TRENTO – Angelo Lorenzetti non è nuovo a “uscire dagli schemi”. Il coach marchigiano domenica a Vibo Valentia ha schierato la sua Trento rinunciando all’’opposto di ruolo (Pinali), mettendo Lavia sulla diagonale del regista e con Kaziyski e Michieletto schiacciatori (e non sempre ricevitori). Del perché Lorenzetti abbia schierato Trento in tal modo potremmo fare fiumi di ipotesi. Forse Pinali non stava benissimo, forse ha voluto provare un modulo alternativo avendo tre schiacciatori laterali di livello assoluto. Queste sono supposizioni, andiamo invece a vedere tatticamente le caratteristiche del modulo cosiddetto “Tre Schiacciatori”.
Il Sistema di Ricezione – Avendo contemporaneamente in campo quattro atleti che sanno ricevere (i tre laterali e ovviamente il libero) le combinazioni del modulo di ricezione sono molteplici e meno obbligate. C’è una diversità tra la formazione di Trento e quella, ad esempio, usata da Mencarelli con l’Italia under 18. Il tecnico azzurro ha proposto un opposto che riceve, ma la Ituma, schierata come schiacciatrice lontana dalla palleggiatrice (S2), non ha avuto compiti di ricezione tranne che in una rotazione (la P6). Trento invece propone un sestetto “fluido”, perché tutti e tre i laterali sanno ricevere. Quindi si possono adattare alla bisogna, nella fattispecie alla tipologia di battuta avversaria. Ne nascono rotazioni di ricezione “originali”, che possono mutare anche all’interno dello stesso set.
Contro Vibo ha giocato così – Lorenzetti ha schierato Lavia opposto, Kaziyski schiacciatore vicino al palleggiatore (S1) e Michieletto come S2. Il pensiero dei più, leggendo la formazione iniziale, è stato quello che probabilmente il bulgaro sarebbe stato quello meno impiegato in fase di ricezione, essendo il “meno ricevitore” rispetto agli altri due. Invece Kaziyski riceve nelle tre fasi in cui è in prima linea (P3, P2, P1). Prima di scendere nel dettaglio delle rotazioni, in generale la cosa che si nota subito è che Lorenzetti ha preferito “scaricare” dalla ricezione chi è in seconda linea, presumibilmente per avere la possibilità di effettuare la Pipe (attacco da seconda linea da zona6) senza il “disturbo” di dover ricevere. Solo la P2 è abbastanza classica, perché Lavia non riceve e si prepara per la seconda linea da zona1, come usualmente fa l’Opposto.
Le altre rotazioni – In P1 Michieletto (che è in seconda linea) è fuori dalla ricezione, ricevono i due laterali in prima linea (più il Libero ovvio) che poi attaccheranno da zona4 (Lavia) e da zona2 (Kaziyski). Stesso concetto viene ripetuto in P6, ed è qui che Lorenzetti “inventa” di più: Lavia scende a ricevere (complicando un pelo l’inserimento del palleggiatore) con Kaziyski fuori dalla rice per effettuare la Pipe, mentre Michieletto riceve e attacca da zona4.
In P5 e in P4 si nota come Lavia riceva dalla parte destra del campo. Questo permette di avere il Libero nella zona centrale del campo, quindi con più possibilità di essere coinvolto dalle battute avversarie. In P5 domenica Trento ha ricevuto sempre in 4 indipendentemente dal battitore avversario. In P4 invece Kaziyski è fuori dalla rice perché “corre” ad attaccare da zona1.
Nella P3 infine, è Lavia ad uscire dal sistema di ricezione e pronto per attaccare la Pipe (a meno di non ricevere in 4 come capitato, dipende dal battitore di Vibo), con Michieletto che riceve e attacca da zona1 e Kaziyski da zona4.
Fluidità e capacità – Lorenzetti in passato ha già applicato sistemi meno usuali. Sicuramente crede che al di là dei ruoli quello che conta nel campo di pallavolo sia “giocare a Pallavolo”, con la P maiuscola. E se ha degli interpreti per rendere la sua squadra più fluida non ha esitato in passato a darne dimostrazione. Qualche stagione fa sempre con Trento, in un momento di difficoltà di Vettori, ha schierato la sua squadra con Filippo Lanza opposto che riceveva. C’è anche un altro ricorso storico.
A.D. 2009, la “Follia Geniale” – Il capolavoro di Lorenzetti, forse pochi lo ricordano, è stato nei playoff 2008-09, quando allenava Piacenza. Una intuizione, una visione a metà strada tra Genio e Follia.
La squadra emiliana conclude al quinto posto una regular season travagliata, complice anche tantissimi infortuni. Ai quarti di playoff affronta Perugia e la elimina in tre partite. Lo schieramento è classico, con Pampel opposto, Marshall e Zlatanov schiacciatori, mentre il brasiliano Bravo sta recuperando dall’infortunio. Nella serie di semifinale una rivoluzione: Marshall opposto al regista Meoni, Zlatanov e Bravo schiacciatori. Ma non soltanto un cambiamento di ruoli, ma addirittura di sistema. Lorenzetti schiera la sua Piacenza tornando indietro di più di venticinque anni, prima che gli Stati Uniti di Doug Beal invadessero il mondo pallavolistico. La sequenza iniziale del sestetto, andando in senso antiorario partendo dalla zona1, non è Palleggiatore-S1-Centrale-Opposto-S2-Centrale, bensì Palleggiatore-Centrale-S1-Opposto-Centrale-S2, come da figura.
Questo implica che Marshall, pur figurando opposto, attacca più volte da zona4. Bravo, pur figurando da schiacciatore, più volte da zona2. Un sistema che permette anche di “coprire” maggiormente Zlatanov in fase di ricezione. Nessuno giocava più in questo modo da tempo immemore. Quando la presentò la prima volta, fece lo stesso effetto che potrebbe fare uno vestito da “paninaro” ai nostri giorni.
Con questo ritorno all’antico Lorenzetti sfruttò senza dubbio in pieno le caratteristiche dei suoi giocatori, come la costanza di Marshall in attacco da zona4 e la poliedricità di Bravo, un giocatore che faceva tutto e tutto molto bene. Se volete sapere come andarono quei playoff, basta andare a vedere chi la stagione successiva aveva il tricolore cucito sulle maglie…