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Navone: “In Argentina i ragazzi devono formarsi anche sui campi veloci. Sinner? Tiene un ritmo superiore. Per il suo caso non c’è astio tra noi giocatori”

Il tennis maschile torna sul “rosso” con l’avvio della breve stagione di tornei in America Latina. Si parte con Buenos Aires, ATP 250 di lunga tradizione, poi Rio di Janeiro e Santiago. Solo tre tornei d’ora in poi nel calendario ATP (confermato anche per il 2026) per la delusione di appassionati, giocatori e sponsor in Sudamerica, ma evidentemente chi governa il tennis non crede nel potenziale commerciale del continente deprezzando anche la passione di milioni di persone ed agonisti. Chissà che un’eventuale esplosione al massimo livello del brasiliano Fonseca non possa cambiare le carte in tavola, per ora questo passa il convento tanto che in Argentina e Cile è aperto il dibattito sull’opportunità di insistere sugli storici campi in terra battuta o spostarsi maggiormente sul sintetico, ormai dominante ovunque. Ne ha parlato Mariano Navone, uno dei prossimi protagonisti a Buenos Aires, in un’intervista concessa a La Nacion nella quale spazia su molti temi, personali e del tour. L’argentino nelle prossime settimane sarà chiamato ad alzare al massimo il suo livello visto che a breve scadranno i 355 punti della finale conquistata a Rio; poi in aprile i suoi migliori risultati del 2024, la vittoria al Challenger di Cagliari, la finale e Bucarest e la semifinale a Marrakech. Proprio a Baires potrà aumentare il suo bottino e per questo sarà uno degli osservati speciali, ancor più dopo aver conquistato in Davis Cup il punto decisivo nella sfida in Norvegia, vittoria che l’ha portato in prima pagina nella stampa nazionale.

“Nel volo di ritorno verso l’Argentina non riuscivo a dormire” racconta Navone, “l’emozione era sempre tanta. Giocare rappresentando una squadra è diverso. In uno sport così individualista come il tennis, quando ti ritrovi in una squadra e tutti si impegnano al massimo per tirare dalla stessa parte è una sensazione diversa. È fantastico”.

L’intervista si focalizza sul discorso superfici. Navone è il classico “terraiolo”: è nato e cresciuto sul rosso, i suoi colpi e schemi sono prettamente quelli da campi da terra battuta. Per questo l’argentino riflette su come l’anno scorso per lui sia stato tutto nuovo dopo l’ascesa improvvisa e la classifica per giocare nei grandi eventi sui campi veloci. Un apprendimento che sta continuando. “Per il mio 2025 l’idea principale è mantenere quello che ho fatto l’anno scorso, mantenere la classifica, i risultati… Per farlo devo crescere come giocatore. Ho avuto bisogno di un periodo di adattamento, quindi sono diventato più competitivo. In Davis ho giocato meglio, in Australia a inizio anno ho fatto una bella tournée, non tanto come risultati ma come gioco. Ho giocato quattro partite e ne ho vinta una, ma quelle perse avrei potute vincere tranquillamente. Dopo aver giocato per molti anni solo sulla terra, tutto è cambiato e ho affrontato novità, come giocare sull’erba. È stato difficile. Ho imparato molto e sono cresciuto. È bello sapere che puoi essere un giocatore capace di competere tutto l’anno e non solo sulla terra. Voglio continuare a crescere, essere un giocatore più completo. Non sono mai stato il tipo che si pone un obiettivo di classifica, o di vincere un titolo ATP, perché questo ti mette pressione. Voglio dare priorità al miglioramento della tecnica e diventare più completo in ogni momento della partita”.

23 anni per Navone, ma scarsissima esperienza al di fuori della terra fino all’anno scorso. Classico per chi è nato, cresciuto e rimasto in America Latina e Argentina per anni e anni, tra difficoltà economiche per viaggiare e una programmazione tesa a massimizzare le abilità apprese da giovane, come accadde in passo a Baez per esempio. Per questo è indispensabile che il movimento del suo paese guardi ai campi veloci per evolvere. “Il tennis argentino deve smettere di essere centrato sui campi in terra battuta e iniziare a formare i giovani anche sul cemento. È necessario che accada perché il circuito mondiale va lì. L’ATP, ultimamente, prende tutte le decisioni a favore del gioco sui campi in cemento. Sarà importante che i ragazzi crescano sempre di più sui campi veloci, che ci siano più campi in cemento in Argentina, che i club abbiano quella superficie, che mandino i ragazzi a giocare lì, a crescere… Gli europei che giocano molto bene sulla terra in inverno si allenano sul cemento indoor e lo fanno in modo naturale. Sarebbe importante anche per noi una crescita del genere a livello professionale. Ti dà altri strumenti. Il servizio migliorerà direttamente se giochi tanto sui campi in duro, inizierai a rispondere più dentro al campo che dietro. Giocare sul veloce tecnicamente ti insegna molte cose. Man mano che tutto diventa più veloce, devi essere sempre più perfezionista in tutti i movimenti. Sarebbe importante investire in questo perché aiuterà molto i ragazzi domani”.

Così Navone vede Sinner: “Quello che distingue dagli altri è che lui è che riesce a mantenere un livello alto per quattro o cinque ore, fa pochi errori e gioca molto bene tutta la partita, non ha cali. Non l’ho mai visto fare una brutta partita con il rovescio, con il diritto inside out riesce a creare spazio, ha tante qualità. A livello mentale è costante. Non è facile mantenere il ritmo per così tanto tempo, la sua media supera quella degli altri e di molto. Penso che Carlitos (Alcaraz), quando sta bene e regge mentalmente, piò batterlo perché ha creatività e una serie variazioni che possono far uscire Sinner dalle sue certezze. Ciò che Sinner sta facendo è impressionante. Non perde mai, è il migliore”.

Questo invece il suo pensiero sul caso Clostebol che vede coinvolto il n.1: “No, non ne ho mai parlato con lui, praticamente non ci parlo. Non lo vedi tanto nei tornei, è un ragazzo piuttosto timido, molto riservato, parla poco e poi io essendo intornio al n. 40 del mondo condivido con lui pochi spazi nei tornei. Quando è successa questa situazione (la positività, ndr), nello spogliatoio tra i giocatori si è parlato, ma ammetto che non ho visto astio contro di lui. È una faccenda molto personale, ognuno ha la sua reazione in merito”.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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