzarla fu Marco Pantani. Scopriamo la storia dello sloveno che è ormai nel mito del ciclismo. E già qualcuno si domanda: è il più forte di sempre?
    TOUR DE FRANCE, L’ALBO DORO – LE PAGELLE DEL TOUR 2024
     

    DA KLANEC AL MONDO

    Già il nome del villaggio in cui è nato Pogacar è tutto un programma: Klanec, un villaggio vicino a Komenda che in sloveno significa “pendenza”. Una specie di segno del destino per Tadej, nato il 21 settembre 1998

    PRIMA IL CALCIO, POI IL CICLISMO

    Un predestinato che, però, ha scoperto la bicicletta solo a 9 anni. Il primo amore di Pogacar, infatti, è per il calcio, praticato nella scuola calcio locale. Poi, però, nel 2007 inizia a praticare il ciclismo insieme al fratello maggiore Tilen, due anni più grande di Tadej, al club ciclistico Rog di Lubiana. 

    I PRIMI PASSI CON ANDREJ HAUPTMAN

    Tadej viene scoperto e cresciuto da un ex professionista sloveno, Andrej Hauptman, medaglia di bronzo ai Mondiali di Lisbona nel 2001 e quarto a Zolder l’anno successivo. Hauptman lo nota nel 2011 a una corsa, lo vede staccato rispetto a un gruppo di adolescenti più grandi di lui e chiede agli organizzatori della corsa di dargli una mano, ma scopre che non è il piccolo Tadej in difficoltà, sono gli altri che stanno per essere doppiati da lui.

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    Pogacar, è stato un Tour de France sto-ri-co: difficile non abusare del termine

    Sto-ri-co. Difficile non abusare del termine, dopo tre settimane di toboga emozionale, per il Tour numero 111 dei record. Il primo partito dall’Italia e con addirittura tre tappe (e un po’) da noi, fra Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte. Il terzo di Tadej Pogacar, dopo due secondi posti (dietro Jonas Vingegaard), che in giallo ha dominato come e più di quanto fatto il mese prima in rosa. Sei tappe al Giro e altrettante al Tour (le ultime tre consecutive, non accadeva dal Bartali-bis, nel ’48), superate le 3+8 di Eddy Merckx ’70. Prima doppietta 26 anni dopo l’ultima, quella di Marco Pantani ’98; l’ottava con i grandissimi Fausto Coppi ’49 e ‘52, Bernard Hinault ’82 e ’85 e il back-to-back di Miguel Indurain ’92 e ’93, Jacques Anquetil ‘64, le tre di Merckx ’70, ’72 e ’74, Stephen Roche ’87, che come il Cannibale nel ’74 si mise in testa la Triplice Corona: Giro-Tour-Mondiale nella stessa stagione. Guarda caso, il prossimo obiettivo già messo mentalmente a fuoco dal nuovo Re Sole sin nelle interviste a caldo: il durissimo mondiale di Zurigo del 29 settembre. Il 25enne sloveno ha stravinto pure la crono di Nizza, unico a chiudere i 33,7 km sotto i 40 minuti (39’ 28”) e sopra i 43 km orari, anzi quasi 44 (43,929). Dietro e con lui stesso podio all’arrivo e nella generale: secondo a 1’04” Vingegaard, vincitore delle ultime due edizioni, staccato di 6’17 in classifica; terzo a 1’14” il campione del mondo di specialità Remco Evenepoel, al debutto e prima maglia bianca belga di miglior giovane, a 9’18”. 

    Il tour dei primati e delle lacrime

    È stato – anche – il Tour dei primati (le 35 vittorie di Mark Cavendish, anche qui superato Merckx); delle prime volte e degli omaggi alla carriera: l’unica maglia gialla nell’ultima boucle di Romain Bardet, che si ritirerà al termine del Delfinato 2025; e quella di un ecuadoriano, Richard Carapaz, per lui anche quella a pois di re della montagna, la tappa di SuperDévoluy e il premio di più combattivo; la prima maglia verde africana dell’eritreo Biniam Girmay e le sue tre vittorie, tante quante il suo rivale e predecessore Jasper Philipsen, re della Sanremo, nel duello fra i velocisti più forti al mondo. E delle lacrime: di gioia per i fugaioli di giornata come Anthony Turgis, che corre (e ha vinto a Troyes) anche per i due meno fortunati fratelli; Victor Campenaerts, neopapà che la frazione di Barcellonnette l’aveva puntata sin da dicembre; e lo stesso Evenepoel, che dopo aver vinto la Vuelta ha dimostrato a scettici e “infedeli” di poter ambire, un giorno, al gradino più alto anche al Tour; di umanissima sopraffazione, invece, quelle di Vingegaard; sopravvissuto nella terribile caduta il 4 aprile al Giro dei Paesi Baschi, è andato oltre se stesso: una vittoria al fotofinish sul rivalissimo Tadej a Le Lioran e al terzo podio filato nella corsa più importante al mondo. LEGGI TUTTO

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    Tour de France, Pogacar: “È stato tutto perfetto, viviamo nell’epoca d’oro del ciclismo”

    La vittoria anche a Nizza, la storia del Tour riscritta, il palcoscenico è tutto per lo sloveno Pogacar che, dopo il trionfo, ammette di aver vissuto “un Giro di Francia perfetto, perché qui ho vissuto soltanto dei giorni felici. Sono super felice di questa vittoria che arriva dopo due anni difficili al Tour, in cui ho sempre commesso degli errori. Quest’anno, invece, è andato tutto alla perfezione. Lo dico – aggiunge -, perché questa è la mia grande corsa a tappe in cui ogni giorno ero in totale fiducia. Neppure al Giro, dove comunque credo di aver vinto bene, mi era capitato”. LEGGI TUTTO

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    Europei U18 maschili: Italia d’argento, la Francia si prende anche questa finale

    La Nazionale italiana Under 18 maschile è d’argento ai Campionati di Categoria che si sono conclusi oggi a Sofia, in Bulgaria. Gli azzurrini di Monica Cresta, infatti, sono usciti sconfitti, per la prima volta in questa rassegna continentale, dalla finale per il primo e secondo posto contro la Francia per 0-3 (15-25, 20-25, 21-25). Lo stesso era accaduto pochi giorni fa alla nazionale Under 22 di Fanizza, battuta anche lei in finale dai pari età transalpini.Una sconfitta che arriva con qualche rammarico, visto il percorso fin qui dell’Italia, ma che non cancella sicuramente quanto di buono fatto vedere dagli azzurrini fino ad oggi. La squadra di Cresta, infatti, prima di questa battuta d’arresto aveva conquistato otto vittorie in altrettanti match disputati in questa rassegna continentale. Per l’Italia si tratta della decima medaglia della sua storia in questa categoria. Due gli azzurrini premiati nel dream team: il centrale Alessandro Benacchio e lo schiacciatore Manuel Zlatanov.

    La medaglia di bronzo è stata, invece, vinta dalla Polonia (superata ieri in semifinale dall’Italia) che nella finale per il 3° posto ha battuto 3-2 (25-21, 25-20, 28-30, 26-28, 15-12) la Spagna.

    1° SET – Nel primo set è stata la formazione transalpina a intraprendere la strada giusta, mantenendo quasi sempre un certo vantaggio sugli azzurri che cercavano di non far andare via la Francia (8-10). I francesi, anche grazie a un buon turno in battuta, hanno continuato a macinare punti. Sul 9-16 Cresta chiama il time out per cercare la scossa giusta. Al rientro in campo l’Italia prova a reagire, ma il divario con gli avversari resta, e la Francia chiude il primo set in proprio favore (25-15).

    2° SET – Nel secondo set, i francesi, con il passare delle azioni, hanno guadagnato anche quattro lunghezze, poi ridotte a due sino al 18-20. Qui l’Italia ha provato a cambiare marcia e ricucire completamente lo svantaggio, ma la formazione transalpina, guidata in panchina da Jean Manu Leprovost, non ha mostrato segni di cedimento e ha chiuso in proprio favore (25-20). 2-0 Francia.

    3° SET – Il terzo set è cominciato con gli azzurrini apparsi più determinati e, grazie a un turno favorevole al servizio con Argilagos, sono passati avanti (3-0). Benacchio e compagni hanno continuato a spingere, ma non sono stati in grado di accumulare un buon margine di vantaggio che li mettesse al sicuro dal recupero degli avversari, poi arrivato con il primo vantaggio nel parziale (10-9). Gli azzurrini, pur attraversando un momento difficile della gara, sono stati bravi a rimanere attaccati alla partita (14-12). Nel finale, però, i francesi hanno messo quel qualcosa in più che ha permesso loro di accrescere il vantaggio e di lanciarsi verso la vittoria finale (25-21). Top scorer dell’incontro è stato il francese Duflos-Rossi con 16 punti. Tra le fila azzurre, invece, ha chiuso in doppia cifra Manuel Zlatanov con 14 punti. 

    ITALIA-FRANCIA 0-3 (15-25, 20-25, 21-25)ITALIA: Garello 6, Benacchio 7, Cremoni 3, Zlatanov 14, Ciampi 4, Argilagos 4, Giani (L). Boschini 1, Usanza, Porro 1, Crosato, Dalfiume. N.e. Ruzza, Tosti. All. CrestaFRANCIA: Martzluf 2, Jokanovic 15, Iyegrekedo 4, Dukic 8, Duflos-Rossi 16, Laplace 2, Respaut (L). Delaporte, Crane 1. N.e. Mistoco, Renevot, Schmitz, Natzev, Lapeierre. All. LeprovostDurata set: 22’, 25’, 25’Arbitri: Ivanov (BUL) Marschner (CZE),Italia: 1 a, 16 bs, 7 mv, 27 et. Francia: 2 a, 10 bs, 8 mv, 16 et

    I 14 AZZURRINI Nicolo’ Garello (Diavoli Rosa), Bryan Argilagos, Alessandro Benacchio, Francesco Crosato, Simone Porro (Treviso Volley), Gianluca Cremoni, Andrea Giani (Lube Volley), Luca Dalfiume (Pall. San Lazzaro), Davide Boschini (Trentino Volley), Lorenzo Ciampi (Vero Volley), Andrea Ruzza (Pall. Padova), Jacopo Tosti (Marino Pall.), Andrea Usanza (Volley Montichiari), Manuel Zlatanov (Young Energy Volley Piacenza).

    LO STAFF Monica Cresta (primo allenatore), Francesco Conci (secondo allenatore), Berardino Viggiano (assistente allenatore), Glauco Ranocchi (preparatore atletico).

    21 LUGLIOFINALI | Levski Sofia Sport Hall (Sofia, Bulgaria)Finale 3/4° posto: Spagna-Polonia 2-3 (21-25, 20-25, 30-28, 28-26, 12-15)Finale 1/2° posto: Francia-Italia 3-0 (25-15, 25-20, 25-21)

    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO