Sostanzialmente sono due i grandi “10” dell’Olimpia, quelli che hanno fatto realmente la storia del club, Sandro Riminucci e Roberto Premier, ironicamente due grandissimi bomber.
Sandro Riminucci detiene il record di punti in una singola partita in maglia Olimpia, 77 contro il Marina La Spezia. Era il 3 maggio 1964, la gara finì 101-46. “Fu una questione polemica – ha raccontato lo stesso Rimunicci -: il coach della Nazionale, Nello Paratore, non mi aveva convocato, perché l’avevo criticato dopo le Olimpiadi di Roma. Nella partita per il bronzo con l’Unione Sovietica lui voleva limitare i danni come in effetti facemmo mentre io volevo provare a vincere pur sapendo che sarebbe stato quasi impossibile. Lo dissi. Cesare Rubini voleva prendersi la rivincita e quella era la partita adatta. Nane Vianello che era il detentore del record con 67 punti mi aiutò a battere quel primato. E’ la prova del tipo di spirito che c’era in quel Simmenthal”. I 77 punti di Riminucci sono ancora record per il campionato italiano di Serie A. carlton Myers ne fece 87 ma era una partita di A2. Riminucci è pesarese, vive ancora oggi sull’Adriatico, a Misano.
Arrivò a Milano nel 1956. “Dopo un titolo juniores vinto con Pesaro battendo in finale il Borletti, pensarono fosse meglio prendermi. Esordii in Serie A a 17 anni con Pesaro: sono grato ad una squadra che mi ha dato la possibilità di sognare, poi Milano mi ha dato la possibilità di realizzare tutti quei sogni. Ho giocato qui 14 anni, vincere è stato merito di tutti quelli che c’erano. Mi piace ricordare Gianfranco Pieri perché lui era un giocatore incredibile. Io mi sono rotto quattro volte, lui non si rompeva mai perché era sempre un passo avanti a tutti”, disse durante la sua più recente apparizione a Milano, omaggiato come uno dei grandi della storia del club. Riminucci ha vinto la Coppa dei Campioni del 1966 e in tutto nove scudetti. E’ rimasto all’Olimpia fino al 1970, chioccia di una squadra che si stava rinnovando.
Roberto Premier ha segnato oltre 4000 punti in maglia Olimpia, preceduto solo da Mike D’Antoni, con il quale ha vinto ogni singolo trofeo conquistato dall’Olimpia negli anni ’80. In particolare, due Coppe dei Campioni, una Coppa Korac, due Coppe Italia e cinque scudetti. Proveniente da Gorizia, Premier era grande attaccante perimetrale e terrificante agonista con un talento speciale per le grandi partite e i tiri importanti. Fu decisivo nella vittoria della Coppa dei Campioni del 1987. La sua ultima partita in maglia Olimpia fu lo spareggio di Livorno. Isontino, esploso nella sua Gorizia, fu scelto da Dan Peterson nell’estate del 1981 quando arrivò anche Dino Meneghin. In realtà il Coach lo seguiva da anni: “Mi ricordavo di una partita, credo a Reggio Emilia, in cui si buttò davanti a Roscoe Pondexter, una montagna, per evitare che fosse espulso”. Premier era un combattente clamoroso, un uomo da grandi partite, ma i suoi compagni da D’Antoni e Joe Barry Carroll pongono l’accento su una caratteristica: “Non ha mai sbagliato un tiro importante” come ha detto D’Antoni. Carroll tornato a Milano nel 2019 l’ha descritto così: “Questo ragazzo – indicandolo – non sbagliava mai un tiro, incredibile, neppure nella NBA ho visto tanti tiratori come lui”. Il suo difetto era la difesa, Peterson per motivarlo gli diceva che l’avrebbe sostituito non se avesse sbagliato un tiro, ma se avesse lasciato segnare il suo avversario. Una volta, lo sostituì dopo tre canestri di fila, perché altrettanti ne aveva subiti. “Ma il Coach sapeva che quando c’era da segnare io ero pronto e in campo”.
Altri due numeri 10 meritano una citazione importante. Mauro Cerioni indossò il numero dopo Riminucci. Veniva da Genova e inizialmente aveva il 13. Passò al 10 nel 1970 quando Riminucci si ritirò. Faceva parte della squadra che tra il 1971 e il 1973 vinse due volte la Coppa delle Coppe e una volta lo scudetto perdendo due spareggi con Varese – a quei tempi dominante in Europa -, oltre a vincere una Coppa Italia. In quegli anni, era una delle pedine chiave della Nazionale: alle Olimpiadi del 1972, a Monaco, dove l’Italia arrivò quarta, lui era in quintetto, segnò anche 13 punti contro la Polonia e 14 contro Porto Rico. Lasciò Milano nel 1974 quando aveva solo 26 anni nella fase di ricostruzione, ma tornò nel 1980/81 quando il Billy arrivò alla semifinale scudetto. L’estate successiva arrivò Premier e Cerioni di fatto andò a finire la carriera nelle serie minori. Dejan Bodiroga indossò il 10 nei suoi due anni milanesi: Bodiroga era fuggito dall’ex Jugoslavia durante la guerra. Bogdan Tanjevic lo portò a Trieste e lo fece esordire da straniero giovanissimo. Quando Bepi Stefanel lasciò Trieste per portare il suo marchio a Milano con una gran fetta di squadra dietro, Bodiroga diventò con Nando Gentile il leader della squadra che nel 1996 vinse lo scudetto, la Coppa Italia e perse solo la finale di Coppa Korac. Alla fine di quella stagione però andò al Real Madrid.