MODENA – La novità di Chicco Blengini, che nell’infrasettimanale Monza – Civitanova ha invertito di posizione gli schiacciatori Lucarelli e Juantorena, ci dona lo spunto per approfondire il significato tecnico dello schiacciatore “vicino” e di quello “lontano” dal palleggiatore. Perché se è vero che il ruolo è lo stesso cambiano alcune dinamiche, rendendo S1 e S2 un “semiruolo” se vogliamo, adatto a talune caratteristiche degli interpreti, e all’interno del sestetto possono avere compiti leggermente diversi.
Cari schiacciatori, vicini e lontani – In generale nella pallavolo di medio livello, lo schiacciatore vicino al palleggiatore (S1) è quello che in attacco ha spiccate doti offensive. Questo perché, capitando due volte su tre con il palleggiatore in prima linea, si deve far carico del maggior volume in attacco, tra l’altro con il muro avversario più piazzato. Questo perché l’opposto è in seconda linea, è meno servito e il suo attacco è meno incisivo. Di conseguenza lo schiacciatore lontano dal palleggiatore (S2) è quello “meno attaccante”, giocando vicino all’opposto in prima linea, ed attaccando meno palloni Questo vale, come detto, sicuramente per la pallavolo femminile (anche se ora ad altissimi livelli, con opposti come Egonu, Boskovic, Stysiak eccetera, il concetto di Opposto sta cambiando) e per la pallavolo maschile di medio e basso livello.
Nell’alto livello invece bisogna considerare due cose importanti che stravolgono i precedenti assunti. Le performances degli opposti in attacco da seconda linea hanno praticamente la stessa efficienza che in prima linea, e l’uso frequente e prolifico della pipe. L’attacco di seconda linea quindi si può affermare che non abbia differenza di qualità rispetto alla prima linea, cosa che ovviamente non accade nel medio livello per ovvie diversità fisiche (e tecniche). Allora se viene a cadere il teorema che S1 deve essere lo schiacciatore forte in attacco, perché “non ce ne è più bisogno” se si hanno profitti anche con l’attacco da seconda linea, la discriminante (o le discriminanti) per la scelta di S1 e S2 diventano altre.
La ricezione e la posizione degli schiacciatori – Quindi se l’attacco non è la priorità nell’assegnazione tra S1 e S2, si vanno a considerare altri aspetti. Il primo è senza dubbio la ricezione. Nel modulo “classico”, nel susseguirsi delle rotazioni gli schiacciatori occupano posizioni diverse. Come si vede dal disegno i due schiacciatori sono impiegati in zone differenti di ricezione. Mentre S1 riceve due volte a destra, due volte al centro e due volte a sinistra, S2 invece è impiegato una volta a destra, una al centro e ben quattro a sinistra. Questo comporta che S1 è certamente più coinvolto in ricezione di quanto non lo sia S2, più difficile da “beccare” dal servizio avversario essendo 4 volte nella zona sinistra del campo, anche grazie a degli aggiustamenti che permettono ai compagni di “stringere” verso di lui e ridurre il suo spazio di intervento in ricezione. In sostanza, se nelle dinamiche dell’attacco non ci sono grandi disparità tra le rotazioni con il palleggiatore in prima linea e quando è in seconda linea, spesso S2 è lo schiacciatore “meno ricevitore”, mentre S1 è quello più votato ai compiti di primo tocco sulla battuta avversaria.
Nella storia…e attualmente – Ci sono numerosi esempi di sestetti schierati in questo modo nel corso dell’ultimo ventennio. La Sisley di Daniele Bagnoli, vincitutto dei primi anni duemila, proponeva Papi S1 e Cisolla S2, il primo decisamente più ricevitore del secondo. La Lube Macerata campione d’Italia nel 2012, Parodi S1 e Savani S2 (anche se ogni tanto Giuliani li invertiva, ma di base giocavano così).
La Sir Perugia raggiunse un paio di finali con Vujevic S1 e Petric S2.
Filippo Lanza sia a Trento (con Urnaut) sia a Perugia (con Leon) fungeva da S1. Piacenza di Lorenzetti finalista l’anno prima e poi vincitrice nel 2009, Bravo S1 e Zlatanov S2 (anche se quando vinsero lo scudetto il modulo era un po’ atipico, ma l’essenza era sempre quella di esaltare le caratteristiche di Bravo in ricezione e dare meno spazio a Zlatanov).
Nelle squadre attuali questo sistema si può ritrovare ad esempio nella Monza piacevole sorpresa di questo avvio di Superlega (Davyskiba molto performante in ricezione schierato come S1, mentre le percentuali indicano che Dzavoronok è più prolifico in attacco), in Modena con Ngapeth S1 e Leal S2 (entrambi ottimi in attacco ma Leal più vulnerabile in rice rispetto al francese), in Milano con Ishikawa S1 e Jaeschke S2, oppure nella nazionale russa (Kliuka S1 e Volkov S2, entrambi ottimi in attacco ma il primo è migliore in rice).
Ovviamente la “discriminante ricezione” non è l’unica a far scegliere i tecnici come schierare il proprio sestetto. Specialmente se i due schiacciatori hanno caratteristiche e percentuali non dissimili nel primo tocco (può essere il caso di Civitanova con Lucarelli e Juantorena, considerando anche che il brasiliano sia a Trento sia in nazionale ha giocato da S1). Il sistema di ricezione ha un fattore importante, certamente, ma ogni coach poi valuta anche altre caratteristiche dei propri giocatori per cercare di trovare quel famoso Equilibrio di cui tanto si parla, il Sacro Graal che ogni allenatore sogna per la propria squadra.