MODENA – Dopo aver analizzato i possibili posti quattro in predicato di vestire la maglia azzurra alle prossime Olimpiadi di Tokio e i possibili liberi, puntiamo ora i riflettori su chi sarà il Riccardo Muti dell’Italvolley. Chi avrà quindi l’onore di guidare, dirigere e coordinare dal campo l’orchestra azzurra, smistando palloni d’oro per le nostre bocche di fuoco.
Partiamo da Simone Giannelli, titolare indiscusso della cabina di regia azzurra. Il palleggiatore del Trentino Volley, nato a Bolzano il 9 agosto 1996, che divide lo scettro del miglior palleggiatore al mondo con l’argentino De Cecco, il brasiliano Bruno e lo statunitense di Modena Micah Christenson, è un’assoluta garanzia nel ruolo. Regia di lusso condita da una straordinaria completezza in tutti gli altri fondamentali: formidabile battitore, solidissimo a muro, ottimo difensore, grande sensibilità ed intelligenza tattica e, ciliegina sulla torta, una personalità da vendere. Titolare nell’argento di Rio 2016, volerà a Tokyo non solo per consacrarsi come il numero uno al mondo nel ruolo, ma anche per migliorare il risultato di quattro anni fa, puntando quindi al gradino più alto del podio.
Dietro di lui, il giocatore più accreditato per fargli da secondo, è il milanese Riccardo Sbertoli. Ventidue anni, 190 centimetri di altezza, le ottime mani e il cervello fino sono le qualità che più di ogni altra fanno di questo atleta uno dei registi più apprezzati della nostra Superlega. A dispetto della giovane età, Riccardo già da diversi anni calca i parquet del nostro massimo campionato fornendo prestazioni di grande qualità e continuità. Performance ulteriormente migliorare nelle ultime due stagioni dove, sotto la guida dell’ottimo Coach Roberto Piazza, ha fatto registrare quel salto di qualità che gli ha consentito di tenere il campo con grande disinvoltura sia in ambito nazionale che internazionale.
In netto rialzo le quotazioni di Dragan Travica, esperto trentaquattrenne che dopo tre ottime annate a Padova è partito a mille nel Perugia di Vital Heynen del dopo De Cecco. Due metri, palleggiatore moderno, è stato uno dei grandi “epurati” dalla nazionale di Berruto dopo il brutto episodio nella famosa notte di Rio dell’estate 2015. Leader carismatico sia in campo che nello spogliatoio, si è sempre contraddistinto come un importante punto di riferimento nelle squadre da lui dirette. Dragan, garantisce inoltre una rilevante esperienza sia a livello di club (Modena, Milano, Macerata, Belgorod, solo per citarne alcuni) che di nazionale, essendo atleta azzurro dall’anno 2007, con alle spalle un bronzo ai Giochi Olimpici di Londra 2012 e un argento all’Europeo 2013.
Stando a quanto evidenziato dalla attuale Superlega, Davide Saitta, regista trentatreenne quasi dimenticato dalla nostra pallavolo negli ultimi anni, sta ampiamente dimostrando di essere un palleggiatore più che affidabile e dal rendimento assicurato. Acquistato a soli diciassette anni dall’allora Sisley Treviso come il palleggiatore emergente della pallavolo italiana, non riesce a far esplodere per intero il proprio valore e nella stagione 2014-15 si trasferisce in Francia, in Ligue A. Campionato, quello transalpino, dove Saitta rimane quattro anni , conquistando anche uno scudetto. Nella stagione 2018/2019 fa ritorno in Italia accasandosi a Ravenna e da quest’anno, con le proprie alzate, guida dal campo il sestetto di Vibo Valentia, vera e propria sorpresa della Superlega 2020/2021. Precisione, regolarità e senso tattico sono le caratteristiche principali di questo palleggiatore catanese che porta in dote nel proprio palmares anche una medaglia d’argento al campionato europeo 2013, conquistata con la nazionale azzurra.
Il talento per andare a Tokyo non manca neppure a Michele Baranowicz. Anzi, se la pallavolo fosse solo talento, probabilmente la sua carriera sarebbe stata ancor più luminosa di quanto sia comunque stata. Un carattere forte e a volte un po’ “spigoloso” ha invece leggermente frenato i successi professionali di questo estroso alzatore dalle mani d’oro nato a Mondovì il 5 agosto 1989. Genialità, fantasia, uscita velocissima della palla dalle mani sono le qualità che Baranowicz ha mostrato a Modena, Macerata (dove ha vinto scudetto e Supercoppa) Verona e Piacenza. Queste le tappe italiane più significative della sua carriera, che negli anni lo ha portato a destreggiarsi anche nei campionati di Polonia e Turchia. Dal 2011 in maglia azzurra, di cui è stato il vice Giannelli all’ultima rassegna iridata del 2018, e con la quale ha conquistato il bronzo alla Grand Champions Cup 2013 e alla World League 2014
In fine, ma non ultimo, Luca Spirito. Ventisette anni, 199 centimetri d’altezza, bronzo ai mondiali under 23 del 2015, dopo essersi formato nel Club Italia ed esperienze a Cantù, Molfetta e Ravenna, da anni palleggia come titolare a Verona. Buone mani, palleggio eseguito ad altezze importanti, ottimo servizio (primo tra gli italiani nella media ponderata di questo fondamentale dalle statistiche di Lega) e una buona capacità di lettura della partita, rappresentano le doti principali di questo ragazzone di Savona. Non a caso un grande tecnico come il bulgaro Radostin Stoytchev ha puntato proprio sulla sua regia per portare la NBV Verona a livelli sempre più alti di classifica. Spirito, ha peraltro già maturato significative esperienze con la maglia azzurra, conquistando la medaglia d’argento alla Grand Champions Cup 2017.