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Tokyo2020: Focus sulla P1 azzurra… L’Italia come il Messaggero, Sylla (Pietrini) e Egonu “come” Kiraly e Timmons

P1 di partenza, Italia: 5: Malinov, 13 Fahr, 18 Egonu, 9 Bosetti, 17 Sylla. “Blu pieno” De Gennaro (Libero)

di Simone Serafini

TOKYO – Molti si saranno già accorti di una piccola particolarità tecnico-tattica dell’Italia femminile di Davide Mazzanti. La squadra azzurra infatti (ma non è la sola formazione, scendiamo più avanti nel dettaglio) affronta la fase di ricezione di P1 (cioè Position 1, la palleggiatrice deve partire da zona 1 per rispettare le rotazioni) in modo “atipico”. Ma andiamo con ordine

La P1 “classica”
Come mostra il disegno, solitamente nella rotazione di P1 nella fase di ricezione/attacco, lo schiacciatore vicino al palleggiatore (S1) riceve nella parte destra del campo e attacca da zona2. L’opposto (Op) è per rotazione dalla parte destra del campo e attacca da zona 4. Il centrale (C2) rincorre e attacco dal centro. Sia nel maschile che nel femminile (soluzione che prende sempre più piede) la quarta uscita di attacco è la Pipe dell’altro schiacciatore (S2).

P1 classica: 5 Malinov.  S1: Sylla (Pietrini); S2: Bosetti; Opp: Egonu; C2 Fahr; De gennaro (blu pieno)

La P1 dell’Italia
Mazzanti sta proponendo una versione alternativa della P1. Intanto la posizione di partenza in ricezione. Sylla (o Pietrini nella prima partita) è al centro mentre il Libero è a destra. Questo perché poi Sylla dovrà andare ad attaccare in zona4, mentre la Egonu si sposta per andare ad attaccare da zona2, con la Fahr che invece compie la sua rincorsa per l’attacco in primo tempo.
Come segnalato sopra, il sestetto italiano non è l’unica formazione ad adottare questo sistema (o simile). In queste Olimpiadi anche il Giappone lo propone sistematicamente, mentre la Turchia soltanto quando c’è Karakurt in campo (con l’altra opposta, la Boz, invece giocano “normale”)

La “P1 dell’Italia. 5: Malinov, 13 Fahr, 18 Egonu, 9 Bosetti, 17 Sylla. “Blu pieno” De Gennaro (Libero)

Il perché di questo sistema
Partiamo da una considerazione. La “P1” è sempre uno spauracchio a tutti i livelli, sia nel maschile che nel femminile. Perché lo schema di ricezione attacco adottato quasi sempre porta ad avere gli attaccanti laterali (S1 e Opposto) invertiti rispetto al solito. E solitamente, vuoi per caratteristiche tecniche dei singoli, vuoi per abitudini negli anni ad attaccare “staticamente” dalla stessa parte del campo, l’efficienza di questi due giocatori è più bassa rispetto a quando attaccano dalle proprie zone di pertinenza. Così che la P1 alle volte è una rotazione “scoglio” da superare, nella quale ci si arena perdendo preziosi punti.
Nella modalità mostrata da Mazzanti invece si vuole portare ad attaccare Egonu e Sylla nelle loro zone preferite (lato destro del campo per la Egonu, lato sinistro per la Sylla) per sfruttare le caratteristiche migliori delle due azzurre nella zona di attacco con la loro maggiore efficienza.

I precedenti storici
Essendo, come detto in precedenza, fonte di “preoccupazione” per gli allenatori di ogni genere e livello, non è una novità che per la P1 vengano studiate formule alternative. Qualche esempio. Pochi anni fa la Sir Perugia maschile optò per un sistema simile, con Atanasievjic che ugualmente si spostava in zona2 per attaccare ma Lanza rimaneva in mezzo per giocare degli schemi insieme al centrale mentre Leon veniva impiegato da seconda linea da zona5. Mentre molti più anni fa, una trentina, Il Messaggero Ravenna allenato da Daniele Ricci, una delle squadre più forti della storia del volley, giocava la sua P1 con Karch Kyraly che riceveva nel lato destro del campo ed andava ad attaccare in zona4 con l’opposto Steve Timmons che effettuava lo stesso movimento attuale di Paola Egonu.


Fonte: https://www.volleyball.it/feed/


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