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Tour de France, la guida completa e le norme anti-covid

Partita da Nizza l’edizione numero 107 della Grande Boucle, che si chiuderà il 20 settembre a Parigi, sugli Champs Elysèes, come da tradizione. Rigidissime le misure predisposte per il contenimento del coronavirus, ma non mancherà lo spettacolo nella mitica corsa francese vinta 10 volte da corridori italiani

TOUR DE FRANCE 2020: IL CALENDARIO

Era italianissimo il primo vincitore del Tour: Maurice Garin nasce nel 1871 a Arvier, in Valle d’Aosta; emigra quattordicenne con la famiglia in Francia, dove trova un lavoro come “ramoneur” (spazzacamino) e soltanto nel 1901 – proprio per ragioni di lavoro – chiede e ottiene la cittadinanza francese. Insomma, vincerà da valdostano le due Parigi-Roubaix del 1897 e 1898, ma al Tour del 1903 la “frittata” ormai era fatta, era già una omelette… Non c’erano invece dei nostri connazionali nel 1981 alla Grand Depart di Nizza (vinta allora da Bernard Hinault) che ospita quest’anno per la seconda volta nella sua storia il debutto della corsa francese. Un’edizione – la 107^ – che si concluderà come tradizione a Parigi, sugli Champs Elysèes; ma che fino al fatidico 20 settembre dovrà convivere con l’imprevedibilità del Covid-19, che aveva già costretto gli organizzatori al rinvio della competizione, prevista inizialmente dal 27 giugno al 19 luglio. Prima, quindi, di solleticare la curiosità degli appassionati con le imprese che hanno reso immortale il Tour sarà opportuno ricordare le misure predisposte dall’Aso (l’Amaury Sport Organisation) per il contenimento del coronavirus, che, nell’ultima settimana, è tornato a fare una certa paura in Francia.

La “Bolla” e le norme anti-covid del Tour

Cominciamo col dire che la presenza del pubblico sarà – ça va sans dire – estremamente ridotta e varierà da tappa a tappa, in base al livello di restrizioni vigenti in loco (alcuni Dipartimenti del Paese transalpino sono stati già classificati come “alerte rouge”, zona rossa; altri sub judice). Gli spettatori dovranno rigorosamente indossare la mascherina (i ciclisti fino a pochi minuti dal via) e niente selfie, autografi, contatti di qualunque genere con i corridori, che saranno 8 per ognuna delle 22 squadre e vivranno per tre settimane in isolamento, in una sorta di grande bulle, una bolla itinerante. Gli atleti – che sono già stati sottoposti a una prima tranche di tamponi  – saranno testati anche nei giorni di riposo, il 7 e il 14 settembre. Se due componenti saranno trovati positivi, l’intero team sarà escluso dalla gara (ma su questa direttiva potrebbero essere introdotte delle modifiche). Cancellato il rito dei “fogli firma” e la premiazione sarà a debita distanza, effettuata da uomini e donne, in linea con le nuove politiche anti-sessismo. Detto ciò, torniamo al nostro viaggio nell’epica del Tour, riprendendo da Garin, Maurizio…

Tour de France 2020

Tour de France 2020

©Getty

Tour d’Italie

Sì, perché se la prima edizione vinta da Garin fu tecnicamente italo-francese, per trovare uno “italiano-italiano” in cima alla classifica dobbiamo fare un salto di 21 anni, al trionfo di Ottavio Bottecchia, soprannominato il “Muratore del Friuli” perché prima di diventare professionista era stato un carrettiere, nonché bersagliere nel 6º Battaglione ciclisti, insignito della medaglia di bronzo al valor militare. Botescià – come lo chiamavano maldestramente i “cugini” – dominerà nel 1924 (quando indossò la Maglia gialla dalla prima all’ultima tappa) e nel 1925. Dopo di lui Gino Bartali (nel ’38 e ’48), Fausto Coppi (’49 e ’52), Gastone Nencini (’60), Felice Gimondi (’65), Marco Pantani (’98) e nel 2014 Vincenzo Nibali

Sicilia bedda

Appartiene a un altro italiano – poi naturalizzato belga – il record del ciclista più “anziano” a prendersi una tappa: nel 1963 il siciliano Pino Cerami (nato a Misterbianco, in provincia di Catania) s’impose nella Bordeaux-Pau a 41 anni, 3 mesi e 5 giorni. Già nel 1960 – “appena” 38enne – Cerami aveva sbalordito tutti mettendo in fila i successi di Roubaix e Freccia Vallone, impreziositi dal bronzo al Mondiale di Lipsia. Ma è “nostro” anche il primato del più giovane vincitore di una frazione, nel 1931: Fabio Battestini fece sua la Dinan-Brest a 19 anni, 4 mesi e 13 giorni.

Les Rois

L’assenza di Chris Froome impedirà – come nel 2019 – al campione britannico di eguagliare i 5 trionfi di Jacques Anquetil (tra il 1957 e il 1964), Eddy Merckx (1969-1974), Bernard Hinault (1978-1985) e Miguel Indurain (1991-1995). Nella graduatoria assoluta per nazioni comanda la Francia con 36 vittorie finali, seguita da Belgio (18), Spagna (12), Italia (10) e Regno Unito (6).

Bernard Hinault

Bernard Hinault

Bernard Hinault – ©Ansa

Il Cannibale

Un capitolo – un’antologia – a parte meriterebbe Merckx, che detiene anche il record dei successi di tappa (34, con 18 secondi e 11 terzi posti), di maglie gialle (111) e del maggior numero di giorni trascorsi da leader (96). Il “Cannibale” condivide con Charles Pélissier e Freddy Maertens il primato di vittorie in una singola edizione (8!) e il belga è stato pure insignito del premio di combattività in quattro occasioni.

Vincitori e vinti

C’è anche chi, come lo svizzero Fabian Cancellara, si è vestito 29 volte della maillot jaune senza vincere il Tour. O chi, come il francese Raymond Poulidor, è salito in 8 edizioni sul podio ma mai sul gradino più alto (3 volte secondo e cinque volte terzo in 14 partecipazioni tra il 1962 e il 1976). Laurent Fignon, Hermann Van Springel e Pierre Brambilla hanno perso il comando della classifica generale nell’ultimo giorno della corsa, mentre Gastone Nencini, Oscar Pereiro, Lucien Aimar, Firmon Lambot e Greg LeMond hanno vinto il Tour senza una vittoria di tappa.

Tour d’Europe

Solo tre ciclisti non europei si sono aggiudicati il trofeo: l’americano LeMond, appunto (’86, ’89 e ’90); l’australiano Cadel Evans nel 2011 e nel 2019 il colombiano Egan Bernal. La prima trasferta fuori dai confini avvenne nel 1907, a Metz, all’epoca tedesca. Il 1992 è stato, invece, l’anno più “turistico” della corsa, transitata da Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda, Italia e Spagna.

Alpe d’Huez e Galibier, Coppi e Pantani nel Mito

La prima volta che il Tour si arrampicò sull’Alpe d’Huez fu il 5 luglio del 1952, quando Fausto Coppi scrisse una delle pagine più emozionanti nella storia del ciclismo. E se il primissimo passaggio sui Pirenei viene rintracciato nel 1910, il Col du Galibier (dove Pantani nel 1998 diventò una Leggenda) è il traguardo più alto mai raggiunto (2645 metri) e il Col du Tourmalet la salita più percorsa (in 83 circostanze).

Marco Pantani re del Tour '98

Marco Pantani re del Tour '98

©Ansa

Au revoir

La fuga più lunga di sempre risale al 1947, da Carcassone a Luchon: il transalpino Albert Bourlon taglia il traguardo per primo dopo 253 chilometri in beata solitudine. Sempre al Coppi del ’52 appartiene inoltre il maggior distacco tra il 1° e il 2° nella generale: 28’17” tra il Campionissimo e il belga Stan Ockers. Nel 1976 lo spagnolo José Louis Viejo ottenne il vantaggio più ampio in una singola frazione, nella Monginvero-Manosque: 22’50” sull’olandese Gerben Karstens.

In ordine sparso

François Faber è l’unico che ha vinto cinque tappe consecutive, nel 1909.

Joop Zoetemelk è il corridore che ha completato il maggior numero di edizioni: 16. 

Andy e Frank Schleck sono gli unici fratelli saliti insieme sul podio, rispettivamente secondo e terzo – dietro Evans – nel 2011.

Mario Cipollini conserva ancora il primato della tappa in linea più veloce: 50,355 orari nel 1999 da Laval a Blois, 194,5 km. 

Bernard Hinault ha il record di vittorie individuali a cronometro (20) ed è stato il solo ad aver indossato la maglia gialla in 8 Tour. Chapeau

Mario Cipollini

Mario Cipollini

Mario Cipollini – ©Getty


Fonte: https://sport.sky.it/rss/sport_ciclismo.xml

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