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    Dakar 2022: Petrucci si ferma nella terza tappa, ma potrà ripartire nella quarta

    ROMA – Danilo Petrucci si è fermato nel corso della terza tappa della Dakar 2022. Il pilota italiano, che ha lasciato la MotoGp lo scorso novembre, ha riscontrato problemi alla moto durante la tappa del 3 gennaio da Ha’Il ad Al Qaisumah. Al chilometro 115, la KTM del nativo di Terni ha presentato un problema tecnico che non ha permesso a Petrucci di continuare la tappa odierna, nonostante i suoi tentativi di ripartire.
    Le parole del meccanico
    Da quest’anno, chi è costretto a fermarsi per un problema tecnico non deve abbandonare la corsa, ma può riprenderla dalla tappa successiva. “Stiamo andando a recuperare la moto così che possa ripartire domani – ha detto il meccanico Davide Cotimbo – ma non sappiamo di preciso che problema abbia avuto perché non siamo riusciti a parlargli”. LEGGI TUTTO

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    Dakar 2022: problemi alla moto per Petrucci nella terza tappa, ma potrà continuare

    ROMA – Danilo Petrucci è stato costretto a fermarsi durante la terza tappa della Dakar 2022. Il pilota italiano, che ha lasciato la MotoGp lo scorso novembre, ha riscontrato problemi alla moto durante la tappa del 3 gennaio da Ha’Il ad Al Qaisumah. Al chilometro 115, la KTM del nativo di Terni ha presentato un problema tecnico che non ha permesso a Petrucci di continuare la tappa odierna, nonostante i suoi tentativi di ripartire.
    La nuova regola
    Da quest’anno, chi è costretto a fermarsi per un problema tecnico non deve abbandonare la corsa, ma può riprenderla dalla tappa successiva. “Stiamo andando a recuperare la moto così che possa ripartire domani – ha detto il meccanico Davide Cotimbo – ma non sappiamo di preciso che problema abbia avuto perché non siamo riusciti a parlargli”. LEGGI TUTTO

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    Peterhansel, la sfida del signor Dakar: “Con Audi nel futuro”

    Peterhansel, scusi, ma dopo tutto ma dopo tutto quello che ha conquistato in carriera, dove trova la voglia, la pazienza, le motivazioni e le energie di rimettersi al volante della nuova Audi RS Q e-tron per partecipare per la 33ª volta alla Dakar? Chi glielo fa fare?
    “Sarebbe facile per me – risponde ridacchiando al telefono – dirle che è la passione a muovermi. E forse all’inizio è stato questo. Perchè ché guidare nel deserto, aff rontare tutte le sue insidie e difficoltà è davvero impossibile senza avere passione. Ho inseguito a lungo un sogno e l’ho raggiunto, trasformato in realtà. Ora però, è tutto diverso. Per me è avere motivazioni è quasi naturale. Non mi costa fatica e mai mi è costata, com’è naturale prepararmi tutto l’anno per questo appuntamento. Lo faccio da solo, alla mia maniera, con molta bici e tanta mountain bike, senza preparatori nè nutrizionisti. Mi alleno e mangio come ho sempre fatto. E poi so che verrò ripagato da quei panorami unici che riesco a godermi anche quando sono in gara. La verità è che sono un uomo fortunato…”.
    Quindi non è una questione di affrontare nuove sfide come quella che le ha proposto Audi che, dopo i trionfi nei rally, nell’endurance e in Formula E, vuole vincere nel deserto con un prototipo a trazione elettrica dotato di un motore termico come caricatore delle batterie?
    “Sono un grande fan dei rally raid, ma seguo anche le altre discipline del motorsport. Negli anni, non ho potuto che ammirare l’impegno di Audi nei rally, sin dai tempi delle vetture nel Gruppo B. Si è distinta per una peculiarità difficile da trovare in questo ambiente: qualunque fosse la competizione, su qualsiasi terreno, l’obiettivo è sempre stato vincere. È così anche oggi che affrontiamo la Dakar per la prima volta. E questo coincide con la mia identità di pilota. Per questo sono orgoglioso di far parte di questo team”.
    Dica la verità: se solo cinque anni fa le avessero detto che si sarebbe schierato al via della Dakar su un prototipo a trazione puramente elettrica, come avrebbe risposto?
    “Non ci avrei creduto e avrei sorriso. Non l’avrei mai presa sul serio una proposta così. Non avrei mai pensato che questo tipo di tecnologia potesse regalarmi un simile piacere di guida, qualcosa di mai provato prima. È stato sufficiente salire per la prima volta a bordo dell’Audi RS Q e-tron per capire quanto mi sbagliavo e ora non ho più dubbi: la trazione elettrica nel tempo conquisterà un pubblico sempre più vasto anche nell’uso quotidiano, non farà più rimpiangere i sistemi tradizionali”.
    Su quali basi ha costruito questa sua convinzione?
    “L’Audi RS Q e-tron ha una prontezza di erogazione eccezionale, superiore a qualsiasi altra spinta da motore termico. La coppia arriva in maniera praticamente istantanea e non dovendo pensare a cambiare o innestare le marce, posso concentrarmi totalmente sulla guida. Bisogna solo abituarsi al suono, il 4 cilindri TFSI a benzina che funziona da range extender (ricarica le batterie che danno energia ai tre motori elettrici; ndr), non reagisce in maniera lineare, diretta alle pressioni sull’acceleratore”.
    Che consigli ha dato al Team Audi nelle fasi di sviluppo?
    “Audi conosce benissimo la trazione elettrica grazie alle esperienze accumulate negli anni nell’endurance e in Formula E, allo stesso tempo noi piloti della Dakar ci siamo costruiti la nostra esperienza tra le dune e sappiamo cosa è necessario per vincerla. Così il nostro input principale è stato quello di non concentrarsi sulla velocità, sul limare il decimo di secondo, ma piuttosto ricercare la massima affidabilità”.
    È stato difficile per lei dialogare con una realtà al debutto in un gara nel deserto?
    “No, anzi, uno degli aspetti straordinari di questa avventura sta proprio qui: tutti sanno esattamente cosa fare. Audi non si poteva far cogliere impreparata quando ha deciso di sviluppare una certa vettura. Il team Q Motorsport di Sven Quandt da 25 anni lavora e coglie successi nel deserto. E il suo apporto è già stato importante in tre delle mie vittorie alla Dakar. Con Sainz senior poi, ho un ottimo rapporto, basato sulla fi ducia, condividiamo idee, opinioni, soluzioni. Lo stesso Mattias Ekstrom, anche se è un rookie nel mondo marathon, vanta una carriera notevole in circuito ed è stato campione del mondo di rallycross. Senza dimenticare che conosce Audi Sport alla perfezione. È un mix davvero eccezionale”.
    Dall’anno scorso condivide l’avventura alla Dakar con il navigatore Edouard Boulanger, dopo tanti successi con Jean Paul Cottret. Cosa l’ha convinta a cambiare in un ruolo così delicato?
    “Eduard proviene dal settore moto, nel quale ho iniziato anch’io. E da molti anni si cimenta nelle marathon. È abile, calmo, curioso, professionale. Non fosse stato così non avremmo mai potuto vincere insieme la Dakar dello scorso anno. Sono felice di averlo, ci completiamo”.
    Senza l’incidente di domenica, l’Audi RS Q e-tron avrebbe competere per la vittoria?
    “Non abbiamo fatto raid di preparazione, solo tanti test, in Germania, Spagna e soprattutto in Marocco. E quello che affrontiamo è qualcosa di davvero difficile. La Dakar 2022 è stata concepita su uno percorso in gran parte differente rispetto al 2021, quando il terreno era prevalentemente roccioso. Ora ci attendono le dune del Quarto Vuoto, il più grande deserto di sabbia del mondo. Qualcosa che mi ricorda da vicino i tempi delle Dakar africane. La difficoltà sta nel fatto che non ci sono città, strade che possano fare da riferimento. Se lì ti succede qualcosa, non ne esci facilmente e senza danni. Dovremo evitare tutte le trappole che si potranno incontrare tra le dune. Il primo obiettivo adesso è arrivare al traguardo. Come primo anno sarei stato felice di chiudere tra i primi cinque. Ciò non toglie che, malgrado il ritardo accumulato, guiderò per vincere. Come ho sempre fatto”.
    Non avevamo dubbi, “Monsieur Dakar”. LEGGI TUTTO

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    Dakar, furia Sainz: “Non siamo tutti stupidi”

    Trecentotrentatré chilometri intorno ad Ha’il, i primi davvero “di gara” della Dakar 2022, sono stati sufficienti a scrivere una parola definitiva sulle speranze Audi di puntare a un gran risultato al debutto. Se per Stephane Peterhansel è stato un cedimento della sospensione posteriore sinistra a far accumulare minuti e minuti, fino oltre un’ora, di ritardo, nel caso di Carlos Sainz – sorte condivisa con Mathias Ekstrom, e non solo – è intorno alla navigazione che si concentrano le polemiche.
    Alla fine della speciale, 2 ore e 21 minuti di ritardo (15 minuti dei quali di penalizzazione per essere uscito dalla PS) decretano il “calate il sipario” sulle ambizioni di brillare.
    Va detto come il punto intorno al chilometro 250 della prova speciale, sui 333 km cronometrati, abbia tratto molti piloti esperti in inganno, tra le auto come tra le moto – ben 5 centauri si sono persi – senza contare i quad e i camion. 
    Cercando il waypoint
    Già l’edizione 2021 della Dakar aveva visto Sainz essere molto critico con gli organizzatori e le “sfide” della navigazione, definendola una “gimkana”.
    Il tema si ripropone oggi, già alla prima frazione, che salva Al Attiyah e Loeb ma pare destinato a tracciare un copione piuttosto scontato sul prosieguo del rally raid.
    “Chiaramente non è stata una buona giornata, sono molto deluso della tappa. C’era un punto in cui dovevi seguire una direzione 10 gradi, invece in quel punto anziché che puntare verso direzione 10 gradi ti ritrovavi a puntare direzione 300. Pensavamo che ci fosse un errore e siamo andati avanti e indietro più volte”, ha spiegato Sainz una volta al bivacco.
    “C’era un numero enorme di macchine, moto e quad che hanno fatto la stessa cosa. Sono molto deluso. In quanti si sono persi? O siamo tutti molto stupidi, oppure… 
    Non siamo stati in grado si trovare il waypoint e, io come molti altri, non abbiamo capito cosa stesse succedendo”. 
    L’è tutto sbagliato
    Lo stesso Al Attiyah, nel commentare la giornata, ha spiegato il passaggio decisivo della speciale, l’interpretazione alle note data da Mathieu Baumel, la scelta di non seguire i segni sul terreno di chi era passato prima, tutti a puntare una direzione sulla destra, piuttosto, andare a sinistra. Sebastien Loeb, con il buggy BRX, “a ruota”, è stato l’unico ad arginare il gap, solo 12 minuti. 
    Un Sainz che non ha mancato di criticare l’organizzazione per le scelte fatte sulla navigazione e scritte sul roadbook: “Peccato, perché se sono in molti a commettere lo stesso errore, vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato. Non siamo tutti stupidi”. Un episodio che manda in secondo piano le prestazioni, confortanti, del buggy Audi RS Q e-tron: “Ci sono stati dei piccoli problemi ma nulla di importante, niente in confronto a quel che è successo dopo”. LEGGI TUTTO

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    Nba, è caos Omicron: “Così si ingaggiano giocatori sconosciuti”

    Il campionato NBA sta proseguendo regolarmente nonostante la tempesta causata dalla variante Omicron. I giocatori che hanno disputato almeno un minuto in stagione sono diventati 572, un nuovo record per la storia, e a dicembre (per evitare i rinvii delle partite causa contagi) sono stati firmati più di 100 contratti da soli 10 giorni. Alcune situazioni sono state surreali, l’urgenza dei trasferimenti è stata tale che un general manager ha rivelato a The Athletic che “una squadra ha ingaggiato un giocatore senza sapere chi sia. E mi hanno detto che non è stato l’unico caso”. Potrebbe trattarsi di Aric Holman, un centro di 24 anni, appena passato agli Heat. E il motivo è sorprendente: il roster di Miami, gravemente impoverito, doveva giocare a San Antonio e Holman si trovava soltanto a un’ora e mezza di macchina perché sotto contratto con gli Austin Spurs. La partita è stata poi rinviata, ma il giocatore è stata comunque messo sotto contratto per dieci giorni. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Pernat svela il retroscena di mercato: “Honda vuole uno tra Mir e Quartararo”

    ROMA – Honda è decisa a dare una sterzata in MotoGp, dopo un 2021 che definire negativo è poco. I gravi problemi di salute di Marc Marquez, che ha potuto disputare solo una manciata di gare, e di certo non al meglio della condizione, ha palesato ancora di più quanto la Scuderia giapponese fosse dipendente dalle prestazioni del maiorchino. Pol Espargaro ha cominciato a ottenere risultati poco più che decenti solo sul finale di stagione, e Stefan Bradl non poteva certo colmare il vuoto lasciato da Marquez. Ecco che Carlo Pernat, nello spazio “Bar Sport” organizzato da GPone, ha rivelato un retroscena di mercato in vista della stagione 2023: “Honda sta cercando disperatamente di prendere un pilota vincente. I nomi sono due: Quartararo e Mir, con quest’ultimo che è più fattibile perché costa di meno e può essere l’uomo giusto. Sarà una cosa molto veloce, penso che l’operazione potrà essere conclusa già a inizio Mondiale, o quasi”. 
    Pernat negativo sul recupero di Marquez 
    Pernat ha poi parlato delle condizioni di Marquez: “Vuola sapere se si potrà correre, non si sa niente sui tempi di recupero. Quando non si dice nulla vuol dire che le notizie sono negative; penso che non ci sarà ai test di Sepang di febbraio”. Il manager prevede un mercato infuocato anche per altre Scuderie: “Zarco e Miller al 99% andranno via. Jack è un bel cavallo su cui puntare, seppur con alti e bassi. La Yamaha invece è quella messa meglio, con Quartararo, Morbidelli e Razgatlioglu”. Infine, un pensiero anche su Valentino Rossi e sul futuro della MotoGp senza il 46: “Valentino verrà a vedere due o tre gare, il team VR46 sarà staccato da lui e sta perdendo visibilità. La Dorna ha vissuto sulle sue ali, lo ha cavalcato fino in fondo. Ma ora deve aprirsi, non deve fare l’errore di rimanere quella che è. In tal senso, la Formula 1 sta facendo un grande lavoro di marketing. Bisogna aprire le porte”, conclude Pernat.  LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Pernat: “Honda sulle tracce di Mir e Quartararo”

    ROMA – Il 2021 è stato un anno nero per la Honda in MotoGp. I gravi problemi di salute di Marc Marquez, che ha potuto disputare solo una manciata di gare, e di certo non al meglio della condizione, ha palesato ancora di più quanto la Scuderia giapponese fosse dipendente dalle prestazioni del maiorchino. Pol Espargaro ha cominciato a ottenere risultati poco più che decenti solo sul finale di stagione, e Stefan Bradl non poteva certo colmare il vuoto lasciato da Marquez. Ecco che Carlo Pernat, nello spazio “Bar Sport” organizzato da GPone, ha rivelato un retroscena di mercato in vista della stagione 2023: “Honda sta cercando disperatamente di prendere un pilota vincente. I nomi sono due: Quartararo e Mir, con quest’ultimo che è più fattibile perché costa di meno e può essere l’uomo giusto. Sarà una cosa molto veloce, penso che l’operazione potrà essere conclusa già a inizio Mondiale, o quasi”. 
    Pernat: “Non credo che Marquez ci sarà ai test di febbraio” 
    Pernat ha poi parlato delle condizioni di Marquez: “Vuola sapere se si potrà correre, non si sa niente sui tempi di recupero. Quando non si dice nulla vuol dire che le notizie sono negative; penso che non ci sarà ai test di Sepang di febbraio”. Il manager prevede un mercato infuocato anche per altre Scuderie: “Zarco e Miller al 99% andranno via. Jack è un bel cavallo su cui puntare, seppur con alti e bassi. La Yamaha invece è quella messa meglio, con Quartararo, Morbidelli e Razgatlioglu”. Infine, un pensiero anche su Valentino Rossi e sul futuro della MotoGp senza il 46: “Valentino verrà a vedere due o tre gare, il team VR46 sarà staccato da lui e sta perdendo visibilità. La Dorna ha vissuto sulle sue ali, lo ha cavalcato fino in fondo. Ma ora deve aprirsi, non deve fare l’errore di rimanere quella che è. In tal senso, la Formula 1 sta facendo un grande lavoro di marketing. Bisogna aprire le porte”, conclude Pernat.  LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Marquez: “Dovremmo cancellare alcune gare, 21 sono troppe”

    ROMA – Archiviata la stagione 2021, la MotoGp si appresta a dare il via al campionato 2022. Nel frattempo, l’ufficializzazione del calendario ha destato le prime reazioni dei piloti. A guidare la “fazione” dei più critici è Marc Marquez, che non usa giri di parole: “Se vogliamo andare in più paesi in futuro, dovremo cancellare alcune gare. 21 gare sono un gran numero, non possiamo andare avanti così”, le parole dello spagnolo, raccolte da Motorsport-Total. Infatti, con i suoi 21 round, la stagione 2022 sarà la più lunga della storia del Motomondiale. Il pilota della Honda ha poi sottolineato che, con l’attuale conformazione, se un pilota dovesse subire un infortunio alla vigilia di un triplo turno, probabilmente si ritroverà costretto a saltare tre gare di fila. 
    Tra favorevoli e contrari: cosa pensano i piloti
    Anche Francesco Bagnaia e Andrea Dovizioso si sono detti contrari ad un numero così elevato di gare. “A volte ci si sente molto esausti. Non abbiamo molto tempo per rilassarci”, le parole del ducatista; “non voglio nemmeno pensarci”, glissa il pilota della Petronas, che ha spiegato come vorrebbe potersi dedicare di più allo sviluppo e ai test. Ovviamente nel paddock non ci sono solo voci contrarie. Ad esempio, Maverick Vinales si è detto favorevole perché così i piloti hanno l’opportunità di conoscere più Paesi: “Va bene per noi e per il campionato. Penso che la MotoGP crescerà di conseguenza. Questo deve essere il nostro obiettivo”, spiega. Della stessa idea Mir, che dice di non vedere alcun problema riguardo questo tema, nonostante sia consapevole che ciò voglia dire avere meno tempo per la propria famiglia; ma il pilota Suzuki si è riservato di vedere come andrà a finire la stagione, prima di dare un giudizio definitivo.  LEGGI TUTTO