in

Il volley affronta il suo paradosso: “Più a rischio della boxe? Siamo seri”

ROMA – Più della boxe, dove il pugile  in difficoltà si lega all’avversario, nel tentativo di placarne l’impeto e prendere un po’ d’aria. Anche più del rugby, dove alla fine di ogni match la maglia ciascun giocatore è impregnata del sudore (e probabilmente della bava) di mezza squadra avversaria. È il volley lo sport più pericoloso, dal punto di vista del rischio di contagiarsi con il Covid 19. Proprio la pallavolo, lo sport della distanza, dove a separare le due squadre è una rete fisica e invalicabile per regolamento. A certificarlo è lo studio “Lo sport riparte in sicurezza” che il Coni ha commissionato al Politecnico di Torino. Un documento di 404 pagine, alimentato da migliaia di questionari distribuiti nelle federazioni di 387 discipline sportive. A ribellarsi contro il risultato della ricerca è Ivan Zaytsev, capitano della Nazionale di volley e più noto pallavolista italiano in attività. Lo Zar ha postato si Instagram la tabella riassuntiva dell’indice di pericolosità, dominata dal suo sport, con un commento espresso tramite due domande: “Ma siete seri? Lo sport più pericoloso d’Italia?”.Più onesti, più pericolosiGli stessi autori della ricerca, in camera caritatis, ammettono che la rilevazione potrebbe essere viziata da un dato di metodo: l’onestà delle varie federazioni nel rispondere ai quesiti, e la severità nel giudicare le situazioni di pericolo, potrebbero influenzare i risultati. La Fipav, che lo scorso 9 aprile ha dichiarato terminata la stagione sportiva, con ogni evidenza è stata più prudente di altre nel valutare il rischio di contagio virale connesso alle proprie attività. Altre federazioni, che ancora sperano di potere in qualche modo riprendere l’attività, probabilmente lo sono state meno. Così il volley, lo sport di squadra in cui nessuno tocca nessuno, e proprio per questo tanto amato dagli insegnanti di educazione fisica delle scuole italiane, si trova lassù nella classifica pochissimo invidiabile dell’esposizione al Covid 19. Primeggia peraltro in tutte le voci che compongono la ricerca: rischi negli impianti sportivi (il palazzetto chiuso è effettivamente più pericoloso del campo aperto), rischi nei campo di allenamento, rischi sul campo di gara, e infine sugli spalti.Con la palla, senza pallaDopo il volley, al secondo posto, s’incontra il rugby, sport di mischia, sfregamento e inevitabili ammucchiate. Al terzo viene il basket, che a logica dovrebbe avere tutti gli elementi di rischio della pallavolo più un paio d’altri: il contatto continuo fra giocatori e il fatto che i cestisti tengono la palla in mano più a lungo rispetto ai pallavolisti. Bisogna scendere dal podio per incontrare il primo sport senza palla, ritenuta evidentemente strumento principe di contagio, come le coperte vaiolose che gli ufficiali britannici distribuirono ai nativi americani nella battaglia di Fort Pitt, per fiaccarli coi virus ancor prima che con le pallottole. Alla quarta posizione nella scala di rischio c’è il judo, disciplina basata sulle prese e sul contatto. Poi il ciclismo, in cui il momento massimo di rischio è l’incedere in gruppo, fase in cui le goccioline di saliva di un corridore facilmente finiscono nel canale respiratorio di un compagno o di un avversario, magari che pedala una decina di metri più indietro.  Al sesto posto, finalmente, il calcio.I piedi e il buonsensoNel calcio la palla c’è ma la si colpisce con i piedi, che a differenza della mani non vengono a contatto con i volto, non fanno da barriera per gli starnuti, non finiscono per stropicciare gli occhi quando il sudore impregna le sopracciglia. Fin qui, la meccanica. Poi c’è il buonsenso, interpretato in modo sintetico e un po’ brutale da Zaytsev. Nelle federazioni diverse da quella del pallone, sono in molti a chiederselo: e se fosse che nel mondo del calcio, pur di portare in fondo la Serie A, si sia risposto alle domande degli ingegneri torinesi in modo un po’ troppo rassicurante? A chiederlo ai medici che sorvegliano il mondo del pallone, ci si sente rispondere “non scherziamo”. E polemica chiusa. Una formula che somiglia molto al “Ma siete seri?” con cui lo Zar la polemica l’ha aperta.  


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


Tagcloud:

LBA – L'indice di rischio dei vari sport: lo studio del Politecnico di Torino

Dal 4 maggio riaprono i circoli di tennis in Sicilia: c’è l’ok dal Presidente Musumeci