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    MotoGp Jarvis su Rossi: “Gli rinnovammo il contratto per un addio in grande stile”

    ROMA – Un addio degno di una leggenda. Lin Jarvis, in un’intervista riportata da “MotorSport Total”, spiega la scelta che nel 2020 portò al rinnovo di Valentino Rossi, nove volte campione del mondo: “Il Covid ha reso la scorsa stagione molto strana. Abbiamo iniziato a luglio e senza tifosi. Lui era pieno di energie, ma già dall’inizio si era accorto che i giovani erano davvero molto veloci”. Il managing director della Yamaha ha poi aggiunto: “È stata dura per Valentino. Perciò prendemmo la decisione di rinnovargli il contratto e dagli la possibilità di salutare la MotoGp in grande stile”.
    La stagione di Quartararo
    Valentino Rossi a parte, la stagione della Yamaha è stata piena di alti e bassi, tra la vittoria di Fabio Quartararo e la questione Maverick Vinales. “A inizio stagione – ha detto Jarvis – eravamo incredibilmente forti e le aspettative erano alte. Maverick ha esordito con una vittoria, Quartararo ha vinto le altre due. Poi Fabio è andato molto bene e ha ottenuto punti anche nelle gare più difficili”. Il team di Iwata è stato però messo in crisi da Vinales. “Abbiamo toccato il fondo – ha aggiunto – ad Assen, quando ci ha comunicato la sua intenzione di lasciare la Yamaha. A quel punto Morbidelli ha avuto una chance dopo il suo inforunio, ma neanche lui ha raggiunto gli obiettivi e ha deciso poi di operarsi, scelta che noi riteniamo giusta”. Un’annata così così quindi quella della Yamaha, che ha interrotto il digiuno che perdurava dal 2015, quando cioè Lorenzo strappò il titolo mondiale allo stesso Rossi. Resta da capire ora se il team potrà trovare continuità nel 2022. LEGGI TUTTO

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    Melandri positivo al Covid: l'ex pilota si sfoga sui social

    ROMA – Marco Melandri ha annunciato di essere positivo al Covid tramite un post pubblicato su Instagram, in cui si è voluto esprimere a sfavore del green pass e di parte delle politiche adottate durante la pandemia. “Contagiato da un 2 dosi. Se fosse successo il contrario? Per me esistono solo negativi o positivi, non esistono distinzioni e lo dice l’andamento dei fatti, cosi come che i nostri diritti non esistono più – si legge nel post dell’ex pilota di MotoGp -. Se fate i bravi vi lasciano una carta verde dove avete il “beneficio” di poter lavorare e poter studiare. Stiamo scherzando? Mi sono esposto contro il Green Pass e sono stato definito ‘complottista, no siringa, terrapiattista’. Non sono niente di tutto questo ma solo per la libertà di scelta, come la nostra costituzione vuole, anzi vorrebbe”.
    Le parole di Melandri
    “Spegnete Tv, radio e quant’altro, uscite all’aria aperta e godetevi la natura, guardate con i vostri occhi, pensate con la vostra testa – ha concluso Melandri -. Vi renderete conto che la vita va avanti. Io saró sempre e comunque libero. Quando la sera mi guardo allo specchio non ho nulla da recriminarmi e so di poter dormire sonni tranquilli”. LEGGI TUTTO

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    Marco Melandri positivo al Covid: lo sfogo sui social

    ROMA – Marco Melandri è risultato positivo al Covid. Ad annunciarlo lo stesso ex pilota di MotoGp tramite un post pubblicato su Instagram, in cui si è voluto esprimere a sfavore del green pass e di parte delle politiche adottate durante la pandemia. “Contagiato da un 2 dosi. Se fosse successo il contrario? Per me esistono solo negativi o positivi, non esistono distinzioni e lo dice l’andamento dei fatti, cosi come che i nostri diritti non esistono più – si legge nel post -. Se fate i bravi vi lasciano una carta verde dove avete il “beneficio” di poter lavorare e poter studiare. Stiamo scherzando? Mi sono esposto contro il Green Pass e sono stato definito ‘complottista, no siringa, terrapiattista’. Non sono niente di tutto questo ma solo per la libertà di scelta, come la nostra costituzione vuole, anzi vorrebbe”.
    Il post di Melandri
    “Spegnete Tv, radio e quant’altro, uscite all’aria aperta e godetevi la natura, guardate con i vostri occhi, pensate con la vostra testa – ha concluso Melandri -. Vi renderete conto che la vita va avanti. Io saró sempre e comunque libero. Quando la sera mi guardo allo specchio non ho nulla da recriminarmi e so di poter dormire sonni tranquilli”. LEGGI TUTTO

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    Autovelox automatico, in assenza della foto la multa si può annullare

    Arriva un’importante novità relativa al Codice della Strada: una sanzione derivata da una multa comminata tramite l’Autovelox automatico, infatti, può essere annullata in caso di ricorso se non viene prodotta in giudizio la foto che prova l’infrazione, in particolare se il verbale è stato redatto in ufficio e in un momento successivo a quello dell’infrazione stessa.
    Nuovo Codice della Strada: le 7 novità principali in arrivo dal 10 novembre
    Le motivazioni dell’annullamento
    A stabilirlo è una sentenza del Giudice di Pace di Cassino, che ha annullato una sentenza di una multa comminata per eccesso di velocità in un paese della provincia di Frosinone. Annullamento seguito all’esame delle prove fotografiche scattate dall’Autovelox e visionate in ufficio da agenti accertatori. Al momento dell’infrazione non erano presenti a bordo strada né l’agente che aveva poi redatto il verbale né un operatore della Polizia Stradale. Inoltre, la Prefettura che doveva provare la legittimità del provvedimento impugnato dall’automobilista non ha depositato, si legge nella sentenza, “alcun rilievo fotografico dal quale fosse possibile leggere chiaramente la targa dell’automezzo, risalire al modello e/o ad altri elementi utili alla sua identificazione (come per esempio il colore del veicolo o altri segni distintivi) atti a essere considerati prove sufficienti della responsabilità della parte ricorrente”. E quindi, l’assenza dell’immagine scattata dall’Autovelox è risultata determinante per l’accoglimento del ricorso presentato dalla guidatrice sanzionata e per il conseguente annullamento del verbale.
    Foto-prova: ecco a cosa serve
    La chiave di lettura è data dal fatto che la possibilità di esaminare la foto-prova dell’infrazione rilevata tramite Autovelox automatico sia un diritto dell’automobilista, perché permette ad esempio di verificare che non siano stati commessi errori da parte dell’ente accertatore nella lettura della targa del veicolo che ha superato i limiti di velocità o che ha attraversato un incrocio con il semaforo rosso. Per tale ragione, in genere nel verbale sono indicate le modalità per poter visionare l’immagine online tramite internet, oppure per effettuare richiesta di invio del duplicato per posta elettronica o per poterla esaminare di persona presso gli uffici preposti (può farlo anche un soggetto terzo, con una delega specifica).
    Il mistero della multa fantasma: l’autovelox confonde la maglietta con una targa e fa la multa LEGGI TUTTO

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    MotoGp: “Vogliamo la Yamaha Factory”. Il manager di Razgatlioglu rifiuta Razali

    ROMA – Voglio il meglio. Così recitava un vecchio spot, che il manager di Toprak Razgatlioglu, campione del mondo in Superbike, sembra aver recepito alla perfezione. Kenan Sofuoglu, infatti, mette le cose in chiaro e, dal portale tedesco SpeedWeek manda un messaggio a Razlan Razali, numero uno della neonata WithU Yamaha RNF. “Non voglio commettere errori nella carriera di Toprak. Razali ci ha chiesto più volte cosa avessimo intenzione di fare per il 2023, ma gli ho detto che non siamo interessati. Vogliamo solo il team factory, non una squadra B”. Per il suo manager, dunque, il campione del mondo in Superbike, potrà correre in MotoGp solo nella scuderia ufficiale di Iwata, che, nel frattempo si starebbe muovendo per organizzare un test da effettuare eventualmente in inverno.
    Imporsi ancora su Rea
    L’entourage di Razgatlioglu non ha mai nascosto l’ambizione di arrivare a gareggiare nella classe regina. Cosa che però potrebbe verosimilmente concretizzarsi solo nel 2023, quando cioè scadrà il contratto che lega il turco al team delle derivate di serie. “Ho già parlato con la Yamaha. Hanno interesse per Razgatlioglu affinché approdi in MotoGp in futuro, ma lui deve vincere gare anche nel 2022 in Superbike”, ha detto il manager. Già, perché se è vero che il 25enne di Alanya ha interrotto l’impero di Jonathan Rea, ora deve consolidare il successo del 2021, dargli in qualche modo ancora più valenza. In altro trionfo nelle derivate, potrebbe consacrarlo definitivamente, con la Yamaha che poi sarebbe costretta in qualche modo a prenderlo in considerazione. In casa Yamaha ci starebbero già pensando: “Stiamo pianificando – ha detto Sofuoglu – un test privato, forse anche una sessione ufficiale, che sia compatibile con il calendario. Non c’è ancora la conferma, ma penso che Toprak potrà salire in sella a un MotoGp questo inverno”. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, il manager di Razgatlioglu rifiuta Razali: “Vogliamo solo il team factory”

    ROMA – Solo Serie A. Il manager di Toprak Razgatlioglu, campione del mondo in Superbike, mette le cose in chiaro e, dal portale tedesco SpeedWeek manda un messaggio a Razlan Razali, numero uno della neonata WithU Yamaha RNF. “Non voglio commettere errori nella carriera di Toprak – ha infatti detto Kenan Sofuoglu -. Razali ci ha chiesto più volte cosa avessimo intenzione di fare per il 2023, ma gli ho detto che non siamo interessati. Vogliamo solo il team factory, non una squadra B”. Per il suo manager, dunque, il campione del mondo in Superbike, potrà correre in MotoGp solo nella scuderia ufficiale di Iwata, che, nel frattempo si starebbe muovendo per organizzare un test da effettuare eventualmente in inverno.
    Prima la Superbike
    L’entourage di Razgatlioglu non ha mai nascosto l’ambizione di arrivare a gareggiare nella classe regina. Cosa che però potrebbe verosimilmente concretizzarsi solo nel 2023, quando cioè scadrà il contratto che lega il turco al team delle derivate di serie. “Ho già parlato con la Yamaha. Hanno interesse per Razgatlioglu affinché approdi in MotoGp in futuro, ma lui deve vincere gare anche nel 2022 in Superbike”, ha detto il manager. Già, perché se è vero che il 25enne di Alanya ha interrotto l’impero di Jonathan Rea, ora deve consolidare il successo del 2021, dargli in qualche modo ancora più spessore. E un altro titolo in SBK potrebbe definitivamente lanciarlo fra i grandi. Sarebbe infatti già pronto un primo contatto con una moto ufficiale Yamaha: “Stiamo pianificando – ha detto Sofuoglu – un test privato, forse anche una sessione ufficiale, che sia compatibile con il calendario. Non c’è ancora la conferma, ma penso che Toprak potrà salire in sella a un MotoGp questo inverno”. LEGGI TUTTO

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    Dakar, Petrucci nella storia: “Ho pianto come un bambino”

    La vita a volte restituisce qualcosa di quello che toglie. Non tutto, non subito, con i suoi tempi, ma se si ha la pazienza, la costanza di andare avanti onestamente per la propria strada, il conto alla fine torna. Anche se bisogna superare ostacoli imprevisti, come quello di dribblare un cammello… Già, se c’era una maniera perché Danilo Petrucci venisse ricompensato delle delusioni degli ultimi anni, come degli ultimi giorni, beh quella di ieri alla Dakar è una bella riga tirata tra il prima e l’adesso. Singolare, infatti, che a regalare al pilota ternano e alla sua KTM Tech 3 la prima vittoria di tappa (la quinta) alla Dakar sia stata la stessa infrazione – superamento dei limiti di velocità – che ieri ha dovuto pagare Toby Price, arrivato primo sul traguardo del circuito-anello a sud di Riyadh con oltre 4 minuti di vantaggio, svaniti di fronte ai 6′ ricevuti di penalità che fanno entrare Danilo dalla porta principale della storia della Dakar.
    Petrucci scrive la storia
    Per due motivi, intanto perché è il primo pilota di MotoGP a vincere tra le dune del raid più famoso al mondo. E poi restituisce all’Italia la dignità di un podio che mancava dal 14 gennaio 2013 con il terzo posto di Alessandro Botturi a Cordoba. E anche quella della vittoria, dove il tricolore era assente da 16 anni, dal successo di Giovanni Sala nel 2006. “Ho pianto come un bambino – ha detto Petrucci – perchè ho rivissuto dentro di me tutto quello che ho passato negli ultimi tempi. E ci mancava il cammello, nero, ovviamente. Era in un gruppo di 10 animali, avevamo da poco superato il 60° chilometro e all’improvviso dopo una piccola duna, mi ha puntato per venirmi addosso. Ho deciso di evitarlo scegliendo di andare dall’altra parte, verso i dossi. Morale: mi sono cappottato…”.
    Ma non poteva finire così: c’era da cancellare la maledizione che inseguiva “Petrux” dal 2 giugno del 2019 quando trionfò al Mugello. Da quel momento solo problemi, fino alla chiusura della storia con la MotoGP e l’inizio dell’avventura Dakar.
    La rivincita personale
    Costellata anche questa da una serie impressionante di contrattempi, dalle piccole fratture patite in allenamento, alla disavventura della seconda tappa con tanto di perdita di cellulare, passaporto, soldi e carta di credito, fino all’illusione del terzo posto di martedì sottratto sempre a causa di una penalità per eccesso di velocità in un villaggio. “Per fortuna sono riuscito a rialzarmi senza danni – racconta sempre Danilo. Ho incrociato Sanders e insieme abbiamo recuperato molti di quelli che erano davanti. Purtroppo, dopo un waypoint ci siamo persi addirittura in sei. Anche qui mentre tornavo indietro ho ritrovato il percorso corretto e ripreso a spingere forte”.
    Vittoria con brivido
    Quando c’è Danilo Petrucci in gara non poteva mancare il brivido finale: «In una tappa di 345 chilometri molto veloce, gli ultimi 60-80 chilometri erano di dune e ho sfiorato una piccola voragine che si era creata. Mentre scartavo il pericolo ho sentito una botta alla caviglia e ho pensato “un altra volta, no, per favore”. E devo dire che alla fine posso considerarmi fortunato. Sanno tutti che non sono qui alla Dakar per cercare il risultato ma per fare esperienza, per imparare come si guida su questi terreni. Ma mi trovo bene, sto andando veloce, più di quanto molti si immaginassero. E me la voglio godere tutta, perchè è davvero divertente». Pronti i complimenti di Marc Marquez, via twitter con un simpatico “Grande Petrux”. Per la cronaca, poi la gara delle moto è stata sospesa per motivi di sicurezza. Sì, la vita a volte restituisce qualcosa di quello che ci toglie. LEGGI TUTTO

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    Dakar, gioco di squadra in Audi: Peterhansel si sacrifica per aiutare Sainz

    Ci sono gesti che valgono più di una vittoria, perché hanno il senso della costruzione. Di un progetto, magari vincente più avanti, di uno spirito di squadra capace di andare oltre i problemi di un doppio debutto come quello di Audi: alla Dakar e con un veicolo tutto a trazione elettrica per quanto ricaricato anche da un motore endotermico.
    Tra campioni ci si aiuta
    Così succede che nella quinta tappa, anche per le auto in un circuito-anello che da Riad riporta nella capitale araba dopo oltre 400 km Carlos Sainz sia costretto a fermarsi in mezzo al deserto per lo stesso problema alla sospensione che lo aveva frenato il giorno prima chiuso comunque al terzo posto. Poco dopo è sopraggiunto il compagno di squadra, Monsieur Dakar, Stephane Peterhansel che, visto il compagno in difficoltà, si è fermato, gli ha messo a disposizione il pezzo inutilizzabile per farlo ripartire il prima possibile, mentre lui si è messo in paziente attesa degli aiuti per poter concludere anche questa sfortunata giornata.

    È stato lo stesso Peterhansel a fine gara a spiegare le motivazioni della sua scelta: “Avevo fatto una buona partenza, la velocità era ottima, era un piacere guidare. Quando ho visto fermo nel deserto Carlos per lo stesso problema del giorno prima mi sono detto che non era possibile. Mi sono fermato e gli ho passato la mia sospensione per poi aspettare quasi tre ore (2h e 45′ per l’esattezza, nda) che venissero a riparare la mia vettura. Perchè l’ho fatto? Semplice: intanto io lavoro e corro per Audi e desidero il migliore risultato possibile per il mio team e poi è quello di cui abbiamo bisogno per creare uno spirito di squadra. Io ho perso tanto il primo giorno di gara mentre Carlos e mi auguro anche Matthias (Ekstrom) possono competere per entrare nella top ten e quindi dobbiamo aiutarci, davvero è stato un piacere. Io e Carlos ci conosciamo da tanto tempo e penso che lui avrebbe fatto lo stesso per me, come lo stesso Matthias. E ripeto, se vogliamo diventare davvero un team forte, dobbiamo starci vicini l’uno con l’altro”. 
    Cosa dice la classifica
    Carlos Sainz ha gradito il gesto del compagno anche se era più forte il rammarico per una nuova occasione perduta:  “Ringrazio Stephane per il suo gesto, quello che posso dire è che abbiamo rotto la sospensione quando eravamo a 200 metri da Loeb…”. Ora è 22°.
      
    Per la cronaca, la tappa è stata dominata dallo squadrone del Toyota Gazoo Racing con i suoi Hilux. Il leader della classifica, Al Attyah ha marcato stretto il l rivale più pericoloso, Loeb su BRX, e così ci ha pensato il sudfricano Lategan a vincere proprio sul francese e l’argentino Alvarez. Il leader qatariota ha chiuso sesto perdendo appena 3’da Loeb. Il “merito” è della penalità di 5 ore inflitta all’altro alfiere Toyota, De Villers colpevole di aver “centrato” il terzo motociclista in cinque giorni di gara. Una bella mira, davvero. LEGGI TUTTO