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    MotoGp, Martin si opera: intervento programmato per dicembre

    ROMA – Archiviati i test a Jerez, Jorge Martin prepara come tutti i piloti la prossima stagione di MotoGp. Il pilota spagnolo, reduce però dalla caduta di Portimao rimediata ad aprile scorso, ha in agenda un’operazione per sistemare alcune placche, resesi necessarie dopo l’incidente in Portogallo. Il dottor Mir lo opererà il 14 dicembre, come ha affermato lo stesso Martin, per poi avere a disposizione l’intero inverno e puntare ad essere al 100% in vista del primo appuntamento della stagione, a marzo in Qatar.
    Martin: “Stavo bene, poi ho avvertito dei problemi”
    È proprio Martin a svelare i dettagli della sua operazione: “Stavo bene da qualche gara e non sentivo più dolore. Ma ho ancora qualche problema con delle placche. L’operazione del 14 dicembre non è preoccupante, ma così sarò pronto per la prossima stagione”. Il pilota Ducati rivela poi l’obiettivo per la prossima stagione: “Venerdì ho provato la nuova moto: ci sono miglioramenti. Sarebbe bello a fine stagione restare in corsa per un posto nella top 5”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, intervento programmato per Martin: si opera a dicembre

    ROMA – Chiusi i test a Jerez, Jorge Martin si tuffa come tutti i piloti nella preparazione della prossima stagione di MotoGp. Il pilota spagnolo, reduce però dalla caduta in Portogallo rimediata ad aprile scorso, ha fissato un’operazione per sistemare alcune placche, resesi necessarie dopo l’incidente a Portimao. Il dottor Mir lo opererà il 14 dicembre, come ha dichiarato lo stesso Martin, per poi avere a disposizione l’intero inverno e puntare ad essere in forma in vista del primo appuntamento della stagione, a marzo in Qatar.
    Martin: “Niente dolore, poi ho avuto dei problemi”
    È proprio Martin a rivelare i dettagli della sua operazione: “Da qualche gara stavo bene e non sentivo più dolore. Ma ho ancora qualche problema con delle placche. L’operazione del 14 dicembre non è preoccupante, ma così sarò pronto per la prossima stagione”. Il pilota Ducati svela poi l’obiettivo per il 2022: “Venerdì ho provato la nuova moto: ci sono miglioramenti. Sarebbe bello a fine stagione restare in corsa per un posto nella top 5”, le sue parole. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Lorenzo rivela: “Ad Assen 2015 Marquez decise di far perdere il mondiale a Rossi”

    ROMA – La stagione 2015 della MotoGp è passata alla storia come quella nella quale scoppiò la grande rivalità tra Marc Marquez a Valentino Rossi. In quell’anno, culminato con l’episodio in Malesia che costò la penalità all’itaiano nell’ultima decisiva gara di Valencia, si accese il duello tra i due con lo spagnolo accusato dallo stesso Rossi di avergli fatto perdere il mondiale. Una diatriba che coinvolse anche Jorge Lorenzo, in lotta per il titolo con il Dottore. A distanza di qualche anno, in una intervista a Dazn, è stato proprio il maiorchino a svelare il momento esatto in cui Marquez decise di rendere difficile la vita al numero 46 della Yamaha: “La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata ad Assen, quando si sono toccati sulla chicane. Si davano la colpa a vicenda. Da quel momento Marquez non voleva più che Valentino vincesse il mondiale”, le parole dello spagnolo.
    Assen 2015 decisiva per la rivalità tra Rossi e Marquez
    Secondo Lorenzo, quindi, fu il famoso taglio della chicane di Rossi – uno dei tanti momenti storici scritti dal pilota italiano in MotoGp grazie al quale riuscì a trionfare in quella gara – la pietra dello scandalo che portò poi alla rivalità, tutt’ora non risanata, tra il centauro della Honda e il nove volte campione del mondo, ormai ritiratosi con l’ultima gara del 2021 a Valencia. Per Marquez quel taglio fu una furbata di Rossi mentre per l’italiano fu proprio Marquez a costringerlo a finire sulla ghiaia. A distanza di sei anni, adesso, Jorge Lorenzo ha deciso di dire la sua su quella stagione e sull’inizio delle ostilità tra i due soffiando sul fuoco delle polemiche che, nonostante il tempo, non si è ancora spento. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Lorenzo: “Marquez decise dopo Assen 2015 di non far vincere il mondiale a Rossi”

    ROMA – La stagione 2015 verrà ricordata per sempre come quella del grande sgarbo di Marc Marquez a Valentino Rossi. In quell’anno, infatti, esplose la rivalità – culminata con l’episodio in Malesia che costò la penalità all’itaiano nell’ultima decisiva gara di Valencia – tra i due con lo spagnolo accusato dallo stesso Rossi di avergli fatto perdere il mondiale. Una diatriba che coinvolse anche Jorge Lorenzo, in lotta per il titolo con il Dottore. A distanza di qualche anno, in una intervista a Dazn, è stato proprio il maiorchino a svelare il momento esatto in cui Marquez decise di rendere difficile la vita al numero 46 della Yamaha: “La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata ad Assen, quando si sono toccati sulla chicane. Si davano la colpa a vicenda. Da quel momento Marquez non voleva più che Valentino vincesse il mondiale”, le parole dello spagnolo.
    Assen pietra dello scandalo
    Secondo Lorenzo, quindi, fu il famoso taglio della chicane di Rossi – uno dei tanti momenti storici scritti dal pilota italiano in MotoGp grazie al quale riuscì a trionfare in quella gara – la pietra dello scandalo che portò poi alla rivalità, tutt’ora non risanata, tra il centauro della Honda e il nove volte campione del mondo, ormai ritiratosi con l’ultima gara del 2021 a Valencia. Per Marquez quel taglio fu una furbata di Rossi mentre per l’italiano fu proprio Marquez a costringerlo a finire sulla ghiaia. A distanza di sei anni, adesso, le parole di Lorenzo destinate a far discutere ancora.  LEGGI TUTTO

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    MotoGp, infortunio Marquez: a Natale nuovi controlli per lo spagnolo

    ROMA – Serviranno nuovi controlli a Marc Marquez per stabilire quando potrà tornare in sella. Lo spagnolo, infatti, sarà sottoposto a nuove visite verso Natale dai quali si capirà se potrà essere al via della prossima stagione. Il calvario dell’otto volte campione del mondo sembra non avere fine: fermato prima dall’infortunio alla spalla, poi alle prese con un recupero più complicato e ora di nuovo messo ai box dalla diplopia, il pilota della Honda – che ha già saltato gli ultimi test a Jerez – rischia di doversi fermare nuovamente per un lungo periodo. “Ha bisogno di un po’ di tempo per riposare, riprendersi e vedere se tutta questa zona intorno all’occhio si sgonfia. Verso Natale faremo un altro controllo con il medico e vedremo com’è la situazione. Poi probabilmente prenderemo delle decisioni su quali sono le sue possibilità” le parole di Alberto Puig, manager della Honda, al sito ufficiale della MotoGp.
    Il futuro di Marquez è ancora incerto
    Puig, quindi, non è certo che entro Natale lo spagnolo possa risolvere il problema all’occhio, costringendo Honda a pensare a un piano B in vista della prossima stagione. Un problema serio nell’ottica del Mondiale 2022, quello che in teoria avrebbe dovuto vedere Marquez tornare a lottare per le posizioni di vertice del campionato, che potrebbe iniziare ancora una volta senza lo spagnolo. “Certo, non è contento ma allo stesso tempo capisce che ciò di cui ha bisogno ora è riposare e avere pazienza” ha concluso Puig  preferendo concentrarsi sullo stati di salute del suo pilota piuttosto che sull’attività in pista.  LEGGI TUTTO

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    Superbike, Razgatlioglu interrompe il dominio di Rea: il turco è campione del mondo

    MANDALIKA – Toprak Razgatlioglu è campione del mondo consegnando così a Yamaha, dopo il trionfo iridato di Fabio Quartararo in MotoGp, anche il titolo in Superbike: merito del turco che è riuscito ad interrompere il dominio di Jonathan Rea e della Kawasaki laurenadosi campione del mondo con una gara d’anticipo rispetto alla conclusione del campionato. Razgatlioglu, primo della sua nazione a trionfare nel mondiale Superbike, è bastato il 2° posto in Gara-1 del Gp d’Indonesia, proprio alle spalle del nordirlandese, assicurandosi l’alloro con 25 punti di vantaggio su Rea in virtù del maggior numero di vittorie guadagnate dal turco rispetto al campione del mondo uscente. Si interrompe così la striscia di sei titoli consecutivi vinti dal nordirlandese della Kawasaki.
    Razgatlioglu terzo pilota più giovane a laurearsi campione Sbk
    Una vittoria storica quella di Toprak Razgatlioglu, primo pilota turco a conquistare il titolo nel campionato delle derivate di serie. Grande festa per lui, terzo pilota più giovane a vincere il titolo della Sbk dopo Toseland e Corser, in pista con tuta tutta d’oro e i celebri “stoppie” che lo hanno reso famoso. “Voglio ringraziare la mia famiglia e Kenan Sofuoglu, grazie al mio team che ha fatto un lavoro pazzesco tutto l’anno. Oggi è davvero una giornata speciale per me oggi, dedico questo campionato al mio papà, è sempre stato il mio sogno; ora lui non c’è più, ma io sento che mi sta guardando”, ha dichiarato commosso il pilota della Yamaha. LEGGI TUTTO

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    Superbike, Razgatlioglu è campione del mondo

    MANDALIKA – Il 2021, per la Yamaha, sarà un anno da ricordare. Dopo il trionfo iridato di Fabio Quartararo in MotoGp, infatti, è arrivato anche il titolo in Superbike: merito Toprak Razgatlioglu che è diventato campione del mondo riuscendo ad interrompere il dominio di Jonathan Rea e della Kawasaki laureandosi campione del mondo con una gara d’anticipo rispetto alla conclusione del campionato. A Razgatlioglu, primo della sua nazione a trionfare nel mondiale Superbike, è bastato il 2° posto in Gara-1 del Gp d’Indonesia, proprio alle spalle del nordirlandese, assicurandosi l’alloro con 25 punti di vantaggio su Rea in virtù del maggior numero di vittorie guadagnate dal turco rispetto al campione del mondo uscente. Si interrompe così la striscia di sei titoli consecutivi vinti dal nordirlandese della Kawasaki.
    Razgatlioglu primo campione turco nella storia della Sbk
    Una vittoria storica quella di Toprak Razgatlioglu, primo pilota turco a conquistare il titolo nel campionato delle derivate di serie. Grande festa per lui, terzo pilota più giovane a vincere il titolo della Sbk dopo Toseland e Corser, in pista con tuta tutta d’oro e i celebri “stoppie” che lo hanno reso famoso. “Voglio ringraziare la mia famiglia e Kenan Sofuoglu, grazie al mio team che ha fatto un lavoro pazzesco tutto l’anno. Oggi è davvero una giornata speciale per me oggi, dedico questo campionato al mio papà, è sempre stato il mio sogno; ora lui non c’è più, ma io sento che mi sta guardando”, le sue parole a fine gara. LEGGI TUTTO

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    Ferrari Daytona SP3, ecco l'incredibile Icona da due milioni di euro

    Emozione totale

    Un po’ bolide spaziale per missioni speciali e, appunto, già pronto per essere esposto al MoMa o al Guggenheim di New York, un po’ gioiello di utilizzo quotidiano per pochi privilegiati (499 i fortunati che hanno già esaurito la tiratura limitata) per quanto pensato e realizzato con tutte le accortezze e gli espedienti tecnologici di una monoposto da competizione. E, in fondo, è proprio questo il fil (inevitabilmente) rouge che unisce tutto il progetto, a cominciare dal nome. Così, dopo Le Ferrari Monza SP1 e SP2, la terza figlia della famiglia Icona nata a Maranello nel 2018, la Daytona SP3, in versione “Targa” è profondamente ispirata al mondo degli Sport Prototipi anni ’60.

    E più specificatamente a quell’impresa del 6 febbraio 1967, quando alla 24 Ore di Daytona, il team Ferrari, guidato da un giovane ingegnere di nome Mauro Forghieri, piazzò tre sue vetture (330 P3/4, 330 P4 e 412 P) ai primi tre posti, con tanto di arrivo in parata, alzando la “coppa in faccia” a Henry Ford e ai suoi. Insomma, la vendetta del patron Enzo dopo lo “schiaffo” patito a Le Mans l’anno precedente.

    E non ci poteva essere migliore location che quella del Mugello – dove sono in corso le finali Mondiali Ferrari – per condensare un simile concentrato di emozioni.

    Oggetto d’arte

    “Pensate – ha raccontato Enrico Galliera, direttore Marketing Ferrari – che in questa settimana abbiamo fatto vedere la vettura ai nostri 300 clienti selezionati del programma Icona e abbiamo visto persone piangere dall’emozione. Non ce l’aspettavamo nemmeno noi. La parola più ricorrente era “speachness”, cioè senza parole”.

    E il colpo che arriva alle sinapsi del cervello attraverso gli occhi quando scoprono l’ultima creatura del Cavallino Rampante a Villa Cosa, gioiello dell’800 fiorentino, è davvero forte. Una sintesi perfetta di epoche diverse, lontane e, appunto, vicine. “Per una volta – ha spiegato Manzoni – abbiamo avuto carta bianca, liberi da vincoli, dando priorità al design. E per noi è stato godimento puro, proprio perché volevamo realizzare qualcosa che andasse al di là dell’essere un’automobile. Se la Ferrari Roma è una F.1 in abito da sera, questa è un oggetto d’arte. Ci sono molto affezionato, forse è la più bella di sempre”. Concordiamo.

    Approccio modernista

    Anche perché la missione è riuscita alla perfezione. Grazie all’approccio modernista, alla reinterpretazione tecnologica del passato, della storia, piuttosto che al semplice rifacimento retrò. E così, ecco Daytrona SP3 stupire con quei possenti e sensuali parafanghi anteriori, quasi sostenuti dalla griglia dove all’estremità spiccano due ali ben mimetizzate (tipo quelle delle MotoGP), elementi integrati per canalizzare l’aria. La cabina racing decisamente ribassata, come in una sorta di aviogetto, incastonata nella vettura con il posteriore che dà la sensazione di essere un carrello agganciato. E che carrello! Con quelle sciancrature delle fiancata accentuate dai radiatori laterali, definiti camini, continuazione razionale delle prese d’aria anteriori, che come due narici, trovano nel geniale sportello ad alzata laterale il canale di sfogo che porta il flusso d’aria fino ai radiatori stessi fino all’evidente “muscolarizzazione” delle fiancate. Tutto funzionale a un’aerodinamica integralmente passiva, privo com’è di elementi attivi, che si completa con lo spoiler e il possente posteriore capace di esprime tensione totale e dinamismo, il terminale di un capolavoro nel capolavoro. Con quelle lamelle che fanno quasi griglia elegante e dove dopo la prima è stato sistemato con una sottile linea di Led a tutta larghezza il gruppo ottico posteriore. Un artificio che nell’anteriore si esprime con una sorta di “palpebra” che nella parte sottostante diventa sede ideale delle luci anteriori.

    Sdraiati alla guida

    Negli interni della Ferrari Daytona SP3 siamo di fronte a scelte estetiche proporzionate, con la cabina che è una cellula unica, pensata come un drappo appoggiato sul telaio e in grado di prenderne le sue forme, la plancia è da aereo e regala una grande sensazione di accoglienza, decisamente avvolgente. Un cockpit così congegnato è fisso, non si sposta: le regolazioni dell’assetto di guida dipendono infatti dalla pedaliera che avanza e arretra e dal volante. Di fatto, si guida quasi sdraiati, con l’asfalto non troppo lontano, ma il comfort sembra totale anche in un’altezza ridotta ai minimi termini, portata addirittura a 1.142 mm.

    Il display curvo è quello di ultima generazione da 16 pollici con l’’80% delle funzioni gestibili dal volante.Il portabagagli praticamente è inesistente, quel poco spazio di cui dispone è infatti riservato alla capote di emergenza in tela. Quella originale è rigida, in fibra di carbonio ma si deve mettere o togliere all’occorrenza, non entra nell’apposito vano. Gli pneumatici? Pirelli PZero Corsa.

    V12 da urlo

    L’aspetto tecnico, per una volta messo in secondo piano rispetto al design, parla una lingua conosciuta a Maranello. È quella del V12 (di 65°) sistemato in posizione posteriore-centrale da 6,5 litri, 840 cv e 729 Nm di coppia massima già visto sulla 812 Competizione, con il suo 129 cv/litro da record. Il più potente del genere mai realizzato a Maranello. Un gioiello che garantisce 2”85 nello 0-100 km/h, 7”4 nello 0-200 km/h, 340 km/h di velocità massima e tutto allo stupefacente regime di giri che tocca quota 9.500, in grado di far sorridere gli appassionati del genere con il suo sound inconfondibile. “Per arrivare così in alto – spiega Michael Leiters, Chief technology officer di Ferrari – abbiamo dovuto generare un profilo delle canne di aspirazione adeguato, particolarmente aggressivo, e poi lavorare molto sugli scarichi per efficientare la combustione. E questo ci ha consentito di trovare equilibrio, bilanciamento tra anteriore e posteriore. Con l’aria aspirata dal fondo e poi espulsa dai due camini che viene “pulita” dallo spoiler posteriore”.

    Contaminazioni

    L’architettura della Daytona SP3, arriva dalla supercar ibrida LaFerrari ed è realizzata in materiali compositi provenienti dalla Formula 1. Non a caso, l’ultimo capolavoro di Maranello è leggerissimo, con il peso totale della vettura che non supera i 1.485 kg. Alcuni materiali utilizzati sono addirittura compositi di derivazione aeronautica, coma la fibra di carbonio T800, mentre il kevlar è usato nelle parti più bisognose di protezioni e resistenza.

    Già esaurite

    La Daytona SP3 verrà prodotta in tiratura limitata, appena 499 pezzi, tutti già piazzati alla cifra (per l’Italia) di 2 milioni di euro (iva compresa). La produzione inizierà entro fine anno e le prime consegne dovrebbero essere fatte a fine 2022 per proseguire per tutto il successivo biennio. Le opere d’arte, come certe vetture, si fanno aspettare. E pagare. L’altra notizia è che non sarà mai elettrica. LEGGI TUTTO