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    MotoGp, Gp Germania: bene le Ducati nelle libere 2, Bagnaia davanti a Marini e Miller

    CHEMNITZ – Pecco Bagnaia è il più veloce nella seconda sessione di prove libere al Gran Premio di Germania, decimo appuntamento stagionale della MotoGp. Il pilota italiano, al Sachsenring, firma il crono di 1:20.018 e precede altre due Ducati, guidate da Luca Marini (team VR46) e dal compagno di squadra di Pecco, Jack Miller. Quarto crono per un ottimo Aleix Espargaro, che con la sua Aprilia precede le due Ducati del team Pramac guidate da Johann Zarco e Jorge Martin.
    Gli altri piloti
    Settimo tempo per il campione in carica Fabio Quartararo, davanti a Maverick Vinales e Fabio Di Giannantonio, rispettivamente in ottava e nona posizione, mentre a chiudere la top ten c’è la Suzuki di Joan Mir davanti al compagno di squadra Alex Rins. Ancora leggermente attardato Enea Bastianini, che chiude la seconda sessione con il tredicesimo crono. LEGGI TUTTO

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    Mario Andretti, italiano, americano: il campione di F1 che non dimentica

    TORINO – (e.e.) Mario Andretti è stato l’ultimo italiano a vincere il Mondiale di Formula 1. Ufficialmente con licenza americana, ma se provate a dire che lui non ha vinto da italiano vi potrebbe fare del male. Mario Andretti iridato nel 1978 con la Lotus, Mario Andretti che prese il passaporto Usa nel 1964, Mario Andretti costretto a lasciare tutto da piccolo, la casa, i giochi, gli abiti a Montona, in Istria, nel Dopoguerra, obbligato a scappare perché il suo paese era entrato a far parte della Jugoslavia. Mario Andretti che finì in un campo profughi in Italia, a Lucca, con la sua famiglia e l’amato gemello Aldo. Mario Andretti e i suoi che emigrarono da Genova negli States con i motori nel sangue. Mario Andretti che diventò un grande, e con lui i discendenti, tutti piloti di livello, compresi i nipoti. Ebbene, nell’anniversario dell’approdo americano, Mario Andretti pubblica un post da leggere: «Poco prima dell’alba, 67 anni fa, il 16 giugno 1955, la nostra nave arrivò oltre la Statua della Libertà nel porto di New York. Era il 21esimo compleanno di mia sorella Anna Maria e il giorno in cui abbiamo iniziato la nostra vita in America. È stato un viaggio di 11 giorni sul transatlantico italiano Conte Biancamano. Ecco la ricevuta per noi 5. Quello che ricordo più vividamente quel giorno è mia sorella che canta l’inno nazionale americano e quanto fossero colorate le macchine e i taxi». Era l’inizio di una nuova incredibile vita. Che ci regalò Mario Andretti campione. E l’uomo che non dimentica mai. LEGGI TUTTO

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    MotoGp: le Ducati comandano le libere 1 in Germania, Miller precede Bagnaia

    CHEMNITZ – Jack Miller è il più veloce nella prima sessione di prove libere al Gran Premio di Germania, decimo appuntamento stagionale della MotoGp. Il pilota australiano, con il crono di 1:21.479, precede il compagno di squadra in Ducati Pecco Bagnaia al Sachsenring, dove il terzo posto della classifica tempi è occupato dalla Yamaha del campione in carica Fabio Quartararo. Quarto tempo per Johann Zarco, davanti alla Honda di Takaaki Nakagami e all’Aprilia di Aleix Espargaro.
    Gli altri tempi
    Settimo tempo per Luca Marini, che precede un ottimo Andrea Dovizioso e Jorge Martin, rispettivamente in ottava e nona posizione. A chiudere la top ten c’è la Honda del team LCR di Alex Marquez, davanti a Maverick Vinales e Pol Espargaro. Sedicesimo crono, invece, per Enea Bastianini davanti al compagno di squadra Fabio Di Giannantonio. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Bagnaia: “Proverò a recuperare per il titolo, quest'anno ho più tempo”

    CHEMNITZ – Pecco Bagnaia ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del Gran Premio di Germania, valevole per la decima tappa del Mondiale 2022 di MotoGp. Il ducatista, reduce dallo zero in Catalogna dopo l’incidente alla prima curva, vuole tornare a macinare punti per continuare a sognare il titolo. “La lotta al Mondiale? L’anno scorso dovevo recuperare tanti punti in poche gare – ha detto -. Quest’anno ho più tempo quindi mantengo le mie ambizioni anche se non sarà un’impresa così semplice. Proveremo a recuperare. Quartararo è più forte ma noi possiamo farci valere. L’anno scorso abbiamo iniziato con un tipo di lavoro diverso. Ora abbiamo cambiato un po’ la mentalità del team rispetto al passato, abbiamo fatto un ottimo lavoro. Miller? Ha fatto bene, ha dato una grande mano alla Ducati”.
    Espargaro sull’errore di Barcellona
    Anche Aleix Espargaro ha parlato in conferenza, tornando sull’errore che gli è costato tre posizioni a Barcellona: “Cercherò di dimenticare quanto prima l’errore, ma questa volta sarà difficile. Domenica non sono riuscito a dormire, ero arrabbiato con me stesso. Continuavo a pensare a quell’errore così ho deciso di fare una gita a Disneyland con i miei figli e sono riuscito a non pensarci più. Queste ultime due gare prima della pausa estiva sono molto importanti, spero di riuscire a guadagnare un po’ di punti per arrivare bene alla pausa estiva. Obiettivo? Cercherò di lottare per il podio sia qui sia ad Assen. Penso di essermi meritato delle belle vacanze quest’anno”.  LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Bagnaia: “Titolo? Ho tempo per recuperare”

    CHEMNITZ – “La lotta al Mondiale? L’anno scorso dovevo recuperare tanti punti in poche gare. Quest’anno ho più tempo quindi mantengo le mie ambizioni anche se non sarà un’impresa così semplice. Proveremo a recuperare. Quartararo è più forte ma noi possiamo farci valere”. Pecco Bagnaia ha parlato così in conferenza stampa alla vigilia del Gran Premio di Germania, decimo appuntamento stagionale della MotoGp. Il ducatista, reduce dallo zero in Catalogna dopo l’incidente alla prima curva, vuole tornare a macinare punti per continuare a sognare il titolo. “L’anno scorso abbiamo iniziato con un tipo di lavoro diverso – ha detto -. Ora abbiamo cambiato un po’ la mentalità del team rispetto al passato, abbiamo fatto un ottimo lavoro. Miller? Ha fatto bene, ha dato una grande mano alla Ducati”.
    Le parole di Espargaro
    Anche Aleix Espargaro ha parlato in conferenza, tornando sull’errore che gli è costato tre posizioni a Barcellona: “Cercherò di dimenticare quanto prima l’errore, ma questa volta sarà difficile. Domenica non sono riuscito a dormire, ero arrabbiato con me stesso. Continuavo a pensare a quell’errore così ho deciso di fare una gita a Disneyland con i miei figli e sono riuscito a non pensarci più. Queste ultime due gare prima della pausa estiva sono molto importanti, spero di riuscire a guadagnare un po’ di punti per arrivare bene alla pausa estiva. Obiettivo? Cercherò di lottare per il podio sia qui sia ad Assen. Penso di essermi meritato delle belle vacanze quest’anno”.  LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Miller: “Mi mancheranno Ducati e Bagnaia. Sono felice della KTM”

    CHEMNITZ – Jack Miller ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del Gran Premio di Germania, valevole per la decima tappa del Mondiale 2022 di MotoGp. Il pilota australiano lascerà la Ducati dopo cinque anni (di cui tre con il team Pramac) per trasferirsi in KTM. “Addio alla Ducati? Bagnaia e tutto lo staff mi mancheranno – ha detto -, ma ci sono ancora tante gare in questa stagione e tante cose da fare insieme. Prima dell’annuncio ho provato a spiegare a tutti cosa stava succedendo. Devo ammettere che vestire il rosso della Ducati era uno dei miei desideri quindi lasciarlo sarà una forte emozione. Ma ho altri progetti per il futuro”.
    Sul futuro
    “Sono molto felice del mio accordo con KTM, sono molto soddisfatto perché l’opportunità è davvero grande – ha aggiunto Miller parlando della sua prossima destinazione -. Credo sia positivo anche per cambiare un po’ ambiente, sono in Ducati da tanti anni e l’esperienza è stata eccezionale. Sono grato di quello che mi hanno insegnato, anche se ho avuto alti e bassi. Ora ho sposato un progetto con tanta dignità, con gente che ha voglia di vincere”. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Miller: “Bagnaia e la Ducati mi mancheranno”

    CHEMNITZ –  “Addio alla Ducati? Bagnaia e tutto lo staff mi mancheranno, ma ci sono ancora tante gare in questa stagione e tante cose da fare insieme”. Jack Miller ha parlato così durante la conferenza stampa alla vigilia del Gran Premio di Germania, decimo appuntamento stagionale della MotoGp. Il pilota australiano lascerà la Ducati dopo cinque anni (di cui tre con il team Pramac) per trasferirsi in KTM. “Prima dell’annuncio ho provato a spiegare a tutti cosa stava succedendo – ha detto -. Devo ammettere che vestire il rosso della Ducati era uno dei miei desideri quindi lasciarlo sarà una forte emozione. Ma ho altri progetti per il futuro”.
    Sulla KTM
    “Sono molto felice del mio accordo con KTM, sono molto soddisfatto perché l’opportunità è davvero grande – ha aggiunto Miller parlando della sua prossima destinazione -. Credo sia positivo anche per cambiare un po’ ambiente, sono in Ducati da tanti anni e l’esperienza è stata eccezionale. Sono grato di quello che mi hanno insegnato, anche se ho avuto alti e bassi. Ora ho sposato un progetto con tanta dignità, con gente che ha voglia di vincere”. LEGGI TUTTO

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    Nba Finals, vince Golden State: tutto quello che c’è da sapere

    Golden State Warriors e Boston Celtics, il verdetto finale è arrivato: mai come quest’anno le Nba Finals (visibili in diretta su NOW e raccontate dalla squadra di Sky Sport NBA) sono state all’insegna dello spettacolo con continui capovolgimenti di fronte, rimonte in salsa epica e sfide che si decidono al fotofinish. Da una parte c’era la storia del basket a stelle e strisce, i Boston Celtics, una delle franchigie simbolo della pallacanestro statunitense; dall’altra il recente passato, il presente e il futuro della palla a spicchi ‘made in Usa’, i Warriors del mentore Steve Kerr. Ma non è tutto: Golden State-Boston è stata la sfida tra due mostri sacri del basket americano tra gli anni ‘50 e ‘60, Bill Russell e Wilt Chamberlain, e la supersfida odierna, quella tra Stephen Curry e Jayson Tatum, che ha tenuto tutti gli appassionati con il fiato sospeso. Si è dovuti arrivare a Gara-6 per emettere il verdetto finale: il trionfo dei Warriors che si sono portati sul 4-2.
    Warriors e Celtics: tutte le strade portano…alle Finals
    Se qualcuno, lo scorso novembre, avesse scommesso un solo penny sui Boston Celtics alle Nba Finals, sarebbe stato facilmente etichettato come pazzo squilibrato. Era l’ottobre del 2021 quando la franchigia del Massachusetts navigava nelle cattive acque della Eastern Conference con un record da brividi: 18 vittorie e ben 21 sconfitte nelle prime 39 gare della stagione in regular season. A gennaio, però, la stagione di Boston svolta: coach Ime Udoka compatta ambiente e gruppo e i Celtics si trasformano. La regular season si chiude con un clamoroso record di 51-31 e un insperato secondo posto a Est, alle spalle dei Miami. Heat Da qui la cavalcata trionfale ai playoff: sweep con i Brooklyn Nets al primo turno, 4-3 al cardiopalma ai quarti di finale contro i Bucks campioni in carica e apoteosi a Miami, in gara-7, contro gli Heat dello spauracchio Jimmy Butler. Se il cammino dei Celtics fino alle Finals assume tutte le sembianze di una gloriosa cavalcata, più lineare e meno arduo è il percorso stagionale dell’altra finalista, Golden State. I Warriors di coach Steve Kerr, terzi a Ovest con un record di 53-29, hanno letteralmente “passeggiato” nel post-season: 4-1 al primo turno ai Nuggets, 4-2 rifilato ai Grizzlies ai quarti di finale e 4-1 in semifinale con i Dallas Mavericks che poco hanno potuto contro lo strapotere di Steph Curry e Kyle Thompson.
    Nba Finals: la storia diceva Celtics
    Esisteva un solo precedente tra le due franchigie alle Finals e sorride a Boston. Era la stagione 1963-1964 e i Celtics di coach Red Auerbach infliggono una sonora lezione agli, allora, San Francisco Warriors. Dopo le prime due partite vinte in scioltezza dai Celtics con i 59 punti complessivi di Samuel Jones, la serie si sposta a San Francisco con i Warriors che riaprono i giochi in gara-3 con la doppia doppia (35 punti e 25 rimbalzi) di Wilt Chamberlain. In gara-4, nel catino infernale del ‘Cow Palace’ di Daly City, tutti si aspettano il pareggio nella serie dei padroni di casa, galvanizzati dal trionfo nel terzo game ma i Celtics ammutoliscono i quasi 15mila spettatori dell’impianto californiano. Sontuosa la prova del solito Bill Russell che limita il più possibile lo strapotere tecnico e fisico di Wilt Chamberlain e spegne ogni velleità della franchigia californiana. L’happy end-Celtics arriva il 26 aprile 1964: al Boston Garden, il 105-99 finale chiude la serie sul 4-1 e vale alla franchigia del Massachusetts il settimo titolo. Cinquantotto anni dopo, la storia si ripete e si gioca ancora una volta per l’anello: i Celtics sognavano il loro 18esimo titolo per staccare i Lakers e diventare così la squadra più titolata d’America. Golden State invece ha ottenuto il quarto anello in otto stagioni, il settimo complessivo (ultimo trionfo nel 2018, 4-0 in finale ai Cavs di LeBron James). Nell’ultima regular season invece il bilancio tra le due finaliste è in perfetta parità: il 18 dicembre 2021, i Warriors espugnano il TD Garden di Boston per 111-107: Steph Curry il mattatore della serata con 30 punti a referto. Rivincita Boston il 17 marzo 2022 con doppia doppia di Jayson Tatum (26 punti e 12 rimbalzi) e Celtics che vincono 110-88 a San Francisco.
    Nba Finals, il duello Curry-Tatum
    A 12 anni dalle ultime Finals disputate (era la stagione 2009-2010, sconfitta 4-3 con i Lakers in un’indimenticabile serie), i Boston Celtics si sono affidati alla clamorosa stagione disputata dalla loro stella più luminosa, Jayson Tatum. L’ala dei Celtics ha trascinato i suoi nella decisiva gara-7 di Miami nelle finali di Conference e nelle gare disputate nelle Finals (sempre a referto con oltre 20 punti tranne in gara-1, in ombra con soli 12 punti a sua firma). Considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione, Tatum è un profilo di livello assoluto, un classe 1998 che ha tutte le carte in regola per poter quantomeno emulare le gesta di due leggende della pallacanestro mondiale: Paul Pierce, Mvp delle Finals 2008 proprio in maglia Boston, e l’indimenticato Kobe Bryant. Tatum si è inoltre aggiudicato il nuovo premio istituito dalla Nba come miglior giocatore delle finali di Conference (a Est il titolo è dedicato a sua maestà Larry Bird). Stesso riconoscimento anche per Stephen Curry: l’Mvp della finali di Western Conference (premio dedicato a un’altra leggenda del basket, Magic Johnson) e pure della finali nazionali è un giocatore completo. Uno di quei profili che lega il proprio nome alla storia di uno sport ma soprattutto una macchina da guerra alla sua sesta partecipazione alle Finals in otto stagioni. Non servono tante presentazioni per Curry, per lui sono sufficienti alcuni numeri che certificano l’impressionante valore del giocatore: lo scorso 14 dicembre, a Indianapolis contro i Pacers, è diventato il giocatore con il maggior numero di triple segnate nella storia dell’Nba battendo il record di 2973 tiri dall’arco appartenente a Ray Allen. Non contento, due settimane dopo, il 28 dicembre 2021, diventa il primo e unico giocatore della storia dell’Nba a superare i 3mila tiri messi a segno dall’arco in carriera in un match contro i Nuggets. Record spazzati via e qualità al potere: l’Nba è Curry-centrica.
    Celtics-Warriors: i protagonisti delle Finals
    L’ultimo atto tra Celtics e Warriors non tradisce le attese e si conferma spettacolare: Golden State ha chiuso i giochi in gara-6, disputata giovedì 17 giugno al TD Garden di Boston, mettendo le mani sul Larry O’Brien Championship Trophy. Artefice del progetto Warriors è Steve Kerr, esperto di trionfi tanto in campo quanto in panchina: protagonista del secondo three-peat con i Bulls di Michael Jordan, Toni Kukoc, Scottie Pippen e Dennis Rodman e dei due storici successi degli Spurs nel 1999 e 2003, l’ex guardia di Chicago e San Antonio ci ha preso gusto anche con la lavagnetta in mano. Con i Warriors ha infatti vinto l’anello in quattro occasioni: 2015, 2016, 2018 e 2022. Il quarto trionfo è arrivato anche se le Finals sono state più equilibrate di quanto si potesse pensare: dopo il 2-1 Celtics in gara-3, Golden State si è sempre trovata con le spalle al muro e con la pressione, delle volte ingestibile, di chi deve inseguire e non può permettersi di sbagliare. Ma l’abitudine dei ‘Guerrieri’ di San Francisco alla gestione dei momenti più difficili si è palesata nella sua miglior versione: con un Klay Thompson pienamente recuperato (ritornato in campo a gennaio dopo l’infortunio al legamento crociato del ginocchio sinistro del giugno 2019 e la lesione al tendine d’Achille destro nel novembre 2020), la fisicità di Draymond Green, la freschezza atletica di Jordan Poole e l’apporto decisivo di giocatori come Andrew Wiggins (decisivo a rimbalzo in gara-3 e 4) e Gary Payton II, Golden State ha conquistato la gloria. Ii ‘bad boys’ di Boston hanno venduto cara la pelle pur di portare la serie a gara-7. Marcus Smart, anima della franchigia verde, Robert Williams III, uno dei più interessanti giocatori nel suo ruolo in entrambi i lati del campo e la stella Tatum hanno tentato il ‘Not in my house’. I loro auspici non si sono però trasformati in realtà.
    Nba Finals: i risultati
    G1 – Golden State Warriors-Boston Celtics 108-120G2 – Golden State Warriors-Boston Celtics 107-88G3 – Boston Celtics-Golden State Warriors 116-100G4 – Boston Celtics-Golden State Warriors 97-107G5 – Golden State Warriors-Boston Celtics 104-94G6 – Boston Celtics-Golden State Warriors: 90-103 LEGGI TUTTO