ROMA – Nato a Vienna nel 1949, tre titoli mondiali in bacheca – con la Ferrari (1975 e 1977) e con la McLaren (1984) – Niki Lauda, all’età di 70 anni, restò gravemente ustionato al viso in un terribile incidente nel Gran Premio di Germania del 1976, ma tornò alle competizioni 40 giorni dopo. Dopo la sua carriera di pilota, avviò una carriera imprenditoriale (ha fondato e diretto due compagnie aeree, la Lauda Air e la Niki) e dal 2012 era presidente non esecutivo della Mercedes. Si era sottoposto a un trapianto di polmone l’anno scorso e a gennaio era stato ricoverato in terapia intensiva a causa di una grave influenza. La sua scomparsa .
L’ESORDIO IN PISTA – Il padre di Niki Lauda, Hans Lauda, ricco uomo d’affari, non ha mai sostenuto la passione del figlio. Così, nel 1968, il rampollo dell’alta società austriaca abbandonò gli studi universitari prendendo in prestito del denaro per finanziare la sua carriera. Partecipò al campionato di Formula Vee e successivamente passò alla Formula 3, ma la sua attività da professionista prese il via grazie a un altro prestito bancario, coperto da un’assicurazione sulla vita, che gli consentì di ottenere un posto presso il team March in Formula 2. Il suo esordio in gara avvenne il 15 agosto 1971, quando debuttò nel Gran Premio d’Austria a Zeltweg, ritirandosi quasi a metà. La coppia Niki Lauda e Ronnie Peterson non conseguì buoni risultati nel campionato di F1, ma Lauda dimostrò il suo talento come pilota regolare in F2. Dopo aver ottenuto un altro prestito, l’austriaco decise di spostarsi presso la BRM in F1, dove fece coppia con Clay Regazzoni per la stagione 1973. Tornato alla Ferrari, Regazzoni mise una buona parola su Niki Lauda con Enzo Ferrari, che decise di convocare l’austriaco a Maranello. Durante la stagione 1974, Niki Lauda esordì in Argentina con un secondo posto in sella alla Ferrari 312 T, e vinse il suo primo gran premio a Jarama, in Spagna. Dopo aver vinto anche in Olanda, ebbe l’opportunità di competere per il titolo mondiale con Regazzoni, Emerson Fittipaldi (McLaren) e Jody Scheckter (Tyrrell).
L’INCIDENTE – Era il 1976 quando Niki Lauda, durante il Gran Premio di Germania, sulla pista di Nuerburgring ebbe il gravissimo incidente che lo lasciò sfigurato per tutta la vita e che danneggiò i suoi polmoni. «L’impatto è stato così violento che il casco mi si è tolto da solo», raccontò dell’incidente. La sua Ferrari fu avvolta dalle fiamme e per tirarlo fuori dalla macchina ci vollero 55 secondi. All’ospedale un prete gli diede l’estrema unzione, viste le sue condizioni. «Ma non volevo morire, volevo continuare a vivere», disse Lauda quattro decenni dopo l’incidente. Solo 42 giorni dopo l’incidente, era di nuovo al volante conquistando il quarto posto nel Gran Premio d’Italia a Monza, chiudendo la stagione come secondo classificato dopo il rivale britannico James Hunt. «Ritornare rapidamente faceva parte della mia strategia, per non stare seduto a casa e pensare al motivo per cui mi era successo», disse.
LA RIPRESA – Oltre ai problemi di salute persistenti, lo schianto gli ‘lasciò’ anche quel suo caratteristico berretto sportivo rosso. Il suo fisioterapista inizialmente glielo fece indossare per tenere le bende sulla testa, ma Lauda continuò a indossarlo in modo che le persone lo guardassero negli occhi piuttosto senza farsi distrarre dalle parti della sua testa ustionata. Dopo il suo primo titolo mondiale di Formula 1 nel 1975, Lauda vinse altre due volte nel 1977 e nel 1984. Quando l’austriaco concluse la sua carriera agonistica nel 1985, aveva partecipato a 171 gare di Formula 1, vincendone 25 e salendo sul podio 54 volte.