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    Procida: “Italbasket, è come una vacanza. Alla Nba non penso ancora”

    Gabriele Procida cresce bene a Berlino, dove il suo spazio è in aumento. Per chiarire: 8,6 punti (unica pecca il 29% da tre) e 1,7 recuperi in 18’ di media in Eurolega; 9,6 punti, il 40,5% da 3, 1,5 assist e 1,2 recuperi in Bundesliga. La scelta n. 36 al draft Nba 2022 ha visto i suoi diritti passare a Utah nello scambio per Simone Fontecchio a Detroit. E siccome e destino sembrano legati a Fonte, in assenza di Simone impegnato nella Nba, Gabriele può avere più spazio nella Nazionale da domani impegnata nelle qualificazioni a Euro 2025.
    Gabriele, che effetto fa essere confermato in Nazionale? «Grandissimo piacere. Poi c’è tanta gente che ora è in pausa invece a me piace allenarmi. Per di più qui a Pesaro è come una vacanza, è bello condividere tutto con questi ragazzi. Siamo davvero uniti».
    L’assenza di Fontecchio può aprirle maggiori spazi nelle 2 gare. «Lo spazio è una cosa che mi devo guadagnare con il lavoro in palestra, negli allenamenti e nei minuti a disposizione».
    La stagione dell’Alba Berlino? «Per me individualmente bene. Mi ero ripromesso di essere più continuo durante la stagione, di portare sempre contributo alla squadra in partita anche se non segno, rendendomi sempre pronto in difesa. Sono sulla buona strada. Per il resto la stagione è un po’ difficile in Eurolega e anche in campionato stiamo faticando, ma sono sicuro che ci riprenderemo per i momenti chiave».
    Il doppio impegno pesa, come si gestisce? «Riposandosi quando c’è il tempo, ma io più resto in palestra, più sono dentro il ritmo partita. Nei miei giorni liberi vado comunque in palestra a tirare e lavorare su fondamentali, mi trovo bene nel tenermi sempre attivo».
    Di recente i suoi diritti Nba sono stati ceduti a Utah nello scambio con Detroit per Fontecchio. Che ne pensa? «Sono contento: da quello che mi hanno detto e anche parlando con Simone, Utah è una franchigia super, con grande storia dietro e organizzazione ben curata e molto seria. Ma Alla Nba in realtà non penso più di tanto, non la vedo vicinissima c’è ancora tanto da lavorare e da provare a me stesso».
    Prima parlava della difesa. «Molto meglio, voglio essere più importante anche in difesa, è il punto fermo da cui partire. Mi sento più sicuro e più stabile, penso di essere molto più solido». Due italiani a Berlino, lei e Spagnolo. «Essere con Matteo aiuta molto, però fuori dal campo ci frequentavamo di più all’inizio, da quando c’è l’Eurolega, il tempo è ridottissimo».
    Non le manca l’Italia, la famiglia? «Mi sono adattato, però chiaramente ci sono momenti in cui genitori e amici mancano e poi il clima Berlino non è dei migliori. Però ormai mio terzo anno fuori casa, il secondo all’estero. È la mia vita, un lavoro che è passione».
    Il tempo libero? «Gioco un po’ alla Play Station online con gli amici in Italia, ascolto un po’ di musica, soprattutto americana e spagnola. Il pomeriggio faccio un’oretta di sonno per riprendere energie. Al mattino alle 9 sono in palestra. Poi qualche esercizio di stretching. E la sera cucino, piatti semplici, ma faccio io».
    Torniamo alla vita a Berlino. «È una metropoli cosmopolita, ci sono tante cose da fare, tanti ristoranti italiani come dicono loro “autentici” perché sono di italiani. E si mangia bene. In squadra poi l’ambiente è molto familiare. E l’etica del lavoro che c’è è una grande cosa a nostro favore, tutti pronti a farti migliorare a rispondere a tue esigenze».
    Subito la Turchia a Pesaro, gara chiave per le qualificazioni. «Come le altre volte importante è andare in campo a divertirci, a giocare assieme come sappiamo fare. Abbiamo tanto talento in attacco e dobbiamo trovarci bene tra noi, avere tanta grinta. A Pesaro sarà stupendo con il grande palazzetto in una città di basket.»
    Che ricordo le ha lasciato il Mondiale? «La partita con la Serbia: essere lì, far parte del gruppo anche se non ho giocato, vedere Simone dal vivo, la felicità a fine partita. Come se avessimo vinto noi il Mondiale. E poi Manila: i filippini mi hanno impressionato per la gentilezza estrema, la disponibilità, l’entusiasmo. Ho incontrato solo persone d’oro».
    In estate ci sono le Olimpiadi. «Un sogno grande, sì. Immagino un’esperienza fantastica. Però prima abbiamo il Preolimpico a Porto Rico. Penso sia possibile, ma allo stesso tempo molto difficile». LEGGI TUTTO

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    “Basket e fede. Amo già l’Italia”: alla scoperta di Rayjon Tucker

    TORINO – Contro la corazzata di Eurolega c’è un ragazzo su cui l’Eurolega ha messo gli occhi addosso. Ma Rayjon Tucker alla prima stagione europea ha scoperto di amare l’Italia e l’incanto sul mare. Mvp di dicembre in A, della 20ª giornata, protagonista di schiacciate tonanti, Tucker non è solo muscoli ed energia: 15,5 punti con l’80% ai liberi, il 57% da due, il 42% da tre. Rayjon da Charlotte ha firmato pure il quarto vinto dalla Reyer su Pistoia: 23 punti e 8 rimbalzi. Sarà interessante vederlo alla prova di una difesa d’acciaio, fisica e organizzata. L’abbiamo incontrato in hotel, berretto, sorriso gentile e disarmante   Tucker, impressioni sui primi mesi in Italia e nel basket europeo? «Io amo già l’Italia: la gente è stupenda, i tifosi grandi, il cibo è meraviglioso. E la società, specialmente, mi fa sentire come a casa, attenta a ogni necessità. Il basket, è molto competitivo, il QI è elevato, c’è qualità, fisicità. Perciò questo basket produce così tanti talenti».  Lei si è adattato subito.«Il mio primo anno è stato in Australia e questo mi ha aiutato. Arrivato qui sapevo cosa servisse per aprire il mio gioco, mettere tiri e giocare nel modo giusto. È diverso rispetto all’America, ma è sempre basket.».  In quali aspetti del gioco il nostro basket è così diverso? «La fisicità innanzitutto, devi imparare a giocare con i contatti, a come usare i blocchi ed evitarli in difesa. Sì, è un gioco più fisico. E gli spazi: il campo in America è più largo e i tre secondi difensivi, oltre a quelli offensivi aprono soluzioni diverse, tutto questo contribuisce a costruire tattiche diverse. Poi di là è un basket più dinamico, qui è più gioco di squadra, il tempo è più breve. Quindi i punti pesano di più. Comunque alla fine, contano le basi e l’amore per il gioco».  Lei fisicamente avrebbe potuto giocare a football? «Ho giocato anche a football, ovviamente. E non ho preso seriamente il basket fino alla scuola di decimo grado (sarebbe il secondo anno di superiori ndr). Ma nell’estate verso l’11° grado ho conosciuto Jeff McInnis, che ha giocato 13 anni nella Nba e mi ha fatto innamorare del basket. Jeff mi ha messo la palla in mano e mi ha mostrato cosa servisse. Lui è stato uno dei migliori giocatori senza avere un talento particolare e mi ha illustrato difesa, durezza, energia. E io ho sempre amato le sfide, così ho cominciato a lavorare e ripeto, mi sono innamorato».  Lei ha provato per tre stagioni nella Nba dopo il college ad Arkansas Little Rock.Capitolo chiuso? «Sono uno che cerca di comprendere il presente, concentrato su ciò che si può prospettare. Quindi ora ho in testa di giocare bene qui e provare a vincere un campionato. Sono ancora abbastanza giovane, ho 26 anni. Dunque non penso che la porta sia definitivamente chiusa, ma non è nei miei pensieri. Certo sarebbe bello tornare a casa, per la famiglia e altro. Ma amo l’Italia, questo club e la mio principale obiettivo è Venezia. Il contratto? Ho un anno, ma onestamente penso che potrei restare per almeno un altro o due».  Difficile lasciare casa? «No, io sono una persona molto spirituale. Mi basta pregare, avere una conversazione con Dio per avere fede e fiducia in ciò che sto facendo. Dio è sempre con me, qualsiasi cosa accada».  Non è facile essere spettacolari e così efficienti. E raramente una giocatore grosso tira bene. «Io lavoro molto sul mio basket durante l’estate, su qualsiasi situazione e tiro. Per essere pronto. So di avere limiti, se sei un atleta devi sempre avere la spinta a migliore. Uno dei miei maggiori talenti è andare al ferro e però dove tirare bene per rendere più facile ciò che mi piace davvero».  Ha scelto il numero 59, per un suo amico morto, vero? «Sì, quando ero con i Philadelphia 76ers avevo il 9. Quell’anno il mio amico Terrence Clarke, come un fratello minore, giocava nella Ncaa con il numero 5. Aveva appena deciso di entrare nella Nba, sarebbe stato scelto dopo la stagione a Kentucky. Ma è morto in un incidente stradale a Los Angeles dopo un provino. Per onorarne la memoria ho deciso di combinare i due numeri. Non sapevo se mettere il 95 o il 59. Ne ho parlato con mamma che mi ha ricordato come mio nonno Arthur, a cui ero molto legato, era morto a 59 anni. Lì ho trovato il motivo della scelta».  Lei ha un sacco di tatuaggi. Quanti? E qual è il preferito? «Il conto l’ho perso, il preferito è la scritta “all god all faith all grown”, la sintesi della mia fede: avere fede in Dio ti porta a lavorare per crescere ed essere pronto ad affrontare tutto»  Cosa ama fare fuori dal campo?  «Innanzitutto ballare Mia madre ha una scuola di danza, io ho ballato da quando avevo due anni. Poi ovviamente la musica, la ascolto, la faccio. Rap, il mio preferito è J.Cole. Mi piace la moda, creo vestiti, ho un mio brand che lancerò a breve. E poi leggo la Bibbia e amo dormire».  Social network? «No, cerco e posto cose di basket. Ma per il resto non è realtà, puoi mettere ciò che vuoi e come vuoi, dare una visione diversa da ciò che sei. Puoi manipolare tutto per mostrarti come vuoi essere visto».  Giocatore preferito? «Tutti ovviamente dicono Jordan, LeBron Kobe, il mio da bambino era Kobe. Ma i miei preferiti sono Tracy McGrady, Russell Westbrook, che giocavano duro, Derrick Rosse, Dwyane Wade».  Cosa pensa di Danilo Gallinari che ha scelto Milwaukee, lei ci ha giocato. «Per giocare a quel livello devi essere grande. Milwaukee è una super organizzazione incentrata su Antetokounmpo. Danilo può fare bene e aiutare i Bucks».   LEGGI TUTTO

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    Tamberi show, che schiacciate al “Celebrity Game” dell’Nba

    Marco Tamberi-show anche all’All Star Game dell’Nba in corso ad Indianapolis. Il campione olimpico del salto in alto, alla sua seconda partecipazione all’evento che vede impegnati i più grandi campioni di basket, ha dato spettacolo con un paio di bellissime schiacciate durante la partita “Celebrity Game”.
    Tamberi e la schiacciata sui social
    Il campione marchigiano ha fatto parte della squadra allenata da Stephen A. Smith, dal rapper Lil Wayne e da A’ja Wilson. Per la cronaca la sua squadra è stata sconfitta 100-91 dal team “Shannon”. Il campione italiano, che da ragazzo ha giocato a pallacanestro prima di dedicarsi al salto in alto, ha postato su Instagram una delle sue schiacciate. LEGGI TUTTO

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    Nba, Boston batte Miami con un super Tatum. Oklahoma piega Sacramento

    Tatum show con i Bostons, Gilgeous-Alexande trascina i Thunder
    Successo esterno per i Boston Celtics che si impongono sui Miami Heat per 110-106 trascinati dal solito Jayson Tatum che sfiora la tripla doppia con 26 punti, 10 rimbalzi e 9 assist. Vittoria interna, invece, per gli Oklahoma City Thunder che superano i Sacramento Kings per 127-113 con Shai Gilgeous-Alexander autore di 38 punti, mentre ai Kings non basta la tripla doppia di Domantas Sabonis con 21 punti, 11 rimbalzi e 14 assist. LEGGI TUTTO

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    Da Miss Italia al Varese Basket in Serie B: l’avete riconosciuta?

    Alice Sabatini, una Miss alla Pallacanestro Femminile Varese
    Nata a Orbetello nel 1996, cestisticamente è cresciuta a Santa Marinella. Nella team laziale ha anche esordito in serie A2 e, nell’annata 17/18, ha giocato la sua ultima stagione, in serie B. La passione per il basket l’ha portata nuovamente all’agonismo. Sabato 10 febbraio Alice Sabatini ha esordito con la Pallacanestro Femminile Varese in Serie B, andando a segno nella vittoria casalinga 87-65 contro l’Ardor Bollate: 2 punti, 2/2 dalla lunetta. L’atleta ha commentato: “Sono felice di essere tornata a far parte di una squadra” ed ancora “sono passati 6 anni dall’ultima partita: il basket mi mancava. Non avevo più provato a cercare una squadra a causa del lavoro che spesso mi porta anche fuori dall’Italia. Quando ho ricevuto la chiamata da Fabio, ero un po’ incredula, ma, appena ho ripreso la palla in mano, ho capito quanto mi mancasse. Sono felice di far parte di questa squadra. Le ragazze sono davvero molto carine e mi hanno accolta bene sin dal primo giorno”. LEGGI TUTTO

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    Della Valle, tutto in famiglia: Carlo, Amedeo e una Coppa Italia speciale

    Papà Carlo ha scritto una parte importante della storia cestistica di Torino e non solo del capoluogo subalpino. Sulla sua scia il figlio Amedeo Della Valle aveva scelto di fare il giocatore. Il talento non gli mancava ma fare meglio del genitore pareva impresa improba. Ad Amedeo non ha mai importato di fare meglio, voleva solo giocare a basket. I risultati però sono andati avanti di pari passo con la sua passione. Ha giocato in azzurro, ha vinto scudetto e coppa in Montenegro, due Supercoppe italiane, un Eurochallange, ha conquistato il titolo di Mvp del campionato e l’anno passato con Brescia ha conquistato la Coppa Italia come migliore giocatore delle Final Eight. Dalla prossima settimana con Brescia sarà ancora protagonista all’Inalpi Arena nell’edizione numero 48 del trofeo. E lo sarà anche papà Carlo, nella serata dedicata alle “leggende del basket piemontese”. LEGGI TUTTO

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    Nba, LeBron James trascina i Lakers: Sacramento e Atlanta ok

    Netto successo di Sacramento: i Kings battono i Nuggets 135-106 al termine di una gara dominata. A Denver non bastano i 23 punti del solito Jokic. Ottima la prova di Sabonis (17 punti, 17 rimbalzi e 10 assist). Successo pieno dei Lakers, che battono 130-122 i New Orleans Pelicans, grazie ai 21 punti di LeBron James. 
    Atlanta, Boston e Toronto ok
    Vittoria in trasferta per gli Atlanta Hawks, che piegano per 127-121 i Philadelphia 76ers con 37 punti di uno scatenato Young. Vittoria importante per i Boston Celtics, che si impongono 133-129sui Wizards. Successi anche per Toronto (107-104 su Huston) e Milwaukee, che batte Charlotte 120-84. LEGGI TUTTO