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    MotoGp: allenamento sui kart per Marc e Alex Marquez

    ROMA – È una pratica che sempre più sta prendendo piede tra i piloti di MotoGp. E così anche Alex Marquez e Marc Marquez scendono in pista a bordo dei kart per prepararsi al meglio in vista della prossima stagione. Per l’otto volte campione del mondo si tratta della prima volta su questo mezzo, utilizzato perlopiù nelle categorie giovanili delle quattro ruote. Sono stati infatti Alex Rins e Joan Mir a sperimentare per primi le corse coi kart durante le settimane prima dei test ufficiali. Si tratta di una preparazione che va a stimolare maggiormente gli arti superiori e la zona cervicale e per questo può essere molto faticosa da portare avanti nel lungo periodo.
    Il commento di Marc
    Di tre anni più grande rispetto a suo fratello, Marc Marquez deve fare ancora i conti con la diplopia diagnosticata sul finire della scorsa stagione. Il pilota spagnolo della Honda spera però di arrivare ai test di Sepang (5-6 febbraio) il più possibile in forma per affrontare meglio la prossima MotoGp. Nel frattempo, però, ci si diverte a derapare in pista: “È la mia prima volta su un kart – ha detto Marc Marquez su Twitter – è stato molto bello. Ma devo ammettere che l’accumulo di lavoro si è fatto sentire”. La stagione che verrà potrebbe essere importante anche per Alex Marquez. Il 25enne, dopo le vittorie iridate in Moto3 e in Moto2, è alla sua terza annata in classe regina, la seconda per il team LCR Honda Castrol. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Mir: “Non serve schierare in pista altre due moto”

    ROMA – La scorsa stagione di MotoGp è stata avida di emozioni per Joan Mir, campione del mondo nel 2020 in piena pandemia da Covid-19. Con la Suzuki messa più volte in crisi da Fabio Quartararo, poi campione del mondo, le voci su un eventuale passaggio in Honda del pilota maiorchino aumentano a meno di due mesi dalla gara in Qatar, che darà il via alla prossima stagione. Così come cresce, attorno all’ambiene Suzuki, la possibilità di andare a fondare un team satellite, opzione che Mir, dai microfoni di “SpeedWeek.com”, ha respinto: “Questo non rappresenta una priorità. È invece importante che i due piloti ufficiali ricevano il materiale migliore. Se non riesci a mantenere un certo standard, allora non ha senso schierare in griglia due moto in più”.
    Le parole di Mir
    Così come, d’altronde, Mir ha respinto i rumor che lo vogliono lontano dalla Suzuki: “Le persone che sostengono questo non capiscono nulla di corse. Gli altri, invece, che seguono i Gran Premi e conoscono il mondo delle due ruote, hanno un’opinione differente”. Con i soli sei podi nel 2021 ormai alle spalle, il pilota spagnolo spera di avere più soddisfazioni durante la prossima stagione: “Mi aspettavo di raccogliere qualcosa in più, ma quest’anno starò meglio. Ho solo 24 anni e la mia carriera è in crescendo”, ha concluso il pilota dell Suzuki. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Mir: “Team satellite Suzuki? Ora non ha senso”

    ROMA – Dopo la vittoria nel mondiale MotoGp del 2020, Joan Mir ha raccolto ben poco nella scorsa stagione in classe regina. Con la Suzuki messa più volte in crisi da Fabio Quartararo, poi campione del mondo, le voci su un eventuale passaggio in Honda del pilota maiorchino aumentano a meno di due mesi dalla gara in Qatar, che darà il via alla prossima stagione. Così come cresce, attorno all’ambiene Suzuki, la possibilità di andare a fondare un team satellite, opzione che Mir, dai microfoni di SpeedWeek.com, ha respinto: “Questo non rappresenta una priorità. È invece importante che i due piloti ufficiali ricevano il materiale migliore. Se non riesci a mantenere un certo standard, allora non ha senso schierare in griglia due moto in più”.
    Le parole di Mir
    Così come, d’altronde, Mir ha respinto i rumor che lo vogliono lontano dalla Suzuki: “Le persone che sostengono questo non capiscono nulla di corse. Gli altri, invece, che seguono i Gran Premi e conoscono il mondo delle due ruote, hanno un’opinione differente”. Il pilota spagnolo è dunque pronto a lasciarsi alle spalle il 2021, che ha portato con sé solo sei podi e nessuna vittoria: “Mi aspettavo di raccogliere qualcosa in più, ma quest’anno starò meglio. Ho solo 24 anni e la mia carriera è in crescendo”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Dovizioso: “Fondamentale subentrare l'anno scorso”

    ROMA – Andrea Dovizioso è intervenuto durante la presentazione del team RNF WITHU Yamaha, l’erede di Petronas in MotoGp, guidato dal team principal Razlan Razali. “Subentrare l’anno scorso è stato difficile, ma è stato fondamentale per i test di fine anno – ha detto l’ex Ducati -. Abbiamo potuto dare maggiore feedback alla squadra e agli ingegneri, per lavorare il più possibile in inverno e arrivare pronti ai test in Malesia. Non è stato facile, perché è stato un cambiamento grosso, ma era fondamentale per me conoscere il team e la moto”. Il forlivese, rientrato in classe regina al termine della scorsa estate, tornerà a disputare una stagione dall’inizio dopo l’addio a fine 2020. Per Dovi si tratta della ventesima stagione nel Motomondiale: “Vent’anni sono tanti, c’è tanta esperienza. Da un lato è positivo, perché ti evita di fare alcuni errori, da un altro lato l’esperienza può anche condizionarti, quindi bisogna essere molto bravi a gestire bene questi due aspetti. Binder? E’ normale che il suo salto dalla Moto3 alla MotoGp sia enorme. Il primo test a Jerez è stato un po uno shock. A me piace parlare con i piloti, quindi mi fa solo piacere aiutare. La MotoGp di oggi è particolare perché sono tutti vicini, quindi bisogna stare molto tranquilli e non guardare troppo la posizione. Bisogna cercare di fare i propri step perché è il modo migliore per progredire continuamente”.
    L’entusiasmo di Binder
    Anche Darryn Binder, che dividerà il box con Dovizioso, ha parlato durante la presentazione: “Arrivare dalla Moto3 è un grande passo, ringrazio il team per l’opportunità. Dovizioso è fantastico, ha tanta esperienza e non vedo l’ora di lavorare a fianco a lui e imparare tante cose. È un sogno che si avvera, mi è sempre mancato qualcosa per fare il salto. Ora solo qui e mi godo ogni momento. Il mio stile di guida deve essere migliorato, devo usare i freni con attenzione. In Moto3 vuoi solo aprire il gas ma in MotoGp devi pensare di più. L’obiettivo è migliorare, senza mettersi in testa ambizioni che possano destabilizzare l’ambiente e il team”. LEGGI TUTTO

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    MotoGp: si presenta la scuderia WithU Yamaha RNF

    ROMA – Al Teatro Filarmonico di Verona va in scena la prima del team di MotoGp WithU Yamaha RNF Racing. I piloti della scuderia satellite saranno Andrea Dovizioso e il sudafricano Darryn Binder, al suo primo anno tra i grandi. Nasce così ufficialmente la nuova scuderia satellite della Yamaha, con Razlan Razali, manager malese, nel ruolo di team principal e con Wilco Zeelemberg nelle vesti di team manager. “Non vediamo l’ora di iniziare – ha detto l’olandese -. Abbiamo chiuso una porta e ora si aprono nuove opportunità per fare sempre meglio. Inizieremo tutto da capo, ma allo stesso tempo vogliamo fare bene nella prossima stagione”.
    Verso Sepang
    Andrea Dovizioso, che l’anno prossimo – dopo l’addio di Valentino Rossi – sarà il pilota più anziano in griglia, correrà per la quindicesima stagione in MotoGp, la ventesima, contando anche le categorie minori. Il pilota italiano viene da un 2021 iniziato lontano dalle corse, poi il 35enne è rientrato nel paddock dopo l’addio di Maverick Vinales allla Yamaha. Discorso diverso invece per Darryn Binder. Il fratello minore di Brad Binder, a 24 anni, non ha mai vinto un titolo mondiale. Il sudafricano, dopo sette stagioni in Moto3 con piazzamenti mai andati oltre la settima piazza finale, è chiamato ora al salto di qualità. Nel Teatro Filarmonico di Verona è stato alzato anche il drappo sulle livree delle moto. Per quanto riguarda invece il materiale nella sua interezza, lo stesso team rende noto che il pacchetto gara è in volo per raggiungere Sepang, dove sono in agenda i test ufficiali del 5 febbraio prossimo. LEGGI TUTTO

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    MotoGp: presentato il team WithU Yamaha RNF

    ROMA – Al Teatro Filarmonico di Verona si alza il sipario sul team di MotoGp WithU Yamaha RNF Racing. La coppia di piloti è formata da Andrea Dovizioso e dal sudafricano Darryn Binder, al suo primo anno tra i grandi. Nasce così ufficialmente la nuova scuderia satellite della Yamaha, con Razlan Razali, manager malese, nel ruolo di team principal e con Wilco Zeelemberg nelle vesti di team manager. “Non vediamo l’ora di iniziare – ha detto l’olandese -. Abbiamo chiuso una porta e ora si aprono nuove opportunità per fare sempre meglio. Inizieremo tutto da capo, ma allo stesso tempo vogliamo fare bene nella prossima stagione”.
    Un nuovo inizio
    Andrea Dovizioso, che l’anno prossimo – dopo l’addio di Valentino Rossi – sarà il pilota più anziano in griglia, correrà per la quindicesima stagione in MotoGp, la ventesima, contando anche le categorie minori. Il pilota italiano viene da un 2021 iniziato lontano dalle corse, poi il 35enne è rientrato nel paddock dopo l’addio di Maverick Vinales allla Yamaha. Discorso diverso invece per Darryn Binder. Il fratello minore di Brad Binder, a 24 anni, non ha mai vinto un titolo mondiale. Il sudafricano, dopo sette stagioni in Moto3 con piazzamenti mai andati oltre la settima piazza finale, è chiamato ora al salto di qualità. A Verona sono state svelate inoltre le livree delle moto, mentre tutto il materiale è già in viaggio verso Sepang, in attesa dei test ufficiali del 5 febbraio prossimo. LEGGI TUTTO

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    BMW CE 04, il test: scooter elettrico dal design futuristico

    Quando BMW ha annunciato la produzione del suo CE 04, lo scooter elettrico che sin da subito ha fatto parlare per il suo design futuristico, ha anche mandato un chiaro segnale sulla propria volontà di perseguire una direzione ben precisa: la gamma urbana presto dirà addio alla benzina. Tornando al nuovo modello, questo fa tesoro dell’esperienza che la Casa bavarese ha acquisito nel settore automobilistico e con il C-Evolution, oltre a colpire immediatamente per il suo aspetto. Ecco le nostre impressioni.

    Dopo averlo osservato molto attentamente ci sentiamo di esporci con tre considerazioni che potrebbero giustificare il massimo dei voti per il design del BMW CE 04. In primo luogo è innovativo nella vista d’insieme e in ogni dettaglio mostrando per giunta una cura che siamo abituati a vedere su automobili di fascia premium. In secondo luogo, e non è poco, è immediatamente riconoscibile, non può essere confuso con nient’altro. Terzo punto a suo favore, questo design invecchia di colpo le linee di qualsiasi altro scooter. A tutto questo c’è da aggiungere un altro aspetto: non solo il CE 04 non lascia indifferenti, ma divide ed estremizza le opinioni. Da un lato c’è chi lo trova geniale, bellissimo, dall’altro tutti quelli a cui risulta indigesto o meglio incomprensibile. Questo è il primo elemento che ne denota una forte personalità e lo consideriamo un merito. Riteniamo che il design riuscito non sia per forza quello che mette tutti d’accordo, ma possa essere quello che si spinge quel tanto in avanti da rompere gli schemi. In questo caso arriva a braccetto di una struttura che è del tutto diversa da quella di uno scooter tradizionale e anche del primo scooter elettrico BMW, il C-Evolution. È proprio grazie a quest’architettura che il team di Edgar Heinrich, Head of Design BMW Motorrad, è riuscito a modellare nuovi volumi, a toglierli completamente dalla parte posteriore e a spostare più centralmente quello del vano sottosella con l’originalissima apertura laterale. E a proposito di sella: avete mai visto nulla di simile? Per la prima volta in uno scooter la sella diventa un elemento caratterizzante e appare sospesa, “galleggiante” per citare il comunicato stampa. Infine sul frontale troviamo elementi meno di rottura ma perfettamente integrati e funzionali. Alla prova dei fatti queste linee si rivelano, con poche eccezioni, anche pratiche, come vedremo nella paragrafo sull’ergonomia. Perché allora non diamo un bel 10? Per un paio di dettagli che in un altro design probabilmente neppure noteremmo, ma che qui finiscono per essere leggermente sottotono. Ci riferiamo al parafango posteriore, che avremmo visto bene più avvolgente (dato che assente purtroppo sarebbe stato impossibile) e alla cover del monoammortizzatore posteriore che alla fine ci lascia quella sensazione di “finzione scenica” che è un po’ un peccato. Ad ogni modo quello del CE 04 è un design pazzesco. VOTO 9,5

    Architettura tutta nuova

    Come anticipato, l’architettura del CE 04 è tutta nuova e non ha nulla in comune con il precedente C-Evolution. Questo è stato possibile con un trasferimento di know-how e tecnologia dalla sezione automobilistica della Casa dell’elica che come sappiamo è tra le principali attrici della transizione elettrica delle quattro ruote. C’è una visione molto chiara anche per le due ruote e Markus Schramm (Head of BMW Motorrad), l’ha ribadito proprio introducendo egli stesso il CE 04: nei prossimi due anni vedremo altri modelli elettrici e presto tutta la gamma urban di BMW sarà elettrica. In futuro arriveranno anche moto, ma l’elettrificazione chiave è quella che riguarda il commuting urbano e se il C-Evolution ha rappresentato il primo passo, è il CE 04 a segnare la svolta decisiva, ad essere una pietra miliare. Lo fa ripensando alla posizione stessa di batteria e motore. La prima si trova nel pianale, protetta da un case di alluminio ed è un’unità da 8,9 kWh per un’autonomia dichiarata di 130 km. La sua forma ha consentito di porla al centro definendo il layout complessivo. Il motore a magneti permanenti da 42 CV (31 kW) è montato subito dietro ed è, di fatto, un terzo del motore sviluppato per l’auto. Può essere scelto anche in versione A1, con potenza limitata a 31 CV (23 kW). Sopra il motore si trovano l’inverter e tutta l’elettronica di gestione. Di serie il CE 04 viene equipaggiato con un caricatore a 2,3 kW che richiede 4 ore e 20 minuti per una ricarica da 0 al 100%. I tempi si riducono ad 1 ora e 40 minuti con il caricatore opzionale da 6,9 kW che, però, costa 900 euro ed è il motivo per cui non diamo il massimo dei voti ai contenuti tecnici. Anche il Dynamic Traction Control è optional, ma di serie c’è comunque l’Automatic Stability Control che limita la coppia in relazione allo slittamento del motore e, credeteci, che può essere utile visto lo scatto bruciante del CE 04. Tre i classici Riding Mode (“Eco”, “Rain” e “Road”) al quale si può aggiungere il “Dynamic” per avere una risposta ancora più sportiva. Il telaio è in tubi di acciaio e in un pezzo unico e le ruote sono da 120/70-15″ e 160/60-15″. L’impianto frenante ha ovviamente di serie un ABS di ultima generazione, ma anche qui per avere l’ABS Pro in grado di gestire al meglio la frenata in curva grazie al sensore di banking, bisogna attingere ai pacchetti opzionali. La fanaleria è full LED con funzioni adattive sempre in optional. Non possiamo che concludere con lo schermo TFT da 10,25″ a colori, lo stesso della R1250 RT: grande, leggibile, consente di vedere le mappe grazie al collegamento con lo smartphone che si può riporre comodamente nell’apposito cassettino ventilato con uscita USB-C. L’applicazione di gestione fornita da BMW è gratuita e non sono previsti futuri piani di abbonamento e questa è cosa buona. In estrema sintesi da un punto di vista tecnico il CE 04 rappresenta lo stato dell’arte dello scooter elettrico. VOTO 9

    Ergonomia

    Il BMW CE 04 è originale anche nella posizione di guida, a metà strada tra un maxi scooter e una moto cruiser ma con molta più possibilità di movimento per il pilota grazie alla sella dritta e piatta che per certi versi ci ricorda quella di una enduro. Rispetto a questa, però, è indubbiamente più morbida e accogliente già nella versione standard senza parlare della versione comfort (+ 250 euro). Oltre alla diversa schiuma si può sceglierne anche la forma perché è disponibile con uno schienalino basso ma sufficiente a contenere le terga nelle accelerazioni. Lo si può scegliere in posizione più avanzata o arretrata ottenendo così più o meno spazio per il passeggero. In ogni caso lo raccomandiamo perché nelle partenze al semaforo può aiutare. A proposito di passeggero va sottolineato che non ha alcun appiglio e alcun contenimento posteriore, quindi… attenti a non perderlo per strada. Tornando al pilota, invece, la seduta oltre ad essere bassa (780 mm da terra) è anche stretta e questo agevola non poco l’appoggio dei piedi. Nelle manovre, poi, si può ricorrere alla retromarcia, quindi niente paura: i 231 kg di peso, una quindicina in più rispetto ad un omologo a benzina, non rappresentano un problema e la stampella laterale funge anche da utile freno di stazionamento. La protezione aerodinamica dello scudo anteriore è buona per le gambe, praticamente assente dal petto in sù. Il piccolo deflettore anteriore ha poco più che una funzione estetica ma a meno che non dobbiate affrontare quotidianamente trasferimenti veloci sopra i cento orari forse non sentirete il bisogno del plexiglass maggiorato in optional. La pedana riserva infine poco spazio laterale per i piedi che possono però muoversi avanti e indietro. La criticità che abbiamo notato è che la caviglia è spesso a contatto con le plastiche verniciate e riteniamo che possa facilmente rigarle. Nulla da eccepire sulla posizione del manubrio, la piega è naturale ed un buon compromesso tra comfort e dinamicità. Chiudiamo con un accenno al vano sottosella: può contenere un casco integrale e si riesce a sfruttare bene, troviamo fantastico l’accesso laterale che non obbliga a scendere di sella. Di contro non è il massimo della capienza e oltre al casco, ad esempio, non ci sta il nostro bel cavo di ricarica. L’altro sportellino presente è quello ventilato per lo smartphone, troppo piccolo per qualsiasi altra cosa. VOTO 7

    Prestazioni

    L’assenza di volumi posteriori fa apparire la ruota posteriore del CE 04 ancora più lontana e di conseguenza l’interasse sembra lunghissimo. In effetti 1.675 mm non sono pochi (per avere un riferimento il TMax segna 1.575 mm) e il CE 04 è indiscutibilmente lungo. Se questo è un vantaggio in termini di stabilità sul veloce e anche di trazione – cosa quest’ultima particolarmente apprezzabile viste le doti del motore elettrico – porta però a supporre che il CE 04 sia un veicolo goffo nello stretto e difficile da manovrare. Possiamo rassicurarvi che non è affatto così. Benché non sia di certo paragonabile ad un ciclomotore, risulta molto più maneggevole di quanto si pensi grazie al baricentro basso, all’assenza di pesi extra sul posteriore e ad un ottimo bilanciamento complessivo oltre che a sospensioni che funzionano a dovere. C’è tanto raggio di sterzo e alla fine lo si riesce a infilare ovunque, tra le auto in colonna così come in uno slalom tra gli alberi mentre cercate parcheggio. Abbiamo accennato alle doti del motore: spinge forte raggiungendo i 50 km/h in 2,6 secondi, è reattivo e ben gestito dall’elettronica. Risulta davvero piacevole, grazie ad un comfort di marcia che un endotermico può solo sognare, ma è anche esaltante quando si ruota la manetta. Oltre ad accelerazione e trazione a sorprendere è il freno motore, non abbiamo mai sentito nulla del genere. Il suo intervento è tale che presto si impara a non usare più i freni neppure in discesa. La guida tra le curve è più fisica rispetto a quella di uno scooter, bisogna buttarlo giù con più forza, ma ricambia con tanta stabilità e in questo ricorda più una cruiser. Si scende di sella pensando proprio se abbia senso chiamarlo scooter. VOTO 8

    Quanto costa

    Di qualità, come detto, ce n’è davvero tanta e non esiste un prodotto assimilabile, per giunta elettrico, con cui fare un confronto sensato. Certo, ci sono scooter premium in grado di viziare il loro acquirente come Yamaha TMax o Honda X-Adv e il cui prezzo non si discosta poi molto da quello del CE 04 che dalla sua può vantare una tecnologia al momento unica e una richiesta inferiore rispetto al suo predecessore. Questo per dire che tutto sommato il cartellino da 12.550 euro che BMW ha appeso al suo manubrio potrebbe essere giustificabile. Insomma è costoso ma non è caro. Tuttavia è sin troppo facile veder lievitare questo prezzo con le tante possibilità in opzione, alcune delle quali certo ci sarebbe piaciuto vedere già di serie. Per la versione Avantgarde (vernice Magellan Grey Metallic, windscreen arancione e sella bicolore nero/arancio) si aggiungono 240 euro e 250 euro è il costo delle selle comfort. Per il City Pack ci vogliono 800 euro e 350 in più per il Pro Pack. E poi si può aggiungere la borsa laterale o altre personalizzazioni: come sappiamo l’appetito vien mangiando e in BMW questo lo sanno bene. VOTO 7

    Considerazioni finali

    Guarda la galleryBMW CE 04: il test

    Il nuovo CE 04 è un prodotto premium destinato a diventare un riferimento sotto ogni punto di vista, da quello stilistico a quello tecnico e prestazionale. Ha personalità da vendere, si guida bene nonostante la mole e l’interasse e potrebbe persino diventare un oggetto di culto. Gli manca giusto tanto così da ottenere la nostra lode: un po’ di spazio in più per i piedi e il quick charger compreso nel prezzo. Siamo incontentabili, lo sappiamo. VOTO FINALE 8,1 LEGGI TUTTO

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    Nissan Juke Kiiro, il crossover si tinge di giallo per The Batman

    Batman si gode la sua Nissan Juke. Ma i fan dell’Uomo Pipistrello stiano tranquilli. Il supereroe di Gotham non ha deciso all’improvviso di combattere il crimine al volante del crossover giapponese. La Batmobile rimarrà nel suo garage. O meglio, nella Bat-caverna.. Ma la partnership stipulata tra la Casa nipponica e la Warner Bros in occasione del nuovo film “The Batman”, in uscita nelle sale italiane il prossimo 3 marzo, e la campagna mediatica a essa correlata, ha fatto sì che venisse realizzata una nuova versione del modello: è Nissan Juke Kiiro, realizzata in sole 5.000 unità, di cui 250 destinate al mercato italiano.Guarda la galleryNissan Juke Kiiro
    Il nuovo colore è… limone
    “Kiiro” in giapponese vuol dire “giallo”. È quello il colore che spicca nello stile della nuova vettura, nonostante non sia quello predominante. La caratteristica principale dell’inedita variante di Juke è infatti il design accattivante e dedicato a chi cerca un look particolare. Il colore degli esterni è Ceramic Grey, che ben contrasta con il Black del tettuccio: il tutto è impreziosito dai dettagli di colore Spiced Lemon sulle finiture del paraurti anteriore e posteriore e sulle modanature laterali: ecco il Kiiro (il giallo) suggerito nel nome. I cerchi in lega da 19″, ripresi dalla versione top di gamma Tekna, sono adesso verniciati in total Black, mentre le calotte degli specchietti e la linea spiovente del tetto mostrano un nuovo motivo grafico che sfuma verso la zona posteriore.
    Com’è l’abitacolo
    All’interno spiccano i sedili sportivi Monoform in tessuto Black con inserti in pelle sintetica e impunture Spiced Lemon. Il bracciolo centrale, la console, le portiere anteriori e il poggia-ginocchia sono invece rivestiti in pelle sintetica Black. Il nome dell’auto è invece riportato su un badge posizionato sulla console centrale, vicino alla leva del cambio.
    Motori, non cambia nulla
    A livello di motorizzazione, non cambia nulla. Juke Kiiro ha un motore turbobenzina che eroga una potenza di 114 cv e 200 Nm di coppia, abbinato a un cambio manuale a sei rapporti – in opzione una trasmissione automatica a doppia frizione con leve del cambio al volante -. A livello di dotazioni, ecco frenata di emergenza intelligente con riconoscimento di pedoni e ciclisti, cruise control con comandi al volante, riconoscimento segnaletica stradale e il sistema di avviso e intervento cambio corsia involontario. L’infotainment è affidato al sistema NissanConnect, che permette ai passeggeri di utilizzare Apple CarPlay o Android Auto per riprodurre sul display touchscreen integrato da 8″ le proprie app preferite.
    The Batman, la Batmobile svelata sui social da Matt Reeves LEGGI TUTTO